ARTICOLO | Lavoro

Caporalato, fuorilegge 1 prodotto straniero su 5

18 Febbraio 2020
Caporalato, fuorilegge 1 prodotto straniero su 5

Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato che arriva in Italia non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese dove arrivano spesso con agevolazioni anche grazie agli accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. E’ quanto stima la Coldiretti diffusa in occasione della presentazione del progetto “Lavoro stagionale – dignità e legalità” a Roma nella sede della Coldiretti dove è stata apparecchiata la “tavola dello sfruttamento globale” che espone gli alimenti più a rischio presenti sugli scaffali, alla presenza tra gli altri di Teresa Bellanova (Ministro delle politiche agricole), Alfonso Bonafede (Ministro della giustizia), Nunzia Catalfo (Ministro del lavoro e delle politiche sociali), Luigi Di Maio (Ministro degli esteri), Luciana Lamorgese (Ministro dell’interno), Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie”, Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale di Anci e del presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

La piaga del caporalato – sottolinea la Coldiretti – deve essere combattuta in Italia e all’estero da dove arrivano molti dei prodotti agroalimentari consumati in Italia, dal riso asiatico all’ortofrutta sudamericana fino alle nocciole turche che fanno concorrenza sleale alle imprese impegnate a garantire la tutela del lavoro, del territorio e della sicurezza alimentare.

Le nocciole dalla Turchia, le cui importazioni sono cresciute del +19% in valore nel 2019, arrivano da un Paese sul quale pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, ma il problema riguarda anche i fiori dalla Colombia dove è stato denunciato lo sfruttamento del lavoro femminile. Senza dimenticare paesi come il Myanmar, l’ex Birmania, sotto accusa per la brutale pulizia etnica contro la minoranza dei Rohingya e da dove nei primi sei mesi del 2019 gli arrivi di riso sono aumentati del 50% nei primi dieci mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sotto accusa sono peraltro le intese commerciali con le quali l’Unione Europea favorisce l’importazione agevolata in Italia di prodotti agroalimentari che sono ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile, dal riso del Vietnam e dalla Cambogia accusata di violazione dei diritti umani dalla stessa Unione Europea

A pesare – ha continuato la Coldiretti – è anche l’accordo di libero scambio che l’Unione Europea ha siglato con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) su alcuni dei quali gravano pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile per prodotti che arrivano anche in Italia. Se per l’Argentina – ha concluso la Coldiretti – sono segnalati preoccupanti casi dalla produzione dell’uva a quella di aglio, per il Brasile le ombre riguardano l’allevamento, mentre per il Paraguay problemi ci sono per lo zucchero di canna. Ma accuse di lavoro minorile riguardano – evidenzia l’analisi di Coldiretti sull’ultimo report del Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti – anche altri prodotti importati in Italia: i gamberetti dalla Thailandia, i meloni dell’Honduras, il pesce dal Kenya e i fiori dall’Ecuador.

La lotta allo sfruttamento – sottolinea la Coldiretti – deve iniziare nei Paesi di origine di molti migranti dove l’obiettivo deve essere quello di esportare un modello di sviluppo che punti sulla valorizzazione delle realtà locali, promuova le potenzialità dell’impresa familiare e sostenendo così i piccoli produttori del Sud del mondo, minacciati dalla distorsione nei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti che favorisce l’accaparramento delle terre e provoca la fuga dalle campagne verso i Paesi più ricchi dove spesso li attendono la sofferenza e l’emarginazione.

“E’ necessario che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che “non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato”.