ARTICOLO | Economia

Ucraina: con porti chiusi +5% prezzi grano in una settimana

7 Maggio 2022
Ucraina: con porti chiusi +5% prezzi grano in una settimana

I prezzi del grano sono aumentati a livello mondiale ancora del 5% nell’ultima settimana dopo la decisione di sospendere l’attività dei porti sul Mar Nero. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade, punto di riferimento internazionale del mercato future dei cereali con il grano tenero invernale che è salito a 11,08 dollari a bushel, in riferimento alla richiesta del World Food Programme (WFP) dell’Onu di sbloccare il porto di Odessa per consentire l’esportazione del grano nei silos per sfamare 44 milioni di persone nel mondo stanno marciando verso l’inedia”. Si stima che – sottolinea la Coldiretti – quasi 25 milioni di tonnellate di cereali, tra grano e mais, siano fermi nei magazzini ucraini in attesa di essere spediti, con un impatto devastante sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo ma anche su quelli ricchi.

L’Ucraina – sottolinea la Coldiretti – e uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate.

Il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell’invasione russa rischia peraltro di alimentare l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

Una situazione che – denuncia la Coldiretti – nei paesi ricchi genera inflazione e mancanza di alcuni prodotti ma in quelli poveri allarga l’area dell’indigenza alimentare. Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 13% (770 mila tonnellate), ma garantisce anche il 3% dell’import nazionale di grano secondo lo studio Divulga.

L’emergenza – rileva la Coldiretti – sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

 “Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

 

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