La legislazione europea sulla cosiddetta Eco-label, ovvero l’etichettatura ambientale del cibo e dei mangimi, è stata recentemente rivista, con l’articolo 6.5 del Reg. 66/2010 che prevedeva uno studio da parte della Commissione per verificare le modalità di uso di tale etichetta e la sua implementazione effettiva. In tal senso è stato prodotto uno studio, in cooperazione con soggetti dell’accademia, volto a rispondere alle 3 esigenze di:
– Valutare la fattibilità di criteri Ecolabel che coprano le performance ambientali durante tutto il ciclo di vita del cibo/bevanda/mangime, prodotti dell’acquacoltura inclusi.
– Valutare il valore aggiunto e l’impatto di stabilire questi criteri, implementando lo schema, nei vari settori, e l’impatto che può avere su prodotti biologici certificati
– Valuatare se restringere il campo di applicazione dell’Ecolabel ai soli prodotti biologici certificati.
Lo studio, realizzato dalla società di consulenza Oakdene Hollins per conto della DG Ambiente della Commissione, può essere rinvenuto al seguente link.
Le premesse
L’Ecolabel Europeo, è un’etichetta-schema volontario di tipo ISO, indipendente dal produttore, e stabilito per la prima volta nel 1992. Il suo scopo è limitare l’impatto ambientale della produzione lungo il suo intero ciclo; promuovere l’uso efficiente delle risorse, consentire ai consumatori di essere informati e fare scelte di acquisto informate. L’Ecolabel inoltre trova un fondamento nell’ EU’s Sustainable Consumption and Production Action Plan COM(2008) 397 della Commissione Europea, e nell’Eurobarometro del 209, in cui 8 cittadini europei su 10 considerano gli aspetti ambientali come importanti per effettuare consumi consapevoli.

Tuttavia le difficoltà di utilizzo di tale schema hanno portato nel 2009-2010 ad una revisione della normativa che ne regola l’uso, per diminuire i costi, velocizzare e semplificare il processo di adozione, consentire al 10%-20% delle imprese più attente alle questioni ambientali di venire incluse, e stabilire costi più ridotti di accesso allo schema. Un altro aspetto fondamentale trattato nello studio è la relazione dell’Ecolabel con altri marchi esistenti, come il logo biologico UE, loghi biologici nazionali, etc, che vanno tutti nella direzione di un minore impatto ambientale o come effetto diretto o almeno indiretto.
Sempre recentemente (29 Settembre 2011) la Commissione Europea ha pubblicato un Rapporto dal titolo “Roadmap to a Resource Efficient Europe” in cui si chiede una riduzione del 20% delle risorse da usare entro la filiera alimentare entro il 2020. In tal senso nel 2013 la Commissione Europea dovrà indicare chiaramente quali misure possono condurre ad una diminuzione degli sprechi e del consumo di risorse lungo tutta la filiera alimentare. Nel XX° secolo, si riconosce nel preambolo del documento, vi è stato una crescita di 12 volte del consumo di combustibili fossili, che non può ulteriormente essere mantenuta. Ogni anno mediamente un europeo consuma 16 tonnellate di beni, di cui 6 diventano spazzatura, e 3 vengono sotterrate. Il nostro sistema economico favorisce tali sprechi nascondendo il vero prezzo dei beni e servizi, che sono in questo modo consumati più di quanto dovrebbero e possiamo permetterci.

Nello stesso tempo, la DG Ambiente sta finalizzando i lavori per pubblicare il SCP (Sustainable Consumption and Production) Action Plan nel 2012, di cui accludiamo una presentazione.