L’esito preliminare del Parlamento europeo, entro il Comitato di Controllo sul Budget-sull’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, lasciava già presagire- come già successo in passato, l’approvazione del budget dell’Authority: un voto di 23 a 5, questo il risultato-,al contempo però chiedendo regole più stringenti circa la policy di indipendenza di Efsa.
E in modo del tutto atteso, lo scorso 27 aprile tale voto è stato trasportato nella votazione plenaria del Parlamento, con 488 voti a favore, 120 conrtari e 10 astenuti. Ma con una richiesta forte, per il quarto anno di fila, di recidere i legami con l’industria.
Non è la prima volta che il Parlamento europeo chiede a Efsa di fare passi avanti, tramite la convincente voce del discarico finanziario. Nel 2011, Monica Luisa Macovei –deputata rumena- aveva fatto una battaglia frontale proprio circa la trasparenza ed indipendenza.
Alle radici dell’indipendenza
La richiesta del Parlamento europeo, va detto, è assai stringente. E chiede che i ricercatori Efsa non ricevano nessun tipo di finanziamento (borse di ricerca, fondi a vario titolo, anche entro progetti) da parte di privati entro tutto il panorama agroalimentare, in misura superiore al 25% (considerato comunque soglia massima). Efsa ha obiettato che tale circostanza è davvero ampia, e aveva invece assecondato la richiesta di evitare conflitti di interesse settoriali. Come ad esempio, l’impossibilità di ricevere finanziamenti da industria dei dolci sedendo nel Panel sulla nutrizione- ma ammettendo invece altre sorgenti (es, industria input fitosanitari, o materiali di contatto).
Un’altra richiesta simile: il periodo di “raffreddamento” di due anni, prima di passare da Efsa all’industria, dovrebbe valere per qualsiasi settore dell’agroalimentare, e non per il campo specifico di competenza per cui si è operato entro Efsa. Paletti molto stringenti.
Il dibattito sulla trasparenza da sempre rimane uno dei temi più difficili da affrontare con obiettività e competenza. Già oggi, va detto, nessun dipendente di qualsiasi industria alimentare può lavorare per Efsa.
Le preoccupazioni di Efsa
Norme molto rigide sull’indipendenza potrebbero rendere molto difficile per Efsa riuscire a intercettare un numero sufficiente di ricercatori, incentivati a trovare lavori meglio retribuiti. Anche perché i panelist lavorano gratuitamente e con solo rimborso di spese, e necessariamente devono avere altre fonti di finanziamento che non siano Efsa. Già in passato, con la precedente gestione esecutiva di Efsa – si era sollevata la possibilità di imporre agli applicant industriali delle tasse di scopo per finanziare l’attività dell’Authority, in ragione della necessità di pagare meglio i ricercatori migliori e rendere Efsa un ambiente attrattivo per i top researcher.
Consultazioni pubbliche
Fino a fine aprile la bozza sull’Indipendenza è stata oggetto di Consultazione Pubblica, con possibilità di inserire input da parte degli stakeholders. Efsa intende adottarla entro fine giugno in modo che i panelist di nuova nomina possano essere soggetti alle nuove regole. Coldiretti ha partecipato alla consultuzione, come già nel 2011-i cui risultati saranno pubblicati sul sito di Efsa prossimamente.