Come ogni anno, puntuale, arriva il rapporto RASFF- ad opera dei servizi del Ministero della Salute. Il RASFF consente di notificare, in tempo reale, i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e materiali a contatto con gli alimenti e quindi di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia.

L’Italia continua a risultare il primo Paese europeo per numero di segnalazioni inviate alla Commissione europea, dimostrando, come negli anni passati, un’intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 511 notifiche (pari al 17,2%), mentre nel 2014 le notifiche trasmesse dall’Italia sono state 506 (pari al 16.3%). In particolare, sono pervenute 137 segnalazioni da parte degli Assessorati alla Sanità, ASL e Comando Carabinieri per la tutela della Salute e 374 segnalazioni da parte degli Uffici periferici del Ministero della Salute (USMAF, UVAC e PIF).
Nel 2015 si sono avute 2.967 notifiche contro le 3.097 del 2014 e le 3.136 del 201, con una diminuzione –trend che si delinea a partire dal 2012, in ragione della maggiore collaborazione amministrativa tra Paesi membri, che segnalano alcune non conformità di tipo "non grave" (esempio etichettatura non conforme ecc.), senza effettuare notifica attraverso il sistema RASFF.
Tra i contaminanti microbiologici, un elevato numero di notifiche riguardano il riscontro della Salmonella (507 segnalazioni), seguita da Listeria monocytogenes ed E. coli.
I contaminanti chimici più frequentemente notificati attraverso il RASFF sono le micotossine (496) e i residui di fitofarmaci (398), seguiti da metalli pesanti (soprattutto mercurio, cadmio e piombo).
Ancora numerose risultano le notifiche riguardanti la presenza di sostanze allergeniche non dichiarate in etichetta (137), in aumento rispetto all’anno precedente (78).

Situazione italiana
I prodotti nazionali irregolari sono stati 115 (contro le 89 segnalazioni dell’anno scorso), 62 segnalazioni sono state trasmesse da altri Stati Membri, mentre le restanti sono pervenute attraverso la vigilanza nazionale, trattandosi di prodotti ridistribuiti in ambito europeo o extra europeo. Si tratta di valutare nel dettaglio le ragioni (anche contestuali) che possono aver portato ad un aumento delle irregolarità, per migliorare. Il maggior numero di notifiche (25) ha riguardato i prodotti della pesca, seguiti dall’alimentazione animale (21) e da frutta e vegetali (15).
Circa i fattori eziologici, maggiori irregolarità dovute ad allergeni non dichiarati in etichetta (14 casi), presenza di Salmonella (13 segnalazioni, di cui 7 in alimenti per animali), E. coli (10 segnalazioni) e Listeria monocytogenes (7 notifiche). Inoltre, micotossine (11 notifiche), presenza di DNA di ruminante in alimentazione animale (11) e residui di fitofarmaci (9). Tra le micotossine, le segnalazioni riguardano le aflatossine (9), zearalenone (1) e il DON (1).
L’origine dei prodotti notificati è varia, ma la maggior parte delle segnalazioni riguardano gli USA (34) e la Cina (15) e India (10).

Salmonella ed allergeni, i casi
Circa la salmonella (14 segnalazioni), vari paesi europei- tra cui l’Italia- hanno adottato un piano per la riduzione –che ha portato negli anni a un trend di diminuzione delle positività (dal 2009 al 2013), considerato uno dei più grandi successi della strategia europea di lotta agli agenti zoonotici. L’Italia nelle carcasse di tacchino pre-macellazione ha il terzo valore di positività alla salmonellosi in Europa (23.8%) e nei polli, il quarto (10,2% di carcasse positive). Sarà quindi necessario intensificare gli sforzi per contrastare questa minaccia alla salute pubblica. Proprio recentemente il Ministero della Salute ha consigliato la redazione in etichetta per la carne dell’indicazione "cuocere ad almeno 75°C"- il che consente quindi di arginare il problema in tavola, senza rischi particolari.
Circa la positività agli allergeni (13) –che rappresenta l’altra voce più segnalata- va invece sottolineato che al momento non risultano stabilite soglie minime per obbligo di indicazione in etichetta. E’ un vuoto normativo a livello europeo che andrà sanato al più presto e che può almeno in parte spiegate i valori più elevati, in ragione di una fisiologica difficoltà degli operatori a identificarli.
Nell’ambito dell’esercizio REFIT, gli allergeni e le loro modalità di indicazione sembrano essere uno degli aspetti centrali che verranno trattati nei prossimi mesi. L’attenzione è alta.