ARTICOLO | Economia

Xyella: infettato il 40% della Puglia, addio a 21 mln di ulivi

30 Aprile 2023
Xyella: infettato il 40% della Puglia, addio a 21 mln di ulivi

La Xylella ha contagiato oltre 21 milioni di piante, una strage di ulivi che ha lasciato un panorama spettrale, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio infettato pari al 40% della regione Puglia. Sono i risultati del monitoraggio della Coldiretti sull’epidemia del batterio killer diffusi in occasione della giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino di Bari, a dieci anni dall’arrivo della Xylella in Italia. Una vera e propria tempesta perfetta sugli agricoltori senza reddito da dieci anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia e 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva e un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il “disastro colposo” nel Salento e rilanciare la più grande fabbrica green italiana che vantava, prima dell’arrivo del batterio, ben 60 milioni di ulivi dal Gargano al Capo di Leuca.

I danni causati dalla Xylella non riguardano solo la disponibilità di olio Made in Italy, ma si allargano anche all’ambiente, all’economia e al turismo con intere fasce di territorio ridotte a distese spettrali di alberi morti in un momento importante per la ripresa dell’economia nazionale. Una situazione che – evidenzia Coldiretti – pesa sulla produzione nazionale di olio extravergine di oliva visto che in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si arriva quest’anno – sottolinea Coldiretti – a un taglio del 40% delle produzioni a causa della Xylella dei cambiamenti climatici e della siccità. A causa del batterio sono andate perse 3 olive su 4 solo in provincia di Lecce con il crollo del 75% della produzione di olio di oliva. In provincia di Taranto si registrano ulivi secchi a macchia di leopardo, con un calo della produzione in quelle aree del 15%. In provincia di Brindisi la raccolta ha subito una riduzione generale del 20-25% a causa degli eventi atmosferici, con particolare riferimento al lungo periodo di mancanza di precipitazioni e temperature elevate che hanno stressato e indebolito gli oliveti con la continua avanzata della Xylella fastidiosa.

Il batterio killer e i cambiamenti climatici – spiega Coldiretti – hanno bruciato quest’anno un potenziale pari al 30% della produzione nazionale di olio crollata a circa 208 milioni di chili nella stagione 2022/2023 contro i 329 milioni di chili della stagione precedente. Se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata, l’impatto economico per l’Italia – afferma la Coldiretti – potrebbe crescere fino a 5,2 miliardi di euro, sulla base dello studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America) sulla valutazione dell’impatto di Xylella fastidiosa pesa sull’olivicoltura in Italia, Grecia e Spagna, realizzato da un team multinazionale di ricercatori guidato da economisti dell’Università di Wageningen (Olanda).

Con la Puglia che rappresenta una delle culle dell’olio Made in Italy – afferma Coldiretti – è quindi strategico intervenire per un rapido ed efficiente utilizzo dei fondi messi a disposizione per la rinascita degli uliveti. Ma – denuncia Coldiretti – a tre anni dalla pubblicazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia da 300 milioni di euro, non è stata liquidata alcuna risorsa agli agricoltori per i reimpianti degli ulivi secchi che avrebbero consentito di ricominciare a lavorare e a produrre. Per espianti e reimpianti – continua Coldiretti – non è stato liquidato ancora un euro agli agricoltori a fronte di 8.133 domande singole e 26 domande collettive (contenenti 880 richieste di adesione) per un valore di oltre 222 milioni di euro, rispetto a 40 milioni di euro disponibili a cui si sono aggiunti altri 20 milioni di euro dalla rimodulazione del Piano di rigenerazione

Nel 2022 la spesa degli italiani per l’olio extravergine d’oliva è comunque aumentata del 7,5% nei dodici mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen. Non a caso l’Italia – conclude Coldiretti – è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati IOC (International oil council).

“Il rilancio della produzione nazionale dell’olio d’oliva è però messo a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il successo dell’olio made in Italy è alimentato da un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate dalle Alpi alla Sicilia”.

 

 

 

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