A sostenere il PIL in Italia contribuisce l’agricoltura sulla quale pesa pero’ la deflazione con prezzi anche dimezzati nei campi come per il grano duro ma riduzioni rilevanti dei compensi nelle campagne riguardano anche gli allevamenti. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la variazione congiunturale positiva del valore aggiunto in agricoltura nel secondo trimestre registrata dall’Istat. Nelle campagne è deflazione profonda – sottolinea la Coldiretti – con i prezzi crollati per raccolti e per gli allevamenti che non coprono più neanche i costi di produzione o dell’alimentazione del bestiame. Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta – continua la Coldiretti – viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera piu’ rappresentativa del Made in Italy mentre – denuncia la Coldiretti – dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. Oggi gli agricoltori – precisa la Coldiretti – devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane. Le coltivazioni come il latte e la carne subiscono la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta. A rischio – conclude la Coldiretti – è il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy ma anche un sistema produttivo sostenibile che – conclude la Coldiretti – garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e difende il territorio nazionale dall’abbandono, dal degrado e dalla desertificazione.
12 Agosto 2016
PIL: COLDIRETTI, AGRICOLTURA CRESCE MA PESA DEFLAZIONE