ARTICOLO | Economia

Lukashenko: ricatto sul gas dopo l’embargo sul cibo

13 Dicembre 2021
Lukashenko: ricatto sul gas dopo l’embargo sul cibo

Il ricatto sul gas arriva dopo la decisione della Bielorussia di mettere l’embargo sui prodotti alimentari Made in Italy come rappresaglia alle sanzioni decise dall’Unione Europea per il comportamento nei confronti dei migranti attirati da Paesi terzi ai confini con la Polonia, la Lituania e la Lettonia. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la minaccia del presidente bielorusso Alexander Lukashenko che colpisce settori chiave per l’economia nazionale dall’energia al cibo. dell’Unione Europea, Stati Uniti d’America, Canada, Norvegia, Albania, Islanda, Macedonia del Nord, Regno Unito e Irlanda del Nord, Montenegro e Svizzera.

La minaccia di voler interrompere le forniture di gas segue infatti di poco la pubblicazione delle merci soggette ad embargo che include – spiega Coldiretti – carni suine, bovine, una serie di sottoprodotti, insaccati, carne in salamoia, carne essiccata o affumicata, farina alimentare da carne o sottoprodotti della carne, latte e prodotti lattiero-caseari (con alcune eccezioni), verdure, frutta e noci, grassi e altri oli animali, salsicce e prodotti simili, dolciumi, sale e altro provenienti dall’Italia assieme agli altri Stati dell’Unione Europea, Stati Uniti d’America, Canada, Norvegia, Albania, Islanda, Macedonia del Nord, Regno Unito e Irlanda del Nord, Montenegro e Svizzera.

Si tratta di una decisione che mette a rischio le esportazioni di cibo italiano in Bielorussia, che nel 2021 raggiungeranno un valore complessivo di 38 milioni di euro, secondo una proiezione Coldiretti su dati Istat, con un aumento del 23% nei primi otto mesi dell’anno rispetto allo scorso anno. L’embargo – denuncia la Coldiretti – rischia di moltiplicare la produzione di falso Made in Italy in un Paese che è già tra i più attivi taroccatori delle nostre specialità, dalla scamorza alla mozzarella, dalla provoletta fino al mascarpone, tanto da essere diventato tra i principali fornitori del mercato russo proprio dopo la scomparsa dei veri prodotti tricolori in seguito all’embargo scattato il 7 agosto 2014 con decreto del presidente Vladimir Putin  e più volte rinnovato come ritorsione alla decisione dell’Unione Europea di applicare sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina.

 

 

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