ARTICOLO | Economia, Lavoro

Lavoro, giovani mammoni con il 35% a rischio povertà

17 Dicembre 2018
Lavoro, giovani mammoni con il 35% a rischio povertà

Molti giovani sono costretti a rimanere a casa per difficoltà economiche e la mancanza di lavoro con più di un giovane italiano su tre con meno di 29 anni è a rischio povertà o esclusione sociale. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai dati Eurostat relativi al 2017 dai quali emerge che in Italia tornano a crescere i mammoni con il 66,8% dei giovani di età compresa tra i 25 ed i 29 anni che vive con i genitori. A trovarsi in questa difficile situazione in Italia – sottolinea la Coldiretti – sono più le giovani donne (36,2%) degli uomini (33,9%).

I dati – continua la Coldiretti – mostrano l’immenso ruolo sociale che viene svolto dalle famiglie che sono diventate un soggetto di welfare che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno. Dall’ospitalità alla preparazione dei pasti, dalla pulizia degli abiti a quella della casa, fino alla cura dei nipoti, sono numerose le richieste di collaborazione chieste ai genitori che – rileva la Coldiretti – sempre più spesso sono costretti ad offrire anche aiuti economici per effetto dei drammatici livelli di disoccupazione.

La casa – continua la Coldiretti – diventa spesso anche un incubatore di impresa in un paese come l’Italia dove si stima che le aziende familiari rappresentino almeno l’85% con punte del 90% in settori come l’agricoltura. Non è un caso che l’’Italia con 55mila imprese agricole condotte da under 35 sia  al vertice in Europa nel numero di giovani in agricoltura. E’ in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale con il mestiere della terra che – conclude la Coldiretti –attrae giovani generazioni fortemente motivate a costruirsi un futuro a contatto con la natura tanto che sono quasi 34mila i giovani che hanno già presentato in Italia entro settembre domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) al 2020 dell’Unione Europea e ai quali le Amministrazioni regionali devono dare ora responsabilmente una riposta.

 

 

 

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