L’istituzione della Commissione Unica Nazionale sul grano annunciato dal ministro Lollobrigida è un importante risultato della mobilitazione dei ventimila agricoltori della Coldiretti, scesi in piazza per denunciare il crollo dei prezzi pagati ai produttori per effetto delle manovre di veri e propri trafficanti, che sfruttano le importazioni per far calare le quotazioni del prodotto nazionale. Nell’occasione Coldiretti aveva presentato una piattaforma di proposte, subito condivisa dal Governo, di cui proprio l’avvio della Cun rappresentava una delle misure per superare le borse merci locali e fermare le speculazioni, assieme alla pubblicazione dei costi medi di produzione Ismea per Sud e Centro-Nord. Uno strumento essenziale per applicare la legge contro le pratiche sleali che l’Istituto aveva concretizzato a pochi giorni dalla manifestazione.
Positivo anche l’impegno a destinare 40 milioni di euro ai contratti di filiera, fondamentali per dare stabilità e reddito agli agricoltori, coinvolgendo anche l’industria della pasta in un progetto di trasparenza e qualità condiviso.
“I costi di produzione non possono diventare il prezzo. Serve garantire un margine adeguato, perché produrre sotto costo, come sta avvenendo ora, mette a rischio il futuro delle aziende e del Made in Italy e le misure disposte dal Governo rappresentano una svolta importante per il futuro delle nostre imprese per la quale ringraziamo il ministro Lollobrigida
L’auspicio è che si arrivi il prima possibile alla piena attuazione della Cun per dare risposte immediate alle aziende”, sottolineano il presidente e il segretario generale della Coldiretti, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo.
Produrre un quintale di grano duro per la pasta costa agli agricoltori 31,8 euro al Sud e 30,3 al Centro-Nord, ma al momento della vendita il prezzo corrisposto – ricorda Coldiretti – è appena 28 euro, costringendo le aziende agricole a lavorare in perdita. Numeri che evidenziano l’effetto delle manovre dei trafficanti di grano, con le quotazioni pagate agli agricoltori siano calate negli ultimi quattro anni tra il 35% e il 40%. In questo modo – conclude Coldiretti – i ricavi non coprono più le spese, mettendo a rischio le semina future e la tenuta economica delle aziende agricole.