ARTICOLO | Economia

Cernobbio 2017, tutti gli interventi del Forum Coldiretti

30 Ottobre 2017
Cernobbio 2017, tutti gli interventi del Forum Coldiretti

XVI FORUM INTERNAZIONALE DELL’AGRICOLTURA

E DELL’ALIMENTAZIONE : IL DIBATTITO (bozze di stampa)

 

VENERDI’ 20 OTTOBRE

 

 

INVESTIRE E ASSICURARE IL CIBO

 

Giuseppe Castagna

Amministratore delegato Banco BPM.

 

“Banco BPM nasce dalla fusione di banche di territori diversi fortemente legati all’agricoltura”. Così ha esordito l’amministratore delegato di Banco BPM Giuseppe Castagna nel suo intervento al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Cernobbio nella conferenza stampa “investire e assicurare il cibo”. Secondo Castagna, l’incontro riveste una grande importanza perché mette attorno al tavolo soggetti diversi che vanno oltre l’agricoltura In quanto il settore primario è il settore che attrae le maggiori innovazioni tecnologiche e che punta sempre più a integrarsi nella filiera dalla produzione alla distribuzione, fino al retail. “Come banca – ha detto Castagna – riceviamo sempre più spesso richieste di sostenere l’agricoltura nella sua proiezione a valle. Per questo abbiamo creato prodotti finanziari che sostengono l’agricoltura verso la filiera. Crediamo infatti che il settore sia importante per il futuro del Paese, non solo per la produzione, ma anche per l’occupazione, e non di semplice manodopera, ma di manodopera specializzata, coinvolgendo anche l’ambiente, la salute, la tutela del territorio, la gastronomia e il turismo. Ci troviamo di fatto – ha concluso Castagna – davanti ad una serie di cambiamenti sociali che come settore bancario ci sentiamo impegnati a sostenere e promuovere”.

 

Paolo Bedoni

Presidente Società Cattolica di Assicurazioni

 

Cattolica è nata con il settore agricolo e quindi conosce da sempre questa realtà e oggi è pronta per partecipare con investimenti alla sfida di offrire alle imprese agricole nuove opportunità per quanto riguarda l’assicurazione. Lo ha detto il presidente della società cattolica di assicurazione Paolo Bedoni alla 16a edizione del Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio.

Parlando dei cambiamenti climatici, Bedoni ha detto che tutti stanno sollevando questo problema, ma solo chi lavora la terra per produrre cibo si sta confrontando in modo reale con questa difficoltà.

“Per capire meglio le esigenze del settore – ha proseguito Bedoni – abbiamo acquistato un‘azienda agricola di 2000 ettari con diverse tipologie di produzioni dove facciamo dei test; abbiamo inoltre messo in campo un’attività di formazione creando un Osservatorio con Coldiretti e stiamo pensando nuovi prodotti, al passo con i tempi e realmente rispondenti alle esigenza del mondo agricolo, che negli ulti anni è profondamente cambiato”.

Bedoni ha quindi evidenziato come il mercato sia mutato e l’assicurazione possa diventare un’opportunità per imprese moderne ed efficienti, che programmano i loro investimenti e si innovano.

Cattolica con L’Osservatorio e il Ministero è riuscita ad ottenere che nella normativa comunitaria anche l’Italia potesse godere delle index, coperture assicurative che possono intervenire se piove poco o se piove tanto. Dopo aver ricordato l’esperienza dei fondi mutualistici di Fata (ora acquisita da Cattolica), Bedoni ha detto che l’UE mette a disposizione 250 milioni per i fondi tra agricoltori dove ognuno degli agricoltori che aderisce al fondo concorre alla copertura del premio e a lasciare sul fondo una quota parte che può servire a d affrontare in modo mutualistico situazioni di emergenza.

In chiusura del suo intervento, Bedoni ha ricordato che grazie al grande lavoro fatto da Coldiretti oggi si parla in modo diverso dell’agricoltura e del suo ruolo. Non tutte le istituzioni però ne riconoscono la reale importanza e proprio per questo, ad esempio, non comprendono la necessità di stanziare fondi per la siccità

 

Gianni De Gennaro

Presidente Leonardo

 

Produrre, sviluppare tecnologia e innovazione. Questa la vocazione di Leonardo, già Finmeccanica, azienda globale ad alta tecnologia nei settori dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Tecnologia e innovazione, nello specifico, applicate all’agricoltura, in una logica del “fare squadra” per lo sviluppo del Paese. E’ quanto ha evidenziato Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo Spa, intervenendo a Villa d’Este di Cernobbio nella prima giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello Studio Ambrosetti.

Già capo della polizia, Ministro degli Interni, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, De Gennaro ha richiamato alcune tappe nell’applicazione della tecnologia – dal satellite, in particolare – all’agricoltura. “Risale al 1984 la prima applicazione satellitare all’agricoltura, usata allora per le stime sulle rese agricole a livello nazionale”, ha detto enunciando le tappe successive.

La presenza del presidente della Società Cattolica Assicurazioni Paolo Bedoni ha dato spunto a De Gennaro per una riflessione sulle applicazioni satellitari all’agricoltura anche sotto il profilo assicurativo. “L’azienda che rappresento sta creando un sistema per utilizzare le immagini spaziali per valutare effetti e danni dovuti anche ad eventi estremi metereologici”, ha spiegato De Gennaro, evidenziando che “il satellite applicato al sistema assicurativo significa molteplicità di interventi, possibilità di valutare l’evento prima e i danni dopo, significa informazioni precise, premi più equi”.

La domanda del moderatore Roberto Iotti de Il Sole 24 Ore ha introdotto il tema della cyber security: “Parlare di sicurezza informatica non è una moda”, ha ammonito De Gennaro, rimarcando la necessità di sviluppare ulteriormente la cultura della difesa dei dati e di mettere in campo tecnologia e strumenti innovativi che consentano di ridurre i rischi. Un campo – quello dalla produzione di strumenti di sicurezza anche sotto il profilo informatico – nel quale Leonardo è già protagonista.

 

Guido Rivolta

Amministratore delegato Cassa Depositi e Prestiti Equity

 

“L’agricoltura è uno dei settori più importanti e, in effetti, insieme con la distribuzione dei prodotti alimentari è strategica per legge e per noi è uno stimolo guardare la nascita di nuove imprese agricole supportate da giovani. Per questo siamo alla continua ricerca di nuove opportunità e siamo già coinvolti in due progetti specifici, nelle Bonifiche Ferraresi e in Inalca, ovvero l’industria Alimentare Carni Spa”. Sono le parole di Guido Rivolta, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Equity tra i relatori al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione organizzato da Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio.

Rivolta è intervenuto all’incontro “Investire e assicurare il cibo” moderato da Roberto Iotti, caporedattore de “Il Sole 24 Ore”. Rispondendo proprio alle domande di Iotti che gli ha chiesto come mai la Cassa con il suo patrimonio finanziario importante ha guardato all’agricoltura, Rivolta ha illustrato i due progetti ad oggi in campo.

“Va detto innanzitutto – ha dichiarato – che bisogna avere pazienza. Queste sono due iniziative che ci vedono come investitori. Siamo entrati al 20% nelle Bonifiche Ferraresi per due ragioni. La prima è che vogliamo rafforzarne la leadership: avere gli ettari consente di fare volumi di cui il mercato a volte ha bisogno. La seconda è che riteniamo la tecnologia molto importante per il rilancio dell’agricoltura. L’intelligenza agricola italiana suscita infatti grande interesse. Noi facciamo parte anche dei fondi sovrani e recentemente siamo stati in Kazakistan e abbiamo avuto la conferma che la consulenza e l’intelligenza agricola italiana siano molto richieste.

L’altro progetto nel quale crediamo – ha detto Rivolta – riguarda invece Inalca, che fa 400 milioni di fatturato esportando carne all’estero e nella quale siamo entrati per aumentare la distribuzione dei prodotti italiani all’estero. Abbiamo ancora capitale – ha concluso Rivolta – e siamo molto interessati alle nuove imprese anche medio e piccole”.

 

Federico Vecchioni

Amministratore delegato Bonifiche Ferraresi

 

“Mondi diversi che si parlano e si ritrovano attorno ad un grande progetto per Paese”. È questo, secondo l’amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi Federico Vecchioni, il significato della conferenza stampa “investire e assicurare il cibo” che si è svolta al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione promosso da Coldiretti a Cernobbio. “Ad un anno di distanza – ha detto Vecchioni – ci siamo ritrovati a Cernobbio facendo importanti passi avanti in un progetto che non ha solo una valenza imprenditoriale, ma anche politica e sindacale. Bonifiche Ferraresi ha richiamato attorno a sé una serie di soggetti per un progetto economico in grado di generare valore attraverso il bene terra, di quella che è la più grande azienda agricola in Italia, che collega la produzione con la trasformazione e con la distribuzione. Si tratta di un progetto economico frutto della visione sindacale di Coldiretti. Un progetto economico – ha sottolineato Vecchioni – che diventa anche un disegno politico in quanto la terra diventa il simbolo della battaglia alla fame che in altre parti del mondo ha provocato rivoluzioni. Non c’è cibo senza la terra”

Il significato principale dei diversi soggetti che si sono ritrovati attorno al tavolo a Cernobbio secondo Vecchioni “è la catarsi sindacale guidata da Coldiretti in cui la sfida non è l’unità del mondo agricolo, ma l’unità della filiera agroalimentare. Questa è la vera rivoluzione guidata da Coldiretti perché non è più possibile mantenere i soggetti della filiera divisi”.

 

Roberto Moncalvo

Presidente Coldiretti

 

“La strategia di Coldiretti è ben visibile dai relatori di questo tavolo”. Così ha esordito il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo in apertura della conferenza stampa “investire e assicurare il cibo”, che si è svolta alla sedicesima edizione del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, cui sono intervenuti i rappresentanti della produzione agricola (Bonifiche Ferraresi), dell’industria (Leonardo), della assicurazioni (Cattolica) e delle banche e mondo finanziario (Banco BPM, Cassa depositi e prestiti). “Abbiamo riunito alcuni dei player più importanti del Paese – ha detto Moncalvo – per rompere alcuni schemi soliti, grande contro piccolo, industria contro agricoltura, per un nuovo modello alimentare che punti sulla distintività e sull’italianità. Vogliamo mettere in evidenza coloro che credono nel nostro progetto e distinguerli da coloro che dicono di puntare sull’italianità senza metterci dentro i contenuti. Quando a livello mondiale troviamo tre gruppi che controllano il 60 per cento dei semi e pochi gruppi che controllano ampie fette dell’agroalimentare, è necessario che, per promuovere il tessuto produttivo italiano, si mettano più soggetti attorno ad un tavolo e si lavori in squadra. È quello che sta facendo Coldiretti qui a Cernobbio: i soggetti che sono qui presenti sono la dimostrazione che c’è una parte del Paese che crede nei progetti di Coldiretti”.

Moncalvo ha anche ricordato che il forum si svolge ad una settimana dal G7 Agricoltura, da cui è emerso che la fame nel mondo aumenta a causa di un modello di sviluppo sbagliato. “Le stesse Ong – ha detto il presidente ci dicono che è fondamentale esportare il modella di filiera in cui produzione, trasformazione e distribuzione siano collegate”.

 

VENERDI’ 20 OTTOBRE

 

INTERVENTO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 

Gian Luca Galletti

Ministro dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare

 

Conquistarsi la fiducia e la collaborazione degli agricoltori. Questo è stato il primo obiettivo che si è posto quando è diventato ministro dell’Ambiente. Lo ha detto Gian Luca Galletti, intervenendo al 16.o Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio. “Gli agricoltori – ha detto Galletti – sono coloro che lavorano e presiedono tutta la gestione del territorio ed è grazie alla loro collaborazione che siamo riusciti a fare molte cose”.

Il ministro ha detto però di preferire guardare alle cose ancora da fare, dai nitrati ai danni degli animali selvatici, fino ai cambiamenti climatici. “Vi prego – ha detto – di prestare attenzione alle politiche industriali dell’accordo di Parigi perché comporteranno una revisione profonda dei processi produttivi. Chi li saprà cogliere diventerà il più competitivo nella quarta rivoluzione industriale”. Il ministro ha affermato che “l’agricoltura italiana ha una marcia in più perché è la migliore agricoltura ambientale per il contenimento di CO2. Dobbiamo insistere nelle tecnologie verdi”.

Galletti si è poi posto la domanda su come rispondere ai cambiamenti climatici. “Una prima risposta è già arrivata – ha detto – anche se pochi se ne sono accorti, riducendo i sistemi di bacino da 37 a 7, riducendo parte dei danni della siccità. Certamente dobbiamo fare uno sforzo supplementare realizzando piccoli e grandi bacini per intercettare i 300 miliardi di metri cubi di acqua che piovono in Italia, ma che finiscono direttamente a mare”.

Sul fronte del dissesto idrogeologico, Galletti ha detto che è necessario mettere il problema come priorità per decidere come investire le molte risorse già a disposizione. “Dobbiamo sveltire – ha detto – il sistema di spesa. Se sapremo farlo e se continuiamo a collaborare, potremo superare le sfide che abbiamo davanti”.

Il ministro ha concluso ricordando l’ecobonus inserito nella Legge Finanziaria: “è una svolta importante per gli agricoltori, ma anche per le città che possono diventare più belle”.

 

ALIMENTAZIONE, ACCOGLIENZA, CULTURA: STRUMENTI PER LA CRESCITA DEL PAESE

 

Gianni Fava

Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia

 

Il mondo agricolo non è più ripiegato su se stesso, ma guarda a tutto il sistema della filiera agroalimentare. È stata questa la novità che l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava ha sottolineato in merito al 16° Forum Internazionale dell’Agricoltura di Cernobbio. “Ritengo – ha detto – che quello che è emerso al Forum sia una filiera vera, cioè di soggetti dell’agricoltura, della trasformazione e della distribuzione che si mettono attorno a un tavolo per realizzare una verticalizzazione della filiera stessa che risolva il problema della distribuzione del valore tra tutti i soggetti dell’agroalimentare. Negli ultimi anni – ha sottolineato – abbiamo avuto un aumento del valore dell’agroalimentare senza che vi sia stato un aumento del reddito degli agricoltori. Mettersi attorno a un tavolo significa puntare ad un’equa distribuzione della ricchezza”.

Di pari passo con la filiera vera, secondo Fava deve andare la difesa della buona reputazione che l’agroalimentare italiano si è conquistato nel mondo. “Per questo – ha detto – è necessaria un’ampia azione di promozione, che noi enti locali siamo pronti a sostenere dietro indicazione delle imprese che ci devono dire quali sono gli obiettivi che si pongono”. Sulla salvaguardia della buona reputazione, l’assessore ha anche sostenuto che “non bisogna abbassare la guardia e non cadere in accordi come quello del Ceta con il Canada che dà spazi alle imitazioni del made in Italy, penalizzando i nostri prodotti di eccellenza”.

 

Stefano Barrese

Responsabile della Divisione Banca dei Territori, Intesa Sanpaolo

 

In apertura del suo intervento alla 16a edizione del Forum dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, Stefano Barrese, Responsabile della Divisione Banca dei Territori, Intesa Sanpaolo, ha affermato che agricoltura, turismo e cultura rappresentano le tre eccellenze del nostro Paese e sono fondamentali anche per la percezione che all’estero hanno di noi.

“È importante anche capire dove siamo oggi – ha detto Barrese – siamo in un Paese che sta crescendo, sia in termini di investimenti sia di export. Questa ultima voce negli ultimi 7 anni ha fatto segnare un +40% con un grande ruolo dell’agricoltura”.

Barrese ha sottolineato che negli ultimi anni l’export ha avuto un incremento di circa 30 miliardi, numeri che confermano come investire per le eccellenze, quindi su aspetti tecnologici e qualitativi, abbia consentito di dimostrare anche all’estero che nel nostro Paese c’è tanta qualità.

Dopo aver ricordato come l’agricoltura sia determinante nel costruire l’immagine del nostro Paese all’estero, Barrese ha evidenziato l’importanza di promuovere e sostenere le esportazioni. Sono circa 850 i prodotti in cui noi siamo campioni di esportazioni nel mondo – ha detto – di questi il 10% è riconducibile al settore agroalimentare”.

Questi numeri fanno riflettere su come l’intero sistema, sia produttivo sia finanziario, debba autosostenersi per consentire di vincere una partita importante anche all’estero. Questo vale non solo per il settore agroalimentare ma anche per la cultura e il turismo, ambiti che valgono un quinto del PIL nazionale.

Secondo Barrese il nostro Paese deve dotarsi di strumenti nuovi, investendo su tecnologia e innovazione. Per agevolare tutto questo la banca può mettere a disposizione le finanze necessarie per consentire agli imprenditori di fare investimenti.

“Noi – ha rilevato Barrese – nei primi 7 mesi dell’anno attraverso erogazioni a medio e lungo termine abbiamo messo a disposizione circa 1.300.000.000, con un +16% di quanto erogato l’anno precedente. Un anno, il 2016, già significativo in quanto complessivamente sono stati erogati 2.200.000.000 di euro, ben più di un terzo del plafond deciso con il Ministero delle Politiche agricole e che dava l’idea dell’investimento che si voleva fare nel settore”.

 

MERCATI GLOBALI E ROTTE DEL CIBO

 

Stefano Liberti

giornalista, scrittore e regista

 

Rifiutare il modello – certamente perdente – del cibo visto come commodity e puntare “su un modello nostro, mediterraneo, in cui il made in Italy sia davvero made in Italy, a partire dall’origine, dal legame con il territorio, dalle opportunità date a migliaia di giovani che, in tutti Italia, tornano alla terra scegliendo di fare gli agricoltori”. E’ la sintesi del contributo che Stefano Liberti, giornalista, scrittore e regista, ha portato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, nella relazione introduttiva della tavola rotonda “mercati globali e rotte del cibo”.

Nella prima giornata della sedicesima edizione del Forum organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello Studio Ambrosetti, Stefano Liberti ha raccontato la propria esperienza di cittadino-giornalista che, da un rapporto del tutto inconsapevole con il cibo (“compravo prodotti alimentari di cui non sapevo nulla, né l’origine, né i processi di produzione”), ha scelto di ripercorrere a ritroso il cammino del prodotto, partendo dal piatto, o dallo scaffale del supermercato, e puntando verso i campi, i mari, gli allevamenti da cui ‘”partiva la materia prima”.

Scegliendo quattro prodotti (carne di maiale, tonno in scatola, soia, pomodoro concentrato), la “rotta del cibo” ha portato Liberti “in luoghi così remoti, così lontani, che mai avrei pensato”. In Cina o in Brasile, ad esempio, sulle tracce di alimenti che poi, percorrendo rotte lunghissime, arrivavano in Italia per diventare prodotto ‘made in Italy’.

Compiere un’operazione culturale, dando valore a una filiera trasparente, una filiera pulita, puntando su un modello “nostro”, mediterraneo – per il giornalista e scrittore – è l’unica strada da percorrere. Una convinzione nata anche dall’incontro “con migliaia di giovani che tornano, anzi che vanno, alla terra, portando il proprio bagaglio di studi, prospettiva, innovazione”. Giovani che, secondo Liberti, “scelgono di fare gli agricoltori, ma che lamentano che non c’è il sistema-paese che li sostiene”.

“E’ il momento di fare sistema” è stata la conclusione del giornalista, che ha evidenziato anche l’importanza della battaglia contro il trattato Ceta, in piena sintonia con le argomentazioni portate da Coldiretti in merito all’accordo commerciale con il Canada.

 

Alfonso Pecoraro Scanio

presidente Fondazione UniVerde

 

Una battaglia globale per ottenere l’etichettatura d’origine per tutti i prodotti. Per Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, è una sfida che si può vincere “perché c’è un’alleanza vera con la parte più avanzata dei consumatori e perché gli stessi cittadini chiedono questo non solo in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo”.

Intervenendo a Villa d’Este di Cernobbio, nella prima giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, Alfonso Pecoraro Scanio ha rimarcato che – in tema di etichettatura di tutti i prodotti – “stiamo vincendo la battaglia culturale”. “Siamo di fronte a lobby potentissime che cercano di inserirsi sull’emendamento, nella normativa, under the table – ha ammesso – ma la campagna per non mangiare cibo anonimo è sacrosanta ed è sempre più condivisa, e dà forza agli agricoltori e ai consumatori”.

Il presidente della Fondazione UniVerde è intervenuto anche sull’origine in etichetta per la pasta. “La logica della commodity, che vuole approfittare del marchio made in Italy, non è accettabile” ha detto, aggiungendo che “prima si deve aiutare l’agricoltura italiana a mettere a coltivazione la maggior parte possibile di ettari del nostro Paese per fare il doppio del grano duro, prima è necessario garantire che il grano duro italiano sia pagato equamente, e solo dopo, se resta comunque un’esigenza di importazione, lo si fa, con trasparenza verso il cittadino, dichiarando l’origine del prodotto che si propone”.

Pecoraro Scanio ha dato atto “a Coldiretti, la più grande organizzazione agricola europea, di aver saputo diventare baluardo del rapporto con i consumatori, di essere un punto di riferimento nella tutela della biodiversità, come nella battaglia sugli ogm”.

L’intervento è stato anche un elogio alla bellezza dell’Italia, museo della biodiversità, Paese che ha il record della biodiversità naturale e vegetale. “In questo Paese la produzione agricola non può che trarre forza da questa bellezza e identità – ha aggiunto –. Il mondo industriale pian piano alcune cose le sta percependo. Quella sull’etichetta è una battaglia di grandi prospettive, che noi dobbiamo e possiamo vincere”.

 

Francesco Pugliese

Amministratore delegato e direttore generale Conad: 

 

“Noi stiamo vivendo un periodo strano, ci sono 815 milioni di persone che non riescono a mangiare e un miliardo e 100 che invece è affetta da malattie legate all’obesità e quindi ha un problema di eccesso di alimentazione. I primi, gli 815 milioni, per fortuna sono in calo, basti pensare che cinque anni fa erano un miliardo, ma la seconda fetta, quella di coloro che mangiano troppo, purtroppo è in crescita”. Così ha parlato Francesco Pugliese, amministratore delegato e direttore generale di Conad intervenuto alla tavola rotonda sui mercati globali e le rotte del cibo che si è svolta al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione organizzato da Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio e giunto alla sedicesima edizione.

Secondo Pugliese il tema rilevante è ciò che mangiamo. “Non è così vero che le produzioni estere ad esempio quelle cinesi siano uguali alle nostre o che le materie prime siano come le nostre. Gli animali possono essere gli stessi, ma a far la differenza è come li trattiamo. Va detto – ha proseguito Pugliese – che rispetto al nostro sistema agricolo l’Italia è autosufficiente in 3 o 4 filiere. Peraltro queste filiere non sono quelle che caratterizzano il “Made in Italy”, che non è certo fatto di uova o di pollo, dove siamo addirittura esportatori. Non siamo autosufficienti nemmeno nel latte e scontiamo tutta una serie di effetti.

Pur avendo un sistema agricolo più sicuro e certificato degli altri Paesi, scontiamo un effetto rilevante in termini di efficienza della filiera. Questo – ha affermato l’a.d. di Conad – però non ci deve spaventare, al contrario. Siamo in un periodo in cui dovremmo mangiare meno e meglio. Il concetto chiave è raccontare una storia reale fatta di apporti corretti. La cultura agroalimentare si basa su tre grandi direttrici: proteine, grassi e carboidrati. L’Italia, da Nord a Sud, è ricca in questo senso, basti pensare alle carni rosse, bianche, ai legumi, alla pasta, alla polenta, alla semola, all’olio e al burro. Questo ha garantito uno sviluppo del nostro sistema agricolo che è la ricchezza del nostro Paese, frutto del nostro savoir faire per dirla alla francese.

In tutti i nostri settori abbiamo avuto la capacità di mettere insieme ciò che non producevamo e farne un prodotto finito che è ritenuto il migliore nel mondo. Il nostro dovere è quello di conservare e preservare questo patrimonio e non farci prendere da tendenze legate all’aspetto economico. Per questo bisogna fare sistema. Per questo Conad ha fatto scelte a fianco e talvolta anche prima di Coldiretti. È da dieci anni ad esempio che i prodotti che hanno il latte come materia prima e sono marchiati Conad sono realizzati con latte italiano. Lo stesso vale per il pomodoro. Promuoviamo le specificità locali con la consapevolezza che alcune cose è impossibile farle solo con materia prima italiana o se è possibile i costi sono altissimi e quindi cerchiamo di trovare meccanismi nei nostri fornitori che consentano di abbattere il più possibile questi costi garantendo qualità.

Con Coldiretti stiamo per lanciare una pasta italiana fatta con un grano particolare italiano. Il punto è quindi spiegare alla gente che oggi spendere qualche centesimo in più significa risparmiare in salute e guadagnare in qualità della vita. Bisogna mettere al centro le persone. Sprechiamo purtroppo moltissima acqua e moltissimo cibo. Se si vuole parlare di sostenibilità in senso generale dobbiamo rimettere al centro le persone. Per questo Conad rifornisce le Caritas italiane con i prodotti prossimi alla scadenza perchè l’utente centrale della sostenibilità sono le persone. Persone oltre le cose”.

L’amministratore delegato di Conad è infine intervenuto sull’estensione dell’obbligo delle etichette d’origine sugli alimenti e in particolare sull’iter che riguarda la pasta. “La battaglia delle etichette ci ha sempre visti in prima linea ed è giusto privilegiare le nostre produzioni – ha dichiarato in risposta al presidente di UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio – ma per favore non criminalizziamo i prodotti stranieri”.

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“Non vogliamo criminalizzare nessuno ma se il grano estero viene lavorato con il glifosate bisogna dire la verità”, ha infine replicato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo.

 

Eugenio Sidoli,

Presidente e Amministratore Delegato Philip Morris Italia

 

Dopo aver iniziato il suo intervento parlando del prodotto tabacco, Eugenio Sidoli, Presidente e Amministratore Delegato Philip Morris Italia, alla sedicesima edizione del Forum dell’Agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, ha tracciato un quadro complessivo della realtà Philip Morris. “Il marchio principale che commercializziamo – ha detto – è Marlboro. In 180 paesi abbiamo 48 fabbriche e 80 mila dipendenti. In Italia abbiamo più del 50% di quote di mercato, siamo integrati dal seme al consumatore e copriamo tutta la filiera. Contiamo circa 2000 dipendenti, 2 miliardi di fatturato e 7,5 miliardi di euro di tasse, che paghiamo ogni anno all’erario sui prodotti che vendiamo”.

Sidoli ha spiegato che la Philip Morris lavora con Coldiretti da sette anni con un progetto che sta dando grandi soddisfazioni e può essere di ispirazione per altre filiere, rilevando che il contratto in essere copre circa 180 milioni di euro di acquisto di tabacco, dà lavoro a circa 20.000 addetti e riguarda circa 21 milioni di chili di tabacco”.

Sottolineando che si tratta di un progetto che riguarda il mondo, Sidoli ha parlato del processo di cambiamento che sta interessando la Philip Morris, un’azienda della old economy che entra nel digitale e ha spiegato i rischi del globalismo e del conformismo. “La scommessa posta essere con Coldiretti – ha sottolineato – è una scommessa da visionari e riguarda un mondo che tutti vorremmo riavere”.

“Anche se la Philip Morris è molto discussa per i danni alla salute che crea, non va male – ha chiosato – perché il mercato delle sigarette sta comunque crescendo in quanto aumenta la popolazione. Potremmo continuare così, invece stiamo lavorando per diventare parte della soluzione globale di un problema pernicioso come quello del fumo. Abbiamo brevettato, dopo tanti anni di ricerca, un prodotto che è un riscaldatore di tabacco”. Infatti il vero problema del fumo è legato alla combustione che sprigiona delle tossine. Togliendo la combustione si può arrivare ad un prodotto che permetta di gustare il tabacco riducendo notevolmente i danni alla salute. Stiamo quindi riprogettando la nostra impresa con una nuova visione che abbiamo chiamato “un mondo senza fumo”.

“Abbiamo fatto investimenti giganteschi a Bologna – ha proseguito Sidoli – generando lavoro per 2000 mila persone. Per noi questo è importante, ma lo è anche per la filiera, perché ha radici italiane e ha ridato nuovo slancio alla coltivazione del tabacco italiano”.

Il progetto Philip Morris tiene conto del fatto che Coldiretti, che rappresenta 1,5 milioni di agricoltori, ha una visione molto chiara e molto vicina alla nostra. E’ l’idea di un chilometro zero e di accorciare la filiera per fare in modo che buona parte del valore aggiunto generato nei campi venga riassegnato agli agricoltori.

Dopo aver proseguito nel racconto del percorso fatto con Coldiretti e che ha permesso di stipulare un accordo fino al 2020 che vale circa 80 milioni all’anno, Sidoli ha ribadito l’attenzione alla qualità. “Se tutta la filiera è costruita sulla qualità – ha detto –  evidentemente la sua sostenibilità anche a livello globale diventa maggiore.

 

Paolo De Castro

Vice presidente commissione Agricoltura e Sviluppo rurale, Parlamento europeo

 

A volte l’industria dà la sensazione di voler nascondere l’origine della materia prima dei prodotti trasformati come la pasta. È questo uno dei punti da risolvere sul fronte della etichettatura degli alimenti. Lo ha detto il vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, intervenendo al Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio.

“Dopo le ripetute azioni italiane – ha detto – in Europa ci sono ben otto Paesi che hanno una normativa nazionale sull’etichettatura. Ma si tratta di normative sperimentali che durano due anni. Noi invece dobbiamo puntare ad una normativa europea, senza mettere in crisi l’industria”.

De Castro ha anche ricordato che la domanda mondiale di cibo sta cambiando e sta crescendo il consumo di prodotti animali soprattutto in Asia. Questo ha spinto le grandi agricolture, come quella americana, ad aumentare le produzioni. Il problema che dobbiamo risolvere secondo De Castro è quello della rotta del cibo italiano. “Abbiamo alimenti di alta qualità, ma a livello di esportazione siamo inferiori alla Germania e ad altri Paesi. Dobbiamo – ha detto – far diventare la grande immagine delle nostre produzioni anche un reddito per gli agricoltori. Se ci fa arrabbiare l’Italian sounding – ha sottolineato il parlamentare europeo – dobbiamo chiederci perché non riusciamo a conquistare quelle fette di mercato. Questo richiede una riflessione e una azione sui sistemi organizzativi e fare passi avanti per realizzare importanti accordi di filiera”.

Secondo De Castro l’aumento della domanda alimentare porterà una maggiore pressione sulle risorse naturali, terra e acqua, per cui sarà “indispensabile in futuro cercare una maggiore sostenibilità delle produzioni, dando spazio alla ricerca e all’innovazione che non possono e non devono essere in contraddizione con la tradizione”. A tal proposito il parlamentare europeo ha ricordato l’impegno dell’Ue a fare “passi avanti con il greening e con la sua semplificazione per l’applicazione delle misure senza ‘massacrare’ gli agricoltori”.

 

UNA RIFLESSIONE TRA ETICA E SOSTENIBILITA’

 

Padre Francesco Occhetta S.I.

scrittore de “La Civiltà Cattolica”

 

“Ci sono beni che non costano come la fiducia, la giustizia e la solidarietà. Sono questi che ci permettono di stare insieme, altrimenti ci dividiamo fino ad arrivare alla guerra”. Parole di Padre Francesco Occhetta, scrittore de “La Civiltà Cattolica” che ha tenuto una riflessione su etica e sostenibilità alla sedicesima edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti e da Ambrosetti a Cernobbio.

Padre Occhetta ha citato Kant: “Ci sono cose che hanno prezzo, altre che hanno una dignità. Kant diceva anche che per essere felici bisogna avere qualcosa da fare, qualcuno da amare e qualcosa in cui sperare. Per noi la sostenibilità è la speranza. Oggi le politiche non sono sostenibili perché negano la dimensione della comunità. Dobbiamo ripensarci – ha dichiarato il religioso – come comunità e non come popolo”.

Secondo Padre Occhetta, il nostro vivere sociale è afflitto da sette grandi mali: investimenti senza progettualità, finanza senza responsabilità, tenore di vita senza sobrietà, efficienza tecnica senza principi, politica senza società, rendite senza ridistribuzione e crescita senza occupazione. “Se ci mettiamo insieme – ha commentato – possiamo sostituire i senza con i con. Dobbiamo convincerci di questo”.

Infine Padre Occhetta ha citato alcuni dati: “Insieme al Giappone, l’Italia è il Paese più vecchio al mondo e solo il 38% della popolazione lavora. Inoltre il 40% dei giovani italiani non ha lavoro, ma la Confindustria dice che lo scorso anno le nostre imprese non hanno trovato disponibilità per 258mila posti di lavoro perché i nostri giovani non avevano le competenze adeguate. Significa che non riusciamo più a parlarci, che la scuola non parla con le aziende. Il dialogo è fondamentale.

Da Coldiretti ho imparato una concezione olistica dell’agricoltura dove al centro c’è sempre la persona, l’agricoltore e la sua famiglia con i figli che possono lavorare nelle aziende dei genitori. Secondo me è proprio dal sacrificio, dalla sostenibilità e dal prossimo che possiamo ripartire. La forza del prossimo, del vicino è importantissima. Se io non vedo il prossimo, non incontro un “tu” e alla fine si lotta l’uno contro l’altro. Se la competizione è estremizzata diventa un pericolo. Abbiamo tantissima paura degli immigrati perché non conosciamo le loro storie. Non abbiamo più contatti. Lo stesso ragionamento vale per il cibo, che è natura e cultura che si incontrano. Per questo è importante mangiare insieme, dobbiamo tornare a questo atto, perché nel mangiare cultura e natura trovano la sintesi. Nella tradizione di Coldiretti ci sono il lavoro e il frutto della terra: insieme e offerti a Dio diventano frutti di vita eterna e bevande di salvezza”.

 

 

VENERDI’ 20 OTTOBRE

 

MADE IN ITALY E PAESE

 

Catia Bastioli

Amministratore delegato Novamont, presidente Terna.

 

“La nostra ambizione è che i nostri prodotti a base di materie prime rinnovabili diventino una opportunità di ridefinizione del sistema di sviluppo”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Novamont e presidente di Terna, Catia Bastioli, intervenendo al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Cernobbio dove ha presentato l’attività di Novamont, società che opera nel settore della chimica verde e della bioeconomia.

“Partendo da un centro di ricerca, abbiamo trasformato le nostre tecnologie in impianti che oggi sono i primi al mondo”, ha detto la Bastioli, ricordando che l’attività di Novamont si è basata su tre pilastri. Il primo è stato “ripartire dalle ferite del territorio dai siti deindustrializzati per reindustrializzarli con la tecnologia prima al mondo, fortemente connessa con l’innovazione e l’università, creando infrastrutture di bioeconomia che siano segni di sviluppo e non cattedrali nel deserto”.

“Il secondo pilastro – ha ricordato – è stato creare prodotti da fonti rinnovabili che siano sostenibili, andando a veder a livello locale quali sono gli scarti e le aree non utilizzate su cui fare ricerca di prodotti che non abbiano bisogno di acqua”.

Terzo pilastro – ha ricordato Bastioli – è stato “non creare un altro prodotto generico da mettere sul mercato, ma creare prodotti con opportunità per rivedere radicalmente la connessione tra il mondo industriale e quello agricolo, creando filiere integrate e laboratori a cielo aperto che possano essere traino di un vero sviluppo”.

“Su questo tipo di percorso – ha detto la Bastioli – abbiamo intensamente lavorato con Coldiretti in questi anni. Oggi facciamo una serie di prodotti che l’Europa non aveva: abbiamo ad esempio le bioplastiche biodegradabili di quarta generazione e l’acido pelargonico (erbicida naturale) che può essere il sostituto del glifosate in molte applicazioni. “Molto complesso – ha detto infine – è stato lo sviluppo delle filiere agricole: noi ci siamo dedicati al cardo, con sperimentazioni insieme a Coldiretti, con miglioramento varietale per produrre proteine per l’alimentazione animale”.

 

Paolo Bedoni

Presidente Società Cattolica di Assicurazione

 

Cattolica è nata con il settore agricolo e quindi conosce da sempre questa realtà e oggi è pronta per partecipare con investimenti alla sfida di offrire alle imprese agricole nuove opportunità per quanto riguarda l’assicurazione. Lo ha detto il presidente della società Cattolica di assicurazione Paolo Bedoni alla 16a edizione del Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio.

Parlando dei cambiamenti climatici, Bedoni ha detto che tutti stanno parlando di questo problema, ma solo chi lavora la terra per produrre cibo si sta confrontando in modo reale con questa difficoltà. “Per capire meglio le esigenze del settore – ha proseguito Bedoni- abbiamo acquistato un‘azienda agricola di 2000 ettari con diverse tipologie di produzioni dove facciamo dei test; abbiamo inoltre messo in campo un’attività di formazione creando un Osservatorio con Coldiretti e stiamo pensando nuovi prodotti, al passo con i tempi e realmente rispondenti alle esigenza del mondo agricolo, che negli ulti anni è profondamente cambiato”.

Bedoni ha quindi evidenziato come il mercato sia mutato e l’assicurazione possa diventare un’opportunità per imprese moderne ed efficienti, che programmano i loro investimenti e si innovano. Cattolica con L’Osservatorio e il Ministero è riuscita ad ottenere che nella normativa comunitaria anche l’Italia potesse godere delle index, coperture assicurative che possono intervenire se piove poco o se piove tanto. Dopo aver ricordato l’esperienza dei fondi mutualistici di Fata (ora acquisita da Cattolica), Bedoni ha detto che l’UE mette a disposizione 250 milioni per i fondi tra agricoltori dove ognuno degli agricoltori che aderisce al fondo concorre alla copertura del premio e a lasciare sul fondo una quota parte che può servire a d affrontare in modo mutualistico situazioni di emergenza.

In chiusura del suo intervento, Bedoni ha ricordato che grazie al grande lavoro fatto da Coldiretti oggi si parla in modo diverso dell’agricoltura e del suo ruolo, non tutte le istituzioni però ne riconoscono la reale importanza e proprio per questo, ad esempio, non comprendono la necessità di stanziare fondi per la siccità

 

Gianluca Bellavista

Vice president and corporate affairs director Philip Morris Italia

 

La visione di una grande organizzazione o di una grande azienda, i lavoratori che partecipano alla sfida, le istituzioni e il loro ruolo: sono “le tre gambe” su cui poggia il Made in Italy di successo, secondo Gianluca Bellavista, vice president and corporate affairs director di Philip Morris Italia, intervenuto al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, con la collaborazione dello Studio Ambrosetti.

Se nell’arco della prima giornata del Forum Eugenio Sidoli, presidente e amministratore delegato ha esposto la visione di Philip Morris Italia e la scelta di dar vita a Bologna al più grande impianto al mondo per la produzione di stick di tabacco per le “sigarette” a basso rischio, l’intervento del vice presidente ha evidenziato le componenti di un’operazione che ha un momento importante nell’accordo nazionale sottoscritto con Coldiretti.

“Il nostro progetto in Italia ha dimostrato di avere tutte e tre le gambe necessarie”, ha proseguito Bellavista, richiamando le tre componenti: “il gruppo Philip Morris che ha portato visione e tecnologia di frontiera, nella visione di un futuro senza fumo”, con l’obiettivo di sostituire le sigarette con alternative migliori, a beneficio dei fumatori, della salute pubblica e della società. ”Gli agricoltori – la seconda gamba – che, nell’accordo nazionale con Coldiretti, hanno portato competenza e passione, contribuendo alla sfida, nella valorizzazione del tabacco italiano”. La terza gamba – ha poi proseguito – è stato l’accordo con il Ministero delle Politiche agricole al quale chiediamo di aiutarci a mantenere la dignità che questo settore merita, visto che ha preso una nuova direzione”.

Bellavista ha ribadito che il ‘patto di filiera’ con Coldiretti non poteva che basarsi su una condivisione di valori. “Come Coldiretti anche noi crediamo nel km zero e nella tracciabilità – ha detto – e vogliamo prodotti di qualità, laddove per noi è ancor più fondamentale limitare pesticidi, fitofarmaci, eliminare i residui”.

Bellavista ha rivendicato la scelta di investire in Italia. “Per una multinazionale che poteva investire in tutto il mondo la scelta dell’Italia è stata azzardata ma è stata vincente”, ha ribadito, sottolineando che l’Italia “non deve avere alcun complesso di inferiorità”.

 

Carlo Barlocco

Presidente Samsung Electronics Italia

 

“Utilizzare il digitale per alleggerire le imprese nelle attività gestionali. È l’obiettivo che ha portato alla luce la piattaforma che abbiamo creato con Coldiretti, una sorta di registratore di cassa direttamente connessa al cloud che consente all’impresa di essere sgravata dalla pesantezza della gestione amministrativa e fiscale dal momento che la fattura va sul cloud e viene gestita da Coldiretti”.

A parlare del progetto è stato Carlo Barlocco presidente di Samsung Elettronica Italia tra i relatori della tavola rotonda che ha chiuso la prima giornata di lavori del Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio.

“La tendenza delle piccole medio imprese italiane – ha affermato Barlocco – è la programmazione nel breve periodo per cui, non appena c’è una flessione, si tagliano gli investimenti. Siamo arrivati a un paradosso: oggi gli smartphone che i dipendenti delle aziende hanno privatamente sono più moderni di quelli forniti dalle aziende. Solo il 5% delle esportazioni in Italia avviene attraverso il sistema digitale. La spinta all’innovazione di Coldiretti con il progetto sull’agricoltura digitale è quindi da apprezzare. È importante capire – ha concluso il presidente di Samsung Elettronica – che è cambiato il modello di comunicazione: se vogliamo parlare di Italia e Made in Italy dobbiamo farlo su piattaforme digitali in grado di affrontare la globalizzazione, altrimenti restiamo fermi a parlare di innovazione ma solo a parlarne, mentre gli altri Paesi passano ai fatti”.

 

Raffaele Borriello

Direttore generale Ismea

 

Nel 2016 l’Italia ha fatto registrare il record storico delle esportazioni dell’agroalimentare con 38,3 miliardi di euro. Lo ha ricordato il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, sottolineando che in dieci anni l‘export è cresciuto del 57% un crescita percentuale superiore alla crescita percentuale delle esportazioni mondiali.

“Il made in Italy – ha detto Borriello – non ha risentito della crisi perché al calo della domanda interna è corrisposto un aumento delle esportazioni. In futuro le nostre produzioni dovranno confrontarsi con una serie di sfide formidabili, tra cui l’aumento della popolazione e del reddito, la ridotta disponibilità di risorse naturali, le innovazioni tecnologiche, gli effetti dei cambiamenti climatici”.

A rendere difficile la sfida secondo Borriello, saranno le incertezze della politica perché il bi-polarismo Usa-Ue gestito dal Wto sarà sconvolto dall’ingresso del terzo polo asiatico-pacifico nell’economia mondiale, con il confronto muscolare che prenderà il posto di regole e istituzioni.

“Per salvaguardare il made in Italy – ha detto Borriello – saranno necessarie probabilmente sia la sovranità alimentare, sia il libero mercato, rivendicando un sano protezionismo culturale, affiancato a un mercato aperto, equo e corretto, applicando una decisa difesa dell’origine e della distintività delle produzioni”.

 

IL RUOLO DEI TERRITORI

 

Ermete Realacci

Presidente Symbola, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici Camera dei Deputati

 

Intervenendo ai lavori del Forum Ermete Realacci, Presidente Symbola e Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, ha sottolineato come quest’ultimo mese sia stato buono per le cose che lo accomunano a Coldiretti in particolare per l’approvazione della legge sui piccoli Comuni e per la battaglia per il verde in città. Realacci ha detto che lo ha colpito il fatto che quest’anno il premio Nobel per l’economia sia stato attribuito a Richard H. Thaler, un economista atipico, che non guarda al PIL con occhi incantati e non ritiene neppure che con gli algoritmi si salverà il mondo. “Al contrario – ha detto – è una persona che ritiene che un’economia forte incroci le persone, i territori e le comunità”.

Secondo Realacci l’economia del futuro deve recuperare un tratto fortemente umano. “Penso che l’enciclica del Papa – ha affermato – sia il documento più avanzato prodotto dal mondo dopo la crisi del 2008 perché è un documento che invita a cambiare lo sguardo”.

Realacci ha affermato che “L’Italia deve fare l’Italia” perché quando si allontana dalla terra, non solo in senso fisico, e dal suo sistema di valori e tradizioni perde l’anima. “Questo ragionamento è la forza del nostro Paese – ha detto – ed è per questo che siamo forti nell’export, perché incrociamo l’innovazione con la qualità, la bellezza e la capacità del fare”.

Il parlamentare ha sottolineato che la partita del verde urbano è stata vincente, non solo perché permette al settore di vivere, ma anche perché i cittadini, perseguendo un interesse personale, raggiungono anche un interesse generale e contrastando lo smog generano bellezza.

Non meno importante secondo Realacci è la legge sui piccoli Comuni. “Spesso – ha affermato – c’è la convinzione che il piccolo non conti. A mio avviso è una sciocchezza perché è nei piccoli Comuni che si producono molte delle nostre eccellenze agroalimentari, che non sono solo una ricchezza per noi ma ci rappresentano anche all’estero”.

Infine Realacci ha sostenuto che “la legge è stata una grande vittoria ma ora bisogna farla diventare realtà e lo spirito che la anima deve diventare il modo con cui guardiamo il nostro Paese”.

 

Michele Emiliano

Presidente Regione Puglia

 

Ha parlato di difesa dell’ambiente, dell’amore per la propria terra, di legalità, della necessità di dar vita agli Stati Uniti d’Europa. Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia, è intervenuto a chiusura della prima giornata di lavori del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello Studio Ambrosetti

Emiliano è partito da temi e battaglie care alla sua regione, evidenziando il proprio impegno nella lotta al caporalato, nell’opposizione al Ceta (in primis proprio a difesa dei prodotti meridionali, ha detto), nel progetto di decarbonizzazione dell’Ilva messo a punto dalla Regione Puglia (con stoccata al Governo che, a suo parere, ha scelto un altro acquirente e che non dà alla Regione Puglia la possibilità di sedere al tavolo di discussione del piano ambientale), nella difesa dell’olivicoltura dagli effetti del flagello rappresentato dalla xylella fastidiosa.

L’intervento del Presidente della Regione Puglia è quindi approdato alla proposta di dar vita agli Stati Uniti d’Europa. “Abbiamo bisogno di comunità ad alto tasso tecnologico, dobbiamo essere competitivi ed essere solidali, cosa che non è un ossimoro, e dobbiamo fare molta ricerca e rispettare il creato. Ho l’impressione – ha proseguito – che gli Stati nazionali possano svolgere una funzione ancora importante in questa sfida, ma che nel contempo non abbiano le forze di agire da soli. Per questo abbiamo bisogno degli Stati Uniti d’Europa, con una visione comune, un fisco, una politica estera comune, e soprattutto delle politiche agricole ed economiche comuni. Lo stesso progetto di una filiera integrata che qui si sta costruendo prevede una condivisione e un respiro europei. All’Italia va il ruolo di capofila, nella costruzione di un nuovo modo di produrre”.

“Il nostro compito – ha concluso Emiliano – è di creare un piccolo Paese forte e fortemente motivato, che ha capacità di costruire strategie e realizzarle. E credo che la Coldiretti si stia sforzando di essere non solo un’organizzazione di produttori, ma anche un luogo del pensiero. Pensate al futuro e lo fate in maniera convincente”.

 

 

SABATO 21 OTTOBRE

 

QUALE VIA FRA SOVRANITA’ ALIMENTARE E MERCATI APERTI

 

Mons. Nunzio Galantino

Segretario generale CEI

 

“Non sono mai stati così pochi i padroni del cibo, con il potere concentrato nelle mani di un pugno di multinazionali che controllano la filiera alimentare mondiale”. E’ partito dall’allarme lanciato da Coldiretti, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, per la sua relazione al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio.

“Una delle conseguenze di questa sovranità alimentare in mano a pochi sono le fortissime disuguaglianze e la fortissima percentuale di gente che vive l’esperienza della fame”, ha evidenziato mons. Galantino, citando la denuncia della Fao, secondo cui, per la prima volta dopo un decennio, è aumentato il numero delle persone che soffrono la fame, passando da 777 a 815 milioni di persone.

Il segretario della Cei ha sostenuto che, se l’uomo è causa o concausa delle situazioni drammatiche che si registrano in alcune parti del Paese, dallo stesso uomo dipende poter invertire la rotta. “Le sorti di questo nostro mondo stanno, anche se non esclusivamente, ma per tanti versi, nelle mani dei Paesi più industrializzati. Essi hanno la possibilità di normare per il bene comune e la possibilità di impegnarsi a frenare gli appetiti, talvolta la voracità, dei più forti”, ha detto.

Da uomo del sud, proveniente da una terra a prevalente vocazione agricola monsignor Galantino ha espresso la convinzione che l’opportunità della rinascita, della ripartenza, di un inizio carico di speranza siano affidati all’agricoltura, “con tutto quello che di straordinariamente innovativo l’agricoltura ha saputo accogliere e valorizzare”.

Galantino ha denunciato la visione del cibo come commodity, come merce: “A vincere continua ad essere sempre e solo il ‘prezzo’, che detta legge e che è indiretto responsabile della progressiva espulsione dalle loro terre di milioni di contadini, che migrano verso le città spesso a rischio miseria e fame”, ha detto, citando la drammatica situazione della Birmania, con la pulizia etnica denunciata da Papa Francesco, che si sta consumando contro il popolo dei Rohingya. “700mila persone sono state allontanate e deportate. Su quei terreni si coltiva riso, che poi a dazio zero viene importato in Europa, con due gravissime conseguenze. La prima è che queste 700mila persone sono destinate alla morte o comunque alla fame. L’altro effetto è quello di penalizzare i coltivatori italiani ed europei che vedono il prezzo del riso crollare”.

Mons. Galantino ha richiamato la necessità di “invertire questo meccanismo diabolico”, “senza distinguere la necessità di difendere il lavoro dei nostri agricoltori da quello che succede in Birmania”. Sono due facce della medesima realtà. “Questa logica perversa può essere invertita solo attraverso accordi più ampi e inclusivi, che hanno bisogno di regole alte su ambiente, consumo di risorse, consumo della vita degli altri”, ha aggiunto il presidente della Cei evidenziando che, a suo avviso, le parole chiave per un rilancio sono “cooperazione, imprenditorialità e innovazione”.

La conclusione è stata affidata alle parole di Papa Francesco, parole di richiamo ma anche di fiducia nei confronti degli esseri umani “capaci di degradarsi sino all’estremo”, ma anche “di superarsi, di ritornare a scegliere il bene e di rigenerarsi”.

 

Carlo Petrini

Presidente Slow Food International e Presidente Campagna Amica

 

La valorialità del cibo, il processo di inurbamento e la forte concentrazione di potere nel campo del cibo sono le tre tendenze mondiali analizzate da Carlo Petrini, presidente Slow Food International, durante il suo intervento ai lavori della sedicesima edizione del Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio.

Petrini ha sottolineato come il cibo negli ultimi anni abbia perso valore e come la valorialità abbia lasciato spazio al tema del prezzo. Questo ha fatto perdere la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori e ha trasformato il cibo in merce, aprendo la corsa alla produzione di un cibo sempre più economico. “Oggi – ha rilevato – ci confrontiamo con il fatto che ci sono contadini poveri che producono cibo per ricchi e multinazionali ricche che producono cibo per poveri”.

Il Presidente di Slow Food International ha posto l’accento sul fatto che stiamo vivendo un processo di inurbamento dalle proporzioni bibliche. Per la prima volta nel 2008 gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne e questo processo sta crescendo moltissimo anche perché masse di giovani non trovano nella campagne la possibilità di attuare progetti di vita. Questo ci porterà a fare presto i conti con la mancanza di contadini per produrre un’alimentazione salubre.

Secondo Petrini è di fondamentale importanza che la politica arrivi presto a dare risposte al fatto che il potere nel campo del cibo è nelle mani di pochi soggetti. “Chi tutela i 500 milioni di piccole entità produttive familiari che garantiscono il cibo per il 75% dei viventi?” si è chiesto,”chi pensa che questi rappresentano il futuro dell’agricoltura?” Purtroppo si pensa, invece, che il futuro sia nelle mani dei pochi che hanno potere e quindi proliferano i trattati di libero scambio che mettono in ginocchio i piccoli produttori”.

Ipotizzando alcune azioni virtuose da mettere in atto, Petrini ha evidenziato la necessità di riaffermare la centralità del cibo, comprendendola in una dimensione olistica. “Al recente G7 dell’agricoltura – ha detto – ho proposta la nascita del ministero dell’alimentazione, perché all’alimentazione dipendono la serenità delle persone, il futuro dell’ambiente e delle comunità. Un altro aspetto da affrontare è la riduzione dello spreco alimentare, uno sfregio insopportabile a chi soffre la fame”.

Sostenendo la necessità di una nuova rivoluzione culturale, Petrini ha espresso apprezzamento per l’attenzione che Coldiretti e Campagna Amica riservano nella promozione dei mercati dei produttori, delle fattorie didattiche e delle fattorie sociali, elementi fondamentali per la costruzione di una nuova società.

Petrini, infine, ha sottolineato il bisogno di maggiore scienza e conoscenza e di far dialogare i saperi tradizionali con i saperi accademici. Facendo poi riferimento alle vicende legate alla etichettatura degli alimenti, ha precisato che “rivendichiamo il diritto ad essere informati e di sapere ciò che consumiamo perché non siamo animali da ingozzamento: il diritto alla conoscenza è un diritto inalienabile”.

 

ACCORDI MULTILATERALI: LIBERALI A CONFRONTO

 

Giulio Tremonti

Senatore della Repubblica

 

“Il Ceta è un relitto di un mondo che non c’è più”. Con questo giudizio negativo sull’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, ha chiuso il suo intervento il senatore della Repubblica Giulio Tremonti. L’ex ministro delle Finanze è stato infatti protagonista del dibattito sul tema degli accordi multilaterali al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione organizzato da Coldiretti e Studio Ambrosetti a Cernobbio. Tremonti ha parlato della globalizzazione, da anni al centro delle sue riflessioni ed è partito infatti dal suo libro “Il fantasma della povertà” pubblicato negli anni ’90.

“In questi 25 anni – ha affermato – è stata costruita una cattedrale ideologica con all’interno un tabernacolo che contiene a sua volta due simboli: l’idea dell’uomo nuovo e quella del mondo nuovo. L’uomo nuovo ha come ragione dell’esistenza il consumo, il mondo nuovo è l’esportazione della democrazia, è l’élite che crede di avere il dovere di cambiare il mondo.

Questo impianto – ha proseguito Tremonti – sta crollando, la talpa del populismo ha eroso le basi della cattedrale. Attualmente c’è la tendenza a dare la colpa ai popoli. In realtà gli errori sono diffusi, ma non si può pensare che a sbagliare siano i popoli e non le élite. Google – ha detto Tremonti – non perdona e consiglio di andarsi a rileggere le dichiarazioni delle élite in questi 25 anni perché ora dicono l’opposto. Qualche effetto positivo c’è: tanti anni fa quando parlavo di dazi ero considerato un primitivo, in realtà non era per bloccare il mondo, ma per evitare che la caduta totale dei dazi distruggesse posti di lavori. Ora stanno cercando di rimetterli e credo sia positivo”.

Attraverso alcune citazioni, Tremonti ha spiegato il suo punto di vista: “Non sono contro il capitalismo, ma contro la sua generazione. Giacomo Leopardi scrisse che quando Roma diventò il mondo non fu più la patria di nessuno e i cittadini romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patria, come dimostrarono i fatti”.

Infine sul Ceta, l’ex ministro ha affermato che “è stato costruito in forma segreta e non sta neanche in piedi perché è stato firmato anche dal Regno Unito e quindi entrerà in vigore solo quando il Regno Unito lo voterà e dubito che il Parlamento di Westminster lo faccia. È un relitto di un mondo che non c’è più. Doveva essere un pezzo della globalizzazione, invece si è piantato perché la storia è andata da un’altra parte”.

 

Massimo Mucchetti

presidente della Commissione Industria, Commercio e Turismo, Senato della Repubblica

 

Intervenendo a Villa d’Este di Cernobbio, nella seconda giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti, Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, ha preso spunto dai contributi che lo hanno preceduto: quello di mons. Nunzio Galantino, presidente della Cei (“con la sua denuncia della dittatura del prezzo”) e di Carlo Petrini, presidente di Campagna Amica e di Slow Food, “che ha rivendicato il diritto dei cittadini-consumatori ad essere pienamente informati su quello che portano in tavola”.

Mucchetti ha citato l’allarme lanciato dal Forum Coldiretti di una sovranità alimentare concentrata nelle mani di poche multinazionali per evidenziare che “proprio questa concentrazione del potere costituisce, oggi ancor di più e in termini nuovi, la sfida mortale per la politica”.

Il senatore ha proposto una analisi nella storia economica degli ultimi decenni, ricordando che si è passati dalla stagione in cui il “turbocapitalismo finanziario governava il mondo” al momento in cui il primato è passato ai padroni delle piattaforme digitali.

“Dalla fine degli anni Settanta fino alla crisi della Lehman Brothers c’è stato l’indiscusso primato della finanza. I banchieri d’affari erano i padroni del mondo – ha detto – e proprio mentre questo fenomeno si andava espandendo fino a creare una bolla, questa è scoppiata e ha iniziato a costruirsi un mondo nuovo, legato ad internet, il mondo della costruzione delle piattaforme digitali”. Piattaforme che secondo Mucchetti sono i nuovi monopoli e “accumulano talmente tanto denaro da essere completamente indipendenti dallo stesso mercato finanziario. Mercato finanziario, padrone fino all’altro ieri, che ora si rende conto della propria sudditanza”.

Il presidente della Commissione Industria del Senato, citando Amazon e Facebook, ha descritto una nuova era in cui è stato disintermediato il lavoro, come la ricerca. Ha evidenziato la necessità di normare questi nuovi mondi anche dal punto di vista della contribuzione fiscale, introducendo il tema della webtax. “Verso questi nuovi mondi – ha detto – abbiamo l’esigenza di ristabilire un primato della politica, di sottoporli a regolazione, nella costruzione di una nuova proposta in cui i cittadini abbiano il primato”.

In chiusura Mucchetti ha contestato “la politica che invade il campo di altre istituzioni, in particolare delle banche centrali”, con un riferimento alla nomina del Governatore della Banca d’Italia (che non compete ai partiti, ha evidenziato Mucchetti).  “Abbiamo battaglie importanti da affrontare in Europa – ha detto – per le quali abbiamo bisogno di essere ben rappresentati a Bruxelles. La figura del governatore della Banca d’Italia deve essere guardata dagli altri membri del direttivo BCE come un loro pari, non come una figura dimezzata, indebolita da polemiche politiche interne”.

 

 

DIBATTITO POLITICO ISTITUZIONALE

 

Matteo Salvini, segretario Lega Nord

Giovanni Toti, presidente Regione Liguria, Forza Italia

Tiziana Beghin, europarlamentare, Movimeno 5 stelle

Gianni Dal Moro, Commissione Agricoltura della Camera, Partito democratico

 

Europa, sovranità o globalizzazione alimentare, accordi internazionali sono stati i temi principali affrontati nel dibattito tra i rappresentanti dei partiti al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Cernobbio. Il segretario della Lega Salvini si è detto contro le chiacchiere e a favore dei fatti. “Non è possbile che a questi appuntamenti chi ha responsabilità di governo venga a dire che certe cose non vanno bene. Oggi abbiamo visto la mostra degli insetti a tavola – ha detto – ma chi ha votato per la legge sul novel food? oppure – ha proseguito – c’è chi come il presidente del Parlamento europeo Tajani ci annuncia che la prossima settimana il Parlamento Ue voterà una risoluzione che annuncia che la Cina non è una economia di mercato: una ovvia banalità”. Sostenendo che in Europa l’agricoltura “è l’ultima ruota del carro, merce di scambio. Se andremo al governo invece sarà al centro della nostra attività”. Sul referendum per l’autonomia, confermando che voterà a favore, ha anche detto che il principio dell’autonomia “può essere applicato dappertutto, anche all’Europa senza dover aspettare ad esempio due anni in Puglia per avere il permesso di reimpiantare gli ulivi malati”.

Non è pregiudizialmente contro la sovranità o la globalizzazione il presidente della Liguria, Giovanni Toti di Forza Italia. Ho solo paura – ha detto – quando la globalizzazione avviene con regole sbagliate. Se c’è conoscenza, consapevolezza e trasparenza, e quindi sapere da dove viene ciò che mangiamo, possiamo competere bene sul mercato mondiale”. Secondo Toti l’Italia ha marchi e filiere di assoluta eccellenza e su questo può costruire il proprio successo. “L’importante è che nessuno imbrogli le carte – ha detto – e che quando qualcuno produce con regole diverse, vengano fissate norme che compensino la diversità”. “Il problema – ha detto – non è tornare a un mercato autartico o sfondare tutto per far entrare le cavallette, ma che sia trasparente ciò che arriva nel piatto. Come Italia siamo una superpotenza sul piano agroalimentare ambientale e di bellezze naturali e non dobbiamo dimenticare che l’agricoltura non ha solo un ruolo di produzione di cibo, ma anche di difesa del territorio”. Per Toti l’Italia ha difeso troppo timidamente i propri interessi in Europa, anche perché ha perso la sua “golden share” di fondatore dopo l’allargamento dell’Ue, per cui “diventa necessario recuperare il nostro ruolo, riportando in Europa le politiche mediterranee”.

La parlamentare europea del Movimento 5 stelle, Tiziana Beghin, ha ricordato che il suo Movimento si è sempre battuto contro accordi di libero scambio che agevolano solo le big company. “Solo il 2% delle nostre imprese sono di grandi dimensioni, mentre le altre sono medio-piccole e non vengono tutelate da questo tipo di accordi – ha detto – sottolineando che il Ceta è stato uno dei negoziati meno trasparenti, che non porta nessun vantaggio. Altri accordi portano vantaggi ad aziende venti volte più grandi delle nostre, che hanno meno vincoli delle nostre”. Secondo Beghin bisogna conoscere i risultati concreti degli accordi che possono aumentare gli scambi, ma non vuol dire che portino vantaggi alle aziende. L’europarlamentare si è presa l’impegno a tutelare in Europa l’agroalimentare italiano, sia a difesa delle piccole che della grandi imprese.

Secondo Gianni Del Moro, membro della Commissione Agricoltura della Camera, del Partito democratico, occorre mettere i nostri prodotti nelle condizioni di essere riconosciuti inequivocabilmente sui mercati mondiali. Del Moro ha attaccato Salvini perché nella precedente legislatura in cui la Lega era al Governo il Ministro delle Politiche agricole è cambiato una volta all’anno. Un fatto che non ha dato continuità all’azione verso l’Europa “dove l’Italia – ha detto – deve cercare alleanze per costruire strategie nei grandi scenari mondiali e costruire regole che vangano per tutti”. “L’italian sounding – ha detto – è sicuramente negativo, ma rappresenta un mercato che dobbiamo andare ad occupare”. Dal Moro ha anche sostenuto la necessità di una nuova Pac, non più incentrata solo sul migliorare la capacità produttiva, ma finalizzata a vendere meglio e di più i nostri prodotti, sviluppando nuova capacità logistiche, commerciali e promozionali. Per fare questo Dal Moro ha proposto la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.

 

 

 

SABATO 21 OTTOBRE

 

EUROPA E ITALIA: L’INTRECCIO DELLE NORME

 

Maurizio Martina

Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali

 

Dopo la passata, anche gli altri derivati del pomodoro avranno l’etichetta obbligatoria dell’origine. Lo ha annunciato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha presentato al Forum interazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti a Cernobbio il decreto con cui il ministero rende obbligatorio l’indicazione dell’origine del pomodoro per i derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Al Forum, Martina si è anche detto “stupito e allibito, che ci sia una parte dell’industria italiana che ha paura della trasparenza e si opponga all’etichettatura di origine. Per questo – ha detto riferendosi al ricorso contro l’etichettatura della pasta e del grano – ci difenderemo in tutte le sedi”.

Nel suo intervento il ministro ha rivendicato al Governo il merito di aver rimesso l’agricoltura al centro delle politiche. “Siamo alla quarta legge di Bilancio positiva per l’agricoltura”, ha detto il ministro ricordando il Bonus Verde e la conferma degli sgravi per i giovani agricoltori. “Sono contento del lavoro fatto – ha detto – con interventi che non possono passare inosservati come l’abolizione totale dell’Imu, dell’Irpef, dell’Irap agricole, l’Iva agevolata per le carni. Si tratta di un abbattimento delle tasse che non ha pari e che costituisce una base fondamentale per trovare una via di sviluppo dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano che sia un pilastro per lo sviluppo del Paese, che deve diventare d’esempio anche per l’Europa”.

Citando papa Francesco che ha posto la questione della “sfida della civilizzazione del mercato”, Martina ha sostenuto la necessità di trovare “un punto di equilibrio avanzato sul mercato tra la sfera di opportunità dei diritti, della dignità e dell’equità per coniugare crescita e uguaglianza”.

“Fino a qualche anno fa – ha proseguito – pensavamo che la sostenibilità fosse un fardello per la competitività, oggi sappiamo che ne è diventato un motore. Per questo l’agricoltura italiana deve fare una proposta avanzata all’Europa per un progetto ambizioso che faccia dell’agricoltura, dell’alimentazione, dell’ambiente un trittico di rinnovamento. Sulla Pac non possiamo fare una battaglia di retroguardia, ma dobbiamo rendere più ambizioso il budget e rivedere gli strumenti con cui l’Europa si posiziona nel mondo”.

Martina è poi entrato nel merito degli accordi internazionali contestati. “A proposito di accordi negativi – ha detto – andiamo a guardare sotto quali Governi sono stati approvati: per l’olio tunisino, il primo accordo è del ’95, concluso nel 2015; per le arance dal Marocco l’accordo è del 2010, entrato in vigore nel 2012; per il riso dalla Cambogia l’accordo risale al 2009, per le vongole sottomisura l’accordo risale al 2011. Per migliorare – ha concluso – dovremo affrontare il problema della reciprocità nei mercati aperti e delle clausole di salvaguardia. Sono temi da gestire e sviluppare con l’Europa e non contro l’Europa”.

 

Vytenis Andriukaitis

Commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza

 

Il Commissario Europeo per la Salute e la Sicurezza Alimentare Vytenys Andriukaitis ha aperto il suo intervento a Cernobbio 2017 ringraziando Coldiretti e sottolineandone la centralità della funzione economico-sociale svolta sin dalle sue origini. “Mi è stato detto – ha evidenziato – che il primo ambasciatore statunitense in Italia dopo la seconda guerra mondiale pare che dicesse che le tre cose migliori in Italia erano la Chiesa, la Banca d’Italia e la Coldiretti. Non so se questo sia vero per la Chiesa e la Banca d’Italia, ma sulla base di ciò che ho visto ieri e oggi posso certo concludere che questo è ancora molto vero per Coldiretti”.

Il Commissario ha quindi sottolineato la responsabilità cruciale degli agricoltori, che saranno chiamati a fornire cibo ad una popolazione mondiale che presto raggiungerà i 10 miliardi di persone, in maniera eticamente accettabile, sana e sostenibile dal punto di vista culturale, economico, sociale ed ambientale.

Andriukaitis ha poi affrontato il tema degli sprechi alimentari. “E’ immorale e inaccettabile – ha detto – che 88 milioni di tonnellate di cibo vengano sprecate in Europa ogni anno, con relativi costi pari a 143miliardi. In un mondo in cui 55 milioni di persone non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni, semplicemente non c’è spazio per lo spreco alimentare, come sancito anche a livello globale negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG)”. La riduzione dello spreco alimentare – ha aggiunto – può portare anche a risultati complementari quali la lotta al cambiamento climatico, la redistribuzione di cibo a chi ne ha bisogno, il sano utilizzo di ex prodotti alimentari come mangime per gli animali e l’utilizzo del cibo sprecato a fini energetici. La Commissione, al riguardo, ha identificato 4 aree chiave in linea con il Piano d’Azione per l’Economia Circolare: verrà elaborata una metodologia di misurazione, per la quantificazione dello spreco e conseguentemente il monitoraggio dei progressi compiuti a livello UE; le sovrabbondanze di cibo verranno distribuite a chi ne ha bisogno. La Commissione ha già adottato in occasione del Wold Food Day, linee guida per facilitare le donazioni alimentari, ed il Commissario ha elogiato l’Italia per la Legge del Buon Samaritano, definendola la migliore norma sul tema a livello mondiale; la Commissione elaborerà delle linee guida per facilitare l’utilizzo di ex prodotti alimentari come mangimi; la Commissione esaminerà le modalità con cui migliorare la comprensione delle etichette quali “preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”.

Per quanto riguarda i problemi connessi a salute, sovrappeso e obesità, il Commissario ha rilevato che è necessario promuovere diete più sane, quale quella Mediterranea e ha espresso il suo impegno affinché la futura Pac tenga in considerazione questi aspetti. La Commissione sta lanciando “un nuovo studio per produrre delle schede delle qualità nutrizionali dei prodotti alimentari venduti nei nostri supermercati. La ricerca supporterà le iniziative esistenti – nei settori pubblici e privati – per la riformulazione dei cibi e la rimozione degli eccessi di zuccheri, sale e grassi dalla nostra dieta quotidiana” e per fare ciò “abbiamo bisogno di azioni paneuropee e non nazionali”. Gli appalti pubblici – ha aggiunto – rappresentano un’ulteriore opportunità per orientare la domanda e l’offerta di cibi più sani.

Dopo essersi soffermato sugli aspetti della resistenza antimicrobica, in merito alla quale ha rilevato l’esigenza di un intervento tempestivo nel campo del trasporto degli animali e benessere dei suini, Andriukaitis ha accennato alla questione Xylella che rappresenta una delle più grandi crisi fitosanitarie che siano mai state affrontate nel settore delle piante, per la quale è necessario il completo supporto della comunità agricola. La Commissione – ha detto – sta facendo la sua parte e la settimana scorsa sono state adottate “misure per permettere il re-impianto delle varietà resistenti e la protezione specifica per i cosiddetti alberi monumentali. Abbiamo bisogno del vostro supporto – ha puntualizzato – per richiedere ed implementare misure di eradicazione urgenti, coerenti e scientifiche”. In quest’ottica, importante è il suolo svolto dall’innovazione “nuove biotecnologie ed agro-tecnologie possono aiutare la lotta ai parassiti delle piante, riducendo l’uso dei pesticidi e fornendoci cibi più nutrienti e salutari”.

Infine, sull’etichettatura d’origine, Andriukaitis ha detto che si tratta di una problematica complessa a livello Ue, in merito alla quale ha dichiarato di conoscere bene la posizione Coldiretti e italiana. “Dobbiamo lavorare insieme – ha rilevato – per difendere il mercato interno contro ogni tentativo di re-nazionalizzazione, fornendo allo stesso tempo una risposta alle aspettative legittime dei consumatori. C’è bisogno di una soluzione pan-europea che abbia una faccia nazionale ed una europea, cosi come le nostre monete, gli Euro. La conclusione non è per adesso, ma abbiamo bisogno di un dibattito a livello europeo” per individuare le migliori soluzioni alla questione”.

In conclusione, il Commissario ha affermato la sua convinzione che le politiche nutrizionali possono aiutare nel raggiungimento dei nostri obiettivi, per questo devono essere coordinate con la Pac.

 

Antonio Tajani

Presidente del Parlamento Europeo

 

“Stiamo per concludere un iter complicato e abbiamo finalmente raggiunto i risultati che in gran parte volevamo, perché la prossima settimana a Strasburgo voteremo le nuove norme sull’antidumping per tutelare le imprese e l’agricoltura europea di fronte alla concorrenza sleale, con chiaro riferimento alla Cina che consideriamo un grande mercato, ma che non è un’economia di mercato”.

Il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha aperto così il suo intervento al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione organizzato a Cernobbio da Coldiretti e studio Ambrosetti. Tajani ha annunciato anche la prossima battaglia: “Riguarda la Brexit. Sono tre le priorità fissate dal Parlamento Europeo, a cominciare dal garantire assoluta tutela ai tre milioni e mezzo di cittadini europei che vivono nel Regno Unito e che non devono vedersi ridurre i diritti il giorno dopo la Brexit. La seconda priorità riguarda i soldi che il Regno Unito deve all’Europa. Non vogliamo né un euro di più né uno in meno, ma non possiamo accettare la proposta di 20 miliardi di euro. Il terzo punto riguarda la frontiera tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, che dovrà essere flessibile, ma non potrà essere una groviera. Il rischio – ha dichiarato Tajani – è che si cerchi di far entrare in Europa prodotti agricoli, agroalimentari o di origine animale che non tutelano la nostra salute”.

Nel corso del suo intervento sulle politiche commerciali internazionali, Tajani ha poi evidenziato un dato: “L’Unione Europea negli ultimi anni è diventata primo esportatore di prodotti agroalimentari. Conosciamo le preoccupazioni di Coldiretti, non voglio fare un dibattito sul Ceta, ma ci sono anche altri accordi e dobbiamo vigilare affinché non penalizzino il mondo agricolo. Anche quando vogliamo aiutare gli altri Paesi come l’Africa – ha detto il presidente del Parlamento Ue – non possiamo farlo ai danni della nostra agricoltura. Un’altra questione riguarda la Russia: ci sono le sanzioni inflitte a Mosca dall’Europa sulle quali non voglio entrare nel merito, ma a pagare un prezzo troppo alto sono purtroppo le imprese europee. Per questo motivo sto lavorando per ricostruire il dialogo con il Parlamento russo, affinché i rapporti possano progressivamente normalizzarsi a beneficio anche del mondo agricolo”.

Infine Tajani ha parlato della Pac: “È positivo – ha dichiarato – l’accordo sul pacchetto Omnibus, sono convinto che la Pac debba evolversi e diventare più efficace. L’agricoltura è parte fondante della nostra identità culturale e della nostra civiltà, perché nel mondo agricolo si conservano i valori fondanti dell’Unione Europea. Credo quindi che nel prossimo bilancio comunitario la Pac debba trasformarsi in uno strumento per rendere la nostra agricoltura più moderna e competitiva”.

Secondo Tajani “non bisogna ridurre i finanziamenti comunitari all’agricoltura, ma l’agricoltura deve essere un obiettivo politico. La Pac deve essere ben orientata, deve permettere l’incremento del numero dei giovani che scelgono l’agricoltura. Lo stesso vale per quanto riguarda ricerca e innovazione in agricoltura, sostenuta dal pacchetto Orizzonte 2020 che include quasi quattro miliardi per il settore agricolo. Strumenti come il sistema di navigazione Galileo – ha sostenuto il presidente del Parlamento europeo – possono rendere l’agricoltura più moderna e sostenibile. Anche il Regno Unito, al di là dei rischi della frontiera irlandese, potrebbe rappresentare un’opportunità per l’export dei nostri prodotti dopo la Brexit perché il Regno Unito non è autosufficiente sul piano agroalimentare”.

“Penso – ha detto – che l’agricoltura moderna debba sfruttare queste occasioni. Queste sono le prossime sfide: il nostro saper fare può essere uno strumento per far contare di più l’Italia e l’Europa in altre realtà del mondo come il Sudamerica dove ci sono enormi possibilità di sviluppo. E quindi l’impegno del Parlamento Europeo sarà – ha concluso – a sostegno del settore agricolo, che davanti a sé ha un grande futuro”.

 

Gian Carlo Caselli

Presidente Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e nel sistema agroalimentare

 

“La nuova legge sul caporalato rappresenta un passo avanti importante. Abbiamo sempre avuto un approccio stagionale sul problema, occupandocene a livello di cronaca nera; questa nuova legge invece ha il merito di offrire un approccio strutturale”. Lo ha detto Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, nel suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio.  

Nell’affrontare il tema del contrasto al caporalato, Caselli ha insistito proprio sul ruolo dell’Osservatorio promosso da Coldiretti: “Abbiamo formato un gruppo proprio per seguire l’iter normativo sul caporalato, quindi abbiamo dato il nostro contributo e ora continua la nostra attività. Lo dimostra il libro “Agricoltura senza caporalato” nel quale proponiamo anche due miglioramenti alla legge, in particolare incentivi in termini di opportunità di lavoro e forme di amministrazione controllata”. Il procuratore ha parlato anche della magistratura sottolineando le difficoltà legate alle carenze di personale: “Ci sono punte aberranti di sottorganico fino al 30%”.

Tra i problemi evidenziati dal presidente Caselli vi è inoltre la questione dell’indipendenza della magistratura: “Purtroppo a qualcuno dà l’orticaria. Certi interessi gridano giustizia, ma c’è chi ne vuole meno soprattutto per se stessi e, quando la giustizia interviene, scattano gli attacchi e si grida nei confronti della magistratura, rappresentata non più come luogo di tutela dei diritti come di fatto è, ma come luogo di scontro e risse tra fazioni”.

Caselli si è soffermato infine sulle agromafie: ” Ci sono delle facilitazioni esterne alle mafie. La mafia vince quando la si accetta perché si pensa, magari inconsapevolmente, che un aiutino possa far comodo”.

Francesco Greco

Procuratore Capo di Milano

 

Le inefficienze degli apparati statali e degli organismi di controllo, anche privati e la mancanza di regole hanno scaricato tutto sulla magistratura. Non è scritto da nessuna parte che i fenomeni sociali ed economici devono essere risolti dai giudici. E’ triste quel Paese dove è il giudice a doverli risolvere. Dalla mafia alla corruzione, dalla tutela del risparmio alla tutela dell’agricoltura, non dovrebbero essere i giudici a doversi occupare di questi problemi. Lo ha detto il Procuratore di Milano Francesco Greco nel suo intervento ai lavori dell’edizione 2017 del Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio. “La supplenza della magistratura – ha detto – è stata un alibi per la politica per non risolvere i problemi”.

Parlando della figura del Pubblico Ministero italiano, Greco ha detto che è l’unico al mondo ad essere autonomo e indipendente e questo è un valore assoluto da difendere. “In una situazione in cui i corpi intermedi sono in crisi, le autority di controllo sono in crisi, anche il sistema della giustizia civile è in crisi, anche se – ha sottolineato – l’indipendenza dei PM è vista dal cittadino come una garanzia”.

Greco ha detto che occorrono regole chiare e semplici e di non confondere la certezza del diritto con l’impunità. Dopo avere posto l’accento sulla necessità di dotare di regole non solo il mondo reale, ma anche il mondo virtuale e di aver ipotizzato un antitrust mondiale perché i gruppi sono sempre più grandi, ha affermato che il problema della web tax non è banale, è l’ossigeno che dobbiamo avere per mandare avanti il nostro welfare dei prossimi anni.

 

Andrea Orlando

Ministro della Giustizia

 

Lotta al caporalato e impegno contro le agromafie (con la garanzia che il disegno di legge passerà in Consiglio dei ministri e i ringraziamenti a Coldiretti e all’ex procuratore Caselli per il lavoro fatto insieme su questi temi); necessità di inserire ogni provvedimento – “le cose che abbiamo fatto e quelle che continueremo a fare” – in una visione più complessiva, non limitandosi a rincorrere le singole istanze che vengono nel Paese; qualità e legalità come cardini su cui deve poggiare lo sviluppo del Paese (“poiché il nostro Paese non può competere sul terreno della quantità, né può competere aggirando le regole. Il nostro sistema produttivo vince sul livello alto della qualità”). Questi alcuni passaggi dell’intervento di Andrea Orlando, ministro della Giustizia, a Cernobbio, nella seconda giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello Studio Ambrosetti.

Annunciando di voler parlare “non solo come ministro della Giustizia, ma anche come ex ministro dell’Ambiente e dirigente politico”, Orlando ha toccato il tema della necessità di investire nella pubblica amministrazione (“abbiamo la pubblica amministrazione più vecchia d’Europa, la meno laureata d’Europa”) e ha ribadito che “solo una pubblica amministrazione adeguata può sostenere i cambiamenti profondi e guidare i processi che sono necessari” ed annunciato che la prossima legge di bilancio contemplerà il necessario investimento sul pubblico.

Il Ministro ha parlato anche di Europa, evidenziando la necessità di uscire dal provincialismo e invitando a “non porsi solo il tema di cosa l’Unione Europea possa fare per noi, ma di come noi siamo in grado di incidere nei processi dell’Unione Europea”. Ha indicato la necessità “di andare in Europa portando delle idee, avendo la capacità di condizionarne i processi. È necessaria la costruzione di un’integrazione europea più forte – ha aggiunto –. Ma l’Italia si metta all’avanguardia, non stia in una posizione contrattualistica. Possiamo svolgere una funzione come nella fase fondativa, ma a patto di saper proporre un disegno, una prospettiva di carattere generale dell’Unione Europea. Dobbiamo costruire le condizioni grazie alle quali divenire determinanti, costringendo gli altri a seguirci”. “La vera riforma della giustizia si faccia a livello europeo – ha detto –. Poiché o tale riforma ha una dimensione sovranazionale o rischia di essere spiazzata”.

Olando ha quindi sottolineato l’importanza di aver ottenuto la creazione di una Procura europea sulle frodi contro il bilancio dell’Unione Europea, con l’impegno di lavorare per allargarne le competenze, che devono includere anche la lotta al terrorismo.

Tra i temi posti, a più riprese è tornato sulla difesa dell’ambiente, “che è nel contempo difesa delle imprese agricole e dell’economia visto che nel nostro Paese l’agricoltura è strettamente legata alla qualità dei luoghi”. Infine, in un’ottica di giustizia e crescita del paese, ha toccato anche il tema della web tax, della necessità, nell’era dell’economia digitale, di una regolamentazione della tassazione per le multinazionali che operano in rete, con l’obiettivo di garantire equità fiscale e concorrenza leale.

 

INTERVENTO CONCLUSIVO DEL FORUM

 

Roberto Moncalvo

Presidente Coldiretti

 

“In questa edizione del Forum si sono incrociate tante persone diverse e c’è stata una grande convergenza rispetto ad alcuni concetti come prossimità, sostenibilità, trasparenza, innovazione, regole, mercato, cambiamento climatico, territori, comunità, Europa, politica, legalità, distintività”. Così il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha riassunto i temi nell’intervento conclusivo del 16° Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione.

“Credo che mai come quest’anno – ha detto – abbiamo messo a fuoco il fatto che il cibo nel mondo è sempre in mano a meno soggetti, a oligopoli che rischiano di diventare monopoli, e questo sta facendo aumentare la fame nel mondo, cosa che non accadeva più da oltre dieci anni. Quel tipo di cibo, quel tipo di modello vede il mercato lontanissimo dai valori etici, sociali e ambientali che una società moderna dovrebbe darsi come obiettivo”.

Moncalvo ha sostenuto che “se pensiamo al successo del modello agroalimentare italiano, pur con tutti i punti di miglioramento su cui si deve lavorare, vediamo che i valori di sostenibilità ambientale, i valori di sostenibilità sociale e i valori etici forse non sono mai stati così vicini da un lato alle esigenze che i nostri concittadini chiedono e dall’altro al comportamento di un numero sempre maggiore di imprese agroalimentari che vivono e scelgono di investire nel nostro Paese. Questo – ha commentato il presidente – è un punto di forza che vive in un mondo che va troppo spesso in un’altra direzione, allora questo modello va difeso e rafforzato. Visto che c’è stata una convergenza sempre maggiore sul fatto che questo è il modello che fa bene al Paese, non possiamo permetterci di continuare a difenderlo e rafforzarlo in modo frammentato”

Il tema ricorrente nei due giorni del Forum, secondo Moncalvo è stato “fare squadra rispetto ad azioni concrete, condivise rispetto alla difesa e alla promozione di questo modello. Per questo abbiamo parlato di contratti di filiera, abbiamo lanciato Filiera Italia, per questo abbiamo chiamato con noi mondi completamente diversi dal nostro, nella convinzione che tutti insieme possiamo dare una mano rispetto al percorso che abbiamo davanti a noi”.

L’ultimo grande obiettivo per il presidente Coldiretti “non è più solo quello di esportare cibo, e per fortuna sta crescendo export di cibo, ma esportare il modello, perché il modello che sta vincendo in Italia è l’unico modello che può dare una mano ai Paesi più poveri, quelli in cui la fame sta tornando a crescere. Chiudo – ha detto infine – con un proposito che credo debba caratterizzare il prossimo periodo: a noi servono atti e azioni di coraggiosa coerenza fra quello che abbiamo detto in questi giorni e quello che dobbiamo fare da oggi in poi per raggiungere risultati”.

 

 

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