ARTICOLO | Economia

C’è carestia di burro dopo l’addio all’olio di palma (-20%)

26 Ottobre 2017
C’è carestia di burro dopo l’addio all’olio di palma (-20%)
L’addio all’olio di palma spinge verso una carestia a livello internazionale di burro con una impennata dei consumi che ha messo a rischio le forniture familiari e alle industrie dolciarie. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’allarme lanciato dal giornale inglese Guardian sulla penuria di burro nei supermercati francesi che mette a rischio anche i tradizionali croissants e brioche. Se alcuni supermercati della Britannia e della Normandia sono stati costretti ad affiggere delle note di scuse sui frigo vuoti per le forniture razionate, gli effetti – sottolinea la Coldiretti – si fanno sentire anche in Italia dove un numero crescente di imprese ha fatto la scelta “olio di palma free”. Un riposizionamento importante che avviene dopo l’entrata in vigore definitiva lo scorso 16 ottobre della legge che obbliga ad indicare in etichetta l’origine per tutti i prodotti lattiero caseari fortemente voluta dalla Coldiretti, che consente di fare scelte consapevoli in un mercato invaso di prodotti stranieri spacciati come italiani. La domanda di burro è aumentata mentre le importazioni di olio di palma per uso alimentare sono diminuite in Italia del 20% nei primi sette mesi del 2017 con sei italiani su dieci che evitano di acquistare prodotti alimentari che contengono olio di palma, a conferma della diffidenza che sta portando un numero crescente di imprese ad escluderlo dalle proprie ricette, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes. Le importazioni di olio di palma ad uso alimentare in Italia hanno invertito la rotta dopo essere più che raddoppiate negli ultimi 20 anni raggiungendo nel 2016 circa 500 milioni di chili. Uno sviluppo enorme nonostante che alle perplessità sugli effetti sulla salute si siano aggiunte le preoccupazioni sull’impatto ambientale che – conclude la Coldiretti – sta portando al disboscamento di vaste foreste, senza dimenticare l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione e, naturalmente, le condizioni di sfruttamento del lavoro delle popolazioni locali private di qualsiasi diritto.
 
 
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