ARTICOLO | Economia

Brexit: inglesi senza pasta, addio a 1 pacco su 4

25 Settembre 2021
Brexit: inglesi senza pasta, addio a 1 pacco su 4

“Con la Brexit gli inglesi abbandonano anche la dieta mediterranea e dicono addio ad un pacco di pasta italiana su quattro con il crollo del 27% delle importazioni”. E’ quanto ha reso noto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini  in riferimento all’allarme sulla mancanza di benzina e cibo in Gran Bretagna con l’annuncio del primo ministro britannico, Boris Johnson di essere pronto a concedere un visto temporaneo a 5 mila camionisti stranieri per ripristinare le scorte ed evitare le lunghe file.

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ha avuto un pesante impatto sulla circolazione delle persone e delle merci anche per l’Italia con molti connazionali che sono costretti a tornare in Italia mentre complessivamente Oltremanica si registra un calo del 2% in valore degli arrivi di cibo e bevande Made in Italy nel corso del primo semestre dell’anno in netta controtendenza – ha sottolineato Prandini – all’aumento del 12% che si è registrato sul mercato mondiale secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.

Il cambio nella dieta degli inglesi a seguito dell’uscita dall’Unione Europea si evidenzia anche – precisa il presidente della Coldiretti – dal calo delle importazioni dall’Italia di salsa di pomodoro (-14%), di formaggi (-6%) e vini e spumanti (-2%), in netta controtendenza a quanto avviene nel resto del mondo.

A pesare sull’export alimentare nazionale in Uk secondo l’analisi della Coldiretti sono le difficoltà burocratiche ed amministrative che interessano le nuove procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli, secondo lo studio della Coldiretti.

“Difficoltà che mettono a rischio i 3,4 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari annue Made in Italy con il Paese Oltremanica che si classifica al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti” ha affermato Prandini nel ricordare che dopo il vino, con il Prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono proprio i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva e il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano”.

Le difficoltà nei rapporti tra Gran Bretagna ed Unione Europea rischiano peraltro di favorire l’arrivo di cibi e bevande extracomunitarie non conformi agli standard sicurezza Ue ma anche contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari Made in Italy, dal Parmigiano al Chianti. Si tratta purtroppo di un rischio reale come dimostrano – sottolinea la Coldiretti – le vertenze Ue del passato nei confronti di Londra con i casi della vendita di falso Prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. La Gran Bretagna – conclude la Coldiretti – potrebbe infatti diventare il cavallo di troia per l’arrivo del falso Made in Italy che nel mondo fattura 100 miliardi e che vedono tra i maggiori contraffattori gli Usa, con i quali gli inglesi stanno negoziando un accordo commerciale privilegiato, ma anche il Canada e l’Australia che fanno parte del Commonwealth.

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