COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio dell’8 luglio 2021

8 Luglio 2021
News La Forza del Territorio dell’8 luglio 2021

Primo piano

 

 

VERCELLI-BIELLA

MALTEMPO: DANNI INGENTI A STRUTTURE E AZIENDE AGRICOLE

Il presidente della Regione ha attivato procedure per chiedere stato di emergenza

A poco più di una settimana di distanza dalla passata grandinata, il maltempo mette ancora in ginocchio il Vercellese: la “supercella” che si è abbattuta ieri, mercoledì 7 luglio, ha devastato molti paesi della “Bassa”. A differenza di una settimana fa, purtroppo, i danni non si sono riservati solamente alle colture, ma anche alle strutture: sono innumerevoli infatti gli scoperchiamenti di fabbricati, aziende agricole e abitazioni che si sono registrate. Tanti i Comuni che sono stati colpiti: Prarolo, Pezzana, Asigliano, Desana, Tricerro, Ronsecco, Trino, Palazzolo, Fontanetto e Crescentino.

La tremenda precipitazione che si è verificata non si configura come una tromba d’aria, ma come una “supercella” o “downbrust”, ossia raffiche di vento lineari in discesa dalla nube temporalesca che talvolta possono superare agevolmente anche i 100 km/h causando danni notevoli, ben più estesi di un tornado o tromba d’aria.

Vista l’eccezionale portata dei danni e delle precipitazioni il presidente della Regione Alberto Cirio ha avviato immediatamente le procedure per chiedere lo stato di emergenza.

“Purtroppo sappiamo che in questa stagione il rischio di tempeste è molto alto – afferma Paolo Dellarole, presidente Coldiretti Vercelli-Biella – ma in questo momento si stanno ripetendo con una frequenza inusuale e con una potenza raramente vista che provoca danni incalcolabili ai cittadini. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi”, conclude.

Gli uffici Coldiretti sono a disposizione degli associati per le segnalazioni dei danni da inviare ai Comuni entro dieci giorni dal verificarsi dell’evento e per ogni altra necessità.

 

Dal Territorio

 

SARDEGNA, FAUNA SELVATICA FUORI CONTROLLO: + 15% CINGHIALI CON LOCKDOWN

E’ emergenza fauna selvatica. Un fenomeno incontrollato che sta assediando le campagne ma diventato ormai sempre di più un problema sociale visto che stanno invadendo anche i centri abitati e le strade.

E’ l’allarme lanciato questa mattina da Coldiretti scesa in piazza in tutta Italia con migliaia di agricoltori per urlare la propria rabbia davanti ad un’ulteriore calamità che sta distruggendo raccolti, campi, recinzioni e utensili da lavoro ma anche per proporre soluzioni concrete alla politica.

Una manifestazione che in Sardegna si è tenuta a Cagliari, davanti al Consiglio regionale ma collegati con tutti gli altri capoluoghi di provincia e piazza Montecitorio a Roma.

Il problema della fauna selvatica riguarda tutta la Penisola, Sardegna compresa, invasa da nord a sud: cinghiali soprattutto ma anche cornacchie, cervi, nutrie, volpi, cormorani, gazze, gabbiani, ghiandaie stanno scorrazzando nelle aziende agricole causando ingenti danni e rendendo la vita impossibile agli agricoltori e allevatori che oltre alle perdite non possono programmare. 

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, secondo una stima Coldiretti, si è registrato un aumento del 15% dei cinghiali (in tutta Italia hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari) che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia. I branchi – sottolinea la Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali (ci sono diversi casi a Dorgali come a Fluminimaggiore di pecore sventrate e ammazzate dai cinghiali), causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone.

La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole (in tutta la Penisola) ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Non meno pericolosi e dannosi sono gli altri selvatici: con i cervi, soprattutto nella Sardegna sud occidentale, che distruggono raccolti, pascoli e recinzioni. O le cornacchie che bucano i prodotti da campo (angurie, meloni…) cosi come le manichette (che gli agricoltori sono costretti ad interrare) e altri utensili; ma anche volpi, gazze, ghiandaie, cormorani, nutrie fanno la loro parte e colpiscono nel complesso tutto il comparto agricolo dal nord al sud della Sardegna.

 

PIEMONTE, CINGHIALI CAUSANO UN INCIDENTE OGNI 48 ORE

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, proliferano, con un aumento del 15%, i cinghiali che sono arrivati ad essere 2,3 milioni in Italia ed invadono città e campagne causando un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti in occasione della protesta in piazza Castello, a Torino, con gli agricoltori esasperati insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, all’intera Giunta di Coldiretti Piemonte, a tutti i direttori delle federazioni provinciali e a cui si sono uniti  il governatore Alberto Cirio, il vicepresidente Fabio Carosso, l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa,  i capigruppo e consiglieri  di maggioranza e minoranza con gli interventi di Paolo Ruzzola di Forza Italia, Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia, Monica Canalis del Pd, i cittadini, i Sindaci e le Istituzioni, oltre all’Associazione Familiari e Vittime della Strada con il presidente Giacinto Picozza.

Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa). Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

“I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi delle nostre città piemontesi, arrivando ad invadere anche i luoghi turistici e simbolo del Made in Piemonte – evidenziano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La situazione è diventata insostenibile non solo nelle aree rurali della nostra Regione, ma anche nelle città tanto che viene compromesso l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali con la perdita della biodiversità e sono in costante aumento gli incidenti che mettono a rischio la pubblica sicurezza. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute. Per questo il Piano deve essere volto alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori, motivo per cui sono di assoluta priorità alcune azioni che abbiamo individuato e presentato alla Regione per garantire continuità alle aziende agricole e tranquillità ai cittadini”.

Coldiretti Piemonte chiede che la Regione si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

 

TOSCANA, COVID: 300MILA CINGHIALI ASSEDIANO CITTA’ E CAMPAGNE

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano i cinghiali che hanno invaso città e campagne in Toscana con un aumento del 15%. E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti Toscana in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in piazza Duomo a Firenze. I branchi – sottolinea la Coldiretti regionale – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. Dopo il lockdown causato dall’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di oltre 300 mila esemplari – sottolinea la Coldiretti regionale – con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. C’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in mare e anche chi – evidenzia la Coldiretti – li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura.

La Giunta della Regione Toscana ha già deliberato, in linea con le legittime istanze degli agricoltori rappresentate in maniera pressante in tutte le sedi da Coldiretti Toscana, dando la possibilità agli agricoltori – in applicazione dell’articolo 37 della norma regionale – di intervenire direttamente, con il coordinamento della Polizia Provinciale. Un atto importante e unico che, però, necessita di atti procedurali utili – aggiunge Coldiretti Toscana – alla efficacia effettiva del provvedimento regionale, anche attraverso un confronto serrato con le Polizie provinciali.  

Oltre ai rilevanti danni alle colture, è ingente l’impatto negativo – insiste Coldiretti Toscana – sulla biodiversità e sull’ambiente in generale, parallelamente al ripetersi degli incidenti stradali dovuti ad animali, in molti casi drammatici o mortali. 

La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 20 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti Toscana – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La Coldiretti Toscana chiede che le Regione, che ha già autorizzato l’intervento diretto degli agricoltori con il coordinamento della Polizia provinciale, faccia pressing in Conferenza Stato Regioni, per. 

  • una necessaria modifica della norma statale volta a semplificare e rafforzare gli interventi di controllo e contenimento della specie; 
  • un impegno da adottare a livello regionale per regolamentare l’attività di prelievo venatorio.
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente 
  • per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.”

 

MOLISE, SOS CINGHIALI: PRESIDENTE REGIONE PRONTO A CHIEDERE DECRETO LEGGE

“Chiederò, tramite i nostri referenti politici, un Decreto Legge che consenta un intervento straordinario di contenimento perché veramente non se ne può più”. Queste le prime dichiarazioni a caldo del Presidente della Regione Molise, Donato Toma, al termine dell’incontro avuto oggi a margine del sit in che gli agricoltori e gli allevatori di Coldiretti Molise hanno tenuto, davanti la sede della Giunta regionale a Campobasso.

“E’ giusto avere un atteggiamento benevolo verso gli animali – ha aggiunto il Governatore – ma quanto poi la fauna selvatica diventa pericolosa per la produzione dei campi, la circolazione dei veicoli e per le casse della Regione Molise, perché noi fra risarcimenti agli agricoltori e agli automobilisti spediamo fior di milioni di euro che potremo utilizzare diversamente, è chiaro che la misura è ormai colma”.

Ringraziando, poi, la Coldiretti Molise per aver fatto in materia di cinghiali proposte concrete, Toma ha ricordato che la Regione ha “modificato alcune norme regionale sulla caccia però il Governo non solo ce l’ha impugnata ma la Corte Costituzionale l’ha dichiarata incostituzionale. Non sapendo più cosa fare a livello regionale ci spostiamo insieme a voi sui tavoli nazionali. Faccio parte dell’Ufficio di Presidenza della Conferenza delle Regioni – ha concluso Toma – quindi il mio impegno sarà portare all’attenzione dei presidenti di tutte le Regioni d’Italia questo grave problema che abbiamo tutti in Italia”.

 

BASILICATA, IN PIAZZA A POTENZA PER DIRE STOP ALL’INVASIONE DI CINGHIALI

Duecento agricoltori, in rappresentanza degli oltre 20 mila iscritti a Coldiretti Basilicata, hanno partecipato stamane al flash mob organizzato a Potenza, dinnanzi alla sede della Regione per manifestare contro l’invasione dei cinghiali che con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano, ha visto un aumento del 15% di animali. Una pacifica protesta alla quale hanno preso parte anche gli assessori regionali, Francesco Fanelli e Gianni Rosa, il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, dieci consiglieri regionali e 41 sindaci, tra cui il primo cittadino di Potenza, Mario Guarente. Assente per motivi istituzioni il governatore Vito Bardi che ha annunciato l’intenzione di ricevere la prossima settimana una delegazione di Coldiretti Basilicata. “Anche in Basilicata – ha ricordato il presidente della confederazione agricola lucana, Antonio Pessolani – gli animali si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone”. Per Coldiretti Basilicata la situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per centinaia di migliaia di euro alle produzioni agricole, ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. “Chiediamo che anche la Regione Basilicata si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali – ha spiegato il direttore regionale della Coldiretti, Aldo Mattia – affinchè gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza; l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale; gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale; il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio; le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale, ed infine  che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”. Infine l’auspicio, che la Regione Basilicata, “entro Ferragosto approvi una delibera per mettere fine all’emergenza” ha concluso Mattia. 

 

SICILIA, CINGHIALI: CON IL LOCKDOWN + 15% / 20% BRANCHI NELL’ANNO DELLA PANDEMIA

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano, con un aumento del 15%, i cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia. È quanto emerge dalla stima di Coldiretti in occasione della protesta di agricoltori,cittadini e istituzioni in tutta Italia a partire da piazza Montecitorio a Roma con mobilitazioni  nelle principali città italiane tra cui Palermo, capoluogo di una Regione in cui la proliferazione della fauna selvatica tocca il 20 per cento.

I branchi – sottolinea la Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone.

In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari – sottolinea la Coldiretti – con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. C’è chi si ritrovato cinghiali che nuotavano in male e chi ha dovuto scegliere di non seminare più e abbandonare il terreno.

La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. La Coldiretti chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.”

 

LIGURIA, COVID: 70 MILA CINGHIALI ASSEDIANO LA REGIONE

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano, con un aumento del 15% a livello italiano, i cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia, arrivando a superare i 70 mila esemplari in Liguria. E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti Liguria in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in tutta Italia, a partire da piazza Montecitorio a Roma fino a p.zza De Ferrari a Genova.

I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari che scorrazzano nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale: c’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in spiaggia o a spasso per le vie del centro e anche chi li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura.

“La situazione è diventata insostenibile nelle campagne – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – con danni enormi alle produzioni agricole, ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico, con la perdita di biodiversità sia animale sia vegetale. In campagna, da ponente a levante, è un continuo susseguirsi di segnalazioni, partendo dalle colture che vengono completamente distrutte dal passaggio degli animali, mentre appezzamenti di terreno vengono scavati e solcati in modo irrimediabile, muretti a secco danneggiati e in alcuni casi rasi al suolo, boschi devastati, strade consortili e mulattiere rese impercorribili, pericolo di spiacevoli incontri nei giardini pubblici, sui sentieri dell’entroterra e sulle strade carrozzabili. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. A tutto ciò si sommano poi i numerosi incidenti che continuano a susseguirsi sulle nostre strade per la colluttazione con uno o più esemplari. Non è più solo una questione di risarcimenti – concludono Boeri e Rivarossa – ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Serve un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza una volta per tutte”

La Coldiretti chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinch

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.”

 

UMBRIA, INVASIONE CINGHIALI: “FLASH MOB” DEGLI AGRICOLTORI IN PIAZZA A PERUGIA

Gli agricoltori della Coldiretti hanno promosso stamattina in Piazza Italia a Perugia, un “flash mob” per porre di nuovo all’attenzione di Istituzioni e cittadini l’allarme dovuto all’invasione dei cinghiali acuitosi con l’emergenza covid.

“Città e campagna unite contro i cinghiali”, ma anche “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono” e “Niente lockdown per i cinghiali”, “Difendiamo il nostro territorio”: sono solo alcuni degli slogan mostrati pacificamente dagli agricoltori intervenuti, per manifestare contro quella che non è più solo una problematica di natura economica per il comparto, ma anche ambientale, di salute e sicurezza pubblica.

Un’iniziativa – spiega il Presidente regionale Coldiretti Albano Agabiti – che ha ricevuto anche la solidarietà dei cittadini e il sostegno di tanti rappresentanti dei Comuni e che è stata promossa contemporaneamente in tutt’Italia, a testimonianza di come si tratti di un’emergenza nazionale, che in Umbria ha assunto un’elevata e particolare gravità. Intendiamo rivolgerci a tutte le Istituzioni e a tutta la collettività, visto che siamo di fronte ad una problematica che non riguarda più solo i redditi persi dalle imprese.

In questi ultimi mesi – sottolinea Agabiti – grazie anche alla nostra mobilitazione che ruota intorno al Manifesto Coldiretti “Tuteliamo territorio e imprese”, e con il supporto dell’Assessorato regionale all’agricoltura, si sono fatti concreti passi in avanti: basta pensare all’istituzione su nostra richiesta di un Tavolo di crisi per monitorare settimanalmente il fenomeno e al Regolamento sulla caccia di selezione che per la prima volta include anche la specie cinghiale; ma ci si è attivati anche per un importante percorso in tema di catture e per una filiera tracciata e trasparente delle carni dei cinghiali.

Chiediamo ora uno sforzo in più – aggiunge Agabiti – forti anche dell’appoggio, al nostro Manifesto di febbraio, di già oltre il 50% dei Comuni umbri che hanno deliberato a sostegno. È necessario infatti prevedere nella Legge Regionale Nr. 14 del 1994, l’inserimento di una nuova procedura in materia di intervento e controllo, ma anche arrivare alla modifica della Legge Nazionale Nr. 157 del 1992, in modo tale da raccogliere, pure sotto l’aspetto normativo, l’S.O.S. lanciato ormai non solo dagli agricoltori ma anche dai cittadini.

Non è mai stato così alto in Umbria – afferma il Direttore Coldiretti Umbria Mario Rossi – l’allarme per l’invasione di cinghiali che con l’emergenza Covid hanno trovato campo libero in spazi rurali e urbani, spingendosi sempre più vicini ad abitazioni e scuole fino ai parchi dove giocano i bambini. Gli animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti e si spingono fino all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. Il forte auspicio – prosegue Rossi – è quello che la sensibilità in questi ultimi mesi dimostrata dal governo regionale ma anche territoriale, sfoci in un sostegno convinto per queste ulteriori richieste che mirano alla sicurezza di tutta la collettività. Si tratta infatti – ribadisce Rossi – di far fronte ad un’emergenza economica, di pubblica sicurezza, ambientale, con rischi anche sotto l’aspetto sanitario, come la minaccia della peste suina africana, e che ormai si è trasformata in una vera e propria “battaglia di civiltà”. Serve un piano straordinario concertato tra Governo e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza.

Tra i numerosi rappresentanti delle Istituzioni regionali intervenuti all’iniziativa, la Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il Presidente dell’Assemblea Legislativa Marco Squarta e l’Assessore regionale all’Agricoltura Roberto Morroni. Al termine del flash mob, una delegazione Coldiretti è stata ricevuta infine, dal Prefetto di Perugia Armando Gradone.

 

VENETO, CITTA’ E CAMPAGNE INVASE DAI CINGHIALI LA SOLIDARIETÀ DI ZAIA

Sono talmente diffusi ovunque sul territorio regionale che non ci sono neppure i numeri ufficiali: impossibile ormai contarli, sono i cinghiali in Veneto. Le stime di Coldiretti parlano di 90mila cinghiali che scorrazzano indisturbati dalla campagna fino in città. Un’emergenza che ha fatto arrivare a Venezia gli agricoltori di Coldiretti da tutte le province per denunciare un fenomeno incontrollato che è diventato un problema di ordine pubblico e sicurezza. Per questo oggi in Piazzale Santa Lucia gli agricoltori di Coldiretti Veneto hanno organizzato un flash mob “silente” per testimoniare lo stato in cui gli operatori agricoli e i cittadini sono costretti ad affrontare l’invasione dei cinghiali dalle campagne alle città. Il fenomeno che lascia tutti “senza parole” è stato spiegato attraverso l’esposizione “muta” di grandi immagini con ritratti ettari di mais devastati, foto di incidenti stradali e di cinghiali che scorrazzano indisturbati nei centri residenziali, rovistando tra i cassonetti di rifiuti a ridosso delle abitazioni.

Una situazione fuori controllo favorita dall’emergenza Covid che con il lockdown ha lasciato campo libero a intere colonie che dagli spazi rurali si sono spinti fino alle aree urbane arrivando sempre più vicini alle famiglie, nei parchi dove giocano i bambini o alle scuole. Gli animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi: non più di tanto possono fare i circa 7mila selecontrollori. Il dossier elaborato da Coldiretti evidenzia danni periziati per oltre un milione di euro di cui liquidati poco più della metà. Un importo assolutamente sotto stimato – commenta Coldiretti Veneto – perché gli agricoltori esasperati hanno addirittura smesso di presentare le istanze. La questione non è solo agricola – ha spiegato Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto insieme al vice Carlo Salvan sul palco – coinvolge tutti produttori, allevatori, residenti nei centri urbani, automobilisti, turisti, altre specie animali. A sostenere la denuncia di Coldiretti più di 50 sindaci schierati con fascia tricolore a testimonianza di un impegno quotidiano di tutela del territorio. La mobilitazione ha interessato tutta Italia, nelle principali piazze che da Nord a Sud. Sul palco del capoluogo veneto anche Carla Peruffo assessore del comune di Ospedaletto Euganeo coinvolta in un sinistro stradale che poteva avere conseguenze estreme. Dopo di lei anche Silvia Marcazzan operatrice agrituristica della Lessinia nel veronese dove il passaggio di intere colonie distrugge l’integrità di luoghi di pregevole bellezza pronti ad accogliere visitatori e ospiti. Al Presidente della Giunta Luca Zaia intervenuto sul palco, la delegazione dei dirigenti di Coldiretti guidata da Daniele Salvagno ha sottolineato: Non possiamo nasconderci dietro un dito: il vecchio Piano non ha funzionato. Con 7000 selecontrolli nel 2020 si sono abbattuti circa 7000 capi, in media un capo a soggetto. Stimiamo che in Veneto siano presenti circa 90.000 capi concentrati in alcuni territori. Con questo ritmo la nostra regione sarà invasa dai cinghiali!”. All’assessore competente Cristiano Corazzari Coldiretti ha affidato le seguenti richieste urgenti:

.che Stato e Regioni facciano un gioco di squadra e operino in modo risoluto per rendere le misure di contenimento e controllo effettivamente efficaci.

  • che gli agricoltori dotati delle necessarie autorizzazioni siano messi in condizione di essere effettivamente protagonisti delle azioni di contenimento, anche attraverso l’utilizzo di altri soggetti autorizzati, a partire dai cacciatori, per intervenire immediatamente sui propri fondi agricoli.
  • semplificare le procedure per l’attivazione di tutti gli interventi e messe in atto azioni per promuovere l’attività dei selecontrollori
  • che attraverso una modifica della legge nazionale, il coordinamento delle azioni sia affidata al Prefetto in quanto competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.
  • che la delibera proposta alla Regione sia approvata in tempi rapidi
  • che il nuovo piano di controllo dei cinghiali contenga azioni semplici sburocratizzate, efficaci, efficienti, allargando la platea dei soggetti attuatori, con le risorse necessarie.

“Siamo ad un bivio – ha concluso Daniele Salvagno – o subiamo l’invasione dei cinghiali o reagiamo fortemente. Leggi e provvedimenti ci sono: si applichino, usando il criterio della buona politica”.

A turno si sono alternati con dichiarazioni di appoggio il Presidente del Consiglio del Veneto Roberto Ciambetti e i capi gruppo consiliari ai quali Daniele Salvagno ha consegnato il dossier su “L’assedio dei cinghiali in Veneto”.

 

PUGLIA, COVID: SOS PESTE SUINA, CINGHIALI VEICOLO CONTAGIO

C’è anche molta preoccupazione tra gli allevatori per la peste suina africana (PSA) che si sta diffondendo in diverse parti della Germania e che può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, con i cinghiali che possono essere un veicolo di contagio con un numero che negli ultimi anni si è moltiplicato in Italia dove si stima la presenza di circa 2,3 milioni di esemplari. Un pericolo denunciato dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. E’ quanto emerso durante il blitz a Bari davanti al Palazzo della Regione Puglia di Coldiretti Puglia, con oltre 1000 agricoltori, allevatori, pastori insieme al presidente della Coldiretti regionale, Savino Muraglia, i quadri dirigenti dell’Organizzazione, l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, i presidenti dei Parchi dell’Alta Muraglia Tarantini e del Gargano Pazienza, e quasi 100 rappresentanti delle istituzioni tra consiglieri regionali, sindaci e amministratori comunali.

“L’escalation di danni, aggressioni e incidenti che causano purtroppo anche vittime è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali presenti in Puglia che nel giro di dieci anni sono raddoppiati, mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita di agricoltori e automobilisti, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, oltre alle evidenti ripercussioni igienico -sanitarie”, ha denunciato il presidente Muraglia

In Puglia sono enormi le perdite registrate in campagna causate dalla fauna selvatica, con un danno pari ad oltre 15 milioni di euro, per cui Coldiretti Puglia chiede una cabina di regia tra ministeri alle Politiche Agricole, Ambiente e Salute con la Regione Puglia di lavorare insieme ad una radicale modifica della legge 157 del 1992 per salvare le campagne dove ormai ci sono più cinghiali che lavoratori agricoli.

“Oltre al tema dei risarcimenti risibili e sempre in grande ritardo, è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Ora non ci sono più alibi per intervenire in modo concertato tra Ministeri e Regione ed avviare un piano di abbattimento straordinario senza intralci burocratici. Le aree rurali e anche le città, vedi quanto accade nel capoluogo di regione a Bari, sono invase da cinghiali che mettono a repentaglio l’incolumità delle persone, fanno razzia nei campi di frutta, legumi, piantine, ortaggi, con inevitabili ripercussioni anche di natura igienico-sanitaria”, insiste il delegato confederale di Coldiretti Foggia, Pietro Piccioni.

Particolarmente grave e ingestibile la situazione nelle aree rurali della Murgia barese e tarantina e in Capitanata, soprattutto nell’area del Gargano dove l’habitat risulta particolarmente favorevole.

Si tratta di una situazione insostenibile – denuncia Coldiretti Puglia – che sta provocando l’abbandono delle aree interne da parte della popolazione, con problemi sociali, economici e ambientali. Gli imprenditori agricoli ma anche gli automobilisti, gli autotrasportatori e gli avventori occasionali, stanno segnalando con sempre maggiore frequenza – conclude Coldiretti Puglia – i danni provocati da cinghiali e lupi che vivono e si riproducono principalmente nelle aree naturali protette ma che, inevitabilmente, sconfinano nelle aziende agricole, sulle strade limitrofe ed in prossimità dei centri abitati.

I cinghiali – sottolinea la Coldiretti – hanno preso possesso del territorio delle aree protette e si sono spinti anche nei centri abitati con segnalazioni nei paesi e nelle grandi città, oltre che nelle aree coltivate. In pericolo – conclude la Coldiretti – non ci sono solo le produzioni agricole necessarie per soddisfare la domanda alimentare dei cittadini ma anche la sicurezza delle persone che in alcuni territori sono assediate fin sull’uscio di casa, senza dimenticare gli incidenti stradali ed i pericoli per i mezzi di soccorso.

 

CALABRIA, SOS CINGHIALI: SPIRLI E GALLO HANNO ACCOLTO PROPOSTE COLDIRETTI

Grande coinvolgimento di agricoltori, cittadini, sindaci, amministratori, Consiglieri Regionali al Flash-mob organizzato dalla Coldiretti Calabria a Catanzaro alla Cittadella Regionale. Ben 94 amministrazioni comunali, la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Cosenza, i parchi della Sila e Aspromonte e tante altre adesioni. Il problema dell’invasione dei cinghiali è molto grave hanno detto molti partecipanti che hanno riferito con testimonianze le esperienze drammatiche che hanno vissuto. Una delegazione della Coldiretti Calabria guidata dal presidente Franco Aceto è stata ricevuta dal Presidente Spirlì e dall’assessore Gallo che hanno espresso anche loro forti preoccupazioni per la presenza massiccia dei cinghiali sul territorio e non solo nelle aree rurali.  Il presidente Spirlì ha evidenziato l’importanza fondamentale della presenza degli agricoltori per l’economia delle aree rurali interne e come l’emergenza cinghiali sia divenuta ormai un problema nazionale che, prima che sia troppo tardi, non può più essere rimandato. Ha assicurato che le proposte della Coldiretti Calabria saranno accolte, e a breve, sarà predisposta dall’Assessore Gallo la delibera proposta da Coldiretti che una volta adottata, consentirà la semplificazione per il contenimento e controllo dei cinghiali e consentirà la disciplina degli interventi di controllo dei cinghiali e il loro contenimento in ambito urbano. L’assessore Gallo ha ribadito che è necessario adeguare la normativa di settore e che l’importante tema sollevato da sempre dalla Coldiretti, è stato al centro dei lavori della commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni e Province autonome dello scorso 5 luglio. E in questa sede – ha aggiunto – ho sollevato al cospetto delle altre Regioni, l’impellente questione dell’incremento incontrollato, in Calabria come nel resto del territorio nazionale, degli ungulati. Ritengo – ha continuato che la problematica del proliferare della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali è argomento la cui trattazione è assolutamente indifferibile, a causa dei pesanti danni agli imprenditori agricoli e agli allevatori, dei pericoli per l’incolumità umana e di gravi rischi sanitari, non da ultimo il possibile ingresso, anche in Italia, della peste suina africana. Il presidente Aceto ha dato atto di questi impegni precisi da parte del Presidente Spirlì e del’Assessore Gallo. Il presidente di Coldiretti Calabria ha ribadito che il Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – ha continuato – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. La Coldiretti ha dato atto dell’impegno già espresso dall’assessore Gallo in Conferenza Stato-Regioni e ha sollecitato un coordinamento stretto con lo Stato per operare in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.

La Coldiretti ha chiesto anche un’accelerazione dei pagamenti agli agricoltori che hanno subito danni da fauna selvatica e che hanno dovuto anticipare le spese per l’istruzione della pratica.

 

LOMBARDIA, MANIFESTAZIONE CINGHIALI: LE VOCI DALLA PRIMA LINEA DELLA PROTESTA

In centinaia si sono radunati a Milano in piazza Città di Lombardia, esasperati da una situazione ormai fuori controllo, per denunciare i continui attacchi dei selvatici che con le loro incursioni distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano gli animali allevati, senza contare gli incidenti stradali.

“I cinghiali sono dappertutto – denuncia Alberto Pagani, agricoltore e sindaco del comune di Binago (Como) – Provocano talmente tanti danni che non siamo neanche in grado di quantificarli tutti: nei campi delle nostre zone prendono di mira soprattutto il mais e le patate per cibarsi, sulle strade continuano a provocare incidenti. Occorrono per forza interventi massivi, altrimenti non riusciremo mai a controllarli”.

 “I problemi più grossi sono in primavera e in autunno – spiega Paolo Martinelli, produttore di Arcisate (Varese) – Vanificano le semine e con il loro passaggio distruggono i prati ribaltando le zolle. Siamo scesi in piazza perché la situazione peggiora di anno in anno e ormai è insostenibile: chiediamo di non essere abbandonati”

Oltre al mais e ai prati, nel mirino dei cinghiali finiscono anche riso, vigneti e uliveti. “Nemmeno il riso si salva dalla furia di questi animali – spiega Paolo Braschi, risicoltore di Vistarino (Pavia) – Quando le piantine sono appena spuntate fanno saltare col muso tutte le file, oppure quando la pianta è ormai matura entrano nelle risaie e si sdraiano sul terreno, schiacciando e mangiando il riso. In questo modo, mi hanno danneggiato due ettari di terreno che ho all’interno del Parco del Ticino”.

“Sono 30 anni che subiamo i danni causati dai cinghiali – afferma Angelo Casali, agricoltore di Berzo San Fermo (Bergamo) – un incubo che ormai è cresciuto a dismisura. Noi lavoriamo e questi animali nel giro di poche ore distruggono tutto. La loro azione è devastante: frantumano la cotica erbosa nei prati mentre nelle vigne sradicano le barbatelle più giovani e quando l’uva è matura mangiano i grappoli più vicini al terreno. Le incursioni nei prati poi si ripercuotono anche nelle stalle: nei terreni dove passano lasciano le zolle tutte sollevate, così si raccoglie un foraggio di scarsa qualità che quando viene utilizzato per l’alimentazione delle mucche mette a rischio il loro benessere e anche il latte che producono ne risente”.

“Non è solo una questione di risarcimenti – spiega Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia – Qui ne va della stessa sopravvivenza aziendale. In molti casi gli agricoltori sono così scoraggiati che non denunciano più, abbandonano le coltivazioni perché il risultato non vale la fatica e gli investimenti. Ma oltre questo, c’è poi l’aspetto che riguarda la sicurezza delle persone che va affrontato con decisione e senza ulteriori tentennamenti. Senza considerare poi che i cinghiali rappresentano solo una delle specie selvatiche e inselvatichite che mettono a rischio la tenuta il lavoro delle imprese agricole sul territorio lombardo”. 

“Siamo esasperati – conferma Piercarlo Barilli, agricoltore di Casalmaggiore (Cremona) e vicepresidente del Consorzio di Bonifica Navarolo – Con nutrie e cinghiali nessun raccolto è al sicuro. Qui nella mia zona ad esempio le nutrie si avventano anche sulle piantine di pomodoro appena messe a dimora, togliendole una per una e lasciando i campi praticamente spogli. Senza contare poi i danni su rogge e canali, dove le nutrie scavano veri e propri tunnel lungo le sponde mettendo a rischio la sicurezza delle persone nei campi e sulle strade e compromettendo il corretto scorrere dell’acqua”.

Gli fa eco Nicola Bini, agricoltore e vicesindaco di Acquanegra sul Chiese (Mantova): “Sono molto preoccupato – dice – I cinghiali sono già stati avvistati nel comune confinante al mio e potrebbero spostarsi nella nostra zona, portando nuovi problemi che si andrebbero a sommare a quelli provocati dalle nutrie che da noi rappresentano una vera e propria emergenza. Personalmente, a causa loro, ho avuto produzioni di mais ridotte di un terzo, senza contare il pericolo che si corre ogni giorno a passare con i trattori sui terreni sotto cui si trovano le tane di questi animali con il rischio di ribaltamento del mezzo. E poi le nutrie minacciano anche la biodiversità divorando le uova e i pulcini di anatre, fagiani e gallinelle d’acqua”. 

 

LAZIO, COLDIRETTI MANIFESTA IN REGIONE CONTRO L’INVASIONE DEI CINGHIALI

Con lo slogan #bastacinghiali Coldiretti Lazio ha manifestato questa mattina davanti alla sede della Regione Lazio, contro l’invasione degli animali selvatici, in contemporanea con la protesta davanti a Montecitorio di agricoltori, cittadini e istituzioni arrivati da tutta Italia.

Una situazione fuori controllo a Roma e nell’intero territorio regionale, che non è più tollerabile per gli agricoltori alle prese con ingenti danni ai loro raccolti. A tutto questo si aggiunge anche un problema di sicurezza stradale e di pericolo per la salute publica. Sempre questa mattina si è svolta

Nel Lazio i danni causati dai cinghiali stimati dalla federazione regionale di Coldiretti, sono passati dai 3,5 milioni di media degli anni precedenti ai 10 milioni, solo nel periodo pandemico nel corso del quale si è assistito ad una proliferazione senza precedenti.

Nella Capitale e nella provincia si calcola la presenza di oltre 20 mila cinghiali. Un numero destinato a crescere, che nel Lazio supera oltre 100 mila. Danneggiati in alcuni casi anche l’80 per cento del raccolto con Rieti, Viterbo e Frosinone in testa, subito dopo Roma. Una situazione che ha costretto molti agricoltori ad abbandonare coltivazioni che portavano avanti da generazione per convertire il terreno ad altre colture, abbandonando ad esempio il mais, che è una delle colture più colpite e tra le preferite dei cinghiali. “A Roma e nella provincia, così come in tutto il Lazio – dice il vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri e presidente della federazione regionale – la situazione è fuori controllo e surreale. Ecco perché oggi abbiamo organizzato una mobilitazione a livello nazionale che vede il Lazio protagonista. Siamo accanto agli agricoltori che continuano a subire ingenti danni e siamo accanto anche ad ogni singolo cittadini che si sente minacciato da questa situazione. Molti di loro oggi sono scesi in piazza con noi, perché tutto questo non è più accettabile”.

Presenti alla manifestazione anche numerosi consiglieri comunali e folte delegazioni di tutti i partiti presenti in consiglio regionale, che hanno sostenuto Coldiretti Lazio in questa battaglia. Tra loro il consigliere regionale, Valerio Novelli, presidente della VII Commissione Agricoltura. Ad esprimere la loro vicinanza agli agricoltori scesi in piazza anche gli assessori Enrica Onorati all’Agricoltura e Roberta Lombardi alla Transizione Ecologica.

Chiare le proposte e le richieste di Coldiretti Lazio, come “Il potere sostitutivo esercitato dalla Regine – spiega Granieri – nel caso in cui le aree parco non fossero efficienti ed efficaci. Così come la necessità di coinvolgere il mondo agricolo, quindi gli agricoltori che hanno già il permesso di caccia e sono formati per abbattere direttamente in azienda. E poi chiediamo che il sistema di selecontrollo possa essere rivisto perché oggi molto macchinoso troppo frazionato. Ambiamo ad un elenco regionale di selecontrollori, che nel momento del bisogno, possano essere pronti ed efficaci per una riduzione delle masse che ormai sono incontrollate”.

Appena due giorni fa cinghiali sono stati fotografati tra i bagnanti, mentre si dissetavano al lago di Bracciano. Scene di branchi di ungulati che prendono d’assalto i sacchetti dell’immondizia a pochi metri dalle abitazioni, in pieno centro abitato, sono all’ordine del giorno. E’ accaduto in questi giorni a Labaro, ma avviene puntualmente sulla Cassia, a Monte Mario e Trionfale, ma sono arrivati persino a pochi passi dal ministero degli affari Esteri. E son o stati fotografati mentre girano indisturbati persino nel Cimitero Flaminio. Migliaia le segnalazioni che arrivano da ogni quartiere di Roma da Prima Porta alla Giustiniana, da Ottaviano fino a Maccarese, una zona questa dove in precedenza mai si era registrata la loro presenza.

E non mancano episodi di aggressioni. Proprio il mese scorso a Labaro un ragazzo è rimasto chiuso per alcuni minuti nell’area cani, circondato da un branco di venti cinghiali. Scene di paura in un supermercato a Formello, dove gli ungulati le hanno rotto le buste della spesa che una donna stava caricando nella sua auto nel parcheggio di un supermercato. Stessa situazione a Roma nord in zona viale Cortina d’Ampezzo, dove nei mesi scorsi un cinghiale ha caricato un giovane residente, che è stato inseguito per oltre 100 metri. Ormai i residenti hanno paura di uscire di casa con i propri cani, perché temono che anche loro possano rimanere vittime di attacchi. Le cose non cambiano nella zona dei Castelli Romani. Al lago di Albano è stato aggredito e morso da un cinghiale anche un bambino di 11 anni, costretto a ricorrere alle cure mediche.

Rischi per la viabilità con incidenti che si verificano sempre più frequentemente a causa dei loro attraversamenti. Alcuni purtroppo anche mortali. In alcune zone, come a Cinquina, per il rischio di scontrarsi con i cinghiali è stato ridotto il limite di velocità sulle strade a 40 chilometri. Alla Bufalotta si registrano diversi incidenti provocati dai cinghiali. E c’è anche un problema di salute pubblica. Questi animali selvatici, come è risaputo, sono vettori della peste suina.  

Secondo un’analisi di Coldiretti su dati Asaps si verifica un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. E’ il tragico bilancio nell’anno dell’emergenza Covid dell’invasione di cinghiali e animali selvatici, che non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la sicurezza delle persone. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat.

 

VALLE D’AOSTA, FLASH MOB DI SENSIBILIZZAZIONE SULLA PROBLEMATICA DEI CINGHIALI

Anche la Valle d’Aosta oggi si è mobilitata, insieme alle altre federazioni regionali di Coldiretti, per richiamare l’attenzione della politica e dei cittadini sulla problematica dei cinghiali. Con l’emergenza Covid si è registrato un aumento incontrollato di questo tipo di fauna che sta causando grandi disagi in molte campagne, nei borghi, nei paesi e nelle città-medio piccole di diverse regioni, fino a lambire in maniera sostanziale le aree periferiche delle grandi città.

Il flash mob di sensibilizzazione si è svolto nella mattina di oggi, giovedì 8 luglio, nella centrale Piazza Deffeys, sotto il palazzo regionale dove era in corso l’adunanza del Consiglio regionale della Valle d’Aosta.

“Grazie anche alla legislazione attualmente in vigore nella nostra regione il fenomeno dei cinghiali è a livelli diversi rispetto ad altre regioni italiane, riteniamo che non si possa abbassare la guardia e si debba agire in modo preventivo per difendere le colture, la biodiversità, tutelare i contadini e la popolazione in generale” ha sottolineato Alessio Nicoletta, Presidente di Coldiretti Valle d’Aosta.

I manifestanti, agricoltori e allevatori soci della associazione valdostana –  hanno distribuito ai passanti sacchetti patatine e popcorn madeinvda, esempio classico, le patate e il mais, tra le molteplici produzioni bersaglio della devastazione dei cinghiali.

“La nostra iniziativa si pone anche in solidarietà di altre regioni dove questi animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti” spiega Elio Gasco, Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta.

Una delegazione, composta da Alessio Nicoletta ed Elio Gasco con il vicepresidente di Coldiretti Fabrizio Chenal, Omar Tonino e Edy Henriet, rispettivamente Presidente e Direttore di Arev, Marino Denarier e Jair Vidi, Delegato regionale Giovani Impresa, è stata ricevuta a Palazzo regionale dal Presidente della Regione Erik Lavevaz e dall’Assessore all’Agricoltura e Risorse Naturali Davide Sapinet.

“Il governo regionale ha dimostrato grande attenzione alla problematica da noi sollevata. In quest’ottica abbiamo consegnato loro un documento con due proposte di modifiche normative, una a livello nazionale e una a livello regionale ad integrazione del programma regionale di controllo della specie cinghiale” ha spiegato ancora Nicoletta.

“Il nostro auspicio è che la Valle d’Aosta, anche se non coinvolta dal problema in modo drammatico come altri territori, ponga la massima attenzione sul tema e accolga le nostre proposte per rendere ancora più efficaci sia la legge regionale sulla gestione della fauna selvatica sia il piano di controllo del cinghiale” conclude Elio Gasco.

 

MARCHE, IL FLASH MOB IN REGIONE: SERVE UN PIANO STRAORDINARIO DI ABBATTIMENTI

Nel corso della pandemia il contenimento dei cinghiali non è stato colpevolmente effettuato e questo ha causato un aumento considerevole della popolazione di ungulati. Per questo serve ora un piano straordinario di abbattimenti per riportare l’equilibrio in natura. Lo chiedono a gran voce gli agricoltori che questa mattina sono davanti alla sede della Regione Marche, ad Ancona, per il flash mob per dire #StopCinghiali. A livello nazionale Coldiretti ha calcolato un aumento della popolazione di ungulati del 15%. Una vera e propria invasione incontrollata con i branchi che si spingono sempre più vicini ai centri abitati mettendo a rischio non solo la tenuta economica dei territori, con le aziende agricole costrette a fare la conta quotidiana dei danni, ma anche la stessa incolumità delle persone. La situazione delle Marche è particolare. A livello legislativo la regione è presa come esempio, insieme a Toscana e Lombardia, per la normativa più avanzata che prevede anche la possibilità dello stesso agricoltore –  purché provvisto di licenza di caccia – di intervenire sul proprio fondo in ogni fase del ciclo produttivo. “Ad ogni modo – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – dobbiamo rendere operativi questi strumenti, applicando la norma in maniera corretta. Per questo chiediamo alla Regione Marche maggiore tempestività, coordinamento e controllo sugli Atc: caccia, agricoltura e tutela dell’ambiente possono e devono interagire tra loro positivamente per la gestione del territorio”. Coldiretti Marche chiede, dunque, l’adozione dello Statuto unico regionale per gli Ambiti Territoriali di Caccia “fondamentale, dopo il passaggio delle competenze dalle Province alla Regione, per uniformare procedure ad oggi difformi sul territorio, soprattutto per quel che riguarda procedure e modulistica dei risarcimenti dei danni”. Gli agricoltori chiedono inoltre un monitoraggio puntuale e super partes della popolazione animale (a oggi affidata ai cacciatori e con risultati palesemente falsati), la rotazione sui vari territori delle squadre di selezionatori per impedire il fenomeno delle “riserve di caccia”, il ricambio degli organi di gestione degli Atc e il controllo regionale sui bilanci degli stessi. “Serve inoltre – rilevano da Coldiretti Marche – dialogo con gli enti che gestiscono le aree protette affinché possano essere messe in atto azioni sinergiche di intervento, a partire dal coordinamento dei censimenti fino al controllo numerico delle popolazioni di specie in sovrannumero, attraverso piani di contenimento e di prelievo in qualsiasi forma. L’attuale politica di prelievo “a macchia di leopardo” non ha portato e non porterà mai alcun positivo risultato”. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè la fauna selvatica rappresenta un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene essere troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. Alla domanda su chi debba risolvere il problema, un italiano su 2 (53%) ritiene che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni.

 

SARDEGNA, FAUNA SELVATICA UNISCE AGRICOLTORI E POLITICA: ORA MODIFICA NORME

La Regione Sardegna fa squadra con la Coldiretti e si unisce compatta alla battaglia per la modifica della legge nazionale sulla fauna selvatica, la numero 157 del 1992, e per l’adeguamento della regionale numero 23 del 1998.

È quanto emerso questa mattina a Cagliari durante la manifestazione della Coldiretti davanti al Consiglio regionale svolta contemporaneamente in tutti i capoluoghi di regione italiani e in piazza Montecitorio a Roma.

All’incontro di Cagliari hanno partecipato tre assessori regionali (Ambiente, Gianni Lampis, Agricoltura, Gabriella Murgia e Industria, Anita Pili), il presidente del Consiglio Regionale Michele Pais, il presidente della commissione Attività produttive, Piero Maieli, otto capigruppo regionali, 20 consiglieri regionali e quaranta sindaci di tutta la Sardegna.

All’unisono è stato ribadito l’esigenza che la fauna selvatica è fuori controllo e richiede un adeguamento della norma per poterne limitare i danni.

Dopo una discussione di oltre due ore, davanti al Consiglio regionale, con collegamento video con piazza Montecitorio, sia il presidente Michele Pais, che ha anche ricevuto una delegazione nei suoi uffici dopo essere intervenuto tra i manifestanti, che gli assessori, cosi come hanno fatto i capogruppo di maggioranza e minoranza, hanno preso l’impegno di votare un ordine del giorno per impegnare il governo nazionale alla modifica della legge 157 del ’92 e allo stesso tempo di modificare la legge regionale 23 del ’98 “in grado di consentire gli abbattimenti selettivi, snellire le procedure ed assicurare risarcimenti adeguati”.

“Un ottimo risultato per tutta la Sardegna – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – perché la fauna selvatica è divenuta ormai un problema sociale con cinghiali e altri selvatici che si stanno avvicinando sempre di più anche nei centri abitati e sono causa di tanti incidenti stradali. La politica oggi ha dimostrato di essere vicina e di saper ascoltare il mondo delle campagne e i cittadini”. 

Secondo un’analisi Coldiretti su dati Asaps presentata questa mattina, nell’anno dell’emergenza Covid si è verificato a causa della fauna selvatica un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat.

“La grande mobilitazione di oggi è la conseguenza di questi numeri, degli almeno 200 milioni di euro di danno all’anno alle produzioni agricole stimate dalla Coldiretti, oltre agli squilibri ambientali che ne conseguono – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –. Frutto, tutto questo, di norme inadeguate che stiamo appunto chiedendo di adeguare”.

 

PIEMONTE, POLITICA ED ISTITUZIONI PIEMONTESI SI IMPEGNANO PER #BASTACINGHIALI”

Al fianco di Coldiretti Piemonte in piazza Castello, a Torino, sono scesi in piazza la Regione, i Sindaci provenienti da tutte le province piemontesi, le Istituzioni ed il mondo politico a sostegno della mobilitazione di Coldiretti  per difendere agricoltori e cittadini dall’assedio di 2,3 milioni di cinghiali che distruggono le produzioni alimentari, devastano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti e si spingono fino all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone.

A prendersi un impegno concreto e a condividere le necessità presentate da Coldiretti Piemonte, in primis, il governatore Alberto Cirio insieme al vicepresidente Fabio Carosso, all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, ai capigruppo e consiglieri di maggioranza e minoranza con gli interventi dal palco di Paolo Ruzzola di Forza Italia, Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia, Monica Canalis del Pd.

“Dall’attuare un processo di riforma degli ATC e CA affinché ci sia una maggiore trasparenza della gestione economica e amministrativa al valorizzare maggiormente la figura del Tutor, dal semplificare le tempistiche e le procedure di attuazione degli interventi al creare i presupposti, attraverso un’azione di coordinamento con le Amministrazioni provinciali, affinché i piani di contenimento abbiano gli stessi strumenti e lo stesso iter formativo in tutte le province: sono solo alcuni dei punti fondamentali ed urgenti che abbiamo presentato per garantire continuità alle aziende agricole e tranquillità ai cittadini e che sono stati accolti dal mondo politico presente in piazza Castello – fanno notare Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale-. Certo ora dobbiamo passare ai fatti, per questo monitoreremo nel breve periodo quanto verrà messo davvero in cantiere, essendo oltretutto misure a costo zero. In gioco ricordiamo che ci sono il futuro delle nostre imprese, la sicurezza dei cittadini e l’intero equilibrio ambientale di vaste aree territoriali piemontesi, anche di zone ad elevato pregio naturalistico. A livello nazionale –concludono Moncalvo e Rivarossa -, la struttura di palazzo Chigi ha garantito che appena arriverà la proposta del ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, sarà resa immediatamente operativa poiché la fauna selvatica è di proprietà dello Stato e lo Stato non può creare danni ai privati. Come anche Il ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, Renato Brunetta, ha assicurato di porre al Consiglio dei ministri la questione dell’emergenza cinghiali, perché è un problema prioritario: non è possibile buttare gli investimenti”. 

 

ASTI, I CINGHIALI CHIEDONO CHIAVI DELLE CITTÀ E CAUSANO UN INCIDENTE OGNI 48 ORE

C’erano molti agricoltori dell’Astigiano, insieme al presidente e al direttore di Coldiretti Asti, Marco Reggio e Diego Furia, questa mattina, in occasione del blitz in piazza Castello a Torino per l’emergenza cinghiali. Con il Covid si è ridotta per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, così la presenza di cinghiali è ulteriormente aumentata del 15%. Coldiretti ne stima una presenza di 2,3 milioni in Italia, animali selvatici liberi di invadere città e campagne causando un incidente ogni 48 ore e provocando 16 vittime e 215 feriti.

Gli agricoltori esasperati, insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, all’intera Giunta di Coldiretti Piemonte, a tutti i direttori delle federazioni provinciali, hanno seguito gli interventi del governatore Alberto Cirio, del vicepresidente Fabio Carosso, dell’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa,  dei capigruppo e consiglieri  di maggioranza e minoranza con gli interventi di Paolo Ruzzola di Forza Italia, Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia, Monica Canalis del Pd, i cittadini, i Sindaci e le Istituzioni, oltre all’Associazione Familiari e Vittime della Strada con il presidente Giacinto Picozza.

Molte le testimonianze portate dai sindaci, per la provincia di Asti sono intervenuti, anche direttamente sul palco dislocato sotto agli uffici della Regione Piemonte, Roberta Franco, sindaca di Cantarana, Andrea Ghignone, sindaco di Moasca, Roberto Palma, sindaco di Maretto, Luciano Ferrero, consigliere su delega del sindaco di Castellero. Oltre all’intervento del presidente Reggio, è stato dato spazio anche un giovane agricoltore di Refrancore, Matteo Nespolo, che ha lamentato ingenti perdite di raccolto a causa dei cinghiali.

«I nostri rilevamenti – spiega il presidente Reggio – indicano che siamo ormai a oltre un italiano adulto su quattro (il 26%) ad aver incontrato dal vivo un cinghiale. Nelle nostre campagne quasi tutti abbiamo avuto incontri ravvicinati, ma ora hanno ormai invaso anche le città e i luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta anche dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero». Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa).

«I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi dei nostri paesi e delle nostre città – rileva Furia -, in una situazione insostenibile sono in costante aumento gli incidenti che mettono a rischio la pubblica sicurezza. Mentre l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali si sta compromettendo e si rischia la perdita della biodiversità, cresce il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute. Per questo il Piano deve essere volto alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette».

In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori. Anche per questo motivo Coldiretti Piemonte ha chiesto alla Regione, sempre in coordinamento con lo Stato centrale, l’attuazione delle misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

– le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;

– gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale;

– il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;

– la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

 

ROVIGO, #STOPCINGHIALI: FLASH MOB DI TUTTA COLDIRETTI VENETO A VENEZIA

Troppi, dannosi per le colture, pericolosi per le persone e difficili da gestire con le attuali norme: questo il motivo per cui Venezia, oggi, ha ospitato, per il Veneto, la manifestazione di Coldiretti che contemporaneamente si è svolta da Montecitorio a Milano.

Il teatro del flashmob versione veneta è stato il piazzale Santa Lucia, davanti a migliaia di passanti e turisti che, incuriositi, si sono fermati ad ascoltare e guardare l’onda giallo verde mentre denunciava il problema, nella sua gravità. A sostenere la denuncia di Coldiretti più di 50 sindaci schierati con fascia tricolore a testimonianza di un impegno quotidiano di tutela del territorio. Accanto ai primi cittadini sono arrivati tantissimi capogruppo consigliari, assessori, rappresentanti delle associazioni di caccia e dei Parchi, testimoni di incidenti con gli animali e molti altri. Per Rovigo presenti l’assessore regionale Cristiano Corazzari e la consigliera Laura Cestari.

Coldiretti Rovigo, con soci e dirigenti, ha raggiunto piazzale Santa Lucia muniti di bandiere e cartelli, assieme ai colleghi di tutte le federazioni venete. È stato un grande flash mob “silente” per testimoniare lo stato in cui gli operatori agricoli e i cittadini sono costretti ad affrontare l’invasione dei cinghiali dalle campagne alle città. Il fenomeno che lascia tutti “senza parole” è stato spiegato attraverso l’esposizione “muta” di grandi immagini con ritratti ettari di mais devastati, foto di incidenti stradali e di cinghiali che scorrazzano indisturbati nei centri residenziali, rovistando tra i cassonetti di rifiuti a ridosso delle abitazioni. Una situazione fuori controllo favorita dall’emergenza Covid che con il lockdown ha lasciato campo libero a intere colonie che dagli spazi rurali si sono spinti fino alle aree urbane arrivando sempre più vicini alle famiglie, nei parchi dove giocano i bambini o alle scuole. Gli animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi: non più di tanto possono fare i circa 7mila selecontrollori. Il dossier elaborato da Coldiretti evidenzia danni periziati per oltre un milione di euro di cui liquidati poco più della metà.

All’assessore regionale competente in materia, Cristiano Corazzari, Coldiretti ha affidato le seguenti richieste urgenti:

-che Stato e Regioni facciano un gioco di squadra e operino in modo risoluto per rendere le misure di contenimento e controllo effettivamente efficaci;

-che gli agricoltori dotati delle necessarie autorizzazioni siano messi in condizione di essere effettivamente protagonisti delle azioni di contenimento, anche attraverso l’utilizzo di altri soggetti autorizzati, a partire dai cacciatori, per intervenire immediatamente sui propri fondi agricoli;

-semplificare le procedure per l’attivazione di tutti gli interventi e messe in atto azioni per promuovere l’attività dei selecontrollori;

-che attraverso una modifica della legge nazionale, il coordinamento delle azioni sia affidata al Prefetto in quanto competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza;

-che la delibera proposta alla Regione sia approvata in tempi rapidi;

-che il nuovo piano di controllo dei cinghiali contenga azioni semplici sburocratizzate, efficaci, efficienti, allargando la platea dei soggetti attuatori, con le risorse necessarie.

Il governatore Luca Zaia si è detto a fianco degli agricoltori. Nel suo intervento ha teso le mani a Coldiretti, ringraziando l’associazione per aver portato in piazza il problema. “Grazie a Coldiretti che ha portato questo problema evidente all’attenzione di tutte le regioni, i cinghiali sono arrivati ormai nei centri cittadini e il problema è nazionale, non c’è solo in Veneto, spero che il Governo permetta di avviare un percorso per il contenimento di questa specie” ha commentato Zaia. Lo stesso si è detto disponibile ad aprire un confronto, auspicando che, però, ci sia un intervento normativo nazionale.

 

BRESCIA, CINGHIALI, AGRICOLTORI IN PIAZZA: LE VOCI DEI BRESCIANI IN PROTESTA

“Sosteniamo con iniziative concrete gli agricoltori, che rischiano di veder messo in discussione il futuro delle loro imprese, e i cittadini, sempre più minacciati dalla proliferazione della fauna selvatica. E’ fondamentale intervenire con tempestività, in sinergia con le istituzioni, per mettere in sicurezza i territori e prevenire i danni. Queste le parole del direttore di Coldiretti Brescia Massimo Albano presente questa mattina i occasione del blitz sull’emergenza cinghiali. Tra le centinaia di agricoltori riuniti oggi a Milano, in Piazza Città di Lombardia, anche numerosi imprenditori bresciani e sindaci del territorio, esasperati da una situazione ormai fuori controllo. Insieme, fanno sentire la propria voce per denunciare i continui attacchi dei selvatici che, con le loro incursioni, distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano gli animali allevati, senza contare i gravi rischi legati agli incidenti stradali.

Dalla Vallesabbia alla Vallecamonica, dalla Valle Trompia al lago d’Iseo, e in tanti altri territori della nostra provincia – precisa Coldiretti Brescia –, i cinghiali rappresentano un pericolo ormai quotidiano per l’incolumità delle persone e degli animali e per l’attività delle aziende agricole. Lo confermano le forti testimonianze degli agricoltori e degli amministratori locali in prima linea contro questa minaccia.

“I danni fatti dai cinghiali sono veramente importanti – precisa Armando Formenti, allevatore di vacche da latte ad Agnosine, in Vallesabbia – e non colpiscono solo il mais, ma anche le colture in campo come erba medica o loietto e ultimatamente si sono spostati anche nei pascoli. La situazione è pesante, il danno è all’incirca del 50% ed è più economico acquistare il foraggio piuttosto che coltivarlo. Mio figlio non ha più voglia di proseguire l’attività in questo modo, mi auguro che si possa trovare velocemente una soluzione al problema”.

Sempre dalla Vallesabbia Ivana Togni, imprenditrice agricola di Treviso Bresciano, racconta una situazione davvero critica: “oramai i cinghiali sono quasi dentro casa, la notte li sentiamo muoversi e la mattina è pericoloso attraversare la strada perché si rischiano incidenti. L’emergenza sanitaria ha bloccato l’avvio della campagna di caccia di selezione durante l’autunno e questi animali si sono diffusi ulteriormente. Fanno buche molto profonde nei campi, rovinano le attrezzature e mangiano la terra. Non si può andare avanti così, secondo me dovrebbero lasciarci la libertà di contenere il problema”.

L’allarme fauna selvatica tocca anche le istituzioni locali, impegnate nel proteggere gli equilibri ambientali del territorio, soprattutto in montagna. “I cinghiali stanno recando gravi danni sia all’agricoltura sia all’equilibrio idro-geologico delle zone montane – spiega Mauro Bertelli, sindaco di Irma e Assessore all’Agricoltura della Comunità montana Valle Trompia -. Scavando e rovinando i terreni in pendenza, infatti, i branchi di cinghiali provocano uno sfaldamento che può comportare ulteriori dissesti difficili da riparare. Il cinghiale, inoltre, non fa parte della fauna della valle, anzi, rappresenta una minaccia per il nostro ecosistema e per la produttività dell’intera Valtrompia”.

La stessa drammatica situazione tocca le altre montagne bresciane: “Negli ultimi anni il problema dei cinghiali è in continua evoluzione – racconta Luca Masneri, sindaco di Edolo e membro del consiglio ANCI nazionale – e si sta amplificando sempre di più, anche oltre i confini della Vallecamonica. Siamo in stato di emergenza, è necessario un piano di contenimento in particolar modo per il settore agricolo che sta subendo danni ingenti, in alcuni casi anche oltre il 60%. Non parliamo solo di campi coltivati, da alcuni anni sono coinvolte anche le malghe che vengono completamente distrutte causando la mancanza di cibo per gli animali, che deve quindi essere acquistato”.

Anche sul Sebino la preoccupazione è molta: “gli abbattimenti nella scorsa stagione sono stati circa il 50% in meno degli altri anni a causa delle restrizioni alle attività venatorie dovute alla pandemia – spiega Nadia Turelli imprenditrice olivicola e vice presidente di Coldiretti Brescia -. Inoltre, la polizia provinciale ha effettuato degli abbattimenti selettivi, su richiesta degli agricoltori, ma non sono stati sufficienti a contenere la proliferazione di questi animali, destinata a continuare senza controllo. Ormai la paura non tocca solo gli agricoltori ma anche dei cittadini. In questi giorni, infatti, i cinghiali si sono spinti molto vicino alle abitazioni. In un uliveto a Sale Marasino hanno “arato” la terra vicina agli ulivi scoprendo e rovinando le radici. Oltre a recare danni alle piante, il pericolo è molto alto in quanto questo uliveto costeggia una delle strade che collega le frazioni del paese”.

In conclusione, la voce di Roberta Sisti, sindaco di Torbole Casaglia e vice presidente di ANCI, sull’allarme cinghiali e fauna selvatica nei nostri territori: “da alcune settimane anche nel comune di Torbole Casaglia sono stati avvistati alcuni esemplari di cinghiali. Un animale selvatico sicuramente non autoctono che richiede un intervento immediato per limitare e contenere i danni sulle produzioni agricole e alle aziende già in ginocchio per gli elevatissimi costi delle materie prime e ai danni causati da altra selvaggina come corvi, gazze, piccioni e nutrie. In particolare queste ultime creano anche un dissesto dal punto di vista idrogeologico oltre a elevatissimi rischi per la viabilità. Serve quindi un intervento normativo concreto che permetta di ristabilire un giusto equilibrio nelle aree rurali fra coltivazioni e selvaggina”.

 

REGGIO EMILIA, CINGHIALI ASSEDIANO CITTÀ E CAMPAGNE, +19% BRANCHI

Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, proliferano i cinghiali, con un aumento del 15%, che invadono città e campagne a Reggio Emilia come nel resto d’Italia. È quanto emerge dalla stima di Coldiretti in occasione della mobilitazione di agricoltori, cittadini e istituzioni a partire da piazza Montecitorio a Roma e nelle principali città come a Bologna davanti alla Terza Torre della Regione Emilia Romagna.

«Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione – afferma Maria Cerabona, direttore di Coldiretti Reggio Emilia, presente oggi a Bologna con i propri soci e dirigenti. Serve un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di assoluta emergenza».

A Bologna sono oltre 300 i soci agricoltori presenti, guidati dal Presidente regionale Nicola Bertinelli, assieme a rappresentanti delle Istituzioni di tutta la regione.

Moltissimi i giovani agricoltori presenti che hanno messo in scena un flash mob con gli slogan: NOI Seminiamo e i cinghiali raccolgono – Basta danni nei campi – Stop ai cinghiali.

I branchi – sottolinea la Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni, distruggono i raccolti, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. In Italia, dopo il lockdown per l’emergenza Covid, i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari.

La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali.

L’azione secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

«Sono alcuni punti specifici l’oggetto della mobilitazione di oggi – specifica la Cerabona – e vanno nella direzione della richiesta di semplificazione della normativa regionale sui cinghiali. Quindi cosa chiediamo? – continua il direttore di Coldiretti – quattro punti principali».

  1. Consentire agli agricoltori la possibilità di difendere i propri terreni dall’invasione dei cinghiali consentendo, nel caso fossero privi di licenza di caccia, la possibilità di delegare all’abbattimento direttamente un selezionatore;
  2. Consentire l’abbattimento anche con il porto d’armi sportivo e non esclusivamente quello di caccia;
  3. Consentire che i capi abbattuti nello svolgimento delle attività di controllo rimangano nella disponibilità del proprietario o conduttore dei terreni, fatto salvo l’obbligo di procedere ad accertamenti sanitari ai fini della immissione in commercio delle carni;
  4. Consentire all’imprenditore agricolo, esercente attività agrituristica di somministrare, quali prodotti considerati di provenienza aziendale, le carni, anche manipolate o trasformate, di cinghiali abbattuti in controllo.

«Ricordiamo ancora – ribadisce Maria Cerabona – che i cinghiali rappresentano un problema sociale non solo agricolo. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato».

Secondo la stima di Coldiretti su dati Aci Istat gli incidenti stradali sono aumentati dell’81% sulle strade provinciali. E se su arterie statali, provinciali e comunali non ci sono quasi mai reti di respingimento contro i selvatici, sui 6.757 chilometri di autostrada – sottolinea la Coldiretti – esistono protezioni che non sempre sono sufficienti e adeguate a impedire il passaggio di animali di grossa taglia visto che sono state realizzate negli anni ’60-’70, quando la grande fauna selvatica era rarissima e le recinzioni avevano lo scopo esclusivo di evitare l’attraversamento del bestiame.

Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.

 

PISA, FLORICOLTURA: +33% FIORI IN…TAVOLA MA AUMENTO COSTI MATERIE PRIME (+25%)

I fiori Made in Pisa trainano la ripresa. Volano le esportazioni di fiori italiani con un aumento in valore del 33% nel 2021 spinto dall’avanzare della campagna di vaccinazione con il ritorno di matrimoni, eventi e cerimonie, cene tra gli amici e amori estivi. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti divulgata in occasione dell’iniziativa “Ripartiamo con un fiore” che si è tenuta nella giornata di martedì 6 luglio a Firenze. Una carrozza, con a bordo i giovani di Coldiretti, ha distribuito fiori a turisti e passanti tra Ponte Vecchio e Piazza della Signoria. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con AFFI (Associazione Floricoltori e Fioristi Italiani).

“Nonostante le difficoltà gli operatori hanno dimostrato una grande resilienza ed ora sono pronti a ripartire grazie alla ripresa della domanda all’estero ed in Italia. Veniamo da un periodo tra i più neri della storia del settore. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa nonché Presidente Coldiretti Toscana – Con questa iniziativa, di grande impatto, abbiamo voluto offrire un segnale di speranza per sostenere il ritorno alla vita di comunità nelle piazze, dei musei, dei luoghi di cultura e arte, dopo l’isolamento imposto dal Covid con garofani, gerbere, lilium, limonium coltivate in Toscana e nella nostra provincia”.

Se da un lato si tenta la ripartenza, dall’altro c’è il rovescio della medaglia con l’impennata dei costi di produzione con aumenti fino al 25% delle materie prime per imballaggi, energia, concimi e trasporti. Il prezzo del petrolio sta condizionando i costi energetici ma ad aumentare sono anche quelli della plastica, dell’acciaio e della carta determinanti nella filiera di produzione di fiori e piante. “Paghiamo – analizza ancora Filippi – la mancanza di infrastrutture di collegamento efficienti che fa lievitare i costi di trasporto e impedisce ai settori a grande propensione export, come il florovivaismo, di intercettare nuove opportunità. E’ il momento, come sistema Italia, di intervenire su questi ritardi”.

 

LOMBARDIA, CINGHIALI: NOVEMILA ATTACCHI IN DIECI ANNI NEI CAMPI E SULLE STRADE

Sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali. È quanto stima la Coldiretti lombarda sulla base dei dati regionali in occasione della protesta di centinaia di agricoltori in piazza Città di Lombardia a Milano.

Una situazione che si è aggravata di anno in anno ed è ormai diventata insostenibile, spiega la Coldiretti regionale che al presidio milanese ha allestito un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate da questi ungulati: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche negli uliveti – spiega la Coldiretti Lombardia – con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta.

Questi animali – continua la Coldiretti – sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano – spiega la Coldiretti – e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari con un aumento a livello nazionale del 15%, secondo stime della Coldiretti. Le limitazioni imposte dalla pandemia – continua la Coldiretti – hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute. E’ di poche settimane fa, ad esempio, la notizia di un grosso cinghiale ripreso nelle ore notturne per le strade di Borgo Ticino, nella città di Pavia, mentre nell’ottobre scorso un branco di sei cinghiali è arrivato addirittura alla Darsena di Milano risalendo il corso del Naviglio.

Ma questi animali mettono a rischio la sicurezza delle persone anche attraversando strade e autostrade provocando così schianti e incidenti. Nell’anno del Covid, secondo un’analisi della Coldiretti su dati Asaps, a livello nazionale il bilancio dell’invasione di cinghiali e selvatici è stato di un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea la Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali e drammatiche per conducenti e passeggeri. Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta. Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.

La Coldiretti a livello nazionale chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

“Bisogna inoltre semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento – afferma Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia – garantire un monitoraggio costante e un controllo anche in ambito urbano, assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione”.

 

TORINO, TROMBA D’ARIA A VEROLENGO: DANNI ANCHE PER SERRE E COLTURE

Mercoledì 7 luglio, tra le ore 17 e 18 nel comune di Verolengo e le sue frazioni, a Crescentino come a San Sebastiano da Po è scoppiato il finimondo. Siamo nel torinese, ai confini con il Vercellese. E’ venuta giù tanta, tanta acqua e molta grandine. Una tromba d’aria con effetti devastanti su case, strutture aziendali e campi.

I danni all’agricoltura sono ingenti. Devastati i campi di mais a maturazione cerosa, pronti per l’insilamento. Allettati i grani già maturi, ma ancora da trebbiare. Il maltempo ha cagionato danni anche ai campi di soia e girasole. Tanti i pioppi falciati. Pesanti i danni alle strutture. Scoperchiate e allagate le case. Divelti i tetti di strutture aziendali e capannoni. Irrimediabilmente danneggiate tante serre agricole.

Le immagini postate sui social sin da poche ore dall’evento meteorologico avverso, riportano ai danni da una tromba d’aria. I tetti scoperchiati sono stati scagliati per decine e decine di metri di distanza. Strutture aziendali metalliche deformate e sventrate. Lungo le strade ci sono alberi secolari sradicati e caduti a terra.

A Chivasso città e dintorni è venuta giù tanta acqua frammista a un forte vento. A partire dai confini dell’abitato cittadino, andando verso San Sebastiano da Po, Crescentine e in tutto il territorio di Verolengo, alla tanta acqua e al vento si è aggiunta la grandine, con effetti devastanti. Stando alla conta dei danni l’epicentro della tromba d’aria risulta essere Crescentino e San Sebastiano da Po.  Colpisce l’estensione del territorio colpito dall’evento meteorico avverso. Non era mai stato così in passato.

 

SIENA, CINGHIALI: COLDIRETTI IN PIAZZA: ORA TOCCA ALLA CONFERENZA STATO – REGIONI

C’era anche una nutrita delegazione da Siena, questa mattina, a rafforzare il fronte della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in Piazza Duomo, a Firenze: con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano i cinghiali che hanno invaso città e campagne in Toscana con un aumento del 15%. Gli ungulati si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone.

La Giunta della Regione Toscana ha già deliberato, in linea con le legittime istanze degli agricoltori rappresentate in maniera pressante in tutte le sedi da Coldiretti Toscana, dando la possibilità agli agricoltori – in applicazione dell’articolo 37 della norma regionale – di intervenire direttamente, con il coordinamento della Polizia Provinciale. Un atto importante e unico che, però, necessita di atti procedurali utili – aggiunge Coldiretti Toscana – alla efficacia effettiva del provvedimento regionale, anche attraverso un confronto serrato con la polizia provinciale.  Oltre ai rilevanti danni alle colture, è ingente l’impatto negativo – insiste Coldiretti Toscana – sulla biodiversità e sull’ambiente in gene-rale, parallelamente al ripetersi degli incidenti stradali dovuti ad animali, in molti casi drammatici o mortali.  La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 20 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti Toscana – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evi-denziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve es-sere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La Coldiretti Toscana chiede che le Regione, che ha già autorizzato l’intervento diretto degli agricol-tori con il coordinamento della Polizia provinciale, faccia pressing in Conferenza Stato Regioni, per:

  • una necessaria modifica della norma statale volta a semplificare e rafforzare gli interventi di con-trollo e contenimento della specie; 
  • un impegno da adottare a livello regionale per regolamentare l’attività di prelievo venatorio;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.”

 

PADOVA, “INVASI DAI CINGHIALI”: FLASH MOB DI COLDIRETTI A VENEZIA

L’emergenza cinghiali ha fatto arrivare a Venezia gli agricoltori di Coldiretti da tutte le province, compresa Padova, tra i territori più colpiti, dai Colli Euganei alla piaunra, per denunciare un fenomeno incontrollato che è diventato un problema di ordine pubblico e sicurezza. Per questo oggi nel piazzale di fronte alla stazione di Santa Lucia gli agricoltori di Coldiretti Veneto hanno organizzato un flash mob “silente” per testimoniare lo stato in cui gli imprenditori e i cittadini sono costretti ad affrontare l’invasione dei cinghiali dalle campagne alle aree più urbanizzate, fino ai centri urbani. Il fenomeno che lascia tutti “senza parole”, ben noto a molti cittadini padovani che abitano fra i Colli Euganei e le campagne ormai colonizzate dagli ungulati, è stato spiegato attraverso l’esposizione “muta” di grandi immagini con ritratti ettari di mais devastati, foto di incidenti stradali e di cinghiali che scorrazzano indisturbati nei centri residenziali, rovistando tra i cassonetti di rifiuti a ridosso delle abitazioni.

Insieme agli agricoltori, a testimonianza di quanto l’emergenza sia sentita, anche numerosi sindaci e amministratori locali con la fascia tricolore: da Padova ne sono arrivati ben 23, quasi la metà dei presenti, da Cervarese Santa Croce, Rovolon, Torreglia, Ospedaletto Euganeo, Cinto Euganeo, Vo, Arquà Petrarca, Galzignano, Due Carrare, Boara Pisani, Borgo Veneto, Casale di Scodosia, Conselve, Correzzola, Noventa Padovana, Vigonza, Cittadella, San Giorgio in Bosco, San Giorgio delle Pertiche, Carmignano di Brenta, Villafranca. Presenti anche i consiglieri regionali Elisa Venturini, Enoch Soranzo e Giuseppe Pan.

Significativa, durante la manifestazione, la testimonianza di Carla Peruffo, assessore alle attività produttive e all’agricoltura del comune di Ospedaletto Euganeo: da anni si misura con l’emergenza cinghiali e di recente ha avuto anche una poco piacevole esperienza di un incidente stradale causato per l’appunto da un cinghiale. «E’ successo lo scorso 19 giugno – ricorda l’assessore Peruffo – era un sabato era, da poco erano passate le 23 ed ero a bordo di un’auto con altri due passeggeri. Ero seduta sul sedile posteriore e mentre stavano percorrendo via Monteversa un cinghiale è spuntato dal ciglio opposto ed è stato prima investito da un’auto che proveniva in direzione opposta e poi sbalzato contro la nostra. L’urto è stato violento, fortunatamente non ci sono stati feriti perché andavamo piano ma una volta scesi ci siamo resi conto dei danni che l’animale aveva provocato alle due auto. Non si ci siamo fatti male ma ci siamo parecchio spaventati e preoccupati, evitare l’impatto con un cinghiale è pressoché impossibile e le conseguenze possono essere molto gravi. Mi chiedo cosa sarebbe successo se in quel momento fosse passata una moto. Purtroppo sulle nostre strade sia dei Colli Euganei che nelle pianure circostanti il pericolo di trovarsi uno o più cinghiali nel bel mezzo della strada è concreto e da non sottovalutare». L’assessore Peruffo ricorda che ad Ospedaletto da qualche anno è presente, nell’oasi delle Vallette lungo il Frassine, una colonia di almeno un centinaio di cinghiali: «Il problema è sentito, dagli agricoltori e non solo. Ci sono stati diversi abbattimenti ma finora questo non è stato sufficiente per arginare il fenomeno».

Tra le decine di agricoltori padovani che esponevano cartelli con gli appelli per salvare il territorio dall’invasione dei cinghiali c’era Marco Meneghesso, di Este, con terreni ad Ospedaletto: “Sono 6 anni che ci troviamo a fare i conti con numerosi danneggiamenti a tutte le coltivazioni: mais, soia, grano, non si salva nulla. Ormai non sappiamo più cosa seminare”. Luca Ennio, agricoltore di Monselice, ricorda che «a Monticelli e verso Galzignano e Arquà ormai è un dramma che si ripropone da troppo tempo, abbiamo rinunciato anche a denunciare i danneggiamenti perché i ristori sono trascurabili, è il momento di fare sul serio».

Anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia è salito sul palco per portare solidarietà agli agricoltori: «Siete i custodi del territorio, dove c’è un agricoltore c’è tutela dell’ambiente – ha detto – di fronte al problema dei cinghiali l’unica soluzione che il governo deve adottare è quella di rendere questa specie cacciabile, e ve lo dice uno che cacciatore non è. Altri percorsi non ce ne sono, altrimenti l’ecosistema salta». «Abbiamo fatto presente che ormai i cinghiali talmente diffusi ovunque sul territorio regionale» spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova «che non ci sono neppure i numeri. Le nostre stime parlano di 90mila cinghiali, di cui più di diecimila solo sui Colli Euganei, che scorrazzano indisturbati anche in campagna. Gli animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi: non più di tanto possono fare i circa 7mila selecontrollori». Il dossier elaborato da Coldiretti evidenzia danni periziati per oltre un milione di euro di cui liquidati poco più della metà. «Un importo assolutamente sotto stimato» puntualizza Bressan «perché gli agricoltori esasperati hanno addirittura smesso di presentare le istanze. La questione non è solo agricola e nemmeno venatoria, perché coinvolge tutti produttori, allevatori, residenti nei centri urbani, automobilisti, turisti, altre specie animali. Non possiamo nasconderci dietro un dito: il vecchio piano di controllo dei cinghiali non ha funzionato. Prima che sia troppo tardi abbiamo sottoposto alla Regione le nostre richieste urgenti. Leggi e provvedimenti ci sono: si applichino, usando il criterio della buona politica».

Ecco cosa chiede Coldiretti alla Regione:

  • che Stato e Regioni facciano un gioco di squadra e operino in modo risoluto per rendere le misure di contenimento e controllo effettivamente efficaci;
  • che gli agricoltori dotati delle necessarie autorizzazioni siano messi in condizione di essere effettivamente protagonisti delle azioni di contenimento, anche attraverso l’utilizzo di altri soggetti autorizzati, a partire dai cacciatori, per intervenire immediatamente sui propri fondi agricoli;
  • semplificare le procedure per l’attivazione di tutti gli interventi e messe in atto azioni per promuovere l’attività dei selecontrollori;
  • che attraverso una modifica della legge nazionale il coordinamento delle azioni sia affidata al Prefetto in quanto competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza;
  • che la delibera proposta alla Regione sia approvata in tempi rapidi;
  • che il nuovo piano di controllo dei cinghiali contenga azioni semplici sburocratizzate, efficaci, efficienti, allargando la platea dei soggetti attuatori, con le risorse necessarie.

 

PISTOIA, INVASIONE CINGHIALI: PROBLEMI SOCIALI, ECONOMICI E AMBIENTALI

Ormai siamo alla fetta, parola di agricoltore di lungo corso, Cesare Lorenzi di Marliana. Nel dialetto del suo borgo vuol dire: siamo all’ultima fetta, il pane è finito! Lorenzi si riferisce all’invasione di cinghiali su tutto il territorio ed ha portato la sua testimonianza, insieme a Gianfranco Drigo, direttore di Coldiretti Pistoia, e ad una folta rappresentanza di agricoltori pistoiesi, alla manifestazione di stamattina a Firenze per dire stop all’invasione dei cinghiali. “Per andare da casa al podere –ha raccontato Lorenzi, produttore di castagne (di cui i cinghiali vanno ghiotti- percorro solo 3 chilometri incontrando mediamente 40 cinghiali: siamo alla fetta”.

Alla manifestazione fiorentina, una delle tante tenutesi in tutta Italia organizzate da Coldiretti, hanno dato la loro adesione anche di amministrazioni comunali come Ponte Buggianese e Quarrata e dei consiglieri regionali Marco Niccolai e Alessandro Capecchi solo per la provincia di Pistoia.

“Con l’emergenza Covid –ha spiegato Paolo Giorgi, vicepresidente di Coldiretti Pistoia- i cinghiali hanno trovato ulteriore campo libero in spazi rurali e urbani, spingendosi sempre più vicini ad abitazioni e scuole fino ai parchi dove giocano i bambini. Ormai è un’emergenza nazionale che sta provocando l’abbandono delle aree interne, problemi sociali, economici e ambientali”.

Dopo il lockdown causato dall’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di oltre 300 mila esemplari – sottolinea la Coldiretti regionale – con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. C’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in mare e anche chi – evidenzia la Coldiretti – li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura.

La Giunta della Regione Toscana ha già deliberato, in linea con le legittime istanze degli agricoltori rappresentate in maniera pressante in tutte le sedi da Coldiretti Toscana, dando la possibilità agli agricoltori – in applicazione dell’articolo 37 della norma regionale – di intervenire direttamente, con il coordinamento della Polizia Provinciale. Un atto importante e unico che, però, necessita di atti procedurali utili – aggiunge Coldiretti Toscana – alla efficacia effettiva del provvedimento regionale, anche attraverso un confronto serrato con le Polizie provinciali.

Oltre ai rilevanti danni alle colture, è ingente l’impatto negativo – insiste Coldiretti Toscana – sulla biodiversità e sull’ambiente in generale, parallelamente al ripetersi degli incidenti stradali dovuti ad animali, in molti casi drammatici o mortali. 

La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 20 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti Toscana – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La Coldiretti Toscana chiede che le Regione, che ha già autorizzato l’intervento diretto degli agricoltori con il coordinamento della Polizia provinciale, faccia pressing in Conferenza Stato Regioni, per:

  • una necessaria modifica della norma statale volta a semplificare e rafforzare gli interventi di controllo e contenimento della specie;
  • un impegno da adottare a livello regionale per regolamentare l’attività di prelievo venatorio;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente”;
  • per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.”

 

RAVENNA, STOP CINGHIALI: FLASH MOB CON AGRICOLTORI, CITTADINI E SINDACI

Sono migliaia gli agricoltori scesi in piazza questa mattina contro l’invasione dei cinghiali in tutti i capoluoghi di Regione a partire dalla Capitale in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento per chiedere di fermare una calamità che distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali nelle campagne, ma anche all’interno dei centri urbani con pericoli concreti per gli agricoltori ed i cittadini.

Da Ravenna una numerosa di delegazione di agricoltori, guidati dal Presidente provinciale Coldiretti Nicola Dalmonte e dal Direttore Assuero Zampini e affiancati dal Consigliere Delegato della Provincia di Ravenna Alessandro Barattoni, dal Sindaco di Casola Valsenio Giorgio Sagrini in rappresentanza dell’Unione della Romagna Faentina e di diversi consiglieri regionali locali, si è unita al presidio e flash mob battezzato “Città e campagna unite contro i cinghiali” e che in Emilia-Romagna si è svolto sotto la Terza Torre della Regione, sede dell’Assessorato all’Agricoltura alla presenza del Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli.

Qui oltre 300 agricoltori, molti dei quali under 30, hanno esposto le sagome di un branco di cinghiali a grandezza naturale per dimostrare concretamente cosa significa trovarseli di fronte in strada, nei campi o davanti alla propria abitazione.

Per esprimere tutta l’amarezza di aver visto distruggere in pochi minuti il lavoro di un anno, i giovani agricoltori hanno mostrato cartelli con i danni provocati ai raccolti dal passaggio dei cinghiali, ma anche striscioni che recitavano questi slogan: “Dopo il COVID la peste dei cinghiali”, “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”, “Difendiamo il nostro territorio”, “Diventeremo noi una specie protetta”.

“Il cinghiale – ha affermato dal palco il Presidente Dalmonte – rappresenta un limite allo sviluppo dell’agricoltura e pur avendo constatato sul nostro territorio l’impegno dell’A.T.C. della montagna nel cercare di ridurre la diffusione di questo animale, a Ravenna ci troviamo in una situazione particolare collegata alla mancanza del Piano di controllo sul cinghiale e di conseguenza della possibilità di autodifesa da parte degli agricoltori. Questa situazione, che ormai perdura da anni, vanifica gli sforzi messi in atto per il contenimento dei selvatici e rende impossibili interventi mirati negli ambiti protetti che di fatto stanno fungendo da zone in cui il cinghiale può moltiplicarsi tranquillamente irradiandosi poi sul territorio, abbiamo infatti rilevato la presenza di cinghiali anche in Bassa Romagna, con danni evidenti alle produzioni agricole. Negli ultimi anni, peraltro, si stanno moltiplicando, oltre ai problemi per gli agricoltori anche gli incidenti stradali, a Ravenna se ne contano già una quarantina e ciò dimostra che il problema non è tale solo per il settore agricolo, bensì per tutti i cittadini.

E’ dunque indispensabile – ha concluso Dalmonte – anche al fine di tutelare i castanicoltori locali che con la loro attività contribuiscono alla difesa del territorio e che in caso di danni da cinghiale non vengono pagati perché si contesta assurdamente la ‘mancata prevenzione’ (ma come può essere possibile recintare ampi castagneti con dislivelli molto importanti qualcuno ce lo deve spiegare!), modificare o eliminare dal piano faunistico questa norma e attivare il piano di controllo al cinghiale per la Provincia di Ravenna”.

 

SARDEGNA, LE PROPOSTE PER FERMARE LA FAUNA SELVATICA

Protesta ma anche proposta. La Coldiretti, scesa in piazza in forze questa mattina a Roma in piazza Montecitorio e in tutte le Regioni d’Italia, compresa la Sardegna a Cagliari, chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento della fauna selvatica. Coldiretti Sardegna con una delegazione di circa 500 agricoltori e allevatori e di sindaci di tutta la Regione, ha presentato le proprie proposte ai Consiglieri e alla Giunta regionale.  Sotto il Consiglio regionale, dove è stato allestito un piccolo palco e da dove si era collegati attraverso un maxi schermo con la manifestazione di Roma e di tutti gli altri capoluoghi di Regione, Coldiretti Sardegna guidata dal presidente Battista Cualbu ed il direttore Luca Saba hanno presentato le proprie proposte. Presenti anche il presidente del Consiglio Regionale Michele Pais, l’assessore all’Ambiente Gianni Lampis, il presidente della Commissione Attività Produttive Piero Maieli e i capogruppo in consiglio regionale. Coldiretti Sardegna ha chiesto al Consiglio regionale di premere anche attraverso l’approvazione di un ordine del giorno per la modifica della legge nazionale di riferimento (la numero 157 del 1992) mentre per quanto di propria competenza di riformare la legge 23 del 1998 per consentire gli abbattimenti selettivi e sburocratizzare le lunghe procedure, assicurando risarcimenti adeguati. Coldiretti con le proposte presentate a Montecitorio e in tutte le Regioni italiane chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento della fauna selvatica, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

 

PAVIA, CINGHIALI, LA PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI IN PIAZZA A MILANO

Sono centinaia gli agricoltori e gli allevatori giunti da tutta la regione in piazza Città di Lombardia a Milano, per lanciare il loro grido d’allarme contro l’invasione dei cinghiali che con l’emergenza Covid hanno trovato campo libero in spazi rurali e urbani, spingendosi sempre più vicini ad abitazioni e scuole fino ai parchi dove giocano i bambini.

In piazza Città di Lombardia, sotto la Regione, è presente anche una delegazione di Coldiretti Pavia, presente con decine di soci e guidata dal Presidente Stefano Greppi e dal Direttore Rodolfo Mazzucotelli. Insieme agli agricoltori pavesi anche tantissimi sindaci con la fascia tricolore provenienti da tutto il territorio pavese, insieme anche al Presidente della Commissione Agricoltura della Regione Lombardia Ruggero Invernizzi, al Consigliere regionale Roberto Mura, al Presidente della Provincia di Pavia Vittorio Poma e al Consigliere del Parco del Ticino Silvia Bernini.

“Gli animali selvatici – spiega Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti e si spingono fino all’interno dei centri urbani, dove razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone”. Un’emergenza nazionale che ha ormai oltrepassato il limite di guardia e che ha spinto gli agricoltori esasperati a scendere in piazza in contemporanea in tutta Italia, a partire da piazza Montecitorio a Roma.

Nel presidio di Milano, sotto la sede della Regione dove è stata allestita un’esposizione delle principali colture distrutte dai selvatici, al fianco degli agricoltori guidati dal presidente della Coldiretti Lombardia Paolo Voltini si sono schierati esponenti delle istituzioni e sindaci con i gonfaloni. Nella piazza piena di gente, si vedono cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne ma anche con scritte come “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”; “Chiuso per cinghiali”, “Difendiamo il nostro territorio” e “Niente lockdown per i cinghiali”.

 

ALESSANDRIA, I CINGHIALI CHIEDONO LE CHIAVI DELLA CITTA’: +15% BRANCHI

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, proliferano, con un aumento del 15%, i cinghiali che sono arrivati ad essere 2,3 milioni in Italia ed invadono città e campagne causando un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti.

E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti in occasione della protesta in piazza Castello, a Torino, che ha visto la partecipazione di una numerosa delegazione di agricoltori della provincia di Alessandria guidata dal Presidente provinciale Mauro Bianco e dal Direttore Roberto Rampazzo.

Sul palco assieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, all’intera Giunta di Coldiretti Piemonte e a tutti i direttori delle federazioni provinciali, si sono uniti  il governatore Alberto Cirio, il vicepresidente Fabio Carosso, l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa,  i capigruppo e consiglieri  di maggioranza e minoranza con gli interventi di Paolo Ruzzola di Forza Italia, Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia, Monica Canalis del Pd, i cittadini, i Sindaci e le Istituzioni, oltre all’Associazione Familiari e Vittime della Strada con il presidente Giacinto Picozza.

Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa). Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

“I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi delle città del Piemonte compresa, ovviamente, anche Alessandria – ha sottolineato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. La situazione è diventata insostenibile non solo nelle aree rurali ma anche nei centri urbani tanto che viene compromesso l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali con la perdita della biodiversità e sono in costante aumento gli incidenti che mettono a rischio la pubblica sicurezza. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute. Per questo il Piano deve essere volto alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette”.In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori, motivo per cui sono di assoluta priorità alcune azioni che abbiamo individuato e presentato alla Regione per garantire continuità alle aziende agricole e tranquillità ai cittadini.

“Le preoccupazioni dei cittadini – ha continuato il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – sono fatte proprie da molte Amministrazioni comunali ma anche dal Parlamento con la Commissione Agricoltura del Senato che ha approvato una risoluzione che impegna il Governo ad affrontare i danni causati all’agricoltura dall’eccessiva presenza della fauna selvatica che si ripercuote su molteplici piani, a cominciare da quello economico-produttivo con un progressivo abbandono delle aree rurali. La maggioranza delle persone, infatti, considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate da qui l’esigenza di interventi mirati e su larga scala territorio per territorio ridurre la minaccia degli animali selvatici”.

Coldiretti Piemonte chiede che la Regione si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè “Covid e l’assedio dei cinghiali sul territorio” la fauna selvatica rappresenta un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene essere troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione.

Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. Alla domanda su chi debba risolvere il problema, un italiano su 2 (53%) ritiene che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni.

 

BRESCIA, CINGHIALI, 9000 ATTACCHI IN 10 ANNI NEI CAMPI E SULLE STRADE IN LOMBARDIA

Sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali. È quanto stima la Coldiretti lombarda sulla base dei dati regionali in occasione della protesta di centinaia di agricoltori in piazza Città di Lombardia a Milano. Una situazione accentuata dall’emergenza covid e diventata ormai insostenibile anche nei territori bresciani, rappresentati nel blitz da una nutrita delegazione di imprenditori agricoli e sindaci dei comuni più colpiti.

In occasione del presidio milanese, Coldiretti Lombardia ha allestito un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate dai cinghiali: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche negli uliveti, con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta.

“La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate – denuncia il presidente di Coldiretti Brescia e Coldiretti nazionale Ettore Prandini oggi in Piazza Montecitorio a Roma – bisogna semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento, garantire un monitoraggio costante anche in ambito urbano, assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione. Ma non è più solo una questione economica: la sicurezza delle persone va affrontata con decisione attraverso un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza”.

Questi animali – continua Coldiretti – sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. Secondo il Piano, dunque, l’azione deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica sia spaziale – continua Coldiretti – attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e quelle programmabili nella rete delle aree protette.

Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano – continua Coldiretti – e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari, con un aumento a livello nazionale del 15%. Le limitazioni imposte dalla pandemia – continua Coldiretti – hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città, alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute. Ma i cinghiali mettono a rischio la sicurezza delle persone anche attraversando strade e autostrade provocando così schianti e incidenti. Nell’anno del Covid, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Asaps, a livello nazionale il bilancio dell’invasione di cinghiali e selvatici è stato di un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali per conducenti e passeggeri.

Coldiretti chiede dunque a livello nazionale che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

 

FERRARA, BASTA CINGHIALI: POLITICA ED ISTITUZIONI A FIANCO DEGLI AGRICOLTORI

Sono stati migliaia gli agricoltori, allevatori e pastori scesi in piazza giovedì 8 luglio contro l’invasione dei cinghiali in tutti i capoluoghi di Regione a partire dalla Capitale in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento, per chiedere di fermare una calamità che distrugge i raccolti, aggredisce gli altri animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani con pericoli concreti per gli agricoltori ed i cittadini. Nelle piazze piene di gente le sagome di un branco di cinghiali a grandezza naturale per dimostrare concretamente cosa significa trovarseli di fronte in strada, nei campi o davanti alla propria abitazione. Molte le storie personali con drammatiche conseguenze per cose, animali e persone ma anche l’amarezza di aver visto distruggere in pochi minuti il lavoro di un anno. Striscioni e cartelloni con slogan come “Dopo il COVID la peste dei cinghiali”, “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”, “Difendiamo il nostro territorio”, “Diventeremo noi una specie protetta” e la grande scritta “Città e campagna unite contro i cinghiali” hanno sintetizzato il grande problema della gestione di una situazione squilibrata, sia per il cinghiale, specie particolarmente invasiva, prolifica ed adattabile, sia per altre specie.

Al fianco degli agricoltori si sono schierati esponenti delle istituzioni, sindaci con i gonfaloni e cittadini preoccupati dalla presenza dei cinghiali sotto casa. In Emilia-Romagna sono stati oltre 300 i soci che partecipano al blitz, guidati dal Presidente regionale Nicola Bertinelli, assieme a vari rappresentanti delle istituzioni di tutta la regione, compresa una delegazione di Coldiretti Ferrara, con alla testa il presidente Tassinari ed il direttore Visotti, che hanno sottolineato quanto l’iniziativa odierna sia importante per avere norme che consentano un più efficace controllo del territorio e della presenza dei selvatici, semplificando alcuni passaggi, chiarendo i limiti dell’attività di selezione rispetto all’attività venatoria, rendendo risorsa laddove possibile l’utilizzo da parte dell’azienda agricola dei capi abbattuti.

D’altra parte più di un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. 

L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa). Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

“La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli nel sottolineare l’esigenza “di interventi mirati e su larga scala regione per regione per ridurre la minaccia degli animali selvatici a livello nazionale. Un problema concreto anche dal punto di vista degli incidenti stradali, circa uno ogni 48 ore, con 16 vittime e 215 feriti nell’ultimo anno. Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione” rimarca Bertinelli nel sottolineare che “serve un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza”.

“La delegazione di Coldiretti Ferrara non solo è qui per solidarietà con le altre province della nostra regione che da anni devono fare i conti con questa vera e propria invasione – conclude il direttore Visotti – ma anche per chiedere a gran voce che la modifica delle norme come da documento presentato alla Regione, ringraziando l’assessore regionale Alessio Mammi per gli impegni presi anche stamattina, diventi il metodo per affrontare l’invasione di altra fauna nociva invasiva, come le nutrie ed i piccioni, valorizzando l’attività dell’agricoltore che sul territorio può essere determinante nel gestire squilibri e sovrappopolazioni. Tant’è che nei prossimi giorni incontreremo il rappresentante del Governo a Ferrara, il Prefetto Campanaro, per sottoporre anche a lui le proposte di modifica legislativa e chiedere sostegno per arrivare a risolvere il prima possibile una situazione ormai incandescente anche nelle campagne ferraresi. Ringraziamo per la presenza insieme ai nostri soci il consigliere regionale Fabio Bergamini e l’Assessore del Comune di Bondeno Ornella Bonati, in rappresentanza degli enti locali ferraresi”.

 

ROVIGO, VESPA SAMURAI LANCIATA OGGI ANCHE IN POLESINE

Sono tornati oggi i lanci della vespa samurai, un momento tanto atteso, soprattutto dai frutticoltori giù duramente provati dalle gelate che hanno decimato la frutta estiva polesana. Il decreto autorizzativo ha consentito di avviare il rilascio del parassitoide nei 106 siti rappresentativi di tutte le aree frutticole regionali.

La vespa samurai (Trissolcus japonicus) è una nemica naturale della cimice asiatica, l’insetto killer che, ormai da cinque anni provoca vere stragi nei campi polesani e non solo. La vespa samurai è un insetto antagonista delle dimensioni di poco più di un millimetro e viene impiegata nella lotta biologica alla cimice asiatica dal 2020.

Come ben noto, la lotta alla cimice asiatica è particolarmente difficile, perché è in grado di nutrirsi praticamente con tutto, si muove molto per invadere sempre nuovi territori da saccheggiare ed è resistente anche ai trattamenti fitosanitari. Inoltre, prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta.

“Le trappole che stiamo usando per fare i monitoraggi di questa specie dimostrano che i numeri sono superiori allo scorso anno; purtroppo le cimici non aspettano le autorizzazioni ai rilasci della vespa – commenta Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Rovigo – e quindi le prime covate e la nuova generazione di cimici di questo 2021 stanno già assediando le nostre colture. Il Ministero ha autorizzato da pochi giorni il lancio per questo 2021, nonostante l’insetto fosse stato impiegato lo scorso anno dopo un lungo iter burocratico. Mai come in questo periodo il settore frutticolo in particolare ha bisogno della vicinanza delle istituzioni: la cimice é solo uno dei tanti problemi purtroppo, oltre alle difficoltà fitosanitarie, alle gelate e alla generale difficoltà di avere produzione che consentano di fare reddito. Su questo la politica e gli enti preposti devono essere più celeri e pronti a dare risposte concrete alle imprese oggi in difficoltà”.

 

RIMINI, STOP CINGHIALI: BLITZ DI AGRICOLTORI E SINDACI DEL RIMINESE IN REGIONE

Sono migliaia gli agricoltori scesi in piazza questa mattina contro l’invasione dei cinghiali in tutti i capoluoghi di Regione a partire dalla Capitale in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento per chiedere di fermare una calamità che distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali nelle campagne, ma anche all’interno dei centri urbani con pericoli concreti per gli agricoltori ed i cittadini. Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano infatti, con un aumento del 15%, i cinghiali che invadono città e campagne.

Dal territorio di Rimini una numerosa di delegazione di agricoltori, guidati dal Presidente di Coldiretti Rimini Guido Cardelli Masini Palazzi e dal Direttore Giulio Federici e affiancati da sindaci ed esponenti delle istituzioni locali, si è unita al presidio-flash mob battezzato “Città e campagna unite contro i cinghiali” e che in Emilia-Romagna si è svolto sotto la Terza Torre della Regione, sede dell’Assessorato all’Agricoltura alla presenza del Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli.

Qui oltre 300 agricoltori, molti dei quali imprenditori under 30 giunti dalle colline del Riminese che vedono i loro raccolti compromessi dal passaggio dei selvatici, hanno esposto le sagome di un branco di cinghiali a grandezza naturale per dimostrare concretamente cosa significa trovarseli di fronte in strada, nei campi o davanti alla propria abitazione.

Per esprimere tutta l’amarezza di aver visto distruggere in pochi minuti il lavoro di un anno, i giovani agricoltori hanno mostrato cartelli con i danni provocati ai raccolti, ma anche striscioni che recitavano questi slogan: “Dopo il COVID la peste dei cinghiali”, “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”, “Difendiamo il nostro territorio”, “Diventeremo noi una specie protetta”.

Secondo l’indagine realizzata da Coldiretti/Ixè la fauna selvatica rappresenta un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene essere troppo numerosi mentre c’è addirittura un 75% che li considera un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale.

“La maggioranza dei cittadini considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone di collina – ha detto il Presidente Cardelli Masini Palazzi – sono dunque necessari interventi mirati per ridurre la minaccia degli animali selvatici che oltre a distruggere i raccolti sono anche causa di incidenti stradali gravi, in crescita anche sul nostro territorio”.

La Coldiretti chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

 

PARMA, CINGHIALI 300 AGRICOLTORI SOTTO LA SEDE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Migliaia gli agricoltori, allevatori e pastori scesi in piazza contro l’invasione dei cinghiali in tutti i capoluoghi di Regione a partire dalla Capitale in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento per chiedere di fermare una calamità che distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani con pericoli concreti per gli agricoltori ed i cittadini.  In Emilia-Romagna sono oltre 300 i soci che hanno partecipato al blitz presso la Terza Torre della Regione sotto l’Assessorato all’Agricoltura, guidati dal Presidente regionale Nicola Bertinelli, assieme a vari rappresentanti delle istituzioni di tutta la Regione. Presente a Bologna anche una nutrita delegazione di agricoltori di Coldiretti Parma, tra cui molti giovani, guidata dal Direttore Marco Orsi.  Sono intervenuti per la nostra provincia a sostegno delle nostre istanze il Presidente della Provincia e Sindaco di Borgotaro Diego Rossi, il Vicepresidente dell’Assemblea Regionale Fabio Rainieri, il Consigliere regionale Matteo Daffadà e i Consiglieri dei Comuni di Neviano Arduini e Bardi, Daniele Bergonzani e Marco Gallosi.

“La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli nel sottolineare l’esigenza “di interventi mirati per ridurre la minaccia degli animali selvatici a livello nazionale”.

“Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione” evidenzia Nicola Bertinelli nel sottolineare che “serve un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza”.

A sostegno dell’iniziativa è intervenuto l’Assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi che ha ringraziato Coldiretti per aver dato prova, ancora una volta, di avere a cuore gli interessi generali del paese, in quanto, ha sottolineato, la battaglia per il contenimento dei cinghiali non è solo una questione d’interesse del comparto agricolo ma una questione che riguarda tutto il Paese. La salvaguardia delle produzioni agricole infatti coinvolge tutti perché senza agricoltura non c’è cibo.

In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari – sottolinea la Coldiretti – con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

 

COMO-LECCO, CINGHIALI, NOVEMILA ATTACCHI IN DIECI ANNI NEI CAMPI E SULLE STRADE

Sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali. È quanto stima la Coldiretti lombarda sulla base dei dati regionali in occasione della protesta di centinaia di agricoltori in piazza Città di Lombardia a Milano. Un problema che investe in pieno anche le due province di Como e Lecco, dove i numeri dei danni provocati dai selvatici restano altissimi.

Una situazione che si è aggravata di anno in anno ed è ormai diventata insostenibile, spiega la Coldiretti regionale che al presidio milanese (dove sono scesi anche gli agricoltori di Como e Lecco) ha allestito un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate da questi ungulati: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche negli uliveti – spiega la Coldiretti interprovinciale – con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta. Questi animali – continua la Coldiretti – sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano – spiega la Coldiretti – e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari con un aumento a livello nazionale del 15%, secondo stime della Coldiretti. Le limitazioni imposte dalla pandemia – continua la Coldiretti – hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute. E’ di poche settimane fa, ad esempio, la notizia di un grosso cinghiale ripreso nelle ore notturne per le strade di Borgo Ticino, nella città di Pavia, mentre nell’ottobre scorso un branco di sei cinghiali è arrivato addirittura alla Darsena di Milano risalendo il corso del Naviglio.

Ma questi animali mettono a rischio la sicurezza delle persone anche attraversando strade e autostrade provocando così schianti e incidenti. Nell’anno del Covid, secondo un’analisi della Coldiretti su dati Asaps, a livello nazionale il bilancio dell’invasione di cinghiali e selvatici è stato di un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea la Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali e drammatiche per conducenti e passeggeri. Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.

Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.

La Coldiretti a livello nazionale chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

“Bisogna inoltre semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento – afferma Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco – garantire un monitoraggio costante e un controllo anche in ambito urbano, assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione”.

 

TORINO, IL MONDO AGRICOLO IN PIAZZA CASTELLO CONTRO I CINGHIALI

L’emergenza Covid ha ridotto la presenza dell’uomo all’aperto e questo ha fatto proliferare, con un aumento del 15%, i cinghiali che sono arrivati ad essere 2,3 milioni in Italia. Invadono città e campagne e causano un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. E questo è solo il più grave dei problemi che emerge dal non contenimento dei cinghiali: un problema di sicurezza nazionale. Poi ci sono tutti gli altri problemi, legati agli aspetti economici e psicologici dell’invasione e della non gestione. I coltivatori sono stanchi, molti vogliono abbandonare e i giovani non se la sentono di avviare un’attività con questi problemi.

Coldiretti ha organizzato una manifestazione nazionale in tutte le piazze d’Italia e anche a Torino in Piazza Castello, giovedì 8 luglio, sono arrivati 600 agricoltori e una cinquantina di sindaci da tutta la regione Piemonte, di cui una trentina dalla provincia di Torino in rappresentanza del settore primario martoriato dalla piaga.

In piazza con gli agricoltori esasperati e i sindaci ci sono stati il presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, il Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, l’intera Giunta di Coldiretti Piemonte, tutti i direttori delle federazioni provinciali e a cui si sono uniti  il governatore Alberto Cirio, il vicepresidente Fabio Carosso, l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa,  i capigruppo e consiglieri  di maggioranza e minoranza con gli interventi di Paolo Ruzzola di Forza Italia, Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia, Monica Canalis del Pd, i cittadini, i Sindaci e le Istituzioni, oltre all’Associazione Familiari e Vittime della Strada con il presidente Giacinto Picozza e il vicesindaco della città Metropolitana di Torino Marco Marocco.

Oltre un italiano adulto su quattro ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (Psa). Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

«La provincia di Torino è la più martoriata di tutto il Piemonte – ha dichiarato Sergio Barone, vicepresidente Coldiretti Torino – Oggi parlo anche a nome del presidente Fabrizio Galliati che non può essere con noi perché la sua azienda è stata devastata dal maltempo di ieri e dalla tromba d’aria nel chivassese. La Regione Piemonte per arginare i cinghiali può fare di più. Quello che vogliamo sono leggi operative regionali che valgano per tutte le regioni».

«I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi delle nostre città piemontesi, arrivando ad invadere anche i luoghi turistici e simbolo del Made in Piemonte – evidenziano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La situazione è diventata insostenibile non solo nelle aree rurali della nostra Regione, ma anche nelle città tanto che viene compromesso l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali con la perdita della biodiversità e sono in costante aumento gli incidenti che mettono a rischio la pubblica sicurezza. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute. Per questo il Piano deve essere volto alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori, motivo per cui sono di assoluta priorità alcune azioni che abbiamo individuato e presentato alla Regione per garantire continuità alle aziende agricole e tranquillità ai cittadini».

Coldiretti chiede che la Regione Piemonte si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché: le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato; gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale; il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio; la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.

 

BERGAMO, CINGHIALI: AGRICOLTORI ESASPERATI IN PIAZZA A MILANO

Anche numerosi agricoltori bergamaschi, con il presidente e il direttore di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio e Carlo Loffreda, hanno partecipato alla manifestazione che si è svolta questa mattina a Milano in piazza Città di Lombardia con centinaia di agricoltori provenienti da tutta la regione che hanno lanciato un grido d’allarme contro l’invasione dei cinghiali. Esasperati per una situazione ormai fuori controllo, hanno voluto denunciare i continui attacchi dei selvatici che con le loro incursioni distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano gli animali allevati, senza contare gli incidenti stradali e le problematiche di tipo sanitario. In piazza con gli agricoltori anche numerosi sindaci e rappresentanti delle Istituzioni. Per Bergamo erano presenti il sindaco di Dossena Fabio Bonzi, il sindaco di Berzo San Fermo Luciano Trapletti, il sindaco di Fontanella Mauro Brambilla, il sindaco di Covo Andrea Cappelletti, il sindaco di Foresto Sparso Gennaro Bellini, il sindaco di Grone Enrico Agazzi, il sindaco di Osio Sopra Edilio Pelicioli, il vicesindaco di Pedrengo Giacomo Tomaselli, il vicesindaco di Misano Gera D’Adda Piero Pilenga, l’assessore di Sotto il Monte Giovanni XXXII Debora Biffi, l’assessore di Mozzanica Giulia Pelizzari e l’assessore di San Paolo D’Argon Marco Facchinetti. Hanno voluto far sentire la loro vicinanza anche i consiglieri regionali Giovanni Malanchini e Paolo Franco.

“I cinghiali sono una vera e propria calamità – sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio -; causano danni ingentissimi al settore agricolo e rappresentano un pericolo anche per l’incolumità dei cittadini. I cinghiali ormai si stanno diffondendo su tutto il territorio collinare e montano della nostra provincia e sono arrivati fino alle porte di Bergamo città”.

A Milano nella piazza piena di gente, gli agricoltori bergamaschi hanno portato cartelli con scritte che riassumono la loro esasperazione: “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”; “Chiuso per cinghiali”, “Difendiamo il nostro territorio” e “Niente lockdown per i cinghiali”.

Coldiretti stima che, in dieci anni, siano stati almeno novemila gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali.

“Sono 30 anni che subiamo i danni causati dai cinghiali – afferma Angelo Casali, agricoltore di Berzo San Fermo – un incubo che ormai è cresciuto a dismisura. Noi lavoriamo e questi animali nel giro di poche ore distruggono tutto. La loro azione è devastante: frantumano la cotica erbosa nei prati mentre nelle vigne sradicano le barbatelle più giovani e quando l’uva è matura mangiano i grappoli più vicini al terreno. Le incursioni nei prati poi si ripercuotono anche nelle stalle: nei terreni dove passano lasciano le zolle tutte sollevate, così si raccoglie un foraggio di scarsa qualità che quando viene utilizzato per l’alimentazione delle mucche mette a rischio il loro benessere e anche il latte che producono ne risente”.

Coldiretti Bergamo sottolinea che con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari con un aumento a livello nazionale del 15%, secondo stime della Coldiretti. Le limitazioni imposte dalla pandemia hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute.

“Il tema è per noi molto caldo e molto sentito – ha detto Fabio Bonzi, sindaco di Dossena – in quanto in questo periodo molti dei nostri allevatori stanno monticando sugli gli alpeggi e più che dedicarsi all’attività agricola sono costretti a dedicarsi alla sistemazione dei danni causati dagli animali selvatici, in particolare dai cinghiali. Serve quindi una scelta di campo da parte della politica per tutelare chi tutti i giorni si alza alla mattina all’alba per fare il proprio lavoro”.

I cinghiali sconvolgono anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La Coldiretti a livello nazionale chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in  modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

“La fauna selvatica – conclude Brivio – non è solo un problema degli agricoltori, ma è un problema di comunità e soprattutto di civiltà. Abbiamo manifestato perché vogliamo che ci venga garantito il diritto di vivere in sicurezza, di avere raccolti che siano indispensabili per assicurare quell’autoapprovvigionamento alimentare di cui i cittadini hanno bisogno. Questa è una battaglia che dobbiamo condurre tutti insieme, soprattutto con quelle forze politiche che dimostrano di essere responsabili verso questo problema”. 

 

TREVISO, OGGI A VENEZIA DALLA MARCA 100 IMPRESE/FAMIGLIE PER DIRE #STOPCINGHIALI

100 imprenditori agricoli trevigiani oggi a Venezia per un flash mob davanti la stazione SS Lucia per dire #stopcinghiali. Con loro dalla Marca anche amministratori e politici dei comuni di Tarzo,Cavaso del Tomba e Fregona oltre ai consiglieri regionali trevigiani Roberto Bet, Alberto Villanova, Tommaso Razzolini e Giampietro Possamai. Presente anche Giuseppe Romano in rappresentanza del Parco del Sile.  Sono talmente diffusi ovunque sul territorio regionale che non ci sono neppure i numeri ufficiali: impossibile ormai contarli, sono i cinghiali in Veneto. Le stime di Coldiretti parlano di 90mila cinghiali che scorrazzano indisturbati dalla campagna fino in città. “Un’emergenza che ha fatto arrivare a Venezia anche gli agricoltori di Coldiretti Treviso per denunciare un fenomeno incontrollato che è diventato un problema di ordine pubblico e sicurezza – sottolinea Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso nella foto dim gruppo con dirigenti, associati e il direttore Giuseppe Satalino. Oggi in Piazzale Santa Lucia gli agricoltori di Coldiretti hanno organizzato un flash mob “silente” per testimoniare lo stato in cui gli operatori agricoli e i cittadini sono costretti ad affrontare l’invasione dei cinghiali dalle campagne alle città. Il fenomeno che lascia tutti “senza parole” è stato spiegato attraverso l’esposizione “muta” di grandi immagini con ritratti ettari di mais devastati, foto di incidenti stradali e di cinghiali che scorrazzano indisturbati nei centri residenziali, rovistando tra i cassonetti di rifiuti a ridosso delle abitazioni.

Una situazione fuori controllo favorita dall’emergenza Covid che con il lockdown ha lasciato campo libero a intere colonie che dagli spazi rurali si sono spinti fino alle aree urbane arrivando sempre più vicini alle famiglie, nei parchi dove giocano i bambini o alle scuole. Gli animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi: non più di tanto possono fare i circa 7mila selecontrollori. Il dossier elaborato da Coldiretti evidenzia danni periziati per oltre un milione di euro di cui liquidati poco più della metà. Un importo assolutamente sotto stimato – commenta Coldiretti Veneto – perché gli agricoltori esasperati hanno addirittura smesso di presentare le istanze.

A raggiungere il palco della mobilitazione anche il presidente della Regione del Veneto, Luca zaia che non ha mancato di condividere l’emergenza evidenziata da Coldiretti.  

All’assessore competente Cristiano Corazzari Coldiretti ha affidato le seguenti richieste urgenti:

.che Stato e Regioni facciano un gioco di squadra e operino in modo risoluto per rendere le misure di contenimento e controllo effettivamente efficaci.

  • che gli agricoltori dotati delle necessarie autorizzazioni siano messi in condizione di essere effettivamente protagonisti delle azioni di contenimento, anche attraverso l’utilizzo di altri soggetti autorizzati, a partire dai cacciatori, per intervenire immediatamente sui propri fondi agricoli.
  • semplificare le procedure per l’attivazione di tutti gli interventi e messe in atto azioni per promuovere l’attività dei selecontrollori
  • che attraverso una modifica della legge nazionale, il coordinamento delle azioni sia affidata al Prefetto in quanto competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.
  • che la delibera proposta alla Regione sia approvata in tempi rapidi
  • che il nuovo piano di controllo dei cinghiali contenga azioni semplici sburocratizzate, efficaci, efficienti, allargando la platea dei soggetti attuatori, con le risorse necessarie.

 

NOVARA-VCO, PROTESTA CINGHIALI: BASTA INCIDENTI STRADALI E RACCOLTO IN FUMO

Una nutrita delegazione di Coldiretti Novara-Vco, guidata dal Presidente Sara Baudo e dal Direttore Francesca Toscani, ha presenziato questa mattina, giovedì 8 luglio, a Torino alla protesta nazionale contro i cinghiali organizzata dalla confederazione che ha coinvolto decine di migliaia di persone in tutti i capoluoghi di regione italiani.

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali – secondo la stima di Coldiretti – sono aumentati del 15%, arrivando ad essere 2,3 milioni in Italia ed invadendo città e campagne causando un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. Su questi numeri si è basato il grido d’allarme lanciato questa mattina in piazza Castello dagli agricoltori esasperati insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo e al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa. Durante la mattinata sono intervenuti anche il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio, il vicepresidente Fabio Carosso, l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, e diversi i capigruppo e consiglieri di maggioranza e minoranza: tutti hanno garantito il loro massimo appoggio alla protesta e la volontà di fare il possibile nelle sedi opportune per arginare la problematica. La proliferazione dei cinghiali non è solamente un pericolo per gli agricoltori, ma anche sociale con il rischio di aumento di malattie e incidenti stradali. Per questo hanno preso la parola molti sindaci e il presidente dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada Giacinto Picozza. Presenti il sindaco di Mezzomerico Pietro Mattachini e il vicesindaco di Maggiora Sergio Vallana.

Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa).

“I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi delle nostre città, arrivando ad invadere anche i luoghi turistici e simbolo del nostro territorio – ha affermato il Presidente Sara Baudo – La situazione è diventata insostenibile non solo nelle aree rurali della nostra Regione, ma anche nelle zone urbane. Il problema principale è legato agli incidenti: un paese civile non può permettersi neanche una vittima causata da animali selvatici sulle strade. Continuiamo a protestare in piazza, ma noto grande indifferenza da parte delle istituzioni: da tempo chiediamo di modificare la legge 157/92 per intervenire e contenere in maniera significativa questi selvatici, ma ancora non otteniamo le risposte attese. Capisco le aziende che decidono di non seminare più, perché coltivare costa e trovarsi costantemente distrutto il lavoro di un anno è sfibrante. In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori: per questo servono interventi immediati per sostenere in modo concreto le aziende”.

“Da sindaco sono a contatto tutti i giorni con i danni provocati dai cinghiali sia nelle aziende che nel Comune – ha rimarcato Pietro Mattachini – Tutti siamo al limite della sopportazione”. “Questa situazione non è più gestibile – gli ha fatto eco Sergio Vallana – Non è più il momento delle promesse, ma è giunta l’ora di agire”. Coldiretti chiede che la Regione si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

Al termine della mobilitazione, a partire da Montecitorio a Roma, il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha annunciato che la struttura di Palazzo Chigi ha garantito che appena arriverà la proposta del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli sarà resa immediatamente operativa.

 

MILANO, CINGHIALI: SITUAZIONE INTOLLERABILE, A RISCHIO FILIERA CIBO E SICUREZZA

“Alla politica chiediamo risposte certe e tempestive. Siamo in un’epoca in cui ogni giorno si scoprono nuovi diritti da tutelare, è intollerabile che solo gli agricoltori non abbiano il diritto di difendersi dagli animali selvatici”. E’ quanto dichiara Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, in occasione della manifestazione contro l’invasione dei cinghiali che in piazza Città di Lombardia a Milano ha portato centinaia di coltivatori provenienti da tutta la regione.

“Durante la pandemia – continua Rota – tutti hanno riconosciuto l’importante ruolo sociale dell’agricoltura che ha sempre garantito il cibo, ma adesso la filiera è messa a rischio dall’esplosione incontrollata della fauna selvatica che pregiudica la sicurezza, anche sanitaria, delle persone e causa danni economici incalcolabili alle nostre aziende. La legge 157 del 1992 che regola la materia è ormai vecchia e va cambiata. Non possiamo più aspettare, ci deve essere garantito il diritto di difendere le nostre imprese e le nostre famiglie, le coltivazioni, gli allevamenti, i reticoli idrici, le strade e le abitazioni. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, di affermare con chiarezza che così non si può andare avanti – aggiunge il presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza -, come ha fatto ancora stamattina la Coldiretti con questa grande manifestazione per chiedere la possibilità di contenere cinghiali, nutrie e tutti gli altri animali dannosi. Ringrazio gli agricoltori e le istituzioni che hanno partecipato così numerosi”.

In piazza a Milano con le rappresentanze delle Coldiretti territoriali c’erano il presidente della Regione Attilio Fontana, gli Assessori all’Agricoltura della Regione e del Comune di Milano, Fabio Rolfi e Pierfrancesco Maran, l’Assessore allo Sviluppo economico della Lombardia Guido Guidesi, sindaci, consiglieri regionali e presidenti di provincia.

Gli animali selvatici distruggono produzioni alimentari, sterminano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti e si spingono fino all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. Un’emergenza nazionale che ha ormai oltrepassato il limite di guardia. Nella sola Lombardia – precisa la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali.

La Coldiretti a livello nazionale chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

Bisogna inoltre semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento – conclude la Coldiretti interprovinciale – garantire un monitoraggio costante e un controllo anche in ambito urbano, oltre che assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione.

 

VARESE, CINGHIALI, 9000 ATTACCHI IN 10 ANNI NEI CAMPI E SULLE STRADE IN REGIONE

Sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali. È quanto stima la Coldiretti lombarda sulla base dei dati regionali in occasione della protesta di centinaia di agricoltori in piazza Città di Lombardia a Milano. Un problema che investe in pieno anche la provincia di Varese, dove i numeri dei danni provocati dai selvatici restano altissimi.

Una situazione che si è aggravata di anno in anno ed è ormai diventata insostenibile, spiega la Coldiretti regionale che al presidio milanese (dove sono scesi anche gli agricoltori del Varesotto) ha allestito un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate da questi ungulati: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche negli uliveti – spiega la Coldiretti provinciale – con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta.

Questi animali – continua la Coldiretti – sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano – spiega la Coldiretti – e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari con un aumento a livello nazionale del 15%, secondo stime della Coldiretti. Le limitazioni imposte dalla pandemia – continua la Coldiretti – hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute. E’ di poche settimane fa, ad esempio, la notizia di un grosso cinghiale ripreso nelle ore notturne per le strade di Borgo Ticino, nella città di Pavia, mentre nell’ottobre scorso un branco di sei cinghiali è arrivato addirittura alla Darsena di Milano risalendo il corso del Naviglio.

Ma questi animali mettono a rischio la sicurezza delle persone anche attraversando strade e autostrade provocando così schianti e incidenti. Nell’anno del Covid, secondo un’analisi della Coldiretti su dati Asaps, a livello nazionale il bilancio dell’invasione di cinghiali e selvatici è stato di un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea la Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali e drammatiche per conducenti e passeggeri. Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.

Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.

La Coldiretti a livello nazionale chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

“Bisogna inoltre semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento – afferma Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese – garantire un monitoraggio costante e un controllo anche in ambito urbano, assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione”.

 

CUNEO, CINGHIALI: UN INCIDENTE OGNI 48 ORE È CAUSATO DELLA FAUNA SELVATICA

Nell’ultimo anno i cinghiali in Italia sono aumentati del 15% arrivando ad essere 2,3 milioni di esemplari. Questa proliferazione è dovuta alla ridotta presenza dell’uomo all’aperto a causa dell’emergenza Covid-19. I cinghiali sono ormai un problema di ordine e sicurezza pubblica, non riguardano solo il mondo dell’agricoltura: invadendo città e campagna, causano un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti.

È quanto emerge dalla stima di Coldiretti in occasione della protesta in piazza Castello, a Torino, con gli agricoltori esasperati insieme al Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo, al Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu a cui si sono uniti  il Governatore Alberto Cirio, il Vicepresidente Fabio Carosso, l’Assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa,  i capigruppo e consiglieri  di maggioranza e minoranza i cittadini, i Sindaci e le Istituzioni, oltre all’Associazione Familiari e Vittime della Strada con il presidente Giacinto Picozza. Alla protesta in piazza hanno partecipato 20 Sindaci dei Comuni della Provincia Granda: sul palco, per evidenziare i problemi di sicurezza dei propri territori hanno preso la parola Laura Capra, Sindaco di Santo Stefano Belbo e Luciano Sciandra, Sindaco di Priola anche in rappresentanza dell’Unione Montana Alta Val Tanaro.

Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/IXÈ. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’UE chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la Peste Suina Africana (PSA). Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

“I cinghiali – evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – stanno veramente chiedendo le chiavi delle nostre città piemontesi, arrivando ad invadere anche i luoghi turistici e simbolo del Made in Piemonte. La situazione è diventata insostenibile non solo nelle aree rurali della nostra Regione, ma anche nelle città tanto che viene compromesso l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali con la perdita della biodiversità e sono in costante aumento gli incidenti che mettono a rischio la pubblica sicurezza. Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal Ministero della Salute. In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori, motivo per cui sono di assoluta priorità alcune azioni che abbiamo individuato e presentato alla Regione per garantire continuità alle aziende agricole e tranquillità ai cittadini”.

“Per questo il Piano – chiosa Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – deve essere volto alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette”.

Coldiretti Cuneo chiede che la Regione si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito Elenco regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

FORLI, STOP CINGHIALI: AGRICOLTORI E SINDACI DEL FORLIVESE-CESENATE IN REGIONE

Sono migliaia gli agricoltori scesi in piazza questa mattina contro l’invasione dei cinghiali in tutti i capoluoghi di Regione a partire dalla Capitale in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento per chiedere di fermare una calamità che distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali nelle campagne, ma anche all’interno dei centri urbani con pericoli concreti per gli agricoltori ed i cittadini. Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano infatti, con un aumento del 15%, i cinghiali che invadono città e campagne.

Dal territorio di Forlì-Cesena una numerosa di delegazione di agricoltori, guidati dal Presidente provinciale Coldiretti Massimiliano Bernabini e dal Direttore Giulio Federici e affiancati da sindaci ed esponenti delle istituzioni locali, si è unita al presidio-flash mob battezzato “Città e campagna unite contro i cinghiali” e che in Emilia-Romagna si è svolto sotto la Terza Torre della Regione, sede dell’Assessorato all’Agricoltura alla presenza del Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli.

Qui oltre 300 agricoltori, molti dei quali imprenditori under 30 giunti dalle colline di Forlì-Cesena che vedono i loro raccolti compromessi dal passaggio dei selvatici, hanno esposto le sagome di un branco di cinghiali a grandezza naturale per dimostrare concretamente cosa significa trovarseli di fronte in strada, nei campi o davanti alla propria abitazione.

Per esprimere tutta l’amarezza di aver visto distruggere in pochi minuti il lavoro di un anno, i giovani agricoltori hanno mostrato cartelli con i danni provocati ai raccolti, ma anche striscioni che recitavano questi slogan: “Dopo il COVID la peste dei cinghiali”, “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”, “Difendiamo il nostro territorio”, “Diventeremo noi una specie protetta”.

Secondo l’indagine realizzata da Coldiretti/Ixè la fauna selvatica rappresenta un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene essere troppo numerosi mentre c’è addirittura un 75% che li considera un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale. “La maggioranza dei cittadini considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone di collina – ha detto il Presidente Bernabini – sono dunque necessari interventi mirati per ridurre la minaccia degli animali selvatici che oltre a distruggere i raccolti sono anche causa di incidenti stradali gravi, in crescita anche sul nostro territorio”.

La Coldiretti chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

 

PAVIA, CINGHIALI, 9000 ATTACCHI IN 10 ANNI NEI CAMPI E SULLE STRADE

Sono almeno novemila in dieci anni gli assalti dei cinghiali in Lombardia che hanno devastato le campagne e provocato incidenti stradali. È quanto stima Coldiretti sulla base dei dati regionali in occasione della protesta di centinaia di agricoltori in piazza Città di Lombardia a Milano. Una situazione che riguarda da vicino anche la provincia di Pavia, dove non si contano più gli incidenti stradali causati da questi animali: l’ultimo incidente grave – spiega Coldiretti Pavia – si è verificato alla fine di aprile a San Damiano al Colle, in Oltrepò Pavese, dove ho residente ha danneggiato la sua vettura per 20 mila euro.

“Una situazione che si è aggravata di anno in anno – sottolinea Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – e che è ormai diventata insostenibile”. Al presidio milanese Coldiretti ha allestito anche un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate da questi ungulati: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche nei vigneti e negli uliveti – spiega Coldiretti Pavia – con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta.

“Questi animali – continua il Presidente di Coldiretti Pavia – sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di pregio naturalistico. Senza dimenticare il pericolo per la diffusione di malattie, evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali”. L’azione dunque – continua Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

“Con l’emergenza Covid, che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali proliferano – sottolinea Rodolfo Mazzucotelli, Direttore di Coldiretti Pavia – e dopo il lockdown hanno raggiunto in Italia la cifra record di 2,3 milioni di esemplari con un aumento a livello nazionale del 15%, secondo stime della Coldiretti”. Le limitazioni imposte dalla pandemia, infatti, hanno spinto ancora di più questi selvatici verso le città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi della salute. E’ di poche settimane fa, ad esempio, la notizia di un grosso cinghiale ripreso nelle ore notturne per le strade del Borgo Ticino a Pavia.

Ma questi animali mettono a rischio la sicurezza delle persone anche attraversando strade e autostrade provocando così schianti e incidenti. Nell’anno del Covid, secondo un’analisi della Coldiretti su dati Asaps, a livello nazionale il bilancio dell’invasione di cinghiali e selvatici è stato di un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea la Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali e drammatiche per conducenti e passeggeri. Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.

Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.

La Coldiretti a livello nazionale chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;
  • l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
  • che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

“Bisogna inoltre semplificare e digitalizzare le procedure relative alle richieste di intervento – conclude Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – garantire un monitoraggio costante e un controllo anche in ambito urbano, assicurare risarcimenti adeguati per i danni causati e per sostenere interventi di prevenzione”.

 

VERCELLI-BIELLA, PROTESTA CINGHIALI: STOP INCIDENTI STRADALI E RACCOLTO IN FUMO

Una nutrita delegazione di Coldiretti Vercelli-Biella, guidata dal Presidente Paolo Dellarole e dal Direttore Francesca Toscani, ha presenziato questa mattina, giovedì 8 luglio, a Torino alla protesta nazionale contro i cinghiali organizzata dalla confederazione che ha coinvolto decine di migliaia di persone in tutti i capoluoghi di regione italiani.

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, i cinghiali – secondo la stima di Coldiretti – sono aumentati del 15%, arrivando ad essere 2,3 milioni in Italia ed invadendo città e campagne causando un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. Su questi numeri si è basato il grido d’allarme lanciato questa mattina in piazza Castello dagli agricoltori esasperati insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo e al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa. Durante la mattinata sono intervenuti anche il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio, il vicepresidente FabioCarosso, l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, e diversi i capigruppo e consiglieri di maggioranza e minoranza: tutti hanno garantito il loro massimo appoggio alla protesta e la volontà di fare il possibile nelle sedi opportune per arginare la problematica. La proliferazione dei cinghiali non è solamente un pericolo per gli agricoltori, ma anche sociale con il rischio di aumento di malattie e incidenti stradali. Per questo hanno preso la parola molti sindaci e il presidente dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada Giacinto Picozza. Presenti il vicesindaco di Salussola Valter Pozzo e il vicesindaco di Valdengo Eugenio Boffa Roculo.

Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale con gli animali selvatici che dalle campagne hanno invaso città e luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ormai ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa).

“I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi delle nostre città, arrivando ad invadere anche i luoghi turistici e simbolo del nostro territorio – ha affermato il Presidente Paolo Dellarole – La situazione è diventata insostenibile non solo nelle aree rurali della nostra Regione, ma anche nelle zone urbane. Il problema principale è legato agli incidenti: un paese civile non può permettersi neanche una vittima causata da animali selvatici sulle strade. Continuiamo a protestare in piazza, ma noto grande indifferenza da parte delle istituzioni: da tempo chiediamo di modificare la legge 157/92 per intervenire e contenere in maniera significativa questi selvatici, ma ancora non otteniamo le risposte attese. Capisco le aziende che decidono di non seminare più, perché coltivare costa e trovarsi costantemente distrutto il lavoro di un anno è sfibrante. In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori: per questo servono interventi immediati per sostenere in modo concreto le aziende”.

Coldiretti chiede che la Regione si coordini strettamente con lo Stato e operi in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinchè:

  • le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;
  • gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale;
  • il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio
  • la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.

Al termine della mobilitazione, a partire da Montecitorio a Roma, il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha annunciato che la struttura di Palazzo Chigi ha garantito che appena arriverà la proposta del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli sarà resa immediatamente operativa.