COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 9 febbraio 2023

9 Febbraio 2023
News La Forza del Territorio del 9 febbraio 2023

Primo piano

 

CAMPANIA, FRUIT LOGISTICA: PIANA DEL SELE CON 85% PRODUTTORI

Si chiude domani a Berlino l’edizione 2023 del Fruit Logistica, la più grande fiera europea del comparto ortofrutticolo, dove si conferma il primato della provincia di Salerno ed in particolare della fertile piana del Sele. Per l’occasione Coldiretti, il presidente salernitano Vito Busillo, presenta i numeri aggiornati ed un accordo strategico con l’Università L’Orientale di Napoli. La piana del Sele nel 2022 – informa Coldiretti Campania – si attesta su un valore di produzione aggregato pari a circa 900 milioni di euro, che portano la provincia di Salerno tra le prime in Italia per performance nel fatturato agricolo. Se del PIL della Campania la provincia di Salerno vale complessivamente circa il 35%, per la produzione agricola il valore è oltre il 50%. Dai fertili 15mila ettari della piana del Sele sono partite per Berlino circa 320 imprese ortofrutticole, pari all’85% delle aziende campane presenti al Fruit Logistica e al 25% su base nazionale.

“La produzione principe della piana salernitana – spiega Vito Busillo – è la quarta gamma: insalatine, misticanza e la rucola, locomotiva dell’agricoltura regionale. Come Consorzio di Tutela della Rucola della Piana del Sele IGP tagliamo il traguardo del secondo anno di attività dal riconoscimento europeo, celebrato con l’80% delle adesioni da parte dei produttori presenti nell’areale. La rucola IGP ha raddoppiato il valore aggregato rispetto ai primi mesi del 2021 e punta a tagliare il traguardo dei 400 milioni. A sostegno della crescita della quarta gamma, che cresce di almeno il 4% nonostante un momento internazionale molto difficile, c’è l’accordo con l’Università l’Orientale. Grazie al supporto dell’Ateneo napoletano e all’impegno del rettore Roberto Tottoli, puntiamo ad affiancare i produttori di quarta gamma per migliorare le performance dell’export in Asia e in Africa. Attualmente la quota di mercato in questi paesi è del 6%, l’obiettivo nel medio periodo è arrivare almeno al 15%, anche in considerazione del basso livello di conflitti culturali dei prodotti ortofrutticoli.”

Il Fruit Logistica è stata anche l’occasione per due importanti workshop di approfondimento, organizzati dalla Coldiretti. Il primo ha avuto come tema “Dai Distretti del cibo ai contratti di filiera – Nuovi strumenti per la crescita del territorio”, che ha visto la partecipazione del segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, e del presidente Ettore Prandini. A seguire la tavola rotonda su “Il valore aggiunto dei marchi Dop e Igp sul mercato ortofrutticolo mondiale”, introdotta dal presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, a cui sono seguiti gli interventi del presidente del Consorzio di Tutela Rucola della Piana del Sele Igp, Vito Busillo, del presidente del Consorzio di Tutela del Limone di Amalfi Igp, Angelo Amato, e del presidente del Consorzio di Tutela del Carciofo di Paestum Igp, Emilio Ferrara.

 

Dal Territorio

 

PUGLIA, GIORNATA LEGUMI: CRESCONO CONSUMI (+18%)

Al top con 800mila q.li produzione e 90mln euro plv

I consumi di legumi sono aumentati del 18% con lenticchie, fagioli e ciechi che si classificano come i più amati dai consumatori in Puglia, patria dei legumi con una produzione annua di quasi 800mila quintali e un valore di oltre 90 milioni di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile). E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia, in occasione della Giornata mondiale dei Legumi che si celebra ogni anno il 10 febbraio, istituita dall’Organizzazione delle Nazione Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) come un’opportunità per aumentare la consapevolezza dei benefici dei legumi per la salute e per contribuire a sistemi alimentari sostenibili.

A far crescere la domanda di legumi – sottolinea la Coldiretti Puglia – è stata la svolta green nelle scelte di acquisto dei consumatori con la tendenza a mettere nel carrello cibi più salutari, ma anche la crisi economica come effetto della guerra in Ucraina che inducono all’acquisto di cibi proteici e salutari al giusto prezzo con la necessità di contenere i costi domestici con prodotti convenienti di alta qualità nutrizionale. Ad aumentare – precisa la Coldiretti regionale – sono anche i prodotti trasformati a base di farina di legumi come biscotti, cracker, sostituti del pane e le modaiole alternative di pasta a base di farina di legumi, ceci, lenticchie e piselli.

I legumi più diffusi sono fagioli, piselli, lenticchie, ceci e fave oltre alle cicerchie, ma la Puglia può contare anche su molte produzioni tipiche di qualità riconosciute dall’Unione Europea come la lenticchia di Altamura IGP e riconosciute tradizionali dal MIPAAF come le fave di Carpino e fave e piselli di Zollino,  i piselli ricci di Sannicola, i piselli secchi di Vitigliano, il cece nero di Nardò e il fagiolo dei Monti Dauni meridionali, prodotti che i contadini eroici propongono nei mercati di Campagna Amica.

Fagioli, ceci, lenticchie e tutti le altre varietà di legumi consentono di seguire – sottolinea Coldiretti Puglia – un’alimentazione più varia, basata su cibi naturali ed economici, che risultano al contempo molto nutrienti e gustosi. Occhi quindi puntati in Puglia sulla lenticchia, menzionata più volte persino nella Bibbia con il nome “adasah”. Nella Genesi si legge che Giacobbe ottenne l’importantissimo diritto di primogenitura da Esaù dandogli in cambio proprio un piatto di lenticchie. La grande “popolarità” della lenticchia di Altamura, che vanta in Puglia il riconoscimento della IGP Altamura, ricco di fibre, vitamine e minerali, – racconta Coldiretti Puglia – è legato alla sua larga diffusione, alla sua ottima preservabilità, nonché al suo costo abbordabile, una caratteristica che le ha fatto assumere la denominazione di “carne dei poveri”.

A partire dagli anni ’30 e fino agli anni ’70 le lenticchie di Altamura conquistarono i mercati internazionali – e l’esportazione di questo legume in Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Canada e Australia ebbe una forte ripercussione nell’economia di Altamura che, da quel momento, divenne nota come la città delle tre “l”, ovvero lino, lana, lenticchia”. Intorno gli anni ’70 la produzione di lenticchie conobbe una fase di declino dovuta a diversi fattori, oggi la riscoperta. Le lenticchie di Altamura – aggiunge Coldiretti Puglia – rispondono, tra l’altro, alle esigenze delle donne che lavorano anche fuori casa, dato che il tempo di cottura è di appena 30 minuti per le ‘lenti’ definite da Gambero Rosso ‘integre e compatte, di buona masticabilità e di giusta consistenza.

Le lenticchie hanno un alto valore nutritivo e contengono circa il 25% di proteine, il 53% di carboidrati e il 2% di olii vegetali. Sono ricche, inoltre di fosforo, ferro e vitamine del gruppo B. Da un punto di vista nutrizionale, 100 gr di lenticchie corrispondono a 215 gr di carne. Il consumo di questo legume è indicato nella prevenzione dell’arteriosclerosi, visto il suo basso contenuto di grassi di tipo insaturo. Tra i suoi componenti spiccano i “soflavoni”, sostanze in grado di “pulire” l’organismo. La grande quantità di fibre che le lenticchie possiedono le rende utili per il buon funzionamento dell’apparato intestinale, contribuendo a tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue. Gli esperti consigliano di consumarle soprattutto in virtù delle loro proprietà antiossidanti che agiscono positivamente sugli inquinanti ai quali siamo soggetti. Le lenticchie sono anche molto ricche di tiamina, una sostanza indispensabile per il buon funzionamento della memoria. Il loro contenuto di vitamina PP fa sì che siano un potente equilibratore del sistema nervoso, dall’azione antidepressiva e antipsicotica. Il consumo di lenticchie è altamente controindicato per i soggetti affetti da iperuricemia.

Con l’82% dei consumatori che secondo l’indagine Coldiretti/Ixè preferisce comprare prodotti italiani per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile per il Paese è necessario – sostiene Coldiretti – arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola. Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy – conclude Coldiretti – è necessario privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta, come avviene per Dop e Igp, o che si possono acquistare direttamente dagli agricoltori nei mercati di Campagna Amica in tutta la Puglia.

 

SICILIA, MALTEMPO: MONITORAGGIO COSTANTE IN TUTTA L’ISOLA

Vento, pioggia e temperatura in picchiata stanno provocando disagi agli agricoltori. Lo afferma Coldiretti Sicilia che da stamani monitora la situazione soprattutto nel catanese dove le segnalazioni riguardano l’impossibilità di raggiungere le aziende proprio a causa del forte vento e della pioggia. Il maltempo, così come previsto – sottolinea Coldiretti Sicilia – preoccupa soprattutto dopo un inizio inverno con caldo e fioriture anticipate.  Nelle zone montane debolmente e quindi gli eventuali danni si potranno vedere solo tra qualche giorno mentre inquieta il vento per le serre.  

La preoccupazione riguarda anche il maggiore costo per il riscaldamento – conclude Coldiretti Sicilia – per mantenere integre le produzioni di ortaggi e fiori ed evitare così danni.

 

TOSCANA, CINGHIALI CAUSANO 80% DANNI ALLE COLTIVAZIONI AGRICOLE

L’80% dei danni da ungulati alle coltivazioni agricole sono causati dai cinghiali. Dal 2010 al 2021 le devastazioni provocate dagli cinghiali, caprioli, daini, mufloni e cervi hanno superato i 21 milioni di euro. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati della Regione Toscana secondo cui nel solo 2021 sono stati denunciati 1,4 milioni di euro di danni imputabili ai soli cinghiali in aumento del 16% rispetto all’anno prima. Cifre sui danni denunciati in difetto secondo Coldiretti Toscana che stima in 300 mila gli esemplari, uno ogni 12 toscani, diventati nel frattempo sempre più una minaccia per circolazione stradale con 67 incidenti in quattro anni, la sicurezza e la salute pubblica. “La presenza di ungulati e predatori è una delle principali cause dell’abbandono delle nostre campagne, delle nostre montagne e soprattutto delle aree più marginali anche se l’emergenza è arrivata ormai fino dentro le città. Centinaia e centinaia di ettari fertili nella nostra regione sono stati abbandonati contribuendo all’aumento del rischio di erosione e dissesto idrogeologico. Fare attività agricola è diventato impossibile ed insostenibile con conseguenze dirette sul mantenimento del paesaggio, sulla cura del territorio, sulla biodiversità e sulla produzione di cibo per la comunità. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – La presenza fuori controllo della popolazione di questa specie costringe gli agricoltori a fare la guardia ai vigneti, ai campi di mais, ai raccolti. Denunciare i danni, che non ripagano mai interamente del lavoro e degli investimenti, non può continuare ad essere la soluzione al problema così come non possiamo alzare recinti ovunque. – prosegue Filippi – Scavano buche alla ricerca di cibo, abbattono muretti, fanno scappare i turisti e azzerano la redditività delle aziende agricole. E’ una lotta impari. L’equilibrio si è rotto, non solo nelle campagne, e va ristabilito”. 

Nelle scorse ore Coldiretti Toscana aveva stilato la prima mappa delle strade ad alto rischio dove la presenza di cinghiali, e di altre specie selvatiche, rappresentano una minaccia costante alla sicurezza di automobilisti, motociclisti e ciclisti. In tutto una cinquantina tra strade regionali, provinciali e comunali dove si sono verificati incidenti, anche mortali, documentate dalle cronache o oggetto di segnalazioni ripetute di attraversamento di cinghiali ed altre specie da parte degli agricoltori. 

Da anni Coldiretti si sta battendo per ridurre la popolazione dei cinghiali. In Toscana, su sollecitazione della Federazione regionale, è stata modificata dalla Regione Toscana la legge 310/2016, per consentire agli agricoltori-cacciatori di intervenire direttamente contro gli ungulati per proteggere i raccolti, dopo averne segnalato la presenza nei propri fondi. Ora anche il Governo nazionale si muove. “E’ una prima misura – conclude il Presidente regionale, Filippi – Quello che chiediamo è un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della Legge 157 del 1992 che consenta di estendere i piani di controllo coordinati dalla Regioni ed arrivare così ad un contenimento drastico per contenere un fenomeno che non riguarda sol più e soltanto gli agricoltori ma tutta la collettività”.

 

VENETO, GIORNATA LEGUMI: ZUPPE ANTI GELO PER 1 ITALIANO SU 2

La tradizione contadina esalta le tipicità regionali

Risi e bisi, pasta e fagioli calda oppure come condimento sul radicchio, la tradizione rurale esalta le ricette locali intrise dei saperi contadini. Sono le parole del veneto Diego Scaramuzza, presidente nazionale e regionale degli agriturismi di Terranostra Campagna Amica. L’arrivo del freddo e del gelo fa volare il consumo di legumi con piselli, fagioli, ceci e lenticchie nel piatto di più di un italiano su due (53%) almeno qualche volta a settimana. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat in occasione della Giornata mondiale dei legumi che si celebra domani 10 febbraio, istituita dall’Organizzazione delle Nazione Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) come un’opportunità per aumentare la consapevolezza dei benefici dei legumi per la salute e per contribuire a sistemi alimentari sostenibili. Il freddo artico dopo il caldo anomalo di gennaio ha ristabilito la tendenza a mettere nel carrello alimenti “invernali” riportando sulle tavole prodotti come ad esempio i fagioli. Sul fronte nutrizionale – evidenzia la Coldiretti – i legumi sono un’ottima fonte di proteine e di fibre alimentari, utili per regolare le funzioni intestinali e per il controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Contengono di sali minerali, come ferro, calcio, potassio, fosforo e magnesio, vitamine del gruppo B e, quando sono freschi, anche vitamina C. Dal punto di vista ambientale – continua la Coldiretti – le piante di legumi hanno un importante ruolo nella difesa della fertilità dei suoli grazie alla loro capacità di fissare l’azoto al terreno, riducendo l’uso di concimi chimici e contribuendo alla difesa delle acque e dell’ambiente. I legumi più diffusi in Italia sono fagioli, piselli, lenticchie, ceci e fave oltre a cicerchie, lupini e soia ma il Belpaese – continua la Coldiretti – può contare anche su molte produzioni tipiche di qualità riconosciute dall’Unione Europea come i fagioli di Rotonda, di Atina, di Sarconi, di Sorana, di Cuneo, vallata bellunese oltre alle lenticchie Castelluccio e a quelle di Altamura. Le coltivazioni nazionali sono diffuse su oltre 150mila ettari e soffrono – denuncia la Coldiretti – della pressione degli arrivi di prodotto a basso costo e ridotta qualità, magari favoriti dagli accordi commerciali. La produzione nazionale si è così drasticamente ridotta rispetto al passato, accentuando la dipendenza dall’estero, nonostante una ripresa degli ultimi anni. Nel 2022 le importazioni di legumi in Italia hanno sfiorato i 490 milioni di chili secondo una proiezione Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno. Il risultato è che tre piatti di fagioli, lenticchie e ceci su quattro che si consumano in Italia oggi, sono in realtà stranieri, provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare con l’utilizzo in preraccolta del glifosate secondo modalità vietate sul territorio nazionale, mentre in Messico sono spesso coltivati con lo sfruttamento del lavoro minorile. Occorre assicurare che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Ma serve anche rivedere il meccanismo degli accordi che favoriscono l’arrivo di prodotti stranieri sulle nostre tavole dove vanno applicati tre principi fondamentali: parità delle condizioni, efficacia dei controlli, reciprocità delle norme. Ma serve anche – rileva Coldiretti – arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola. Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy – conclude Coldiretti – è necessario privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta, come avviene per Dop e Igp, o che si possono acquistare direttamente dagli agricoltori nei mercati di Campagna Amica lungo tutto il territorio nazionale.??

 

FERRARA, GRANDE INTERESSE DELLE IMPRESE INCONTRO NUOVA PAC E LEGGE BILANCIO

Quasi 600 soci hanno affollato lunedì scorso, 6 febbraio, il padiglione 2 di Ferrara Expo

Una sala piena di agricoltori ha fatto da sfondo all’incontro organizzato da Coldiretti Ferrara per illustrare lo stato dell’arte della nuova programmazione europea dei fondi destinati alle imprese agricole nel corso dei prossimi 5 anni e delle novità in campo fiscale.

Le due sessioni hanno visto il succedersi sul palco dei responsabili regionali e provinciali di Coldiretti per l’ambito tecnico e fiscale, nell’intento di aggiornare il più possibile le imprese associate riguardo problematiche ma soprattutto opportunità nella gestione della propria azienda e nel progettare il futuro.

La nuova PAC, nella relazione di Luca Gelsi, responsabile regionale CAA Coldiretti Emilia-Romagna, deve essere conosciuta per cogliere gli indirizzi aziendali, caso per caso, zona per zona, per gestire le proprie attività e rimanere sul mercato, rafforzandosi nei confronti delle linee di sviluppo europee e regionali.

“Non senza critiche e non subendo tutto quanto – è stata a riguardo l’apertura di saluto del presidente Tassinari – dobbiamo conoscere e cogliere quanto di utile questa nuova PAC ci può portare. Abbiamo lavorato nei mesi scorsi per cambiare quello che non ritenevamo accettabile e praticabile per la nostra realtà agricola. Abbiamo condiviso con la Regione alcuni obiettivi e spinto per confermare e migliorare alcune misure dei PSR che sono necessari per le imprese ferraresi. Molto ancora c’è da fare ma rispetto alle prime impostazioni qualche passo avanti è stato fatto”.

Gelsi, coadiuvato dal responsabile del CAA provinciale di Ferrara, Giorgio Legnaro, ha esposto il piano finanziario dei due pilastri destinati dall’Europa alle aziende agricole per i diversi settori finanziati, il Piano Strategico Nazionale che ha determinato gli obiettivi italiani di applicazione delle norme comunitarie (dal sostegno di base, agli eco-schemi, al sostegno ridistributivo, al sostegno ai giovani agricoltori, al sostegno accoppiato), con esempi su diverse realtà aziendali di varie tipologie, con attenzione su colture peculiari del ferrarese come riso, bietole, girasole e colza, pomodoro, soia, e per quanto riguarda il secondo pilastro le risorse regionali che saranno messe in campo dal 2023 (con i bandi agro ambientali già aperti) al 2027 per oltre 913 milioni di euro. Gli interventi più significativi riguardano la produzione integrata e biologica, la competitività delle imprese, il sostegno alle aree svantaggiate e vincolate, la trasformazione e commercializzazione delle produzioni agricole, il ricambio generazionale, lo sviluppo locale strategico, il benessere animale, la ricerca, innovazione e formazione in campo agro alimentare.

Non meno interessanti le informazioni sulla legge di Bilancio dello Stato per il 2023, che per molti versi per il settore agricolo ha visto una sostanziale stabilità e diverse conferme di provvedimenti precedenti, come hanno evidenziato Gabriella De Girolamo, responsabile regionale di Coldiretti Emilia-Romagna in ambito fiscale insieme a Ida Dalla Libera, responsabile provinciale di Ferrara, illustrando i contenuti fiscali e previdenziali per il 2023.

“In ambito fiscale – ha sottolineato Tassinari – dobbiamo sempre considerare il grande lavoro necessario di anno in anno per confermare alcuni ambiti specifici per l’agricoltura e quale sia l’impegno di Coldiretti ad ogni livello per non pregiudicare alcuni fattori, come il regime semplificato, l’esenzione IMU e IRPEF, le aliquote speciali per gli acquisti di terreni in capo a coltivatori diretti e IAP, le normative a favore dei giovani e molto altro che ci consente un recupero di competitività. Certamente molto potrebbe essere ulteriormente semplificato e reso più coerente con le caratteristiche specifiche delle imprese agricole, quindi il nostro impegno è di continuare a costruire un quadro di riferimento che supporti quotidianamente il nostro lavoro”.

Dalle diverse misure di credito d’imposta per i carburanti, piuttosto che per l’acquisto di macchine 4.0, alle imposte ridotte per l’acquisto di terreni, alla cessione dei crediti, a diverse decontribuzioni, anche la conoscenza delle regole fiscali e tributarie diventa fattore di gestione che l’agricoltore deve considerare.

“La PAC è diventata più selettiva e complicata – ha concluso il direttore Alessandro Visotti – ma il nostro interesse è che tutte le risorse possibili arrivino realmente alle imprese. Il nostro compito, oggi come ogni giorno, è di mettere gli imprenditori nella condizione di conoscere per poter sviluppare ragionamenti che i nostri tecnici sono pronti, in tutti i nostri uffici sul territorio, a confrontare per tracciare percorsi su misura per ognuno e pur in un periodo così complesso come quello che stiamo tutti vivendo, cogliere le opportunità per il futuro, innescando quei processi che consentano competitività e positività nelle filiere, che restano lo strumento tramite accordi alla pari per restare sul mercato. Un grande ringraziamento per la numerosissima presenza ed attenzione, ed arrivederci nelle prossime settimane negli incontri zonali dove sicuramente potremo riprendere e articolare le informazioni di oggi”.

 

NUORO OGLIASTRA, I DISSERVIZI POSTALI CREANO RITARDI E DANNO ECONOMICO

“In poste italiane ci sono troppi disservizi che ci creano enormi disguidi oltre che impegnare il nostro personale in tour inutili negli uffici postali alla ricerca di pacchi non consegnati”. È la denuncia che arriva da Coldiretti Nuoro Ogliastra, attraverso il direttore Alessandro Serra, che in diverse occasioni ha segnalato il malfunzionamento del servizio e inviato anche delle segnalazioni.

“Nonostante le tante segnalazioni e i diversi postini che si sono alternati negli ultimi tempi – evidenzia Alessandro Serra – continuiamo a trovare nelle nostre cassette postali davanti al portone, sempre aperto e con campanello, gli avvisi di mancata consegne e giacenza perché, ci scrivono, il destinatario è assente. Assurdo, per un’azienda come la nostra questi atti di negligenza ci costano cari in quanto non riceviamo le lettere e pacchi che stiamo aspettando per tempo, ma non solo. Gli avvisi indicano sempre sedi diverse per ritirare i plichi, costringendo il nostro personale a girovagare per gli uffici, seguire lunghe ed estenuanti file sottraendo tempo all’attività istituzionale per i quale gli stessi sono demandati”.

Coldiretti Nuoro Ogliastra che paga regolarmente i servizi richiesti a Poste italiane della quale è anche cliente come correntista, denuncia anche l’assenza “di referenti territoriali con i quali poter interagire. Necessitiamo di risposte celeri – dice Alessandro Serra – chiediamo di poter avere un incontro con un dirigente per poter capire se ci sono ancore le condizioni per poter proseguire la collaborazione e rivolgerci alle Poste per i nostri servizi oppure se dobbiamo, e ci stiamo riflettendo, interrompere definitivamente qualsiasi tipo di rapporto”.

 

L’AQUILA, 250 AGRICOLTORI “PROGRAMMANO” IL FUTURO POST COVID

La competitività delle aziende agricole, la salvaguardia ambientale, la conservazione di paesaggi e di biodiversità, il sostegno al ricambio generazionale e la digitalizzazione delle imprese, ai quali si aggiunge un obiettivo nuovo che è ‘salute e cibo’. Sono i temi “chiave” dell’agricoltura dell’immediato futuro, illustrati ieri sera nel corso del convegno “La nuova Pac 2023-2027” promosso da Coldiretti che si è svolto nella Camera di Commercio dell’Aquila in via degli opifici.

Dalle campagne del capoluogo sono arrivati 250 agricoltori per capire quali sono le prospettive e le opportunità che si aprono per le imprese con la nuova programmazione comunitaria soprattutto in relazione alle misure strutturali (ammodernamento, giovani imprenditori) e alle misure a superficie (agricoltura integrata, prati pascolo, biologico). Nelle prime fila della sala allestita con le immancabili bandiere gialle, c’erano moltissime autorità tra cui il Prefetto Cinzia Torraco, il generale della Guardia di Finanza Carmelo Azzarà, il presidente della Camera di Commercio Antonella Ballone oltre al vicesindaco dell’Aquila Raffaele Daniele e ai vicepresidenti di Coldiretti L’Aquila Fabio Cianfaglione e Rinaldo D’Alessio. A conclusione, l’intervento dell’assessore regionale Emanuele Imprudente e del direttore regionale di Coldiretti Roberto Rampazzo.

“Viviamo un momento storico di grande grande cambiamento – ha detto Rampazzo “rispetto alla vecchia, nella nuova programmazione c’è una particolare attenzione alle “vere” aziende agricole con contributi indirizzati principalmente alla sostenibilità ambientale e alla riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari con incentivi al biologico, alla biodiversità e al benessere animale che riguarda in particolare gli allevatori della provincia dell’aquila. Questi, potranno infatti beneficiare di specifici contributi per migliorare la gestione aziendale sia dal punto di vista strutturale che in merito alle tecniche di allevamento. Per quanto riguarda invece l’orticoltura, caratteristica della zona fucense, sono in arrivo contributi concessi a chi dimostrerà una riduzione dei prodotti fitosanitari”. Nel corso dell’incontro è stato poi approfondito il tema dell’innovazione. “La nuova programmazione comunitaria, che dovrà essere ora recepita dalla Regione Abruzzo, riconosce priorità in termini di punteggio alle aziende che attraverso i piani di ammodernamento investono in innovazione e digitalizzazione – ha aggiunto Rampazzo – si tratta di contributi destinati al miglioramento complessivo delle imprese che in questo momento storico, a causa della guerra e del caro energia, hanno bisogno di essere supportate e potenziale in un’ottica di sviluppo complessivo e in armonia con la conservazione del territorio”.

L’incontro di ieri sera è il terzo sulla Pac che si svolge nella provincia aquilana nel mese di febbraio dimostrando la grande capillarità in termini di ascolto delle problematiche degli agricoltori e di informazione sulle novità che riguardano il settore agricolo.

 

MASSA CARRARA, LA MAPPA DELLE STRADE PROVINCIALI A PIU’ ALTO RICHIO CINGHIALI

Il numero fuori controllo dei cinghiali non è un problema più e soltanto degli agricoltori che continuano a subire danni alle coltivazioni, quasi 80 mila euro quelli denunciati nel 2021, ma per tutta la comunità e sempre più per la sicurezza stradale. A denunciarlo è Coldiretti Massa Carrara che, all’indomani del triste primato della Toscana sul numero di incidenti provocati dagli animali selvatici – 47 in due anni, 20 solo nel 2022 – ha stilando una mappa delle strade provinciali ad alto rischio. Si tratta di strade regionali, provinciali e comunali dove si sono verificati incidenti, anche mortali, documentate dalle cronache o oggetto di segnalazioni ripetute di attraversamento di cinghiali ed altre specie da parte degli agricoltori. Tra le cinquanta strade toscane considerate più pericolose ci sono sette strade provinciali. Sono la Statale per il Cerreto, la provinciale 35 per Filattiera-Mulazzo, la provinciale 60 per Moncigoli, la Via Comunale di Corneda tra Tresana e Aulla, la strada per la Foce, la strada provinciale per Casola in Lunigiana e la provinciale 31 dal casello di Pontremoli verso Mulazzo. 

“La presenza fuori controllo degli ungulati è diventato di problema di sicurezza che riguarda tutti. Cinghiali, daini, caprioli e mufloni non devastano solo i raccolti degli agricoltori ma sono un pericolo per la circolazione stradale, per le aree urbane e per la salute pubblica. Nella nostra provincia centinaia di km di viabilità tra statali, regionali, provinciali e comunali sono diventate delle trappole a causa delle alte probabilità di imbattersi in un cinghiale che sbuca all’improvviso in mezzo alla carreggiata con conseguenze purtroppo anche gravissime per chi percorre quel tratto. E’ un attimo fatale che può trasformarsi in tragedia. – spiega Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara – A spingere i cinghiali nelle aree urbane è il numero fuori controllo di questa specie insieme ad altri fattori come la siccità, la presenza di una popolazione di predatori, il lupo, in forte aumento che li minaccia, la facile disponibilità di cibo nei centri abitati e l’incuria delle aree periurbane. La presenza di ungulati e predatori è una delle principali cause dell’abbandono delle nostre campagne e delle nostre montagne: aree spesso difficili in cui fare agricoltura è diventato impossibile ed insostenibile con conseguenze sul paesaggio, sulla cura del territorio, sulla biodiversità e sulla produzione di cibo per la comunità”. 

Da anni Coldiretti si sta battendo per ristabilire l’equilibrio. In Toscana, su sollecitazione della Federazione regionale, è stata modificata dalla Regione Toscana la legge 310/2016, per consentire agli agricoltori-cacciatori di intervenire direttamente contro gli ungulati per proteggere i raccolti, dopo averne segnalato la presenza nei propri fondi. Ora anche il Governo nazionale si muove. “E’ una prima misura – conclude il Presidente provinciale, Francesca Ferrari – Quello che chiediamo è un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della Legge 157 del 1992 che consenta di estendere i piani di controllo coordinati dalla Regioni ed arrivare così ad un contenimento drastico per contenere un fenomeno che non riguarda sol più e soltanto gli agricoltori ma tutta la collettività. Gli ungulati stanno provocando una strage sulle strade e danni quotidiani alle aziende agricole già strette nella morsa di rincari, inflazione e cambiamenti climatici”.

 

VERONA, MELA DI VERONA RICHIESTA DA MEDIO ORIENTE E UK

Un successo la presenza a Fruit Logistica a Berlino

Richiesta da Medio Oriente e Gran Bretagna, la Mela di Verona raccoglie consensi a Fruit Logistica a Berlino. Aziende commerciali internazionali hanno espresso significativo e concreto interesse per acquistare il frutto scaligero presente in questi giorni alla principale fiera internazionale del settore ortofrutticolo, che ha registrato una cospicua partecipazione di pubblico e operatori che genera ottimismo per il futuro del comparto.

L’Associazione Ortofrutta Veneta rappresentata dal presidente Stefano Faedo e Coldiretti Verona con la vicepresidente Franca Castellani e il responsabile del settore ortofrutta Giorgio Girardi hanno presentato nella capitale tedesca il nuovo marchio “Mela di Verona. C’è il Veneto dentro”. Il marchio ha avuto il battesimo lo scorso dicembre in Gran Guardia. 

La manifestazione è stata anche l’occasione per incontrare istituzioni e aziende interessate ai prodotti.

Apprezzamento e interesse per il progetto sono stati espressi dalla Regione Veneto, in particolare dall’assessore all’agricoltura Federico Caner e dal direttore dell’area marketing territoriale, cultura, turismo, agricoltura, Andrea Comacchio presenti a un incontro organizzato dall’associazione Ortofrutta Veneta e da Coldiretti a cui erano presenti anche i rappresentanti di Assomela, l’associazione dei produttori di mele italiani.

“La presenza a Fruit Logistica ci ha confermato il valore e l’importanza del progetto che stiamo sviluppando per rilanciare, non solo a livello interno ma anche internazionale, la mela veronese e veneta attraverso l’aggregazione dei produttori per lavorare insieme su un obiettivo comune” evidenzia Stefano Faedo che aggiunge “Del resto, le produzioni ortofrutticole italiane sono considerate nel mondo eccellenze, come ci confermano le richieste commerciali ricevute alla fiera. Torniamo con tante idee, proposte da sviluppare e con la consapevolezza che il nostro percorso, iniziato dal marchio, prosegue per il riconoscimento dell’Igp”.

Il progetto Mela di Verona riguarda le principali varietà di mele coltivate nelle province di Verona e in alcuni comuni di Vicenza, Padova e Rovigo.

 

ROVIGO, ORTOFRUTTA ITALIANA DA RECORD A BERLINO, PESANO COSTI E CONCORRENZA SLEALE

Presente anche il Polesine con l’aglio bianco Dop

Le esportazioni di frutta e verdura fresche e trasformate superano per la prima volta il muro dei 10 miliardi di euro grazie a un aumento dell’8%, nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi, ma anche degli effetti dei cambiamenti climatici che hanno penalizzato soprattutto il settore del fresco. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno divulgata in occasione dell’inaugurazione di Fruit Logistica di Berlino, la principale fiera internazionale di settore dove è presente il presidente della Coldiretti Ettore Prandini per incontrare gli operatori italiani. Presente negli stand di Fruit Logistica molta ortofrutta veneta e anche il polesano aglio bianco Dop un alleato per la salute con le sue molteplici proprietà.

Il settore ortofrutticolo nazionale garantisce all’Italia 440mila posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato, pari al 25% della produzione agricola totale, grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole su più di un milione di ettari coltivati in Italia e vanta ben 119 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp. L’Italia primeggia inoltre in Europa con molte produzioni importanti: dalle mele alle pere, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne ma anche per molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi.

A fronte di un export da record pesa però sulle imprese del settore l’impennata dei costi di produzione fino al +119% che ha colpito tutte le fasi dell’attività aziendale dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi. Aumenti che sono stati per la maggior parte assorbiti dalle imprese agricole stesse, aumentando le difficoltà del settore, con quasi un produttore di ortaggi su cinque (19%) che ha addirittura lavorato in perdita. Preoccupa anche la concorrenza sleale delle produzioni straniere con l’ortofrutta Made in Italy stretta nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro: 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. A tutto ciò si aggiunge il gap logistico e infrastrutturale, soprattutto per il fresco, un aspetto penalizzante per le nostre imprese rispetto ad altri Paesi produttori.

“Come vediamo, è un risultato che potrebbe essere ancora migliore se si riuscisse a superare il gap logistico e infrastrutturale – commenta il direttore di Coldiretti, Silvio Parizzi – come ha ben espresso il nostro presidente Prandini, occorre cogliere le opportunità offerte dal Pnrr per garantire trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente da nord a sud del Paese e poi in ogni angolo d’Europa e del mondo. Inoltre, da tempo sosteniamo il principio di reciprocità; si rende necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Altrimenti, oltre ai danni, c’è anche la beffa”.

 

FORLÌ-CESENA, RISTRUTTURAZIONE E RICONVERSIONE VIGNETI

La regione Emilia Romagna approva la delibera per la campagna 2023-2024

È stata pubblicata nel BURERT n. 32 del 6 febbraio 2023, la delibera n. 131 del 30 gennaio scorso che approva le disposizioni del Regolamento (UE) n. 2021/2115, articolo 58 comma 1, lettera a), Intervento nel Settore vitivinicolo – Ristrutturazione e riconversione vigneti – Piano Strategico della PAC 2023/2027.

“La delibera della Giunta Regionale approva le nuove disposizioni relative alle domande di contributo della misura ristrutturazione e riconversione vigneti per la campagna 2023/2024 e rappresenta un passo avanti importante per il settore vitivinicolo dell’Emilia-Romagna. Permette infatti di tutelare le produzioni della nostra filiera dall’invasione di vini generici stranieri”.

Questo il commento di Nicola Bertinelli, Presidente di Coldiretti Emilia Romagna alla decisione di viale Aldo Moro di dare il via a una serie di interventi che prevedono la ristrutturazione (ricollocazione del vigneto in una posizione più favorevole o il reimpianto con modifiche al tipo di allevamento), la riconversione varietale (il reimpianto di una varietà di vite di maggior pregio enologico o commerciale o il sovrainnesto su impianti esistenti) e il passaggio a tecniche di gestione più efficaci, quali l’introduzione di impianti irrigui o la modifica della forma di allevamento.

Le risorse assegnate ammontano a oltre 15 milioni di euro, di cui il 15% è prioritariamente destinato ai reimpianti di vigneti a seguito di estirpazioni obbligatorie per ragioni fitosanitarie. “È un segnale di attenzione importante da parte della Regione – prosegue Bertinelli – verso le aziende che stanno subendo pesantemente le conseguenze del problema della flavescenza dorata; certamente non risolutivo, è comunque un’importante tassello nel disegno più ampio di provvedimenti che si stanno mettendo in campo per contrastare questa piaga.”

La delibera – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – stabilisce la superficie minima dell’intervento a 5000 mq. Per gli impianti di nuova realizzazione sono previsti contributi che variano da 8.000 a 8.500 euro per ettaro. È possibile ricevere il finanziamento anche per realizzare gli impianti di irrigazione al servizio del nuovo vigneto o di vigneti esistenti: per questo scopo saranno concessi 700 euro per ogni ettaro che salgono a 1.200 se si realizza un intervento subirriguo.

Gli uffici del CAA Coldiretti sono a disposizione per tutta l’assistenza necessaria alle aziende per la presentazione delle domande, il cui termine ultimo è venerdì 31 marzo 2023.

“La nostra regione – afferma il Direttore Regionale Coldiretti Emilia Romagna Marco Allaria Olivieri – è caratterizzata da un tessuto produttivo diversificato che comprende la produzione di vini a DO e IG di alto profilo, ma anche di vini senza DOP o IGP (cosiddetti vini comuni) che tanto spazio sanno ricavarsi nella grande distribuzione e, in fin dei conti, sulle tavole dei consumatori. Penalizzarne la produzione avrebbe lasciato spazi di mercato liberi alla concorrenza di produzioni di profilo analogo, ma provenienti dall’estero”.

Il Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena Massimiliano Bernabini conclude: “È fondamentale non interrompere l’incentivazione dell’attività di ammodernamento degli impianti viticoli incominciata oltre vent’anni fa, che ha favorito un indubbio processo di sviluppo della viticoltura regionale con un importante innalzamento del livello qualitativo medio della nostra regione”.

 

ROVIGO, UE: NO AL RISO ASIATICO AL TRICICLAZOLO

Indispensabile il principio di tutela del consumatore

No al riso asiatico trattato con il Triciclazolo, sostanza chimica vietata nell’Unione Europea per ragioni di sicurezza per la salute. È quanto affermano il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il Consigliere Delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia che in una lettera hanno chiesto al Governo italiano di bloccare a livello Ue qualsiasi autorizzazione a tollerare una certa quantità di questa sostanza per il prodotto che arriva da fuori i confini dell’Unione in particolare da Cambogia, Myanmar, Vietnam, India e Pakistan.

Gli italiani consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa. Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo.

“Quello del Triciclazolo è un rischio concreto dopo il parere favorevole dell’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) – spiega Carlo Salvan, presidente di Coldiretti – all’introduzione di una “franchigia” di tolleranza per i residui di Triciclazolo nel riso importato nonostante dal 2016 l’utilizzo di questa sostanza sia stato vietato nella Ue”. La fissazione del nuovo limite, un’istanza avanzata dalla multinazionale che produce tale principio, non è automatica, ma dipende da una procedura legislativa che della Commissione Europea, che potrà decidere se introdurre, dopo il voto favorevole degli Stati membri, il nuovo limite proposto. In alternativa, la Commissione potrebbe decidere di ignorare la valutazione dell’Efsa sui livelli di Triciclazolo. A partire dal 2016 l’uso di tale sostanza attiva è stato vietato in Ue e sono state vietate anche le importazioni di prodotti con residui superiori al livello di quantificazione analitica. Permettere una certa quantità di tale principio chimico nel prodotto importato oltre a danneggiare le imprese italiane ed europee del settore, rappresenterebbe un passo indietro sul principio di precauzione.

Secondo l’analisi Coldiretti/Censis gli italiani vogliono il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue. “Da tempo Coldiretti afferma quanto sia indispensabile il principio di reciprocità – prosegue Salvan – che impone ai prodotti derivanti da Paesi terzi gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali previsti per i prodotti Ue. Un principio che dovrebbe caratterizzare ogni atto normativo della Commissione, a partire dai trattati commerciali internazionali”.

“Negli ultimi anni abbiamo assistito all’invasione di riso dal Myanmar, uno shock per i nostri produttori attanagliati dai rincari dai rincari e non da ultimi i danni da siccità – commenta Salvan -. I nostri risicoltori, ricordiamolo, alimentano una filiera, un percorso dove ci sono persone e lavoratori che con il loro lavoro tutelano la biodiversità e l’ambiente”.

 

ALESSANDRIA, COSTI RADDOPPIATI PER VERDURA E FRUTTA

1 produttore su 5 lavora in perdita

Guerra in Ucraina e rincari energetici spingono i costi correnti per la produzione della frutta e della verdura italiane che arrivano anche a raddoppiare (fino a +119%) con un impatto traumatico sulle aziende agricole.

E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Crea divulgata a Fruit Logistica di Berlino la principale fiera internazionale di settore. L’impennata dei costi di produzione ha colpito tutte le fasi dell’attività aziendale dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi.

Gli incrementi non hanno risparmiato neppure la plastica per le vaschette, le retine e le buste, la carta per bollini ed etichette, il cartone ondulato come il legno per le cassette, mentre si allungano anche i tempi di consegna. Aumenti che sono stati per la maggior parte assorbiti dalle imprese agricole stesse, aumentando le difficoltà del settore, con quasi un produttore di ortaggi su cinque (19%) che ha addirittura lavorato in perdita.

“Ma a pesare è anche la concorrenza sleale delle produzioni straniere, con l’ortofrutta Made in Italy stretta nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro. Le pere cinesi Nashi, ad esempio, arrivano regolarmente nel nostro Paese, ma quelle italiane non possono andare in Cina perché non è stata ancora concessa l’autorizzazione fitosanitaria. E finché non è chiuso il dossier pere non si può iniziare a parlare di mele, perché i cinesi affrontano un dossier alla volta. Nonostante l’accordo Ceta tra Ue e Canada, non possiamo esportare i pomodorini nel Paese dell’acero perché i canadesi vorrebbero che fossero trattati con il bromuro di metile che da noi è vietato. Ma porte sbarrate anche ai kiwi in Giappone perché non è ancora completato il dossier fitosanitario aperto dal 2008, in barba all’accordo di libero scambio Jeta siglato dall’Unione Europea con il governo nipponico”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.

E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute.

“Alle barriere commerciali si aggiungono i danni causati dalla concorrenza sleale con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Un esempio sono le nocciole dalla Turchia, su cui pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde. Ma ci sono anche l’uva e l’aglio dell’Argentina e le banane del Brasile gravati da pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa per utilizzo del lavoro minorile ma con i quali l’Ue ha comunque avviato l’accordo commerciale di libero scambio Mercosur”.

 

RIMINI, RISTRUTTURAZIONE E RICONVERSIONE VIGNETI

La regione Emilia Romagna approva la delibera per la campagna 2023-2024

È stata pubblicata nel BURERT n. 32 del 6 febbraio 2023, la delibera n. 131 del 30 gennaio scorso che approva le disposizioni del Regolamento (UE) n. 2021/2115, articolo 58 comma 1, lettera a), Intervento nel Settore vitivinicolo – Ristrutturazione e riconversione vigneti – Piano Strategico della PAC 2023/2027.

“La delibera della Giunta Regionale approva le nuove disposizioni relative alle domande di contributo della misura ristrutturazione e riconversione vigneti per la campagna 2023/2024 e rappresenta un passo avanti importante per il settore vitivinicolo dell’Emilia-Romagna. Permette infatti di tutelare le produzioni della nostra filiera dall’invasione di vini generici stranieri”.

Questo il commento di Nicola Bertinelli, Presidente di Coldiretti Emilia Romagna alla decisione di viale Aldo Moro di dare il via a una serie di interventi che prevedono la ristrutturazione (ricollocazione del vigneto in una posizione più favorevole o il reimpianto con modifiche al tipo di allevamento), la riconversione varietale (il reimpianto di una varietà di vite di maggior pregio enologico o commerciale o il sovrainnesto su impianti esistenti) e il passaggio a tecniche di gestione più efficaci, quali l’introduzione di impianti irrigui o la modifica della forma di allevamento.

Le risorse assegnate ammontano a oltre 15 milioni di euro, di cui il 15% è prioritariamente destinato ai reimpianti di vigneti a seguito di estirpazioni obbligatorie per ragioni fitosanitarie. “È un segnale di attenzione importante da parte della Regione – prosegue Bertinelli – verso le aziende che stanno subendo pesantemente le conseguenze del problema della flavescenza dorata; certamente non risolutivo, è comunque un’importante tassello nel disegno più ampio di provvedimenti che si stanno mettendo in campo per contrastare questa piaga.”

La delibera – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – stabilisce la superficie minima dell’intervento a 5000 mq. Per gli impianti di nuova realizzazione sono previsti contributi che variano da 8.000 a 8.500 euro per ettaro. È possibile ricevere il finanziamento anche per realizzare gli impianti di irrigazione al servizio del nuovo vigneto o di vigneti esistenti: per questo scopo saranno concessi 700 euro per ogni ettaro che salgono a 1.200 se si realizza un intervento subirriguo.

Gli uffici del CAA Coldiretti sono a disposizione per tutta l’assistenza necessaria alle aziende per la presentazione delle domande, il cui termine ultimo è venerdì 31 marzo 2023.

“La nostra regione – afferma il Direttore Regionale Coldiretti Emilia Romagna Marco Allaria Olivieri – è caratterizzata da un tessuto produttivo diversificato che comprende la produzione di vini a DO e IG di alto profilo, ma anche di vini senza DOP o IGP (cosiddetti vini comuni) che tanto spazio sanno ricavarsi nella grande distribuzione e, in fin dei conti, sulle tavole dei consumatori. Penalizzarne la produzione avrebbe lasciato spazi di mercato liberi alla concorrenza di produzioni di profilo analogo, ma provenienti dall’estero”.

Il Presidente di Coldiretti Rimini Guido Cardelli Masini Palazzi conclude: “È fondamentale non interrompere l’incentivazione dell’attività di ammodernamento degli impianti viticoli incominciata oltre vent’anni fa, che ha favorito un indubbio processo di sviluppo della viticoltura regionale con un importante innalzamento del livello qualitativo medio della nostra regione”.

 

Appuntamenti

 

LOMBARDIA, TURISMO E CIBO: L’ITALIA CHE VINCE

Con Prandini, Lollobrigida, Santanchè e Fontana

L’Italia vince con il cibo e turismo che sono i settori trainanti del Made in Italy, in Italia e nel mondo, a sostegno della crescita del Paese.

ll ruolo dell’agroalimentare e le sinergie ma anche i rischi dell’esplosione dei costi per la guerra sono alcuni dei temi al centro dell’incontro organizzato dalla Coldiretti “Turismo e cibo: l’Italia che vince” domani venerdì 10 febbraio 2023, alle ore 10.00, al teatro Manzoni di Milano in via Manzoni 40.  Alla vigilia della Borsa Internazionale del Turismo (Bit) sarà presentato il report Coldiretti su “L’Italia vince con cibo e turismo” con i risultati e le sinergie della coppia piu’ dinamica del Made in Italy.

Assieme al presidente Coldiretti Ettore Prandini, interverranno il ministro del Turismo Daniela Santanché; il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida; il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e Paolo Carra Vicepresidente della Coldiretti Lombardia. 

 

CREMONA, FILIERA ZOOTECNICA NEL 2023, DOMANI SERA CONVEGNO A RIVOLTA D’ADDA

“Filiera Zootecnica nel 2023. Cosa ci aspetta in un mercato in evoluzione”. E’ il tema del convegno proposto da Coldiretti Cremona a Rivolta d’Adda, nell’ambito della Fiera Regionale di Sant’Apollonia. L’appuntamento è fissato per domani, venerdì 10 febbraio, dalle ore 20:30 presso la sala consiliare del palazzo Comunale (in piazza Vittorio Emanuele II).

L’intento è fare il punto sulla situazione – tra difficoltà, proposte e prospettive per il futuro – della zootecnia cremonese e italiana, grazie ai contributi portati da relatori d’eccezione. Interverranno Daniele Rama, professore ordinario dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Cremona; Carlo Rusconi, medico veterinario di Ats Valpadana, e Tiziano Fusar Poli, presidente di Latteria Soresina. Modererà Paola Bono direttore Coldiretti Cremona. “Volentieri torniamo a proporre, in presenza, un convegno nell’ambito della Fiera di Santa Apollonia – evidenzia Coldiretti Cremona -. In una zona fortemente vocata all’allevamento, dialogheremo, tra esperti e agricoltori, sul presente e sul futuro di un comparto che rappresenta un patrimonio di animali, produzioni, competenze, professionalità. Non ci nascondiamo le grandi difficoltà che il comparto sta vivendo, tra rincari, costi energetici, cambiamenti climatici, minacce che vengono dalle multinazionali del cibo sintetico. Coldiretti è in prima linea per dare risposte alle imprese zootecniche, nella difesa di un settore fondamentale della filiera agricola e dell’economia del Paese”.

 

PISTOIA, IL BOSCO E LE SUE LEGGI

For.Leaves spiega le novità normative che regolano la gestione delle foreste

Verso la comunità del bosco. For.LEAVEs continua il suo percorso formativo con una serie di incontri (in presenza e online) spiegando le novità normative che regolano la gestione dei boschi. Interessati agli approfondimenti operatori, proprietari di terreno boschivi, cittadini, aziende agricole, enti locali, altre istituzioni e loro dipendenti. For.LEAVEs è il progetto che punta alla valorizzazione delle foreste locali e creazione di valore aggiunto per le funzioni silvo-ambientali.

Sei giornate con gli interventi dei rappresentanti istituzionali, responsabili tecnici e professionisti del settore, che si apriranno con un evento in presenza venerdì 10 febbraio a Vaiano, proseguiranno con quattro webinar e si chiuderanno con una mattinata ‘sul campo’ nel bosco, con l’applicazione pratica dei casi.

Si tratta di un’iniziativa importante, che coinvolge moltissimi Comuni: basti pensare che in Toscana i boschi ricoprono più del 50% dell’intero territorio, occupando una superficie di oltre 1 milione di ettari, di cui 110mila ettari di proprietà regionale. La forestazione assume un ruolo determinante nella prevenzione, manutenzione e valorizzazione di questo prezioso patrimonio.

“Il bosco è un patrimonio da curare, la sua gestione sostenibile è fondamentale per gli enti locali: per la tutela del territorio, per il lavoro delle aziende forestali, per il turismo – spiega Giovanni Morganti, sindaco di Vernio e delegato Anci Toscana alla forestazione-. Questa iniziativa è un momento utile e significativo della nostra attività, che portiamo avanti in stretta collaborazione con la Regione Toscana”.

Sarà proprio Morganti ad aprire l’incontro introduttivo del 10 febbraio; i webinar sono previsti il 13, 15, 20 e 22 febbraio, mentre la giornata finale si terrà il 24 febbraio.

Al primo appuntamento è di VENERDÌ 10 FEBBRAIO dalle 9.30 a Vaiano (PO), Sala Del Frantoio, Via delle Fornaci 1, interverranno oltre a Giovanni Morganti Sindaco di Vernio e Delegato Forestazione Anci Toscana, Alessandra Stefani del MASAF, Sandro Pieroni di Regione Toscana, Enrico Marone di Ceset, Francesco Benesperi Unione dei Comuni Montani Appennino Pistoiese; Luca Poli e Luca Bartoli ARIBIT, Sandro Orlandini Cia; Luciano Rescazzi Confagricoltura, Michele Bellandi Coldiretti.

E domani sera, alle 21.25 su TVL si parla di valorizzazione delle foreste locali e creazione di valore aggiunto per le funzioni silvo-ambientali, ospiti di Luigi Bardelli, direttore e conduttore di Ora Verde, la storica trasmissione dedicata al settore primario, i partecipanti al progetto ForLeaveS.

For.LEAVEs è un Gruppo Operativo, cofinanziato con fondi del Psr Toscana (310mila euro l’investimento totale), fanno parte l’Unione dei Comuni Montani dell’Appennino Pistoiese (capofila), Disei-Università di Firenze, Impresa Verde-Coldiretti Pistoia; Anci-Toscana e le aziende agricole Le Roncacce e Società Agricola Montana.