Primo piano
PUGLIA, CARBONARA DAY: FESTA AMARA
Con +13% prezzo pasta e +3,6% uova
Il covid e le tensioni internazionali hanno anche tagliato dello 0,6% le esportazioni di pasta Made in Puglia nel mondo dove la ricetta carbonara è una delle più amate ma anche delle più taroccate.
Festa amara quest’anno per il Carbonara day con il prezzo della pasta che è aumentato del 13% e quello delle uova del +3,6% rispetto allo scorso anno per effetto delle tensioni internazionali e dei rincari energetici e delle materie prime. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, divulgata in occasione della Giornata internazionale della carbonara che si festeggia in tutto il mondo. Il covid e le tensioni internazionali hanno anche tagliato dello 0,6% le esportazioni di pasta Made in Puglia nel mondo dove la ricetta della carbonara è – sottolinea la Coldiretti regionale – una delle più amate ma anche delle più taroccate. La spinta salutista impressa dal Covid, e la guerra con il necessario recupero della sovranità alimentare, impongono l’utilizzo degli ingredienti nazionali. Oltre al pecorino Dop anche la pasta di grano italiano al 100% e il guanciale da maiali allevati nella Penisola come le galline dalle quali si ottengono le uova. Una versione promossa dai cuochi contadini di Terranostra e di Campagna Amica che in occasione dell’emergenza hanno promosso dei video tutorial per aiutare i consumatori a riscoprire le ricette del passato.
L’invito – sottolinea la Coldiretti regionale – è quello di condividere sui social ai fornelli, in cucina, in salotto o dai balconi la propria esperienza nella preparazione del tipico piatto made in Italy conosciuto in tutto il mondo. La carbonara è un primo piatto tipico della cucina laziale a base di uova, guanciale, pecorino romano grattugiato e pepe.
Tra gli errori più comuni commessi in Italia – spiega la Coldiretti – ci sono quelli di usare la pancetta al posto del guanciale e di sostituire il pecorino romano con formaggi anonimi. Un rischio molto diffuso all’estero dove – riferisce la Coldiretti – viene utilizzato spesso il cosiddetto “Romano cheese” che, oltre a non rispettare il rigoroso disciplinare di produzione, viene addirittura ottenuto negli Stati Uniti e in Canada dal latte di mucca e non di pecora.
Una crescita che ha favorito purtroppo anche la moltiplicazione di inquietanti tarocchi del prestigioso piatto della tradizione popolare italiana a partire dall’abitudine belga di modificarla in molti continenti con l’impiego della panna fino alla “Smoky Tomato Carbonara”, ovvero la carbonara di pomodoro affumicata pubblicata recentemente dal prestigioso New York Times. La versione inventata dal quotidiano Usa utilizza oltre al pomodoro – riferisce la Coldiretti – il bacon al posto del guanciale mentre il Pecorino Romano viene sostituito dal Parmesan una brutta copia Made in Usa del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano. La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di prodotti alimentari taroccati all’estero dove – conclude la Coldiretti – le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine.
L’origine del nome incerta, dai movimenti carbonari a Carbonia, località sarda originaria di un cuoco che lavorava a Roma, fino all’aspetto conferito dal pepe che, aggiunto alla pasta, assomiglia al carbone. Per preparare la ricetta tradizionale occorre tagliare il guanciale a dadini e rosolarlo in una padella con poco olio fino a farlo divenire trasparente mentre a parte si grattugia il pecorino romano da aggiungere in una terrina con due uova sbattute e una manciata di pepe, amalgamando gli ingredienti per ottenere un condimento cremoso. La pasta cotta – conclude la Coldiretti – deve essere versata in padella e fatta saltare con il guanciale per un minuto per poi aggiungere il condimento mescolando molto rapidamente con il cucchiaio di legno per poi spegnere il fuoco e servire la pasta.
Dal Territorio
TOSCANA, CON CHIUSURA SPAZIO AEREO A RISCHIO 750 MILA ARRIVI IN REGIONE
La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia e la chiusura dello spazio aereo per i voli civili che sta costringendo le compagnie a ridisegnare le rotte mettono a rischio l’arrivo di 750 mila turisti in Toscana provenienti dalla Russia ma anche dai Paesi limitrofi e dalle destinazioni dell’Asia. Tanti sono i viaggiatori provenienti dalle aree oggi interessate direttamente o indirettamente dal conflitto che nel periodo pre-Covid avevano scelto la Toscana come meta di vacanza o motivati da esigenze di business. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Toscana sulla base dei dati del report del movimento turistico per paese di provenienza relativo al 2019. “Le festività pasquali saranno il vero primo vero test per capire che tipo di stagione turistica dobbiamo aspettarci dopo la fine dell’emergenza sanitaria anche se al momento, almeno per il comparto degli agriturismi dove gli stranieri rappresentavano quasi il 70% delle presenze, sono molto inferiori alle attese. – commenta Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – L’instabilità e le conseguenze generate dal conflitto sui paesi direttamente coinvolti come la Russia e l’Ucraina, limitrofi come Polonia e Bulgaria ed asiatici come la Cina, sarà causa di una inevitabile contrazione degli arrivi almeno in questa parte della stagione e comunque fino a quando non si arriverà ad una soluzione diplomatica del conflitto. La ripartenza, dopo la lunga pandemia, sarà purtroppo rallentata da tutti questi fattori”.
Da sola Russia ed Ucraina contribuivano, prima della pandemia, a circa 280 mila arrivi all’anno e quasi 800 mila presenze. Sempre più importante è l’apporto dei turisti provenienti da questi due paesi per gli agriturismi con 29 mila presenze dalla Russia ed oltre 8 mila dall’Ucraina per un fatturato di oltre 5 milioni di euro secondo l’elaborazione di Coldiretti e Terranostra, l’associazione che raduna gli agriturismi. Ma più in generale la mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per alimentazione, alloggio trasporti, divertimenti, shopping, souvenir enogastronomici. Il cibo infatti – aggiunge Coldiretti Toscana – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza con circa un terzo della spesa destinato alla tavola per consumare pasti, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche di cui la Toscana è regina nel mondo.
La Toscana con 5.474 strutture agrituristiche è leader del turismo rurale nel Bel Paese intercettando da sola un turista su cinque e con la più alta presenza di imprese femminile alla guida aziendale; 4.962 le strutture che offrono alloggio per oltre 85 mila posti letto, 1.880 ristorazione, 1.679 degustazione, 165 campeggio, 758 altre attività.
PUGLIA, CRESCE EXPORT +6,5%; PIÙ FRUTTA IN GERMANIA (+4%)
Cresce l’export di prodotti agricoli Made in Puglia del 6,5%, con più ortofrutta sbarcata in Germania con un aumento del 4%, ma il risultato è ora messo a rischio dal traumatico aumento dei costi di trasporto con picchi del +51% trainati dal prezzo dei carburanti e dalla carenza di infrastrutture e snodi commerciali in Italia. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, su dati Istat Coeweb, in occasione della Fruit Logistica 2022 di Berlino la principale fiera internazionale di settore, dove la Puglia si presenta forte dell’aumento delle esportazioni dei prodotti ortofrutticoli, ma perde nel 2021 il 37% di scambi con l’estero di frutta e ortaggi lavorati e conservati.
La guerra in Ucraina e rincari energetici spingono l’aumento dei costi correnti per la produzione della frutta a +51% – aggiunge Coldiretti Puglia – ma si sale addirittura al 67% per l’ortofloricoltura con un impatto traumatico sulle aziende agricole.
In questo scenario l’impennata dei prezzi dei carburanti – continua Coldiretti regionale – rischia di scatenare una tempesta sui costi della logistica con la Puglia che paga il gap delle infrastrutture logistiche non ancora adeguate, per il trasporto merci rispetto ai concorrenti degli altri Paesi. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 euro al chilometro, in Romania 0,64 euro/chilometro; in Lituania 0,65 euro/chilometro, in Polonia 0,70 euro/chilometro secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga.
La crisi colpisce direttamente imprese e famiglie con l’ortofrutta che è – sottolinea Coldiretti regionale – la prima voce di spesa per una media di oltre 105 euro al mese, con una inversione di tendenza nei consumi che si sono ridotti del 3% per un quantitativo totale che è sceso a 5,9 milioni di tonnellate lo scorso anno.
Uno scenario preoccupante per il settore ortofrutticolo pugliese che – spiega Coldiretti regionale – oltre al mercato consolidato in Germania, si è imposto in Tunisia, Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia. In particolare, ha numeri da record su pesche, uva da tavola e agrumi per quanto riguarda la frutta, mentre nelle produzioni ortive su lattughe, fave, carciofi e pomodori da industria.
La specializzazione strutturale dell’orticoltura pugliese, legata alla spiccata vocazionalità pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente – aggiunge Coldiretti Puglia – di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive. Tutto ciò va tutelato e promosso sui mercati italiani e mondiali.
Il 27% delle aziende presenta una produzione di ortive, mentre il 58% in quella di fruttiferi. Le percentuali si invertono ove si consideri la SAU, visto che per le coltivazioni ortive la SAU aumenta al 55,7% mentre l’incidenza dei fruttiferi sulla superficie complessiva scende al 33,7%. Le dinamiche intercensuarie evidenziano un processo di ristrutturazione aziendale, con una forte riduzione della numerosità delle aziende, cui è associato un aumento della SAU, particolarmente significativo nel comparto delle ortive.
Ancora bassa invece la capacità di esportazione nelle Americhe, in Cina, in Russia, in Giappone – conclude Coldiretti Puglia – un tema su cui impattano problematiche di conservazione degli alimenti, complessità logistica e lontananza dei mercati.
A questo si è aggiunto il balzo dell’energia che ha fatto impennare i costi – sottolinea Coldiretti regionale – dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+72%), alla carta per bollini ed etichette fino al cartone ondulato per le cassette (+77%), stesso trend di rincari per le cassette in legno, mentre si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.
Per difendere il patrimonio ortofrutticolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro, lavorando per accordi di filiera con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ma – insiste Coldiretti – occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma bisogna anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che devasta le colture costringendo in molte zone interne all’abbandono dei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici e ai patogeni alieni, per contrastare i quali servono nuovi strumenti di difesa attiva e passiva.
In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato con il Recovery Fund può essere determinante, tra l’altro, per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare – aggiunge Coldiretti – tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo.
VENETO, SUPERANO IL PRIMO ESAME GLI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI PESCA
Arrivano direttamente da Strasburgo i complimenti agli allievi della scuola di pesca di Coldiretti Veneto intitolata al biologo “Matteo Griggio”. A formularli l’Eurodeputata Rosanna Conte che ha voluto incoraggiare i giovani pescatori giunti a metà dell’avventura formativa dedicando loro un video messaggio di complimenti per aver superato con successo il primo esame. “Siete al giro di boa come io sono a metà mandato – afferma nel filmato inviato dalla parlamentare europea Rossana Conte – continuate ad imparare e a dare il meglio perché rappresentate un lavoro antico ma siete già nel futuro frequentando di fatto un “master”, una grande opportunità che vi darà un titolo di studio per consolidare la vostra attività”. Parole incoraggianti, condivise proprio durante una delle tante lezioni che ogni giorno vede coinvolti gli under 30 con i docenti dell’Università degli Studi di Padova nello specifico il Dipartimento di Biologia (DiBio) insieme al Dipartimento di Biomedicina Comparata e dell’Alimentazione. I pionieri del mare – così come li ha definiti Coldiretti Impresa Pesca Veneto che promuove il progetto – studiano grazie al sostegno del Feamp (Fondo europeo per la politica marittima) per essere inquadrati come figura del settore professionale moderna e preparata, vocata alla sostenibilità ambientale, promotrice di rapporti di filiera trasparenti e di relazioni sociali per la valorizzazione del settore anche in ambito turistico. L’intervento formativo è organizzato da Impresa Verde Padova centro di formazione accreditato dalla Regione del Veneto. Il gruppo segue le materie in programma in aula virtuale oppure in laboratorio anche con escursioni pratiche. Partecipano assiduamente ragazzi disoccupati, ma anche operatori di acquacoltura e responsabili di cooperative. Novecento le ore totali previste di cui la metà concentrate in stage e tirocini su pescherecci e strutture del sistema per un approccio pratico ad un mestiere a rischio estinzione: teoria da sfatare – sottolinea Coldiretti Veneto – almeno in base alle iscrizioni raccolte fino ad ora che testimoniano l’intraprendenza delle nuove generazioni verso la blue economy.
Dal neodiplomato che vuole sperimentare un’occupazione alternativa all’ex amministratrice tributaria che ora presiede una cooperativa di donne della pesca, da chi si occupava di marketing ed ora fa il pescatore professionale a chi sogna di farlo sin da bambino ed ora ha la possibilità concreta di realizzare le aspettative: un gruppo variegato che dimostra già elementi comuni come l’entusiasmo e la convinzione di una sfida da cogliere per essere imprenditori competitivi.
MARCHE, VERSO IL VINITALY: TUTELARE MEGLIO IL SETTORE DALLE FRODI
Le Marche si preparano al ritorno al Vinitaly dopo anni di difficoltà. La ripresa è iniziata anche se i valori pre-Covid non sono stati ancora raggiunti. Lo si vede, ad esempio, alla voce export con 57,6 milioni di valore degli scambi con i paesi esteri, dato in crescita rispetto al 2020 ma ancora distante dal 2019 pre-pandemia (-5%). A sostenere il settore soprattutto gli scambi con Stati Uniti, Germania, Svezia, Giappone, Regno Unito, Cina e Norvegia. Gli ultimi dati sulla produzione vedono 10764 aziende agricole che coltivano 17526 ettari (dati Ismea) con oltre 2.200 attività che vinificano quasi 800mila ettolitri di produzione. Una produzione di altissima qualità. Il 60% degli ettari coltivati a vite è destinato a produzioni a denominazione di origine, il 35,6% è certificato biologico. Morale: secondo i dati Ismea/Qualivita il settore wine a denominazione di origine, che conta 21 denominazioni tra Doc, Docg e Igp, vale 102 milioni di euro con vini celebrati sulle guide più prestigiose e sulle tavole di tutto il mondo. Dal più prodotto Verdicchio dei Castelli di Jesi nelle versioni Classico, Classico Superiore (quest’ultimo riconosciuto lo scorso novembre come “il miglior bianco al mondo” da Wine Enthusiast) e Riserva, alla più piccola doc d’Italia, il Terre Di San Severino che con neanche 10 ettari di terreno e appena 48 ettolitri di produzione è riuscita a conquistare insieme al Pecorino di Offida i Capi di Stato durante la cena di gala del G20 lo scorso ottobre. E visti i tempi vale la pena di ricordare che nel 2015, per stemperare i rapporti tesi tra Stati Uniti e Russia, ci pensò un brut rosé Made in Marche ottenuto da uve Lacrima di Morro d’Alba. Tanti attestati che dimostrano quanto il Vigneto Marche sia in grado di competere sui mercati internazionali. Qualità che viene evidenziata anche dai dati economici. “I numeri del vino marchigiano vanno sostenuti e difesi dai vari tentativi di falsificazione che avvengono anche a livello comunitario – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – Il nostro Verdicchio, ad esempio, “vanta” falsi come accade per il rinomato Bolgheri (con il Bolgarè ungherese) o per il Prosecco (con il Prosek croato) e questo significa che occorre partire intanto nel rivedere l’attuale sistema di tutela delle certificazioni Ig in Europa dove ancora non c’è piena protezione delle denominazioni. Il falso Made in Italy compromette economicamente il settore e genera confusione tra i consumatori. Non possiamo permettercelo sia perché la vitivinicoltura marchigiana rappresenta l’eccellenza del comparto agroalimentare sia perché in una fase storica di così grande incertezza è necessario almeno preservare gli spazi economici e commerciali conquistati fino ad oggi”. A tutt’oggi, sul web, si trovano wine kit che promettono di prepararsi in casa Verdicchio dei Castelli di Jesi con acqua e preparati solubili. Nel tempo il valore dei terreni è cresciuto. Quelli della provincia di Ancona, ad esempio, hanno incrementato il loro valore agricolo del 24% negli ultimi 15 anni. Oggi, dati dell’Agenzia delle Entrate, un terreno compreso nell’area del Verdicchio può arrivare a valere oltre 37mila euro all’ettaro. Il ricavo medio per ettaro nelle Marche per il vino comune è stato calcolato da Ismea nell’ordine dei 2.459 euro. Cifra che cresce fino a sfiorare i 5mila euro all’ettaro per i vini Igt e tocca punte di quasi 6.500 euro per le Doc e le Docg. Una coltivazione preziosa. Non è un caso che oltre il 40% delle coltivazioni coperte da assicurazione sia proprio quella dell’uva da vino.
TRENTO, ITALIA CON ALTRI 12 PAESI UE CHIEDE SOSTEGNO PER L’AGRICOLTURA
L’Italia insieme ad altri dodici Paesi lancia un SOS per l’agricoltura all’Unione Europea chiedendo un sostegno temporaneo eccezionale da attivare nell’ambito dello sviluppo rurale (FEASR) in risposta alla crisi senza precedenti e al suo impatto sui sistemi di produzione agricola e sulla sicurezza alimentare. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che il documento condiviso da Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna, sarà portato in discussione al Consiglio “Agricoltura e pesca” di domani giovedì 7 aprile 2022.
Nel documento comune, i tredici Stati membri – sottolinea la Coldiretti – mettono in evidenza la situazione senza precedenti che si protrae da due anni a causa del Covid e dell’invasione russa dell’Ucraina che ha destabilizzato i mercati a danno degli agricoltori europei e delle filiere di approvvigionamento creando problemi di liquidità in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria alimentare. La misura – precisa la Coldiretti – dovrebbe consentire agli Stati membri di utilizzare i fondi disponibili nell’ambito dei loro programmi di sviluppo rurale esistenti per il periodo 2021-2022 al fine di sostenere gli agricoltori e le PMI particolarmente colpiti dalla crisi secondo la logica e il meccanismo della misura straordinaria per lo sviluppo rurale COVID-19 adottata nel giugno 2020 Inoltre – continua Coldiretti – gli Stati membri invitano la Commissione europea a vagliare ulteriori possibilità di ulteriori flessibilità nell’ambito dell’attuale quadro del FEASR.
“Si tratta – spiega il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi – di un allarme condiviso dall’Italia dove più di 1 azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi. Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio”.
Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.
“La proposta è importante per semplificare l’erogazione dei fondi comunitari alle imprese in un momento di grande emergenza ma a livello comunitario servono più coraggio e risorse per migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi” conclude Barbacovi.
PIEMONTE, CON PROPOSTA UE A RISCHIO ZOOTECNIA
La nuova proposta della Commissione europea spinge alla chiusura migliaia di allevamenti italiani che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento dei costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina. È quanto denuncia Coldiretti in riferimento all’adozione della proposta di Direttiva UE che allarga il campo di applicazione delle norme sulle emissioni industriali ad allevamenti molto più piccoli di quelli già interessati per l’allevamento suino e avicolo e inserisce anche l’allevamento bovino.
“La proposta di Direttiva – spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – estende una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche e aggiunge all’ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, in precedenza escluso. Una scelta inaccettabile che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti con un nuovo carico di burocrazia che fa aumentare i costi del sistema zootecnico. In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles si rischiano scelte che aprono la strada alla carne sintetica. Il Piemonte, per quanto riguarda la carne, detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore. Serve, quindi, senso di responsabilità da parte delle Istituzioni affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in Parlamento e in Consiglio UE, possa essere profondamente rivista la proposta della Commissione per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore. Le nuove scelte dell’UE rischiano di aprire le porte alle importazioni di carne da Paesi terzi che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei”.
VENETO, CONSULTA ZOOTECNICA CHIEDE LA CONVOCAZIONE DEL TAVOLO DELLA FILIERA
I produttori di latte della consulta zootecnica di Coldiretti Veneto chiedono la convocazione del tavolo regionale della filiera. È quanto è emerso oggi durante l’incontro tra gli imprenditori del settore riuniti a Mestre per invocare il rispetto di patti e fermare la speculazione in atto sul prezzo del latte alla stalla. “E’ tempo di riconoscere il giusto valore al lavoro e alla dignità degli allevatori. Occorre mettere insieme tutti i soggetti coinvolti: dagli agricoltori ai trasformatori fino alla grande distribuzione. Le imprese agricole sono strozzate dai continui aumenti dei costi di produzione non compensati da un prezzo di vendita adeguato e in molti casi si trovano costretti ormai da mesi a vendere sottocosto per effetto di dinamiche speculative che ricadono interamente sulle loro spalle. Non si può più perdere tempo – dice Coldiretti – serve una presa d’atto collettiva prima che sia troppo tardi. In gioco c’è il futuro di un settore che grazie a circa 3mila aziende produce, in Veneto, 10 milioni di quintali di latte all’anno. Il rischio è la chiusura delle stalle con la perdita di un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado” – conclude Coldiretti Veneto.
UMBRIA, PER PASQUA E PONTI DI PRIMAVERA GLI AGRITURISMI PRONTI ALL’ACCOGLIENZA
Il clima diffuso di tensioni legate all’impennata dei costi di generi alimentari, energetici e gasolio, e la crescente preoccupazione per l’evoluzione della guerra in Ucraina nel contesto europeo ed internazionale incidono nelle prenotazioni per il periodo di aprile e maggio. Senza queste nuove condizioni di incertezza le strutture agrituristiche dell’Umbria probabilmente si avvierebbero verso il tutto esaurito, tanto è il desiderio di recuperare il tempo perduto a causa del COVID. Il periodo pasquale, e più in generale tutto il secondo trimestre dell’anno tra aprile, maggio e giugno, rappresentano un momento importante per gli agriturismi. “Dopo aver scontato in maniera più pesante e repentina le limitazioni imposte dalla pandemia e dalle restrizioni stiamo assistendo a una nuova rinascita, c’è un rinnovato entusiasmo, il desiderio di stare insieme, di vivere l’aria aperta, di farsi coccolare – spiega Elena Tortoioli, presidente Terranostra Umbria. Siamo impegnati in questi primi giorni di sole con agricompleanni, fattorie, percorsi didattici, pranzi e cene concentrati per lo più nei week end – ha proseguito – ma la macchina organizzativa si è messa in moto per i ponti di primavera, per Pasqua e per il 25 aprile che vedono già molte delle nostre strutture al completo. A Pasqua si prenota per ben 3 notti. Quindi possiamo dirci soddisfatti che tanti turisti alla ricerca del relax e della buona tavola scelgano le nostre strutture Terranostra di Campagna Amica, affidabili, garantite e capaci di unire alla tradizione contadina esperienze innovative e servizi ricercati. Questo però – sottolinea Tortoioli – non basta a colmare le perdite subite in questi anni di pandemia. Il lavoro che dobbiamo continuare a fare è collettivo e trasversale, e come Coldiretti Umbria e Terranostra lo stiamo facendo attraverso un impegno quotidiano e capillare di formazione e supporto alle imprese. Ma abbiamo necessità del sostegno da parte di tutte le competenze e le istituzioni affinché il rilancio non sia solo economico ma di immagine”. Gli agriturismi Terranostra di Campagna Amica stanno disegnando una nuova identità del turismo, un nuovo modo di viverlo, che va oltre gli itinerari standardizzati e si fa promotore di bellezza, qualità ed eccellenza attraverso non solo proposte enogastronomiche di spessore ma anche fattorie didattiche, sport, percorsi esperienziali e culturali. In Umbria secondo gli ultimi dati Istat, si contano 1373 strutture, con 412 dedite alla ristorazione, 235 alla degustazione e 1145 ad altre attività. I posti letto sono 23.862 mentre quelli a tavola sono 13.654. Numeri che rendono la cifra di un comparto in forte crescita e che riveste un ruolo di primo piano nel turismo extra alberghiero.
“Gli agriturismi – ha commentato Mario Rossi, direttore Coldiretti Umbria -possono davvero svolgere un ruolo centrale per una vacanza made in Umbria capace di offrire attraverso il turismo di prossimità un’occasione per conoscere da vicino i piccoli e meravigliosi borghi della nostra regione, per riscoprire la bellezza della vita di campagna e per gustare le nostre tipicità agroalimentari. Devono rappresentare dunque la premessa e la scommessa dalla quale ricominciare per il rilancio economico, culturale e sociale di questa regione”.
L’ospitalità contadina quindi come rilancio dell’economia dell’Umbria ma anche come rilancio dell’immagine di una regione che vuole, ama e si impegna a raccontarsi attraverso la valenza sociologica del consumo del cibo come aggregatore sociale ed esperienziale. Per un modo tutto nuovo di vivere il viaggio attraverso le connessioni che solo la natura e chi la vive sa donare.
MOLISE, CINGHIALI: CONTRO LE TESI AMBIENTALISTE SUL CONTENIMENTO DELLA SPECIE
Ferma opposizione di Coldiretti Molise contro le teorie delle associazioni ambientaliste che chiedono “soluzioni scientifiche” per il contenimento del numero dei cinghiali sul territorio. In una nota congiunta WWF Molise, Legambiente Molise, LIPU, Italia Nostra, Ambiente Basso Molise affermano che “il controllo numerico dei cinghiali va condotto con tecniche scientifiche e di comprovata efficacia, ma non con i fucili”, sostenendo anche che: “Oltre a non ottenere alcun risultato apprezzabile, la caccia di selezione causa notevole disturbo alla fauna in pericolo in fase riproduttiva e se condotta anche in aree protette il danno è doppio”.
Ciò potrebbe valere se la densità della specie fosse ricondotta a quella indicata dalle norme vigenti, ovvero 2,5/3 capi ogni 100 ettari; attualmente l’indice di densità è a dir poco ribaltato, per cui i metodi ecologici o scientifici che dir si voglia, risultano inappropriati. Nel momento in cui sarà ristabilito l’equilibrio ben venga l’attuazione di tali misure.
“Purtroppo – afferma il Delegato Confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli – gli ambientalisti non hanno ben chiara la portata del problema e questo non consente loro di rendersi conto che quello dell’aumento esponenziale dei cinghiali è diventata una vera e propria emergenza che Coldiretti sta denunciando ormai da anni. Inoltre, va sottolineato che ogni possibile intervento atto a contenere il numero di questi selvatici verrà attuato nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di tutela della fauna selvatica. Norme che, alla luce della situazione attuale, andrebbero aggiornate modificando la legge nazionale n. 157 del 1992, ormai obsoleta a 30 anni dalla sua emanazione”.
Tra l’altro è bene sottolineare che ci troviamo di fronte ad una specie “cinghiale”, presente sul territorio, del tutto aliena e pertanto dannosa per i nostri ecosistemi.
Ma al di là dell’aspetto normativo delle recenti disposizioni annunciate dall’Assessorato regionale competente, va sottolineato, anzi gridato a gran voce, che il numero ormai fuori controllo dei cinghiali sul territorio sta causando danni enormi, spesso irreversibili, alle aziende agricole e zootecniche, sempre più spesso costrette a chiudere, perché messe sul lastrico dai danni che questi animali arrecano. “Ciò che le associazioni ambientaliste sembra proprio non vogliano comprendere – prosegue Spinelli – è che questo stato di cose sta causando al nostro fragile tessuto produttivo danni economici di proporzioni epocali, specie in un periodo di così grande crisi economica dove la pandemia prima e la guerra ora stanno mettendo in ginocchio l’intero settore produttivo primario nazionale ed europeo”.
“Dove chiude una stalla o un’azienda agricola – spiega il Direttore regionale di Coldiretti, Aniello Ascolese – non si perde solo un’attività economica, con decine di posti di lavoro, ma ciò causa anche l’abbandono delle aree interne, con evidente ricaduta negativa sulla tutela e manutenzione del territorio, oggi più che mai indebolito a causa dei cambiamenti climatici in atto”.
Ma non è tutto. “Gli ambientalisti – sottolinea Spinelli – dovrebbero riflettere anche sul fatto che l’aumento incontrollato di questi animali sta mettendo a rischio anche l’incolumità delle persone. I cinghiali vagano, infatti, ormai indisturbati sulle nostre strade, dove causano spessissimo incidenti anche mortali, e nei nostri centri abitati, dove è sempre più comune imbattersi in branchi all’interno di parchi e giardini che dovrebbero essere luoghi sicuri dove poter portare i bambini a giocare”.
Una situazione, denuncia Coldiretti, che ha visto scendere in campo anche la Prefettura di Campobasso, che ha tenuto vari incontri per analizzare le possibili soluzioni al problema, e moltissimi Comuni della regione che, accogliendo l’invito di Coldiretti Molise, hanno approvato Delibere di Giunta o di Consiglio, chiedendo alla Regione Molise di attuare anche interventi “straordinari” per risolvere quello che ormai è diventato un problema anche per la pubblica incolumità.
“Siamo ben consci che il problema è complesso e va risolto diversificando le azioni da porre in essere – conclude Giuseppe Spinelli – ma riteniamo altresì indispensabile attuare gli interventi annunciati dalla Regione, regolarmente previsti dalla Legge 157/92, se non vogliamo che la specie da proteggere, in breve tempo, diventi quella umana”.
FORLI’, CARBONARA DAY: FESTA AMARA CON +13% PREZZO PASTA
Festa amara quest’anno per il Carbonara day con il prezzo della pasta che è aumentato del 13% rispetto allo scorso anno per effetto delle tensioni internazionali e dei rincari energetici e delle materie prime. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi a marzo 2022 divulgata in occasione della Giornata internazionale della carbonara che si festeggia in tutto il mondo. Il covid e le tensioni internazionali hanno tuttavia tagliato del 3%, ad un valore di 3 miliardi, le esportazioni Made in Italy di pasta nel mondo dove la ricetta carbonara è – sottolinea Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – una delle piu’ amate ma anche delle piu’ taroccate. Si va dall’abitudine belga di modificarla con l’impiego della panna a quella anglosassone di utilizzare il bacon al posto del guanciale che in alcune ricette viene addirittura sostituito dalla mortadella ma preparazioni fantasiose si trovano dalla Francia agli Stati Uniti dove lo scorso anno si è parlato addirittura di “Smoky Tomato Carbonara”, ovvero la carbonara di pomodoro affumicata, pubblicata dal prestigioso New York Times. La versione inventata dal quotidiano Usa utilizza oltre al pomodoro – riferisce la Coldiretti – il bacon al posto del guanciale mentre il Pecorino Romano viene sostituito dal Parmesan una brutta copia Made in Usa del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano. La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di prodotti alimentari taroccati all’estero dove – conclude Fabio Della Chiesa Presidente di Terranostra Forlì-Cesena e Rimini – le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine.
CUNEO, CARNE: ZOOTECNIA A RISCHIO
La nuova proposta della Commissione europea spinge alla chiusura migliaia di allevamenti italiani che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento dei costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina. È quanto denuncia Coldiretti in riferimento all’adozione della proposta di Direttiva UE che allarga il campo di applicazione delle norme sulle emissioni industriali ad allevamenti molto più piccoli di quelli già interessati per l’allevamento suino e avicolo e inserisce anche l’allevamento bovino.
“La proposta di Direttiva – fa notare Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – estende una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche e aggiunge all’ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, in precedenza escluso. Una scelta inaccettabile che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti con un nuovo carico di burocrazia che fa aumentare i costi del sistema zootecnico. In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles si rischiano scelte che aprono la strada alla carne sintetica”.
La zootecnia è cruciale per il tessuto economico cuneese. La sola filiera bovina conta più di 3.000 aziende e 330.000 capi allevati, con una netta prevalenza di capi di razza Piemontese (220.000 su un totale di 315.000), prima razza autoctona nazionale e fiore all’occhiello della produzione locale con un fatturato che arriva a 500 milioni di euro.
“Serve senso di responsabilità da parte delle Istituzioni affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in Parlamento e in Consiglio UE, possa essere profondamente rivista la proposta della Commissione per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore. Le nuove scelte dell’UE rischiano di aprire le porte alle importazioni di carne da Paesi terzi che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei” dichiara il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.
MILANO, PASQUA: OLTRE 180 AGRITURISMI PER PONTI PRIMAVERA
In vista delle festività pasquali e dei ponti di primavera, negli oltre 180 agriturismi della Città metropolitana di Milano e nelle province di Lodi e Monza Brianza si lavora per l’accoglienza degli ospiti. È quanto afferma la Coldiretti interprovinciale in relazione all’analisi Coldiretti secondo cui tornano a Pasqua le scampagnate per un milione di italiani che lo scorso anno erano stati costretti a rinunciare a causa delle misure di restrizione per la pandemia.
Gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina e il caro energia, ma anche l’andamento dei contagi – spiega la Coldiretti –, impattano sulle intenzioni di vacanza degli italiani favorendo le decisioni “last minute”. In tale ottica, scampagnate e gite fuori porta rappresentano una soluzione per chi non vuole rinunciare a stare all’aria aperta senza pesare troppo sul bilancio familiare. Le aziende agrituristiche offrono la possibilità di passare una giornata in campagna, approfittando della cucina dei cuochi contadini o delle pietanze da asporto magari da assaporare in spazi picnic messi a disposizione anche dalle stesse aziende.
L’inizio della primavera – precisa la Coldiretti – è peraltro il momento migliore per assistere al risveglio della natura che riguarda piante, fiori e uccelli migratori, ma anche le attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie.
Se la tavola con la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata – afferma la Coldiretti –, a far scegliere l’agriturismo è la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness. In Lombardia – precisa la Coldiretti regionale su dati Istat – sono oltre mille gli agriturismi che offrono servizio di ristorazione per un totale di circa 40 mila posti a tavola, mentre più di 900 strutture hanno attività di alloggio per un totale di circa 15mila posti letto. Nel corso degli ultimi anni si è ampliata la gamma di servizi offerti e i servizi tradizionali, quali ristorazione e alloggio, sono stati affiancati da altri servizi come degustazione, passeggiate a cavallo, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi. Sul sito https://terranostralombardia.it/ è possibile visionare le proposte offerte dagli agriturismi aderenti alla rete di Terranostra, l’associazione per l’agriturismo e l’ambiente promossa da Coldiretti.
I ponti di Pasqua e primavera – conclude la Coldiretti – rappresentano un appuntamento molto atteso dal settore agrituristico con le aziende che in Lombardia, tra alloggio e ristorazione, hanno perso circa 80 milioni di euro in due anni in base a una proiezione di Coldiretti regionale sulle stime elaborate dalla Coldiretti a livello nazionale. Secondo un’indagine di Terranostra Lombardia, inoltre, solo nel 2020 un agriturismo lombardo su due ha dovuto fare i conti con ricavi più che dimezzati a causa dell’impatto dell’emergenza Covid.
MOLISE, ZOOTECNIA: PREVISTI A MAGGIO I PRIMI AIUTI PER IL SETTORE
L’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) ha annunciato i primi pagamenti entro maggio degli aiuti stanziati per il settore zootecnico, particolarmente penalizzato dall’impatto del Covid prima e della guerra in Ucraina ora.
Si tratta di un importante risultato ottenuto grazie alla mobilitazione della Coldiretti che ha promosso manifestazioni in tutta Italia, come quelle di Isernia il 24 febbraio e Campobasso l’11 marzo, per sensibilizzare il Governo sul grave stato di crisi del settore, in particolare per il latte, pagato agli allevatori a un prezzo inferiore al costo calcolato dallo stesso ministero in 46 centesimi.
Il piano, spiega in una nota Agea, consentirà di autorizzare nella prima metà di maggio finanziamenti a 50.077 beneficiari per 40,72 milioni di euro. In particolare, per la filiera dei bovini da 12/14 mesi si tratta di 20,7 milioni, per le vacche da latte di 18,8 milioni, per i bovini di 8 mesi detenuti per 4 mesi in allevamento 1,14 milioni. Entro il mese di aprile proseguirà, fa sapere l’Agenzia, l’attività di decretazione per altri 47 milioni. Questo consentirà di ristorare il settore per un totale di 87 milioni.
Il settore zootecnico in Molise costituisce una importantissima realtà imprenditoriale che si compone di oltre 1500 allevamenti, di cui circa l’80% costituiti da bovini, sia da latte che carne, mentre quelli ovicaprini sono circa 600 (circa 300 infine sono le aziende che allevano suini). La produzione di latte è stimata pressappoco in 50mila tonnellate di latte annue.
“Ma questo – afferma il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – non basterà a consentire una ripresa delle aziende; il nodo cruciale era e rimane la presenza incontrollata dei cinghiali sul territorio che condizionano ogni possibilità di coltivare i terreni. Mais, erba medica, favino, cereali, colture essenziali per l’alimentazione del bestiame, oramai sono praticamente da considerare vere e proprie colture “a perdere”. La devastazione dei campi – ha concluso Ascolese – è evidente, come evidenti sono le ripercussioni in termini economici per le aziende, costrette ad acquistare i foraggi e mangimi a costi elevatissimi, tra l’altro su un mercato estremamente ridotto a causa del blocco delle esportazioni conseguente alla guerra in Ucraina”.
PAVIA, GIOVANI, +1,5% IMPRESE NELLE CAMPAGNE LOMBARDE
Aumentano dell’1,5% in un anno le imprese agricole gestite da giovani nelle campagne lombarde. È quanto afferma la Coldiretti su dati del registro imprese a fine 2021, in occasione della presentazione della nuova legge regionale per i giovani illustrata dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione, Stefano Bolognini.
“Un provvedimento che ci ha visti coinvolti fin dalla prima fase della sua elaborazione – commenta Ludovico Lorini Sgariboldi, delegato Giovani Impresa Coldiretti Pavia – e che ci auguriamo possa essere uno strumento utile per mettere al centro le esigenze delle giovani generazioni in ogni settore a partire da quello agricolo, che l’emergenza Covid e l’attuale guerra in Ucraina stanno dimostrando essere centrale per il nostro Paese”.
Siamo pronti a partecipare attivamente ai futuri progetti e iniziative che da questa legge prenderanno piede – continua Coldiretti – a cominciare dall’osservatorio regionale sulle politiche giovanili, per rappresentare anche in questo contesto il contributo che i giovani agricoltori possono dare all’intera società a partire dal lavoro quotidiano nei campi.
I giovani – afferma Coldiretti Pavia – hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore, impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche all’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, fino alla sistemazione di parchi, giardini, strade e alla cura del paesaggio o alla produzione di energie rinnovabili.
Le nuove generazioni di agricoltori – conclude la Coldiretti – sono in prima fila anche nella rivoluzione digitale nelle campagne italiane con un’impresa agricola giovanile su tre (31%) che applica oggi tecniche di agricoltura di precisione, secondo un’analisi Coldiretti sulla base del rapporto del Centro Studi Divulga. Ma tra i giovani molto apprezzato è anche l’utilizzo dei social per la promozione delle proprie attività: più di uno su tre (37%) usa i social network, con Facebook che rimane il canale preferito (71%).
VERONA, BENE LA PIOGGIA MA NON E’ SUFFICIENTE
“L’arrivo della pioggia, dopo oltre tre mesi di siccità, è stata una boccata di ossigeno nelle campagne veronesi dove sono già iniziate le semine di mais e soia e devono avviarsi quelle di riso, ma a beneficiarne sono anche le coltivazioni di grano seminate in autunno, ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Sicuramente queste piogge allevieranno la ‘sete’ che c’è stata finora ma non contribuiranno a risolvere la siccità”. È questo il commento del presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini sulla situazione meteorologica che aggiunge “La quantità di pioggia caduta è insufficiente a soddisfare il bisogno idrico dell’agricoltura dalle semine, alle orticole in pieno campo fino alle colture frutticole. La pioggia scesa è stata in bassa pianura tra i 14 e i 17 millimetri, in media pianura sui 20 millimetri e in pianura/collina sui 27 millimetri. Servirebbero precipitazioni per altri 80 millimetri di pioggia suddivisi in una quindicina di giorni per dare il giusto quantitativo di acqua alle campagne”.
La pioggia – sottolinea la Coldiretti – è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti.
“Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile” afferma Alex Vantini nel sottolineare che “si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale”. “Il progetto – conclude Vantini – prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire”, senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale, laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. La realizzazione di invasi per il risparmio dell’acqua è una necessità non più rinviabile se si pensa che il Veneto recupera solo il 5% della pioggia rispetto ad una media nazionale dell’11%, un dato preoccupante che dimostra quanto bisogno ci sia di investimenti in questo campo”.
SONDRIO, GIOVANI, +1,5% IMPRESE IN CAMPAGNA
Legge regionale occasione da non sprecare
Aumentano dell’1,5% in un anno le imprese agricole gestite da giovani nelle campagne lombarde. È quanto afferma la Coldiretti su dati del registro imprese a fine 2021, in occasione della presentazione della nuova legge regionale per i giovani illustrata dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione, Stefano Bolognini.
“Un provvedimento che ha visto coinvolta Coldiretti fin dalla prima fase della sua elaborazione – commenta il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini – e che ci auguriamo possa essere uno strumento utile per mettere al centro le esigenze delle giovani generazioni in ogni settore a partire da quello agricolo, che l’emergenza Covid e l’attuale guerra in Ucraina stanno dimostrando essere centrale per il nostro Paese”.
Siamo pronti a partecipare attivamente ai futuri progetti e iniziative che da questa legge prenderanno piede – continua Coldiretti Sondrio – a cominciare dall’osservatorio regionale sulle politiche giovanili, per rappresentare anche in questo contesto il contributo che i giovani agricoltori possono dare all’intera società a partire dal lavoro quotidiano nei campi: va rimarcato che il 26% delle imprese agricole in provincia di Sondrio è condotto da giovani under 35, ed è un dato molto importante che assicura futuro all’intero comparto agricolo in valle.
I giovani – afferma Coldiretti Sondrio – hanno consentito di mantenere viva la tradizione dell’agricoltura montana in Valtellina e Valchiavenna ma, allo stesso tempo, hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore, impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dallo sgombero neve alla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche all’agricoltura sociale per l’inserimento delle fasce debli, fino alla sistemazione di parchi, giardini, strade e alla cura del paesaggio o alla produzione di energie rinnovabili.
Le nuove generazioni di agricoltori – conclude la Coldiretti – sono in prima fila anche nella rivoluzione digitale nelle campagne italiane con un’impresa agricola giovanile su tre (31%) che applica oggi tecniche di agricoltura di precisione, secondo un’analisi Coldiretti sulla base del rapporto del Centro Studi Divulga. Ma tra i giovani molto apprezzato è anche l’utilizzo dei social per la promozione delle proprie attività: più di uno su tre (37%) usa i social network, con Facebook che rimane il canale preferito (71%).
VARESE, BOOM COSTI NELLE SERRE DEL VARESOTTO: LE VOCI DEI FLOROVIVAISTI
I rincari energetici e delle materie prime mettono a rischio il futuro del comparto agricolo, con ricadute pesanti anche sulla filiera florovivaistica, che costituisce un’importante spina dorsale del made in Varese. Un tema che ha raccolto anche l’attenzione della prima serata sulle reti Mediaset, in particolare della trasmissione “Fuori dal Coro” che ieri si è collegata diretta con Venegono Inferiore, dove Carlo Cremona – titolare dell’omonimo vivaio – ha risposto alle domande in diretta di Mario Giordano, facendo il punto sui rincari che, oltre al fronte energetico, vedono aumenti fortissimi anche per i costi di imballaggio e concimi.
“E’ stata un’importante evidenza di quanto il territorio sta purtroppo vivendo” commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. “Le nostre imprese sono costrette ad affrontare rincari insostenibili dei prezzi per il gasolio necessario per le attività di lavorazione in campo e i costi per il riscaldamento delle serre per la produzione di ortaggi e fiori. La necessità di contenere i costi che rischia di far scomparire alcune delle produzioni più tipiche e mette a rischio il futuro di una filiera con un indotto significativo sul territorio della nostra provincia”.
In un Paese come l’Italia, dove peraltro secondo la Coldiretti l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori. Le imprese italiane devono infatti affrontare un pesante deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it).
Il risultato è che la filiera agroalimentare complessivamente assorbe da sola il 10% dei consumi energetici in Italia per un totale di 13,3 Mtep ed in particolare nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e trasporti mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep) mentre il comparto alimentare richiede invece – conclude la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep).
Appuntamenti
CUNEO: OPEN BALADIN APRE LE PORTE ALLA REGINA DELLE CARNI, LA PIEMONTESE
Domani, giovedì 7 aprile a partire dalle ore 18, in occasione del nuovo show cooking firmato Campagna Amica, l’Open Baladin di Cuneo offrirà il suo palcoscenico ad un’eccellenza assoluta del panorama gastronomico mondiale: la carne di Fassona Piemontese.
A presentare le caratteristiche e i tagli di questa carne bovina, celebre per essere magra e tenerissima, sarà un allevatore di Cuneo, Livio Menardo, che conduce l’omonima azienda agricola con la moglie Giovanna, continuando con dedizione a dar voce alla passione dei genitori, entrambi allevatori. I loro bovini sono alimentati esclusivamente con foraggio e cereali coltivati in azienda e allevati senza alcun tipo di restrizione in stalla così da favorire il benessere animale, condizione che ben si riflette nella qualità delle carni. L’azienda propone la vendita diretta dei suoi prodotti: carne fresca, pacchi famiglia e gustosi trasformati acquistabili ogni sabato mattina al centralissimo mercato contadino di Campagna Amica a Cuneo in Lungogesso Corso Giovanni XXIII 15/bis (a fianco dei Giardini Fresia).
Domani all’Open Baladin Cuneo lo chef Fabrizio Viglietti, docente all’Istituto alberghiero Donadio di Dronero, mostrerà ai partecipanti come utilizzare al meglio i tagli di Fassona Piemontese proponendo succulenti ricette, rese ancora più appetitose da sorsi di birre Baladin.
“Gli show cooking di Campagna Amica – spiega la Responsabile provinciale Elisa Rebuffo – mettono al centro il valore delle eccellenze del territorio, offrendo ai cittadini occasioni uniche per incontrare gli agricoltori e gli allevatori, riscoprire la genuinità delle materie prime locali e valorizzarle al meglio in cucina nel segno di un consumo alimentare sano e consapevole”.
Appuntamento, dunque, per domani alle ore 18 all’Open Baladin in piazza Foro Boario a Cuneo. L’evento è gratuito con obbligo di Green Pass base e di prenotazione (telefono: 0171 489199).?
COMO-LECCO, INCONTRA LE IMPRESE, SI PARTE DOMANI DA MONTEVECCHIA
Si parte domani da Montevecchia per andare a coinvolgere, entro fine mese, l’intero comprensorio lariano: si tratta del programma di incontri con le imprese fortemente voluto dal nuovo direttore di Coldiretti Como Lecco Rodolfo Mazzucotelli (nella foto allegata, di libera pubblicazione) che si è insediato venerdì scorso, 1 aprile, alla guida della federazione interprovinciale. Sarà un itinerario composto da diversi momenti formativi su tutto il territorio lariano per informare e aggiornare i soci sulle novità fiscali, sugli scenari economici e sulle prospettive sindacali in ambito agricolo.
“Il settore agricolo oggi è visto sotto una luce diversa – rimarca il direttore – si parla sempre di più di settore agroalimentare e la politica riconosce al mondo agricolo un ruolo determinante dell’economia del paese, è importante sfruttare questo momento, restare uniti e lottare per dare ancor più valore alle nostre attività, soprattutto prendendo piena coscienza della situazione in essere e dei riflessi che il contesto internazionale provoca, inevitabilmente, sul territorio”.
Gli incontri vedranno anche le relazioni tecniche sul piano della normativa agricola e fiscale, anche alla luce delle novità contenute nella legge di bilancio 2022, che riguardano le imprese agricole, delle misure del PSR attive, bando INAIL, nuova PAC e questioni contingenti dell’ultima ora, non ultimo il problema relativo ai forti rincari dei costi di produzione.
Il direttore Mazzucotelli ha sottolineato l’importanza di un rapporto diretto con i consumatori, utile a rinsaldare un’alleanza già intensa e florida. “Vanno messe in campo azioni concrete per far comprendere ai cittadini consumatori l’importanza di quanto una buona alimentazione possa influire positivamente sulla qualità della vita e di conseguenza sul reddito economico delle imprese, perché investire in cibo sano allunga la vita, diminuisce le spese farmaceutiche e fa guadagnare le imprese agricole locali. Su questo fronte, il successo dei nostri AgriMercati è molto importante”.
Dopo il primo incontro di domani, giovedì 7 aprile, ore 14.30 a Montevecchia (via del Fontanile 8, Casetta degli alpini), sono stati già programmati i successivi incontri di mercoledì 13 aprile, ore 10.00 a Erba (presso la sede in via Trieste 17/1) e ancora mercoledì 20 aprile, ore 20.30, Grandate presso l’oratorio in via Papa Giovanni XXIII, 3, giovedì 21 aprile alle ore 14.30 a Barzio, presso la Comunità Montana e martedì 26 aprile alle ore 14.00 a Porlezza, presso la Comunità montana in via Cuccio 6. Il calendario dei successivi verrà reso noto a breve.