COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 4 aprile 2022

4 Aprile 2022
News La Forza del Territorio del 4 aprile 2022

Primo piano

 

 

UMBRIA, LA RIVOLUZIONE ECOLOGISTA SI RINVIA MA NON SI FERMA 

 

Nessuna modifica agli obiettivi ma un intervento necessario sui tempi. La riforma della politica agricola comunitaria, deve fare necessariamente i conti con lo scenario internazionale caratterizzato dalla guerra Russia – Ucraina. La conseguente, straordinaria, inflazione che porta con sé l’aumento insostenibile dei costi delle materie prime unitamente ai blocchi nel mercato finanziario, al caro energia, e alla geopolitica modificata del mercato delle merci, non consente l’accelerazione auspicata per la rivoluzione ecologica in agricoltura. Dove va quindi la pac oggi. Di questo si è parlato venerdì 1 aprile presso la Sala Maschiella di Umbriafiere alla tavola rotonda di Coldiretti insieme ad Albano Agabiti, presidente Coldiretti Umbria, Paolo De Castro, europarlamentare, Francesco Battistoni, sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Angelo Frascarelli, presidente Ismea, Roberto Morroni, vicepresidente Regione Umbria e assessore regionale all’Agricoltura. A moderare l’evento è stato Luca Ginetto, caporedattore Rai Tgr Umbria. La location d’eccezione Agriumbria, uno dei più importanti eventi fieristici del settore, dove “non poteva mancare un approfondimento sulla politica agricola europea – sottolinea Coldiretti Umbria – che oggi oltre ad occupare le prime pagine dei giornali dimostra di quanto sia rilevante la ricaduta sulla vita quotidiana non solo di agricoltori ma di cittadini e consumatori”. Un argomento così sentito e partecipato da aver registrato il sold out già due giorni prima dell’evento.

“Alla luce di quello che sta succedendo, – ha detto Agabiti aprendo i lavori della tavola rotonda – parlando di sovranità alimentare e di sicurezza del cibo, la pac com’è stata finora concepita va completamente rivista per il prossimo futuro. La proposta dell’Italia è di andare avanti per altri 2 anni con deroghe pensando a un modello di agricoltura che continui a mettere al centro sostenibilità e produttività. Produttività e sostenibilità che si possono ottenere con innovazione tecnologica, agricoltura 4.0, agricoltura di precisione e accelerazione dei processi naturali”.

A fare da eco alle parole del presidente Coldiretti Umbria quelle di Frascarelli che ha sottolineato come “La nuova Pac sia più selettiva verso obiettivi di innovazione e transizione ecologica che rispondono alle attuali esigenze di produttività e contrasto al cambiamento climatico”.

La reazione dell’Europa per mitigare le conseguenze devastanti sull’agricoltura e per conseguenza sui consumatori è il segno evidente delle condizione di emergenza in cui il nostro continente si è venuto a trovare dopo oltre 2 anni drammatici di pandemia. Si è scelto quindi di mettere a disposizione non meno terreno come era negli auspici ma più terra compresa quella marginale e boschiva nel tentativo di destinarla alla produzione agricola. La sovranità alimentare, sostenuta in ogni sede da Coldiretti, ritorna ancora più di attualità oggi per garantire ai nostri cittadini non soltanto le necessarie quantità di prodotti alimentari a un giusto prezzo ma anche la qualità del prodotto agricolo che gli umbri e gli italiani in generale non possono e non sono disponibili a rinunciare.

“La nuova Politica agricola comune entrerà in vigore come previsto nel 2023 e accompagnerà i nostri agricoltori e i cittadini europei almeno fino al 2027 – ha osservato durante la tavola rotonda Paolo De Castro, europarlamentare dal 2009 e già ministro delle Politiche agricole – Le incertezze di questa fase storica caratterizzata dagli effetti della pandemia da COVID, i rincari delle materie prime agricole, ferrose e dei mezzi tecnici come i fertilizzanti, anche a causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, non deve far perdere di vista il ruolo fondante della Pac, nata sessant’anni fa per garantire cibo a tutti noi e reddito ai produttori. Ed è proprio con questo obiettivo che ora dovrà sostenere la sfida lanciata dall’Unione europea, più ambiziosa e con adeguate risorse finanziarie, per un’agricoltura innovativa, più Green e rispettosa dei diritti dei lavoratori attraverso lo strumento della condizionalita’ sociale”.

Intanto, “in commissione Agricoltura al Parlamento Ie – sottolinea De Castro – la crisi Ucraina ci spinge a fare di tutto per aumentare la produzione europea. Un primo passo è stato fatto con la sospensione temporanea delle Aree di interesse ecologico (Efa) per mettere a coltura 9 milioni di ettari destinati a riposo, di cui almeno 200mila in Italia”.

“La pac va nella direzione anche della sostenibilità e dell’Agricoltura più verde. L’aspetto positivo, quello biologico, è che come Italia siamo all’ avanguardia con il 17% dei terreni coltivati e la sfida è quella di arrivate al 25% entro 2030” ha concluso Francesco Battistoni, Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Un momento di riflessione che non si fermerà qui, alla tavola rotonda, e che Coldiretti trasformerà in ulteriori occasioni di approfondimento per poter dare opportunità anche a chi, causa sold out dell’evento, non è riuscito a partecipare.

 

 

Dal Territorio

 

 

PUGLIA, PER CHIUSURA CIELI A RISCHIO OLTRE 400MILA PRESENZE TURISTI

 

Con il conflitto in Ucraina, le sanzioni alla Russia e la chiusura dei cieli, sono a rischio oltre 400mila presenze dei turisti provenienti dalla Russia, ma anche dai Paesi limitrofi e dalle destinazioni dell’Asia, per cui si registrano già il raddoppio dei tempi e dei costi con le compagnie aeree che stanno ridisegnando le rotte. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Puglia, sulla base del Report del movimento turistico annuale per Paese estero di Puglia Promozione redatto in periodo pre-pandemico, con l’ennesima tegola a carico del settore turistico per la guerra in corso, quando si registravano segnali di ripresa dopo la crisi causa dal Covid e forti erano le aspettative di un pieno ritorno alla normalità dei flussi turistici nel 2022.

“E’ oggi più che mai necessario sostenere il settore turistico da primato per la qualità dell’offerta – insiste De Miccolis – con misure nazionali e regionali che aiutino l’importante segmento dell’accoglienza anche in Puglia. Per effetto della nuova crisi, dopo l’uscita dalle misure restrittive causate dal Covid con il cambio delle regole sul green pass, bisogna garantire la sostenibilità economica ed occupazionale delle strutture, sottoposte ad ulteriori rischi a causa del conflitto che determineranno la contrazione di arrivi e presenze dei Paesi Mar Nero e già in affanno per il peso dei costi di gestione con l’insostenibile caro bollette”, afferma Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti.

I vacanzieri dall’estero in Puglia sono strategici per l’ospitalità turistica soprattutto nelle mete più gettonate anche perché – continua la Coldiretti regionale – i visitatori dall’estero, soprattutto da Russia, Cina e Giappone, hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Un problema che riguarda anche gli agriturismi dove gli stranieri – dice la Coldiretti regionale – rappresentavano oltre il 40% delle presenze totali prima della pandemia.

Il turismo in Puglia impatta per 6,5 miliardi sui consumi finali, pari al 12,3% sui consumi totali – insiste Coldiretti Puglia – una ricchezza straordinaria a cui contribuisce il turismo esperienziale negli agriturismi, come dimostrato dalla quota percentuale di soddisfazione nel rapporto con il territorio. Ai primi posti di gradimento c’è l’offerta di olio di qualità all’85%, di prodotti agroalimentari all’83, paesaggi e colori per il 75%, l’ospitalità al 72% e l’offerta vitivinicola al 70%,

La Puglia – sottolinea la Coldiretti regionale – è fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con oltre 3,8 milioni di pernottamenti di turisti stranieri che hanno dovuto rinunciare a venire in Puglia per effetto delle limitazioni e alle preoccupazioni per la diffusione del contagio.

La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per alimentazione, alloggio trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Il cibo infatti – aggiunge Coldiretti Puglia – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Puglia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche, un tesoro che può contare su 13 bevande analcoliche, distillati e liquori, 24 carni fresche e loro preparazione, 1 condimento, 17 formaggi, 1 olio extravergine aromatizzato, 120 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, 79 paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria, 43 prodotti della gastronomia,  9 preparazioni di pesci, molluschi e crostacei e tecniche particolari di allevamento degli stessi, oltre a 4 prodotti lattiero caseari, la ricotta fresca, la ricotta forte, la ricotta marzotica leccese e la ricotta salata o marzotica.

Il turismo enogastronomico è il vero traino dell’economia turistica pugliese – conclude Coldiretti Puglia – con il Covid che già nel 2020 ha fatto crollare il turismo straniero in Puglia dell’84,7% nel 2020 rispetto all’anno precedente, toccando il minimo da almeno venti anni e il conflitto in Ucraina che mette a rischio soprattutto la stagione estiva 2022.

 

 

PROVENIENZA: ESTERO

Esercizi alberghieri 

 Esercizi extralberghieri

 Totale

Presenze

Presenze

Presenze

Bulgaria

17.103

4.600

21.703

Polonia

82.728

72.426

155.154

Romania

48.569

21.829

70.398

Russia

69.517

36.892

106.409

Ucraina

12.872

6.139

19.011

Altri Paesi Asia Occidentale

22.846

2.812

25.658

Altri Paesi dell’Asia

30.863

7.014

37.877

TOTALE

284.498

151.712

436.210

  • Elaborazione Coldiretti Puglia su Report movimento turistico annuale per Paese estero (2019 – pre-pandemia)

 

 

TOSCANA, INFLAZIONE E SPECULAZIONI SPINGONO AUMENTO COSTI CIBI E BEVANDE

 

Dal +23,3% dell’olio di semi al +6,2% dei gelati il caro energia alimentato dalla guerra contagia i prezzi nel carrello della spesa con aumenti che interessano ormai tutti i prodotti alimentari e colpiscono duramente i bilanci le famiglie, a partire dalle 121 mila toscani che si trovano in condizioni di povertà assoluta e da 8 utenti su 10 che sono stati costretti a modificare il proprio stile di vita secondo un recente sondaggio online. E’ quanto emerge dallo studio di Coldiretti Toscana che ha stilato una black list degli aumenti sullo scaffale sulla base delle rilevazioni Istat sull’inflazione a marzo 2022, che aumenta complessivamente per i cibi e bevande del 6,7%. A pesare sullo scontrino finale sono anche i fenomeni speculativi che dal campo e dalla stalla alla tavola fanno continuamente lievitare i prezzi dei prodotti mentre alle imprese agricole vengono invece sottopagati.

In vetta ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole – sottolinea Coldiretti Toscana –  che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni causa della guerra, mentre al secondo posto c’è la verdura fresca, con i prezzi in salita del 17,8%, di poco davanti al burro (+17,4%). Rincari a doppia cifra – continua Coldiretti Toscana – anche per la pasta (+13%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, così come per frutti di mare (+10,8%) e farina (+10%). A seguire nella graduatoria degli aumenti, carne di pollo (+8,4%), frutta fresca (+8,1%), pesce fresco (+7,6%), con i gelati (+6,2%) a chiudere la top ten, dalla quale esce invece il pane, pur se in aumento del 5,8%.

Se i prezzi per le famiglie corrono, spinte dal caro energia e dalla guerra, l’aumento dei costi colpisce duramente – precisa Coldiretti Toscana – l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione. Sono 5 mila le aziende toscane (11%) che si trovano attualmente in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre una su tre (38%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. 

Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. Nelle campagne – continua la Coldiretti regionale – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti di 14.358 per le imprese agricole toscane ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99 mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea su base nazionale. 

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua Coldiretti Toscana – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte. 

Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.

LA TOP TEN DEGLI AUMENTI DEI PREZZI NEL CARRELLO

Olio di semi (girasole, mais, ecc.) +23,3%

Verdura fresca +17,8%

Burro +17,4

Pasta +13%

Frutti di mare +10,8%

Farina +10%

Carne di pollo +8,4%

Frutta fresca +8,1%

Pesce fresco +7,6%

Pane +5,8%

Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat inflazione a marzo 2022

 

 

LAZIO, UE METTE A RISCHIO MIGLIAIA DI ALLEVAMENTI ITALIANI

 

Sos di Coldiretti Lazio per migliaia di allevamenti italiani. Solo nel Lazio rischia di chiudere una stalla su quattro solo a causa della crisi energetica e per la guerra in Ucraina. A questo ora si aggiungono le nuove scelte della Commissione europea, che compromettono la capacità di approvvigionamento nazionale del Paese, già deficitario per carne e latte. 

E’ quanto afferma la Coldiretti Lazio in riferimento alle anticipazioni sulla proposta della Commissione UE per la revisione della Direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (IED), per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento attesa per martedì 5 aprile. Le bozze attuali allargano una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche e aggiungono all’ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, che prima era escluso.

“E’ una scelta inaccettabile – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti con un nuovo carico di burocrazia che fa aumentare i costi del sistema zootecnico”. 

Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini ha già sollecitato personalmente i Commissari Wojciechowski e Gentiloni, oltre ai parlamentari europei italiani delle commissioni ambiente, industria e agricoltura, per modificare una decisione che rappresenta un attacco al sistema allevatoriale europeo. 

“In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza – aggiunge Granieri – a Bruxelles si rischiano di fare scelte che aprono la strada alla “carne sintetica”. La carne italiana nasce da un sistema di allevamento, che per sicurezza, sostenibilità e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne. Le nuove scelte Ue rischiano di aprire le porte alle importazioni di carne da paesi terzi, che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei”. 

E poi l’appello: “Difendere la carne Made in Italy – conclude Granieri – significa anche sostenere un sistema fatto di animali, di prati per il foraggio e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni, anche in aree difficili”. L’Italia dipende già dall’estero per il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

 

 

MOLISE, AGRITURISMI PRONTI AD ACCOGLIERE OSPITI PER FESTIVITA’ PASQUALI

 

Con l’approssimarsi della Pasqua, l’allentamento della stretta-Covid e l’auspicio di una soluzione di pace in Ucraina, la partenza della stagione turistica di primavera è finalmente alle porte: ci sperano in particolare le aziende del settore agrituristico, che hanno sofferto fortemente le restrizioni con una perdita a due cifre delle presenze (soprattutto straniere) negli ultimi due anni.

Il risultato è che, tra alloggio e ristorazione, l’agriturismo italiano con il balzo dei prezzi dell’energia ha perso 1,25 miliardi tra il 2020 (758 milioni) e il 2021 (500 milioni), secondo le stime della Coldiretti su dati Ismea, dai quali si evidenza che prima della pandemia, nel 2019, il fatturato era di 1,56 miliardi.

“Per le nostre imprese agrituristiche il 2021 è stato ancora un anno difficile, anche se con buoni segnali di ripresa soprattutto d’estate – evidenzia Felice Amiconepresidente dell’associazione regionale agrituristica Terranostra Molise – anche perché l’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza post-Covid, in quanto contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle nostre campagne per garantire il rispetto delle distanze sociali ed evitare l’affollamento. Per questo – aggiunge Amicone – auspichiamo una concreta ripresa anche in vista delle prossime festività pasquali e dei prossimi ponti e “weekend lunghi” primaverili. Pandemia e scenari di guerra hanno rallentato le prenotazioni che, negli ultimi giorni, sembrano però in ripresa. Siamo pronti – conferma il presidente regionale di Terranostra – ad accogliere al meglio i turisti offrendo la nostra cucina del territorio, sempre con attenzione a non sprecare nulla, e i diversi servizi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti ma anche per appassionati della cultura e del benessere”.

In particolare, la riscoperta dei piccoli borghi montani è anche una scelta strategica importante per promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne offrendo allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, le tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente. Un esempio su tutti può essere la ripresa, dopo il blocco causato dall’emergenza Covid, della Carresi, le tradizionali corse di carri trainati da buoi che si tengono a San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone.

“Nei piccoli comuni della nostra Regione (ovvero il 94% del totale, ndr) – osserva Felice Amicone – ci sono le condizioni ideali per una vacanza perfetta in grado di coniugare montagna, agricoltura, storia, arte, natura, gusto, benessere e sport; ma per la maggioranza degli ospiti l’agriturismo significa soprattutto cibi genuini e buona alimentazione. Nelle nostre strutture gli ospiti possono sempre trovare l’accoglienza tipica della cultura contadina abbinata ai piatti squisiti della tradizione popolare e trovandoci a ridosso della Santa Pasqua come non ricordare fra le leccornie della nostra terra: l’agnello cacio e ova, i fiadoni, rustici al formaggio cotti in forno, ma anche dolci come le pigne o le più tradizionali pastiere, solo per citarne alcune”.

“L’agriturismo – conclude Amicone – è un’opportunità utile e importante per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali. Con il rilancio di piccoli borghi si inizia a programmare l’Italia del post Covid, un’occasione anche per alleggerire la pressione demografica sui centri urbani più grandi senza ulteriore consumo di suolo e il rischio di cementificazione in un territorio già estremamente fragile”.

 

 

PIEMONTE, CARNE: SCELTE DELL’UE METTONO A RISCHIO LA NOSTRA ZOOTECNIA

 

Sono a rischio migliaia di allevamenti italiani, che stanno già pagando un costo altissimo per la crisi energetica e per la guerra in Ucraina, a causa di nuove scelte della Commissione europea che compromettono la capacità di approvvigionamento nazionale del Paese, già deficitario per carne e latte. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle anticipazioni, sulla proposta della Commissione UE, per la revisione della Direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (IED), per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento, attesa per martedì 5 aprile.

“Le bozze attuali – fanno notare Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – allargano una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche e aggiungono all’ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, che prima era escluso. Una scelta inaccettabile che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti con un nuovo carico di burocrazia che fa aumentare i costi del sistema zootecnico. In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles si rischiano di fare scelte che aprono la strada alla carne sintetica. Il Piemonte, per quanto riguarda la carne, detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore.  Le nuove scelte dell’Ue rischiano di aprire le porte alle importazioni di carne da paesi terzi che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei”.

 

 

BRESCIA, DALL’ EDUCAZIONE ALIMENTARE ALLA SOSTENIBILITA’

 

L’intervento di Giovanni Martinelli membro di giunta di Coldiretti Brescia in occasione del convegno organizzato dal Comune di Rovato in occasione della 131° edizione della fiera agricola di Lombardia Carne dal titolo: “Carne alternativa esiste? Dalla carne in provetta ai sostituti vegetali, ogni giorno se ne sentono di nuova. Ma esiste davvero un’alternativa alla carne?” moderato dal giornalista, scrittore e gastronomo Paolo Massobrio.

“Parlando di carne, è di fondamentale importanza partire dall’educazione alimentare, attraverso la conoscenza delle proprietà nutrizionali di questo prodotto, dalla provenienza della materia prima ai processi di produzione, fino al suo ruolo nella filiera agroalimentare, elemento centrale per lo sviluppo virtuoso del settore. Ma c’è anche un aspetto legato alla crisi che stanno vivendo le aziende, dopo l’aumento importante dei costi delle materie prime e dell’energia elettrica a non solo, gli allevatori soffrono e lavorano in perdita. E gli aumenti si registrano anche nel settore dei fertilizzanti e dei concimi chimici. Per far fronte a questa situazione è necessario anche investire in tecnologia e innovazione e guardare avanti, per dare futuro anche alle nuove generazioni.

In tema di carne sintetica, partiamo dal presupposto che è scorretto definirla carne perché non lo è. Bisogna capire che creare questo prodotto sintetico inquina l’ambiente e utilizza gli embrioni animali, questo non rappresenta certamente il futuro dell’agroalimentare made in Italy e non vogliamo che nessuno metta in discussione il ruolo determinante e centrale dell’imprenditore agricolo in tema di sostenibilità, innovazione, tutela del territorio. Noi siamo pronti a fare la nostra parte senza dimenticare il valore che oggi rappresentiamo all’interno dell’economia del paese”.

 

 

MASSA CARRARA, DONNE: ALLA PROVINCIA APUANA PRIMATO REGIONALE IMPRESE ROSA

 

Sono 404 le imprese agricole al femminile, il 39,5% del totale delle imprese.

La storia di Naomi Dazzi, 31 anni, ex promettente architetto. Oggi produce confetture a km zero. 

Dalla prospettiva di una carriera da architetto al “Fantabosco” della Lunigiana per coltivare frutti di bosco, zafferano, erbe aromatiche e produrre conserve e liquori naturali. E’ stato un cambio di rotta radicale quello di Naomi Dazzi, 31 anni, giovane imprenditrice agricola apuana che nel 2015 ha deciso di seguire il suo istinto. Quella vita, davanti ad un pc e scadenze, non faceva più per lei. “Me ne sono resa conto durante uno stage universitario. Fortunatamente me ne sono accorta in tempo. – racconta Naomi – Quell’esperienza mi ha mandato in crisi perché non aveva confermato le mie aspettative. Era la vita che volevo? Dopo una pausa di riflessione ho deciso di interrompere gli studi e di assecondare una nuova prospettiva che è quella che oggi mi rende felice, libera e mi permette di vivere a contatto con la natura tutto l’anno”.

Naomi Dazzi è una delle 404 imprese femminili della provincia di Massa Carrara che contribuiscono al primato regionale con la più alta percentuale di imprese guidate da donne: quasi 4 imprese su dieci (39,5%). Un primato che la provincia di Massa Carrara detiene già da qualche tempo. A dirlo è Coldiretti Massa Carrara sulla base dei dati della Camera di Commercio di Firenze divulgati in occasione del focus dell’8 marzo a Firenze. “In un contesto di rallentamento causato dalla pandemia, l’agricoltura nel suo complesso, anche per merito di una grande partecipazione delle donne, è il comparto che è riuscito meglio a reagire nonostante le durissime ripercussioni sul settore agrituristico e più in generale sulle attività secondarie che hanno perso il 44% del loro fatturato. – spiega Marina Fruzzetto, Responsabile Donne Impresa Coldiretti Massa Carrara – E’ uno straordinario segnale di resilienza e di capacità di adattamento delle imprese al femminile che stanno guidando la transizione ecologica nelle campagne consapevoli dei cambiamenti climatici in corso e sono tra le più attive nel campo del biologico e dell’accoglienza dove conducono quasi un agriturismo su due determinando il nostro primato nazionale. Sono proiettate nel futuro e rappresentano un modello sano, sostenibile, creativo ed etico”.

Molte aspettative sono riposte nel bando “Più Impresa” a cui Coldiretti ha collaborato, a stretto contatto con Ismea, per estendere alle donne di tutte le età le agevolazioni finora previste solo per i giovani che si affacciavano al mondo dell’agricoltura.  “C’è bisogno di sostenere con strumenti adatti, finanziari e normativi, l’intraprendenza e i talenti femminili nel mondo dell’impresa e in agricoltura: per questo abbiamo sostenuto come Coldiretti Donne Impresa una modifica al requisito di accesso alle agevolazioni che riflettesse in modo più veritiero la realtà delle imprese agricole femminili. – spiega la Fruzzetti – La misura “Più Impresa” prevede infatti che per le imprese agricole a prevalente o totale partecipazione femminile costituite in forma societaria non sia più richiesto il requisito della metà numerica dei soci, bensì solo quello di essere composte, per oltre la metà delle quote di partecipazione, da donne”. 

In questo modo, secondo Donne Impresa Coldiretti, si punta a raggiungere ancora più imprenditrici agricole, donne che spesso insieme ai loro mariti o familiari guidano da anni aziende dinamiche e innovative ma che hanno bisogno di aiuti per superare gli ostacoli che ancora frenano uno sviluppo più ambizioso in termini di innovazione tecnologica. “La nostra organizzazione – conclude la Responsabile Donne Impresa – i nostri uffici ed i nostri tecnici sono a disposizione per fornire tutte le informazioni alle imprese che attive e per quelle che vorrebbero nascere. C’è ancora molto spazio per crescere”.

Uno spazio che il “Fantabosco” di Naomi si è conquistato con lavoro e sacrifici. L’azienda di Naomi, nata sulla spinta anche dei finanziamenti del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana, si trova in località Le Prade a Fosdinovo; 4 ettari complessivi ed un laboratorio di trasformazione che incarna il dinamismo della sua giovane azienda impegnata tutte le settimane al mercato di Campagna Amica di Coldiretti di Piazza delle Armi davanti all’Accademia di Carrara. E’ un’azienda nata da zero: senza quindi un capitale fondiario (terreni) alle spalle. Il nome dell’azienda deriva da un piccolo bosco di conifere che si trova proprio nel mezzo dei terreni che coltiva. “Ho sempre vissuto in campagna. Quella felicità mi è rimasta nel cuore. L’avevo semplicemente un po’ smarrita. – racconta ancora – La vita agricola mi da molte soddisfazioni anche se è molto impegnativa e non sempre facile. Dipendiamo dalla natura. A distanza di sette anni da quella scelta posso dire di essere contenta ed in pace con me stessa”. Naomi coltiva frutti di bosco, piante aromatiche, zafferano che trasforma in deliziose e naturalissime confetture, succhi di frutta e, novità, liquori che presto saranno protagonisti della sua proposta ai mercati. “Sono prodotti apprezzati per la loro naturalità. Non ci sono conservanti, ne coloranti; solo frutta, erbe aromatiche e zucchero. Prodotti sani e genuini come si facevano una volta”.

 

 

SONDRIO, CON MANCANZA LIQUIDITÀ E RINCARI È CRISI PER IMPRESE AGRICOLE

 

E’ ormai un effetto a catena che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole con una grave crisi di liquidità che ovviamente incide sugli investimenti.

“Più di 1 azienda agricola su 10 – afferma Coldiretti Sondrio attraverso il presidente Silvia Marchesini – è in una situazione così critica che, perdurando, porterebbe alla cessazione dell’attività e molte si trovano comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi”.

I dati Istat, resi noti in questi giorni – sui prezzi alla produzione dell’industria – rileva la Coldiretti provinciale – balzano del 32,8% a febbraio fortemente influenzati dai rincari dell’energia. Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15mila euro in media ma con punte, paradossalmente, ancora più elevate per le aziende strutturate.

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti sono le nostre stalle, oltre alle coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che sono indispensabili a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di verdura e ortaggi, che registrano incrementi dei costi che rischiano, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari.

“Troppo spesso il nostro Paese è costretto ad importare materie prime agricole – continua Marchesini – a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati indotti a ridurre la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni”.

La Coldiretti insiste molto per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ma occorre pensare a futuro, allargando gli ettari da coltivare in particolare a grano e mais. Per aumentare produzione e le rese dei terreni, “serve anche contrastare seriamente sia l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica in particolare nelle nostre Università spingendo sull’innovazione tecnologica”.

 

 

COMO/LECCO, PONTI DI PRIMAVERA: AGRITURISMI PRONTI AD ACCOGLIERE VISITATORI

 

Con l’allentamento della stretta-Covid, la partenza della stagione turistica di primavera è alla portata: ci sperano in particolare le aziende del settore agrituristico, che hanno sofferto le restrizioni con una perdita a due cifre delle presenze (soprattutto straniere) nel corso degli ultimi due anni nelle due province di Como e Lecco.

Il risultato è che, tra alloggio e ristorazione, l’agriturismo italiano con il balzo dei prezzi dell’energia ha perso 1,25 miliardi tra il 2020 (758 milioni) e il 2021 (500 milioni), secondo le stime della Coldiretti su dati Ismea, dai quali si evidenza che prima della pandemia, nel 2019, il fatturato era di 1,56 miliardi.

“Per le nostre imprese agrituristiche il 2021 è stato ancora un anno difficile, anche se con buoni segnali di ripresa soprattutto d’estate – evidenzia Emanuele Bonfiglio, presidente dell’associazione agrituristica Terranostra per le province di Como e Lecco – anche perché l’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza post-Covid, in quanto contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle nostre campagne per garantire il rispetto delle distanze sociali ed evitare l’affollamento. Per questo auspichiamo in una concreta ripresa anche in vista delle prossime festività pasquali e dei prossimi ponti e “weekend lunghi” primaverili: pandemia e scenari di guerra hanno rallentato le prenotazioni che, negli ultimi giorni, sembrano però in ripresa. Siamo pronti ad accogliere al meglio i turisti offrendo la nostra cucina del territorio, sempre con attenzione a non sprecare nulla, e i diversi servizi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, ma anche per appassionati della cultura e del benessere”.

In particolare, la riscoperta dei piccoli borghi lariani – aggiunge Bonfiglio – “è anche una scelta strategica importante per promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne offrendo allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, le tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente. Nei piccoli comuni delle due province (che rappresentano il 78% del totale) ci sono le condizioni ideali per una vacanza perfetta in grado di coniugare montagna, agricoltura, storia, arte, natura, gusto, benessere e sport. Per la maggioranza degli ospiti l’agriturismo significa soprattutto cibi genuini e buona alimentazione”.

L’agriturismo “è un’opportunità utile e importante per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali. Con il rilancio di piccoli borghi – ha commentato Bonfiglio – si inizia a programmare l’Italia del post Covid, un’occasione anche per alleggerire la pressione demografica sui grandi centri urbani senza ulteriore consumo di suolo e il rischio di cementificazione in un territorio già fragile”.

 

 

VARESE, RINCARI E MANCANZA LIQUIDITÀ METTONO IN PERICOLO IL FUTURO

 

E’ ormai un effetto a catena che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole con una grave crisi di liquidità che ovviamente incide sugli investimenti.

“Più di 1 azienda agricola su 10 – afferma Coldiretti Varese attraverso il presidente Fernando Fiori – è in una situazione così critica che, perdurando, porterebbe alla cessazione dell’attività e molte si trovano comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi”.

I dati Istat, resi noti in questi giorni – sui prezzi alla produzione dell’industria – rileva la Coldiretti provinciale – balzano del 32,8% a febbraio fortemente influenzati dai rincari dell’energia. Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15mila euro in media ma con punte, paradossalmente, ancora più elevate per le aziende strutturate.

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti sono le nostre stalle, oltre alle coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che sono indispensabili a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori – segmento vitale per l’economia agricola e l’indotto nel Varesotto – ma anche verdura e ortaggi seguiti che registrano incrementi dei costi che rischiano, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari.

“Troppo spesso il nostro Paese è costretto ad importare materie prime agricole – continua Fiori – a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati indotti a ridurre se non annullare la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni”.

La Coldiretti insiste molto per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ma occorre pensare a futuro, allargando gli ettari da coltivare in particolare a grano e mais. Per aumentare produzione e le rese dei terreni, “serve anche contrastare seriamente sia l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica in particolare nelle nostre Università spingendo sull’innovazione tecnologica”.

 

 

CUNEO, GRANDINE E NEVE INAUGURANO APRILE

 

Dopo 111 giorni di assenza di precipitazioni, sono arrivate le tanto attese piogge sulle campagne cuneesi ma anche, poche ore fa, la neve e le prime grandinate della stagione. Lo rileva Coldiretti Cuneo, i cui tecnici sono al lavoro in tutto il territorio provinciale per la stima dei danni nelle aziende agricole ai frutteti in fiore, ai campi seminati a cereali, fino ai prati destinati alla produzione di foraggio ricoperti da alcuni centimetri di ghiaccio misto a neve.

Intense grandinate hanno imbiancato a macchia di leopardo moltissime aree della Granda – sottolinea Coldiretti – dal Braidese al Fossanese, dal Saviglianese al Saluzzese, con incursioni in alcune valli cuneesi. Si tratta del primo vero episodio di maltempo degli ultimi 3 mesi e mezzo che ha interrotto una serie consecutiva di giornate secche da record. Il periodo compreso tra il 9 dicembre 2021 e il 29 marzo 2022, secondo l’analisi di Arpa Piemonte, è al secondo posto tra i periodi secchi più lunghi degli ultimi 65 anni.

In ogni caso le piogge, sebbene abbiano portato un po’ di sollievo all’eccezionale situazione di carenza idrica diffusa sull’intero territorio, non sono sufficienti a mitigare la siccità severa degli ultimi mesi. Preoccupano, infatti, la mancanza di riserve idriche, gli abbassamenti dei livelli di falda e della portata dei corsi d’acqua, elementi fondamentali per garantire l’irrigazione estiva delle colture.

“Ancora una volta – dichiara il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo – ci troviamo di fronte agli effetti del cambiamento climatico, fatto di sfasamenti stagionali, sbalzi termici, lunghi periodi siccitosi interrotti da eventi piovosi eccezionali. Un fenomeno ampio e complesso che, anche alla luce delle nuove difficoltà legate alla guerra, all’instabilità dei mercati internazionali e all’incertezza sulla sostenibilità finanziaria delle aziende agricole, impone un radicale cambio di prospettiva per ripensare strategie a lungo termine anziché governare l’emergenza”.

“L’agricoltura è il più importante mitigatore degli effetti del cambiamento climatico, un monito per investire su nuove produzioni agricole, sulla tutela del patrimonio boschivo e sulle energie rinnovabili con fotovoltaico sui tetti e biogas dai reflui zootecnici” aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo.

 

 

LUCCA, SFIDA E’ GARANTIRE FUTURO STALLE SOPRAVVISSUTE

 

Bene lo stop ai licenziamenti dei dipendenti con l’attivazione della cassa integrazione straordinaria ma la vera sfida, la più importante e la più difficile, è assicurare un futuro al sistema allevatoriale oggi sopravvissuto che da solo garantisce un quotidiano presidio del territorio ed il mantenimento dei pascoli di aree e zone spesso marginali. E questo deve avvenire indipendentemente dalla San Ginese. A prendere nuovamente posizione sul caso San Ginese – Arborea è Coldiretti Lucca che aveva sin da subito evidenziato molte perplessità sull’operazione di acquisizione da parte della Cooperativa sarda 3A Arborea dello storico stabilimento di San Ginese. Posizione critica ribadita anche all’indomani dell’annuncio lo scorso febbraio della chiusura dello stabilimento nel Compitese. 

“Ci fa piacere che ci sia molto interesse nei confronti del destino dell’impianto di Capannori anche se questo interesse avrebbe dovuto essere manifestato già qualche anno fa quando Arborea decise di dare il benservito ai produttori non ritirando più il latte contribuendo al graduale impoverimento del settore che oggi è ai minimi storici. Quando una stalla chiude non riapre ed il tempo non gioca certo a favore della nostra zootecnica costretta persino a razionare il cibo a causa degli spaventosi rincari di materie prime ed energia degli ultimi mesi. – analizza Andrea Elmi, Presidente Coldiretti Lucca – Quando entrerà nel vivo un eventuale piano di reindustrializzazione, in seguito all’ingresso, e lo speriamo tutti di un nuovo acquirente, ricordiamoci di fare i conti prima con la produzione e quindi con quel che resta delle stalle. E’ la mentalità del sottocosto, aggravata da rincari, speculazioni e pratiche sleali che ha portato il settore al tracollo. Pagare il latte 37-39 centesimi al litro alla stalla quando oggi agli allevatori per produrre quel litro di latte significa spendere 46 centesimi mentre allo scaffale costa anche 1,85 centesimi significa affondare il settore e spalancare le porte del nostro paese al latte di importazione a discapito di distintività, territorialità e qualità. Questo – precisa Elmi – indipendentemente dal futuro della San Ginese che noi tutti ci auguriamo possa tornare ad essere un interlocutore serio, etico e responsabile della zootecnia locale e del territorio”. 

Coldiretti si mette ancora una volta a disposizione ma avverte: “Non accetteremo interlocuzioni dove non sia riconosciuto un giusto prezzo di partenza per le stalle che non può essere inferiore ai costi di produzione sostenuti e rilevati da Ismea”.

 

 

GROSSETO, SVILUPPO SOSTENIBILE ED EDUCAZIONE ALIMENTARE.

Prima lezione stamane per 80 studenti del bianciardi

 

Gli agricoltori in classe per il progetto “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”. E’ partito questa mattina lunedì’ 4 aprile dall’Istituto Bianciardi di Grosseto il progetto previsto nell’ambito del Protocollo di Intesa “Per la promozione delle competenze connesse alla sostenibilità nell’alimentazione, per lo sviluppo dell’economia circolare, della green economy e dell’agricoltura di precisione e digitale”, siglato nel 2019 con il Ministero dell’Istruzione, attraverso cui Coldiretti propone alle scuole un percorso formativo denominato appunto “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”. In classe, a fare lezione, sono arrivati gli agricoltori della Maremma con la partecipazione delle donne del Comitato Donne Impresa Coldiretti Grosseto ma anche di medici e nutrizionisti. “Il progetto – analizza Ilaria Di Ludovico, Delegata Donne Impresa Coldiretti Grosseto – ha l’obiettivo di avvicinare al mondo agricolo le nuove generazioni, educare gli studenti, futuri cittadini e consumatori, a mangiare sano seguendo un corretto stile di vita. Chi meglio degli agricoltori e dello staff di Coldiretti e Campagna Amica possono guidare questo percorso? Le lezioni rappresentano momenti di didattica, nel percorso formativo, di grande interesse e curiosità per gli alunni di tutte le età. Le visite in fattoria, così come la narrazione degli agricoltori, sono momenti di contatto diretto ed esperienza. I contenuti arrivano al bersaglio. Se noi facciamo maturare già in età scolare la consapevolezza che un’alimentazione sana, è un’alimentazione trasparente, tracciabile, sostenibile e sicura, abbiamo creato le condizioni per una comunità responsabile e cosciente in grado di scegliere e di comprendere la differenza tra un prodotto senza distintitività, identità e assolutamente anonimo, con un prodotto agricolo, a filiera corta, riconoscibile e con una identità precisa”.

La prima scuola ad ospitare il progetto è stata, come anticipato, l’istituto Bianciardi con il coinvolgimento di 4 classi ed 80 ragazzi delle superiori. Per loro cinque ore di lezione in aula orientate sul valore del cibo, la stagionalità, i prodotti locali, consumo prodotti a km 0, etichettatura e dieta mediterranea con la partecipazione, a fianco delle contadine docenti, della dottoressa Valentina Culicchi, nutrizionista della ASL Grosseto e specialista in scienze dell’alimentazione e responsabile del servizio di nutrizione clinica presso l’ospedale Misericordia di Grosseto, della giovane imprenditrice e membro del coordinamento Donne Impresa Coldiretti, Marianna Dori e dal responsabile di Campagna Amica, Andrea Masini. 

Successivamente le classi saranno accompagnate nella visita didattica presso la Cooperativa Latte Maremma dove gli studenti potranno visionare i vari processi di lavorazione e trasformazione del latte bovino proveniente da soli allevamenti locali e toscani. Nelle settimane seguenti il progetto continuerà con il coinvolgimento di altri 60 studenti delle classi delle medie di Castiglione della Pescaia e Marina di Grosseto. Anche per loro lezioni teoriche in classe e visita ad un’azienda che produce miele.

 

 

CREMONA, PNRR FOTOVOLTAICO, QUALI OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE AGRICOLE?

 

Prosegue l’impegno di Coldiretti Cremona teso a garantire alle aziende agricole un’informazione puntuale ed efficace sui temi di maggiore interesse e attualità. Nei prossimi giorni sono in calendario due giornate di informazione in tema di energia dall’agricoltura e opportunità legate al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

“PNRR fotovoltaico, quali opportunità per le imprese agricole?” è infatti il titolo dell’incontro organizzato da Coldiretti Cremona in collaborazione con GS Service. Due gli appuntamenti previsti sul territorio, per facilitare la partecipazione delle aziende agricole.

La prima giornata di informazione si terrà giovedì 7 aprile, a partire dalle ore 10, a Malagnino, presso la sala del Consorzio Agrario Provinciale (in via Giuseppina 2/4 ingresso da via Sebenico, strada per Bonemerse), coinvolgendo principalmente le aziende agricole delle zone di Cremona e Casalmaggiore. Il secondo appuntamento è in calendario per giovedì 14 aprile, dalle ore 10:30 a Soresina, presso la sala Gazza (in via Giacomo Matteotti, 4), rivolto in particolare agli imprenditori agricoli delle zone di Crema e Soresina.

“È stato firmato il 25 marzo 2022 dal ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli il decreto attuativo della misura «Parco agrisolare», nell’ambito del Pnrr, a cui sono destinate risorse da 1,5 miliardi per gli anni compresi tra il 2022 e il 2026 – spiega Coldiretti Cremona –. Il testo ora è stato inviato a Bruxelles per l’approvazione da parte della Comunità Europea e se approvato verrà emanato il bando contenente le indicazioni tecnico–operative entro la scadenza del 30 giugno 2022. L’aiuto è costituito da un contributo in conto capitale – prosegue Coldiretti Cremona – per la realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti degli immobili strumentali alle attività agricole e zootecniche, comprese le attività connesse e agrituristiche, nonché alle attività agroindustriali. E’ nostro impegno incontrare le aziende agricole, insieme a tecnici specializzati, per offrire loro tutte le informazioni in merito ai contenuti del decreto, ai progetti e alle spese ammissibili, ai termini e tempi di questa opportunità”.

“Incontrare i soci, condividendo momenti di informazione, è essenziale. Un impegno al quale abbiamo tenuto fede in piena pandemia, utilizzando la modalità degli incontri via web – sottolinea Paola Bono, direttore di Coldiretti Cremona –. La possibilità, finalmente riconquistata, di tornare agli incontri in presenza rafforza ulteriormente il nostro impegno e il quotidiano rapporto con i soci, con l’obiettivo di rispondere sempre meglio alle istanze che nascono dalle aziende agricole”.

 

 

VENEZIA, FALSE CASTRAURE SPACCIATE PER PRODOTTO TIPICO

 

La pioggia dei giorni scorsi è stata provvidenziale in campagna e in particolare nelle isole veneziane dove in questi giorni si aspettano le prime castraure di carciofo viletto di Sant’Erasmo. La siccità dei mesi trascorsi è infatti la principale causa di un ritardo della produzione di questa prelibatezza che non potrà essere gustata quest’anno prima del 20 di Aprile. Tuttavia nei banchi di supermercati e fruttivendoli locali sono già in vendita carciofi spacciati per castraure con tanto di cartello apposto. “ E’ triste dover denunciare questa realtà – afferma Michele Borgo presidente di Coldiretti Cavallino Treporti- la cosa che mi lascia più amaro in bocca è che dovremmo fare sistema con le altre categorie e fare dei nostri prodotti tipici una ricchezza comune, evitando speculazioni che non portano a nulla di buono, in primis mancanza di trasparenza verso i consumatori” “Non si tratta di fare campanilismo, ma di smascherare questi inganni che danneggiano il mercato di un prodotto tipico che è peraltro presidio di Slow Food  – puntualizza Carlo Finotello presidente del Consorzio del Carciofo di Sant’Erasmo che aggiunge – noi produttori viviamo tutto l’anno in attesa della stagione primaverile per raccogliere i frutti di una coltura che richiede cure e lavoro costanti”. I carciofi di Sant’Erasmo sono un ortaggio coltivato da secoli in laguna nella principale isola di Sant’Erasmo, ma anche nelle Vignole, Lio Piccolo, Mazzorbo, la loro sapidità dipende dalla salinità presente nel terreno argilloso e sabbioso, ben drenato e la stagione di raccolta non è mai prima di aprile, quest’anno per l’appunto ancora più ritardata. Molti venditori per attrarre l’attenzione del consumatore e richiamando all’immagine di quel carciofo tenerissimo, definiscono castraure carciofi diversi “ la castraura – spiega Michele Borgo, “è un termine dialettale per indicare il primo frutto apicale della pianta che viene tagliato per primo in modo da permettere lo sviluppo di altri, mediamente, 4 carciofi laterali chiamati botoli, e 12 articiocchi successivi, ma è un termine coniato dal Consorzio del Carciofo Violetto di Sant’Erasmo che è stato registrato nel 2012 al fine di fare chiarezza a tutela del consumatore e di noi produttori”. La funzione del consorzio del Carciofo Violetto nasce  proprio con l’intento di tutelare i produttori e i consumatori dalle imitazioni e dai falsi, “è una questione di trasparenza- chiarisce Borgo – è importante che il consumatore quando acquista i carciofi riconosca il logo che contraddistingue la produzione locale, che segue un disciplinare di coltivazione ben preciso valido anche per la mancanza di utilizzo di fitosanitari e diserbanti durante la crescita della pianta e garanzia di un sapore che richiama alla nostra terra salmastra.”

 

 

Appuntamenti

 

 

PUGLIA, DOMANI MARTEDÌ 5/4 AL VIA PIANO ANTI XYLELLA

 

Al via le misure di prevenzione del Piano Anti Xylella in Puglia con i tempi, le modalità e i nuovi strumenti messi in campo nella lotta al killer degli ulivi. L’appuntamento è domani martedì 5 aprile 2022, alle ore 9,00, a Monopoli in Contrada Chianchizza 504, insieme al presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, al direttore regionale Pietro Piccioni, sarà presente in campo l’Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, con i quadri dirigenti della Coldiretti.

Con la pubblicazione sul BURP del Piano d’azione 2022 per contrastare la diffusione di Xylella fastidiosa in Puglia serve lo sforzo comune degli agricoltori, ma anche degli enti pubblici per attuare nei tempi prestabiliti e a tappeto le pratiche di prevenzione fitosanitaria per fermare l’avanzata della ‘pandemia degli ulivi’ che ha intaccato gravemente il 40% della regione.

L’occasione sarà utile per illustrare quanto ancora deve essere fatto, le aree in cui devono necessariamente essere ancora garantiti i monitoraggi e i campionamenti, i dati del disastro olivicolo causato dalla Xylella fastidiosa, il necessario impegno delle amministrazioni locali e l’impegno finanziario vitale a prevenire e contrastare la diffusione della fitopatologia che ha depauperato 8mila chilometri quadrati di paesaggio e ambiente in Puglia, dove è improcrastinabile la ricostruzione pianificata del patrimonio produttivo.

 

 

CAMPANIA, UCRAINA: DOMANI SUMMIT A BERLINO PER L’ORTOFRUTTA ITALIANA

 

La guerra in Ucraina fa balzare i costi di produzione e rende piu’ onerosi i trasporti con un impatto diretto sull’inflazione dei rincari di frutta e verdura che rappresentano la principale voce di spesa a tavola delle famiglie ma anche il prodotto alimentare Made in Italy piu’ esportato.

Il punto sulla situazione al Fruit Logistica di Berlino, la principale fiera internazionale di settore in Europa, con il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini che incontra gli operatori italiani del settore, i piu’ presenti all’evento in Germania dove si consuma circa 1/3 in quantità dell’ortofrutta Made in Italy destinata all’estero.

L’appuntamento è in Fiera dalla mattina di domani martedì 5 aprile dove alle 10.30 al padiglione 2.2. stand A-04 si svolgerà l’incontro dedicato a “Le nuove sfide per il rilancio dell’ortofrutta italiana” con il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Per l’occasione verrà presentato a Berlino l’esclusivo report di Coldiretti su “Le nuove sfide dell’ortofrutta Italiana nel 2022”.

Sempre martedì 5 aprile al Fruit Logistica di Berlino alle ore 13 al padiglione 4.2 stand A-08 il convegno su “Il sistema BluDev oltre la tracciabilità per Limone Costa d’Amalfi, Rucola della Piana del Sele e Carciofo di Paestum Igp” e alle ore 15 al padiglione 4.2. stand A-03 l’incontro dedicato a “La competitività dell’ortofrutta italiana al tempo delle emergenze: il ruolo delle filiere e dei territori”.

 

 

CAMPANIA, GIOVANI E INNOVAZIONE: AL VIA ISCRIZIONI OSCAR GREEN 2022

 

Con la guerra e i rincari che mettono a rischio la disponibilità di cibo Made in Italy scatta la corsa delle idee anticrisi dei giovani agricoltori italiani che si impegnano per dare risposte concrete ed innovative alle difficoltà che stanno compromettendo il loro futuro. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione del via alle iscrizioni all’Oscar Green 2022, il premio all’innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro per rilanciare l’economia dei propri territori e raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare in un Paese come l’Italia oggi fortemente dipendente dalle importazioni dall’estero. Al premio Oscar Green, promosso da Coldiretti Giovani Impresa, sarà possibile iscriversi fino al 30 aprile 2022 direttamente sul sito https://giovanimpresa.coldiretti.it/ nella sezione Oscar Green in una delle sei categorie di concorso.

La prima categoria “Energie per il futuro e sostenibilità”, premierà quelle imprese che lavorano e producono in modo ecosostenibile, che tutelano, valorizzano e recuperano, e che, rispondono ai principi di economia circolare e alla chimica verde, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando e producendo energia nel rispetto dell’ambiente.  Mentre “Impresa Digitale” premia invece i progetti di quelle giovani aziende agroalimentari che coniugano tradizione e innovazione attraverso l’applicazione di nuove tecnologie e l’introduzione dell’innovazione digitale quale leva strategica per garantire maggiore competitività all’agroalimentare, anche attraverso nuove modalità di comunicazione e vendita quali l’e-commerce e il web marketing.

La categoria “Campagna Amica” – continua Coldiretti – promuove e valorizza i prodotti Made in Italy attraverso la realizzazione di nuove forme di vendita e di consumo volte a favorire l’incontro tra impresa e cittadini. Il territorio è il fulcro della categoria “Custodi d’Italia” che premia le aziende che contribuiscono al presidio delle aree più marginali e più difficili. Sono inclusi in questa categoria gli esempi di agricoltura eroica e di costruzione di reti che riescono a garantire attività e flussi economici, utili a mantenere la presenza di comunità nelle aree interne e in grado di creare opportunità lavorative. 

La categoria “Fare Filiera” prende in esame i progetti promossi nell’ambito di partenariati variegati, che coniugano agricoltura e tecnologia così come artigianato tradizionale e mondo digitale, arrivando fino agli ambiti del turismo, del design e di ricerca accademica. “Coltiviamo solidarietà” premia – rileva Coldiretti – le iniziative volte a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e, soprattutto, etico e sociale. Oltre alle imprese agricole, possono partecipare enti pubblici, cooperative e consorzi capaci di creare sinergia con realtà agricole a fini sociali.

“Le imprese che corrono per l’Oscar Green sono rappresentative di un modello di innovazione sostenibile in agricoltura che affonda le sue radici nella terra e nelle comunità – sottolinea la delegata nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Veronica Barbati -. Storie di giovani, veri protagonisti italiani della transizione ecologica, che nascono tanto dall’esigenza di rendere reale un sogno individuale d’impresa quanto dalla voglia di dare risposte alle necessità di una collettività, realizzando prodotti originali o arricchendo il territorio di servizi altrimenti impossibili da garantire”.