COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 30 gennaio 2023

30 Gennaio 2023
News La Forza del Territorio del 30 gennaio 2023

Primo piano

 

PUGLIA, OK CONFERENZA STATO REGIONI PIANO RISCHI 2023

Persi 130mln q.li cibo

Arriva il Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura 2023, a copertura dei danni alle produzioni agricole causati da eventi avversi di natura catastrofale, con la Puglia che ha perso dal 2015 al 2021 a causa degli eventi estremi 130 milioni quintali di cibo. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione all’intesa sul nuovo Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura (PGRA 2023), su proposta del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, nell’ultima seduta della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, che contestualizza le assicurazioni agevolate e il nuovo Fondo Mutualistico Nazionale Agri-CAT nell’ambito della nuova struttura del Piano Strategico della PAC 2023-2027.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici, con tornado, nubifragi, gelate e siccità estrema, è ormai diventata la norma tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea la Coldiretti Puglia – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi, ma solo il 2,6% della superficie agricola risulta assicurata in Puglia.

Il sistema Condifesa Puglia ha assicurato – dice Coldiretti Puglia – oltre 120 milioni di quintali di prodotti agricoli, risarcendo più di 45 milioni di euro di indennizzi, mentre nel 2021 il valore assicurato è stato di oltre 500 milioni di euro su oltre 60mila ettari di superficie agricola.

La mappa dei territori – aggiunge Coldiretti Puglia – vede la provincia di Foggia al top del classifica con 86 milioni di quintali di prodotto assicurato e 22 milioni di euro risarciti agli agricoltori, Lecce con 10 milioni di quintali assicurati e 5,2 milioni di euro di risarcimento, Brindisi 8,5 milioni di quintali e 6,6 milioni di euro di risarcimento, Taranto 6,7 milioni di quintali assicurati e  7,8 milioni di euro di risarcimento, la provincia della BAT 6,6 milioni di quintali e 2 mln di risarcimento e Bari con 1,7 milioni di quintali di prodotti agricoli assicurati e  1.2 milioni di euro di risarcimento.

A decorrere dal 2023, il sistema di gestione del rischio in agricoltura si potrà dunque avvalere di una copertura mutualistica di base, il Fondo Mutualistico Nazionale Agri-CAT obbligatorio per tutte le aziende agricole percettrici di pagamenti diretti, contro i danni alle produzioni causati da eventi avversi di natura catastrofale.

Uno strumento, progettato nell’ambito del Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-27, finalizzato – afferma Coldiretti Puglia – a rafforzare il sistema di gestione dei rischi in agricoltura, denominato “SGR+”,  con l’obiettivo di potenziare gli strumenti di risk management, in particolare per i rischi catastrofali, al fine di aumentare il grado di resilienza delle aziende agricole, rendere più efficiente ed efficace l’intervento pubblico, prevedendo azioni volte a ridurre il rischio di distorsioni connesso ai fenomeni di concentrazione territoriale e settoriale, di selezione avversa e di moral hazard, ampliare la platea di agricoltori aderenti a strumenti di risk management anche al fine di mitigare l’esposizione e la vulnerabilità delle aziende agricole agli effetti dei cambiamenti climatici, aumentare la cultura della gestione del rischio nelle imprese agricole, con particolare riferimento a quelle professionali.

Occorre poi ridurre il consumo di terreno fertile con la immediata approvazione della legge sulla salvaguardia della destinazione agricola dei suoli, sostenuta dalla Coldiretti, con l’obiettivo del “saldo zero” di consumo del suolo naturale entro il 2050. Per razionalizzare gli interventi – continua la Coldiretti – è necessario un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree. Ancora, è indispensabile la piena attuazione della legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali “alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale. Parimenti, serve rilanciare, tramite sostegno all’acquisto de capi e delle strutture di ricovero necessarie, la zootecnia di montagna e delle aree interne, che permette a tali superfici di essere pascolate e mantenute.

Su un territorio meno ricco e più fragile per l’abbandono forzato dell’attività agricola in molte aree interne si abbattono così – continua la Coldiretti – gli effetti dei cambiamenti climatici, favoriti anche dal fatto che negli ultimi 25 anni è scomparso oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità ma anche sicurezza ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico.

Ciò rappresenta – rileva la Coldiretti Puglia– il giusto riconoscimento della capacità delle imprese agricole di svolgere azioni costanti di tutela del territorio anche attraverso l’introduzione di misure di sostegno fiscale per chi risiede nelle aree di montagna e per incentivare l’insediamento e la prosecuzione di attività economiche in particolare nel campo dei servizi agricoli, forestali, turistici e culturali. Per limitare gli effetti devastanti del maltempo occorre inoltre contrastare ogni forma di abusivismo che espone a fallimenti e frustrazioni ogni nuova politica di pianificazione territoriale e promuovere interventi di rigenerazione urbanistica a partire dal censimento degli immobili già realizzati nelle aree a rischio. Dal punto di vista ambientale serve poi avviare un piano per la riforestazione delle aree ad alto rischio con criteri adeguati alla vulnerabilità geologico-ambientale anche con risorse già destinate alle grandi opere di infrastrutturazione energetica e di mobilità.

Diventa qui strategica – continua la Coldiretti – la semplificazione burocratica e degli impegni amministrativi per le imprese che operano nelle aree montane e interne. Infine, occorre intervenire sulla manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città – conclude Coldiretti – coinvolgendo direttamente le imprese agricole nelle iniziative di riqualificazione ambientale.

PROVINCE

CIBO PERSO (QUINTALI)

Prodotti agricoli assicurati (quintali)

Risarcimento (euro)

BARI

33 milioni

1.7 milioni

1,2 milioni

BAT

12 milioni

6,6 milioni

2 milioni

BRINDISI

23 milioni

8,5 milioni

6,6 milioni

FOGGIA

27 milioni

86 milioni

22 milioni

LECCE

15 milioni

10 milioni

5.2 milioni

TARANTO

20 milioni

6,7 milioni

7.8 milioni

TOTALE PUGLIA

130 milioni

119,5 milioni

22 milioni

 

Dal Territorio

 

CAMPANIA, MARCHI UE: LA CILIEGIA DI BRACIGLIANO E’ IGP

L’areale produttivo tra le province di Salerno e Avellino

Si è concluso l’iter per il riconoscimento dell’IGP alla Ciliegia di Bracigliano. E’ stato pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale Europea (GUUE) di oggi 30 gennaio 2023 (L26) il regolamento di esecuzione della Commissione europea di riconoscimento del marchio comunitario ad una delle migliori cultivar del grande patrimonio genetico frutticolo campano. La Ciliegia di Bracigliano è la 28esima DOP/IGP della Campania, la sedicesima del comparto ortofrutticolo. L’IGP si pone l’obiettivo di potenziare commercialmente un prodotto ed un comparto che ha già una sua rinomanza presso i consumatori e tutelare e valorizzare un territorio, quello della Valle dell’Irno e del Montorese, composto da 14 Comuni delle province di Salerno ed Avellino.  Un territorio tradizionalmente vocato alla produzione di ciliegie, considerate da sempre di assoluta qualità anche organolettica. Duecento circa le aziende interessate alla produzione e una decina i confezionatori per una superficie interessata di oltre 150 ettari. L’areale produttivo della Ciliegia di Bracigliano IGP è identificato nel disciplinare con i territori dei Comuni di Baronissi, Bracigliano, Calvanico, Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Fisciano, Mercato San Severino, Pellezzano, Roccapiemonte, Siano (Salerno), Contrada, Forino, Montoro, Moschiano (Avellino).

“Un’altra freccia all’arco della nostra straordinaria regione – commenta Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – che si conferma terra di eccellenze e soprattutto di grande biodiversità. Le produzioni agroalimentari che conquistano i marchi europei diventano bandiere del made in Italy nel mondo. Le Dop e le Igp sono un argine contro le truffe e una garanzia per il consumatore nei mercati nazionale ed esteri, spingendo l’export.”

Con un aumento del 14% è record storico per l’export agroalimentare italiano fuori dall’Unione Europea dove ha raggiunto il valore di 26 miliardi nel 2022, pari ad oltre il 43% del totale delle esportazioni. E’ quanto emerge dalle stime della Coldiretti nel commentare i dati Istat sul commercio estero Extra Ue relativi al mese di dicembre. A spingere il Made in Italy sulle tavole fuori dai confini comunitari è la forte domanda degli Stati Uniti in salita del 20% mentre – sottolinea la Coldiretti – si registrano risultati positivi anche nel Regno Unito con un +18% che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Balzo a doppia cifra anche nella Turchia di Erdogan (+23%) mentre è dato negativo in Cina con un calo del 20% e in Russia con un -5% fra sanzioni, guerra e pandemia Covid.

 

TOSCANA, GIORNI MERLA: RIMEDI CONTADINI PER INFLUENZE E TEMPERATURE SOTTO 0

La discesa repentina della colonnina di mercurio con temperature minime anche al di sotto dei 7 gradi nei giorni della merla rischia di incidere ulteriormente sul numero di cittadini a letto con l’influenza. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’ultima rivelazione di Influent secondo cui l’incidenza delle sindromi simil-influenzali in regione ha superato gli 11 casi ogni 1000 assistiti contro una media nazionale di 8,8 casi. I bambini tra gli 0 ed i 4 anni (34,11) e 5-14 anni (13,28) sono i più colpiti. Per combattere raffreddore e mal di gola partendo da una corretta dieta a base di frutta, verdura e prodotti agricoli di stagione, Coldiretti ha stilato un vero e proprio ricettario dei rimedi contadini che contribuiscono a rafforzare le difese immunitarie fornendo al corpo il necessario per restare in salute.

E’ scientificamente provato – spiega Coldiretti Toscana – che una corretta dieta a base di vitamina C e sali minerali sia una validissima alleata contro le malattie da raffreddamento e non c’è dubbio che l’alto contenuto di questa vitamina negli agrumi, ma anche nei kiwi, ha un effetto benefico contro le scorie (radicali liberi) che “annientano” l’organismo e che sono prodotte, proprio dal nostro corpo, in grandi quantità nel periodo invernale. E allora – continua Coldiretti Toscana – invece di abusare di sostanze multivitaminiche che vanno tanto di moda oggi, è meglio preferire gli agrumi e tutta la frutta e verdura di stagione, preparando spremute e centrifugati, che il nostro Bel Paese ci offre in questo momento con benefici per il portafogli e il palato.

Proprio gli agrumi sono i grandi protagonisti degli antichi rimedi contadini. Se contro mal di gola – continua Coldiretti Toscana – si consiglia di fare gargarismi con succo di due limoni diluiti in mezzo bicchiere d’acqua e sale, contro il raffreddore basta tagliare un limone in due, versarne un po’ di succo nel palmo della mano e aspirarlo. La fastidiosa tosse può essere sedata poi – spiega Coldiretti Toscana – bevendo il succo di un limone con un cucchiaio di miele.

In caso di gola infiammata è utile anche fare degli sciacqui con 6 cucchiai di aceto di mele aggiunto a mezzo bicchiere di acqua. Per la raucedine il toccasana è un centrifugato di carote fresche e un cucchiaino di miele da bere durante la giornata. E se si aggiungono problemi bronchiali i nonni contadini preparavano un decotto con 2 o 3 cucchiai di semi di lino, acqua e mezzo bicchiere di vino rosso fatti bollire per 2 o 3 minuti. Il tutto va versato su una salvietta di cotone o di lino da piegare e mettere sul petto, lasciandolo fino a quando diventerà freddo. E per la convalescenza, nessun dubbio, mangiare pomodori crudi molto maturi o berne il succo aiuta – precisa Coldiretti Toscana – a tornare presto in forma.

Ma per combattere il freddo è importante anche aumentare le calorie consumate, iniziando la mattina con latte, miele o marmellata e portando poi a tavola soprattutto zuppe, verdure, legumi e frutta, aiuta a rafforzare, con l’apporto di vitamine, le difese immunitarie. Con la discesa del termometro arriva infatti il “permesso” ad aumentare le calorie consumate in relazione ad attività, sesso, età e necessità personali.

Fondamentale – sottolinea Coldiretti Toscana – è assumere verdure di stagione, soprattutto quelle ricche di vitamina A (spinaci, cicoria, zucca, ravanelli, zucchine, carote, broccoletti, ottimi anche cipolle e aglio possibilmente crudi per la valenza antibatterica non indifferente) perché danno il giusto quantitativo di sali minerali e vitamine antiossidanti che sono di grande aiuto per combattere le conseguenze dello stress del cambio di stagione sull’organismo.

Nella dieta – prosegue Coldiretti Toscana – non vanno trascurati piatti a base di legumi (fagioli, ceci, piselli, lenticchie, fave secche) perché contengono ferro e sono ricchi di fibre che aiutano l’organismo a smaltire i sovraccarichi migliorando le funzionalità intestinali. Va infine ricordato che in un soggetto normale l’assunzione di proteine deve essere compresa tra 0,8- 1,3 grammi di proteine per chilo di peso corporeo, per cui – conclude Coldiretti Toscana – una buona dose di carne nella dieta non può fare che bene.

 

BASILICATA, MALTEMPO: ESONDAZIONE FIUME OFANTO IN TERRITORIO DI LAVELLO

Le abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi hanno provocato l’esondazione del fiume Ofanto anche in territorio di Lavelllo, allagando numerosi ettari di colture di grano ed orzo. Danni sono segnalati anche alle aziende agricole. A lanciare l’allarme è la Coldiretti Basilicata. “Sono decenni che assistiamo purtroppo a disastri simili causati certamente da eccezionali quantitativi di pioggia – spiega il direttore provinciale della Coldiretti, Luca Celestino – anche se è necessario puntare sulla prevenzione dei dissesti idrogeologici, attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale.  Nei prossimi giorni, dopo una stima completa dei danni, chiederemo alla Regione Basilicata di farsi portavoce presso chi di competenza – conclude Celestino – affinchè intervenga con la massima sollecitudine”.

 

PUGLIA, FURTI: RAID NEI VIGNETI A BRINDISI

In fumo oltre 300 pali in acciaio che reggono barbatelle

Raid nei vigneti in provincia di Brindisi dove oltre al furto delle barbatelle, ora a sparire, complice il buio della notte, i pali in acciaio degli impianti viticoli. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, che torna a segnalare la recrudescenza dei fenomeni criminosi, con l’ultimo episodio registrato a Mesagne, dove sono stati rubati 300 paletti in acciaio che erano stati posizionati per reggere le barbatelle da impiantare. I raid nelle campagne sono un fenomeno che si ripete ormai senza soluzione di continuità da anni e costringe gli agricoltori a vigilare di notte, ma gli episodi si stanno registrando anche in pieno giorno. Si moltiplicano i furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici in campagna – aggiunge Coldiretti Puglia – con le aziende agricole che rimangono spente e isolate telefonicamente, mentre i pozzi per irrigare restano fermi, pregiudicando le produzioni agricole che hanno bisogno di acqua.

Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciano le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali, furti di prodotti in campo e delle piantine resistenti a Xylella appena messe a dimora, taglio di ceppi di uva da vino Primitivo, di uva da tavola e tiranti di tendoni, sabotaggi di cantine, taglio e furti di ulivi secolari, sono solo alcuni degli atti criminosi a danno degli agricoltori.

“Le campagne sono in balia di gruppi della criminalità, delle agromafie che fanno il paio con le ecomafie, che non si fermano – insiste Coldiretti Puglia – neppure davanti al momento di incertezza con la guerra e l’emergenza che sta arrecando gravi danni alle aziende agricole e soprattutto agrituristiche, anzi si moltiplicano i fenomeni criminali con furti di mezzi, prodotti agricoli e chilometri di fili di rame, smaltimento di rifiuti di ogni genere nei campi, poi bruciati, con un danno economico e ambientale incalcolabile”, denuncia Filippo De Miccolis, presidente di Coldiretti Brindisi.

Ormai nelle campagne pugliesi le attività criminose sono legate alla “stagionalità” delle produzioni, con squadre ben organizzate tagliano i ceppi dell’uva da vino a marzo/aprile, rubano le ciliegie a maggio, l’uva da tavola da agosto ad ottobre, le mandorle a settembre, le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l’anno, ma preferiscono i carciofi brindisini e gli asparagi foggiani, dimostrando che alla base dei furti ci sono specifiche richieste di prodotti redditizi – aggiunge Coldiretti Puglia – perché molto apprezzati dai mercati. Infine, sradicano e portano via gli olivi monumentali perché qualcuno evidentemente li ricerca. I furti sono praticamente quotidiani tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne.

I risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione – conclude Coldiretti Puglia – con la riforma dei reati in materia agroalimentare perché l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie.

 

LAZIO, VINO: CON MIN. LOLLOBRIGIDA PER DIFESA MADE IN ITALY ED ENOTURISMO

Dalla lotta alla contraffazione con modelli di tracciabilità e trasparenza in etichetta, alla valorizzazione delle produzioni vitivinicole di qualità, dalla tutela della biodiversità all’enoturismo. Sono alcuni dei temi affrontati nell’incontro organizzato da Coldiretti Lazio con il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, a Monte Porzio Catone nella Cantina Fontana Candida. 

Nel Lazio sono presenti 82 vitigni di cui 35 autoctoni con 36 Dop, Igp e Docg. Un settore che vale 69 milioni di euro e solo nella nostra regione coinvolge oltre 11.480 aziende per una coltivazione che si estende su una superficie totale di oltre 15.600 ettari. Più ristretta la nicchia delle imprese, tra queste, che si occupa della coltivazione della vite per la produzione di vini Dop e Igp, che sono più di 2.680. A livello economico, secondo le ultime stime dell’Osservatorio Ismea-Qualivita, il settore dei prodotti Dop/Igp del Lazio vale 130 milioni di euro, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 46,9% e quello vitivinicolo per il 53,1%. 

“Una filiera fondamentale per l’economia della nostra regione – spiega il vicepresidente di Coldiretti, David Granieri, alla guida della federazione regionale del Lazio – E’ necessario un Piano di Sviluppo Rurale a sostegno delle produzioni di qualità. Bisogna saper cogliere le opportunità che questo settore e il nostro territorio offre. L’enoturismo rappresenta una grande risorsa, in particolare per i Castelli Romani, che è da sempre un’area particolarmente vocata, grazie alle sue potenzialità. Qui l’offerta vitivinicola è notevole ed è espressione di un connubio vincente tra cultura ed enogastronomia, con la presenza di cantine, paesaggi naturali e attrazioni di interesse storico-architettonico”. 

Il vino Made in Lazio è uno degli ambasciatori della tradizione e delle eccellenze locali. “Alla base di questo successo – prosegue Granieri- c’è naturalmente la qualità elevata dei nostri vini, riconosciuta a livello nazionale e internazionale, ma anche l’ottimo lavoro delle nostre cantine. Sono proprio loro ad avere la capacità e l’intraprendenza di valorizzare i nostri prodotti di qualità distintive del territorio”. 

“Guardare alle radici per progettare il futuro dell’Italia. È sempre bello – spiega il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida – visitare luoghi che sono simbolo della tradizione vitivinicola nazionale. Ringrazio Coldiretti Lazio, per avermi invitato a conoscere la Cantina di Fontana Candida a Monte Porzio Catone. Nel territorio dei Castelli Romani, insieme al vicepresidente nazionale David Granieri, per discutere di biodiversità e difesa del Made in Italy ed enoturismo: un vero e proprio volano di sviluppo economico per i territori da cui nascono le nostre eccellenze”.

A raccontare le produzioni di qualità dei Castelli Romani i rappresentanti di due realtà importanti dell’area come Chiara Gargano, la giovane imprenditrice agricola che a soli 27 anni è già titolare dell’azienda agricola biologica “Oro delle Donne”. Una tenuta che si estende su 42 ettari di origine vulcanica a 300 metri di altitudine tra i laghi di Castel Gandolfo e Nemi e con lei anche il wine maker della Cantina Fontana Candida a Monte Porzio Catone, Mauro Merz, che segue con scrupolosa selezione la vinificazione delle uve provenienti dai 210 ettari di vigneto.

L’attenzione è stata poi rivolta all’importanza dell’informazione al consumatore. Proprio in questi giorni è stato siglato da Coldiretti un accordo con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per valorizzare e rafforzare i sistemi di sicurezza e garanzia del settore IGT con un modello di anticontraffazione e tracciabilità, che prevede l’applicazione di un sigillo antifone sulle bottiglie di vino. 

“E’ in questa direzione che dobbiamo continuare a lavorare – conclude Granieri – per tutelare i nostri prodotti e il nostro lavoro, ma soprattutto la salute dei cittadini con controlli e strumenti di garanzia, come questo”.

 

PIEMONTE, +19 MILA GIOVANI IN AGRICOLTURA NEL 2022

Conclusi l’Academy e Giovani Impresa on tour: fermento tra i giovani imprenditori

Il 2022 si è chiuso con un aumento dei giovani occupati in agricoltura, con meno di 34 anni, di ben 19mila unità, rispetto a prima della pandemia, in controtendenza rispetto ad altri settori. E’ quanto emerge dalla rilevazione Istat sul mercato del lavoro nel II trimestre del 2022.

In Piemonte, si sono appena conclusi due importanti percorsi: l’Academy, che ha visto coinvolti oltre 200 giovani di tutta la Regione nei 5 appuntamenti duranti i quali si sono toccati svariati temi: dalle storie di agricoltura e rappresentanza ad oggi con la transizione energetica e digitale, dalle tappe fondamentali come la Legge di Orientamento agli attuali sostegni e strumenti per l’agricoltura, da uno sguardo all’Europa e alle sfide che ci attendono alle opportunità dei progetti di filiera con CAI e FAI, e il “Giovani Impresa On Tour”, il comitato regionale itinerante che ha toccato tutte le province per chiudersi nella tappa cuneese, organizzata da Giovani Impresa Coldiretti Cuneo, durante la quale sono state visitate l’azienda Inalpi di Moretta, con cui Coldiretti Piemonte e Compral Latte hanno un accordo di filiera dal 2010 per il latte in polvere, e l’azienda zootecnica e agrituristica Antica Cascina Costa, a Pagno, nel saluzzese.

“Abbiamo visto una grande partecipazione attiva dei nostri giovani imprenditori in questi percorsi realizzati proprio per scovare nuove realtà, crescere e creare un gruppo sempre più nutrito e aggregato di imprenditori che rappresentano il domani della nostra agricoltura – ha evidenziato Danilo Merlo delegato regionale Giovani Impresa -. I dati, infatti, ci danno ragione: è uno dei pochi settori in cui i numeri sono in crescita, segno tangibile di quanto rappresenti una traiettoria di futuro”.

“In un periodo in cui l’economia soffre, i mercati sono sconvolti dal conflitto in Ucraina e dai forti rincari energetici, l’agricoltura ha bisogno di essere messa al centro della politica agricola italiana ed europea per cui è necessario riconoscere ulteriormente l’importante ruolo che svolgono le aziende agricole consolidando il lavoro dei nostri giovani imprenditori e sostenendo il loro sogno di investire il proprio futuro nelle campagne, abbattendo gli ostacoli burocratici che troppo spesso si frappongono. Cogliere il fermento dei giovani imprenditori è quanto mai necessario in un’ottica di rinnovamento”, concludono Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale.

 

TOSCANA, AGRICOLTURA: +23,6% COSTI COLPISCE CAMPI E SPESA

Per effetto dei rincari energetici i costi di produzione delle 50 mila aziende agricole toscane sono aumentati del 23,1% nel 2022 con un impatto devastante sui bilanci e sulla spesa dei consumatori. E’ quanto afferma Coldiretti Toscana sulla base della stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura dell’Istat. Durante l’anno – sottolinea Coldiretti Toscana – sono aumentati sensibilmente i prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori (+23,6%) con balzi che riguardano i fertilizzanti (+63,4%), i prodotti energetici (+49,7%) e gli alimenti per animali (+25,1%) secondo l’Istat. 

L’incremento dei costi si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte – precisa Coldiretti Toscana – per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici. Le imprese agricole – precisa Coldiretti Toscana – sono state infatti costrette ad assorbire gran parte dell’aumento dei costi come dimostra il fatto che l’inflazione media per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche è salita dell’8,2% nel 2022. La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori. Secondo Coldiretti Toscana è necessario “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”. Per combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali Coldiretti ha presentato, a livello nazionale, nell’ambito del Pnrr progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. 

 

PIEMONTE, +23% COSTI COLPISCONO AZIENDE AGRICOLE E SPESA

PNRR: raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare

Per effetto dei rincari energetici i costi di produzione delle aziende agricole nel 2022 sono aumentati del 23,1% con un impatto devastante sui bilanci e sulla spesa dei consumatori. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base della stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura dell’Istat.

Durante l’anno sono aumentati sensibilmente i prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori (+23,6%) con balzi che riguardano i fertilizzanti (+63,4%), i prodotti energetici (+49,7%) e gli alimenti per animali (+25,1%) secondo l’Istat.

L’incremento dei costi si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici.

“Le imprese agricole – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – sono state, infatti, costrette ad assorbire gran parte dell’aumento dei costi. La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori. E’ necessario, alla luce di questo scenario, raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa. Nell’ambito del Pnrr Coldiretti ha presentato, tra l’altro, progetti di filiera con più di 50 proposte. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.

 

TRENTINO ALTO ADIGE, AGRICOLTURA: +23% COSTI COLPISCE CAMPI E SPESA

Per effetto dei rincari energetici i costi di produzione delle aziende agricole nel 2022 sono aumentati del 23,1% con un impatto devastante sui bilanci e sulla spesa dei consumatori. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base della stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura dell’Istat. Durante l’anno – spiega Coldiretti Trentino Alto Adige- sono aumentati sensibilmente i prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori (+23,6%) con balzi che riguardano i fertilizzanti (+63,4%), i prodotti energetici (+49,7%) e gli alimenti per animali (+25,1%) secondo l’Istat. L’incremento dei costi si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte – precisa Coldiretti Trentino Alto Adige – per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici. Il risultato è che in controtendenza rispetto all’andamento generale sono calate le imprese in agricoltura nel 2022 con un saldo negativo di -3363 realtà proprio per effetto del mix micidiale dell’aumento dei costi e del cambiamento climatico che ha decimato i raccolti, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Movimprese elaborati da Unioncamere. Le imprese agricole – precisa Coldiretti Trentino Alto Adige – sono state infatti costrette ad assorbire gran parte dell’aumento dei costi come dimostra il fatto che l’inflazione media per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche è salita del 9,1% nel 2022. 

“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”. Nell’ambito del Pnrr la Coldiretti ha presentato – precisa Barbacovi– progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.

 

FORLÌ-CESENA, 30 FAMIGLIE ALL’ANNUALE APPUNTAMENTO SPORTIVO

Anche quest’anno Coldiretti ha organizzato e proposto il consueto week end lungo dedicato alla “vacanza in montagna” in Val di Fassa.

L’edizione 2023 ha visto protagonisti gli instancabili Senior Coldiretti, ma anche componenti di Donne Impresa e Giovani Impresa Coldiretti Forlì-Cesena Rimini, andando così a chiudere un cerchio sociale, caro all’Associazione ed importantissimo per il comparto agricolo. L’obiettivo di questi momenti – racconta Cesare Garavini Presidente di Coldiretti Senior Forlì-Cesena – è quello di visitare territori diversi dal quotidiano, permettendo quindi alle famiglie attività che diversamente non potrebbero svolgere, ma non solo, infatti le vacanze di Coldiretti sono vere e proprie occasioni di confronto, socialità e scambio di informazioni. Alla sera alterniamo il gioco a tombola agli importanti temi sindacali, il tutto con la massima naturalezza ed un grande interesse.”  Garavini   parlando ai giovani si è soffermato sull’importanza di recuperare le tradizioni per guardare al futuro. La realtà agricola attuale è in continuo divenire: sette imprese under 35 su dieci hanno mutato infatti il concetto di impresa rurale privilegiando attività multifunzionali come: produzione e trasformazione dei prodotti agricoli con vendita diretta; fattorie didattiche e agriasili; agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti; agribenessere e la cura del paesaggio. I giovani lasciano attività produttive come il commercio e l’industria per un ritorno alla Terra, alcuni hanno raccolto l’eredità dei genitori, nati e cresciuti in campagna, altri per reinventarsi dando sfogo al proprio estro imprenditoriale.

“Anche le Donne imprenditrici trovano un’altra dimensione per esprimersi: cresce sul territorio l’Educazione alla Campagna Amica. Coldiretti Donne Impresa ha infatti attivato un progetto a livello regionale dal titolo “Acqua Terra e Sole. Gli elementi del buon cibo e dell’educazione sostenibile”. Si tratta di un percorso multidisciplinare di educazione alimentare e ambientale, di avvicinamento al mondo agricolo, finalizzato a educare gli studenti, futuri cittadini e consumatori, a corretti stili di vita per il loro benessere e per quello dell’ambiente.” Spiega la coordinatrice di Donne Impresa Coldiretti Forlì-Cesena Rimini Monica Rapellini.  Conoscere la stagionalità, promuovere l’acquisto ed il consumo consapevole di cibo, conoscere il valore dell’acqua, conoscere la tracciabilità ed etichettatura degli alimenti a garanzia della sicurezza alimentare, la differenza tra cibo vero e sintetico, l’agricoltura circolare, ecc. sono alcuni dei temi che verranno trattati nei seminari on line e come contributo dalle stesse imprenditrici durante gli interventi in classe.

Nel corso della 4 giorni si è affrontato anche l’importante tema della petizione, che in questi giorni tanti cittadini di Forlì e dei comuni limitrofi stanno firmando negli uffici di Coldiretti e nei mercati, compreso il mercato di Campagna Amica di Viale Bologna 75 e che è stata supportata e sottoscritta anche dal sindaco stesso.

“La minaccia è reale – chiarisce Alessandro Corsini Direttore di Coldiretti Forlì-Cesena-. Dalla carne prodotta in laboratorio al latte ‘senza mucche’, fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Per non parlare del miele senza il volo delle api. Il cibo in provetta potrebbe presto inondare il mercato europeo. Una proposta, quella del cibo sintetico, guidata da investimenti di colossi dell’high tech, della chimica, della finanza e presentata strumentalmente come opportunità per l’ambiente e per la salute”.

Federpensionati Coldiretti Forlì-Cesena può contare su 6.000 associati e si occupa di difendere e rivendicare i diritti dei propri iscritti nell’ambito del sistema Coldiretti di Forlì – Cesena.

Daniele di Pierro Responsabile Provinciale Epaca Forlì-Cesena commenta: “I senior Coldiretti rappresentano le nostre radici e ci rammentano, in un momento così controverso come quello che stiamo vivendo oggi, quali siano i veri valori da tenere a ben saldo punto di riferimento”. In collaborazione con Epaca Forlì – Cesena il Patronato della Coldiretti che assiste e tutela i cittadini per il conseguimento di benefici previdenziali, sociali, assistenziali, Federpensionati rappresenta presso gli istituti preposti le istanze dei propri associati in tema di pensioni e assistenza sociale, dando così voce e mettendo al centro della propria attività il bisogno di servizi alle persone.

 

ALESSANDRIA, TAGLIO COSTO GAS AIUTA FAMIGLIE E IMPRESE PER SPESA ENERGETICA

Boccata d’ossigeno per contrastare i costi particolarmente rilevanti per l’agricoltura in inverno

Il calo delle bollette del gas aiuta imprese e famiglie costrette a fare i conti con costi energetici fuori controllo. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla possibile discesa dei costi del gas di circa il 40% ipotizzato dal ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti da inizio febbraio e confermato da Nomisma e Arera.

Più di uno su tre (35%), infatti, ha tagliato l’utilizzo dei fornelli a gas per contenere i consumi energetici e ridurre i costi in forte aumento, secondo l’indagine Coldiretti/Censis sui comportamenti degli italiani di fronte al caro energia. 

“La spesa energetica ha un doppio effetto negativo perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare con l’inverno. Il costo dell’energia si riflette infatti in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione e la distribuzione alimentare”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.

“Una buona notizia con l’arrivo del grande freddo dopo mesi di clima temperato in una situazione in cui ben il 55% degli italiani dichiara di ridurre anche il ricorso a termosifoni o stufe elettriche, per tenere sotto controllo la spesa per il riscaldamento. Il calo delle bollette del gas aiuta sia le famiglie che le imprese costrette a fare i conti con costi energetici fuori controllo”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea.

 

PAVIA, CON I CUOCHI INSIEME PER DIRE STOP AL CIBO SINTETICO

In provincia superate le 3.500 firme, anche 30 Comuni approvano delibere contro il cibo Frankenstein

Una firma per dire NO al cibo sintetico, ma anche un accordo per valorizzare le eccellenze enogastronomiche locali. Stamattina una delegazione di dieci chef ha sottoscritto la petizione “Stop al cibo sintetico” lanciata da Coldiretti anche in provincia di Pavia per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia.

La firma è avvenuta sotto il dehor del ristorante “Locanda del Carmine”, a pochi passi dal Mercato di Campagna Amica di piazza del Carmine a Pavia. «La firma di oggi avviene dopo quelle di tutti i parlamentari pavesi e di tante personalità e istituzioni – sottolinea Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – Ad oggi solo in provincia di Pavia abbiamo superato le 3.500 firme raccolte, che si sommano alle 400 mila già ottenute in tutta Italia e a cui vanno aggiunte anche oltre 30 delibere già approvate da altrettanti Comuni sparsi su tutto il territorio pavese».

Oltre che dai cuochi, la petizione di Coldiretti è stata sottoscritta anche dall’attore e conduttore televisivo Marco Columbro, ospite d’onore dell’evento organizzato questa mattina da Coldiretti Pavia. «Con oggi avviamo anche una rinnovata collaborazione con le associazioni dei cuochi – spiega ancora il Presidente di Coldiretti Pavia – una sinergia volta anche a valorizzare le nostre produzioni agroalimentari locali, che si contraddistinguono per la loro genuinità e per una vera la sostenibilità, l’esatto opposto del cibo sintetico e delle sue bugie».

La delegazione di chef che ha firmato la petizione di Coldiretti era guidata da Alberto Somaschini (Presidente dell’Unione Cuochi Regione Lombardia-Federazione Italiana Cuochi) e da Davide Aguzzi (Presidente dell’Associazione Cuochi Lomellina, Pavese e Oltrepò), presenti all’evento insieme a Riccardo Carnevali (Vice Presidente Associazione Cuochi Lomellina, Pavese e Oltrepò), Raffaele Soldati (ristorante Locanda del Carmine), Antonio Danise (ristorante Villa Necchi alla Portalupa), Luca Lombardi (ristorante 21040 Vigevano), Giuseppe Ruffini (Consigliere Associazione Cuochi Lomellina, Pavese e Oltrepò), Agostino D’Anna (docente dell’Alberghiero Cossa Pavia), Paolo Angelo Marchini  (pizzeria “Al Trancio Pavia), Alex Agnelli e Giulio Mazzeo (ristorante Locanda del Carmine).

«La materia prima di qualità è la base per la riuscita di qualsiasi buona ricetta: il rapporto di fiducia cuoco-produttore è essenziale – sottolinea Alberto Somaschini, Presidente dell’Unione Cuochi Regione Lombardia-Federazione Italiana Cuochi – Lavorare con alimenti sintetici, per quanto testati, non può essere la soluzione alla ricerca della sostenibilità». «A scuola insegniamo ai ragazzi il rispetto della materia prima: la scelta dei prodotti migliori è alla base della cucina italiana – aggiunge Davide Aguzzi, Presidente dell’Associazione Cuochi Lomellina, Pavese e Oltrepò – Le multinazionali e la loro produzione sintetica degli alimenti non può e non deve essere presa in considerazione. Per questo appoggiamo l’iniziativa Coldiretti, sicuri che il cibo “in provetta” non possa essere il futuro».

L’adesione dei cuochi pavesi alla petizione contro il cibo sintetico è avvenuta nel corso di un evento in cui protagoniste sono state le eccellenze enogastronomiche dei produttori agricoli di Coldiretti: dopo la firma, infatti, tutti i clienti del Mercato di Campagna Amica in piazza del Carmine hanno potuto degustare un risotto salsiccia e bonarda realizzato con il riso Carnaroli da Carnoli Pavese. «I Mercati di Campagna Amica sono la migliore risposta contro la pericolosa deriva del cibo sintetico – sottolinea ancora Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – Qui, infatti, i consumatori possono toccare con mano la genuinità e la reale sostenibilità delle produzioni agricole locali e a km zero, al contrario degli alimenti creati in laboratorio».

Dalla carne prodotta in laboratorio al latte senza mucche fino al pesce senza mari, laghi e fiumi, dalle uova senza galline fino al miele senza api: presto – denuncia Coldiretti Pavia – tutti questi prodotti potrebbero inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi-tech. «Si tratta di una pericolosa deriva degli alimenti creati in laboratorio sostenuta da importanti campagne di marketing – spiega Antonio Tessari, Direttore di Coldiretti Pavia – che tendono a nascondere i colossali interessi speculativi in ballo per esaltare invece il falso mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento. Noi continueremo a dare battaglia contro tutto questo – conclude il Direttore di Coldiretti Pavia – poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare: è una battaglia di civiltà. L’adesione dei cittadini alla nostra raccolta firme è straordinaria, così come della politica e delle istituzioni».

 

ASTI, TRA TRADIZIONE/PASSIONE/INNOVAZIONE, CARO ENERGIA/CARNI SINTETICHE

La storia della famiglia Rabino di Villafranca d’Asti

Innovazione, passione e una lunga tradizione contraddistinguono uno dei mestieri tra i più antichi, qual è la zootecnia, oggi, più che mai, messa a dura prova dal caro energia, con bollette triplicate e mangimi più che raddoppiati, e dalla sempre più incombente minaccia delle carni sintetiche coltivate in laboratorio.

A resistere, combattivi e fieri di una tradizione che si tramanda da ben cinque generazioni, è l’Azienda Agricola La Rondine di Villafranca d’Asti, dove Andrea Rabino (vicepresidente Coldiretti Asti e presidente ANABORAPI – Associazione Nazionale Allevatori Bovini Razza Piemontese), insieme al fratello Gianpiero e al papà Secondino, con non poca fatica, difende un mestiere che è vita, dedizione, fatica e, anche, tanta soddisfazione.

Quella di Andrea e Gianpiero è la nuova generazione che guarda al futuro puntando tutto sulla produzione “a ciclo chiuso”, in un’ottica e una filosofia che antepone il benessere animale, predilige la filiera corta e guarda alle nuove tecnologie nel rispetto della tradizione.

Due stalle e diversi paddock ospitano 270 capi bovini di Razza Piemontese, di cui 110 vacche (dai 2 ai 15 anni), 15 manzi per la rimonta e 2 tori, ognuno col proprio nome, scelto con originalità e amore.

Le due grandi stalle sono dotate di sistemi di areazione e aperture controllate che favoriscono il cambio dell’aria per la salute e il benessere animale; soluzioni che, nel contempo, riducono/azzerano il rischio di infezioni polmonari. In cantiere, anche l’installazione dei pannelli fotovoltaici per contrastare il caro energia.

Sempre in un’ottica di contenimento dei costi e di benessere animale, i capi vengono alimentati (al 90%) grazie ai seminativi e ai coltivi di proprietà raccolti su oltre 450 giornate (di cui 250 di prato stabile anche per il pascolo, poi, a rotazione completa, seminativi grano-orzo, mais ortaggi patate e zucche) condotte dagli stessi fratelli Rabino. Inoltre, nella bella stagione, i capi vengono accompagnati al pascolo nei prati che tappezzano le colline circostanti.

Grazie a moderni strumenti digitali, Andrea, Gianpiero e Secondino seguono accuratamente il proprio bestiame in ogni fase: dal concepimento (sia col toro sia con l’inseminazione artificiale di cui Andrea detiene il patentino) al parto, dalla nurserie allo svezzamento, dall’ingrasso fino al macello (in esterna), per poi vendere direttamente ad una macelleria Coalvi Torino (femmine), ad una Cooperativa di Cuneo (maschi) o attraverso la confezione di “Pacchi Famiglia” venduti direttamente ai privati (12 capi all’anno).

A seconda dei periodi, le vacche vengono dotate di un collare speciale in grado di rilevare il calore e, una volta accoppiate e pronte al parto, la loro coda si arricchisce di un altro “gioiellino” della tecnologia: un sensore che avverte Andrea quando iniziano le contrazioni, in modo da intervenire tempestivamente, anche durante la notte, per seguire il parto affinché tutto fili liscio e i vitellini vengano alla luce senza problemi.

Tra le curiosità, l’Azienda Agricola deve il suo nome “La Rondine” alla considerevole presenza dei piccoli migratori dell’ordine dei passeriformi che, non solo concorrono a rendere ancora più bucolico l’allevamento, ma assolvono ad un prezioso ruolo: ghiotte di mosche, le rondini contribuiscono alla loro eliminazione, evitando ad Andrea di intervenire con prodotti chimici.

A minacciare una dimensione tanto esemplare quanto suggestiva è certamente il costo della corrente elettrica, prevalentemente utilizzata per illuminazione, l’impianto miscelazione automatica e il nastro trasportatore per il letame. Un costo che, negli ultimi mesi è triplicato.

“Dai 4/500 euro di costo medio – spiega Andrea, – l’ultima bolletta è impennata a circa 1.300 euro. Ad aumentare, anche i foraggi (costi quintuplicati), così come i mangimi, per esempio, la soia con prezzi più che raddoppiati”.

“Malgrado il prezzo di vendita degli animali vivi sia aumentato un po’, oggi, si lavora in perdita – prosegue Gianpiero.

In uno scenario, già di per sé, difficile ci mancava anche la minaccia della carne sintetica coltivata in laboratorio. “Un prodotto contro natura, contro la cultura, contro l’ambiente, contro la salute e, anche, contro l’intelligenza; non una soluzione ma una strategia ingannevole che passa attraverso false e fuorvianti informazioni mediatiche nell’interesse di poche superpotenze – conclude Andrea. “In Italia gli allevamenti rappresentano una risorsa alimentare ed economica che non impatta sull’ambiente. Le norme ci sono. Vanno rispettate. I capi al pascolo, inoltre, concorrono a concimare e alla manutenzione delle aree verdi collinari e montane in modo assolutamente naturale”. 

“L’Azienda Agricola La Rondine è uno dei fiori all’occhiello di Coldiretti Asti – apprezza il Presidente Marco Reggio; – sono la continuità della tradizione tra passato e futuro”.

“La ricerca di soluzioni per abbattere l’impatto del caro energia sulle nostre aziende zootecniche, così come su quelle agricole in generale, è una delle priorità di Coldiretti – sottolinea il Direttore Diego Furia. “L’installazione di impianti fotovoltaici, così come, la costituzione di Comunità Energetiche, certamente, sono potenziali soluzioni volte a contenere i costi, ma occorre uno snellimento dell’iter procedurale affinché i bandi al loro sostegno siano accessibili a tutti. Anche questa è una causa che Coldiretti Asti sta portando avanti presso gli enti superiori (Regione e Governo) al vantaggio dei nostri associati e dell’ambiente”.    

 

RAVENNA, BANDO PACCHETTO GIOVANI AGRICOLTORI 2021

Oltre un milione e 300mila € i contributi concessi alle aziende under 40

Coldiretti con soddisfazione la pubblicazione della graduatoria unica regionale del Bando Pacchetto Giovani Bando 2021.

Sono infatti 317 le domande di aziende di giovani imprenditori accolte a livello regionale per il premio per il Primo Insediamento e Coldiretti Emilia Romagna rappresenta quasi il 50% di tutti i giovani che hanno presentato domande per circa 13 milioni di € di contributi richiesti a fronte di una disponibilità di risorse da bando pari a 14 milioni di € i quali permettono il finanziamento di tutti i progetti.

Per quanto riguarda la misura investimenti dedicata ai giovani sono state 211 le domande accolte a livello regionale delle quali circa un centinaio presentate dal sistema di Coldiretti Emilia Romagna, per la specifica operazione sono stati richiesti oltre 19 milioni di € di contributi a fronte di un budget regionale di 16 milioni di €.

In provincia di Ravenna Coldiretti ha elaborato e presentato 28 domande per le due misure giudicate tutte ammissibili per un valore in contributi superiore ad 1 milione e 300mila euro (delle domande ‘investimenti’ solo una non è stata finanziata ma esclusivamente per via dell’esaurimento del budget stanziato dalla Regione).

“I nostri Uffici Tecnici – spiega il Direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini – hanno elaborato e presentato circa il 70% di tutte le domande ritenute ammissibili dalla regione, confermando quindi il dato regionale di fiducia che il comparto agricolo riserva alla nostra associazione”.

“Coldiretti Emilia Romagna – dichiara il Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli – si è sempre fortemente espressa a favore del sostegno dei giovani agricoltori e relativi investimenti, questo perché, come dimostra anche l’attività di Academy organizzata per gli imprenditori under 30 e appena conclusasi proprio qui a Bologna – per la nostra Organizzazione essi rappresentano il futuro e il fulcro strategico dell’economia Regionale assicurando un fondamentale sviluppo di innovazione per l’intero settore Agroalimentare: i giovani sono coloro che stanno rivoluzionando l’agricoltura tradizionale attraverso l’adozione di tecniche innovative e diversificando la normale gestione imprenditoriale delle aziende agricole e ciò permette di puntare su una multifunzionalità che è fattore chiave per il consolidamento dell’intero settore creando così un valore aggiunto inestimabile. Garantire soddisfazione ai giovani che hanno presentato le domande su questo bando è di vitale importanza per investire sul futuro nostro settore”.

“In Emilia Romagna – aggiunge il Direttore Regionale Marco Allaria Olivieri – le aziende di Giovani Agricoltori associate a Coldiretti che hanno aderito a quest’ultimo bando rappresentano circa la metà dei beneficiari del premio di primo insediamento”. “Dobbiamo fare in modo che tutti i giovani possano dare atto ai progetti presentati perché significa la creazione di centinaia di nuove imprese che rappresentano nuovo ossigeno per il settore e per tutto l’indotto. A tal proposito chiediamo uno sforzo alla Regione Emilia Romagna affinché, così come per il premio di primo insediamento che vede una garanzia di finanziamento a favore di tutte le domande presentate, anche per gli investimenti si possa incrementare il plafond disponibile per far sì che tutte le imprese possano trovare necessaria soddisfazione ed iniziare quanto prima gli investimenti nell’interesse di tutta l’agricoltura regionale”.

 

ASCOLI-FERMO, GASDOTTO IN VALDASO: NON C’È ALCUNA PUBBLICA UTILITÀ

All’assemblea di Coldiretti a Montalto Marche, nella Cantina La Sociale Valdaso, unanimità di pensiero fra imprese e Sindaci: il progetto del nuovo gasdotto in Valdaso è tutt’altro che di pubblica utilità poiché palesa che il nuovo tracciato sia stato disegnato per servire un Biodigestore che in quella valle non ha ragione di essere realizzato.

Interviene così la Federazione Interprovinciale di Coldiretti Ascoli Fermo che, appresa la notizia che la SGI (Società Gasdotti Italia) ha inoltrato alla Regione Marche formale istanza per un nuovo gasdotto in Valdaso, ha riunito in assemblea tutte le imprese agricole proprietarie dei terreni da espropriare e i Sindaci dei Comuni coinvolti per analizzare insieme il progetto relativo alla nuova infrastruttura.

L’incontro, prosegue la Coldiretti, ha visto la partecipazione straordinaria di SGI che, dopo aver precisato che il gasdotto avrebbe la finalità di mettere in sicurezza la rete di trasporto del gas naturale, ha aggiunto che l’obiettivo è anche quello di garantire ulteriori prelievi legati agli sviluppi del mercato dell’area; ma alla domanda in coro proveniente dalla platea “quali sviluppi, oltre il Biodigestore?” non ha risposto, commentando solo che un’opera di questo genere viene progettata per tutti i nuovi insediamenti che potranno nascere nei prossimi cinquant’anni.

Il progetto – spiega la Coldiretti – avrebbe una lunghezza di 20 chilometri e completerebbe un anello mancante dell’infrastruttura da Montedinove a Montefiore dell’Aso, attraversando Rotella, Montalto, Carassai, Ortezzano e Petritoli oltre ad una bretella di completamento di quasi 2 chilometri da Montedinove in direzione Contrada San Salvatore di Force. È stata proprio questa “appendice” di progetto a far insorgere il dubbio, ormai una certezza, e a creare forte malcontento e rabbia tra imprese e Sindaci. Infatti, c’è stato chi in platea conservava il progetto del Biodigestore del 2020 e lo ha messo a disposizione degli altri presenti che hanno notato come, fra le pagine, ci fosse proprio la realizzazione di una nuova infrastruttura di rete gas naturale come quella su cui si sta discutendo in questi giorni.

“Ringraziamo SGI per la partecipazione all’incontro, che non era affatto scontata, ma non è più solo un problema economico, ovvero di impatto sui terreni della Valdaso, storicamente vocati alla frutticoltura e alla viticoltura, ma diventa un problema di civiltà” – intervengono Armando Marconi e Francesco Goffredo, Presidente e Direttore di Coldiretti Ascoli Fermo. “Siamo consapevoli che non ci sia momento peggiore per portare avanti una battaglia di questo tipo, ora abbiamo bisogno di produrre energia e di smaltire rifiuti, ma il luogo è completamente sbagliato – proseguono Marconi e Goffredo – e di conseguenza se il gasdotto, come sembra, è un’opera progettata ad hoc per il Biogidestore ovvero non un’opera di pubblica utilità, ci opporremo anche al gasdotto con ogni mezzo a nostra disposizione. Siamo i primi a sostenere che l’Italia ha bisogno di biodigestori ma devono essere realizzati vicino i caselli autostradali, vicino altre discariche o in aree già fortemente industrializzate, non certo nel bel mezzo di una vallata agricola attraversata, tra l’altro, da una viabilità già fragile e sopra una falda acquifera.

Stessa voce, un vero e proprio coro unanime, quella dei primi cittadini presenti all’Assemblea in proprio o per delega, ovvero Giovanni Borraccini Sindaco di Rotella,  Antonio Del Duca Sindaco di Montedinove, Daniel Matricardi Sindaco di Montalto Marche, Gianfilippo Michetti Sindaco di Carassai, Luca Pezzani Sindaco di Petritoli, Carla Piermarini Sindaco di Ortezzano, Lucio Porrà Sindaco di Montefiore dell’Aso.

Siamo in una fase dell’iter amministrativo in cui ancora tutti, cittadini, Sindaci e imprese, possono presentare delle osservazioni alla Regione Marche. È per questo che la Coldiretti ha lanciato si è mobilitata presso il suo ufficio a Valmir di Petritoli (FM) affinchè quante più persone possano scrivere il loro punto di vista entro i termini dell’avviso, ovvero 8 febbraio 2023.

 

ALESSANDRIA, AMBIENTE: TRA LE DIECI CITTÀ PIÙ INQUINATE DEL 2022

Ecco gli alberi antismog

“Per contrastare l’inquinamento dell’aria serve intervenire in modo strutturale ripensando allo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. Dobbiamo essere capaci di affrontare le sfide che l’Europa ci pone in termini di salute ambiente e occupazione e di opportunità e in questo senso il tema del verde è centrale. Piantare nuovi alberi e potenziare la disponibilità di verde significa anche risparmio energetico, maggiore qualità di vita e contrasto ai cambiamenti climatici, per garantire un mondo migliore alle nuove generazioni. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare area pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili”.

Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco in riferimento all’ultimo Rapporto annuale “Mal’aria di città 2022. Cambio di passo cercasi” di Legambiente secondo il quale, nel 2022, sono state 29 le città fuorilegge per polveri sottili Pm10 e dal quale Alessandria ne esce come una delle dieci città più inquinate d’Italia con 63 giorni di superamento nella classifica dei capoluoghi di provincia che hanno superato con almeno una centralina urbana la soglia limite di polveri sottili alla data del 31 dicembre 2022.

Il piazzamento si riferisce ai valori delle polveri fini per la media annuale di 34 microgrammi del Pm10, ed è per questo che rientra tra le città che devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target (20 µg/mc da non superare per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5, 20 µg/mc per l’NO2). Messe peggio solo Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%) e Andria (41%), poi, appunto, Alessandria con il 40%.

A provocare lo smog nelle città è l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi con la situazione che peggiora nelle metropoli: per questo il verde urbano è importante, perché migliora anche la qualità della vita nelle città considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno.

“La messa a dimora di nuovi alberi è importante per affrontare il problema della ridotta disponibilità di spazi verdi nelle città dove si dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante, puntando su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Il ripopolamento arboreo di parchi e giardini è la chiave di volta ambientale di una cintura verde che colleghi il centro delle città con le periferie e raggiunga sistemi agricoli di pianura con il vasto e straordinario patrimonio boschivo presente nelle aree naturali”

Grazie ai fondi del Pnrr sono in arrivo in Italia 6,6 milioni di nuove piante per creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata dallo smog. Un obiettivo importante che potrà essere raggiunto solo sostenendo il settore florovivaistico nazionale fortemente colpito dai rincari energetici con i vivai che devono affrontare spese raddoppiate (+95%).

Ma quali sono gli alberi antismog in grado di catturare quasi 4.000 chili di anidride carbonica (CO2) nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati calde e afose? 

Al primo posto tra le piante mangia smog c’è l’Acero Riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 cm con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l’appellativo di “riccio”: ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani.

A pari merito, con 3.100 chili di CO2 aspirate dall’aria, ci sono poi la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e il Cerro che può arrivare fino a 35 metri di altezza. Il Ginkgo Biloba che è un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, oltre ad assorbire 2.800 chili di CO2 vanta anche un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni compresi quelli urbani.

Fra gli alberi antismog troviamo il Tiglio, il Bagolaro che è fra i più longevi con radici profonde e salde come quelle dell’Olmo campestre. Il Frassino comune è un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri mentre l’Ontano nero è il piccolino del gruppo con un’altezza media di 10 metri ma che nonostante le dimensioni ridotte riesce a bloccare fino a 2.600 chili di CO2 e a garantire un forte assorbimento di inquinanti gassosi.

E per chi ha il pollice verde ci sono anche piante da appartamento in grado di ridurre gli inquinanti presenti nelle abitazioni: dallo Spatifillo al Falangio, dalla Dracena al Ficus, dal Ficus Bengiamino all’Anturio, dall’Edera all’Areca, dalla Felce al Pothos.

 

TORINO, I TERRENI INTORNO ALLA VARIANTE DEL PEDUNCOLO RESTANO AGRICOLI

I terreni intorno alla “Variante del Peduncolo” di Ivrea rimarranno agricoli. La rassicurazione da parte dell’Amministrazione comunale è arrivata ieri con un incontro tra il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, il segretario di Zona Coldiretti, Massimo Ceresole, gli assessori all’agricoltura e all’urbanistica del Comune di Ivrea Giuliano Balzola e Michele Cafarelli.

Gli agricoltori che coltivano l’area interessata dall’opera viaria tirano così un sospiro di sollievo: il progetto di miglioramento dell’arteria che collega Ivrea a Burolo si portava dietro il rischio concreto di una nuova ondata di consumo di suolo e per questo, Coldiretti Torino, ha chiesto chiarimenti ai vertici comunali.

«Siamo soddisfatti: le nostre posizioni sono le stesse della giunta eporediese – commenta il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Non siamo contrari a un ampliamento che possa rendere più scorrevole la viabilità esistente, non siamo nemmeno contrari a opere accessorie di accesso ed eventuale interscambio. Ma non saremmo d’accordo se il progetto prevedesse un’occupazione massiccia dei terreni oppure se l’opera si portasse dietro la trasformazione dell’area in zona produttiva o residenziale. Gli assessori Balzola e Cafarelli ci hanno chiaramente mostrato che una trasformazione nella destinazione d’uso non è prevista nella variante di Piano regolatore che ha appena iniziato l’iter di approvazione, e di questo siamo soddisfatti».

Coldiretti Torino ribadisce la richiesta di non consumare nuovo suolo agricolo anche nella scelta del nuovo ospedale del Canavese. «Per il nuovo nosocomio, al momento solo il sito proposto dal comune di Ivrea sembra non comportare nuova cementificazione. Al contrario, quello di Pavone, oltre a problemi idrogeologici che i nostri agricoltori conoscono bene, prevede la sparizione di una vasta area di campi agricoli».

 

CUNEO, MIGRANTI: VIA LIBERA A LAVORATORI STAGIONALI EXTRA UE

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo alla programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello Stato che fissa a 82.705 la quota annuale, in aumento rispetto alle 69.700 dell’anno precedente. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento al varo del nuovo Decreto Flussi per l’ingresso regolare dei lavoratori migranti sul nostro territorio.

Le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, ammontano a 44.000 unità (erano 42.000 lo scorso anno) delle quali 1.500 – spiega Coldiretti Cuneo – riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale. Alcune quote sono riservate ai lavoratori di Paesi con cui entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria, a quelli che abbiano completato programmi di formazione nei Paesi di origine e alle richieste presentate dalle Organizzazioni professionali dei datori di lavoro che assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori. La vera ed importante novità di questo provvedimento è rappresentata, infatti, dal consolidamento e dalla riconferma del rilascio di quote di ingresso riservate alle Associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità (erano 14.000) a dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal Decreto Semplificazione (DL 73/2022), sostenuta dalla Coldiretti.

Il nuovo Decreto sarà anche l’occasione per sperimentare il superamento del nullaosta, sostituito da una comunicazione allo Sportello unico per l’immigrazione da parte del datore di lavoro contenente la proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato.

“L’auspicio è che non si ripetano più situazioni disastrose come quella che gli agricoltori cuneesi, frutticoltori in particolare, hanno vissuto nell’ultima annata, alle prese con una carenza sempre più strutturale di manodopera qualificata” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.

Lo scorso anno il Decreto Flussi – spiega Coldiretti Cuneo – aveva ammesso l’ingresso di 1.450 stagionali extracomunitari nella Granda, ma ritardi e impedimenti burocratici hanno prima rallentato pesantemente il rilascio dei nullaosta e poi tagliato del 32% le quote assegnate alla Provincia di Cuneo a pochi giorni dall’inizio delle raccolte estive, pur in presenza di un numero ben superiore di istanze.

“La presenza dei lavoratori stranieri – evidenzia il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – è diventata strutturale nella nostra agricoltura, tanto che nelle campagne italiane un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere. Il contributo dei lavoratori stranieri al successo dell’agroalimentare Made in Cuneo, dall’orticoltura alla frutticoltura fino alla viticoltura, è fondamentale a difesa della sovranità alimentare”.

 

RAVENNA, MIGRANTI: VIA LIBERA IN G.U. A 82705 LAVORATORI EXTRAUE

Bene aumento quote dopo anno di passione per le nostre aziende

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo Dpcm di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello stato che fissa a 82.705 la quota annuale in aumento rispetto alle 69.700 dell’anno precedente. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione del Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri avvenuta il 26 gennaio scorso.

Per quanto riguarda le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, queste – sottolinea Coldiretti – ammontano a 44.000 unità (erano 42.000 lo scorso anno) delle quali 1.500 sono riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale, quote che di fatto consentono all’impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in G.U. del Dpcm per avere accesso all’autorizzazione.

Alcune quote sono riservate ai lavoratori di Paesi con cui entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria, a quelli che abbiano completato programmi di formazione nei Paesi di origine e alle richieste presentate dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro che assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori.

La vera ed importante novità di questo provvedimento è rappresentata infatti – continua Coldiretti – dal consolidamento e riconferma del rilascio di quote di ingresso riservate alle Associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità (erano 14.000) a dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal decreto semplificazione (Dl 73/2022), sostenuta dalla Coldiretti.

“Dopo una vera e propria annata di passione sul fronte manodopera per le nostre aziende frutticole e vitivinicole – commenta il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – il nuovo decreto evidenzia che il Governo ha ascoltato la voce di Coldiretti, bene infatti l’aumento delle quote, le tempistiche e le semplificazioni, ora – aggiunge – resta da lavorare tutti insieme al fine di snellire ulteriormente le procedure burocratiche”.

Se è vero infatti che il nuovo Decreto sarà anche l’occasione per sperimentare il superamento del nullaosta, sostituito da una comunicazione allo sportello unico per l’immigrazione da parte del datore di lavoro contenente la proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato, dall’altro lato il provvedimento prevede però che il datore di lavoro interessato verifiche preventivamente presso il centro per l’impiego competente l’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero. Questa norma, sostiene la Coldiretti – rischia di trasformarsi in un appesantimento burocratico per le imprese costrette a fare i conti nei campi con le esigenze di tempestività imposte dai cambiamenti climatici e dalla stagionalità delle produzioni. Si auspica pertanto che tale richiesta non valga per i lavoratori stagionali agricoli.

In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier Idos. Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della frutta e dell’uva in Emilia Romagna.

I lavoratori stranieri occupati in agricoltura in provincia sono per la maggior parte provenienti da Moldavia, Romania, Marocco e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli.

 

CUNEO, TRASPARENZA A TAVOLA: SALVA LA PASTA MADE IN ITALY

Obbligo dell’origine in etichetta esteso a tutto il 2023: la tracciabilità è un valore aggiunto

È salva l’etichetta di origine che obbliga ad indicare sulla pasta la provenienza nazionale o straniera del grano impiegato come chiede il 96% dei consumatori. È quanto afferma Coldiretti Cuneo nel commentare positivamente le sentenze del TAR del Lazio che ha respinto i ricorsi di alcune industrie nei confronti del Decreto con il quale il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero dello Sviluppo economico a metà 2017 hanno imposto ai produttori di pasta l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano e il Paese di molitura, al fine di garantire un’informazione completa e trasparente, funzionale ad una scelta libera e consapevole.

Un provvedimento valido anche quest’anno grazie al Decreto interministeriale che proroga fino al 31 dicembre 2023 i regimi sperimentali dell’indicazione di origine, come fortemente richiesto dalla Coldiretti.

“L’etichettatura di origine obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della nostra Organizzazione, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta. In questo modo – evidenzia il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – si garantisce trasparenza sulla reale origine dei prodotti base della dieta degli italiani che rappresentano circa ¾ della spesa, ma resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini”.

Il Decreto – spiega Coldiretti Cuneo – prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

“L’Italia, in quanto leader europeo nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’UE – sostiene il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei. Una battaglia che si affianca a quella contro i cibi sintetici, dalla carne al latte”.

 

Appuntamenti

 

CREMONA, A SCUOLA DI AMBIENTE E AGRICOLTURA

Invito alla conferenza stampa di avvio del progetto didattico

Da gennaio 2023 ha preso avvio “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, il progetto didattico proposto da Coldiretti Cremona alle Scuole primarie della Provincia di Cremona, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale, con l’impegno di promuovere sani stili di vita coniugati alla sostenibilità ambientale. Il progetto ha già ricevuto l’adesione di 135 classi e si prepara a coinvolgere oltre 2200 alunni.

Con la presente, Vi invitiamo alla conferenza stampa di presentazione del progetto, che si terrà martedì 31 gennaio, alle ore 10:30, presso la Sede provinciale di Coldiretti Cremona, in via Verdi n.4 (primo piano).

Accanto al Direttore di Coldiretti Cremona Paola Bono interverranno in conferenza stampa Luca Burgazzi, Assessore ai Sistemi Culturali, Giovani, Politiche della Legalità del Comune di Cremona, Maura Ruggeri, Assessore all’Istruzione e Risorse Umane, la prof. Ida Garavelli, Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona. Saranno presenti Carlo Maria Recchia, Delegato di Coldiretti Giovani Impresa, e Maria Paglioli, Responsabile provinciale di Coldiretti Donne Impresa, portando la voce dei giovani imprenditori e delle imprenditrici agricole in prima linea nell’iniziativa. Interverrà anche il nutrizionista Samuele Bigliani, tra i protagonisti dei percorsi proposti alle classi.

Racconteremo alla Stampa l’avvio di questo nuovo viaggio, alla scoperta dell’agricoltura cremonese e dei suoi frutti, condividendo il valore – e il piacere – di poter tornare ad incontrare gli alunni in presenza. Il dialogo tra le classi e gli agricoltori, accanto agli incontri a scuola, prevede anche visite nelle aziende agricole, al mercato di Campagna Amica e video-testimonianze.

Il nostro ufficio stampa è a disposizione per ogni ulteriore informazione. Nell’attesa di incontrarci, rivolgiamo i più cordiali saluti.

 

PISTOIA, NUOVO PIANO STRUTTURALE

È fissato per mercoledì 1 febbraio il primo dei 5 appuntamenti aperti a tutti i soci Coldiretti coinvolti direttamente o indirettamente dalla nuova disciplina urbanistica delle zone agricole e boschive del Comune di Pistoia di cui al Piano Strutturale (PS) e al Piano Operativo (PO). Un appuntamento settimanale dalle 15.15 alle 17.15 dei prossimi mercoledì con i tecnici Coldiretti, presso la sede, in via dell’Annona, 211 a Pistoia, previa prenotazione allo 0573991041. 

Le imprese agricole potranno esporre idee e problematiche esistenti al fine di comporre un quadro con le osservazioni di Coldiretti Pistoia.

“Vogliamo costruire insieme ai soci -spiega Francesco Ciarrocchi- direttore di Coldiretti Pistoia- un documento che contribuisca all’adeguamento delle norme urbanistiche alla realtà produttiva-ambientale e abitativa del Comune di Pistoia”.

Le nuove regole terranno conto di quanto prevede il Documento contenente gli obiettivi e gli indirizzi dell’Amministrazione Comunale per la pianificazione e il Governo del territorio; del Documento di avvio del procedimento di formazione del Piano Strutturale; e del Documento di avvio del procedimento di formazione del Piano Operativo.

 

COMO-LECCO, FLOROVIVAISMO, FOCUS SU TRE TEMI-CHIAVE NEL CONVEGNO DEL 02 FEBBRAIO

Pratiche commerciali sleali, Popillia Japonica e gestione di sfalci e ramaglie

Un convegno di ampio respiro, con esperti di calibro nazionale per fare il punto su tre temi di particolare attualità per l’ambito florovivaistico e per le imprese che operano, oltrechè nel contesto lariano, nell’intera Lombardia. Data da segnare in agenda è quella di giovedì prossimo, 2 febbraio: a Mariano Comense, presso la sala civica di piazza Roma, il focus sarà quindi triplice, su “pratiche commerciali sleali”, “Popillia japonica” e “gestione sfalci e ramaglie”. Inizio alle ore 9.30, con i saluti istituzionali del sindaco Giovanni Alberti e dell’assessore alle attività produttive Andrea Ballabio, oltrechè dei vertici di Coldiretti Como Lecco, il presidente Fortunato Trezzi e il vicepresidente Roberto Magni, quest’ultimo anche in veste di presidente del Distretto Floricolo Alto Lombardo. Intervengono anche i direttori delle federazioni di Como Lecco, Rodolfo Mazzucotelli, e di Milano, Umberto Bertolasi.

Il convegno sarà condotto da Nada Forbici, presidente Assofloro e coordinatore Consulta Florovivaismo Coldiretti, che pure interverrà insieme a Lorenzo Bazzana (Area Economica Coldiretti) sul primo tema in oggetto, analizzando la nuova disciplina contro le pratiche commerciali sleali nel comparto florovivaistico della filiera agricola e i contratti di cessione dei prodotti florovivaistici alla luce del D.lgs. n.198/2021.

Cinzia Coduti (avvocato Area Ambiente Coldiretti) e Andrea Pellegatta (presidente Società Italiana di Arboricoltura, vicepresidente Assofloro) affronteranno invece il secondo tema: “gestione di sfalci e ramaglie del verde pubblico e privato: da rifiuto a sottoprodotto”. Si parlerà, in particolare, della gestione dei materiali di risulta derivanti dalle attività di cura del verde, pubblico e privato. Norme, opportunità, buone pratiche. Ultimo tema, le attività per la gestione del rischio fitosanitario di Popillia japonica e prospettive dalla ricerca con Vincenzo Zagari (Regione Lombardia DG Agricoltura, Controlli e Certificazioni Servizio Fitosanitario) e Nicola Mori, Università degli Studi di Verona, Dipartimento di Biotecnologie. Seguirà il dibattito con le aziende presenti e le conclusioni di Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese.

L’incontro è promosso da Coldiretti Lombardia e Assofloro con il patrocino di Regione, Ersaf e del comune di Mariano Comense.

La partecipazione è aperta a tutte le imprese agricole, che possono preregistrarsi al numero 377.2178258.

 

FORLÌ-CESENA, MERCATO DI CAMPAGNA AMICA SALVA LA SPESA

“Proponiamo alle famiglie un consumo sano e consapevole per uno stile di vita legato al benessere psicofisico – spiega Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – per questo motivo abbiamo calendarizzato una serie di appuntamenti al nostro mercato di Viale Bologna 75 a Forlì, che valorizzano un approccio sempre legato alla salute e all’equilibrio mentale: la rassegna di #yogalmercato che è attiva ormai da un anno, appuntamento dedicato al benessere fisico e mentale con un programma riservato alla cura di sé, al relax ed alla depurazione dell’organismo che mette al centro dell’Io l’effetto benefico e liberatorio di questa antica disciplina; i Laboratori di cui sono protagonisti i piccoli studenti delle scuole forlivesi per il recupero dei cibi, lo studio della stagionalità e l’importanza dei consumi adeguati; le feste di Campagna Amica mensili, che consentono la presentazione e l’assaggio di tanti prodotti stagionali a km0 presenti al mercato e nelle aziende del nostro territorio e tante altre iniziative che verranno presentate nel calendario primaverile..

Anna Pirillo responsabile del mercato di campagna amica conclude: “Recentemente il mercato si è arricchito di importanti aziende del territorio: l’azienda agricola Ca’ ad Là di Brisighella, che porta il genuino risultato dei propri allevamenti: salumi di mora, ciccioli, coppa di testa, porchetta di mora, lardo aromatizzato con spezie appositamente selezionate e ancora carne della prelibata “razza romagnola”, pollo, coniglio, capretto, carni naturali dal gusto ricco e saporito, tratto caratteristico della cucina del nostro territorio, L’azienda agricola Valerio Federico che con la sua frutta secca ed il prezioso olio delle colline Riminesi ha ulteriormente ampliato la gamma di produzioni presenti ed in ultimo il MicroBirrificio dell’Azienda agricola Giulio D’Avella ha affiancato la birra ai vini già presenti sui banchi.

A pieno regime quindi, nello scenario forlivese, il Mercato dei produttori del circuito di Campagna Amica: tutti i venerdì ed i sabati, dalle 8 alle 14, gli abitanti del circondario, i forlivesi ma anche tutti gli amanti del Local Food e gli appassionati del km0, potranno trovare i veri prodotti della tradizione romagnola e acquistarli direttamente dalle mani di chi li coltiva con il cuore e li raccoglie pensando alle esigenze della propria clientela.