Primo piano
PISA, INFLAZIONE ALLEGERISCE SEMPRE PIÙ CARRELLO SPESA
In un anno +9%
L’inflazione alleggerisce sempre di più il carrello della spesa delle famiglie pisane che dovranno spendere 546 euro in più per acquistare pane, pasta, latte, carne, pesce e verdure nell’anno corrente. A luglio l’indice che fa riferimento ai prezzi medi dei generi alimentari ha raggiunto il 9,1%, è vero al di sotto della media regionale (10,2%) e di quella nazionale (10,1%) ma di ben 9 punti superiore rispetto ad un anno fa. È invece cresciuta di 6,2 punti percentuali l’inflazione generale che si è attestata, sempre a luglio, al 7,7%. A dirlo è Coldiretti Pisa sulla base dell’indice Nic secondo cui le famiglie pisane spenderanno 100 milioni di euro in più per fare la spesa nel 2022. La causa è da ricercare nel mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina e del taglio dei raccolti per la siccità che aumenta la dipendenza dall’estero e alimenta i rincari. “Ci aspetta un autunno caldo. Per molte famiglie, soprattutto per coloro che vivono in una condizione economica già precaria, riempire il carrello sarà sempre più complicato: in molti saranno costretti a fare ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa nonché Presidente Coldiretti Toscana – Il trend dei prezzi anche nella nostra provincia, così come del resto in tutta la regione, non tende a decelerare. La curva dell’inflazione ha continuato a salire in questi ultimi dodici mesi ad eccezione del mese di aprile che aveva fatto sperare tutti noi in una frenata. Ma non è stato così”.
La categoria per la quale le famiglie spenderanno complessivamente di più è il pane, pasta e riso, con un esborso aggiuntivo annuale di quasi 115 euro – sottolinea Coldiretti Pisa -, e precede sul podio carne e salumi che costeranno 98 euro in più rispetto al 2021 e le verdure (+81 euro). Seguono latte, formaggi e uova con +71 euro e il pesce con +49 euro, davanti a frutta e oli, burro e grassi. Per contrastare i rincari, e mettersi al riparo dalle speculazioni, Coldiretti suggerisce di sfruttare i vantaggi della filiera corta e degli acquisti direttamente in azienda rivolgendosi, per esempio ai mercati di Campagna Amica, per assicurarsi prodotti di qualità, stagionali, genuini e di provenienza locale e sicura che subiscono in maniera decisamente minore degli aumenti del costo dei trasporti.
Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove – continua Coldiretti Pisa – più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben il 38% si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, dal 40% dei vasetti di vetro al 35% delle etichette (+35%). “Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. – conclude il Presidente di Coldiretti Pisa, Filippi – Torniamo a ribadire la necessità di lavorare ad accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.
Dal Territorio
BASILICATA, MALTEMPO: NUOVI DANNI
Assicurare colture e prevedere adeguate risorse nel nuovo PSR
Un nuovo evento meteorico ha interessato ieri la fascia interna materana tra Tinchi e Montalbano con danni ingenti alle colture. In particolare, la grandine ha danneggiato gli alberi da frutto. Sulla costa acqua abbondante domenica a Metaponto e ieri tra Scanzano Jonico e Policoro. Nel potentino a Lavello, invece, le piogge di queste ultimi gironi ha provocato danni ai campi di pomodoro, per via del ristagno idrico che ha costretto all’abbandono più di venti ettari di colture. È quanto segnala Coldiretti Basilicata che nelle prossime ore quantificherà più nel dettaglio, i danni del maltempo. “Siamo ormai abituati da anni a questi fenomeni, alle gelate di maggio? e alla gradine di agosto – spiega il presidente della Coldiretti provinciale di Matera, Gianfranco Romano – conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”. Quella del 2022 è la peggior estate del decennio con un drammatico aumento del 1300% fra bufere di vento, bombe d’acqua, grandinate e trombe d’aria con un impressionante impatto dei cambiamenti climatici che fra siccità e maltempo hanno già provocato vittime e oltre 6 miliardi di euro di danni all’agricoltura, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’European severe weather database (Eswd). Per questo, evidenzia la Coldiretti lucana è quanto mai necessario per ogni imprenditore assicurarsi per tutelare le proprie colture. “L’unico strumento di difesa a disposizione dell’agricoltore – aggiunge il direttore provinciale di Matera, Piero Greco – è l’attivazione di polizze per assicurare contro siccità, gelo, brina, grandine e alluvioni le proprie colture. Un esempio è dato da Condifesa Basilicata, un consorzio di imprenditori agricoli con oltre numerosi soci, senza scopo di lucro. Si occupa da 50 anni della gestione del rischio atmosferico riferito alle produzioni agricole, zootecniche e delle strutture stipulando polizze collettive con le maggiori compagnie assicurative”. Per la federazione agricola lucana è necessario, inoltre, che nel nuovo Programma di Sviluppo Rurale (PSR) si prevedano adeguate risorse finanziarie per le misure di investimenti per la prevenzione ed il ripristino del potenziale produttivo agricolo. In tal senso la Coldiretti lucana ha fatto richiesta formale alla Regione Basilicata nell’ambito dei tavoli di consultazione del Piano Strategico Nazionale 2023-2027.
VALLE D’AOSTA, ENERGIA: DAL GAS AL VETRO ALL’ENERGIA TSUNAMI SU PREZZI CIBO
Produzione agricola e alimentare assorbono oltre l’11% dei consumi energetici
Dal gas alle bottiglie di vetro e ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi e delle materie prime – che colpiranno le aziende zootecniche valdostane dovuti ad una probabile demonticazione anticipata delle mandrie – al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per l’energia elettrica.
Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
“Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica – spiegano Alessio Nicoletta presidente di Coldiretti Valle d’Aosta e Elio Gasco Direttore regionale – Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Valle d’Aosta e della Dieta Mediterranea, dalla trasformazione della nostra frutta e dei nostri ortaggi, della nostra uva in vino, dalla carne fino al latte”.
“Nei prossimi giorni – continuano Gasco e Nicoletta – incontreremo l’assessore all’agricoltura proprio per evidenziargli le criticità stimolandolo a sollecitare, anche nella conferenza stato regioni, per trovare delle soluzioni immediatamente applicabili al nostro settore. Con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.
ABRUZZO, PASCOLI: IMPEGNO COMUNI PER VALUTAZIONE INCIDENZA AMBIENTALE
Si è svolto nella sede del Centro Visite del Parco Nazionale d’Abruzzo, a Pescasseroli, un importante incontro tra il mondo allevatoriale dei Comuni aquilani ricadenti nell’area del Parco e gli stessi rappresentanti dei Comuni interessati.
L’incontro, promosso dal Direttore della Coldiretti di L’Aquila Domenico Roselli, deriva dall’esigenza di dare completa attuazione ad una norma ormai strutturata nel quadro generale, che mira a tutelare i pascoli in quanto habitat naturali ma anche come “capitale” su cui viene condotta una delle attività tradizionali più importanti nel territorio. Il processo di adeguamento alla norma, richiesto dal Parco ed al quale hanno già aderito molti dei Comuni del territorio, è ineludibile ma rappresenta anche una grande opportunità di riqualificazione di vaste superfici che nel corso degli ultimi decenni sono andate via via degradandosi per la mancanza di cure e attenzioni.
Il tema è stato affrontato e voluto dall’Ente Parco e da Coldiretti L’Aquila, rispettivamente nelle persone del Presidente Giovanni Cannata, del Presidente della Comunità del Parco (e sindaco di Opi) Antonio Di Santo e del Direttore Luciano Sammarone per il Parco Nazionale, il Direttore Domenico Roselli per Coldiretti L’Aquila, attraverso un incontro, aperto alle categorie allevatoriali, con i rappresentanti dei Comuni di Alfedena, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Ortona dei Marsi, Pescasseroli e Villavallelonga.
L’attuazione dell’art.6 della direttiva Habitat e delle conseguenti Linee Guida Nazionali per la valutazione di incidenza (VIncA), necessitava di individuare una strategia comune che potesse consentire alla collettività e agli allevatori che operano nei Comuni ancora privi di VinCa di beneficiare delle tutele poste dalla Direttiva Habitat, da una parte, e di operare nel rispetto della stessa Direttiva, dall’altra.
L’incontro, che ha visto la numerosa partecipazione di allevatori, in particolare di Pescasseroli, ha definito da parte dei Comuni presenti, anche sulla scorta dell’esperienza già adottata da altri Comuni come Barrea e Opi, l’impegno a far in modo che siano gli stessi Comuni a farsi carico dell’onere di richiedere e far predisporre la VinCa senza farlo gravare sugli allevatori.
Al di là del rispetto di una norma, questo impegno pubblico rappresenta da parte degli stessi Comuni l’intendimento di “ridisegnare”, a vantaggio di tutti gli attori interessati, l’economia di un territorio che, essenzialmente, deve puntare alle filiere di qualità agricola e del turismo.
Degna di nota la richiesta di Coldiretti, affinché le concessioni dei pascoli non siano limitate ad un solo anno rinnovate a ridosso delle scadenze delle domande comunitarie ma che, al pari di quanto fatto già da taluni Comuni, siano ultrannuali. Solo in questo modo, il “patto tra gentiluomini” troverebbe corpo e sostanza negli impegni degli stessi imprenditori agricoli che devono far si che il territorio sia manutenuto e salvaguardato nell’ambito di una programmazione che non può essere nell’arco temporale angusto di un solo anno ma che, necessariamente, deve essere pluriennale.
TRENTO, GAS: CRISI NEL BICCHIERE, DA +11% ACQUA A +10,5% SUCCHI
Allarme anche per vino e birra con balzo costi di produzione
Il caro energia si trasferisce valanga nel bicchiere con aumenti di prezzo che vanno dal +11% per l’acqua minerale al +10,5% per i succhi di frutta fino al +7% delle bibite gassate sotto pressione per gli elevati costi di estrazione dell’anidride carbonica ad uso alimentare. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati Istat relativi all’inflazione nel sottolineare che forti aumenti dei costi di produzione si registrano anche per le bevande alcoliche più diffuse dalla birra al vino.
A pesare sono i costi di produzione in campi e vigneti che – sottolinea Coldiretti Trentino Alto Adige- vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigare i raccolti ma il caro energia e la mancanza di materia prime si fanno sentire lungo tutta la filiera – spiega Coldiretti Trentino Alto Adige– insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. Costi indiretti che – evidenzia Coldiretti Trentino Alto Adige?- vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +10% costi per le lattine, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti. Una situazione che è destinata ad esplodere in autunno con un prevedibile balzo dei listini di vendita che riguarda l’intera filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio, secondo l’analisi della Coldiretti.
A far aumentare i prezzi alla produzione è il caro energia che si trasferisce a valanga sui costi di produzione anche nell’agroalimentare che assorbe oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. Il comparto alimentare richiede – continua Coldiretti Trentino Alto Adige – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione.
“Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo ma bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese” afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi nel sottolineare che “con i rincari d’autunno insieme al sistema produttivo sono a rischio alimentare oltre 2,6 milioni di persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare e rappresentano la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui rischia di trovarsi un numero crescente di famiglie a causa dell’inflazione spinta dal carrello della spesa per i costi energetici e alimentari”.
PUGLIA, STANGATA ELETTRICITÀ (+150%) E GAS (+250%) SPEGNE SERRE FIORI E PIANTE
La stangata delle bollette energetiche di elettricità e gas spegne le serre di fiori, piante e ortaggi in Puglia con il peggio atteso in autunno quando sarà vitale il riscaldamento di fiori e piante. È l’allarme lanciato da Coldiretti Puglia, in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.
E se in altri settori si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica – rileva Coldiretti Puglia – le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte delle piante o la mancata fioritura per prodotti agricoli altamente deperibili. Le rose, ad esempio, hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire e lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi per fiorire e 14 ore di illuminazione ed in assenza di riscaldamento muoiono.
L’impatto sul settore florovivaistico è devastante – denuncia Coldiretti Puglia – con gli imprenditori che non hanno certezze circa i costi dell’energia elettrica e del gas, che stanno subendo fluttuazioni continue delle quotazioni con il rischio crack per i vivai ed effetti devastanti sull’occupazione.
A causa del caro bollette il rischio è di dover cambiare l’orientamento produttivo delle serre, favorendo le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne.
L’emergenza energetica si riversa infatti – sottolinea Coldiretti regionale – non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti regionale – non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino al cartone (+45%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.
Il settore florovivaistico in Puglia si sviluppa sul distretto in provincia di Lecce di Taviano e Leverano che si estende anche ai comuni limitrofi di Alliste, Maglie, Melissano, Nardò, Porto Cesareo, Racale e Ugento e quello della provincia di Bari con al centro della produzione e degli scambi Terlizzi, Canosa, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia e Giovinazzo, e altre realtà aziendali sparse nel resto della regione. In provincia di Lecce il settore florovivaistico rappresenta ben il 12,4% della produzione agricola, mentre in provincia di Bari il settore florovivaistico costituisce il 5,8% del valore della produzione agricola. In realtà, confrontando la distribuzione delle aziende per classi di superficie, si registra che, in termini di dotazione in fattore “terra”, le aziende pugliesi sono mediamente più grandi della media nazionale. Delle 853 aziende floricole il 65% si colloca tra 1 e 5 ha mentre a livello nazionale la stragrande maggioranza delle aziende (58,2%) ha una superficie inferiore ad 1 ettaro.
Per Coldiretti non c’è tempo da perdere, con il presidente nazionale Prandini che ha chiesto al Governo di intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese, con i rincari d’autunno che manderanno in default interi comparti produttivi dell’agricoltura e dell’agroalimentare Made in Italy.
UMBRIA, ENERGIA: DA GAS A BARATTOLI TSUNAMI SU PREZZI CIBO
Occorrono provvedimenti urgenti per salvare i conti in rosso delle aziende agricole e calmierare i costi, tutelando il sistema produttivo. È l’allarme lanciato da Coldiretti Umbria in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.
Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia con un autunno caldissimo sul fronte economico, con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre tra i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che – sottolinea Coldiretti – vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti.
Nelle campagne – denuncia Coldiretti – più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.
Il comparto alimentare richiede – continua Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che – evidenzia Coldiretti – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica – afferma Albano Agabiti presidente Coldiretti Umbria. Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero. L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia – conclude Agabiti – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese.
Siamo di fronte ad una situazione molto difficile per il nostro comparto – ribadisce Mario Rossi direttore regionale Coldiretti – stretto fra costi aziendali in forte aumento e speculazioni, conseguenza del conflitto in Ucraina, ma penalizzato pure dal clima e dai bassi prezzi pagati all’origine. Serve intervenire subito – continua Rossi – per dare ossigeno all’intera filiera agroalimentare, che, specie negli ultimi anni, si è dimostrata sempre più strategica non solo per il circuito produttivo ma per l’intera comunità, assicurando oltre al cibo sulle tavole anche servizi.
TOSCANA, 2 ROGHI AL GIORNO DALL’INIZIO DELL’ANNO
Prorogato fino al 15 settembre il divieto assoluto di abbruciamento di residui vegetali agricoli e forestali
Più di due roghi al giorno in Toscana dall’inizio dell’anno. E’ il pesantissimo bilancio di un 2022 drammatico dal punto di vista climatico caratterizzato da siccità estrema, assenza di precipitazioni, temperature record e giornate ventose che hanno favorito l’innesco di numerosi roghi in tutta la regione: 455 nei primi sette mesi dell’anno, il 77% in più rispetto al 2021 con un incremento nei soli mesi di giugno e luglio del 102%. Tra giugno e luglio le fiamme hanno divorato oltre 2.700 dei quasi 3.100 ettari complessivi andati in fumo in sette mesi tra boschi, pascoli, terreni oltre ai danni alle coltivazioni e strutture agricole e agli enormi disagi per la viabilità e la sicurezza dei cittadini.
A dirlo è Coldiretti Toscana in riferimento alla proroga da parte della Regione Toscana fino al 15 settembre del divieto assoluto di abbruciamento di residui vegetali agricoli e forestali su tutto il territorio toscano. La decisione è stata presa in considerazione del protrarsi di condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo di incendi. Condizioni nei confronti del quale Coldiretti Toscana invita i cittadini ed imprese alla massima prudenza, al rispetto dei divieti e a segnalare prontamente eventuali focolari alle autorità competenti (numero verde della Sala operativa regionale 800.425.425 o al 115 dei Vigili del Fuoco).
Ogni rogo – ricorda ancora Coldiretti Toscana – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni. A bruciare, insieme ai boschi, sono anche centinaia di ettari di terreni coltivati e pascoli che per un periodo, in conseguenza dei divieti, non potranno essere più utilizzati dagli agricoltori e dagli allevatori già provati dai rincari e dagli effetti della siccità sulle produzioni agricole.
In particolare, oltre al divieto di abbruciamento di residui vegetali (potature, sfalci, ecc) è vietata qualsiasi accensione di fuochi, ad esclusione della cottura di cibi in bracieri e barbecue situati in abitazioni o pertinenze e all’interno delle aree attrezzate. Anche in questi casi vanno, comunque, osservate le prescrizioni del regolamento forestale. Coldiretti Toscana ricorda che la mancata osservanza delle norme di prevenzione comporta l’applicazione di pesanti sanzioni.
PUGLIA, AL VIA ‘ARRICCHIMENTO’ VINO
Provvedimento emergenziale contro clima pazzo
Al via l’arricchimento del vino, provvedimento emergenziale dopo le bombe d’acqua, i temporali e le grandinate che nell’agosto pazzo in Puglia hanno colpito i vigneti a macchia di leopardo in tutta la regione. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione alla firma della determina che autorizza l’aumento del titolo alcolometrico volumico naturale del vino, impegno assunto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, nel corso dell’incontro con i quadri dirigenti di Coldiretti Puglia, sullo scenario complesso del settore vitivinicolo in Puglia.
Contro le speculazioni con i prezzi in caduta libera delle uve da vino, l’assessore Pentassuglia ha tra l’altro annunciato controlli capillari e serrati della Guardia di Finanza su rese e PLV, la pianificazione e la regolamentazione di nuovi impianti con scelte varietali coerenti alle vocazioni dei territori e le potenzialità commerciali – aggiunge Coldiretti Puglia – passando da una stretta sul catasto vitivinicolo per avere una fotografia reale del settore in Puglia.
A pesare sono i costi di produzione in campi e vigneti che – sottolinea Coldiretti Puglia – vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigare i raccolti ma il caro energia e la mancanza di materia prime si fanno sentire lungo tutta la filiera – spiega Coldiretti – insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. Costi indiretti che – evidenzia Coldiretti regionale – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +10% costi per le lattine, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti. Una situazione che è destinata ad esplodere in autunno con un prevedibile balzo dei listini di vendita che riguarda l’intera filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio, secondo l’analisi della Coldiretti.
Necessaria attraverso il catasto vitivinicolo l’esatta consistenza del settore vitivinicolo, dei numeri e delle potenzialità reali del settore – aggiunge Coldiretti Puglia – per costruire una strategia di filiera, puntando su qualità e su rese per ettaro appropriate per rafforzare e promuovere il settore, alla luce del report di Cantina Italia dell’Ispettorato Repressione Frodi del Ministro delle Politiche Agricole al 31 luglio 2022 che registra una impennata delle giacenze di vini DOP nelle cantine dell’11% e del 47% di vino IGP rispetto al 2021.
La vendemmia 2022 in Puglia è partita in anticipo rispetto allo scorso anno – aggiunge Coldiretti Puglia – con la siccità e il caldo oltre i 40 gradi che hanno tagliato la produzione almeno del 15% a livello regionale con i vigneti messi a dura prova anche da continui eventi estremi come nubifragi e grandinate che stanno caratterizzando un agosto pazzo, per cui Coldiretti Puglia ha chiesto l’urgente misura dell’arricchimento all’Assessore regionale Pentassuglia.
Con la guerra – sottolinea la Coldiretti – si moltiplicano speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione. Il risultato è che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) si trova – continua la Coldiretti – in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo.
Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole e trasformatori con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni, conclude Coldiretti Puglia, sottolineando l’importanza in questo contesto dell’apertura del Governo alla proposta di Coldiretti sulla defiscalizzazione del costo del lavoro.
CUNEO, MIELE: PERSO IL 30% DELLA PRODUZIONE
Il clima pazzo che moltiplica gli eventi estremi, fra siccità e nubifragi, incide negativamente sulla produzione di miele in Provincia di Cuneo, che ha fatto registrare un calo del 30% con le fioriture estive del castagno e del tiglio in alcuni areali condizionate dal caldo e la melata di bosco completamente scomparsa. È quanto emerge dal bilancio di Coldiretti sulla stagione apistica 2022 nella Granda.
Dopo le prime interessanti produzioni di miele di ciliegio, millefiori e tarassaco, con una media di 10 Kg/alveare, si è registrato sul territorio provinciale – spiega Coldiretti Cuneo – un deludente raccolto di miele di acacia, con una media di 5-10 Kg/alveare; in estate per il miele di castagno e tiglio si è arrivati a produzioni massime di 25 Kg/alveare ma in alcune zone il caldo ha tagliato il raccolto di miele fino a 10 Kg/alveare. Ad incidere pesantemente sul calo produttivo nel Cuneese, fino al 30% in meno del potenziale, è stata la mancata produzione della melata di bosco, miele caratteristico della stagione estiva che, dopo annate di produzioni molto consistenti e una progressiva diminuzione nelle ultime stagioni, ha toccato il minimo storico nel 2022 con la metcalfa – l’insetto che nutrendosi della linfa delle piante produce una sostanza zuccherina che attira le api consentendo la produzione di questo particolare miele – praticamente scomparso dai boschi cuneesi.
Oltre alla spallata del clima, gli apicoltori devono far fronte all’esplosione dei costi – sottolinea la Coldiretti – per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. Difficoltà che riguardano i 2.200 apicoltori attivi nella Granda, la metà dei quali professionisti, che curano quasi 8.000 apiari secondo le elaborazioni di Coldiretti Cuneo sui dati dell’Anagrafe Apistica nazionale.
Il miele cuneese è un patrimonio di biodiversità messo a rischio dalle importazioni dall’estero, che sono cresciute – evidenzia Coldiretti – di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni di prodotto straniero, spiega l’analisi di Coldiretti su dati Istat.
“Alla luce di questa situazione è opportuno che anche l’agroindustria scelga il vero miele Made in Cuneo – dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – attivando progetti economici di filiera che possano garantire la giusta valorizzazione del prodotto e il lavoro degli imprenditori, e che venga resa omogena la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi, come avviene per il miele proveniente dalla Cina e dall’Est Europa”.
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – rimarca il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni OGM a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria che abbiamo fortemente sostenuto”.
TORINO, ESPROPRI PER LAVORI CHIUSURA PASSAGGI A LIVELLO SU LINEA TORINO-AOSTA
I vertici di Coldiretti Torino, con il presidente Bruno Mecca Cici, il direttore Andrea Repossini e il segretario di zona, Massimo Ceresole, hanno partecipato, oggi pomeriggio, a un incontro con l’assessore alla viabilità e mobilità del Comune di Ivrea, Giuliano Balzola. Sul tavolo l’analisi del progetto di realizzazione di un sistema di viabilità alternativo ai passaggi a livello sulla linea ferroviaria Torino-Aosta nella zona di San Bernardo d’Ivrea e i chiarimenti sulle modalità di esproprio dei terreni agricoli.
Dall’approfondimento dei documenti progettuali sono emersi diversi punti da chiarire con RFI, la società delle Ferrovie incaricata di redigere il progetto.
«Dopo avere incontrato i nostri agricoltori – precisa il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – che ci hanno manifestato le loro forti preoccupazioni, oggi abbiamo aperto questo tavolo con l’assessore Balzola, che oltre ad avere le deleghe sulla mobilità e sulla viabilità detiene anche quelle su agricoltura e ambiente. Ci sono molti aspetti che ci lasciano perplessi e che vanno chiariti per ridurre al massimo il sacrificio di terreni agricoli. Il primo obiettivo è raccogliere osservazioni condivise e chiedere una convocazione della Conferenza di servizi per discuterle. Vogliamo ribadire che l’agricoltura deve essere considerata come un’attività economica al pari di tutte le altre e che i terreni agricoli sono mezzi di produzione e non semplici aree libere facili da occupare».
VICENZA, CRISI NEL BICCHIERE: + 11% ACQUA, +10,5% SUCCHI
Allarme anche per vino e birra, con balzo costi di produzione
Il caro energia si trasferisce valanga nel bicchiere, con aumenti di prezzo che vanno dal +11% per l’acqua minerale al +10,5% per i succhi di frutta, fino al +7% delle bibite gassate sotto pressione per gli elevati costi di estrazione dell’anidride carbonica ad uso alimentare. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati Istat relativi all’inflazione, nel sottolineare che forti aumenti dei costi di produzione si registrano anche per le bevande alcoliche più diffuse, dalla birra al vino.
“A pesare sono i costi di produzione in campi e vigneti, che – sottolinea Coldiretti Vicenza – vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigare i raccolti. Ma il caro energia e la mancanza di materia prime si fanno sentire lungo tutta la filiera, insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. Costi indiretti che vanno dal vetro, rincarato di oltre il 30% rispetto allo scorso anno, al tetrapack, con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +10% costi per le lattine, fino ad arrivare al +70% per la plastica. Una situazione che è destinata ad esplodere in autunno, con un prevedibile balzo dei listini di vendita”.
A far aumentare i prezzi alla produzione è il caro energia, che si trasferisce a valanga sui costi di produzione anche nell’agroalimentare, che assorbe oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. “Il comparto alimentare richiede – prosegue Coldiretti Vicenza – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione”.
“Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo ma bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con i rincari d’autunno insieme al sistema produttivo sono a rischio alimentare oltre 2,6 milioni di persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare e rappresentano la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui rischia di trovarsi un numero crescente di famiglie a causa dell’inflazione spinta dal carrello della spesa per i costi energetici e alimentari”.
TORINO, MIELE: CALDO E SICCITÀ CONDIZIONANO API CON UN CALO PRODUTTIVO DEL 30%
La stagione apistica 2022 si sta concludendo e in Piemonte la produzione di miele registra un calo che si aggira sul 30 per cento a causa del caldo e della siccità. Questo rileva Coldiretti Piemonte rispetto all’andamento che ha visto squilibri nelle colonie e fioriture anticipate di 15 giorni, costringendo gli apicoltori ad anticipare il nomadismo verso le aree montane nella prima settimana di giugno e a iniziare a fornire nutrizioni di soccorso già nei primi giorni di agosto, a causa di scarse fonti nettarifere sia in zone collinari sia montane.
Oltre alla spallata del clima avverso gli apicoltori devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. Gli italiani consumano mezzo chilo di miele a testa all’anno a fronte di una media europea di 600 grammi. Un patrimonio – rileva una analisi di Coldiretti nazionale, su dati Istat – messo a rischio dalle importazioni dall’estero, cresciute del 18 per cento nei primi cinque mesi del 2022; l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili, di cui più della metà, provenienti da Ungheria, Romania e Ucraina, con quasi 2 vasetti su 3 di prodotto straniero.
In Piemonte, si è riusciti in parte a produrre il miele di acacia andando però a perdere il millefiori collinare a seguito della siccità e dell’intenso caldo a fine primavera. Si è riscontrata una fioritura anticipata in montagna e per garantire la produzione del miele di rododendro e millefiori montano si è dovuto anticipare il nomadismo di due settimane. La produzione del miele di tiglio è stata soddisfacente in areali di pianura, meno nelle zone montane, danneggiate dalla grandine a fine giugno.
Il Piemonte conta poco meno di seimila apicoltori, di cui oltre duemila professionali, con un totale di oltre 216mila alveari. In provincia di Torino sono censiti oltre 44mila alveari, gli apicoltori sono 1.950, di cui oltre 500 professionali.
Anche quest’anno è il clima a influire e impattare sulla produzione di miele – commenta Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino -. Per non portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, occorre verificare l’origine in etichetta o rivolgersi ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nel circuito di Campagna Amica. Il miele, prodotto sul territorio nazionale, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. A livello regionale Coldiretti auspica che l’agroindustria scelga il miele Made in Piemonte, attivando progetti economici di filiera che garantiscano la valorizzazione del prodotto e il lavoro degli apicoltori subalpini. Inoltre, da sempre, Coldiretti chiede e auspica che venga resa omogena la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi, così come avviene per il miele prodotto e proveniente dalla Cina e dall’est Europa».
Per quanto riguarda l’etichetta la parola “Italia” deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (ad esempio Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “Miscela di mieli originari della Ue”, indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto “Italia”, “Ungheria”). Se invece il miele proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “Miscela di mieli non originari della Ue”, con il nome dei Paesi. Se si tratta di un mix va riportato “Miscela di mieli originari e non originari della Ue”, con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
PADOVA, SICCITA’: CROLLA PRODUZIONE MAIS, NELLA BASSA PADOVANA RESE MODESTE
La lunga estate calda, la siccità che non ha mollato la presa si faranno sentire sulla produzione di mais, la principale coltivazione della nostra provincia, con oltre 30 mila ettari a disposizione e un fatturato che nel 2021 sfiora gli 80 milioni di euro. Quest’anno però andrà decisamente peggio, soprattuto per gli agricoltori che non hanno avuto la possibilità di irrigare i propri terreni. La situazione più critica, spiega Coldiretti Padova, si registra nella Bassa Padovana, dove accanto ad una capillare ed efficiente rete consortile che permette di raggiungere la maggioranza dei terreni, vi sono ancora ampie zone che invece non sono servite dalla rete irrigua. E’ in questi vasti appezzamenti troppo lontani dai canali e dalle riserve d’acqua che, a causa della siccità record del 2022, la produzione di mais è decisamente compromessa.
A tracciare il quadro è Paolo Minella, consulente tecnico di Coldiretti Padova: «Nei terreni più aridi e non raggiunti dall’irrigazione le perdite sono consistenti. Nelle situazioni più gravi non conviene nemmeno raccogliere il mais e procedere con la pulizia del terreno e la successiva preparazione per le semine autunnali. Stiamo parlando di centinaia di ettari dai quali, purtroppo, non verrà nulla. Va un po’ meglio nei terrei più fertili della bassa padovana: nonostante la mancanza di irrigazione in questo caso la resa media per ettaro oscilla dai 20 ai 60 quintali, contro una media di 100-120 quintali per ettaro. Da queste zone la produzione media si assetta sui 40 quintali per ettaro, vale a dire circa un terzo di un’annata normale. Nella bassa padovana i terreni non raggiunti dall’irrigazione sono quasi il 40 per cento del totale». Ben diversa la situazione nelle campagne raggiunte dalla rete irrigua: in queste settimane, nonostante la penuria d’acqua, il Consorzio di bonifica ha gestito con attenzione la preziosa risorsa permettendo agli agricoltori di irrigare i propri terreni almeno 4-5 volte. «In questo caso – aggiunge Minella – l’annata è salva e la resa tradizionale è garantita per il mais. Ovviamente le somme si tireranno alla fine, perché la raccolta è appena iniziata, ma per quest’anno possiamo prevedere un calo di produzione di circa il 40%, con le eccezioni di cui abbiamo parlato. Quindi saremo lontani dalle oltre 300 mila tonnellate raccolte l’anno scorso, quando già si era registrata una flessione del 15%. Sarà da valutare poi la qualità del prodotto, che determinerà il prezzo, lo scorso anno cresciuto del 18%. L’altra incognita di queste settimane riguarda la soia, coltivazione più resistente alla siccità che però questa estate ha sofferto per le alte temperature e la cronica penuria d’acqua”.
Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, osserva che gli agricoltori, per cercare di salvare il raccolto, dove hanno potuto sono ricorsi all’irrigazione fin dalla primavera scorsa, sostenendo però dei costi notevoli. «L’aumento delle spese per l’energia ha fatto schizzare anche il costo da sostenere per l’irrigazione. – spiega Bressan – Se l’anno scorso si arrivava a spendere al massimo 150 euro per ettaro irrigato, quest’anno il conto sale fino a 400 euro. A questo si sommano tutti gli altri rincari con i quali gli agricoltori devono fare i conti da mesi. Pensiamo al +170% per i concimi, al +130 per il gasolio, insieme agli aumenti di materie prime e costi di servizi che si propagano a tutta la filiera. Siccità e caro energia stanno mettendo a rischio la produzione agroalimentare, con molte aziende costrette a lavorare in perdita nella speranza di poter risollevarsi. Per questo – conclude Bressan – abbiamo presentato a tutte le forze politiche un piano in cinque punti per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, investire per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo”.
MASSA CARRARA, MIELE PRODUZIONE IN RIPRESA
A pesare su apicoltori è aumento costi +30%
Anche per il pregiato miele della Lunigiana DOP annata migliore ma ancora lontana da quantitativi sostenibili per aziende.
Siccità, rincari e vespa velutina non fanno volare l’apicoltura apuo-lunigianese. Produzione in ripresa ma ancora molto lontana dal garantire una sostenibilità economica agli apicoltori apuo-lunigianesi anche a causa degli spaventosi rincari che dovranno sostenere per confezionare un barattolo di miele. E’ quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti Massa Carrara e Consorzio di Tutela del Miele della Lunigiana Dop che stimano una riduzione media della produzione tra il 30% ed il 40% in miglioramento rispetto all’annata disastrosa dello scorso anno condizionata dalla gelata di maggio. Ad incidere sulla raccolta è stato il clima pazzo con le fioriture estive bruciate dal caldo o distrutte dalla grandine e le api allo stremo costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento ed obbligando gli apicoltori ad un grandissimo, faticosissimo e costoso lavoro di gestione degli apiari.
Un quadro sul quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la siccità estrema che ha investito anche la Lunigiana, terra del pregiato Miele della Lunigiana Dop, primo miele italiano ad aver ottenuto dall’Unione Europea il marchio di Denominazione di Origine Protetta. Le fioriture anticipate – spiega Coldiretti Massa Carrara – hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari con un ulteriore aggravio di costi. “E’ stata fino a qui una stagione molto dispendiosa e tribolata per l’apicoltura che ha dovuto fare i conti con condizioni climatiche molto sfavorevoli; le stesse che hanno determinato una minore resa di tutte le principali produzioni agricole del nostro territorio. – spiega Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara – E’ un bilancio in chiaro scuro quello che oggi il settore presenta ma sicuramente migliore, dal punto di vista della quantità, rispetto a quello della passata stagione. L’esplosione dei costi correnti dei mezzi tecnici pesa purtroppo sullo scenario complessivo. Il 38% delle aziende agricole oggi produce in perdita: ha reddito negativo. Servono nuove misure per contrastare gli aumenti e fermare le vergognose speculazioni che rischiano di far chiudere oltre cento imprese agricole nella sola nostra provincia”.
A confermare la ripresa è Andrea Guidarelli, Presidente del Consorzio di Tutela del Miele della Lunigiana Dop. Sono due le varietà previste dal disciplinare del Miele Dop: l’acacia ed il castagno. “E’ sicuramente una stagione più positiva ma ancora molto lontana dai livelli che consentono oggi ad un’impresa apistica di stare in piedi con le sue gambe. Nonostante gli aumenti dei costi di produzione siamo riusciti fino ad oggi a tenere il prezzo di vendita invariato. Ma non sappiamo ancora per quanto potremo resistere se i prezzi continueranno a crescere con questa velocità. – spiega Guidarelli – Per l’acacia siamo a circa 8/10 kg di miele raccolto per arnia contro un potenziale che potrebbe arrivare fino a 15/20 kg; per il castagno siamo nell’ordine di 7/8 kg per arnia in confronto ad un potenziale di 15 kg. Rispetto allo scorso anno, dove abbiamo raccolto poco o nulla, è stata un’annata decisamente migliore. E’ dal 2011 che, a causa del cinipide prima, poi del clima e della vespa velutina, non riusciamo ad avere una raccolta abbondante. E’ molto dura andare avanti così”.
Oltre alla spallata del clima – sottolinea Coldiretti Massa Carrara – i “pastori delle api” devono infatti fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro (+40%) alle etichette (+35%), dai cartoni (45%), legno (+30%) e cera (30%) fino al gasolio (+129%). Confezionare un vasetto di miele costerà mediamente tra il 20% e il 30% in più ai 682 apicoltori, tra professionali ed hobbisti censiti dal Sistema Informativo Veterinario Nazionale, che gestiscono complessivamente 1.300 apiari.
Nonostante i numeri in forte aumento, l’atavica carenza di prodotto, costringe il nostro paese ad importanti grandi quantità di miele dall’estero in particolare da Ungheria, Romania, Ucraina, Argentina, Spagna e Cina. In Italia – precisa Coldiretti Toscana – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà tra cui spicca proprio il Miele della Lunigiana DOP fino a quelli speciali aromatizzati, dal tiglio all’eucalipto, dal cardo, all’abete fino all’erica.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia Coldiretti Toscana – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua Coldiretti Toscana – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
A minacciare la sopravvivenza delle api e della biodiversità, oltre al mix letale di fattori come l’impiego di pesticidi, l’urbanizzazione, il riscaldamento globale, acari e parassiti, è arrivata in Toscana anche la vespa velutina cinese che stermina gli alveari. Diversi i casi segnalati tra Massa Carrara e la vicina Versilia a partire dal 2018. Il calabrone asiatico è solo l’ultimo degli organismi alieni portati nelle campagne e nei boschi dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione. In Toscana sono presenti la cimice killer, il cinipide galleno, popillia japonica, drosophila suzukii, coleottero Aethina tumida e cimice marmorata asiatica. Il danno a livello nazionale dovuto all’arrivo di questi insetti – conclude Coldiretti Massa Carrara – è poco inferiore al miliardo di euro quasi quanto i danni provocati dalle calamità naturali nel 2021.
TORINO, NEI MERCATI DI CAMPAGNA AMICA IL PROGETTO FA BENE
Domenica scorsa al mercato di Campagna Amica di piazza Bodoni è ripartito, dopo la pausa estiva, il progetto Fa bene. I consumatori dei mercati contadini domenicali torinesi e i produttori in vendita diretta donano cibo fresco e di qualità che viene poi distribuito a famiglie meno abbienti di alcuni quartieri della città della Mole.
«Durante i mercati domenicali del circuito Coldiretti Campagna Amica – spiega Michele Calleri, responsabile per la S-nodi-Caritas del progetto Fa bene, il cibo donato, ortofrutta ma non solo, viene raccolto dai volontari del progetto Fa-bene. Ogni domenica vengono donati da 50 a 400 chilogrammi di cibo. Il progetto Fa bene è nato alcuni anni fa a Torino: è una collaborazione tra Coldiretti, Caritas diocesana, Comune di Torino e alcune circoscrizioni cittadine. Anche Torino, come in tutta Italia, negli ultimi mesi il numero delle famiglie meno abbienti è andato aumentando. La pandemia prima – e ora la crisi arrivata con il caro energia – hanno visto salire il numero di chi non riesce ad arrivare a fine mese. Non solo, negli ultimi sei mesi tra le famiglie che hanno bisogno di alimenti ci sono anche quelle fuggite dalla guerra in Ucraina. I destinatati degli aiuti alimentari del progetto Fa Bene sono individuati da strutture territoriali e canali sociali. Alcuni destinatari di consumi alimentari, a loro volta, donano alla collettività tempo e competenze come volontari in sostegno al progetto stesso o in solidarietà ad altri cittadini».
Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, afferma: «Con il progetto Fa Bene alle famiglie meno abbienti viene messo a disposizione cibo fresco di qualità, stagionale e a chilometro zero. Non si tratta di alimenti di scarti, ma degli stessi alimenti che ogni domenica i consumatori torinesi acquistano dai produttori in vendita diretta nei mercati di Campagna Amica. Oltre a consegnare cibo fresco, alcuni partner del progetto, quali i ristoranti, cucinano gli alimenti freschi, preparando anche cibi che così possono essere consumati anche non immediatamente. Ad esempio, in tempi di pandemia è stata preparata la “Vellutata Fa bene”, piatto pastorizzato, a lunga conservazione».
ALESSANDRIA, MIELE: API SENZA CIBO E ACQUA STREMATE DA SICCITÀ
Fioriture estive bruciate dal caldo
Il clima pazzo del 2022 che ha moltiplicato gli eventi estremi, fra siccità e nubifragi, ha tagliato del 30% la produzione di miele a livello regionale con le fioriture estive bruciate dal caldo o distrutte dalla grandine e le api allo stremo costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. Il risultato? Una produzione nazionale intorno ai 13 milioni di chili, fra le più basse del decennio.
E’ quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti Alessandria sul miele nel 2022 con il raccolto che registra un -30% rispetto al potenziale produttivo dove le difficoltà si sono fatte sentire nei circa 27.000 alveari presenti sul territorio provinciale. E’ stato possibile produrre il miele di acacia andando però a perdere parte del millefiori collinare a seguito della siccità e dell’intenso caldo a fine primavera. Dimezzata, a causa del clima, la durata dei raccolti del miele di castagno e del miele di tiglio che si sono attestati su valori inferiori alle attese. I primi dati provvisori sui raccolti di castagno evidenziano rese di 8-10 kg/alveare rilevate. Per quanto riguarda il tiglio, negli areali cittadini, si registrano rese di circa 10 kg/alveare.
“La stagione 2022, anche se per fortuna non disastrosa come il 2021, non è stata certo soddisfacente e l’aumento dei prezzi dei materiali, dell’energia e dei carburanti, hanno peggiorato ulteriormente la situazione, soprattutto per i nomadisti – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. D’altro canto, anche gli invasettatori stanno subendo gli effetti dell’inflazione e devono fronteggiare le problematiche dovute alla competizione del miele estero a più basso prezzo. Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate che hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto”.
Oltre alla spallata del clima i “pastori delle api” devono, infatti, fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio.
In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà, un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022, soprattutto da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero.
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Alla luce di questa situazione, è opportuno che anche l’agroindustria scelga il vero miele del territorio, attivando progetti economici di filiera che possano garantire la giusta valorizzazione del prodotto e del lavoro degli imprenditori”.
La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
COMO-LECCO, ENERGIA: DA GAS A BARATTOLI È TSUNAMI-PREZZI
11% dei consumi energetici per agroalimentare
Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia, con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che, anche nel comprensorio lariano, colpiscono imprese e famiglie.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che – sottolinea Coldiretti Como Lecco – vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti.
Nelle campagne – denuncia la Coldiretti interprovinciale – più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da far rischiare la cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.
Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che – evidenzia Coldiretti – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
“Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica” afferma il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. “L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia – conclude Trezzi – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.
NOVARA-VCO, CINGHIALI: DISPERATI E PREOCCUPATI PER LA NOSTRA SICUREZZA
“Siamo disperati per i continui danni provocati e preoccupati per la nostra sicurezza. Nelle nostre zone si aggira un gruppo di 25-30 cinghiali e nessuno agisce. Abbiamo chiesto l’intervento degli organi competenti, ma non c’è stato nessun abbattimento”. Questo lo sfogo dell’imprenditore agricolo Roberto Terrini che fotografa la situazione sempre più complessa nel comune di Maggiora, in provincia di Novara, con l’aumento, in maniera spropositata, dei cinghiali.
Gli esemplari stanno occupando sia le zone di caccia libera (di competenza di Atc) sia quelle di ripopolamento cattura (in gestione all’Amministrazione provinciale). “Ad inizio mese abbiamo richiesto l’intervento dei tutor – prosegue Terrini – ma non è stato effettuato nessun abbattimento, mentre successivamente, nonostante le diverse sollecitazioni per l’espandersi della problematica, non è stata data disponibilità di azione. I nostri prati vengono devastati senza che nessuno faccia qualcosa e, come ben sappiamo, questi animali sono un pericolo anche sulle strade: pochi giorni fa hanno provocato un incidente vicino al Castello Conti, fortunatamente senza gravi conseguenze per la conducente. Vogliamo che questa piaga venga risolta, ma sembra che non ci sia la volontà da parte delle istituzioni”.
“La Regione ha messo in condizione la Provincia e Atc per procedere con il processo di depopolamento dei cinghiali ma il risultato delle misure straordinarie lascia molto a desiderare – commentano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Francesca Toscani – Bisogna prendere provvedimenti adeguati e sembra che in questo momento gli organi competenti non ne siano in grado. Nella zona di Maggiora e dei comuni limitrofi ci sono molte aziende zootecniche che hanno bisogno del foraggio da poter garantire agli animali per l’inverno: con la devastazione dei prati questo rischia di essere compromesso. E poi, cosa ancora più importante, se mai si riscontrasse la presenza di casi di Peste Suina Africana anche nei nostri territori, i danni per l’economia zootecnica sarebbero incalcolabili. In quel caso pagheranno Provincia e Atc? Per questo serve un’azione puntuale e significativa per tamponare il problema”.
CUNEO, CARO ENERGIA: TSUNAMI IN ARRIVO SUI PREZZI DEL CIBO
Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali. È l’allarme lanciato da Coldiretti Cuneo in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, le serre e i trasporti mentre tra i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti.
Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% per i barattoli di banda stagnata fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
“Così non possiamo andare avanti – denuncia il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica. Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del nostro territorio, dalla trasformazione della nostra frutta agli ortaggi fino al vino, senza dimenticare i formaggi, i salumi, la carne”.
“Con l’esplosione dei costi dell’energia – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino ad oggi le imprese agricole sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.
SONDRIO, ALVEARI: CALDO E SICCITÀ HANNO AZZOPPATO LA PRODUZIONE DI MIELE
Il clima pazzo del 2022 ha tagliato in media un quarto (25%) della produzione di miele in Lombardia con una situazione ancora peggiore in alcuni areali del settentrione della nostra regione, dove la perdita del raccolto conta punte del 40% rispetto a un’annata media. E’ quanto emerge dalle prime stime di Coldiretti sull’andamento della stagione produttiva, con le fioriture estive bruciate dal caldo e le api costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento.
Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate che hanno anche costretto gli apicoltori a intervenire con alimentazioni di soccorso negli alveari già nel mese di agosto: il calo si concentra, in particolare, sulle varietà castagno e tiglio, mentre si è riusciti a raccogliere l’acacia.
Ma oltre alla spallata del clima i “pastori delle api” devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio.
In Lombardia ci sono 156 mila alveari curati da circa 9.600 apicoltori dei quali il 60% sono hobbisti che producono per autoconsumo: a livello nazionale, secondo il primo bilancio di Coldiretti sul miele made in Italy nel 2022, il raccolto è praticamente dimezzato (-40%) rispetto al potenziale produttivo. Il risultato è una produzione Made in Italy intorno ai 13 milioni di chili, fra le più basse del decennio.
In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop, tra cui anche il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.
Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero, spiega l’analisi di Coldiretti su dati Istat.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
VARESE, ENERGIA, DA GAS A BARATTOLI È TSUNAMI-PREZZI
11% dei consumi energetici per agroalimentare
Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia, con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che, anche nella nostra provincia, colpiscono imprese e famiglie.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che – sottolinea Coldiretti Varese – vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti.
Nelle campagne – denuncia la Coldiretti provinciale – più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da far rischiare la cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.
Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che – evidenzia Coldiretti – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
“Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica” afferma il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. “L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia – conclude Fiori – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.
Appuntamenti
PUGLIA, GIORNATA SOLIDARIETÀ: PACCHI ALIMENTARI PER BAMBINI
A forte rischio disagio e povertà
In uno scenario aggravato dalla guerra e dall’inflazione tra le categorie più deboli in Puglia si contano oltre 30mila bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno bisogno di essere assistiti e sono a forte rischio di povertà, disagio e anche dispersione scolastica che hanno addirittura bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, che domani 31 agosto, organizza una donazione di pacchi alimentari a Bari, alle ore 9,30, al Centro per l’Infanzia in Via Annibale di Francia 17, in occasione della Giornata internazionale della Solidarietà, Istituita dall’ONU nel 2005.
Si tratta di una situazione destinata ad aggravarsi in autunno con l’aumento dei prezzi alimentari che costerà in media – precisa la Coldiretti regionale – alle famiglie pugliesi oltre 900 milioni di euro in più solo per la tavola nel 2022, a causa del mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina, da fenomeni speculativi e del taglio dei raccolti per la siccità che aumenta la dipendenza dall’estero e alimenta i rincari.
Contro la povertà – conclude la Coldiretti Puglia – è cresciuta anche la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini a partire dall’esperienza della Spesa sospesa dei mercati contadini di Campagna Amica grazie alla quale sono stati raccolti oltre 6 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani, di alta qualità e a chilometri zero, donati ai più bisognosi.
FRIULI VENEZIA GIULIA, SHOW COOKING PER I MONDIALI GIOVANILI DI PENTATHLON
Coldiretti e Campagna Amica Fvg sponsorizzano gli “Uipm Youth U19 & U17 World Championships”, i Mondiali Giovanili di Pentathlon Moderno, in programma a Lignano Sabbiadoro dal 4 all’11 settembre 2022, negli impianti del “Bella Italia Efa Village”. All’interno del nutrito programma della manifestazione si inserisce, in particolare, il 9 settembre 2022, alle 21, nell’agriturismo Mulino delle Tolle di Bagnaria Arsa, una cena di benvenuto alla presenza di una sessantina di ospiti, rappresentanti dello sport, delle istituzioni locali e nazionali e delle squadre iscritte alla competizione. Nel corso della serata i Cuochi contadini di Campagna Amica regionale saranno protagonisti di uno Show cooking. «Parteciperemo inoltre alle giornate di gara e alle premiazioni – anticipano il Direttore regionale della Coldiretti Fvg Cesare Magalini e la responsabile di Campagna Amica Vanessa Orlando – con l’obiettivo di promuovere i nostri prodotti e il nostro modo di fare agricoltura nel corso di un evento che coinvolgerà più di 250 giovani atleti tra i 15 e i 18 anni provenienti da 34 nazioni». «La Fipm è orgogliosa di avere avviato questa importante partnership con Coldiretti Fvg. Una realtà che da anni valorizza le eccellenze del territorio e condivide con il mondo dello sport valori essenziali, come la sana alimentazione e corretti stili di vita – sottolinea il presidente della Federazione Italiana Pentathlon Moderno Fabrizio Bittner –. Un percorso che inizia con i Mondiali Giovanili di Lignano e che speriamo possa proseguire in futuro, intensificando la nostra collaborazione».
PARMA, ALTRE DUE SERATE PER LA FESTA DELLA POLENTA
Alimentarsi in modo corretto è uno stile di vita sano, che parte dalle cose semplici e genuine prediligendo in particolare prodotti meno raffinati, a km zero e legati alla tradizione. E’ quanto si può trovare a Cella di Noceto nelle serate del 3 e 4 settembre in occasione della storica Sagra della Polenta, organizzata dalla Proloco in collaborazione con Campagna Amica Parma, dove protagonista indiscussa è la polenta realizzata con farina di Mais rigorosamente italiana e macinata a pietra della Società agricola Cominardi Giovanni e Giuseppe, accreditata alla rete Campagna Amica per la vendita diretta. “La festa di questo piatto simbolo della tradizione locale – commenta Giovanni Cominardi – si celebra tra fine agosto e inizi di settembre perché è questo il periodo della raccolta. Mentre nelle farine raffinate – sottolinea Cominardi – avviene la degerminazione, ossia si separa il germe utilizzandolo per esempio per fare olio di mais, nella mia farina rimane intatto il cuore del seme di mais, ricco di oli antiossidanti. Il prodotto viene lavorato solo con la macinatura a pietra che, a differenza di quella meccanica, avviene in modo più lento così la farina conserva tutte le sue proprietà benefiche e i grassi vegetali in essa contenuti rimangono intatti”. Il mais– conclude Cominardi – è una coltura che richiede un’irrigazione costante ed è un prodotto molto ricercato quest’anno perché, a causa della siccità, circa il 40% della produzione è andata persa.
Nell’azienda agricola Cominardi vengono coltivati diversi tipi di cereali: mais, frumento duro e tenero, orzo e grani antichi. Una vasta gamma di biodiversità evidente nella ricca offerta di prodotti realizzati dall’azienda come gallette, biscotti e farine.
Dalle diverse varietà di farina di mais si ottengono farine per polenta che si adattano a vari tipi di abbinamenti: la farina bianca di mais Biancoperla, sigillo Campagna Amica, si sposa bene con il pesce; quella di Rostrato nero con gli arrosti e la cacciagione; la Gialla, che è la più versatile e utilizzata per la Festa a Cella di Noceto, si adatta bene con Funghi e Parmigiano Reggiano e anche con sughi a base di lumache.
I prodotti dell’azienda Cominardi (prodotti da forno a base delle sue farine, in prevalenza integrali, e grani antichi) si possono trovare già in anteprima sabato mattina 3 settembre al Mercato Campagna Amica di Barriera Repubblica in Largo Calamandrei (La Galleria) a Parma e la sera della Sagra della Polenta a Cella di Noceto insieme alla birra artigianale di Turris Birra.