COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 28 marzo 2022

28 Marzo 2022
News La Forza del Territorio del 28 marzo 2022

Primo piano

 

PUGLIA, CARO BOLLETTE: CALO POTERE ACQUISTO FAMIGLIE

Il caro bollette con la contrazione del potere d’acquisto delle famiglie riduce i consumi e la spesa alimentare con l’olio extravergine d’oliva che paga il conto più salato con una diminuzione del 10% delle vendite, mentre sui produttori di olio extravergine d’oliva in Puglia si sono abbattuti i rincari con un aumento totale del 15% dei costi medi di produzione. E’ quanto segnala Coldiretti Puglia, sulla base del report di Ismea sugli acquisti alimentari nel secondo semestre 2021, dopo l’incremento a doppia cifra del 2020 (+10,4%), con una flessione del -1,8% anche delle esportazioni.

A impattare fortemente sulla produzione olearia in Puglia sono il prezzo del carburante, raddoppiato in pochi mesi – aggiunge Coldiretti Puglia – il costo dell’energia cresciuto già dal settembre 2021 e i rincari di vetro (+15%) per le bottiglie e carta (+70%) per le etichette, fino ai costi stellari per imbottigliamento, confezionamento e trasporti.

In questo scenario serve una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali, grazie alla Legge fortemente sollecitata da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi di produzione, proprio quando – insiste Coldiretti Puglia – sotto la spinta salutista determinata dall’emergenza Covid i consumi di olio delle famiglie sono in crescita sull’onda del successo della Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, con più di 8 italiani su 10 (82%) che cercano sugli scaffali prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio.

In queste condizioni è importante verificare attentamente l’etichetta anche se – denuncia la Coldiretti regionale – sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – precisa la Coldiretti regionale – è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.

A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano – dice Coldiretti Puglia – in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva.

E’ necessario lavorare all’educazione al consumo di oli extravergine d’oliva di qualità per valorizzare in questo modo l’impegno ed il lavoro dei produttori – conclude Coldiretti Puglia – e per questo motivo Coldiretti, Unaprol, Campagna Amica e Fondazione Evoo School stanno cercando di formare, attraverso diversi eventi dedicati, consumatori più attenti e consapevoli.

 

Dal Territorio

 

MARCHE, GRANAROLO AUMENTA IL PREMIO LATTE

“I 48 centesimi al litro come prezzo minimo che Granarolo ha deciso di riconoscere agli allevatori, più Iva a premi, siano di esempio a tutti gli altri gruppi industriali e cooperativi”. Sono le parole di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche che plaude alla scelta responsabile del gruppo bolognese “in un momento estremamente critico per gli allevamenti bovini visto l’incremento dei costi. Un rischio per un settore che nelle Marche è già in difficoltà da anni e senza il quale sono in pericolo economia, occupazione, conservazione degli ambienti naturali e tenuta delle aree rurali e montane, zone spesso svantaggiate e soggette a spopolamento”. La Regione Marche nei giorni scorsi ha stimato un 40% di aumento dei costi rispetto al 2020 per gli allevamenti bovini e bufalini da latte. Nella nostra regione si contano oltre 3.200 allevamenti con circa 48mila bovini ma di questi appena il 15% è orientato verso il latte. In 20 anni la produzione di latte si è dimezzata. “L’adeguamento dei compensi – aggiunge la presidente Gardoni – è necessario per salvare le stalle sopravvissute, attrici di una produzione che vale 28,5 milioni di euro nella nostra regione con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale”.

 

 

ABRUZZO, CENTO GIOVANI IMPRENDITORI, FUTURO E FORMAZIONE

Giovani agricoltori affamati di futuro e di formazione, in crescita anche in Abruzzo nonostante la pandemia e lo spettro della guerra. E’ il dato emerso questa mattina in occasione dell’incontro, seconda tappa in Italia, del seminario “Dall’Europa all’Abruzzo il futuro dell’agricoltura”, promosso da Coldiretti Giovani Impresa nell’ambito del Newcap Inform tour, un ciclo di 20 incontri territoriali rivolto ad agricoltori e tecnici di tutta Italia per parlare della nuova riforma della politica agricola comunitaria e diffondere gli obiettivi dell’Unione Europea per il periodo 2023-2027.

Così questa mattina, nel museo delle Genti d’Abruzzo, tantissimi giovani imprenditori sono arrivati dalle campagne per affrontare tre tematiche fondamentali per il futuro: il contributo dell’agricoltura agli obiettivi ambientali e climatici dell’Ue; il sostegno alle aziende agricole e in particolare alle giovani imprese; la flessibilità dei paesi europei nell’adattamento delle misure alle condizioni locali. “Siamo in un momento storico importante in cui l’agricoltura guarda al futuro con voglia di crescita e di riscatto nonostante le evidenti difficoltà di natura economica – ha detto Giuseppe Scorrano, delegato Coldiretti Giovani Impresa Abruzzo – in questo scenario sta per essere approvata la nuova Politica agricola comunitaria che ridefinirà gli assetti e l’impianto su cui si muoverà l futuro del sistema agro-alimentare anche nell’ambito del dibattito europeo per affrontare la crisi energetica e la difficile situazione produttiva”. E l’Abruzzo si prepara alla sfida con il 7% in più (dato 2020, fonte Centro studi Divulga su dati Unioncamere) di aziende agricole under 35 rispetto al 2015 su un totale nazionale di oltre 55mila imprese giovani. “I giovani in tutta Italia si stanno mostrando più resilienti in controtendenza rispetto agli altri settori economici. La pandemia sicuramente non ci ha aiutato ma non ci ha scoraggiato. Ci aspettiamo dalla nuova Pac opportunità e possibilità di innovazione”.  

All’incontro si sono succeduti gli interventi di Stefano Ciliberti ricercatore dell’Università di Perugia con la relazione su “Dove sta andando la Pac”; Fabio Stagnari, professore associato dell’università di Teramo con una relazione intitolata “Dal biologico semi di futuro”; la giovanissima imprenditrice pescarese Carla Di Michele che ha raccontato la sua esperienza di impresa; Luca Di Giandomenico, esperto di sviluppo rurale di Coldiretti Abruzzo che ha illustrato “Il Psr e le nuove misure in Abruzzo”, oltre all’introduzione del Direttore regionale di Coldiretti Abruzzo Danilo Merz, alle conclusioni del delegato di Coldiretti giovani Impresa Abruzzo Giuseppe Scorrano e alla relazione del Segretario Nazionale Coldiretti Giovani Impresa Stefano Leporati che è intervenuto con una relazione su “Gli interventi della Pac e del Pnrr per i giovani agricoltori” evidenziando l’importanza delle nuove generazioni in agricoltura e le nuove opportunità che si aprono in questo, seppur difficile, momento storico per chi decide di insediarsi o di investire nel settore.

“Il primo incontro in presenza dopo la pandemia – continua Scorrano – tanti i giovani intervenuti, segno della grande volontà di guardare al futuro. Sicuramente la parola d’ordine è formazione e, su questo tema, i giovani abruzzesi chiedono un supporto concreto in un momento storico delicato e particolare”.

 

 

TOSCANA, 5MILA AZIENDE A RISCHIO CHIUSURA

Con la guerra circa 5.000 aziende agricole toscane rischiano di chiudere. L’impatto del conflitto in Ucraina costerà mediamente con 14 mila 358 euro in più per le imprese agricole a causa dell’esplosione dei costi di produzione che superano di gran lunga quanto pagato agli agricoltori e agli allevatori per i loro prodotti riducendo l’autonomia alimentare del Paese e la sua capacità di rispondere a shock di approvvigionamento generati dalle tensioni internazionali. E’ questo l’impatto che le tensioni internazionali stanno avendo sulla sostenibilità economica delle attività agricole. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Toscana su dati Crea in riferimento agli effetti della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid.

“La guerra in Ucraina ha sconvolto i mercati agricoli ed energetici costringendo l’Europa, ed il nostro Paese, ad un cambio istantaneo di strategie e le imprese ad un nuovo periodo di grande sofferenza. – analizza Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – L’aumento schizofrenico dei prezzi, in particolare di quelli dell’energia, fertilizzanti e mangimi, iniziato già prima dell’avvio del conflitto, sta compromettendo la capacità economica delle aziende agricole che non hanno più la forza per coprire i costi fissi e di far fronte ai debiti di funzionamento. Oggi abbiamo un incremento esponenziale delle aziende che, a queste condizioni, chiuderanno i bilanci un reddito netto negativo molto pesante che significa sospensione o peggio ancora chiusura delle attività. E’ necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per salvare aziende e stalle. Occorre lavorare da subito – prosegue Filippi – per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.

In pratica, secondo l’indagine di Crea, più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben il 38% su base regionale si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo con un impatto non solo sul fronte produttivo, ma anche su quello occupazionale, ambientale, della biodiversità e della gestione dei territori, spiega Coldiretti secondo lo studio Crea. Prima di questa nuova fase congiunturale internazionale le imprese che avevano un reddito netto negativo era intorno al 9%. Dall’energia ai concimi, dal foraggio per gli animali alle sementi, dal gasolio alle piantine la prima linea de rincari sulla quale stanno combattendo le aziende agricole si allunga sempre di più – evidenzia Coldiretti Toscana – con aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. 

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua Coldiretti Toscana – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.  Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi – sottolinea Coldiretti – rischia, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. 

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre la produzione di cereali e del mais perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni.  Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende in media addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea. Ad esempio dal grano al pane il prezzo aumenta oggi di ben 13 volte. Per Coldiretti Toscana occorre inoltre “investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità che minaccia il 30% delle produzioni agricole regionali ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

 

 

PUGLIA, BENE AGRISOLARE SU TETTI 2000 STALLE E AZIENDE AGRICOLE

Al via le misure per accedere a 1,5 miliardi di finanziamenti per l’istallazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 2.000 stalle e aziende agricole in Puglia, senza il consumo di suolo, è una prima importante risposta alla mobilitazione di Coldiretti a sostegno delle campagne, nell’interesse degli agricoltori e dei consumatori. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia che plaude alla firma del Ministro delle Politiche Stefano Patuanelli del decreto che dà l’avvio della misura “Parco Agrisolare” per la scrittura dei bandi nell’ambito del PNRR, con il 40% delle risorse riservato al finanziamento di progetti da realizzare in 8 regioni, tra cui proprio la Puglia.  

Una opportunità – sottolinea Coldiretti Puglia – che consente l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici agricoli e zootecnici ma senza consumare terreno fertile. Un sostegno per le imprese agricole e zootecniche che possono avvantaggiarsi del contenimento dei costi energetici ma anche – aggiunge Coldiretti Puglia – per la Puglia che può beneficiare di una fonte energetica rinnovabile in una situazione di forti tensioni internazionali che mettono a rischio gli approvvigionamenti.

La produzione agricola e quella alimentare in Puglia assorbono oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno dei consumi totali. I rincari dell’energia – sottolinea la Coldiretti regionale – hanno dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare.

Ipotizzando che sul 10% dei tetti sia già installato un impianto, il semplice utilizzo degli edifici disponibili, secondo le elaborazioni del Centro Studi Divulga, potrebbe generare una potenza fotovoltaica compresa fra 59 e 77 GW un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al 2030.

Anche per far fronte alla necessità di aiutare famiglie e imprese durante l’emergenza sanitaria e sociale causata dal Covid, da fenomeni speculativi, caro bollette e dallo scoppio della guerra in Ucraina è nata la prima comunità agro energetica 100% rinnovabile con il contributo essenziale della Puglia, una delle regioni più green d’Italia, che produce, raccoglie e ridistribuisce energia agricola a Km0, grazie all’intesa sottoscritta tra Coldiretti Puglia e ForGreen Società Benefit.

Coldiretti Puglia ritiene indispensabile il contributo del settore al percorso di transizione energetica della regione, orientato alla sostenibilità ambientale con la produzione di energia green, la tutela del suolo, dell’acqua e dell’aria e del corretto consumo energetico di matrice agricola, quale leva di competitività e nel contempo di presidio e salvaguardia dei territori, in particolare nelle aree più a rischio del Paese.

La pandemia da Coronavirus e la guerra in Ucraina hanno rivoluzionato le priorità dei mercati e dei consumatori – conclude Coldiretti Puglia – con le produzioni agricole, dalle quali dipendono le forniture alimentari, diventate più preziose e richieste del petrolio, con l’emergenza che ha ribaltato la geografia del valore della terra che è devenuta una ‘riserva naturale’ strategica da tutelare e proteggere.

Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione. Senza dimenticare che a migliorare il bilancio energetico della filiera – conclude Coldiretti Puglia – ci sono gli investimenti nell’economia circolare con la produzione di bioenergie, dal fotovoltaico sui tetti di stalle e capannoni rurali fino alla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano che va sostenuto adeguatamente.

 

 

LOMBARDIA, ARRIVO PIOGGIA SALVA CAMPI E TAVOLE

L’annunciato arrivo della pioggia salva le semine degli agricoltori e le tavole degli italiani dopo un inverno meteorologico (da dicembre a febbraio) che in Lombardia ha fatto registrare solo 65 millimetri di pioggia caduti, l’82% in meno rispetto all’anno precedente. E’ quanto afferma la Coldiretti regionale in riferimento all’atteso annuncio della pioggia e della neve al Nord, fondamentale per rimpinguare le riserve idriche che attualmente in Lombardia sono inferiori del 58% rispetto alla media del periodo 2006-2020 secondo un’analisi degli ultimi dati Arpa.

L’arrivo delle precipitazioni è importante per salvare oltre il 30% della produzione agricola nazionale fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana – spiega la Coldiretti –, dove il fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) fa registrare un livello idrometrico di -3,3 metri come in piena estate, ma pesanti anomalie si vedono anche nei grandi laghi lombardi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 5% di quello di Como al 7% dell’Iseo fino al 30% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti.

“La scarsità di piogge e di accumuli di riserve idriche con cui siamo costretti a fare i conti – commenta Paolo Carra, vice presidente di Coldiretti Lombardia – certifica come anche sui nostri territori la siccità sia diventata una calamità che sta mettendo sempre più a rischio i raccolti e testimonia il cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che ha cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni”.

Nelle campagne – spiega la Coldiretti regionale – sono al via le prime semine primaverili come quelle di mais e soia per l’alimentazione delle stalle, per la produzione di latte e carne, che hanno bisogno di acqua per consentire la lavorazione dei terreni e la germinazione delle coltivazioni. Sulle semine – precisa la Coldiretti – pesano anche i forti aumenti di costi con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) che a livello nazionale si trova in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben circa 1/3 del totale italiano (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi fino al +129% per il gasolio) – continua la Coldiretti – sono proprio per le coltivazioni di cereali dal grano al mais, che servono al Paese, a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

La garanzia della produzione nazionale è importante per l’approvvigionamento alimentare del Paese – afferma la Coldiretti – in una situazione internazionale segnata da accaparramenti e speculazioni con carestie nelle aree più povere e inflazione in quelli ricchi come in Italia dove i prezzi del cibo sono saliti in media del 4,6% con punte che vanno dal 19% per l’olio di semi davanti alla verdura fresca che cresce del 17% e la pasta che costa il 12% in più con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi a febbraio. Aumenti dei prezzi significativi nel carrello – sottolinea la Coldiretti – fanno segnare nell’ordine burro (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

La decisione dell’Unione Europea di concedere la possibilità di coltivare ulteriori 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa, dei quali 200mila in Italia– sottolinea la Coldiretti –, dovrebbe consentire al nostro Paese di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

 

 

PIEMONTE, SOS SCORTE RISTORANTI IN RUSSIA; PENALIZZATO IL MADE IN PIEMONTE

L’Italia è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna, e ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti a partire da Prosecco e Asti, ma tra le denominazioni più apprezzate ci sono anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti. E’ quanto emerge dallo studio di Coldiretti in riferimento all’allarme lanciato dai Ristoratori e Albergatori della Federazione Russa sui problemi di approvvigionamento per ristoranti e caffè in Russia che non riescono a ricevere i prodotti necessari a causa delle sanzioni, oltre che per la svalutazione del rublo.

Alcune spedizioni, secondo gli operatori russi, sono state interrotte, mentre un certo numero di operatori ha ridotto il periodo di differimento dei pagamenti o l’ha annullato del tutto. Il tutto mentre sull’agroalimentare italiano continua a pesare l’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014 come risposta alla sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea.

Nel 2021 il Piemonte ha esportato in Russia merci per 820,6 milioni di euro con una crescita del +28,3% rispetto al 2020. L’aumento era stato invece del +26,1 rispetto al 2019 che si era chiuso con 650,7 milioni di euro. L’export verso la Russia vale l’1,7% del totale export regionale. Si esportano principalmente prodotti alimentari (29,4%), macchinari (22,1%), mezzi di trasporto (13,5%) e prodotti tessili e abbigliamento (8,7%). Il Piemonte è la 4° regione italiana per export in Russia e incide per il 10,7% sull’export nazionale.

“Il mercato russo è sempre stato molto importante per il nostro export regionale, infatti, veniva esportato il 30% circa della produzione piemontese, soprattutto per quanto riguarda frutta, verdura, formaggi e vino –  Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge ora la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Piemonte. Nei supermercati russi si possono, infatti, trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali. Il danno riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari Made in Italy originali”.

 

 

LAZIO, AL VIA SEMINE: SOS COSTI E SICCITA’

Pesa l’incognita siccità sulle prime semine primaverili di mais, soia e girasole appena avviate, dopo un inverno che ha lasciato l’Italia con 1/3 di pioggia in meno, ma con precipitazioni praticamente dimezzate. E’ quanto afferma la Coldiretti Lazio nell’annunciare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della decisione di esecuzione UE 2022/484 dell’Unione Europea, che libera per la coltivazione 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. “Una decisione – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – che dovrebbe consentire allItalia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dallestero”.

Una partenza rallentata ed in ritardo per la mancanza di precipitazioni necessarie alla lavorazione dei terreni e alla germinazione delle coltivazioni nelle aree più vocate. “A questo si aggiungono anche i forti aumenti dei costi – aggiunge Granieri – con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dellattività”, ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%), si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi fino al +129% per il gasolio). Sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione, con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”, prosegue il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, nel sottolineare che “ occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente linvasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne allabbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con linnovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.

La situazione climatica – spiega Coldiretti Lazio – rischia, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari, con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. 

Va tuttavia segnalato, che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno e in Italia, secondo l’Istat, si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superficie del grano duro, risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari, anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo.

Positiva – secondo la Coldiretti Lazio – è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest, con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa. Una notizia importante per l’Italia che acquista mais sui mercati esteri per oltre 6 milioni di tonnellate provenienti prevalentemente da Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate), Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e appunto Ucraina 13% (770 mila tonnellate), secondo lo studio Divulga.

 

 

VICENZA, L’ARRIVO DELLA PIOGGIA SALVA CAMPI E TAVOLE

L’annunciato arrivo della pioggia salva le semine degli agricoltori e le tavole dei vicentini all’inizio di una primavera con quasi la metà di precipitazioni ed una gravissima siccità. È quanto afferma Coldiretti Vicenza in riferimento all’atteso annuncio della pioggia e della neve al Nord, fondamentale per rimpinguare le riserve idriche quasi a secco.

“L’arrivo delle precipitazioni è importante per salvare oltre il 30% della produzione agricola – commenta Coldiretti Vicenza – fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana, dove il fiume Po fa registrare un livello idrometrico di -3,3 metri, come in piena estate, ma pesanti anomalie si vedono anche nei grandi laghi, che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 5% di quello di Como al 31% del Maggiore”.

La garanzia della produzione nazionale è importante per l’approvvigionamento alimentare del Paese, in una situazione internazionale segnata da accaparramenti e speculazioni con carestie nei aree più povere ed inflazione in quelli ricchi come in Italia dove i prezzi del cibo sono saliti in media del 4,6% con punte che vanno dal 19% per l’olio di semi davanti alla verdura fresca che cresce del 17% e la pasta che costa il 12% in più con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi a febbraio. Aumenti dei prezzi significativi nel carrello – sottolinea la Coldiretti – fanno segnare nell’ordine burro (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

“Sono partite le prime semine primaverili – aggiunge Coldiretti Vicenza – di mais, soia e girasole, per l’alimentazione delle stalle per la produzione di latte e carne, che hanno bisogno di acqua per consentire la lavorazione dei terreni e la germinazione delle coltivazioni sulle quali pesano i forti aumenti di costi con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi fino al +129% per il gasolio) sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato”.

Il cambiamento climatico consente, peraltro, di sfruttare la possibilità concessa dall’Unione Europea alla coltivazione di ulteriori quattro milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. “Una decisione che – conclude Coldiretti Vicenza – dovrebbe consentire all’Italia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga”.

 

 

RAVENNA, BANDO DIFESA ATTIVA DA GELO

“Fondamentale il contributo garantito dalla Regione Emilia-Romagna per finanziare tutte le domande presentate dagli imprenditori agricoli nell’ambito del bando per la ‘prevenzione danni al potenziale produttivo frutticolo da gelate primaverili’”.

Così il Presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte, commenta con soddisfazione la decisione della Regione che ha chiuso il bando disponendo il finanziamento di ulteriori 3,2 milioni di euro aggiuntivi ai 10 milioni già previsti, fondi che permetteranno l’intero scorrimento della graduatoria indennizzando così tutte le 250 domande ammissibili.

“Dopo gli ultimi due anni terribili, con i frutteti e vigneti del Ravennate flagellati dalle gelate tardive – afferma Dalmonte – il sostegno della Regione è importante al fine di consentire a tutti gli agricoltori interessati di poter accedere alle risorse utili a coprire gli investimenti in difesa attiva, allo stesso tempo è necessario che gli enti locali, Comuni in primis, tutelino questi investimenti che salvaguardano aziende, raccolti e quindi il benessere dell’intera collettività”.

Il bando Psr uscito nel 2021 contro le gelate prevedeva l’acquisto di strumenti antibrina (ventole, bruciatori, ecc.) per contrastare le perdite delle produzioni frutticole causata dalle gelate primaverili.

Procedono intanto le liquidazioni degli indennizzi sulle gelate e altre calamità naturali (106 milioni di euro per gli agricoltori colpiti dai danni ai raccolti causati dalle gelate del 2021 e del 2020 e l’ultima tranche degli aiuti contro la cimice asiatica 2019), mentre cresce la preoccupazione per il fenomeno delle gelate tardive e le coperture assicurative.

Al riguardo, commenta Dalmonte, bene ha fatto l’assessore regionale Alessio Mammi a sollecitare il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli chiedendo un intervento immediato del Governo dato che gran parte delle assicurazioni non è disposta a emettere polizze alle imprese agricole contro eventuali danni alle produzioni ortofrutticole, causati dalle gelate, oppure propongono plafond molto bassi a condizioni penalizzanti per i contraenti, una situazione che mette in grande difficoltà il settore dell’ortofrutta”.

 

 

ANCONA, IL MERCATO DORICO SI ALLARGA: ECCO IL CAMPAGNA AMICA LAB

Il Mercato Dorico raddoppia e lancia il Campagna Amica Lab. Si ampliano gli spazi del mercato agricolo cittadino in via Martiri della Resistenza con l’apertura dei nuovi locali (proprio a fianco) che saranno dedicati a incontri per i cittadini, lezioni di educazione alimentare e fattoria didattica per le scuole, degustazioni guidate alla scoperta dei sapori e delle tradizioni rurali della nostra regione. Appuntamento domani, martedì 29 marzo alle ore 17.30, per una partenza con il botto. Già perché è già stato calendarizzato un ciclo di incontri con i cuochi contadini per imparare la cucina della tradizione. Primo appuntamento già domani dopo il taglio del nastro, dalle 18.30, con il cuoco Michele Antonelli per imparare l’arte della pasta fresca. Si tratta dell’esordio di “Lezioni di Marche”, il primo di nove incontri che da qui all’estate accompagneranno i partecipanti, grazie ad esperti e cuochi contadini, alla scoperta delle ricette di Pasqua, della cucina gluten free, delle preparazioni che i genitori possono fare come un gioco in compagnia dei loro figli. Una ricchezza in più per la città di Ancona che arriva a quasi un anno dall’apertura del Mercato Dorico. Lo spazio di Campagna Amica soffierà sulla prima candelina il prossimo 24 aprile con, dalla sua, numeri davvero ottimi con oltre 20mila visitatori e tante iniziative di promozione dei prodotti agricoli a chilometro zero. Un punto di riferimento per i cittadini e per le scuole coinvolte nei progetti di educazione alimentare organizzati dal mondo Coldiretti.  

 

 

FORLÌ, ARRIVO PIOGGIA SALVA CAMPI E TAVOLE

L’annunciato arrivo della pioggia salva le semine degli agricoltori e le tavole degli italiani all’inizio di una primavera con 1/3 in meno di pioggia con punte nelle regioni del nord dove si registra una gravissima siccità con le precipitazioni che sono addirittura praticamente dimezzate.  E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’atteso annuncio della pioggia e della neve al Nord, fondamentale per rimpinguare le riserve idriche quasi a secco.

L’arrivo delle precipitazioni è importante per salvare oltre il 30% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana, dove il fiume Po fa registrare un livello idrometrico di -3,3 metri, come in piena estate ma pesanti anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 5% di quello di Como al 31% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti.

La garanzia della produzione nazionale è importante per l’approvvigionamento alimentare del Paese in una situazione internazionale segnata da accaparramenti e speculazioni con carestie nei aree piu’ povere e inflazione in quelli ricchi come in Italia dove i prezzi del cibo sono saliti in media del 4,6% con punte che vanno dal 19% per l’olio di semi davanti alla verdura fresca che cresce del 17% e la pasta che costa il 12% in più con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi a febbraio. Aumenti dei prezzi significativi nel carrello – sottolinea Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – fanno segnare nell’ordine burro (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

Sono infatti partite le prime semine primaverili di mais, soia e girasole, per l’alimentazione delle stalle per la produzione di latte e carne, che hanno bisogno di acqua per consentire la lavorazione dei terreni e la germinazione delle coltivazioni sulle quali pesano i forti aumenti di costi con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi fino al +129% per il gasolio) – continua Bernabini – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

Il cambiamento climatico consente peraltro di sfruttare la possibilità concessa dall’Unione Europea alla coltivazione di ulteriori 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. Una decisione che – sottolinea la Coldiretti – dovrebbe consentire all’Italia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

 

 

SONDRIO, ORA LA SICCITÀ MINACCIA IL SISTEMA-MONTAGNA

Pochissima neve in montagna, uno scenario surreale in Valtellina e Valchiavenna dove l’assenza di precipitazioni minaccia l’agricoltura e, più in generale, il sistema-montagna in provincia di Sondrio: sono i riflessi di un quadro ben più esteso, con l’inverno da poco concluso con precipitazioni praticamente dimezzate al Nord. E’ dunque allarme siccità e incendi, favoriti dall’aumento delle temperature, come conferma l’analisi della Coldiretti mentre va avanti senza sosta il lavoro dei Vigili del fuoco per fermare gli incendi con 7 Canadair e 2 elicotteri Erikson S-64 in azione per fronteggiare i roghi sviluppati in boschi ed aree verdi, dalla Lombardia al Veneto, dall’Umbria al Lazio fino in Emilia Romagna.

Una situazione drammatica spinta dal cambiamento climatico che favorisce incendi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi fino al 14% entro il 2030 e del 50% entro la fine del secolo secondo l’Onu. Una situazione devastante con un 2021 che in Italia ha visto – spiega Coldiretti – ben 150mila ettari di territorio da nord a sud del Paese inceneriti da 659 tempeste di fuoco contro una media storica (fra il 2008 e il 2021) di 265 ogni anno.

Una dramma che l’Italia è costretta ad affrontare perché se da una parte 6 incendi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi nazionali si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi.

Ogni rogo costa oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni.

“Per difendere il bosco, occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali” sottolinea Coldiretti Sondrio attraverso il presidente Silvia Marchesini.

Peraltro i roghi che devastano le foreste hanno anche l’effetto di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è la prima in Europa ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario ad alimentare il settore del mobile, della carta e del riscaldamento da fonte rinnovabile proprio in un momento storico in cui con la guerra in Ucraina sono esplosi i costi dell’energia e delle materie prime.

“Occorrono interventi strutturali per ricreare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si sostengano quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli” conclude Marchesini nel sottolineare “la necessità di cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile”.

 

 

COMO, LA SICCITÀ MINACCIA L’AGRICOLTURA E ALIMENTA IL RISCHIO INCENDI

Siccità e assenza di precipitazioni minacciano l’agricoltura e, più in generale, il complesso sistema lariano che si divide tra pianura, montagna e lago: sono i riflessi di un quadro ben più esteso, con l’inverno da poco concluso con precipitazioni praticamente dimezzate al Nord. E’ dunque allarme siccità e incendi, favoriti dall’aumento delle temperature, come conferma l’analisi della Coldiretti mentre va avanti senza sosta il lavoro dei Vigili del fuoco per fermare gli incendi con 7 Canadair e 2 elicotteri Erikson S-64 in azione per fronteggiare i roghi sviluppati in boschi ed aree verdi, dalla Lombardia al Veneto, dall’Umbria al Lazio fino in Emilia Romagna.

Una situazione drammatica spinta dal cambiamento climatico che favorisce incendi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi fino al 14% entro il 2030 e del 50% entro la fine del secolo secondo l’Onu. Una situazione devastante con un 2021 che in Italia ha visto – spiega Coldiretti – ben 150mila ettari di territorio da nord a sud del Paese inceneriti da 659 tempeste di fuoco contro una media storica (fra il 2008 e il 2021) di 265 ogni anno.

Una dramma che l’Italia è costretta ad affrontare perché se da una parte 6 incendi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi nazionali si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi.

Ogni rogo costa oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni.

“Per difendere il bosco, occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali” sottolinea Coldiretti Como Lecco attraverso il presidente Fortunato Trezzi.

Peraltro i roghi che devastano le foreste hanno anche l’effetto di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è la prima in Europa ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario ad alimentare il settore del mobile, della carta e del riscaldamento da fonte rinnovabile proprio in un momento storico in cui con la guerra in Ucraina sono esplosi i costi dell’energia e delle materie prime.

“Occorrono interventi strutturali per ricreare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si sostengano quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli” conclude Trezzi nel sottolineare “la necessità di cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile”.

 

 

FROSINONE, AL VIA SEMINE: SOS COSTI E SICCITA’

Pesa l’incognita siccità sulle prime semine primaverili di mais, soia e girasole appena avviate, dopo un inverno che ha lasciato l’Italia con 1/3 di pioggia in meno, ma con precipitazioni praticamente dimezzate. E’ quanto afferma la Coldiretti Frosinone nell’annunciare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della decisione di esecuzione UE 2022/484 dell’Unione Europea, che libera per la coltivazione 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. “Una decisione – spiega il presidente di Coldiretti Frosinone, Vinicio Savone – che dovrebbe consentire allItalia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dallestero”.

Una partenza rallentata ed in ritardo per la mancanza di precipitazioni necessarie alla lavorazione dei terreni e alla germinazione delle coltivazioni nelle aree più vocate. “A questo si aggiungono anche i forti aumenti dei costi – aggiunge Savone – con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dellattività”, ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%), si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi fino al +129% per il gasolio). Sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione, con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”, prosegue il presidente di Coldiretti Frosinone, Vinicio Savone, nel sottolineare che “ occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente linvasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne allabbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con linnovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.

La situazione climatica – spiega Coldiretti Frosinone – rischia, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari, con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. 

Va tuttavia segnalato, che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno e in Italia, secondo l’Istat, si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superficie del grano duro, risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari, anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo.

Positiva – secondo la Coldiretti Frosinone – è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest, con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa. Una notizia importante per l’Italia che acquista mais sui mercati esteri per oltre 6 milioni di tonnellate provenienti prevalentemente da Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate), Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e appunto Ucraina 13% (770 mila tonnellate), secondo lo studio Divulga.

 

 

ROVIGO, PARCO AGRISOLARE SUI TETTI: FIRMATO IL DECRETO, PRESTO IL BANDO

È stato firmato dal ministro Patuanelli il decreto ministeriale per gli investimenti sulle rinnovabili e che fornisce le direttive necessarie all’avvio della misura “Parco Agrisolare”, a cui sono dedicati 1,5 miliardi di euro a valere sui fondi del PNRR. 

“Prende forma quindi una visione più vicina alla nostra di sostenibilità ambientale, di efficienza energetica del settore e di transizione ecologica del nostro Paese. Siamo di fronte a un’occasione importante” esprime Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Rovigo

Il decreto è già stato notificato alla Commissione europea e si è in attesa del bando che darà il via alla presentazione delle candidature dei progetti. Si tratta di un contributo a fondo perduto per l’acquisto e la posa in opera di pannelli fotovoltaici sui tetti dei fabbricati strumentali all’attività agricola, agriturismi compresi. Obiettivo della misura è sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, escludendo totalmente il consumo di suolo, tramite l’erogazione di un contributo che potrà coprire anche i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture, con la rimozione dell’eternit e amianto sui tetti (ove presente) e/o migliorando coibentazione e areazione, anche al fine di contribuire al benessere degli animali.

“Da una parte il Governo dà avvio alla diversificazione delle fonti energetiche – commenta Salvan-, spingendo sulle rinnovabili per ridurre i costi dell’energia sostenuti dalle aziende del settore e senza necessariamente consumare suolo. Inoltre, gli interventi consentiranno di riqualificare le aziende per essere sempre più prestanti in futuro”. 

La potenza complessiva dell’energia prodotta tramite questo investimento, al termine degli interventi sui tetti agricoli, sarà pari a 375.000 kw. Entro la fine dell’anno il Ministero punta ad elargire il 30% dei finanziamenti e la misura si chiuderà a giugno 2026.

“Come abbiamo sempre sostenuto in questi anni – conclude Salvan -, abbiamo tantissimi tetti, oltre ad aree inutilizzate, dove mettere pannelli solari, ne sono testimoni i nostro soci che, lo scorso anno, per disincentivare l’uso di suolo agricolo, si sono scattati foto nelle loro aziende dotate di pannelli. Noi non siamo contrari all’evoluzione dei sistemi energetici, ci teniamo a ribadirlo, siamo solo contrari all’uso di suolo agricolo che è indispensabile per altri scopi come la necessità primaria di produrre cibo”.

 

 

CREMONA, MIELE BIOLOGICO, IL CAMPIONE E’ IL CREMASCO SERGIO ZIPOLI

Si arricchisce il palmares dell’apicoltore Sergio Zipoli, produttore di miele biologico a Romanengo, campione in qualità e bontà del miele.

L’ultimo successo giunge dal Premio internazionale per il miglior miele biologico BIOLMIEL, edizione tenutasi in Basilicata il 17 e 18 dicembre 2021, che ha visto la partecipazione di 195 mieli provenienti da Grecia, Italia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, e Spagna.

Nei giorni scorsi sono state conferite le Medaglie di Alta Qualità, con il podio assoluto della più recente edizione del Premio, a seguito della valutazione organolettica della Giuria Internazionale BIOLMIEL, riunitasi a Matera, e confermate con le analisi effettuate dal CREA di Bologna sul contenuto di HMF e di acqua dei campioni pervenuti.

Apicoltura Zipoli è risultata sul podio, conquistando – con il miele di castagno – il secondo posto assoluto rispetto ai 195 mieli presentati. Una ulteriore, grande soddisfazione per l’apicoltore di Romanengo. 

L’elenco completo delle medaglie conferite nell’ambito del premio internazionale è disponibile su biolmiel.eu.

“Il segreto per ottenere un miele d’eccellenza? Grande attenzione, professionalità e passione. Con il continuo spostamento alla ricerca di fioriture, con piccoli assaggi legati ai vari territori, con spostamenti ogni anno puntando all’obiettivo di migliorare costantemente la qualità” sottolinea Sergio Zipoli, che è apicoltore da ben trentanove anni. Zipoli pratica un’apicoltura nomade, spostando le api alla ricerca delle fioriture, dalla Toscana alla Liguria, dall’Emilia Romagna all’alta montagna, sulle Alpi. Per acquistare i suoi mieli ci si può recare presso lo spaccio in via Roma a Romanengo. 

“Congratulazioni a Sergio Zipoli per questo ulteriore, importante successo, tutto nel segno dell’eccellenza made in Italy – sottolinea Coldiretti Cremona –. Non ci stanchiamo di ricordare che la cura e la presenza delle api sono strettamente legate alla qualità del nostro ambiente. L’invito, rivolto a tutti i cittadini, è di scegliere sempre miele italiano, garantito dagli apicoltori che lo producono.

 

 

SIENA, QUASI 1800 AZIENDE A RISCHIO CHIUSURA SUL TERRITORIO

Con la guerra oltre 1750 aziende agricole della provincia di Siena rischiano di chiudere. L’impatto del conflitto in Ucraina costerà mediamente 14mila 358 euro in più all’anno per le imprese agricole a causa dell’esplosione dei costi di produzione che superano di gran lunga quanto pagato agli agricoltori e agli allevatori per i loro prodotti riducendo l’autonomia alimentare del Paese e la sua capacità di rispondere a shock di approvvigionamento generati dalle tensioni internazionali. E’ questo l’impatto che le tensioni internazionali stanno avendo sulla sostenibilità economica delle attività agricole. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Siena su dati Crea in riferimento agli effetti della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid.

“La guerra in Ucraina ha sconvolto i mercati agricoli ed energetici costringendo l’Europa, ed il nostro Paese, ad un cambio istantaneo di strategie e le imprese ad un nuovo periodo di grande sofferenza. – analizza Coldiretti Siena –. L’aumento schizofrenico dei prezzi, in particolare di quelli dell’energia, fertilizzanti e mangimi, iniziato già prima dell’avvio del conflitto, sta compromettendo la capacità economica delle aziende agricole che non hanno più la forza per coprire i costi fissi e di far fronte ai debiti di funzionamento. Oggi abbiamo un incremento esponenziale delle aziende che, a queste condizioni, chiuderanno i bilanci un reddito netto negativo molto pesante che significa sospensione o peggio ancora chiusura delle attività. E’ necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per salvare aziende e stalle. Occorre lavorare da subito – prosegue Filippi – per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.

In pratica, secondo l’indagine di Crea, ben il 38% di aziende si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo con un impatto non solo sul fronte produttivo, ma anche su quello occupazionale, ambientale, della biodiversità e della gestione dei territori, spiega Coldiretti secondo lo studio Crea. Prima di questa nuova fase congiunturale internazionale le imprese che avevano un reddito netto negativo era intorno al 9%. Dall’energia ai concimi, dal foraggio per gli animali alle sementi, dal gasolio alle piantine la prima linea de rincari sulla quale stanno combattendo le aziende agricole si allunga sempre di più – evidenzia Coldiretti – con aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.  Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi – sottolinea Coldiretti – rischia, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. 

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre la produzione di cereali e del mais perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni.  Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende in media addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea. Ad esempio dal grano al pane il prezzo aumenta oggi di ben 13 volte. Per Coldiretti Siena occorre inoltre “investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità che minaccia il 30% delle produzioni agricole regionali ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

 

 

VITERBO, AL VIA SEMINE: SOS COSTI E SICCITA’

Pesa l’incognita siccità sulle prime semine primaverili di mais, soia e girasole appena avviate, dopo un inverno che ha lasciato l’Italia con 1/3 di pioggia in meno, ma con precipitazioni praticamente dimezzate. E’ quanto afferma la Coldiretti Viterbo nell’annunciare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della decisione di esecuzione UE 2022/484 dell’Unione Europea, che libera per la coltivazione 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. “Una decisione – spiega il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici – che dovrebbe consentire all’Italia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero”.

Una partenza rallentata ed in ritardo per la mancanza di precipitazioni necessarie alla lavorazione dei terreni e alla germinazione delle coltivazioni nelle aree più vocate. “A questo si aggiungono anche i forti aumenti dei costi – aggiunge Pacifici – con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività”, ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%), si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi fino al +129% per il gasolio). Sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione, con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”, prosegue il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici, nel sottolineare che “ occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.

La situazione climatica – spiega Coldiretti Viterbo – rischia, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari, con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. 

Va tuttavia segnalato, che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno e in Italia, secondo l’Istat, si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superficie del grano duro, risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari, anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo.

Positiva – secondo la Coldiretti Viterbo – è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest, con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa. Una notizia importante per l’Italia che acquista mais sui mercati esteri per oltre 6 milioni di tonnellate provenienti prevalentemente da Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate), Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e appunto Ucraina 13% (770 mila tonnellate), secondo lo studio Divulga.

 

 

BRESCIA, PIOGGIA: SALVI CAMPI E TAVOLE DOPO INVERNO A SECCO

L’annunciato arrivo della pioggia salva le semine degli agricoltori, e le tavole degli italiani, dopo un inverno meteorologico (da dicembre a febbraio) che in Lombardia ha fatto registrare solo 65 millimetri di pioggia caduti, l’82% in meno rispetto all’anno precedente. E’ quanto afferma la Coldiretti regionale in riferimento all’atteso annuncio della pioggia e della neve al Nord, fondamentale per rimpinguare le riserve idriche che attualmente in Lombardia sono inferiori del 58% rispetto alla media del periodo 2006-2020, secondo un’analisi degli ultimi dati Arpa.

L’arrivo delle precipitazioni – spiega Coldiretti – è importante per salvare oltre il 30% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trovano nella pianura padana, dove il fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) fa registrare un livello idrometrico di -3,3 metri come in piena estate, ma pesanti anomalie si vedono anche nei grandi laghi lombardi. Nel bresciano, il lago d’Iseo ha una percentuale di riempimento del 7%, mentre la disponibilità di acqua del lago d’Idro è ferma al 29,4%. “La scarsità di piogge e di accumuli di riserve idriche con cui siamo costretti a fare i conti – commenta Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia – conferma che anche nei nostri territori la siccità è diventata una calamità che mette sempre più a rischio i raccolti. Un’ulteriore testimonianza del cambiamento climatico in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione che ha cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni”.

Nelle campagne – spiega Coldiretti – sono al via le prime semine primaverili come quelle di mais e soia per l’alimentazione delle stalle, per la produzione di latte e carne, che hanno bisogno di acqua per consentire la lavorazione dei terreni e la germinazione delle coltivazioni. Sulle semine – precisa Coldiretti – pesano anche i forti aumenti di costi, con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) che a livello nazionale si trova in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Ma circa 1/3 del totale italiano (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi fino al +129% per il gasolio) – continua Coldiretti – sono proprio per le coltivazioni di cereali dal grano al mais, che servono al Paese, a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. La garanzia della produzione nazionale è importante per l’approvvigionamento alimentare del Paese – afferma Coldiretti – in una situazione internazionale segnata da speculazioni con carestie nelle aree più povere e inflazione in quelli ricchi come in Italia, dove i prezzi del cibo sono saliti in media del 4,6%, con punte che vanno dal 19% per l’olio di semi alla verdura fresca che cresce del 17% e alla pasta che costa il 12% in più, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi a febbraio. Aumenti dei prezzi significativi nel carrello anche per burro (+11%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

La decisione dell’Unione Europea di concedere la possibilità di coltivare ulteriori 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa, dei quali 200mila in Italia – sottolinea Coldiretti –, dovrebbe consentire al nostro Paese di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero. In una situazione in cui l’Italia si trova obbligata a importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

 

 

LATINA, AL VIA SEMINE: SOS COSTI E SICCITA’

Pesa l’incognita siccità sulle prime semine primaverili di mais, soia e girasole appena avviate, dopo un inverno che ha lasciato l’Italia con 1/3 di pioggia in meno, ma con precipitazioni praticamente dimezzate. E’ quanto afferma la Coldiretti Latina nell’annunciare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della decisione di esecuzione UE 2022/484 dell’Unione Europea, che libera per la coltivazione 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia. “Una decisione – spiega il presidente di Coldiretti Latina, Denis Cornello – che dovrebbe consentire allItalia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dallestero”.

Una partenza rallentata ed in ritardo per la mancanza di precipitazioni necessarie alla lavorazione dei terreni e alla germinazione delle coltivazioni nelle aree più vocate. “A questo si aggiungono anche i forti aumenti dei costi – aggiunge Cornello – con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dellattività”, ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%), si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. I maggiori incrementi percentuali di costi correnti (dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi fino al +129% per il gasolio). Sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione, con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”, prosegue il presidente di Coldiretti Latina, Denis Cornello, nel sottolineare che “ occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente linvasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne allabbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con linnovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.

La situazione climatica – spiega Coldiretti Latina – rischia, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari, con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, con i raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. 

Va tuttavia segnalato, che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno e in Italia, secondo l’Istat, si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superficie del grano duro, risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari, anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo.

Positiva – secondo la Coldiretti Latina – è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest, con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa. Una notizia importante per l’Italia che acquista mais sui mercati esteri per oltre 6 milioni di tonnellate provenienti prevalentemente da Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate), Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e appunto Ucraina 13% (770 mila tonnellate), secondo lo studio Divulga.

 

 

Appuntamenti

 

VARESE, GIOVANI E INNOVAZIONE, AL VIA LE ISCRIZIONI A OSCAR GREEN 2022

Al via Oscar Green 2022, il premio all’innovazione promosso da Coldiretti Giovani Impresa. “Con la guerra e i rincari che mettono a rischio la disponibilità di cibo Made in Italy scatta la corsa delle idee anticrisi dei giovani agricoltori italiani che si impegnano per dare risposte concrete e innovative alle difficoltà che stanno compromettendo il loro futuro” sottolinea Coldiretti Varese attraverso il presidente Fernando Fiori, nell’invitare i giovani agricoltori a candidarsi al premio all’innovazione rivolto alle imprese che creano sviluppo e lavoro, per rilanciare l’economia dei territori e raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare in un Paese come l’Italia oggi fortemente dipendente dalle importazioni dall’estero.

“Attraverso l’Oscar Green promosso da Coldiretti Giovani Impresa, diamo spazio a storie di giovani imprenditori rappresentative di un modello di innovazione sostenibile in agricoltura, che affonda le sue radici nella terra e nelle comunità” aggiunge Enrico Montonati, delegato Coldiretti Giovani Impresa Varese. “Sul territorio gli esempi virtuosi non mancano e ci auguriamo che siano tante le candidature da parte dei giovani agricoltori della nostra provincia prealpina”.

Per iscriversi – spiega Coldiretti Giovani Impresa Varese – c’è tempo fino al 30 aprile 2022: si deve accedere al sito https://giovanimpresa.coldiretti.it/ e, nella sezione Oscar Green, scegliere fra le sei categorie di concorso.

La prima categoria “Energie per il futuro e sostenibilità” premia le imprese che lavorano e producono in modo ecosostenibile, rispettoso del pianeta, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando e producendo energia nel rispetto dell’ambiente.

“Impresa Digitale” premia invece i progetti di quelle giovani aziende agroalimentari che coniugano tradizione e innovazione attraverso l’applicazione di nuove tecnologie e l’introduzione dell’innovazione digitale quale leva strategica per garantire maggiore competitività all’agroalimentare, anche attraverso nuove modalità di comunicazione e vendita quali l’e-commerce e il web marketing.

La categoria “Campagna Amica” promuove e valorizza i prodotti Made in Italy attraverso la realizzazione di nuove forme di vendita e di consumo volte a favorire l’incontro tra impresa e cittadini. Sarà premiata anche la capacità di diffusione della cultura e dei prodotti dell’agroalimentare italiano che contribuisce a contrastare il falso made in Italy, rispondendo alle esigenze dei cittadini in termini di sicurezza alimentare, qualità, tipicità, tutela ambientale e riscoperta del territorio.

“Custodi d’Italia” premia le aziende che contribuiscono al presidio delle aree più marginali e più difficili. Sono inclusi in questa categoria gli esempi di agricoltura eroica e di costruzione di reti che riescono a garantire attività e flussi economici, utili a mantenere la presenza di comunità nelle aree interne e in grado di creare opportunità lavorative e nel contempo riescono a preservare prodotti rari, antichi e quasi persi, facendo sì che il patrimonio di biodiversità di cui il nostro Paese è ricco sia custodito e valorizzato.

La categoria “Fare Filiera” prende in esame i progetti promossi nell’ambito di partenariati variegati, che coniugano agricoltura e tecnologia così come artigianato tradizionale e mondo digitale, arrivando fino agli ambiti del turismo, del design e di ricerca accademica.

“Coltiviamo solidarietà” premia le iniziative volte a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e, soprattutto, etico e sociale. Oltre alle imprese agricole possono partecipare enti pubblici, cooperative e consorzi capaci di creare sinergia con realtà agricole a fini sociali.

“Le imprese che corrono per l’Oscar Green sono rappresentative di un modello di innovazione sostenibile in agricoltura che affonda le sue radici nella terra e nelle comunità” concludono Fiori e Montonati. “Storie di giovani, veri protagonisti italiani della transizione ecologica, che nascono tanto dall’esigenza di rendere reale un sogno individuale d’impresa quanto dalla voglia di dare risposte alle necessità di una collettività, realizzando prodotti originali o arricchendo il territorio di servizi altrimenti impossibili da garantire”.

 

 

PADOVA, SPESA A KM ZERO E RAPPORTO CON IL CLIENTE

Un percorso di formazione e informazione per gli imprenditori agricoli impegnati nella vendita diretta nel Mercato Coperto di Campagna Amica Padova. E’ in corso in questi giorni, su iniziativa dell’ufficio formazione di Coldiretti Padova, l’attività rivolta agli agricoltori che animano il Mercato Coperto di via Vicenza a Padova e presentano ai cittadini consumatori i propri prodotti a km zero, fornendo spesso utili consigli e informazioni legate all’origine e alle caratteristiche degli alimenti. Un percorso formativo articolato, grazie all’intervento degli esperti, che consente agli operatori dei Mercati di Campagna Amica di ricevere informazioni utili sulla vendita diretta, sulla gestione dei farmer’s market, sul linguaggio da usare, sul rapporto con i clienti e altri aspetti pratici legati alla quotidianità del punto vendita. Ogni settimana, infatti, sono sempre più numerosi i consumatori padovani che scelgono di fare la spesa a km zero nel Mercato Coperto di Campagna Amica Padova ed è fondamentale per gli agricoltori che vi partecipano conoscere e curare tutti gli aspetti che permettono di ottimizzare la comunicazione e il rapporto con i clienti, l’immagine stessa dell’azienda e la promozione delle tipicità della nostra migliore agricoltura.

 

 

ASTI, IL MEDICO DIETOLOGO GIORGIO CALABRESE E I GIOVANI DELLE SCUOLE SUPERIORI

“Diete e stili di vita squilibrati con focus nel tempo della pandemia; ripercussioni nel medio e lungo termine”, “Alcol. Da quando e come?”, “Alimentazione&Sport” e “Anoressia e Bulimia”. Questi, gli argomenti al centro del prossimo incontro promosso da Coldiretti Asti nell’ambito del ciclo di conferenze di formazione/informazione dal titolo “A tavola con il Nutrizionista Clinico e il Medico Dietologo Giorgio Calabrese”.

L’appuntamento è per VENERDI’ 1° APRILE (ore 9) nella Sala Polivalente del Mercato Contadino di Campagna Amica Coldiretti Asti in Corso Alessandria 271.

A distanza di 15 giorni, il professor Calabrese tornerà ad offrire una Lectio Magistralis agli studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore di Asti, in particolare ai discenti della Curvatura Sperimentale Biomedica. L’incontro verrà altresì seguito in diretta streaming dalle altre classi degli IIS Vittorio Alfieri, Francesco Vercelli e Castigliano.

Gli argomenti trattati sono stati scelti per fornire contenuti e risposte scientifiche ad alcune tra le più comuni problematiche giovanili, affinché si formino conoscenza e consapevolezza tra i giovani stessi.

Al termine della Lectio, per altro valida per i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), è previsto un dibattito per rispondere ai dubbi e alle curiosità degli studenti.

Alla luce di tanto entusiasmo nonché interesse da parte dei giovani coinvolti nel progetto, e grazie alla disponibilità del Prof Calabrese, abbiamo deciso di dedicar loro anche l’ultima data (venerdì 29 aprile) di questo primo ciclo d’incontri dedicato alle diverse declinazioni dell’Alimentazione legata alla Salute – anticipa il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia; –  un ringraziamento va anche ai Dirigenti Scolastici e ai docenti per aver creduto in questa iniziativa, che rappresenta un unicum nell’astigiano, per l’altissima valenza e indiscussa professionalità di Calabrese, riconosciuta e apprezzata a livello internazionale, messa a disposizione della fascia adolescenziale. Una vera e propria anticipazione di quelle che saranno le future lezioni universitarie”.

Incontri organizzati col patrocinio dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Asti e dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Asti.