COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 24 gennaio 2023

25 Gennaio 2023
News La Forza del Territorio del 24 gennaio 2023

Primo piano

 

TOSCANA, CLASSIFICA PROVINCE DOVE FARE LA SPESA È PIU’ CARO

Fare la spesa è costato molto di più ai residenti di Arezzo che hanno dovuto aggiungere al loro budget 528 euro per mettere in tavola pane, pasta, latte, carne e pesce rispetto ai residenti della provincia di Pisa (+387). C’è una forbice di 141 euro tra la prima e l’ultima della classifica stilata da Coldiretti Toscana sulla base dei dati relativi all’inflazione nei dodici mesi del 2022. In mezzo c’è un esborso medio annuale su base regionale a famiglia di 463 euro in più all’anno per l’acquisto di prodotti alimentari e bevande analcoliche. “A spingere l’inflazione a livelli record sono stati in questo folle 2022 l’aumento dei costi energetici e di produzione alimentati dagli effetti del conflitto in Ucraina per cui, purtroppo, non si intravede ancora una soluzione. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Le famiglie per difendersi dallo tsunami dei rincari hanno dovuto adattarsi cercando prodotti con sconti, girando anche per più punti vendita alla ricerca del prezzo più conveniente oppure tornando all’abitudine di fare la lista della spesa per scoraggiare gli acquisti compulsivi. Piccole strategie che, insieme a tante buone pratiche quotidiane che hanno messo in atto come una più attenta lotta agli sprechi e una migliore gestione dei costi energetici con il 77% che ha affermato di ridurre le temperature e le ore di utilizzo dei riscaldamenti, hanno sicuramente alleviato l’impatto”.

Nella classifica delle province dove riempire il carrello è stato più costoso troviamo al secondo posto Grosseto con 517 euro che ha chiuso l’anno con il tasso di inflazione più alto di tutta la regione (12,7%) contro una media del 12% stabile rispetto al mese di novembre 2022. Al terzo posto troviamo Pistoia con 500 euro. Poco distante con 489 euro, al quarto posto, la provincia di Massa Carrara che precede Firenze con 478 euro in quinta posizione. Seguono poi Livorno con 453 euro, Siena con 444 euro e Lucca con 410 euro. Chiude la classifica, come anticipato, Pisa con 387 euro di rincari. 

Complessivamente tutte le famiglie insieme hanno speso, considerando l’inflazione media per ogni singola voce, 845 milioni di euro in più per l’acquisto di prodotti alimentari e bevande analcoliche a causa di un incremento medio dell’inflazione dell’8,2% con la classifica degli aumenti che è guidata da pane, pasta e cereali (+160 milioni) davanti a verdura (+159 milioni) e carni (+143 milioni). Al quarto posto ci sono, come anticipato, latte formaggi e uova – spiega Coldiretti Toscana – che precedono il pesce, rincarato di 69 milioni di euro. Seguono olio, burro e grassi (+ 52 milioni), che è però la categoria che nel 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi con una inflazione media del 17,9% e le bevande analcoliche (dal caffè alle acque minerali fino ai succhi) a parimerito (+52 milioni). Chiudono la classifica degli aumenti a zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci (+25 milioni) e sale, condimenti e alimenti per bambini (+13 milioni).

Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne – denuncia Coldiretti Toscana – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. Sotto pressione – sottolinea Coldiretti Toscana – è l’intera filiera agroalimentare a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

“Il 2022 è stato un anno durissimo che ha sfiancato la fiducia di famiglie ed imprese e creato un clima di pessimismo soprattutto per quanto riguarda la situazione economica. L’anno si è chiuso con un tasso di inflazione stabile anche se con molte differenze tra territorio e territorio. – conclude il Presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi – La piccola crescita del Pil regionale prevista per il 2023, ed i successivi due anni dall’Irpet, sarà condizionata inevitabilmente dai fattori guerra, inflazione e clima. L’agricoltura può fornire molte delle risposte di cui il Paese ha bisogno sia dal punto di vista della produzione di cibo che di energia pulita contribuendo in maniera determinante ad una nuova stagione di crescita”.

La spesa più cara in Toscana nel 2022

1° Arezzo                                + 528 euro

2° Grosseto                            + 517 euro

3° Pistoia                                + 500 euro

4° Massa Carrara                   + 489 euro

5° Firenze                               + 478 euro

6° Livorno                               + 453 euro

7° Siena                                 + 444 euro

8° Lucca                                 + 410 euro

9° Pisa                                   + 387 euro

Elaborazione Coldiretti Toscana dei dati Istat

 

Dal Territorio

 

SICILIA, CONSUMI: A PANTELLERIA IL MIELE DEL SOLE E DEL VENTO

Denny Almanza, 34 anni, salva le api e tutela il territorio

Non solo zibibbo, non solo olio ma anche miele. Pantelleria conferma la sua genetica agricola con una produzione unica di un altrettanto unico apicoltore professionale presente nell’isola. Si chiama Denny Almanza, ha 34 anni è un agricoltore Coldiretti ed ha la determinazione di chi vuole mantenere il patrimonio isolano facendo conoscere un prodotto dalle straordinarie qualità come il miele. E non si tratta di un singolo prodotto ma di vari elisir di erica, corbezzolo, tè siciliano, fico d’India, mirto ed eucalipto. Un ampio paniere produttivo per “sfruttare” al meglio tutte le produzioni anche spontanee pantesche, il tutto grazie alla laboriosità di una sottospecie di ape africana che viene chiamata addirittura ape assassina capace di adeguarsi al clima aspro e mutevole di Pantelleria.

La passione di Denny Almanza deriva dalla famiglia della quale ha tutelato degli appezzamenti di terreno dove le sue arnie diventano protagoniste di un’attività che l’apicoltore spiega anche sui social per trasferire la passione.

Negli ultimi anni abbiamo anche incrementato la produzione di origano – racconta l’apicoltore -. Si tratta di un vero e proprio “piano b” produttivo non solo perché questa aromatica ha delle qualità uniche ma anche per i fiori e quindi per il miele che diventa un prezioso alleato per la salute.

Da Pantelleria il suo miele raggiunge l’Italia e ormai – prosegue – grazie anche al passaparola il mercato si sta allargando all’Europa. Il valore aggiunto – continua – è certamente la provenienza perché chiunque conosce la bellezza e l’agricoltura di questa isola.

La sua produzione annuale è di circa 10 quintali. Ogni vasetto è selezionato e curato e per questo – conclude Denny Almanza – è importante acquistare il miele anche dai piccoli produttori che tutelano un insetto unico come l’ape. 

 Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – sottolinea Coldiretti Sicilia – bisogna verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. 

 

PUGLIA, RINCARI CARRELLO SPESA FANNO PAURA A 2 PUGLIESI SU 3 NEL 2023

Si allenta preoccupazione per caro bollette

E’ il rincaro sul carrello della spesa la paura principale per il 2023 per quasi 2 pugliesi su 3 per il 2023 che temono ulteriori aumenti dei prezzi per acquistare cibi e bevande, mentre si allenta la preoccupazione per il caro bollette. E’ quanto emerge da un sondaggio di Coldiretti Puglia condotto sul portale puglia.coldiretti.it, secondo cui il 63% dei pugliesi si aspetta un ulteriore aumento dei prezzi degli alimentari, il 21% teme un ulteriore rincaro delle bollette, l’11% mette in preventivo di spendere di più per viaggi e vacanze, mentre solo il 5% si aspetta che aumenteranno i prezzi al ristorante o in pizzeria.  

A causa dei rincari più di un consumatore su due (52%) sta tagliando la spesa nel carrello, mentre un altro 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre un 30% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa. I pugliesi – sottolinea la Coldiretti regionale – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – precisa la Coldiretti – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa.

Ma a rischio alimentare ci sono oltre 800mila famiglie, con la Puglia che supera la media con il 27,5 per cento dell’incidenza di povertà relativa, il peggiore su scala nazionale, la punta dell’iceberg delle difficoltà – denuncia Coldiretti Puglia – in cui rischia di trovarsi un numero crescente di famiglie a causa dell’inflazione spinta dal carrello della spesa per i costi energetici e alimentari.

Con la crisi un numero crescente di persone è stato costretto a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente – sottolinea la Coldiretti regionale – ai pacchi alimentari che hanno aiutato tra gli altri bambini (di età uguale o inferiore ai 15 anni), anziani, senza fissa dimora (di età uguale o superiore ai 65 anni) e disabili. Fra i nuovi poveri – continua la Coldiretti Puglia – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia. Persone e famiglie che mai prima d’ora – precisa la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche.

Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne – denuncia la Coldiretti – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. Sotto pressione – sottolinea la Coldiretti – è l’intera filiera agroalimentare a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per le difficoltà economiche, la ridotta disponibilità di manodopera, un  impegno quotidiano senza sosta che è sostenuto anche dalle consegne a domicilio, dall’asporto e da importanti momenti di solidarietà verso gli indigenti.

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori, afferma Coldiretti nel sottolineare l’esigenza di raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”. Nell’ambito del Pnrr Coildiretti ha presentato progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti.  Un impegno che – conclude Coldiretti – ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.

 

MARCHE, BIETOLAI PIÙ FORTI DELLA SICCITÀ: LA CONFERMA DI UN SETTORE IN CRESCITA

Obiettivi raggiunti nonostante un’annata davvero difficile. È un bilancio positivo quello tracciato da Coldiretti Marche rispetto alla campagna della bietola da zucchero che ha visto impegnate circa 150 aziende agricole su 1.369 ettari (270 coltivati con metodo biologico). Già si guarda avanti alla campagna 2023 che già da ora può contare sugli stessi ettari del 2022 e la consapevolezza che la sfida per lo zucchero 100% Made in Italy è già vinta. “Eravamo convinti del fatto che il ritorno della barbabietola qui nelle Marche, potesse rappresentare un’opportunità di diversificazione delle colture e di nuovo reddito per le aziende – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – I dati di questi anni ci dicono che avevamo ragione. Risultati arrivati anche per merito degli agricoltori marchigiani: è grazie alla loro esperienza se anche una stagione contraddistinta come quella passata da siccità e alte temperature è stata affrontata. La scorsa estate la produttività è stata messa a dura prova ma i coltivatori hanno saputo comunque mantenere gli obiettivi prefissati”. Nei giorni scorsi gli agricoltori si sono incontrati con i vertici di Coldiretti, presenti la presidente Gardoni e il direttore Alberto Frau, e con Coprob, l’unico produttore cooperativo di zucchero con una filiera tutta italiana dopo che la produzione, a metà anni 2000, era stata abbandonata. Oggi invece il settore si sta consolidando e i margini di crescita del mercato sono davvero concreti. Quello dello zucchero 100% Made in Italy non è un ritorno al passato ma una richiesta da parte di un mercato sempre più attento alla sostenibilità e all’etica che preferisce un prodotto nazionale anziché acquistarne da Paesi che sfruttano la manodopera o utilizzano prodotti chimici nocivi e proibiti in Italia.

 

PIEMONTE, VINO: POLEMICHE SU ETICHETTE SPAVENTANO 1 ITALIANO SU 2

Le polemiche sull’allarme in etichetta rischiano di spaventare ingiustamente più di un italiano su due (54%) che beve vino, emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat in riferimento all’annuncio della revisione delle norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche da parte del portavoce della Commissione europea Stefan De Keersmaecker mentre in Italia si moltiplicano gli attacchi ingiustificati.

La dichiarazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz, a livello comunitario, di penalizzare il settore come il via libera concesso all’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche” ma anche il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti.

“Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. E’ infatti del tutto improprio – precisano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia. Un criterio che metterebbe a rischio una filiera che, in Piemonte, conta 14 mila imprese, 43 mila ettari di superficie vitata e vanta 42 Doc e 17 Docg”.

 

MANTOVA, TERRANOSTRA GUARDA AL FUTURO CON STATI GENERALI DELL’AGRITURISMO

Multifunzionali, social, tematici: l’ospitalità rurale guarda a Millenials e Generazione Z

Dalla pandemia alla nuova fase post-Covid. Gli agriturismi di Terranostra Mantova, attraverso gli Stati generali, hanno affrontato i grandi temi della nuova era dell’ospitalità rurale, con interventi del presidente regionale Massimo Grignani, del presidente provinciale Giuseppe Groppelli, della coordinatrice di Terranostra Lombardia Valeria Sonvico, del direttore di Coldiretti Mantova Erminia Comencini e di Marina Ragni della Direzione generale Agricoltura di Regione Lombardia.

Sotto la lente, in particolare, l’ondata di rincari che ha colpito anche le imprese agrituristiche, mettendo sotto pressione i bilanci, ma anche le nuove opportunità dell’ospitalità rurale, dalla fattoria didattica alla fattoria sociale, dall’agri-camping fino alle iniziative tematiche, in grado di coinvolgere nuovi ospiti fra i Millenials e la Generazione Z.

L’agriturismo del futuro sarà sempre di più alleato della multifunzionalità e potrà sviluppare formule vincenti di vendita diretta, una promozione a largo raggio tramite i social network, un utile veicolo di comunicazione istantanea, coinvolgendo maggiormente i cuochi contadini, gli ambasciatori del gusto e del territorio in grado da creare un ponte fra due realtà che sposano la qualità e la genuinità: Terranostra e Campagna Amica.

“A livello provinciale, Terranostra Mantova – ha ricordato il presidente Giuseppe Groppelli – ha instaurato rapporti costruttivi con il Consorzio Virgilio e con il Consorzio lombardo produttori di carne bovina, per sostenere le produzioni territoriali che puntano sempre più alla sostenibilità e al benessere animale”.

 

PARMA, AL VIA BANDI GAL DEL DUCATO SULLA SELVAGGINA

Al via i bandi del Gal del Ducato (Gruppo di Azione Locale di Parma e Piacenza) inseriti nel programma di sviluppo rurale della Regione Emilia Romagna per la creazione di una nuova filiera della selvaggina con carni del territorio.

“Esprimiamo soddisfazione – comunica Coldiretti Parma – in quanto da un problema come quello dei danni da selvatici si passa ad una opportunità per tutta la collettività locale, attraverso la creazione di questa filiera che consentirà di rinforzare le relazioni tra cacciatori e operatori del settore, creare posti di lavoro e offrire prodotti salubri e di buona qualità per la ristorazione.

I nostri uffici sono già pronti e disponibili ad assistere i soci interessati”.

I bandi sono: denominati: “Filiera controllata e vendita di carni di selvaggina: adeguamento strutturale e impiantistico di centri di raccolta e sosta delle carni da parte di Ambiti Territoriali di caccia (ATC)” e “Filiera controllata e vendita di carni da selvaggina. Adeguamento/miglioramento di centri privati di raccolta e/o lavorazione delle carni”.

“Le risorse disponibili per finanziare i progetti – precisa Filippo Anelli, tecnico responsabile del settore per Coldiretti Parma – ammontano a 70mila euro per il primo bando e a 130mila euro per il secondo. Sono risorse importanti nell’ambito di un’azione fortemente voluta da Coldiretti in un contesto dove stiamo tirando le somme di un’altra misura promossa dal Gal sulla prevenzione dei danni da fauna (A.2.5 tipo operazione 4.4.02) per sostenere gli interventi tesi a proteggere le aziende agricole dai danni da fauna selvatica, per la quale nel 2022 sono state presentate da Coldiretti Parma 14 domande attualmente in fase di istruttoria”.

Il Primo Bando (A.2.3c1) è teso a finanziare i costi per l’adeguamento strutturale e impiantistico dei centri di raccolta e sosta delle carni di selvaggina da destinare alla lavorazione nell’ambito della filiera controllata del Ducato, come ad esempio opere murarie e impiantistiche necessarie all’adeguamento delle strutture; l’acquisto e installazione di nuove attrezzature e macchinari; la sistemazione di aree di accesso esterne/pertinenze per migliorarne la fruibilità.

I bandi sono correlati tra loro e puntano a rinforzare le relazioni tra i fornitori della materia prima, ovvero i cacciatori, ma anche gli agricoltori con l’autodifesa e la prevenzione dai continui danni provocati dalla fauna, e gli altri operatori della filiera (macellerie e ristorazione, tra cui la rete degli agriturismi) e a sviluppare una politica di marchio e protocolli comportamentali attraverso l’adesione a uno specifico disciplinare.

Per prendere piena visione delle opportunità contenute nei bandi per quanto riguarda modalità di partecipazione, soggetti e spese ammissibili, si invita a consultare il sito istituzionale del Gal del Ducato nella sezione dedicata ai bandi. Coldiretti Parma e i suoi uffici zona sono a disposizione per fornire la massima assistenza agli interessati.

 

TORINO, PROGETTO VARIANTE 460: LA CITTÀ METROPOLITANA ASCOLTA GLI AGRICOLTORI

Coldiretti Torino accoglie con favore l’apertura al confronto da parte della Città Metropolitana sul progetto di variante alla SS 460 nel Canavese.

«La variante 460 da Lombardore a Salassa – ricorda il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – impatta gravemente sui terreni agricoli più fertili della zona e minaccia la produttività delle aziende agricole. Non siamo contrari alle opere viarie ma non accettiamo più che i progetti che impattano sul consumo di suolo vengano decisi senza il coinvolgimento degli agricoltori. Per questa nuova strada è accaduto esattamente così. Apprezziamo il cambio di atteggiamento da parte dell’ente metropolitano che promette di tenere conto delle osservazioni sollevate da Coldiretti Torino».

Alla notizia dell’avvio della progettazione della variante da parte della Città Metropolitana, l’11 febbraio 2022, Coldiretti Torino aveva chiamato a manifestare gli agricoltori del territorio che avevano dato vita a un presidio seguito da un corteo di trattori lungo la SS 460 del “Gran Paradiso”.

«L’impatto principale è sul consumo di suolo ma ci sono rischi significativi anche sulla rete irrigua e sulla funzionalità idraulica delle aree di piena del Malone, inoltre registriamo impatti sulla viabilità interpoderale e sugli accessi ai terreni. I vertici politici della Città Metropolitana e i progettistici hanno mostrato interesse per queste osservazioni. Per gli agricoltori rimane fondamentale limitare al massimo il consumo di suolo fertile, non compromettere, anzi, migliorare la rete irrigua limitando al massimo gli sprechi di acqua, non impedire gli accessi ai campi (che non sono semplici “terreni” ma sono i luoghi di produzione degli agricoltori), e non ostacolare il deflusso delle acque di piena del Malone dai campi coltivati».

Altro aspetto cruciale sono gli indennizzi per gli espropri. «Le aziende agricole non vogliono perdere la terra. Non accetteremo mai che questo patrimonio privato, ma nello stesso tempo, collettivo, che sono i campi fertili, sia ceduto a cifre che non tengano conto del valore produttivo dei terreni».

 

RAVENNA, RISERVA UNESCO PARCO VENA GESSO OLTRE 300 FIRME PER PIU’ TRASPARENZA

Grande interesse e partecipazione questa mattina all’iniziativa promossa da Coldiretti Ravenna nel cuore di Casola Valsenio per richiedere “un vero processo partecipativo, trasparente e condiviso, a sostegno dell’iter di candidatura a riserva Unesco del Parco della Vena del Gesso Romagnola”.

La raccolta firme avviata da Coldiretti, con l’obiettivo di informare e sensibilizzare cittadini e istituzioni in merito alle criticità che sinora hanno accompagnato il percorso di candidatura, ha riscosso grande apprezzamento ottenendo circa 300 adesioni in poche ore.

“L’interesse riscosso dalla nostra iniziativa – commenta Pier Costante Montanari, Segretario Coldiretti dell’Area Faentina – rappresenta la chiara risposta all’esigenza di condividere con il territorio e le imprese quei progetti che riguardano direttamente la comunità locale e le persone che quel territorio, negli anni, hanno contribuito a tutelare e valorizzare”. 

“La nostra azione – spiega poi Nicola Grementieri, Responsabile Coldiretti per l’Alta collina Faentina presente in piazza insieme a Roberto Bassi, Presidente Coldiretti per l’area di Faenza – è propositiva e volta al massimo coinvolgimento perché riteniamo che un passaggio storico tanto importante per il Parco della Vena del Gesso, ossia la costituzione della riserva Unesco, elemento di sicura promozione, salvaguardia e crescita del territorio, nonché la stesura del Piano territoriale, debba essere un processo quanto più possibile condiviso e partecipato e quindi non calato dall’alto”.

Il territorio all’interno del Parco della Vena del Gesso, come già evidenziato da Coldiretti Ravenna in una lettera inviata agli enti pubblici che hanno seguito l’iter istituzionale di candidatura poi culminato in un dossier ufficiale mai condiviso, né tantomeno consegnato, sia alle Associazioni che ai proprietari ed agricoltori, è stato nei tempi conservato e gestito dai privati e dagli agricoltori che lo hanno tutelato, ne hanno prevenuto ed impedito il dissesto, rendendolo migliore rispetto al passato.

Secondo Coldiretti, dunque, le lacune legate alla divulgazione delle informazioni, ma soprattutto il mancato coinvolgimento dei soggetti direttamente interessati, è una criticità cui va posto rimedio rendendo, sulla base anche dei dettati della stessa Unesco, il percorso di candidatura finalmente “aperto, trasparente e condiviso”.

 

PISA, DAL 25 GENNAIO LE DOMANDE PER GLI AIUTI CONTRO I MAGGIORI COSTI ENERGETICI

Al via dal 25 gennaio le domande per gli aiuti contro i maggiori costi energetici delle imprese florovivaistiche. L’aiuto concedibile sarà determinato nella misura del 30% dei maggiori costi sostenuti. Il periodo di presentazione delle domande decorrerà dal 25 gennaio 2023 al 27 febbraio 2023. A darne notizia è Coldiretti Pisa in riferimento alla pubblicazione di Agea delle istruzioni operative per la presentazione delle domande relative all’intervento a sostegno della riduzione dei maggiori costi energetici sostenuti dalle imprese florovivaistiche ai sensi del DM 19 ottobre 2022 n.532191. Le nuove straordinarie risorse per il settore, fortemente volute da Coldiretti, vanno a sommarsi all’estensione anche a fabbricati e serre della riduzione dei costi del gasolio di cui le imprese hanno beneficiato nel 2022 e al credito di imposta per i costi energetici e del gas. Alle imprese agricole beneficiarie sarà concesso un aiuto, qualora i costi sostenuti nel periodo 1° marzo 2022 – 31 agosto 2022, per l’acquisto di una o più delle seguenti risorse energetiche: energia elettrica, gas metano, G.P.L., gasolio, biomasse utilizzate per la combustione in azienda, risultino superiori di almeno il 30% rispetto ai costi complessivamente sostenuti nel medesimo periodo dell’anno 2021.

Le aziende florovivaistiche – evidenzia Coldiretti Pisa – stanno affrontando aumenti di costi a valanga, come +250% per i fertilizzanti, +110% per il gasolio, +15% per i fitosanitari contro i parassiti, +45% per i servizi di noleggio, secondo gli ultimi dati Crea. Ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi – continua Coldiretti Pisa – dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati. E – sottolinea Coldiretti Pisa – sono esplose anche le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma. Ragioni che hanno costretto molte aziende del settore che producono fiori e piante in serra a ridurre le coltivazioni o addirittura ad abbandonarle per abbattere i costi.

Per la presentazione delle domande e maggiori informazioni, rivolgersi ai Caa (Centri Assistenza Agricola) di Coldiretti presenti sul territorio oppure contattare la sede Coldiretti più vicina.

 

ALESSANDRIA, CINGHIALI: AUMENTA IL NUMERO E LA CONTA DEI DANNI

Sono un problema per la società non solo per il mondo agricolo: per 7 su 10 vanno fermati

“Dopo un anno, ancora nessun risultato apprezzabile. Il numero dei cinghiali e dei danni continua ad aumentare mentre le risorse a diposizione sono assolutamente insoddisfacenti: anzi, l’andamento pandemico si è allargato e alcuni esemplari sono stati ritrovati al di fuori della recinzione. Andrebbe rafforzata la figura del tutor in quanto unico “strumento” ad oggi di legittima difesa dei danni da fauna selvatica”.

Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco al termine della riunione convocata ieri pomeriggio in Provincia per fare il punto sull’emergenza Peste dei cinghiali: soluzioni del tutto insufficienti, nonostante sia trascorso oltre un anno dal primo caso trovato sul territorio alessandrino. 

“Tante parole, diverse riunioni, ordinanze regionali, barriere e recinzioni in costruzione, senza un’effettiva tempistica in termini di conclusione dei lavori e di attivazione di interventi straordinari e risolutori – ha aggiunto il Presidente Bianco -. La realtà è deludente e alquanto critica con danni economici incalcolabili alle produzioni e alle imprese agricole, all’ambiente ed incidenti stradali che si sono continuati a verificare durante quest’anno. Servono soluzioni concrete per voltare pagina, per creare le condizioni affinché si generino i presupposti che consentano una ripresa dell’attività di allevamento anche nelle zone maggiormente interessate, per definire una prospettiva di ripresa, per mettere in sicurezza il nostro territorio, i cittadini e le imprese senza perdere altro tempo”.

La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale con, al primo posto, il dramma del “vuoto stalla”.

Quasi sette italiani su dieci (69%) ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati.

E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ in riferimento al rapporto Ispra sulla proliferazione dei cinghiali sul territorio, dalle campagne alle città con in media 300mila abbattimenti all’anno nel periodo 2015-21, in aumento del 45%.

Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona ‘infestata’ dai cinghiali.

I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute.

L’invasione da parte dei selvatici ha causato un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi secondo l’analisi di Coldiretti su dati Asaps nel 2022. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat.

Occorre prendere atto una volta per tutte che i cacciatori non stanno supportando, soprattutto nelle zone interessate dalla PSA, le operazioni necessarie e più in generale la campagna di depopolamento del cinghiale: si deve quindi dare piena attuazione alle disposizioni recentemente introdotte con la riscrittura dell’articolo 19 della Legge n. 157/92 in tema di un efficace controllo della fauna selvatica.

Ecco perché è urgente investire per incrementare il personale preposto all’attività di abbattimento e vanno messi in atto senza più scuse, applicando le linee guida operative, tutti gli interventi, senza dipendere dagli ATC e CA che, salvo rare eccezioni, hanno di fatto bloccato finora l’operatività. 

“E’ necessario consentire la ripresa dell’allevamento, con criteri di biosicurezza chiari e sostenibili, sia per le imprese ricadenti nell’area interessata da PSA sia per le tante imprese che allevano allo stato semi-brado in tutto il territorio regionale, le quali hanno dovuto spesso rinunciare a questa tipologia di allevamento con il rischio di perdere un lungo lavoro di tutela di razze storiche della nostra biodiversità – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Alla luce degli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina, è fondamentale consentire alle nostre imprese di poter svolgere il loro lavoro, garantendo al nostro Paese un livello corretto di sovranità alimentare. Le imprese agricole e la popolazione devono essere tutelati e la regione messa in sicurezza al più presto. Su questo fronte occorre che anche la politica si assuma, fino in fondo, le proprie responsabilità, evitando di intervenire, come sta accadendo con la prima stesura della legge regionale di riordino, solo nel contesto dell’attività venatoria e su aspetti aventi una connotazione di carattere esclusivamente gestionale e di interesse di pochi: serve concretamente definire una strategia che permetta, attraverso azioni immediate e straordinarie, di avviare un reale processo di eradicazione dal nostro territorio della peste suina africana”.

 

CUNEO, VINO: POLEMICHE SU ETICHETTA SPAVENTANO 1 ITALIANO SU 2

Commissione UE annunciato revisione etichettatura alcolici, duro colpo all’export bottiglie Made in Italy

Le polemiche relative all’allarme in etichetta sulle bottiglie di vino spaventano più di un italiano su due (54%) che beve vino, che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’alcolismo, legato ad altri tipi di alcolici che non portano con sé alcuna storia o tradizione. È quanto afferma Coldiretti Cuneo sulla base dei dati ISTAT in riferimento all’annuncio della revisione delle norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche da parte del portavoce della Commissione europea Stefan De Keersmaecker.

La dichiarazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore, come il via libera concesso all’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche – come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” – ma anche il tentativo di escludere il vino dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti.

“Minacce che mettono in pericolo un comparto dalla tradizione millenaria con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione e sul turismo delle nostre colline” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada, secondo il quale “il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che equiparano tutti i prodotti alcolici giudicandoli dannosi a prescindere, senza distinguere l’origine dell’alcol, se da distillazione o fermentazione, e senza considerare la percentuale alcolica dei prodotti o le quantità consumate”.

È sbagliato – spiega Coldiretti Cuneo – assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come la birra e il vino.

“Le ultime derive della normativa comunitaria mettono a rischio una filiera cruciale per la produzione e l’export dell’agroalimentare Made in Italy, un settore che ha scelto da tempo la strada della qualità. Soltanto la Granda conta 18 DOC e DOCG che ricomprendono quasi 100 tipologie di vini prodotti con un approccio sempre più green, ben 16.800 ettari di superficie vitata e 6.500 imprese coinvolte” evidenzia il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu.

 

ALESSANDRIA, VINO: POLEMICHE ALLARME ETICHETTA SPAVENTANO INGIUSTAMENTE

Le polemiche sull’allarme in etichetta rischiano di spaventare ingiustamente più di un alessandrino su due (54%) che beve vino, emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol.

E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria sulla base dei dati Istat in riferimento all’annuncio della revisione delle norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche da parte dal portavoce della Commissione europea Stefan De Keersmaecker mentre in Italia si moltiplicano gli attacchi ingiustificati.

La dichiarazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il via libera concesso all’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche” ma anche il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti.

“Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. E’ infatti del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia. E’ chiaro che l’abuso va combattuto, ma ogni abuso fa male”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.

Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori come dimostra il fatto che, da un sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it, quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette.

“Le ultime derive della normativa comunitaria mettono a rischio una filiera cruciale per la produzione e l’export dell’agroalimentare Made in Italy, un settore che ha scelto da tempo la strada della qualità. Un duro colpo anche al patrimonio vitivinicolo della provincia alessandrina, che vanta 12 Doc e 7 Docg, con 10.669 ettari di superficie vitata per una produzione di circa 944.313 quintali e 661.400 ettolitri prodotti, mentre la produzione di uva da tavola è di circa 520 quintali. Per l’Italia si tratta anche di difendere la leadership nazionale nella produzione ed esortazione di vino Made in Italy che vale complessivamente 14 miliardi e dove trovano occasioni di lavoro 1,3 milioni di persone con i vigneti che coprono un territorio di 650mila ettari”, ha concluso il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco. 

 

FORLÌ-CESENA, VINO: POLEMICHE SU ETICHETTA SPAVENTANO 1 ITALIANO SU 2

La Romagna DOCG Albana dell’Emilia Romagna emblema del nostro territorio

Le polemiche sull’allarme in etichetta rischiano di spaventare ingiustamente piu’ di un italiano su due (54%) che beve vino. L’arte del buon bere nel nostro Paese è diventata l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat in riferimento all’annuncio della revisione delle norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche da parte dal portavoce della Commissione europea Stefan De Keersmaecker, mentre in Italia si moltiplicano gli attacchi ingiustificati.

La dichiarazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario con l’intento di penalizzare il settore: come il via libera concesso all’Irlanda all’adozione di un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche” ma anche il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti.

Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. E’ infatti del tutto improprio – precisa la Coldiretti – assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che – sostiene la Coldiretti – fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.

Per l’Italia si tratta anche di difendere la leadership nazionale nella produzione ed esportazione di vino Made in Italy che vale complessivamente 14 miliardi, dove trovano occasioni di lavoro 1,3 milioni di persone con vigneti che – sottolinea la Coldiretti – coprono un territorio di 650mila ettari. Un settore che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie tricolori che – conclude la Coldiretti – sono destinate per circa il 70% a DOCG, DOC e IGT con 341 vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC), 78 vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), e 118 vini a Indicazione Geografica Tipica (IGT) riconosciuti in Italia, mentre il restante 30% destinato a vini generici. 

La nostra Regione vanta ben due DOCG (Vini con Denominazione di Origine Controllata e Garantita) di cui una proprio nei nostri territori: la Romagna DOCG Albana – conclude Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – mentre sono 19 le Denominazioni di Origine Controllata e 9 a Indicazione Geografica Tipica. Abbiamo un territorio ricchissimo di storia, tradizione, gusto e sapori: dobbiamo mantenere intatto e difendere questo patrimonio che, con la moderazione e attenzione che deve sempre contraddistinguere l’attitudine al consumo, è un caposaldo della cultura italiana.

 

Appuntamenti

 

VALLE D’AOSTA, PRIMO STREET FOOD CONTADINO IN OCCASIONE 1023ESIMA FIERA S.ORSO

Presentare e far assaggiare i sapori contadini della Valle d’Aosta ai tanti visitatori della millenaria Fiera di Sant’Orso. Questa è l’ambizione del primo street food contadino valdostano, organizzato da Coldiretti Valle d’Aosta, nelle giornate del 30 e 31 gennaio, al Mercato Coperto di Campagna Amica di Aosta, in Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto.

I prodotti a km zero delle 14 aziende agricole presenti all’interno del mercato saranno cucinati e trasformati e proposti ai visitatori della millenaria per il pranzo e la cena di lunedì 30 gennaio e solo a pranzo il 31 gennaio.

Turisti e residenti avranno così la possibilità di degustare le eccellenze del territorio valdostano composti in un menu #madeinvda che include ortaggi di stagione, pane artigianale, carne, fontina e latticini e miele.

Il menu proposto

Vellutata di zucche e patate con dadini di pane di segale saltati al burro di montagna;

Panino con pane fresco artigianale, carne di manzo macinata, salsa di pomodoro e stracciatella;

Polenta con fonduta;

Panino vegetariano con cavolo verza stufato, carote e stracciatella

Yogurt bianco con dadolata di mele e miele;

Crèpes alla marmellata o con crema di nocciole

Sarà possibile accompagnare i vari piatti con vini del territorio, succo di mele caldo o freddo o birra artigianale di Ayas e chiudere con il génépy delle aziende di Coldiretti.

Le 14 aziende agricole coinvolte

 

Brocard Thierry

formaggi freschi, latte e trasformati

Loc. Roulaz 78

Charvensod

 

Az. agricola Jotaz

di Jotaz Simone

carne e salumi

Frazione Cognein 17

Ollomont

Società agricola Peretto S.S.

formaggi freschi e stagionati

Piazza cascine 2

Pont-Saint-Martint

Agri.mont società semplice agricola

carne e salumi

Frazione Brocard 60/1

Montjovet

 

Les ecureuils s.s.a.

di Ballauri e Schmidt

formaggi di capra

frazione Homené dessus 8

Saint-Pierre

 

Au potager de grand-mère s.s.a.

ortofrutta, uova, piante e fiori

Località Crêtes 11

Fénis

Merivot Marcello

miele

Frazione Pommier 30

Fénis

 

Società agricola Il frutteto s.s.

ortofrutta e trasformati

Località Pommier 73

Fénis

Ambiente Grumei

di Giovannoni Sergio

miele e confetture

Frazione Cherolinaz 11

Verrayes

 

P.A.N. società semplice agricola

ortofrutta e tisane

Frazione montjoux 28

Gignod

 

Apicoltura Sabatino

di Sabatino Alessandro

miele

Frazione Pont-Suaz 243

Charvensod

Vevey François

ortofrutta

Località senin 228

Saint-Christophe

 

Bonne Vallée

di Chappoz Ezio & C. s.n.c.

Prodotti da forno

via Mamy 29

Donnas

Da Emy società semplice agricola

officinali e trasformati

Frazione Bois de Clin 18

Valsavarenche

 

MASSA CARRARA, INCONTRO SU NUOVA MISURA DA 3 MILIONI SUL BENESSERE ANIMALE

Un incontro in presenza sulla nuova misura a sostegno del benessere animale rivolto agli allevatori. Si parlerà della misura 14 introdotta dal Programma di Sviluppo Rurale della Toscana 2014-2022 su richiesta di Coldiretti in collaborazione con l’Associazione Regionale Allevatori Toscana in occasione del focus in programma mercoledì 25 gennaio, alle ore 15.00, presso la sala della Croce Bianca di Aulla (via Lunigiana, 58).

La misura, che prevede l’erogazione di un premio ad Unità di bestiame adulto (Uba), sostiene le aziende zootecniche che aderiscono al sistema Classyfarm, un nuovo sistema integrato finalizzato alla misurazione del benessere animale. L’adesione delle aziende zootecniche al sistema Classyfarm è il presupposto per l’accesso alla misura 14 sul benessere animale del Psr Feasr 2014-2022.??Per informazioni o iscrizioni scrivere ad andrea.verzanini@coldiretti.it

 

TREVISO, BIOSICUREZZA NEGLI ALLEVAMENTI

Biosicurezza negli allevamenti è il tema degli incontri territoriali rivolti ai soci allevatori, con un massimo di 300 capi suini, che si svolgeranno in questi giorni. Coldiretti Treviso sostiene questo percorso organizzato dal Servizio Veterinario dell’Azienda ULSS n. 2 “Marca Trevigiana” proprio per i piccoli allevamenti, con lo scopo di fornire informazioni rispetto al nuovo quadro normativo, alle possibilità di finanziamento messe a disposizione dalla Regione del Veneto e ai regolamenti dai singoli Comuni.

Il prossimo incontro si svolgerà domani 25 gennaio a Castelfranco V.to presso la Sala convegni Ospedale in Via Carpani 16/Z dalle ore 16.00 alle 17.30 rivolto agli allevatori dei Comuni di: Altivole, Asolo, Borso del Grappa, Caerano San Marco, Casale Sul Sile, Casier, Castelcucco, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Fonte, Istrana, Loria, Mogliano Veneto, Monfumo, Montebelluna, Morgano, Paese, Pieve del Grappa, Ponzano Veneto, Possagno, Preganziol, Quinto di Treviso, Resana, Riese Pio X, San Zenone degli Ezzelini, Trevignano, Treviso, Vedelago, Zero Branco.

 

ROVIGO, UN CONVEGNO PER CHIUDERE IL PROGETTO ‘CANAPA’

La canapa industriale può rappresentare una valida coltura da inserire nelle rotazioni agrarie, grazie anche alla versatilità che offre nelle trasformazioni in vari settori dell’agro-industria. Venerdì 27 gennaio saranno presentati i risultati del progetto finanziato dal Psr Veneto 2014-2020 che ha studiato e valorizzato la coltura della canapa nell’ultimo triennio.

Appuntamento alla sala Agricoltura della Corte Benedettina a Legnaro (PD) con il convegno intitolato “La canapa industriale: sperimentazione agronomica e utilizzazione zootecnica”. I lavori cominceranno alle 9,45. Il programma prevede l’introduzione dei lavori da parte di Carlo Salvan, presidente Associazione polesana Coldiretti e vicepresidente della federazione regionale di Coldiretti Veneto.

A formare il gruppo operativo sono: l’Associazione Polesana Coldiretti Rovigo, la Federazione regionale Coldiretti Veneto, Impresa Verde Rovigo, Impresa Verde Treviso e Belluno, il Crea-Ci Rovigo, l’Università di Padova e tre aziende agricole: quella di Christian Rigolin di Fiesso Umbertiano (Ro), quella di Diego Boccato di Ceregnano (Ro) e l’azienda agricola Elia Barban di Castelfranco Veneto (Tv).

Tra i relatori del convegno: Morena Umana di Impresa Verde Treviso-Belluno che parlerà dell’inquadramento del progetto nel perimetro del Piano di Sviluppo Rurale; Lucia Bailoni, docente di nutrizione e alimentazione animale del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione all’Università di Padova, affronterà il quesito se la canapa sia un valido alimento per gli animali presentando i risultati delle sperimentazioni negli allevamenti; Massimo Montanari, ricercatore del Crea-Ci di Rovigo presenterà le attività e i risultati sulle prove di confronto varietale; Alberto Bertin di Coldiretti Veneto tratterà gli aspetti normativi della coltivazione della canapa a uso agro alimentare; Dina Merlo, consulente del progetto “Produrre canapa nella filiera alimentare e agro industriale” interverrà sul tema ‘Canapa, coltura sostenibile nella produzione e nelle sue trasformazioni’. Le conclusioni spetteranno a Paola Ghidoni, deputato del Parlamento Europeo, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.

 

CREMONA, A SCUOLA DI AMBIENTE E AGRICOLTURA CON COLDIRETTI

Invito alla conferenza stampa di avvio del progetto didattico

Da gennaio 2023 ha preso avvio “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, il progetto didattico proposto da Coldiretti Cremona alle Scuole primarie della Provincia di Cremona, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale, con l’impegno di promuovere sani stili di vita coniugati alla sostenibilità ambientale. Il progetto ha già ricevuto l’adesione di 135 classi e si prepara a coinvolgere oltre 2200 alunni.

Con la presente, Vi invitiamo alla conferenza stampa di presentazione del progetto, che si terrà martedì 31 gennaio, alle ore 10:30, presso la Sede provinciale di Coldiretti Cremona, in via Verdi n.4 (primo piano).

Accanto al Direttore di Coldiretti Cremona Paola Bono interverranno in conferenza stampa Luca Burgazzi, Assessore ai Sistemi Culturali, Giovani, Politiche della Legalità del Comune di Cremona, Maura Ruggeri, Assessore all’Istruzione e Risorse Umane, la prof. Ida Garavelli, Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona. Saranno presenti Carlo Maria Recchia, Delegato di Coldiretti Giovani Impresa, e Maria Paglioli, Responsabile provinciale di Coldiretti Donne Impresa, portando la voce dei giovani imprenditori e delle imprenditrici agricole in prima linea nell’iniziativa. Interverrà anche il nutrizionista Samuele Bigliani, tra i protagonisti dei percorsi proposti alle classi.

Racconteremo alla Stampa l’avvio di questo nuovo viaggio, alla scoperta dell’agricoltura cremonese e dei suoi frutti, condividendo il valore – e il piacere – di poter tornare ad incontrare gli alunni in presenza. Il dialogo tra le classi e gli agricoltori, accanto agli incontri a scuola, prevede anche visite nelle aziende agricole, al mercato di Campagna Amica e video-testimonianze.

i chiediamo di dare conferma della Vostra partecipazione all’ufficio stampa Coldiretti Cremona, rispondendo alla presente mail d’invito oppure contattando il numero 334 6644736. L’ufficio stampa è a disposizione per ogni ulteriore informazione. Nell’attesa di incontrarci, rivolgiamo i più cordiali saluti.