COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 23 giugno 2022

23 Giugno 2022
News La Forza del Territorio del 23 giugno 2022

Primo piano

 

PIEMONTE, SICCITÀ: SOS RACCOLTI, OLTRE 900 MILIONI EURO DI DANNI

Oltre 900 milioni di euro i danni stimati a causa della siccità in Piemonte. È quanto afferma Coldiretti Piemonte nel tracciare il bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole danneggiate.

Il livello idrometrico del fiume Po è di meno 3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, più basso che a Ferragosto di un anno fa, ed il lago Maggiore è in sofferenza con un grado di riempimento del 22,7%. E’ emergenza siccità in Piemonte con la Regione che ha richiesto al Mipaaf il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’agricoltura ed al Governo lo stato di emergenza, come Coldiretti Piemonte aveva sollecitato in occasione del tavolo dello scorso 14 giugno, per il monitoraggio del rischio di perdita del raccolto a causa della siccità. Già in diversi Comuni sono state emanate ordinanze per l’uso consapevole dell’acqua e si è disposto il razionamento notturno in varie zone del Piemonte.

“Un panorama rovente che – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature oltre i 40 gradi con le falde sempre più basse. In questa situazione di profonda crisi idrica, oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti, è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale. Sulla scia dell’accordo che abbiamo siglato in Piemonte con Iren Energia Spa, è urgente che i gestori dei bacini idrici montani ad uso idroelettrico consentano il rilascio di una maggiore quantità d’acqua per l’intero arco della giornata come anche abbiamo chiesto una maggiore flessibilità e la deroga straordinaria al deflusso minimo vitale per evitare di perdere alcune delle colture fondamentali della nostra Regione come il mais, il riso, le foraggere. Accanto a misure per garantire immediatamente l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare però evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo”.

 

Dal Territorio

 

TOSCANA, VADEMECUM “SALVA ACQUA” IN CASA

42% acqua immessa in rete non arriva al rubinetto

Chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti può garantire un risparmio tra i 15 ed i 20 litri di acqua ad ogni lavaggio. Così come preferire la doccia alla vasca da bagno: in questo caso si può evitare di consumare fino a 100 litri di preziosa risorsa idrica. Per lavare l’auto non usiamo la pompa: è sufficiente riempire un secchio per ottenere lo stesso risultato. In questo caso si possono salvare fino a 100 litri di acqua. Sono alcuni degli accorgimenti contenuti nel vademecum elaborato da Coldiretti Toscana per far fronte alle conseguenze della siccità in regione dove su invito dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) si stanno moltiplicando le ordinanze dei sindaci per il razionamento dell’utilizzo dell’acqua in tutto il periodo estivo 2022.

Si tratta di tante piccole attenzioni quotidiane che, secondo Coldiretti Toscana, i cittadini toscani devono fare proprie non solo in un’ottica di risparmio delle bollette ma di tutela della risorsa idrica in un territorio dove a causa delle cattive condizioni delle reti di distribuzione il 42% dell’acqua immessa nelle tubazioni non arriva al rubinetto.

I consigli di Coldiretti Toscana sono semplici e facilmente attuabili da tutti. Si parte dalle più frequenti azioni quotidiane come lavarsi i denti, il viso, radersi o lavarsi: per risparmiare decine di litri di preziosa risorsa idrica il rubinetto deve essere aperto solo durante le fasi di risciacquo e non durante tutta l’azione. Lo stesso accorgimento usiamolo in doccia mentre ci insaponiamo. Tra la doccia e il riempimento della vasca da bagno preferiamo la seconda soluzione che ci consente di risparmiare fino a 100 litri di acqua. Si può evitare di utilizzare tantissima acqua anche in cucina. Per esempio, conservando l’acqua utilizzata per lavare frutta e verdura per innaffiare piante e fiori oppure l’acqua di cottura per lavare i piatti (l’acqua di cottura ha tra le altre cose un grande potere sgrassante); ed ancora fare sempre a pieno carico lavatrici e lavastoviglie così da risparmiare non solo acqua, ma anche energia. Se proprio dobbiamo lavare l’auto evitiamo di usare acqua corrente ma riempiamo un secchio. Per la cura dell’orto e del giardino Coldiretti Toscana consiglia di innaffiare solo nelle ore più fresche della giornata e lo stretto necessario. Infine, spazzate i vialetti e i marciapiedi anziché pulirli con l’acqua dell’annaffiatoio.

Il vademecum di Coldiretti contro gli sprechi d’acqua

– Chiudere il rubinetto anche quando svolgiamo altre azioni quotidiane come lavarsi i denti, la faccia, radersi. Aprire l’acqua solo durante le fasi di risciacquo.

– Preferire la doccia alla vasca da bagno: si risparmiano fino a 100 litri di acqua. Quando ci insaponiamo, chiudere sempre il rubinetto.

– Conservare l’acqua utilizzata per lavare frutta e verdura per innaffiare piante e fiori.

– Conservare l’acqua di cottura per lavare i piatti (l’acqua di cottura ha tra le altre cose un grande potere sgrassante).

– Fare sempre a pieno carico lavatrici e lavastoviglie così da risparmiare non solo acqua, ma anche energia.

– Evitare di usare acqua corrente per lavare la macchina. Se proprio necessario, riempire un secchio per lavare l’auto comporta l’utilizzo di 30 litri d’acqua, l’uso della pompa fino a 150 litri.

– Innaffiare orti e giardini solo nelle ore più fresche della giornata e lo stretto necessario.

– Spazzare i vialetti e i marciapiedi anziché pulirli con l’acqua dell’annaffiatoio.

 

 

PUGLIA, ACQUA DI SOCCORSO ALLE API PER FARLE SOPRAVVIVERE CON AFA E SICCITÀ

Con l’afa e la siccità per la mancanza di piogge gli apicoltori in Puglia stanno abbeverando artificialmente le api per non farle morire, con secchi d’acqua e galleggianti di sughero e polistirolo in modo che si dissetino senza affogare. E’ quanto spiega Coldiretti Puglia, per l’ennesimo allarme che scatta nelle campagne, con gli apicoltori alle prese con la siccità e la mancanza di acqua anche in ruscelli e corsi d’acqua naturali che mettono a repentaglio la sopravvivenza delle api.

Con il caldo eccessivo le api hanno aumentato la loro necessità di acqua per abbassare la temperatura interna del nido ed evitare che la cera si sciolga con il collasso dell’intero favo – aggiunge Coldiretti Puglia – mentre i frequenti incendi determinano lo svuotamento delle arnie, perché le api con il fumo si spaventano e scappano.

Da sud a nord della Puglia si registra il medesimo contesto, con uno scenario aggravato In Salento per l’abbandono e la desertificazione causati dalla Xylella, uniti all’andamento climatico tropicale, mentre in provincia di Taranto si assiste al dimezzamento dei mieli di agrumi, acacia ed eucalipto e si perderanno di questo passo nel tempo la maggior parte dei mieli monoflora. L’inverno e la primavera con temperature troppo alte – sottolinea la Coldiretti regionale – hanno creato gravi problemi agli alveari, con le api che non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare con un crollo dei raccolti per tutti i tipi, dall’acacia agli agrumi, dalla sulla ai millefiori per le fioriture contemporanee e la mancanza di stagionalità dei fiori per i cambiamenti climatici ed il crollo della produzione di miele del 35%.

Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti Puglia — sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Con 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni.

Negli invasi artificiali per l’assenza di piogge mancano 71 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale, ma a preoccupare – denuncia Coldiretti Puglia – è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano e gli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma si assiste anche alla maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, come ciliegie e asparagi, dove le primizie e le varietà tardive sono maturate praticamente assieme, invadendo il mercato che non riesce ad assorbire le produzioni. Ma gli effetti sono evidenti anche sul settore olivicolo – dice Coldiretti Puglia – con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 40% in Puglia. 

A risentire è tutto il settore agricolo nel 2022 divenuto rovente – afferma Coldiretti Puglia – con la frutta e la verdura in campo bruciate dal solleone e i frequenti incendi in Salento e nel foggiano. Stanno soffrendo il caldo gli animali nelle stalle – spiega Coldiretti Puglia – dove le mucche per lo stress delle alte temperature stanno producendo fino al 30% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, mentre il calo delle rese hanno ridotto la produzione dell’alimentazione degli animali, come orzo e piselli proteici.

I costi sono schizzati alle stelle per l’irrigazione di soccorso e per la necessità di gasolio – aggiunge Coldiretti Puglia – per tirare l’acqua dai pozzi, azionare trattori e mietitrebbie per raccogliere il grano e per tenere in funzione h24 ventilatori e doccette refrigeranti nelle stalle per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura. Una situazione che fa salire ben oltre i 100 milioni di euro il conto dei danni provocati nel 2022 all’agricoltura pugliese per il caldo e la siccità soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti con le avversità da sole e scottature dei prodotti agricoli che non sono più assicurabili.

Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Recovery plan – insiste Coldiretti Puglia – un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale.

Il progetto – conclude la Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale bacini in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura – conclude Coldiretti Puglia – con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

 

 

MOLISE, EMERGENZA IDRICA: INTERROGATO PRESIDENTE TOMA SUI CONSORZI DI BONIFICA

La grande “sete” delle ultime settimane, generata dalle temperature torride in tutta Italia, Molise compreso, riporta in primo piano l’importanza che i Consorzi di Bonifica rivestono per l’agricoltura e dunque l’economia del Molise. Un argomento molto caro a Coldiretti che, nello scorso mese di marzo, ebbe un incontro con il Presidente della Regione, Donato Toma, cui manifestò le difficoltà e le criticità che gli enti consortili si trovavano quotidianamente a fronteggiare.

“Nel corso del colloquio avuto col Governatore – ricorda il Delegato Confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli – parlammo ampiamente delle problematiche legate ai Consorzi di Bonifica del Molise, soffermandoci ampiamente su quelli di Termoli e Larino, i due Enti che si fonderanno nel Consorzio del Basso Molise. Fornimmo al Presidente Toma un dettagliato quadro sulle loro criticità, suggerendo al contempo delle soluzioni ma – osserva Spinelli – ad oggi tutto tace. Per questo chiediamo al Presidente Toma cosa stia effettivamente facendo per risolvere le problematiche legate ad un settore tanto importante, e non solo per l’agricoltura, specie in un momento in cui l’acqua sta diventando sempre più un bene preziosissimo”.

Siccità, temperature altissime e rete “colabrodo”, unite ad una situazione debitoria “notevole” degli Enti di Termoli e Larino, rischiano di mettere letteralmente in ginocchio l’intero comparto agricolo regionale. “Nell’incontro di marzo – spiega ancora Spinelli – prospettammo al Governatore una possibile “soluzione” alla gestione debitoria dei due enti, gravati da circa 22 milioni di euro di passività. In quell’occasione proponemmo al Governatore che la Regione assumesse su di sé parte dei debiti esistenti nei confronti di Molise Acque che ci risulta, tra l’altro, non abbia la titolarità della concessione delle acque.  Inoltre – prosegue il Delegato Confederale di Coldiretti – il Consorzio ha presentato un progetto di finanziamento (nell’ambito del PNRR – MISSIONE 2), ristrutturazione e adeguamento delle reti irrigue e degli impianti consortili dell’importo di 11mln e 135mila euro. Questo – precisa Spinelli – sicuramente non potrà esse ottenuto, in quanto la titolarità dell’utenza di prelievo delle acque deve essere in capo al Consorzio stesso, come avviene per tutti i Consorzi d’Italia. Anche su questo punto, nonostante il Presidente Toma sia stato sollecitato, ad oggi, tutto tace”.

L’attenzione verso il problema non è mai calata tanto che l’11 maggio, le Organizzazioni, con in testa Coldiretti e alcuni soci, hanno nuovamente incontrato il Governatore Toma il quale promise di alzare il budget per i Consorzi da 350mila a 500mila euro. Purtroppo, però, in Bilancio la somma stanziata è rimasta a 350mila euro. 

Tornando invece alla situazione debitoria, Coldiretti chiese al Governatore che il debito degli Enti potesse essere in parte oggetto di un mutuo a carico della Regione ed il residuo in capo al nuovo Ente consortile, che altrimenti nascerebbe con un carico debitorio tale da paralizzarne l’attività. Una proposta, questa, che il Governatore assicurò di voler approfondire, anche in virtù delle potenzialità del Basso Molise per lo sviluppo dell’agricoltura, ma che, ad oggi, non ha prodotto alcuna risposta”.

“Intanto – osserva preoccupato Spinelli – il tempo passa, alla guida dei due Enti è stato nominato un nuovo commissario straordinario (il dott. Fabio Rastelli, ndr) ma i problemi legati alla gestione delle risorse idriche restano immutati, ed in questa situazione chi ne paga, come sempre le spese sono gli agricoltori, ovvero coloro che ogni giorno lavorano per produrre cibo per l’intera collettività. Ma il Presidente Toma e l’intera Giunta regionale – conclude Giuseppe Spinelli – si rendono conto che così facendo stanno distruggendo al vera agricoltura del Basso Molise?”

 

 

TRENTO, BOSTRICO VERA E PROPRIA PANDEMIA

Con le alte temperature estive che si spingono oltre i 40 gradi è boom di insetti in campi, frutteti, orti e giardini con sciami di cavallette, cimici asiatiche, coleotteri giapponesi, ragni, afidi e forficule che danneggiano la frutta, le foglie, le piante e il mais già colpite dalla grave siccità in un momento in cui l’Italia ha necessità di sfruttare tutto il suo potenziale produttivo alimentare per fare fronte agli effetti sui prezzi e sui mercati della guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti su una invasione che si estende dal Piemonte alla Sardegna, dalla Lombardia al Veneto fino all’Emilia Romagna con danni alle produzioni e problemi per le persone.

“La fascia delle Alpi che coinvolge la nostra regione, oltre a Veneto e Friuli Venezia Giulia è alle prese – rileva il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi- con la rapida avanzata del parassita killer del legno, l’Ips typographus, il Bostrico Tipografico che infetta gli abeti indeboliti dagli effetti dei cambiamenti climatici. Si tratta – spiega Barbacovi– di una vera e propria pandemia delle piante che prende forza mano a mano che si alzano le temperature con l’insetto “mangia tronchi” che esce allo scoperto facendo strage di alberi”. 

I maschi del Bostrico – sottolinea Coldiretti Trentino Alto Adige- entrano sotto la corteccia delle piante e si accoppiano con le femmine che scavano nel legno gallerie lunghe fino a 15 centimetri, dove depongono in media ottanta uova dalle quali – riferisce Coldiretti Trentino Alto Adige – escono larve che, a loro volta, creano cunicoli di 5 o 6 centimetri per nutrirsi e crescere dando vita a una nuova generazione di assassini. Una volta che la popolazione si moltiplica e diventa aggressiva, il Bostrico lancia attacchi di massa che portano in breve tempo alla morte delle piante e rendono inutilizzabile il legno. 

“Si tratta di una problematica molto seria per le i nostri boschi che rischia di determinare una “nuova Vaia” facendo strage di alberi” aggiunge Barbacovi.

Milioni di cavallette – spiega la Coldiretti – sono diventate una vera piaga dell’estate 2022 non solo in Sardegna dove hanno già devastato quasi 40mila ettari di territorio fra Nuoro, Sassari e Oristano ma anche in Emilia Romagna dove nella zona di Forlì stanno danneggiando i raccolti di grano, ortaggi, foraggi, erba medica delle vallate del Bidente e del Savio. Da Ferrara a Ravenna le cimici asiatiche stanno attaccando i frutteti mentre più a nord in provincia di Piacenza ci sono i primi attacchi del ragnetto rosso alle coltivazioni di pomodoro. 

Il Piemonte è alle prese – evidenzia la Coldiretti – con l’invasione della Popillia japonica, il coleottero giapponese in grado di causare danni immensi a tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti, alle colture orticole di pieno campo e i rischi maggiori li corrono il mais, il pesco, il melo, la vite, il nocciolo e la soia. La presenza massiccia del famigerato insetto è segnalata in 86 i comuni della provincia di Alessandria e a Cigliano e Santhià, in provincia di Vercelli. Per contrastarne la diffusione è in corso il posizionamento di tremila trappole “attract and kill”, con forma a ombrello con una rete impregnata di insetticida. Mentre nei boschi di Cuneo – evidenzia Coldiretti – è in atto una vera e propria invasione di zecche, veicolate dalla fauna selvatica. In aumento su tutto il territorio del Piemonte le cimici, mentre è segnalata – spiega Coldiretti – anche la presenza massiccia di forficule, le cosiddette “forbicine” che danneggiano i frutti. 

In Lombardia – continua Coldiretti – anche la zona del Milanese è alle prese con il diffondersi della cimice asiatica e della Popillia japonica con un aumento del 10% della presenza del coleottero giapponese nella fascia ovest del capoluogo regionale mentre in provincia di Mantova ci sono danni su alberi da frutta per forficule e formiche, oltre ad un aumento generalizzato della presenza di mosche. In Veneto – spiega il monitoraggio della Coldiretti – il clima umido e le alte temperature hanno favorito l’aumento di afidi su ortaggi e frutta, oltre alla presenza di cimici asiatiche nelle colture del Veneziano in particolare su cetrioli, pomodori, mele e pere, mentre le farfalle notturne depongono uova e larve su foglie di verdura e barbabietola da zucchero danneggiando le piante.

Per effetto della globalizzazione dei commerci e per l’impatto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature – spiega Coldiretti – l’Italia negli ultimi anni ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne soprattutto con le piante ed i semi dall’estero che hanno causato oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Basti pensare – continua la Coldiretti – al batterio della Xylella che arrivato con essenze importate dall’America Latina ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia oppure la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani come la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva, oppure il cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni fino al punteruolo rosso che ha decimato le palme.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che – denuncia Coldiretti – ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele.

 

 

VENETO, INSETTI NEI FRUTTETI, ORTI, GIARDINI; FRUTTA E VERDURA BRUCIATE DAL SOLE

Coltivazioni sotto attacco dagli insetti, frutta e verdura bruciata dal sole. Continuano gli effetti devastanti della siccità sull’agricoltura veneta – afferma Coldiretti – con le alte temperature estive che si spingono oltre i 40 gradi è boom di afidi, cimici e lepidotteri che depongono larve sulle foglie degli ortaggi e barbabietole da zucchero danneggiando le piante.  Bersagli privilegiati: cetrioli, pomodori, mele e pere soprattutto nel veneziano, mentre sul territorio regionale si registrano i primi casi di bruciature su meloni, angurie, zucchine e melanzane ustionati dai raggi di sole che fanno presagire – secondo Coldiretti Veneto – un calo di produzione del 20% già a giugno. Una situazione che rispecchia il quadro nazionale dove sciami di cavallette, coleotteri giapponesi, ragni, e forficule cominciano a diffondersi ovunque proprio in un momento in cui l’Italia ha necessità di sfruttare tutto il suo potenziale produttivo alimentare per fare fronte agli effetti sui prezzi e sui mercati della guerra in Ucraina.

La fascia delle Alpi, fra Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia è, inoltre, alle prese – rileva la Coldiretti – con la rapida avanzata del parassita killer del legno, l’Ips typographus, il Bostrico Tipografico che infetta gli abeti indeboliti dagli effetti dei cambiamenti climatici. Si tratta – spiega Coldiretti – di una vera e propria pandemia delle piante che prende forza mano a mano che si alzano le temperature con l’insetto “mangia tronchi” che esce allo scoperto facendo strage di alberi. I maschi del Bostrico – sottolinea la Coldiretti – entrano sotto la corteccia delle piante e si accoppiano con le femmine che scavano nel legno gallerie lunghe fino a 15 centimetri, dove depongono in media ottanta uova dalle quali – riferisce Coldiretti – escono larve che, a loro volta, creano cunicoli di 5 o 6 centimetri per nutrirsi e crescere dando vita a una nuova generazione di assassini. Una volta che la popolazione si moltiplica e diventa aggressiva, il Bostrico lancia attacchi di massa che portano in breve tempo alla morte delle piante e rendono inutilizzabile il legno.

Per effetto della globalizzazione dei commerci e per l’impatto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature – spiega Coldiretti – l’Italia negli ultimi anni ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne soprattutto con le piante ed i semi dall’estero che hanno causato oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Basti pensare – continua la Coldiretti – al batterio della Xylella che arrivato con essenze importate dall’America Latina ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia oppure la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani come la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva, oppure il cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni fino al punteruolo rosso che ha decimato le palme.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che – denuncia Coldiretti – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude Coldiretti – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

 

 

PUGLIA, 180MILA CONSUMANO BIRRA OGNI GIORNO; BOOM ARTIGIANALI E AGRICOLE

Il caldo africano fa aumentare i consumi di birra, con 180mila pugliesi che la consumano ogni, pari al 4,6%, l’11% dei pugliesi la beve stagionalmente ed il 34% raramente, un andamento che ha fatto esplodere anche il fenomeno delle birre artigianali e di quelle agricole. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Istat sui consumi della birra in Puglia, in occasione della Giornata Nazionale della Birra Artigianale.

“I microbirrifici in Puglia sono arrivati a quota 110, con le province di Bari e Lecce che guidano la classifica regionale delle aree dove l’attività birraria ha preso piede, con rispettivamente 42 e 31 aziende, seguite da Foggia con 17 birrifici, Taranto 15 e Brindisi 5. La nuova tendenza è la ‘birra agricola a Km0’, un prodotto sempre più ‘smart’ inventato dalle aziende agricole pugliesi, che se la gioca bene sul fronte del gusto e dell’innovazione, come la birra al carciofo, la birra di grano ‘Cappelli’, la birra di fichi, piuttosto che la birra alla canapa”, spiega il Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Per questo è nato il Consorzio a tutela della birra artigianale Made in Italy che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale contro la proliferazione di finte birre artigianali e l’omologazione dei grandi marchi mondiali.

Il Consorzio Birra Italiana per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana si pone l’obiettivo di raccontare e promuovere, in Italia ed all’estero, la qualità delle materie prime e delle birre artigianali italiane, vero elemento di distinzione e di legame con il territorio italiano favorendo la coltivazione di orzo, dal quale si ricava il malto, e del luppolo, principali materie di base per la preparazione della popolare bevanda.

Il Consorzio sostiene i birrifici nel reperimento di materia prima italiana, da filiera tracciata e garantita con gli associati che si impegnano a utilizzare nelle loro produzioni almeno il 51% di materia prima italiana creando una filiera dal campo al boccale con una collaborazione sempre più stretta con i coltivatori italiani di orzo e luppolo. Il successo delle birre nazionali ha già favorito anche la produzione del malto italiano.

Oltre a dare un contributo utile all’economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 – aggiunge Coldiretti Puglia – che risultano i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Il consumo – spiega Coldiretti regionale – è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con la ricerca di varietà particolari e una produzione artigianale Made in Italy, una voglia di gusto che è andata di pari passo – spiega Coldiretti – con il boom dei birrifici artigianali, quadruplicati negli ultimi dieci anni, passando da poco più di 200 a oltre 860 fra brew pub, dove è anche possibile consumare sul posto la birra prodotta e micro birrifici di cui 1 su 4 agricolo con 55 milioni di litri prodotti.

Stanno nascendo anche nuove figure professionali – ricorda Coldiretti Puglia – come il “sommelier delle birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali delle diverse tipologie di birra con primi piatti, carne o pesce e anche con i dolci. La birra è sempre più bevanda di degustazione con richiami al territorio e al Made in Italy, due caratteristiche evocate, non sempre a proposito – conclude la Coldiretti regionale – da etichette e pubblicità anche dai grandi marchi industriali.

 

 

PIEMONTE, GRANO: PARTITA LA TREBBIATURA CON PREVISIONI DI CALO DEL 30%”

La siccità colpisce anche la resa del grano con il via alla trebbiatura in Piemonte per cui si stima un calo del 30%. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte nel ricordare che sulle imprese, oltre alla siccità, stanno gravando i rincari per le spese di produzione con incrementi medi dei costi correnti del 68%, secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Crea.

Il Piemonte è particolarmente vocato alla produzione di frumento tenero con una superficie di circa 84 mila ettari tra tutte le province, da quella di Alessandria con oltre 34 mila ettari e più di 2 milioni di quintali di produzione a quella di Torino con 19500 ettari e più di 1 milioni di quintali, da Cuneo con 17 mila ettari e 934 mila quintali ad Asti con oltre 9 mila ettari e 540 mila quintali fino alle province del Piemonte orientale con 4 mila ettari e 240 mila quintali.

“Il rischio è quello di aumentare la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci e il 62% del grano duro per la pasta – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La situazione è preoccupante anche a livello internazionale dove la produzione mondiale di grano per il 2022/23 è stimata in calo a 769 milioni, per effetto della riduzione in Ucraina con un quantitativo stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione”.

Un accordo sullo sblocco dei porti consentirebbe all’Ucraina di tornare ad esportare il 95% del grano via mare e di svuotare i magazzini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali destinati a rifornire sia i Paesi ricchi sia quelli più poveri dove la chiusura degli scali rischia di provocare rivolte e carestie, come afferma Coldiretti nel commentare i colloqui a Mosca tra alti ufficiali delle forze armate di Russia e Turchia sulla ripresa dei traffici commerciali, con una nave cargo turca che ha lasciato il porto di Mariupol, adesso controllato dai russi.

“In Piemonte, insieme al Consorzio Agrario del Nord Ovest abbiamo lanciato il progetto di filiera Gran Piemonte, tramite il quale sono già stati seminati oltre 6 mila e 500 ettari, e volto a valorizzare proprio l’oro giallo ed ottenere prodotti da forno veramente prepararti con la farina del territorio per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti. Al fine di implementare la progettualità per essere sempre più autosufficienti, vogliamo ricordare all’agroindustria virtuosa la nostra disponibilità ad incrementare i quantitativi prodotti per poter anche garantire prezzi equi alle imprese, che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali, tutelando sempre la biodiversità dei nostri territori. Bisogna, poi, intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi sia immediati per salvare le aziende che strutturali per programmare il futuro del sistema agricolo, mentre a livello comunitario servono più coraggio e risorse per migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli”, concludono Moncalvo e Rivarossa.

 

 

CAMPANIA, CON 0,2 EURO IN PIÙ IL 75% SCEGLIE PIZZA CON OLIO DI QUALITÀ

Il piacere di mangiare una pizza può migliore con soli 20 centesimi di olio extra vergine di qualità, mantenendo un prezzo popolare. È quanto emerge da un test somministrato ad un campione casuale di consumatori al Pizza Village di Napoli grazie ad un’iniziativa di Coldiretti Campania, in collaborazione con Unaprol e Aprol Campania. Ai partecipanti sono stati fatti assaggiare due pezzi identici di pizza margherita, conditi a crudo con due oli totalmente diversi: un olio di semi e un olio extra vergine di oliva monovarietale di Ravece. Uno stress test volutamente estremo per misurare la scelta tra una soluzione molto diffusa di condimento a confronto con un olio di alta qualità. Il 75% del campione ha scelto la pizza con olio evo, preferendola nettamente come esperienza gustativa in grado di esaltare il sapore di tutti gli altri ingredienti. Un risultato che conferma quanto sia fondata la battaglia culturale che Coldiretti e le associazioni dei produttori portano avanti per diffondere la conoscenza dell’olio, alimento principe della dieta mediterranea.

Ma se la stessa pizza margherita cambia totalmente sapore grazie ad un extra vergine di qualità, quanto incide questo ingrediente di eccellenza sul costo finale? Un filo d’olio a crudo su una pizza pesa circa 10 grammi, pertanto con un litro si possono condire oltre 100 pizze. Se prendiamo un extra vergine di qualità a 20 euro al litro, il costo per ogni pizza aumenterebbe meno di 20 centesimi. Questo conferma il messaggio lanciato da Napoli all’indirizzo di Flavio Briatore, che ha sostenuto la necessità di vendere la margherita a 15 euro.

Il messaggio che Coldiretti Campania e Aprol Campania lanciano ai pizzaioli napoletani è di offrire ai consumatori la possibilità di un’esperienza di gusto all’insegna della qualità, inserendo nei menù gli abbinamenti con gli oli extra vergine di eccellenza di cui la regione abbonda. Per condividere questo obiettivo, venerdì 24 giugno alle 18, nell’area ospitalità del Pizza Village, si terrà un corso di degustazione di olio evo dedicato esclusivamente a pizzaioli napoletani, guidato da Nicola Di Noia, direttore nazionale di Unaprol e tra i massimi esperti.

 

 

PUGLIA, LA REGIONE D’ITALIA DOVE PIOVE MENO (641,5 MM ANNUI)

Triste primato per la Puglia, regione d’Italia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura causati dalla siccità che distrugge le coltivazioni e favorisce i roghi e rappresenta la calamità più rilevante per i campi. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base del Rapporto dell’ISPRA e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente, mentre è in fase di predisposizione la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità con l’istituzione di un coordinamento tra Protezione civile, MiPAAF, MiTE, Affari Regionali, MIMS e MEF.

La regione con il minimo afflusso meteorico è proprio la Puglia che mantiene anche il primato negativo – aggiunge Coldiretti Puglia – della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi.

Negli invasi artificiali per l’assenza di piogge mancano 71 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale, ma a preoccupare – denuncia Coldiretti Puglia – è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano e gli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma si assiste anche alla maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, come ciliegie e asparagi, dove le primizie e le varietà tardive sono maturate praticamente assieme, invadendo il mercato che non riesce ad assorbire le produzioni. Ma gli effetti sono evidenti anche sul settore olivicolo – dice Coldiretti Puglia – con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 40% in Puglia. 

A risentire è tutto il settore agricolo nel 2022 divenuto rovente – afferma Coldiretti Puglia – con la frutta e la verdura in campo bruciate dal solleone e i frequenti incendi in Salento e nel foggiano. Stanno soffrendo il caldo gli animali nelle stalle – spiega Coldiretti Puglia – dove le mucche per lo stress delle alte temperature stanno producendo fino al 30% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, mentre il calo delle rese hanno ridotto la produzione dell’alimentazione degli animali, come orzo e piselli proteici.

I costi sono schizzati alle stelle per l’irrigazione di soccorso e per la necessità di gasolio – aggiunge Coldiretti Puglia – per tirare l’acqua dai pozzi, azionare trattori e mietitrebbie per raccogliere il grano e per tenere in funzione h24 ventilatori e doccette refrigeranti nelle stalle per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura. Una situazione che fa salire ben oltre i 100 milioni di euro il conto dei danni provocati nel 2022 all’agricoltura pugliese per il caldo e la siccità soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti con le avversità da sole e scottature dei prodotti agricoli che non sono più assicurabili.

Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Recovery plan – insiste Coldiretti Puglia – un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale.

Il progetto – conclude la Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale bacini in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura – conclude Coldiretti Puglia – con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

 

 

SICILIA, È FAR WEST NEI CAMPI; GLI AGRICOLTORI ORGANIZZANO LE RONDE NOTTURNE

Dalle arance alle olive, dai limoni agli ortaggi fino al ritorno dell’abigeato, è far west nei campi dove si moltiplicano furti e razzie per un bottino nazionale stimato in 300 milioni di euro all’anno che finisce sul mercato nero ed alimenta i canali dell’abusivismo e dell’illegalità. È quanto afferma Coldiretti Sicilia sulla base del rapporto sulla criminalità in agricoltura nell’esprimere preoccupazione per la drammatica sparatoria in un agrumeto ad Acireale, nel catanese, dove sono state uccise due persone.

Gli agricoltori – sottolinea Coldiretti Sicilia – sono vittime di ogni genere di furti, dai prodotti agricoli alle attrezzature fino agli animali con una escalation di fenomeni criminali che colpisce e indebolisce il settore ma mette a rischio anche la salute dei cittadini. Vengono messi a segno raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole. La paura dilaga nei campi dove ci si sta organizzando con ronde e servizi di vigilanza notturni – sottolinea la Coldiretti – ma con il ripetersi di questi fenomeni molti imprenditori si stanno scoraggiando e addirittura non denunciano più le razzie.

Per combattere i furti nelle campagne sono entrate in gioco anche le nuove tecnologie, come l’installazione di sistemi Gps sui trattori e di impianti d’allarme collegati alla centrale dei Carabinieri o della Polizia. Anche le telecamere con visione notturna possono rappresentare un sistema utile da applicare. In taluni casi si rendono necessari servizi di scorta e sorveglianza organizzati dagli agricoltori stessi. In parallelo all’aumento della criminalità nelle campagne – segnala la Coldiretti – si è sviluppata una strategia di contrasto al fenomeno con agricoltori organizzati sui social network per mettere in pratica i consigli dei Carabinieri o in gruppi di WhatsApp in cui scambiarsi informazioni e allertare gli iscritti in caso di presenze di auto o persone sospette.

Un’attività che si affianca a quella delle forze dell’ordine impegnate nel pattugliamento delle zone rurali. Si tratta di lavorare – conclude Coldiretti Sicilia – per il superamento della situazione di solitudine invertendo la tendenza allo smantellamento dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio, ma anche incentivando l’utilizzo delle tecnologie per favorire il controllo capillare del territorio e garantire la sicurezza dei cittadini che vivono nelle aree rurali.

 

 

LOMBARDIA, INSETTI ALL’ATTACCO DI CAMPI, FRUTTETI E STALLE

Accanto alla siccità, con le alte temperature estive gli agricoltori lombardi si trovano a fare i conti anche con la diffusione di insetti che attaccano campi, frutteti e stalle: dai coleotteri giapponesi agli afidi, dalle mosche alle cimici fino a forficule e formiche. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Lombardia nelle campagne dove si contano già danni alle produzioni.

La zona ovest del milanese – spiega la Coldiretti regionale – è alle prese con la Popillia Japonica, la cui presenza quest’anno in questa zona è già stimata in aumento del 10% rispetto allo scorso anno. Questo famelico insetto originario del Giappone – precisa la Coldiretti – è in grado di causare danni immensi a tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti, dai piccoli frutti alle colture orticole di pieno campo. Sempre nel milanese – continua la Coldiretti Lombardia – l’allerta è scattata anche nei confronti della cimice asiatica, un insetto arrivato dalla Cina che è particolarmente pericoloso perché in Italia non ha nemici naturali e perché – sottolinea la Coldiretti – è particolarmente prolifico, con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta.

In provincia di Mantova – continua la Coldiretti Lombardia – si registra già un aumento consistente della popolazione di mosche che infastidiscono gli animali nelle stalle. Si segnalano inoltre danni su alberi da frutto, come pesco e albicocco, causati dalla presenza di forficule e formiche. Registrate anche difficoltà per la gestione degli afidi che attaccano il grano. Nel Bresciano, invece, in continuo e allarmante aumento la diabrotica che attacca il mais.

Per effetto della globalizzazione dei commerci e per l’impatto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature – spiega Coldiretti – l’Italia negli ultimi anni ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne e la Lombardia non fa eccezione: dalla cimice asiatica alla Popillia japonica, dal tarlo asiatico alla diabrotica, dal cinipide del castagno alla Drosophila suzukii, sono sempre di più le specie aliene che distruggono i raccolti delle campagne.

A livello nazionale – afferma la Coldiretti – questi organismi hanno causato oltre un miliardo di danni con gravissimi effetti sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che – denuncia Coldiretti – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude Coldiretti – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

 

 

BASILICATA, SICCITA’: NON E’ SUFFICIENTE ACQUA PER CAMPAGNA POMODORI

La forte crisi idrica sta colpendo il settore agricolo lucano, ed in particolare in questo momento la zona di Gaudiano di Lavello, dove allo stato attuale, gli 800 litri al secondo non sono sufficienti ad alimentare le vasche per irrigare l’attuale campagna dei pomodori e le altre coltivazioni in campo presenti nella vasta area. E’ quanto segnala la Coldiretti di Basilicata, che ha inviato una nota urgente al governatore lucano, Vito Bardi, e all’amministratore unico del Consorzio di Bonifica della Basilicata, Giuseppe Musacchio. “Chiediamo con urgenza di autorizzare il raddoppio della portata – evidenzia il direttore della Coldiretti di Basilicata, Aldo Mattia – giustificando la stessa, sia per problemi economici che per problemi di ordine pubblico”. 

 

 

EMILIA ROMAGNA, METEO: BENE REGIONE SU ANTICIPI INDENNIZZI GELATE 2020 

“Esprimiamo il nostro apprezzamento per la decisione da parte della Regione Emilia-Romagna di anticipare 23 milioni per la liquidazione dei risarcimenti alle imprese agricole colpite dalle gelate del 2020”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli in seguito alla decisione di viale Aldo Moro di anticipare parte delle risorse del bilancio regionale per accelerare la liquidazione degli indennizzi alle imprese agricole che hanno subito danni alle produzioni causati da gelate e brinate.

“Le richieste di risarcimento effettuate da parte delle aziende danneggiate sono oltre 2100” ha detto il Direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri “l’anticipo garantito oggi è un segnale importante di come il lavoro svolto di concerto con le istituzioni aiuti a tutelare gli imprenditori le cui aziende negli ultimi tre anni hanno dovuto fare i conti con le conseguenze dei cambiamenti climatici, gli attacchi della cimice asiatica e le conseguenze della pandemia”.

 

 

TORINO, PIANO PER PICCOLI INVASI SPARSI SUL TERRITORIO E SOSTEGNI PER IRRIGAZIONE 

Coldiretti Torino accoglie con favore la notizia che la Regione Piemonte ha fatto propria la richiesta di Coldiretti per la realizzazione di piccoli invasi sparsi sul territorio. È la stessa Regione ad avere avanzato la proposta in preparazione dell’incontro della Conferenza delle Regioni con Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione Civile. All’incontro, la Regione Piemonte ha portato sul tavolo richieste per fronteggiare, sia nell’immediato che nella prospettiva del medio e lungo periodo, la grave emergenza idrica che sta colpendo in modo particolare il territorio piemontese. La Regione ha annunciato che sta lavorando a una pianificazione che consenta la realizzazione di piccoli invasi in grado di poter rilasciare acqua in casi di emergenza come quello che stiamo attraversando, ma anche di mitigare le esondazioni nei periodi storicamente più soggetti ad alluvioni.

«Sappiamo che la crisi climatica non terminerà certo con questa ennesima stagione siccitosa – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Per questo servono politiche locali strutturali. È fondamentale dare alle aziende agricole la sicurezza di potere continuare a produrre e quindi di poter continuare a esistere. Per questo chiediamo che tutti gli enti territoriali contribuiscano a elaborare progetti utili a rendere più efficiente i sistemi irrigui della provincia di Torino. Progetti per la realizzazione di piccoli bacini, inseriti nell’ambiente agronaturale, progetti per aumentare la quota di attingimento da pozzi e progetti e azioni di sostegno per migliorare l’efficienza delle pratiche irrigue».

La Regione ha anche portato all’attenzione del Capo della Protezione Civile un accordo con i gestori dei bacini idroelettrici montani che permette un rilascio di 2.5 milioni di metri cubi di acqua nei torrenti che hanno prese a scopo irriguo. Una decisione che arriva sull’esempio dell’accordo promosso da Coldiretti con Iren Energia per il rilascio di 6 metri cubi al secondo dall’invaso idroelettrico di Ceresole Reale a favore delle coltivazioni del Canavese. Un accordo che, evidentemente sta facendo scuola e che ripropone il tema sempre più urgente dell’uso plurimo delle acque.

 

 

VERCELLI-BIELLA, EMERGENZA IDRICA: COLPITI SECONDI RACCOLTI E COMPARTO FRUTTICOLO

Misure inique che vanno a mettere ancora più in ginocchio gli agricoltori che stanno vivendo una situazione gravissima e che rischiano di vedere svanire il loro raccolto. Questo il pensiero di Coldiretti Vercelli-Biella sui provvedimenti adottati da Ovest Sesia per combattere l’emergenza idrica sul territorio. Nello specifico, il consorzio ha deliberato nella riunione tenutasi martedì 21 giugno di disporre il divieto della bagnatura dei secondi raccolti e proibito la bagnatura delle colture arboree impiantate da più di tre anni.

“Non è sicuramente questa la soluzione per risolvere il problema che va a colpire direttamente una parte di imprenditori agricoli – affermano il Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il Direttore Francesca Toscani – Si tratta di una decisione totalmente iniqua. Vietare la bagnatura dei secondi raccolti in un’annata caratterizzata dalla scarsità delle materie prime e dall’aumento dei prezzi significa mettere in ginocchio quegli agricoltori che da mesi avevano programmato questo tipo di coltivazione reperendo i mezzi tecnici necessari. Ugualmente ingiusta – proseguono – è la decisione di sospendere la bagnatura delle colture arboree impiantate da più di tre anni: questa scelta va a colpire direttamente tutto il comparto frutticolo. La siccità fa sempre più paura e servono delle misure immediate, ma questo non è il percorso adatto. Chiediamo maggiore flessibilità e la deroga straordinaria al deflusso minimo vitale per evitare di perdere alcune delle colture fondamentali. E’ urgente che i gestori dei bacini idrici montani ad uso idroelettrico consentano il rilascio di una maggiore quantità d’acqua per l’intero arco della giornata”.

 

 

VENEZIA, BOOM INSETTI NEI FRUTTETI, ORTI E GIARDINI

Frutta e verdura bruciate dal sole nei campi

Coltivazioni sotto attacco dagli insetti, frutta e verdura bruciata dal sole. Continuano gli effetti devastanti della siccità sull’agricoltura veneta – afferma Coldiretti – con le alte temperature estive che si spingono oltre i 35 gradi, proliferano afidi, cimici e lepidotteri che depongono larve sulle foglie degli ortaggi e barbabietole da zucchero danneggiando le piante.  Bersagli privilegiati: cetrioli, pomodori, mele e pere soprattutto nel veneziano, mentre sul territorio regionale si registrano i primi casi di bruciature su meloni, angurie, zucchine e melanzane ustionati dai raggi di sole che fanno presagire – secondo Coldiretti – un calo di produzione del 20% già a giugno. Una situazione che rispecchia il quadro nazionale dove sciami di cavallette, coleotteri giapponesi, ragni, e forficule cominciano a diffondersi ovunque proprio in un momento in cui l’Italia ha necessità di sfruttare tutto il suo potenziale produttivo alimentare per fare fronte agli effetti sui prezzi e sui mercati della guerra in Ucraina.

La fascia delle Alpi, fra Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia è, inoltre, alle prese – rileva la Coldiretti – con la rapida avanzata del parassita killer del legno, l’Ips typographus, il Bostrico Tipografico che infetta gli abeti indeboliti dagli effetti dei cambiamenti climatici. Si tratta – spiega Coldiretti – di una vera e propria pandemia delle piante che prende forza mano a mano che si alzano le temperature con l’insetto “mangia tronchi” che esce allo scoperto facendo strage di alberi. I maschi del Bostrico – sottolinea la Coldiretti – entrano sotto la corteccia delle piante e si accoppiano con le femmine che scavano nel legno gallerie lunghe fino a 15 centimetri, dove depongono in media ottanta uova dalle quali – riferisce Coldiretti – escono larve che, a loro volta, creano cunicoli di 5 o 6 centimetri per nutrirsi e crescere dando vita a una nuova generazione di assassini. Una volta che la popolazione si moltiplica e diventa aggressiva, il Bostrico lancia attacchi di massa che portano in breve tempo alla morte delle piante e rendono inutilizzabile il legno.

Per effetto della globalizzazione dei commerci e per l’impatto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature – spiega Coldiretti – l’Italia negli ultimi anni ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne soprattutto con le piante ed i semi dall’estero che hanno causato oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Basti pensare – continua la Coldiretti – al batterio della Xylella che arrivato con essenze importate dall’America Latina ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia oppure la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani come la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva, oppure il cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni fino al punteruolo rosso che ha decimato le palme.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che – denuncia Coldiretti – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude Coldiretti – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

 

 

PADOVA, SICCITA’ E CALDO RECORD BRUCIANO FRUTTA E VERDURA NEI CAMPI

Temperature eccezionali e sole rovente a rischio meloni, angurie, zucche e tutti gli ortaggi di stagione

Con le temperature da estate inoltrata che infiammano la campagna padovana e la siccità che morde da mesi, bruciano frutta e verdura nei campi con una riduzione della produzione di oltre il 20% già a giugno. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Padova sugli effetti delle alte temperature con meloni, angurie, zucche e zucchine, melanzane e piante di pomodori ustionati dai raggi del sole, con la mancanza di acqua che sta mandando in stress idrico anche le coltivazioni estensive come il mais, le barbabietole, la soia ma pure la viticoltura ne risente con il rischio che venga compromessa un’annata che invece avrebbe i numeri giusti per una produzione di qualità e nella norma.

All’emergenza siccità dovuta alle scarsissime precipitazioni si aggiunge, spiega Coldiretti Padova, l’effetto del caldo prolungato che, specie nella Bassa Padovana, sta allarmando le aziende agricole impegnate nella coltivazione di ortaggi e frutta. Giorni e giorni di temperature ben sopra la norma con il sole che picchia duro nella campagna assetata, ci sono decine e decine di quintali di meloni, angurie, zucche e zucchine che rischiano di non arrivare nemmeno a maturazione, letteralmente “cotte” dal caldo.

Se non pioverà e se il caldo non concederà una tregua fra dieci giorni la situazione sarà veramente critica, spiegano gli agricoltori. Il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan mostra direttamente dalla sua azienda di Borgo Veneto gli effetti di colpi di calore e delle temperature estreme di questi giorni. “Per il momento siamo riusciti ad irrigare anche se ogni settimana senza precipitazioni rende la situazione sempre più incerta. – racconta Bressan – Ma basta fare un giro nei nostri campi per vedere già i primi effetti del caldo anomalo che ormai da oltre un mese ha investito anche la nostra provincia. Queste sono temperature da luglio inoltrato, e quando fa troppo caldo le piante soffrono e non riescono a maturare come dovrebbero. Le angurie, frutto estivo per eccellenza, hanno risentito delle alte temperature e presentano bruciature nella parte centrale. Sarebbero pronte fra una decina di giorni, ma molte rischiano di non poter essere nemmeno raccolte. Ci sono poi angurie che nemmeno riescono a maturare perché la pianta non riesce a sostenere la crescita: ecco allora i numerosi aborti, micro angurie che non arriveranno mai alla maturazione. Fra poco più di una settimana dovremo iniziare a raccogliere anche i meloni ma le piante sono in sofferenza e presentano pochi frutti. Anche le piante delle zucche, seminate un mese fa, faticano a prendere colore e quindi a crescere: le foglie sono ingiallite e con la pianta poco vigorosa la produzione sarà scarsa. Abbiamo difficoltà anche in serra, perché se è vero che le colture sono riparate dall’irraggiamento diretto sono in sofferenza per il gran caldo che per l’appunto blocca la maturazione e riduce sensibilmente la produzione”.

L’allarme caldo e siccità, ricorda Coldiretti Padova si fa più grave in un 2022 con un estate iniziata torrida dopo una primavera che si è classificata in Veneto come la seconda più calda dopo quella del 2003 e come la sesta più calda di sempre sul pianeta a livello climatologico, facendo registrare una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,85 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo, con la penisola messa sotto assedio dal caldo e dalla siccità.

Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie Coldiretti ha elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Recovery plan, un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio. Il progetto – aggiunge Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale bacini in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura – conclude Coldiretti Padova – con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

 

 

PIACENZA, ESTATE 2022 CON FRUTTETI, CAMPI, ORTI E GIARDINI SOTTO ATTACCO INSETTI

Un picco di nascite di cavallette e già i primi attacchi del ragnetto rosso alle coltivazioni di pomodoro

Con le alte temperature estive che si spingono oltre i 40 gradi è boom di insetti in campi, frutteti, orti e giardini con sciami di cavallette, cimici asiatiche, coleotteri giapponesi, ragni, afidi e forficule che danneggiano la frutta, le foglie, le piante e il mais già colpite dalla grave siccità in un momento in cui l’Italia ha necessità di sfruttare tutto il suo potenziale produttivo alimentare per fare fronte agli effetti sui prezzi e sui mercati della guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti su una invasione che si estende dal Piemonte alla Sardegna, dalla Lombardia al Veneto fino all’Emilia Romagna con danni alle produzioni e problemi per le persone.

Milioni di cavallette – spiega Coldiretti – sono diventate una vera piaga dell’estate 2022 non solo in Sardegna dove hanno già devastato quasi 40mila ettari di territorio fra Nuoro, Sassari e Oristano ma anche in Emilia Romagna dove nella zona di Forlì stanno danneggiando i raccolti di grano, ortaggi, foraggi, erba medica delle vallate del Bidente e del Savio. Da Ferrara a Ravenna le cimici asiatiche stanno attaccando i frutteti.

Anche nel Piacentino si registra un picco di nascite di cavallette e ci sono già i primi attacchi del ragnetto rosso alle coltivazioni di pomodoro.

Il Piemonte è alle prese – evidenzia la Coldiretti – con l’invasione della Popillia japonica, il coleottero giapponese in grado di causare danni immensi a tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti, alle colture orticole di pieno campo e i rischi maggiori li corrono il mais, il pesco, il melo, la vite, il nocciolo e la soia. La presenza massiccia del famigerato insetto è segnalata in 86 i comuni della provincia di Alessandria e a Cigliano e Santhià, in provincia di Vercelli. Per contrastarne la diffusione è in corso il posizionamento di tremila trappole “attract and kill”, con forma a ombrello con una rete impregnata di insetticida. Mentre nei boschi di Cuneo – evidenzia Coldiretti – è in atto una vera e propria invasione di zecche, veicolate dalla fauna selvatica. In aumento su tutto il territorio del Piemonte le cimici, mentre è segnalata – spiega Coldiretti – anche la presenza massiccia di forficule, le cosiddette “forbicine” che danneggiano i frutti.

In Lombardia – continua Coldiretti – anche la zona del Milanese è alle prese con il diffondersi della cimice asiatica e della Popillia japonica con un aumento del 10% della presenza del coleottero giapponese nella fascia ovest del capoluogo regionale mentre in provincia di Mantova ci sono danni su alberi da frutta per forficule e formiche, oltre ad un aumento generalizzato della presenza di mosche. In Veneto – spiega il monitoraggio della Coldiretti – il clima umido e le alte temperature hanno favorito l’aumento di afidi su ortaggi e frutta, oltre alla presenza di cimici asiatiche nelle colture del Veneziano in particolare su cetrioli, pomodori, mele e pere, mentre le farfalle notturne depongono uova e larve su foglie di verdura e barbabietola da zucchero danneggiando le piante.

La fascia delle Alpi, fra Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia è alle prese – rileva la Coldiretti – con la rapida avanzata del parassita killer del legno, l’Ips typographus, il Bostrico Tipografico che infetta gli abeti indeboliti dagli effetti dei cambiamenti climatici. Si tratta – spiega Coldiretti – di una vera e propria pandemia delle piante che prende forza mano a mano che si alzano le temperature con l’insetto “mangia tronchi” che esce allo scoperto facendo strage di alberi. I maschi del Bostrico – sottolinea la Coldiretti – entrano sotto la corteccia delle piante e si accoppiano con le femmine che scavano nel legno gallerie lunghe fino a 15 centimetri, dove depongono in media ottanta uova dalle quali – riferisce Coldiretti – escono larve che, a loro volta, creano cunicoli di 5 o 6 centimetri per nutrirsi e crescere dando vita a una nuova generazione di assassini. Una volta che la popolazione si moltiplica e diventa aggressiva, il Bostrico lancia attacchi di massa che portano in breve tempo alla morte delle piante e rendono inutilizzabile il legno.

Per effetto della globalizzazione dei commerci e per l’impatto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature – spiega Coldiretti – l’Italia negli ultimi anni ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne soprattutto con le piante ed i semi dall’estero che hanno causato oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Basti pensare – continua la Coldiretti – al batterio della Xylella che arrivato con essenze importate dall’America Latina ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia oppure la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani come la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva, oppure il cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni fino al punteruolo rosso che ha decimato le palme.

Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che – denuncia Coldiretti – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude Coldiretti – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

 

CUNEO, 350 MILIONI DI EURO DI DANNI ALL’AGRICOLTURA NELLA GRANDA

Ad oggi ammontano a 350 milioni di euro i danni all’agricoltura causati dalla siccità in Provincia di Cuneo. È quanto stima Coldiretti Cuneo nel tracciare il primo bilancio di un anno segnato da precipitazioni dimezzate con conseguenze pesanti per le colture cerealicole, dal grano al mais, e le foraggere.

In provincia di Cuneo da inizio anno ha piovuto il 45% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021, con punte del -63%: un raffronto molto preoccupante se si considera che il 2021 è stato il terzo più arido della Granda, dopo il 2017 e il 1997. L’emergenza riguarda tutto il territorio piemontese, tanto che la Regione ha richiesto al Ministero delle Politiche agricole il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’agricoltura e al Governo lo stato di emergenza, come Coldiretti aveva sollecitato in occasione del tavolo dello scorso 14 giugno, per il monitoraggio del rischio di perdita del raccolto a causa della siccità. Già in diversi Comuni sono state emanate ordinanze per l’uso consapevole dell’acqua.

“Una situazione drammatica destinata ad aggravarsi ulteriormente con le falde di giorno in giorno più basse. Oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti – chiede il Presidente di Coldiretti Cuneo Enrico Nada – è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale”.

“Sulla scia dell’accordo che abbiamo siglato in Piemonte con Iren Energia Spa – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – è urgente che i gestori dei bacini idrici montani ad uso idroelettrico consentano il rilascio di una maggiore quantità d’acqua per l’intero arco della giornata come anche abbiamo chiesto una maggiore flessibilità e la deroga straordinaria al deflusso minimo vitale per evitare di perdere colture come il mais e le foraggere”.

Accanto a misure per garantire nell’immediato l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi, che Coldiretti propone da tempo.

 

 

MANTOVA, I NUOVI EQUILIBRI MONDIALI SECONDO ISPI

“Stiamo vivendo una fase delicata e complessa, rispetto al passato l’incertezza ha accelerata e si è moltiplicata. Siamo alle prese con diversi fattori emergenziali, ma questa volta tutti insieme: la guerra in Ucraina con il rischio che duri a lungo, il Covid che ora ci appare come una parentesi di due anni, ma in verità c’è ancora, una crisi alimentare in atto in una parte del mondo, una crisi umanitaria, il più alto numero di rifugiati nella storia, una crisi energetica che sicuramente complica tutti i progetti di transizione energetica che avevamo ipotizzato. Aggiungiamo le parole pronunciate oggi dal presidente della Fed, Jerome Powell, che indica la recessione come possibile e il quadro si complica, anche perché potremmo trovarci di fronte il quadro delle tre principali economie bloccate: la Cina per il Covid, gli Stati Uniti e l’Unione europea per l’inflazione”.

Lo scenario delineato in occasione dell’assemblea annuale di Coldiretti Mantova, ieri sera a Corte Peron, dal professor Paolo Magri, vicepresidente di Ispi e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi, non è certo dei più rilassanti, soprattutto perché i fattori di insicurezza sono, come ha elencato, molteplici.

“Ci troviamo come al traguardo di una maratona alla quale abbiamo partecipato senza essere eccessivamente allenati e agli ultimi metri ci dicessero che dobbiamo affrontare una gara di Pentathlon”, ha detto il prof. Magri, utilizzando una metafora sportiva per spiegare la grande confusione sotto il cielo.

“Non avrei mai pensato che la Russia invadesse l’Ucraina – ha confessato il vicepresidente esecutivo di Ispi -. Ora c’è il rischio che la guerra duri a lungo, che significa trascinare il resto delle crisi e dividere il mondo fra Occidente e un altro blocco variamente aggregato, con Russia, Cina, India e altri Paesi insieme e difficoltà di dialogo sul piano economico”.

La preoccupazione di uno scenario complesso per i rischi di crisi alimentare, ma anche di dialogo, di export e di consumi alimentari, in una fase in cui pesano già altre emergenze – a partire dalla siccità – che si sommano ad emergenze ormai strutturali come la burocrazia e la crisi climatica è stato uno dei punti toccati in apertura dal presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, che ha riassunto alcune anomalie che l’agricoltura e l’alimentare di casa nostra si sono trovate a vivere, dal testacoda dei prezzi del latte “con la Germania che pensa di arrivare a pagare 70 centesimi al litro, quando storicamente i prezzi europei erano più bassi di quelli italiani”.

Un mondo tumultuoso anche prima del conflitto in Ucraina. “Il rafforzamento degli stock alimentari da parte della Cina ha posto in tensione i mercati dei cereali e dei semi oleosi, esasperati oggi dalla guerra – ha specificato Carra -. Ma alcune scelte politiche, come l’embargo verso la Russia dopo il 2014 avevano già colpito anche l’agricoltura mantovana, che ha visto chiudersi un mercato promettente per le pere ed è stata, anche per questo, costretta ad estirpare il 60-70% dei frutteti”.

La fragilità attuale del sistema agricolo per Carra va ricondotta a una concomitanza di molteplici fattori, dalla velocità decisionale all’incapacità di portare avanti progetti comuni in Europa. “Le tecnologie possono aiutarci a migliorare le nostre imprese agricole sia sul piano della produttività e dunque dell’autoapprovvigionamento che sul fronte delle questioni ambientali aperte – ha proseguito il presidente di Coldiretti Mantova -. L’agricoltura nella nostra provincia può contare su una notevole capacità imprenditoriale, ma dobbiamo guardare avanti, valorizzando la tradizione, ma sapendo che il mondo sta cambiando, dovremo fare i conti con consumi e scenari internazionali diversi”.

Una situazione davvero difficile, inutile negarlo. Eppure, ha precisato il prof. Magri, “fra i tanti che piangono in questo momento, l’agricoltura, che pure ha momenti di insicurezza come le tensioni sui prezzi dei fertilizzanti, dell’energia e del gasolio agricolo, non deve suscitare preoccupazioni eccessive. Paradossalmente, per alcuni settori l’aumento dei prezzi può essere anche un’opportunità”. L’importante è che la gestione dell’emergenza sia ponderata e affiancata da strategie anche di medio e lungo periodo. “Dobbiamo affrontare la situazione cooperando, insieme ad altri Paesi, in un dialogo costruttivo – ha ammonito -. La macchina burocratica è il tallone d’Achille di questo Paese, bisogna fare in modo di essere più efficienti. Abbiamo dimostrato con il Covid di essere in grado di gestire le crisi, facciamo in modo che tale capacità si traduca in una pianificazione lungimirante”. Ne trarrebbe beneficio l’Italia, l’Europa, così come l’agricoltura e l’alimentare Made in Italy.

 

CAGLIARI, SONO DI GONNOSFANADIGA LE MIGLIORI OLIVE DA TAVOLA ITALIANE

Sono sarde di Gonnosfanadiga le migliori olive verdi al naturale italiane. Lo ha stabilito il Premio Nazionale per le migliori olive da tavola “Monna Oliva” che sabato scorso a Roma ha consegnato il primo premio all’azienda agricola socia Coldiretti di Luigi Deias nella categoria “olive verdi al naturale” per le sue olive nera di Gonnos. La stessa azienda ha conquistato anche il secondo posto nella categoria “Olive condite” con le olive verdi a scabecciu.

Per Luigi Deias, 75 anni di Gonnosfanadiga, una grande soddisfazione anche perché non è la prima volta che sale nel gradino più alto d’Italia con le sue olive. Era successo anche nel 2016, secondo posto nella categoria “Olive verdi al naturale” e nel 2020 secondo posto con “Olive condite” e menzione speciale per “Olive verdi al naturale”. 

Nel 2011, 2015 e 2016 l’azienda ha vinto anche il Concorso regionale “Olio Nuovo” con l’olio extravergine monocultivar Nera di Gonnos.

L’azienda di Luigi Deias, cavaliere della Repubblica, ricevuto per il lavoro esemplare svolto in anni di funzionario Inps, nasce insieme alla moglie Renata Casti, anche lei funzionaria pubblica, nel 1996 “è sempre stato il nostro sogno per la grande passione per la terra che abbiamo sempre avuto in famiglia essendo entrambi figli di contadini – dice Luigi Deias -. Siamo partiti con 27 piante di olivo adesso ne abbiamo oltre 4 mila in circa 13 ettari”.

Una azienda modello divenuta negli anni multifunzionale con una estensione di poco meno di 30 ettari, di cui 14 ettari sono riservati alla produzione di biomassa da eucaliptus; inoltre produce autonomamente l’energia grazie ad un impianto fotovoltaico di 20 kw: “una scelta lungimirante visti i costi altissimi raggiunti oggi dalla corrente elettrica”.  

Ma non solo. L’impianto olivicolo è completamente automatizzato, grazie ad un impianto di subirrigazione (uno dei primi in Sardegna) che può essere guidato anche a distanza consentendo un importante risparmio idrico e anche di concimi: “da noi lo spreco è bandito – spiega orgoglioso Luigi Deias -, utilizziamo e diamo alle piante solo quella necessario sia acqua che concime, risparmiando da una parte e aumentando la resa perché le piante stanno bene”.

Le piante sono per quasi la metà ultracentenarie, quasi totalmente Nere di Gonnos: “per anni siamo stati anche campo sperimentale, da noi si facevano le preselezioni regionali per il concorso nazionale di potatura”.

“Una azienda lungimirante, innovativa e sostenibile di cui siamo orgogliosi – afferma il presidente di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas -. Il nostro socio Deias dimostra che l’età è un optional quando si ha tanta passione e attenzione per la terra”.

L’azienda si è specializzata sulle olive fresche che vende nel mercato di Sassari ed in quelle da tavola che arrivano nei ristoranti e negozi specializzati.

“Le aziende oggi sono sempre più aperte alla sperimentazione ma molto legate alla tradizione, alla qualità ed al territorio – dice il direttore di Coldiretti Cagliari Luca Saba -. Quella di Deias ne è un esempio ed infatti non è un caso che oggi vanta una delle migliori olive da tavola nazionali”.

 

 

FORLÌ-CESENA, MATURITÀ: CONTRO FAME NERVOSA MEGLIO LATTE E FRUTTA

Dall’abuso di caffè alle abbuffate di salatini e noccioline, dall’overdose di cioccolato ai pasti super speziati sono alcuni degli errori a tavola che aumentano ansia e insonnia e fanno perdere concentrazione e serenità agli studenti in vista dell’esame di diploma. È quanto afferma la Coldiretti che ha stilato la classifica dei “promossi e bocciati” a tavola per la maturità 2022 con la fame nervosa da stress in agguato. Per i ragazzi si tratta di un vero e proprio passaggio dall’adolescenza all’età adulta per superare il quale – sottolinea Coldiretti – oltre che sullo studio meglio puntare a tavola su frutta e verdura, pasti leggeri e cibi che contengono sostanze rilassanti che aiutano a restare lucidi in questi giorni di studio “matto e disperatissimo” per dirla con Giacomo Leopardi nella “Notte prima degli esami” come canterebbe Venditti.

Quindi considerato il carico di stress per i ragazzi e le loro famiglie – evidenzia la Coldiretti – bisogna adottare tutte le possibili soluzioni per agevolare lo studio come ritagliarsi i giusti intervalli di riposo con piccoli pasti leggeri che scongiurano pericolosi crolli di sonno quando si deve riprendere la preparazione. Per affrontare il rush finale oltre all’abuso di caffè, sono sconsigliati sia il digiuno che gli eccessi, in particolare con le abbuffate di salatini e prodotti ultralavorati già pronti, con cibi pesanti o con sostanze eccitanti, curry, pepe, paprika, dado da cucina e troppo sale. Preferibile optare per alimenti che – evidenzia la Coldiretti – aiutano a rilassarsi grazie alla presenza di un aminoacido, il triptofano, che favorisce la sintesi della serotonina, il neuromediatore del benessere e il neurotrasmettitore cerebrale che stimola il rilassamento. La serotonina aumenta con il consumo di alimenti che hanno zuccheri semplici come la frutta dolce di stagione ma effetti positivi si hanno anche con legumi, uova bollite, carne, pesce, formaggi freschi.

Tra le verdure – ricorda la Coldiretti – al primo posto la lattuga, seguita da cipolla e aglio, perché le loro spiccate proprietà sedative conciliano il sonno. Un aiuto per vincere la preoccupazione viene dagli alimenti come pane, pasta o riso, lattuga, radicchio, cipolla, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, latte caldo, frutta dolce e infusi al miele che – evidenzia la Coldiretti – favoriscono il sonno e aiutano l’organismo a rilassarsi per affrontare con la necessaria energia e concentrazione la sfida scolastica. Bene anche un bicchiere di latte caldo, giusto prima di andare a letto, che oltre a diminuire l’acidità gastrica, fa entrare in circolo elementi che favoriscono una buona dormita per via di sostanze, presenti anche in formaggi freschi e yogurt, che sono in grado di attenuare insonnia e nervosismo. Infine – conclude la Coldiretti – un buon dolcetto di incoraggiamento ricco di carboidrati semplici, magari una torta leggera fatta in casa con farina e uova ha una positiva azione antistress, così come infusi e tisane dolcificati con miele che creano un’atmosfera di relax e di piacere che distende la mente in attesa delle prove di esame.

Proprio a Forlì, in Viale Bologna 75, è possibile effettuare acquisti genuini direttamente dalle mani dei produttori di Campagna Amica, nel rispetto del gusto, della salubrità e proprio della sostenibilità – precisa Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti di Forlì-Cesena – La provincia di Forlì-Cesena, infatti, spicca proprio all’inizio della distribuzione regionale dei prodotti a denominazione, seconda solo alla provincia di Piacenza, con un numero di 98 ufficialmente riconosciuto: esempi significativi sono il Raviggiolo, lo Squacquerone, la salsiccia matta, il castrato, cappelletti romagnoli, crescione romagnolo, ciliegia di cesena, fragola romagnola e tanto altro ancora. Tutto questo è possibile acquistarlo direttamente al mercato di Viale Bologna, 75 ogni venerdì e sabato mattina, in un’atmosfera semplice e cordiale dove il ritorno al cibo genuino è il filo conduttore”.

 

LA DIETA PER LA MATURITÀ: I PROMOSSI E BOCCIATI A TAVOLA

PROMOSSI

 

BOCCIATI

Pasta, riso, pane, orzo

 

Salatini

Lattuga, radicchi, cipolla, aglio

 

Piatti con dado da cucina

Rape, cavolo

 

Cioccolato, cacao

Formaggi freschi, Yogurt

 

Caffè, The

Uova bollite

 

Curry, paprika

Miele in infusi e latte caldo

 

Superalcolici

Frutta dolce

 

Pepe

Fonte: Coldiretti

 

 

BRESCIA, DA POPILLIA A DIABROTICA INSETTI ALL’ATTACCO DI CAMPI, FRUTTETI E STALLE

Accanto alla siccità, con le alte temperature estive gli agricoltori lombardi si trovano a fare i conti anche con la diffusione di insetti che attaccano campi, frutteti e stalle: dai coleotteri giapponesi agli afidi, dalle mosche alle cimici fino a forficule e formiche. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Lombardia nelle campagne dove si contano già danni alle produzioni.

La zona ovest del milanese – prosegue la Coldiretti regionale – è alle prese con la Popillia Japonica, la cui presenza quest’anno in questa zona è già stimata in aumento del 10% rispetto allo scorso anno. Questo famelico insetto originario del Giappone – precisa la Coldiretti – è in grado di causare danni immensi a tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti, dai piccoli frutti alle colture orticole di pieno campo. Sempre nel milanese – continua la Coldiretti Lombardia – l’allerta è scattata anche nei confronti della cimice asiatica, un insetto arrivato dalla Cina che è particolarmente pericoloso perché in Italia non ha nemici naturali e perché – sottolinea la Coldiretti – è particolarmente prolifico, con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta.

Sul territorio bresciano – spiega Coldiretti Brescia – è allarme per la Diabrotica, un insetto di origine americana classificato come l’agente patogeno più dannoso per il mais già fortemente in difficoltà a causa della siccità: “dal nostro attento monitoraggio – spiega Giacomo Lussignoli presidente di Condifesa Lombardia nord-est e cerealicoltore di Ghedi (Bs) – in questi giorni la Diabrotica, ma anche la piralide del mais,  sono in continuo e allarmante aumento con un picco di presenza in campo anomalo per questo periodo, anche il clima caldo e secco, oltre ad aver anticipato di almeno dieci giorni la presenza degli insetti, ha favorito una loro forte diffusione”.

In provincia di Mantova – continua la Coldiretti Lombardia – si registra già un aumento consistente della popolazione di mosche che infastidiscono gli animali nelle stalle. Si segnalano inoltre danni su alberi da frutto, come pesco e albicocco, causati dalla presenza di forficule e formiche. Registrate anche difficoltà per la gestione degli afidi che attaccano il grano.

Per effetto della globalizzazione dei commerci e per l’impatto dei cambiamenti climatici con il surriscaldamento delle temperature – spiega Coldiretti – l’Italia negli ultimi anni ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne e la Lombardia non fa eccezione: dalla cimice asiatica alla Popillia japonica, dal tarlo asiatico alla diabrotica, dal cinipide del castagno alla Drosophila suzukii, sono sempre di più le specie aliene che distruggono i raccolti delle campagne.

A livello nazionale – afferma la Coldiretti – questi organismi hanno causato oltre un miliardo di danni con gravissimi effetti sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che – denuncia Coldiretti – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude Coldiretti – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni.

 

 

TREVISO, NUOVO PIANO CONTROLLO CINGHIALI TUTELA ANCHE ALLEVAMENTI SUINICOLI

Anche Coldiretti Treviso accoglie con soddisfazione il nuovo piano di controllo dei cinghiali 2022-2027 riformulato dalla Regione del Veneto in considerazione dell’emergenza Peste Suina Africana (PSA). “Il testo presenta significative novità – commenta il Direttore Giuseppe Satalino in sintonia con le parole del Direttore di Coldiretti Veneto Marina Montedoro – che accolgono le nostre sollecitazioni rispetto alla richiesta di una maggiore efficacia del controllo della specie invasiva”.

Si tratta di azioni coraggiose che dovranno essere accompagnate da atti concreti da parte dei soggetti coinvolti e, in primis, dagli Ambiti di Caccia e dai Comprensori alpini, strumenti assolutamente necessari al contenimento di questi animali selvatici con il coinvolgimento diretto degli imprenditori agricoli.  Infatti, tra i soggetti autorizzati al contenimento, i cosiddetti selecontrollori, rientra anche la figura del delegato ovvero il cacciatore formato chiamato direttamente dal proprietario e conduttore del fondo. Sarà anche istituito un Albo regionale dei selecontrollori che potranno agire con maggiore flessibilità operativa. “Dobbiamo ricordare che la funzione dei selecontrolli – prosegue Satalino – ha tutti i caratteri della pubblica utilità a tutela del cittadino. La loro azione non è quella di mera caccia, ma di prevenzione di un grave problema sociale, ambientate e economico che purtroppo oggi ha assunto anche i connotati del rischio sanitario”. Un’attività di monitoraggio farà finalmente luce sulla consistenza del fenomeno che interessa non solo le campagne, con danni e rischio idrogeologico, ma anche i centri abitati con pericoli continui per i cittadini per i possibili attacchi da parte dei cinghiali, per gli incidenti stradali anche mortali che provocano, senza dimenticare che i cinghiali possono essere veicolo di trasmissione di malattie ed epizoozie quali la PSA che mettono a repentaglio il patrimonio suinicolo regionale che consta, considerando i soli allevamenti specializzati di 1470 imprese con più di 800 mila capi in allevamento per la maggior parte destinati alla produzione di prodotti a denominazione di origine.

 

 

SONDRIO, MONTAGNE PRIMA LINEA PER AIUTARE AGRICOLTURA, MA SPRECO ACQUA

“In questi giorni le nostre montagne sono impegnate in un’azione meritoria, come il soccorso dell’agricoltura in pianura padana che, certamente, è quella più piegata dalla siccità, con i cereali che rischiano di bruciare nei campi. Milioni di metri cubi si riversano ogni giorno nel bacino dell’Adda, ed è giusto sia così, perché ogni difficoltà va affrontata con gli interventi opportuni e in uno spirito di aiuto reciproco. Allo stesso modo, non possiamo prescindere dalla presa d’atto di un cambiamento climatico ormai in corso, che impone di fronteggiare questi allarmi con interventi pianificati e programmati. E con la consapevolezza che occorre far presto, dato che scenari simili possono ripetersi negli anni e con cicli ravvicinati”.

Così Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio, interviene sul tema siccità, evidenziando peraltro come “vada ripensato il sistema di piccoli invasi in un Paese che oggi perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana: nessuna cementificazione ma equilibrio con i territori, e non solo in montagna. L’acqua va conservata capillarmente, in modo da distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.

C’è un progetto immediatamente cantierabile proposto insieme ad Anbi per fare fronte all’emergenza siccità con le regioni che valutano la possibilità di ordinanze per razionare l’acqua al Nord, e le temperature puntano a superare i 40 gradi in pianura per l’arrivo dell’anticiclone Caronte.

Intanto sale a 3 miliardi di euro il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo. E’ l’ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora in Italia da precipitazioni praticamente dimezzate e da produzioni agricole devastate.

Un panorama rovente che, dopo le brevi parentesi di pioggia, rischia di peggiorare nel corso dell’estate con l’ondata di calore che alza ulteriormente le temperature con le falde sempre più basse.

In questa situazione di profonda crisi idrica – continua Coldiretti – oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale.

“Più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità. E al Nord – conclude Marchesini – la grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare”.

 

 

COMO-LECCO, RINCARI RECORD PER GASOLIO AGRICOLO

Nonostante il calo dei prezzi dei prodotti petroliferi alla fine della scorsa settimana, si registra un nuovo rialzo ai distributori dei carburanti, con il costo del carburante agricolo che schizza mediamente del 120% in più rispetto a prima dello scoppio della guerra. E’ quanto denuncia Coldiretti Como Lecco, in riferimento all’elaborazione di Quotidiano Energia, che segnala il prezzo medio al self passato da 2,069 a 2,075 euro al litro per la benzina e da 2,006 a 2,030 euro al litro per il diesel, con il balzo dei prezzi del gasolio agricolo, che sta provocando disagi generalizzati alle imprese agricole del comprensorio prealpino.

L’aumento dei costi energetici e delle materie prime spinto dalla guerra in Ucraina ha determinato – rimarca l’organizzazione agricola interprovinciale – l’impennata dei costi di produzione per l’insieme delle aziende agricole e agroalimentari italiane che supera 1,2 miliardi di euro.

“L’aumento dei costi colpisce l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne: oggi 1 azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da metterne a rischio la sopravvivenza, ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione” rimarca Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, citando i dati Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.

In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e diesel ha un effetto valanga sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni.

Le imprese devono inoltre affrontare un pesante deficit logistico per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci con un gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it). Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea – afferma la Coldiretti lariana – e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale, punta di eccellenza dell’export Made in Italy.

Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo – conclude Coldiretti Como Lecco – le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione, per cui sono necessarie risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare.

 

 

VARESE, ESTATE 2022: 7 SU 10 IN AGRITURISMO, VINCE IL MODELLO GREEN E SOSTENIBILE

L’estate parte all’insegna di “tanta voglia di agriturismo”: vi si recheranno, da qui a settembre, oltre sette cittadini su dieci – per trascorrere le proprie vacanze o anche semplicemente per mangiare – e le strutture in provincia di Varese sono pronte ad accoglierli. Gli agriturismi del comprensorio altolombardo sono simbolo di una nuova tendenza verso il turismo green e sostenibile, spinta dalla ricerca di relax nel tempo della guerra e della pandemia: in testa alle motivazioni che spingono gli italiani in agriturismo c’è la voglia di contatto con la natura, mentre al secondo posto – secondo l’indagine Coldiretti/Noto Sondaggi – c’è l’enogastronomia.  Un trend trainato dal fenomeno dei cuochi contadini, gli agricoltori chef a chilometri zero che cucinano i prodotti coltivati in azienda recuperando spesso antiche ricette della tradizione campagnola, diventati un vero e proprio valore aggiunto per le strutture.

Al terzo posto tra le motivazioni c’è la voglia di relax, ma c’è anche qualcuno che ha paura del Covid e trova sicurezza nello stare in campagna e chi vuole fare attività sportiva. Ma l’amore degli italiani per l’agriturismo è dimostrato anche dal fatto che a ben 20,5 milioni di italiani piacerebbe aprirne uno, secondo l’indagine Coldiretti/Noto Sondaggi.

“Nel corso degli ultimi anni – spiega Massimo Grignani, presidente Terranostra Lombardia e Varese – si è ampliata la gamma di servizi offerti e a quelli tradizionali, quali ristorazione e alloggio, se ne sono affiancati altri come degustazione, passeggiate a cavallo, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi”. Sul sito https://terranostralombardia.it/ è possibile visionare le proposte offerte dagli agriturismi aderenti alla rete di Terranostra, l’associazione per l’agriturismo e l’ambiente promossa da Coldiretti.

Tra le tendenze dell’estate 2022 – afferma la Coldiretti – c’è la crescita dei viaggi di media e breve distanza e del turismo di prossimità, il ricorso a prenotazioni last minute e la preferenza per alloggi autonomi, luoghi e attività all’aria aperta. Cresce anche l’interesse per le mete minori, importante anche per la ricerca del buon cibo che aiuta a salvare una parte consistente del patrimonio agroalimentare del territorio.

L’estate 2022 è un appuntamento importante per il settore dopo due anni di pandemia che sono costati un calo del 34% delle presenze, secondo l’analisi Terranostra Campagna Amica, ma che non hanno inciso sulla struttura del settore che ha mostrato la propria solidità e capacità di adattamento, innovazione e di risposta ai nuovi stimoli del mercato.

 Lo dimostra il fatto che l’offerta agrituristica in Italia è addirittura cresciuta per numero di aziende (+2%), superando quota 25mila (25.060 aziende autorizzate nel 2021). L’alloggio (con 20.492 aziende, 82% del totale) e la ristorazione (12.455, il 62% del totale) si confermano i due pilastri dell’agriturismo. Ma la degustazione proposta da 6.412 aziende (il 32% del totale delle aziende) è addirittura cresciuta del 7,6%.

Alla luce dell’attuale scenario, connotato da una serie di emergenze ambientali, l’impegno di Terranostra è di contribuire a riposizionare l’offerta turistica nazionale nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale e sociale oltre che economica, secondo modelli di sviluppo più equilibrati. Il turismo di qualità è sempre più attento non solo alle bellezze naturali, paesaggistiche, artistiche del nostro territorio ma anche ad un ambiente pulito e salubre e alla riscoperta dei prodotti tipici, della qualità del cibo e del buon mangiare. Il problema più urgente da affrontare in Alta Lombardia è quello della carenza di personale nel settore ricettivo, complice anche l’insostenibile “concorrenza” della vicina Svizzera: gli agriturismi si fanno in quattro per garantire un’accoglienza di qualità, ma spesso sono costretti a ridurre i numeri e le disponibilità, proprio in virtù della forza lavoro disponibile.

 

 

MILANO, RIVALUTAZIONE AFFITTI E MISURE EMERGENZIALI NEL PIANO SVILUPPO RURALE

“Proporremo all’associazione fondiaria di valutare, laddove non è stato possibile irrigare, la rimodulazione dei canoni d’affitto da terreni irrigui a terreni in asciutta”. Lo ha detto Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, in occasione dell’assemblea della Federazione interprovinciale che si è tenuta al Golf Club di Tolcinasco a Pieve Emanuele, nel Milanese, che ha approvato il bilancio e alcune modifiche statutarie.

“Dobbiamo fare squadra per mettere a punto una strategia contro la siccità che possa funzionare nel medio e lungo periodo – ha spiegato il presidente Rota – ma nel frattempo vanno affrontate le difficoltà contingenti dettate dall’emergenza in corso”. Come appunto – precisa la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – la richiesta alle proprietà dei terreni di “mostrare vicinanza ai nostri associati in difficoltà”.

Il presidente della Coldiretti interprovinciale ha anticipato anche altre richieste da assecondare nel breve tempo per far fronte alla situazione straordinaria. “Sarà necessario lavorare con Regione Lombardia – dichiara Rota – a una misura emergenziale del PSR per dare ossigeno a tutte quelle aziende che hanno già avuto e avranno una perdita rilevante dei loro raccolti e per ripristinare i prati bruciati dalla mancanza di irrigazione. Nei prossimi giorni sarà anche indispensabile il rilascio di acqua da parte dei bacini idroelettrici per rimpinguare i laghi e permettere seppur parzialmente l’irrigazione del nostro territorio. Dobbiamo fare tesoro degli insegnamenti di questa crisi per rivedere i modelli di applicazione del deflusso minimo vitale dei corpi idrici e per sperimentare un protocollo che permetta, in assenza di significative precipitazioni nevose, un invaso dei bacini anche nei mesi invernali”.

“Inoltre – aggiunge il presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – per tenere in vita il settore primario e garantire l’approvvigionamento di un cibo sicuro e di qualità come quello delle nostre campagne, sono ogni giorno più indispensabili la proroga del credito di imposta per l’acquisto di gasolio agricolo e di energia elettrica e l’attivazione di misure riguardanti le energie rinnovabili”.

Sale intanto a 3 miliardi di euro il conto dei danni causati in Italia dalla siccità che assedia città e campagne, con il Po in secca peggio che a Ferragosto, i campi arsi dove i raccolti bruciano sui terreni senz’acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo.

Della necessità di fare sistema di fronte all’emergenza idrica, ma anche delle conseguenze della guerra in Ucraina, della crisi energetica e della pandemia, ha parlato a Pieve Emanuele anche l’assessore regionale lombardo allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, invitato alla tavola rotonda su “L’agricoltura nel nuovo mercato” organizzato dalla Coldiretti nell’ambito dell’assemblea interprovinciale. Con il presidente Alessandro Rota erano inoltre presenti Alfonso Del Giudice, professore ordinario di Finanza aziendale dell’Università Cattolica di Milano, i ricercatori dell’osservatorio CLAL di Modena Ester Venturelli e Alberto Lancellotti e il direttore della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza Umberto Bertolasi.

 

 

ALESSANDRIA, EMERGENZA, I RACCOLTI BRUCIANO NEI TERRENI SENZ’ACQUA, MAIS -50%

Definire priorità di uso dell’acqua disponibile, precedenza all’agricoltura per garantire cibo

Entra nel vivo la fase della trebbiatura in provincia e sale il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne, corsi d’acqua svuotati e campi arsi dove i raccolti bruciano sui terreni senz’acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo.

E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria nel tracciare l’ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole devastate.

Le previsioni, a livello territoriale, fanno registrare per il frumento tenero una riduzione del 30% e del 50% per il mais (20.200 ettari per una produzione di 2.065.125 quintali*), quest’ultimo in grave sofferenza soprattutto nelle zone limitrofe della pianura dove non riescono ad arrivare le irrigazioni di soccorso, in particolare nella zona dell’acquese ma in tutta la provincia la situazione è da “stato di calamità”.

“Un panorama rovente che peggiora con l’ondata di calore che prevede nei prossimi giorni temperature oltre i 40 gradi con le falde sempre più basse mentre si moltiplicano le ordinanze dei comuni per il razionamento dell’acqua – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. In questa situazione di profonda crisi idrica, oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti, è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale”.

L’assenza di precipitazioni colpisce i raccolti in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.

Un’emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali.

“Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. A fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, chiediamo che venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, dalle Regioni alle Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, per cooperare ad una gestione unitaria del bilancio idrico”.

Più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità dove la grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare.

 

 

RAVENNA, METEO: BENE REGIONE SU ANTICIPI INDENNIZZI GELATE 2020

“Esprimiamo il nostro apprezzamento per la decisione da parte della Regione Emilia-Romagna di anticipare 23 milioni di euro per la liquidazione dei risarcimenti alle imprese agricole colpite dalle gelate del 2020”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli in seguito alla decisione di viale Aldo Moro di anticipare parte delle risorse del bilancio regionale per accelerare la liquidazione degli indennizzi alle imprese agricole che hanno subito danni alle produzioni causati da gelate e brinate.

“Le richieste di risarcimento effettuate da parte delle aziende danneggiate sono oltre 2100” ha detto il Direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri “l’anticipo garantito oggi è un segnale importante di come il lavoro svolto di concerto con le istituzioni aiuti a tutelare gli imprenditori le cui aziende negli ultimi tre anni hanno dovuto fare i conti con le conseguenze dei cambiamenti climatici, gli attacchi della cimice asiatica e le conseguenze della pandemia”.

“Bene l’azione della Regione che alle parole ha fatto subito seguire i fatti – commenta Nicola Dalmonte, Presidente di Coldiretti Ravenna – per le tante imprese colpite dalle terribili gelate del 2020 l’anticipo dei risarcimenti è in questo momento una vera boccata d’ossigeno”.

Al Presidente fa eco il Direttore Assuero Zampini: “Delle oltre 2.100 richieste di risarcimento, più di 400 sono state presentate da imprese della provincia di Ravenna, la più colpita in regione dal gelo tardivo. Ora, grazie al lavoro sinergico fatto con l’ente emiliano-romagnolo, riusciamo ad accelerare e a dare una risposta concreta alle tante aziende danneggiate dal clima pazzo”.

 

 

MODENA, BENE REGIONE ER SU ANTICIPI INDENNIZZI GELATE 2020

“Esprimiamo il nostro apprezzamento per la decisione da parte della Regione Emilia-Romagna di anticipare 23 milioni per la liquidazione dei risarcimenti alle imprese agricole colpite dalle gelate del 2020”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli in seguito alla decisione di viale Aldo Moro di anticipare parte delle risorse del bilancio regionale per accelerare la liquidazione degli indennizzi alle imprese agricole che hanno subito danni alle produzioni causati da gelate e brinate.

“Le richieste di risarcimento effettuate da parte delle aziende danneggiate sono oltre 2100” ha detto il Direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri “l’anticipo garantito oggi è un segnale importante di come il lavoro svolto di concerto con le istituzioni aiuti a tutelare gli imprenditori le cui aziende negli ultimi tre anni hanno dovuto fare i conti con le conseguenze dei cambiamenti climatici, gli attacchi della cimice asiatica e le conseguenze della pandemia”.

 

 

Appuntamenti

 

CREMONA, “GIORNATA DEL MELONE” AL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA A CREMA

E’ dolce e dissetante. Garantisce un sollievo, fresco e naturale, al caldo da bollino rosso di queste giornate. E’ perfetto per chi vuole tornare (o mantenersi) in forma in vista della ‘prova costume’ ed è un autentico “pieno di vitamina C” (ma è ricco anche di vitamina A e B).  Parliamo del melone, prodotto di stagione, che si prepara a diventare il “cibo principe” del Mercato di Campagna Amica a Crema, in uscita speciale domenica 26 giugno, nella “giornata del melone” proposta dagli agricoltori di Coldiretti. L’appuntamento è dalle ore 8 alle 12, presso la quarta pensilina di via Verdi.

“Per l’occasione porremo in vendita diretta i meloni della nostra azienda ad un prezzo particolarmente amico. E’ questa l’occasione per far conoscere e apprezzare un prodotto simbolo dell’estate, buono e salutare, ricchissimo di vitamine e minerali” sottolinea Michele Soragni, dell’azienda “La Bredina” di Castelverde.

Il melone rientra tra i frutti più dolci e nel contempo dissetanti in assoluto – sottolinea Coldiretti Cremona –. La quantità di acqua in esso contenuta supera spesso il 90%. Nonostante l’importante quantità zuccherina, il melone è un alimento amico delle diete povere di calorie, grazie al ridotto apporto calorico: 100 grammi di alimento apportano, infatti, solamente 33 kcal.Vista l’ingente quantità di vitamine Pro-A e C, il melone rientra tra gli alimenti molto antiossidanti e, a tal proposito, è consigliato agli amanti della tintarella, considerando peraltro che il melone stimola la produzione di melanina, favorendo l’abbronzatura ma proteggendo la pelle dalle radiazioni solari. Si ritiene, inoltre, che il melone, grazie alla presenza di Beta-carotene o Pro-Vit.A, giochi un ruolo importante nel potenziamento della capacità visiva, oltre a rappresentare un ausilio nel rinforzamento dei denti e delle ossa. Insomma, è un concentrato naturale di salute e bellezza.

L’invito che Coldiretti Cremona rivolge a quanti domenica si recheranno a fare la spesa al Mercato di Campagna Amica a Crema è quello di cogliere l’occasione per riscoprire i sapori genuini, di stagione, legati al territorio. Accanto all’ortofrutta, regina del mercato, non mancheranno varie altre eccellenze del territorio cremasco e lombardo, da pane e prodotti da forno al salame nostrano, dalle confetture ai formaggi (con latte di capra e bufala), dal vino (in arrivo dall’Oltrepò Pavese) al miele, e poi olio, carni, prodotti a base di lumaca, dolci tipici.