COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 20 maggio 2019

21 Maggio 2019
News La Forza del Territorio del 20 maggio 2019

Primo piano

 

PUGLIA

XYLELLA: IL SALENTO NON DEVE MORIRE DI BUROCRAZIA

Sorvolo in elicottero di 45 minuti su 165 chilometri di area infetta da Xylella, una strage di ulivi vista dall’alto che ha cambiato il volto del paesaggio del Salento. Lo rende noto Coldiretti Puglia in occasione del sopralluogo aereo effettuato dal presidente Nazionale Ettore Prandini e dal ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio in elicottero

 

Centinaio e Prandini sono stati accompagnati dal presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele che ha mostrato l’avanzata della malattia partendo da Brindisi, passando da Gallipoli, Supersano, Maglie, con le aree adiacenti, fino ad arrivare a Lecce alla grande Assemblea di Coldiretti al Teatro Politeama Greco.

Non solo verso Nord, la Xylella vira a Ovest a pochi chilometri da Matera con i nuovi casi di contagio in provincia di Taranto dove ben 6 ulivi sono stati infettati a Montemesola e 1 a Crispiano, in totale altri 124 ulivi positivi che si aggiungo ai 348 delle comunicazioni precedenti, denuncia Coldiretti Puglia. “Dopo anni di errori, incertezze e scaricabarile – ha denunciato il presidente di Coldiretti Prandini – occorre un deciso cambio di passo con l’importante approvazione in Parlamento del Decreto emergenze, profondamente modificato rispetto all’impostazione iniziale, per sostenere gli agricoltori colpiti dell’area infetta che vogliono soltanto avere la libertà di espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia, anche grazie all’individuazione di varietà resistenti come il Leccino. Si deve quindi intervenire – ha concluso Prandini – per fermare il dilagare della malattia mentre nelle aree infettate occorre trovare adeguati sistemi di convivenza, come innesti e sovrainnesti con varietà resistenti”.

Una strage che – sottolinea la Coldiretti – avanza inarrestabile a una velocità di più 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato la Puglia, rischia di infettare l’intero mezzogiorno d’Italia a partire dalla Basilicata fino alla Calabria, alla Campania e al Molise. Ma la Xylella secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo. 

Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi arrivando pericolosamente in provincia di Bari ed ora anche a Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’ambiente, l’economia e sull’occupazione. 

In Puglia, dove si produce oltre la metà dell’extravergine nazionale, si è verificato il crollo del 65% del raccolto che – sottolinea la Coldiretti – ha messo in ginocchio migliaia di famiglie nei campi e nei frantoi con il contagio della Xylella che ha già colpito 21 milioni di piante e il conto dei danni ha raggiunto 1,2 miliardi di euro.

“Nel Decreto Emergenze sono state finalmente inserite misure di semplificazione per l’espianto volontario di ulivi malati dell’area dichiarata infetta, con le opportune deroghe ai vincoli paesaggisti, architettonici e idrogeologi – ha aggiunto il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – ed è stata prevista la movimentazione delle piante specificate all’interno dell’area infetta e per fare questo sono stati stanziati fondi per i reimpianti di cultivar resilienti alla batteriosi, in particolare 150 milioni per il 2020 e 150 milioni sul 2021 per il “Piano straordinario di rigenerazione dell’olivicoltura in Puglia”, fondi a valere sul risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020”.

Il Decreto ha disposto l’anticipo al 31 luglio della corresponsione dei premi sulla Domanda unica della Pac da parte degli organismi pagatori, pari al 50% del valore richiesto dall’agricoltore e anche la disposizione che rende obbligatoria la durata di 12 mesi per i contratti scritti di fornitura di materie prime agroalimentari normati dall’articolo 62 del decreto legge 1/2012, aggiunge Coldiretti Puglia.

“Serve una strategia condivisa oggi per rendere operativo il Piano Centinaio, approvato il 13 febbraio scorso in conferenza stato-regioni che, partendo dalla moratoria sui mutui per garantire la sopravvivenza dei frantoi salentini, preveda urgenti e necessarie misure per l’integrazione al reddito per 5 anni per i frantoi cooperativi, aziendali e industriali, e interventi economici a supporto della rottamazione parziale e totale dei frantoi”, ha concluso il presidente Muraglia.

Xylella viene ancora definita calamità a sproposito, ma per l’impatto catastrofico e perché non è un evento limitato nel tempo come ogni altra avversità atmosferica, ma è cronico, non può seguire il normale iter e va inserito in un provvedimento legislativo. Dall’Assessorato regionale all’Agricoltura non è arrivata la pronta segnalazione al Ministro della necessità di inserire la richiesta di calamità in deroga in un provvedimento legislativo, in caso contrario non sarà possibile accedere al Fondo di Solidarietà Nazionale per gli anni 2018 – 2019.

Sotto accusa ci sono le responsabilità regionali, ma anche comunitarie a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam – ha concluso Coldiretti Puglia – una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che  devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati.

 

 

Dal territorio

 

VENETO, MALTEMPO: CAMPAGNE ALLAGATE, ALLARME CASCOLA PER I FRUTTETI

Il tempo capriccioso di questo periodo continua a segnare l’agricoltura. I fiumi sono ingrossati, i laghi pure. Coldiretti rileva che nelle campagne venete non si distinguono più i fossati dalle capezzagne, il mais nel territorio veneziano è già in asfissia nei campi allagati, il raccolto di fieno maggengo dell’alta padovana è perduto. Non va meglio per gli ortaggi, da ieri a Lusia le coltivazioni di insalata sono sommerse di acqua, niente ciliegie nel vicentino colpite prima dalla grandine e poi dagli acquazzoni che hanno causato la tracimazione dei canali. Api che non impollinano, frane e stalle in difficoltà nella montagna bellunese.

E’ allarme per la frutticoltura regionale, in particolare per la coltura del pero che registra casi diffusi di cascola, ovvero quel fenomeno legato alle avversità con cui le piante fanno cadere i frutti immaturi. E’ così nella bassa padovana, a Rovigo e nei frutteti della provincia di Venezia. “Gli operatori agricoli annunciano già il 60% delle perdite – commenta Coldiretti – per cui è necessario attivare il fondo di solidarietà nazionale, atteso che questo rischio non è compreso tra quelli assicurabili”. In Veneto, ricorda Coldiretti alle pere sono dedicati circa 3mila ettari per una produzione di 70mila tonnellate pari a 66 milioni di euro.  A macchia di leopardo lungo tutta la Penisola – precisa Coldiretti – si è verificata una vera strage di colture cereali, girasole, verdure, danni a vigneti, agrumeti, oliveti, ma anche alle infrastrutture, dalle stalle scoperchiate alle strade rurali franate, senza dimenticare le serre distrutte con danni superiori ai 10 milioni di euro.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici – ammette Coldiretti – è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con perdite dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente e imprevedibile. Gli agricoltori, da sempre preparati a fare i conti con il meteo, sono le prime sentinelle di un equilibrio ormai compromesso.

 

LIGURIA, SOS API: PAZZA PRIMAVERA METTE IN GINOCCHIO L’APICOLTURA

Da levante a Ponente compromessa la produzione di miele della stagione: la siccità di marzo seguita dal meteo particolarmente capriccioso di aprile e maggio, con vento, pioggia e sbalzi termici considerevoli, ha vanificato il lavoro delle api, che a malapena hanno trovato nettare sufficiente da portare nell’alveare per nutrirsi.

È quanto riporta Coldiretti Liguria per sottolineare i gravi problemi patiti dal settore, importante tassello dell’economia agricola locale, che conta circa 1200 addetti che si occupano di 26.000 alveari, per una produzione media di 40 kg di miele all’anno per cassa. Il maltempo di questo periodo ha compromesso molte fioriture e la sopravvivenza delle api, le quali non hanno potuto raccogliere il nettare, fatto che, in molte zone, ha richiesto agli apicoltori stessi di intervenire per nutrirle. La sofferenza delle api è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Lo scorso anno la produzione di miele nazionale finale è stata di 22.000 tonnellate grazie soprattutto al Centro e al Nord Italia, ma questa annata sembra decisamente peggiore.

“Anche nella nostra regione – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – la produzione di miele al momento è praticamente azzerata: le perdite più gravi si hanno sul miele d’acacia, che potrà contare un minimo di produzione nelle zone dove la pianta non era ancora in fioritura, ma solo se smetterà di piovere. La Liguria è produttrice di mieli pregiati, a partire dalla “specialità della casa”, ossia il miele di castagno prodotto nell’entroterra ligure, per arrivare alle tipologie di miele di carattere più commerciale, come il millefiori e il miele di acacia, pur non mancando produzioni di mieli più particolari come quello di erica o di melata. L’entroterra ligure è un ambiente particolarmente salubre per le api, ma nonostante questo i cambi climatici registrati non hanno risparmiato nessuna zona: gli apicoltori liguri si sono trovati in difficoltà a mantenere le api in vita e avviare il ciclo fondamentale per l’intero ecosistema e al momento si può già considerare dimezzata la produzione del 2019.

In una situazione d’emergenza come questa – concludono Boeri e Rivarossa – per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta del miele oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica Liguria. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile appunto attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti: la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

PUGLIA, MALTEMPO: SOS API SOTTO STRESS; RACCOLTA MIELE AZZERATA

Sotto stress le api in Puglia per il clima pazzo che non ha dato tregua ad aprile e maggio, con l’effetto del crollo della produzione di miele. E’ l’allarme di Coldiretti Puglia sugli effetti del maltempo che con bombe d’acqua, grandinate e nubifragi rovina la giornata mondiale delle api che si festeggia il 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

“In Puglia il settore ha mostrato un grande dinamismo negli ultimi 10 anni, nonostante il difficile andamento climatico che ha determinato il crollo della produzione di miele ‘made in Italy’ del 70%, mentre il mercato è letteralmente invaso da prodotto straniero, falsamente etichettato come miele che subisce fermentazioni, pastorizzazione, ultrafiltrazione, aggiunto a miscelazione di pollini, “taglio” con zuccheri quali quello derivato dal riso. Per essere certi di portare in tavola miele ‘made in Italy’ occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica”, dice il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

“Non abbiamo mai vissuto una situazione così critica – denuncia Daniela Margarito, apicoltrice di Racale a Lecce – le api sono stressate, escono ai primi raggi di sole e tornano indietro non appena inizia a piovere. Non fanno altro che produrre covata senza riuscire ad immagazzinare miele, i fiori risultano perennemente bagnati dalle frequenti piogge e scaricano il nettare e non raccolgono neppure polline, innescando una situazione critica all’interno dello stesso alveare”.

In quasi 10 anni, dal 2009 al 2018, sono aumentate del 61,5% le aziende che in Puglia producono miele, un trend positivo che, eccezion fatta per Brindisi che non ha segnato alcun aumento, interessa tutte le province pugliese, con punte del 63,3% a Foggia e del 90% a Lecce, secondo quanto rileva Coldiretti Puglia sulla base dei dati della Camera di Commercio di Milano.

Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 11,3 milioni di chili e la Cina con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare, conclude Coldiretti.

 

PADOVA, MALTEMPO: PERSO IL RACCOLTO DI FIENO NEI PRATI DELL’ALTA PADOVANA

Il tempo capriccioso di questo periodo continua a segnare le campagne. I fiumi sono ingrossati, i laghi pure.  L’anomalia climatica – ricorda Coldiretti – ha colpito in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo e le piante che iniziano a fare i primi frutti. A macchia di leopardo lungo tutta la Penisola – precisa Coldiretti – si è verificata una vera strage per verdure, cereali, girasole e frutta con danni a vigneti, agrumeti, oliveti e ciliegi, ma anche alle infrastrutture, dalle stalle scoperchiate alle strade rurali franate, senza dimenticare le serre distrutte con danni milionari in aumento giorno dopo giorno.

In Veneto, si registrano ritardi vegetativi, sospensioni delle fasi operative agronomiche e si rilevano segnalazioni un po’ ovunque di problemi alle colture a causa del maltempo.

E’ il caso, nei prati dell’Alta Padovana, del fieno maggengo, risultato del primo sfalcio dei prati polifiti in programma solitamente a fine aprile fino a metà maggio ed essiccato successivamente al sole. Quest’anno con le continue piogge il raccolto è andato perso e quel che si potrà salvare non sarà di certo d’alta qualità. Gran parte delle aziende zootecniche interessate da questa prassi, secondo il calendario normale procedono poi con la semina il mais, ma anche in questo caso le difficoltà sono all’ordine del giorno. Ebbene la stagione non aspetta, e l’ipotesi è che dopo anche la possibilità di recuperare con il granoturco sfumi.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici – ammette Coldiretti Padova – è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con perdite dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente e imprevedibile. Gli agricoltori, da sempre preparati a fare i conti con il meteo, sono le prime sentinelle, ormai, di un equilibrio ormai compromesso.

 

CUNEO, FREDDO E MALTEMPO: SOS MIELE, A PICCO LA PRODUZIONE DI QUELLO D’ACACIA

Il freddo e il maltempo di questo pazzo maggio destano grandi preoccupazioni tra gli apicoltori cuneesi e non solo. L’allarme, lanciato da Coldiretti e diffuso lungo tutta la Penisola, guasta la Giornata mondiale delle api istituita un anno fa dall’ONU, che si festeggia oggi.

“L’inverno particolarmente mite ha favorito lo sviluppo degli alveari in tutta la Granda, che ad inizio primavera si presentavano in ottime condizioni. Ma il clima freddo e perturbato delle ultime settimane ha danneggiato le fioriture e impedito alle api di uscire dagli alveari per raccogliere nettare, compromettendo le produzioni di miele di ciliegio, tarassaco e acacia. A risentirne maggiormente è stata proprio l’acacia poiché i suoi fiori, sotto i 20 gradi, non sono in grado di produrre nettare” spiegano i tecnici di Coldiretti Cuneo.

“La sofferenza delle api è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto. A risentirne, in particolar modo, è la produzione di miele d’acacia, tra i più richiesti dal mercato, per cui auspichiamo al più presto in un cambio di rotta del meteo. Il rischio – fa notare Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – è quello di incrementare l’arrivo di miele estero se la nostra produzione sarà scarsa”.

Nell’ultimo decennio il settore apistico cuneese ha conosciuto una forte crescita. Secondo i dati dell’ultimo censimento apicoltori, Cuneo è la seconda provincia piemontese per numero di aziende attive (1.417 nel 2017) e la prima per numero di apiari (5.091 nel 2017).

Tuttavia, “dopo un 2017 disastroso e un 2018 in lieve ripresa, si preannuncia un’altra annata nera per i nostri apicoltori. Le ripercussioni sul mercato potrebbero estendersi alle prossime annate, qualora gli operatori commerciali dovessero aprire quest’anno nuovi canali d’ingresso per miele proveniente da altri Paesi europei od extracomunitari”, evidenzia Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Cuneo.

“A far concorrenza al miele cuneese è l’Est Europa, Ungheria in particolare, ma anche Slovenia, Romania, Serbia e Ucraina, da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi. Per questo – continuano Moncalvo e Arosio –  ricordiamo ai consumatori di leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele, e di privilegiare gli acquisti presso i punti di vendita diretta Campagna Amica in azienda o nei mercati, per avere garanzia di tracciabilità e qualità e sostenere l’apicoltura Made in Cuneo”.

 

EMILIA-ROMAGNA, MALTEMPO: FARE SISTEMA PER AIUTARE SUBITO CHI HA PERSO TUTTO

Raccolti di ciliegie andati in rovina, con le varietà precoci perdute a causa delle piogge incessanti. Cereali in fase di spigatura allettati dal forte vento e il primo taglio di erba medica danneggiato appena prima del raccolto. L’ondata di maltempo che ha travolto l’Emilia Romagna ha segnato pesantemente il bolognese. Ma mentre si fa la conta dei danni – fa sapere Coldiretti Bologna – è necessario intervenire tempestivamente a favore delle aziende che hanno subito delle perdite gravissime.

“Le imprese agricole non possono aspettare i tempi lunghissimi della legge di solidarietà nazionale, che viene attivata nel caso di avversità/calamità atmosferiche, diventi operativa”, ha detto la presidente di Coldiretti Bologna Valentina Borghi. “Si tratta di una legge ormai non più adatta a far fronte alle esigenze dell’agricoltura moderna”. “È necessario – ha proseguito la Borghi – che i Comuni, gli istituti di credito e i consorzi fidi facciano rete e mettano in campo iniziative per far fronte alla mancanza liquidità che le imprese dovranno affrontare”.

Inoltre – fa sapere Coldiretti Bologna – le piogge abbondanti hanno reso evidente la scarsa manutenzione degli alvei dei nostri corsi d’acqua che in alcuni casi hanno esondato. Un piano con la Regione e l’autorità di bacino che hanno competenza in questi casi è necessario, in quanto prevenire è sempre più economico che rifondere dei danni. Di questi e di altri temi si discuterà lunedì 20 maggio alle 20.30 presso la Sala Comunale di piazza della Libertà 2 a Monteveglio, in un incontro con gli imprenditori della zona.

 

ROVIGO, IL MALTEMPO PIEGA L’AGRICOLTURA: SIAMO DI FRONTE A UNA CALAMITÀ

La quantità di acqua scesa ieri (domenica 19 maggio) in alcune zone è pari a quella che sarebbe dovuta cadere in un mese e oggi il Polesine deve fare i conti con quella che ormai si può definire una calamità naturale. Coldiretti Rovigo sta raccogliendo le segnalazioni da tutti gli uffici sparsi nella provincia per richiedere lo stato di calamità. 130 millimetri di acqua in 4 ore e conseguenti danni e disagi si sono concentrati soprattutto nella fascia centrale della provincia, ecco l’analisi della situazione da parte dell’associazione polesana dei coltivatori diretti.

“Alcune zone sono state pesantemente colpite da precipitazioni intense – afferma il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan -. La perturbazione più forte si è concentrata nel medio Polesine e ha creato allagamenti in diversi comuni della provincia, tra cui Costa, Lusia, Villamarzana, Villanova Del Ghebbo, Frassinelle, Pincara, Lendinara e Arquà Polesine. Fossi e scoli si sono riempiti velocemente allagando campi e serre. Quella pioggia tanto attesa mesi fa si è concentrata tutta in questi ultimi giorni. A livello nazionale si stimano danni superiori ai 10 milioni di euro; il conto è ancora più salato se si prende in considerazione l’ultimo decennio, Coldiretti, infatti, stima 14 miliardi tra danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne e perdite della produzione agricola nazionale”.

Anche la struttura del Consorzio di bonifica è stata messa in crisi da precipitazioni così intense e ha attivato subito i settori interessati per garantire il deflusso delle acque il più velocemente possibile. “Sono già stati finanziati 23,1 milioni di investimenti per progetti esecutivi dei Consorzi di bonifica per ottimizzare la rete irrigua e contrastare il rischio siccità – prosegue nella disamina Salvan -. Questi lavori serviranno ad aumentare la capacità del sistema consortile a fronte di eventi così improvvisi e violenti, ormai dobbiamo essere pronti ad affrontare eventi climatici sempre più estremi”.

Per quanto riguarda le colture a rischio ci sono i seminativi, sia quelli seminati che quelli da seminare, come la soia, i frutteti, le orticole, foraggi e la produzione di miele, tutte produzioni che già stavano conoscendo una situazione difficile a causa degli sbalzi termici. “Prima l’inverno siccitoso – conclude Salvan -, una primavera in anticipo a febbraio e marzo, poi il vento di maggio che ha allettato i cereali, seguito da giorni di pioggia accompagnati da sbalzi termini e infine le bombe d’acqua ci hanno portato una ‘pazza primavera’ condizionata dai cambiamenti climatici. In sostanza, la situazione metereologica sta mettendo a rischio qualsiasi coltura e pertanto chiediamo l’intervento delle istituzioni a qualsiasi livello”. 

 

AREZZO: RACCOLTA MIELE QUASI AZZERATA DAL MALTEMPO, E’ ALLARME API

Non servono molti giri di parole, anche in provincia di Arezzo la produzione di miele quest’anno è praticamente azzerata a causa dell’andamento climatico siccitoso del mese di marzo seguito dai mesi di aprile e maggio, dal meteo particolarmente capriccioso e caratterizzati da vento, pioggia e sbalzi termici che non ha consentito alle api neanche di trovare nettare sufficiente da portare nell’alveare.

L’allarme è alto, dovuto agli effetti del maltempo che rovina in Italia la giornata mondiale delle api che si festeggia proprio oggi, 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto che Albert Einstein sosteneva che: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

“Con la siccità di marzo le api non hanno trovato nettare – spiega Fabio Betti, apicoltore e titolare dell’Azienda Agricola Le Poggiole con sede a Montevarchi – e quando tra aprile e maggio hanno cercato di nuovo il nettare non lo hanno trovato, recuperando solo polline. Le ho dovute nutrire, ripetutamente altrimenti sarebbero morte di fame”.

La pazza primavera ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti aretina – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

“Il problema è reale – prosegue Betti – io faccio i mercati di Campagna Amica oramai da oltre 7 anni, e questo è il terzo anno in cui il meteo mette seriamente a rischio le produzioni, possiamo parlare tranquillamente di annate tragiche. Pensiamo al miele di acacia, che è la produzione trainante, fino a pochi anni fa avevamo il patema delle gelate, a quello adesso si è aggiunto anche la siccità prima ed i problemi causati dalle piogge abbondanti poi, con questo cattivo tempo non ho provato nemmeno a spostarle in zone diverse perché l’allerta è alta dappertutto. Non solo l’acacia, anche il miele di erica è in difficoltà, noi siamo passati da 20 quintali a zero.

In queste settimane è stato – prosegue Betti – una guerra con le sciamature, stando dentro comincia lo sviluppo, la famiglia cresce in sovrabbondanza, e con il primo miele che hanno potuto raccogliere e le famiglie fortissime, hanno allevato celle reali e le famiglie si dividono ed escono facendo la sciamatura cosa che azzera completamente la produzione”.

In questo clima incerto, rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 11,3 milioni di chili e la Cina con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica” consiglia il presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci. Il miele prodotto sul nostro territorio dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua il Presidente – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

REGGIO EMILIA, IL MALTEMPO RISCHIA DI AZZERARE LA PRODUZIONE DI MIELE LOCALE

È a rischio la produzione del miele primaverile nelle nostre zone e nel resto della regione la stagione non va meglio. Responsabile è l’andamento climatico siccitoso del mese di marzo seguito da due mesi, aprile e maggio, con il meteo caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici. Questo sviluppo stagionale non ha consentito alle piante la normale fioritura e la produzione di polline e nettare, come nel caso delle acacie, impedendo così alle api di trovare cibo sufficiente da portare nell’alveare. Ciò mette a rischio la produzione di miele per la terza annata consecutiva.

 

È questo l’allarme lanciato da Coldiretti Reggio Emilia nella giornata mondiale delle api che si festeggia oggi 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018. Il poco miele che le api sono riuscite a produrre – spiega Coldiretti Reggio Emilia – lo utilizzano per sopravvivere. La sofferenza delle api – precisa Coldiretti Reggio Emilia – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari in aumento del 18% rispetto all’anno precedente – rileva Coldiretti. Quasi la metà di tutto il miele estero arriva da due soli paesi: Ungheria e la Cina, ai vertici per l’insicurezza alimentare.

Lo scorso anno la produzione di miele dell’Emilia Romagna – ricorda Coldiretti – è stata di 1.440 tonnellate, con un incremento del 20% rispetto all’annata precedente gravemente funestata dalla straordinaria siccità del 2017. 

Per acquistare miele italiano occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori delle aziende agricole di Campagna Amica – consiglia infine Coldiretti Reggio Emilia – consultando il sito www.campagnamica.it o visitando i mercati Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua Coldiretti Reggio Emilia – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

VENEZIA, GRAVE MALTEMPO: I CAMPI SEMPRE PIU’ ALLAGATI. COMPROMESSE LE SEMINE

La pioggia senza tregua ha compromesso le tradizionali semine primaverili di mais, soia, leguminose e patate, ma anche i trapianti di pomodoro e melone. E’ quanto afferma la Coldiretti sugli effetti di una primavera anomala segnata da un mese di maggio freddo e piovoso. Nei campi allagati – sottolinea la Coldiretti – è impossibile entrare per effettuare le necessarie operazioni colturali mentre dove si è già seminato i germogli e le piantine soffocano per la troppa acqua. Una situazione che rischia di far salire pesantemente il conto dei danni nelle campagne dove si è verificata una vera strage per verdure, cereali e frutta con danni a vigneti, ciliegi e cocomeri.

Colpita anche la produzione del fieno per l’alimentazione del bestiame. L’anomalia climatica, che si è manifestata anche con temporali violenti e grandine, ha colpito in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo e le piante che iniziano a fare i primi frutti. Lo stato di sofferenza della natura – continua la Coldiretti – è reso evidente dalle api con la produzione di miele che quest’anno fino ad ora è praticamente azzerata per il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre – spiega la Coldiretti – se lo mangiano per sopravvivere.

L’ondata di maltempo fuori stagione è l’evidente conseguenza dei cambiamenti climatici in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici – ricorda la Coldiretti – è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con le perdite di raccolti dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente. Il risultato – conclude la Coldiretti – è un conto da 14 miliardi di euro in un decennio, tra danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne e perdite della produzione agricola nazionale.

 

PIEMONTE, MALTEMPO: COL FREDDO È SOS PER IL MIELE MADE IN PIEMONTE

Freddo, pioggia, vento: sos per la produzione di miele da nord a sud d’Italia. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti del maltempo che rovina la giornata mondiale delle api che si festeggia il 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

In Piemonte a risentirne, a causa di questa fredda primavera, è l’acacia poiché i fiori sono i 20 gradi non sono in grado di produrre il nettare, ma anche le produzioni di ciliegio e tarassaco. Il settore apistico piemontese, negli ultimi cinque anni, ha avuto uno sviluppo sia per il numero di alveari allevati, sia per il numero di aziende attive. Dal 2001, anno in cui si registravano 2.701 aziende con 88.276 alveari allevati, si è passati nel 2017 a 5.612 aziende che conducono 18.982 apiari con 199.315 alveari.

“La sofferenza delle api è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. A risentirne è, in particolare, la produzione di miele d’acacia che è tra i più richiesti, per cui auspichiamo al più presto nel cambio di rotta del meteo. Il rischio è quello di incrementare l’arrivo di miele estero se la nostra produzione sarà scarsa. A far, infatti, concorrenza al miele Made in Piemonte non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi. Per questo ai consumatori ricordiamo di leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele, e di privilegiare gli acquisti presso i punti di vendita diretta Campagna Amica in azienda o nei mercati”.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

VERONA, MALTEMPO: ALLARME CASCOLA PERE. PERDITE DAL 50% AL 70% 

Perdura il maltempo nelle campagne veronesi, che continua a segnare l’agricoltura. E’ allarme per la frutticoltura, in particolare per la coltura del pero che registra casi diffusi di cascola, ovvero quel fenomeno legato alle avversità con cui le piante fanno cadere i frutti immaturi. Ciò avviene in varie province italiane, specie in Emilia Romagna, e venete, compresa quella veronese nella zona della bassa. “Gli operatori agricoli annunciano perdite per sbalzi termici importanti, con fenomeni devastanti di cascola dei frutticini, dal 50 al 70% soprattutto per le varietà Abate e William – commenta Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona – per cui è necessario attivare il fondo di solidarietà nazionale, atteso che questo rischio non è compreso tra quelli assicurabili”. A Verona, ricorda Coldiretti, alle pere sono dedicati circa 1.380 ettari per una produzione di 382mila quintali (dati 2017 Centro studi e ricerca della Camera di Commercio di Verona). 

L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con le perdite dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente e imprevedibile. Gli agricoltori, da sempre preparati a fare i conti con il meteo, sono le prime sentinelle di un equilibrio ormai compromesso.

 

PADOVA, ALLAGATE CENTINAIA DI ETTARI DI COLTIVAZIONI NELLA BASSA PADOVANA

Agricoltura a mollo in tutta la provincia, ma è nella Bassa Padovana la situazione più critica di questi giorni. Sono centinaia gli ettari di coltivazioni allagate, Coldiretti Padova sta raccogliendo decine di segnalazioni: a mollo i tunnel con le piantine di angurie, meloni, zucche e zucchine, sott’acqua i campi di cereali, dal frumento al mais, ma anche barbabietole e vigneti. Dopo gli accumuli di domenica l’acqua sta defluendo grazie alla rete di scolo e ai canali di bonifica in grado di “ricevere”.

Le ultime a tornare all’asciutto saranno le aree vallive ma per giorni e giorni i terreni saranno impraticabili. Gli allagamenti hanno interessato una vasta area sud di Este e Montagnana, fino all’Adige, in particolare a Barbona, Sant’Urbano, Vighizzolo, Piacenza d’Adige, Borgo Veneto, Casale di Scodosia. Centinaia gli agricoltori in apprensione per la sorte delle principali e più diffuse colture della zona, dagli ortaggi ai seminativi. Le previsioni purtroppo non sono delle migliori e le precipitazioni dei prossimi giorni da una parte renderanno quasi impossibili i lavori nei campi e, dall’altra, gettano una pesante incognita sull’entità e la qualità del raccolto, con evidenti ripercussioni sul reddito di centinaia di imprese agricole. Nei campi allagati, spiega Coldiretti Padova, è impossibile entrare per effettuare le necessarie operazioni colturali mentre dove si è già seminato i germogli e le piantine soffocano per la troppa acqua.

“L’acqua sta defluendo abbastanza rapidamente, anche se ci vorrà un po’ di più nelle zone vallive – conferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, anch’egli alle prese con gli allagamenti nella sua azienda agricola di Santa Margherita d’Adige a Borgo Veneto – ma ci vorranno giorni prima di poter entrare in campagna, soprattutto con i mezzi agricoli necessari per le lavorazioni. Questa è la stagione delle semine e dei trapianti, è il periodo in cui le piantine dovrebbero germogliare e crescere, se invece finiscono sotto acqua è un problema perché possono soffocare o si possono sviluppare marciumi e altre malattie che rischiano di compromettere il raccolto. Ormai non è più il singolo evento atmosferico in sé a preoccuparci, ma la somma di effetti climatici che si traduce in un’alternanza di fenomeni che si ripercuotono sull’agricoltura. Prima la siccità invernale, poi il caldo di inizio primavera, ora le precipitazioni abbondanti. E noi agricoltori siamo sempre in prima linea”.

A preoccupare sono, oltre agli allagamenti, anche il rischio di grandinate o di vento forte. Tra frutteti della bassa padovana si registrano, continua Coldiretti Padova, nelle colture del pero, casi diffusi di cascola, ovvero quel fenomeno legato alle avversità con cui le piante fanno cadere i frutti ancora immaturi. “In alcune varietà di pero, -spiega Graziano Balbo, presidente della Cooperativa Frutta di Castelbaldo – si erano sviluppate già poche gemme a causa del maltempo dello scorso anno, ora le piogge in fase di fioritura alternate a sbalzi di temperatura hanno portato anche alla comparsa di malattie fungine quindi le piante sono entrate in stress proprio nel periodo più critico. Mediamente quest’anno stimiamo un 50 per cento in meno del prodotto, con punte del 70 per cento sulle varietà più colpite. Ad incidere negativamente c’è anche l’attacco della cimice asiatica che ci aspettiamo nei prossimi mesi”.

La coltivazione di pere a Padova interessa una superficie di circa 380 ettari, quasi tutti nella Bassa Padovana, con una produzione di 86 mila quintali e un volume d’affari intorno agli 8,6 milioni di euro. Il maltempo dunque potrebbe presentare un conto milionario per l’agricoltura padovana con ripercussioni a lungo termine. Coldiretti Padova sta raccogliendo tutte le informazioni utili da girare ad Avepa per i successivi provvedimenti in ordine allo stato di calamità e per l’eventuale attivazione del fondo di solidarietà nazionale, in modo da coprire anche le casistiche non assicurabili.

A proposito di assicurazioni, Condifesa Padova, il consorzio che si occupa della difesa delle colture dagli eventi atmosferici, ricorda che le aziende hanno ancora la possibilità di attivare questa forma di tutela. “I termini sono ancora aperti – afferma il presidente di Condifesa Padova Ettore Menozzi Piacentini – per assicurare da tutte le avversità atmosferiche le produzioni di frutta e uva fino al 31 maggio, i cereali estivi fino al 30 giugno, mentre gli ortaggi estivi fino al 15 luglio. Sono ancora disponibili, pertanto, le risorse finanziare per ottenere le agevolazioni che abbassano i costi dell’assicurazione fino al 70 per cento. Resta inteso che se l’azienda ha già subito danni deve comunque dichiararlo e denunciare le perdite già avvenute al momento della copertura”.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici, ricorda Coldiretti Padova, è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con perdite dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente e imprevedibile. Gli agricoltori, da sempre preparati a fare i conti con il meteo, sono le prime sentinelle di un equilibrio ormai compromesso, di segnali che non possono essere sottovalutati.

 

REGGIO E., SICCITÀ PRIMA E PIOGGIA INCESSANTE POI: AUMENTANO I DANNI IN CAMPAGNA

La pioggia senza tregua ha compromesso le tradizionali semine primaverili di cereali ed anche i trapianti di pomodoro, anguria e melone. Allagamenti in molte aree della provincia a causa di piogge incessanti che stanno caratterizzando una primavera anomala. È quanto afferma la Coldiretti di Reggio Emilia sui danni provocati da un lungo periodo invernale di siccità seguito da un mese primaverile freddo e piovoso.

“Stiamo iniziando a contare i danni che si fanno purtroppo sempre più evidenti – commenta il direttore della Coldiretti reggiana Assuero Zampini. La quasi totalità delle coltivazioni agricole hanno subito danni importanti, alcune in conseguenza al caldo e alla lunga siccità ed altre a causa dei violenti temporali, della pioggia abbondante e del vento forte che hanno colpito le campagne”.

La pioggia sta impedendo lo sfalcio dei fieni necessari per l’alimentazione delle bovine da Parmigiano Reggiano, danni anche alle ciliegie e alla frutta di stagione, che la pioggia ha rotto sugli alberi, compromessa anche quest’anno la produzione di miele a causa della mancata raccolta di nettari e pollini. A questi danni si sommano quelli che si stanno manifestando ora a seguito del lungo inverno caldo e siccitoso che ha provocato il disseccamento delle gemme delle viti e delle pere, compromettendone la produzione.

L’inverno 2019 – secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr – ha registrato in Italia 1/3 di precipitazioni in meno. La grandine è l’evento più temuto dagli agricoltori in questa stagione perché i chicchi si abbattono sulle verdure e sui frutteti e – spiega la Coldiretti – spogliano le piante compromettendo i raccolti successivi, dopo un anno di lavoro.

Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

 

VENETO, MALTEMPO: UNA POLITICA LUNGIMIRANTE PER IL TERRITORIO

“Ci serve una politica che vorremmo lungimirante”. Lo ha detto oggi Daniele Salvagno di Coldiretti Veneto in occasione della chiusura della manifestazione TerrEvolute a San Donà di Piave (Ve) a cui ha partecipato il Sottosegretario delle Politiche Agricole Forestali e del Turismo Franco Manzato oltre all’Assessore regione Giuseppe Pan e altre autorità come il direttore dell’Anbi Massimo Gargano e riferimenti locali nonchè rappresentanti di associazioni di categoria.

A causa del maltempo Coldiretti stima 10 milioni di euro di danni all’agricoltura in tutta Italia che hanno provocato anche un aumento del 7% dei prezzi delle verdure ed esposto 2,6 milioni di famiglie al rischio di alluvioni. Anche il Veneto e’ una regione che sta facendo i conti con le calamità naturali: “In questo maggio straordinariamente piovoso – ha detto Salvagno – le semine sono sospese o da rifare, gli alberi da frutto in ritardo vegetativo, i campi di mais sembrano risaie, i fossati non si distinguono dalle capezzagne, le frane incombono sui paesi di montagna, i fiumi e canali tracimano, il primo raccolto di fieno maggengo è saltato mettendo in difficoltà anche le aziende zootecniche.

Si tratta ormai di eventi imprevedibili che mettono in discussione tradizioni, prassi e buone abitudini agronomiche. Prevenire e’ meglio che curare anche in campagna – ha concluso Salvagno – e le conseguenze dei cambiamenti climatici devono essere considerate nell’agenda della programmazione agricola europea e nazionale”

 

VENETO, MALTEMPO: PERSO IL RACCOLTO REGIONALE DI FIENO MAGGENGO

Il tempo capriccioso di questo periodo continua a segnare le campagne. I fiumi sono ingrossati, i laghi pure.  L’anomalia climatica – ricorda Coldiretti – ha colpito in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo e le piante che iniziano a fare i primi frutti. A macchia di leopardo lungo tutta la Penisola – precisa Coldiretti – si è verificata una vera strage per verdure, cereali, girasole e frutta con danni a vigneti, agrumeti, oliveti e ciliegi, ma anche alle infrastrutture, dalle stalle scoperchiate alle strade rurali franate, senza dimenticare le serre distrutte con danni superiori ai 10 milioni di euro.

In Veneto, si registrano ritardi vegetativi, sospensioni delle fasi operative agronomiche e si rilevano segnalazioni un po’ ovunque di problemi alle colture a causa del maltempo. E’ il caso del fieno maggengo, risultato del primo sfalcio dei prati polifiti in programma solitamente a fine aprile fino a metà maggio ed essiccato successivamente al sole. Quest’anno con le continue piogge il raccolto è andato perso e quel che si potrà salvare non sarà di certo d’alta qualità. Gran parte delle aziende zootecniche interessate da questa prassi, secondo il calendario normale procedono poi con la semina il mais. Ebbene la stagione non aspetta, e l’ipotesi è che dopo anche la possibilità di recuperare con il granoturco sfumi.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici – ammette Coldiretti – è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con perdite dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente e imprevedibile. Gli agricoltori, da sempre preparati a fare i conti con il meteo, sono le prime sentinelle, ormai, di un equilibrio ormai compromesso.

 

LOMBARDIA, SOS API: RACCOLTA MIELE A RISCHIO. CROLLO PER ACACIA E MILLEFIORI

E’ sos api in Lombardia con la produzione di miele millefiori e acacia crollata per colpa di questa pazza primavera. L’andamento climatico siccitoso del mese di marzo, seguito da un aprile e un maggio dal meteo particolarmente capriccioso caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici non ha consentito alle api di trovare il nettare sufficiente da portare nell’alveare. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti regionale sugli effetti del maltempo alla vigilia della giornata mondiale delle api, che a livello planetario si festeggia domani 20 maggio dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto, tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

La pazza primavera – sottolinea la Coldiretti – ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre – spiega la Coldiretti – se lo mangiano per sopravvivere. La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

“A causa del caldo anticipato – spiega Matteo Locatelli, apicoltore in provincia di Bergamo – le famiglie all’interno degli alveari hanno avuto uno sviluppo precoce e si sono ingrandite, ma poi le piogge e l’abbassamento repentino delle temperature hanno condizionato il lavoro delle api e il poco nettare che sono riuscite a raccogliere lo hanno utilizzato per sopravvivere. Per evitare il peggio siamo dovuti intervenire con un’alimentazione di soccorso. Nei casi più gravi le api stremate hanno iniziato ad eliminare la covata, e a cibarsi di pupe e larve. Questa situazione ha compromesso la produzione di miele di acacia, millefiori e tarassaco. Confidiamo nella produzione di castagno e tiglio che inizierà da metà giugno e poi nelle melate e nei mieli di montagna, con la speranza che l’andamento stagionale ritorni alla normalità”.

“Qui da noi, in pianura, di miele di acacia riusciremo a produrne davvero poco – conferma Serena Baschirotto, apicoltrice a nord ovest di Milano, verso l’area di Malpensa – Nell’ultimo periodo si sono verificate tutte insieme le condizioni peggiori per l’attività delle api: il freddo non le faceva uscire, la grandine ha rovinato la fioritura, il vento ha asciugato il nettare e la pioggia lo ha annacquato. Ora porteremo le arnie in montagna come facciamo ogni anno in questo periodo: speriamo di riuscire a produrre almeno là”.

La pioggia no stop compromette il duro lavoro delle api – continua la Coldiretti – ma non si tratta solo della produzione del miele poiché prodotti come mele, pere, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti. Ma questi insetti sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api.

“Forse questa è l’annata peggiore per il miele di acacia – conferma Gabriele Nichetti che ha le arnie a Crema – Con la produzione siamo sotto del 75% rispetto alla media. La fioritura dura 10-15 giorni e stavolta è capitata proprio nel periodo peggiore per temperature e condizioni meteo. Speriamo di rifarci con l’amorpha, che si trova lungo i fiumi Serio e Adda e, a giugno, con il tiglio”.

In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane – continua la Coldiretti – ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.

Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 11,3 milioni di chili e la Cina con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – conclude la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

EMILIA-ROMAGNA, MALTEMPO: SOS API, RACCOLTA MIELE AZZERATA

È persa la produzione regionale del miele di acacia. E l’andamento climatico siccitoso del mese di marzo seguito da un mese di aprile e maggio dal meteo particolarmente capriccioso caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici non ha consentito alle api neanche di trovare nettare sufficiente da portare nell’alveare. Ciò mette a rischio l’intera produzione di miele dell’Emilia Romagna per il 2019. È l’allarme lanciato da Coldiretti regionale sugli effetti del maltempo che rovina la giornata mondiale delle api che si festeggia il 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

La pazza primavera – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre – spiega Coldiretti regionale – se lo mangiano per sopravvivere. La sofferenza delle api – precisa Coldiretti Emilia Romagna – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Lo scorso anno la produzione di miele dell’Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – è stata di 1.440 tonnellate, con un incremento del 20% rispetto all’annata precedente gravemente funestata dalla straordinaria siccità del 2017. Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero arriva da due soli paesi: Ungheria e la Cina, ai vertici per l’insicurezza alimentare.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica” consiglia Coldiretti Emilia Romagna. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua Coldiretti Emilia Romagna – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

TOSCANA, MALEDETTA PRIMAVERA: LA STAGIONE SCONVOLGE LE API, -70% MIELE

Le bizze del tempo di questa pazza primavera sconvolgono anche le api che restano nelle arnie per effetto della pioggia durante la fioritura senza riuscire a svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline da una pianta all’altra ma in forte ritardo è anche la produzione di miele con cali fino al 70% per i primi raccolti di stagione, a seconda delle zone. È la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge e dal freddo e che ha rovinato anche la giornata mondiale delle api, che si festeggia il 20 maggio a livello planetario, istituita dall’Onu nel 2018.

“Questa primavera instabile – sottolinea Fabrizio Filippi presidente di Coldiretti Toscana – sta creando grossi problemi agli alveari in alcune aree perché il maltempo ha compromesso le fioriture e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non stanno riuscendo a produrre miele ma difficoltà si registrano anche per l’impollinazione delle piante da frutto, con la prevedibile conseguenza di una minore disponibilità di prodotto, senza una decisa inversione di tendenza”.

Nelle campagne della Toscana si producono mediamente 23mila quintali di miele, circa il 10% della produzione nazionale, per un valore di circa 16milioni di euro. Gli apicoltori nella nostra regione sono circa 4700 e sebbene sia un settore dove è sviluppato l’hobbismo, una buona parte di questi sono veri e propri imprenditori agricoli. L’anagrafe regionale ad oggi censisce oltre 93.000 arnie.

Gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – rischiano di aggravare una situazione già difficile infatti con il calo della produzione di miele aumentano le importazioni di miele dall’estero. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili; Paesi ai vertici per l’insicurezza alimentare.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. La parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua De Concilio – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. Invitiamo gli appassionati di questo salutare alimento – conclude De Concilio – a visitare i nostri mercati Campagna Amica trovando luoghi ed orari sul sito www.campagnamica.it”.

 

PUGLIA, XYLELLA: VIRA VERSO MATERA, NUOVI CASI A TARANTO

Non solo verso Nord, la Xylella vira a Ovest a pochi chilometri da Matera con i nuovi casi di contagio in provincia di Taranto dove ben 6 ulivi sono stati infettati a Montemesola e 1 a Crispiano. Lo rende noto la Coldiretti in occasione del sopraluogo aereo effettuato dal presidente Nazionale Ettore Prandini e dal Ministro delle Politiche Agricole, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio in elicottero nell’area infetta da Xylella, per verificare dall’alto la strage di ulivi che ha cambiato il volto e il paesaggio del Salento.

Una strage che – sottolinea la Coldiretti – avanza inarrestabile a una velocità di più 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato la Puglia, rischia di infettare l’intero mezzogiorno d’Italia a partire dalla Basilicata fino alla Calabria, alla Campania e al Molise. Ma la Xylella secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.  Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi arrivando pericolosamente in provincia di Bari ed ora anche a Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’ambiente, l’economia e sull’occupazione. 

In Puglia, dove si produce oltre la metà dell’extravergine nazionale, si è verificato il crollo del 65% del raccolto che – sottolinea la Coldiretti – ha messo in ginocchio migliaia di famiglie nei campi e nei frantoi con il contagio della Xylella che ha già colpito 21 milioni di piante e il conto dei danni ha raggiunto 1,2 miliardi di euro.

Sotto accusa ci sono le responsabilità regionali, ma anche comunitarie a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel denunciare “una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che  devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.

Dopo anni di errori, incertezze e scaricabarile – continua Prandini – occorre un deciso cambio di passo con l’importante approvazione in Parlamento del Decreto emergenze, profondamente modificato rispetto all’impostazione iniziale, per sostenere gli agricoltori colpiti dell’area infetta che vogliono soltanto avere la libertà di espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia, anche grazie all’individuazione di varietà resistenti come il Leccino. Si deve quindi intervenire – conclude Prandini – per fermare il dilagare della malattia mentre nelle aree infettate occorre trovare adeguati sistemi di convivenza, come innesti e sovrainnesti con varietà resistenti.

 

ASTI, FRANCO SERRA RICONFERMATO LEADER DEGLI ALLEVATORI DELL’ASTIGIANO

Un’assemblea molto partecipata, tenutasi venerdì scorso, 17 maggio, all’agriturismo “La Valle” di frazione Serravalle ad Asti, ha confermato Franco Serra leader degli allevatori dell’Astigiano. Erano in maggioranza, oltre cinquanta, gli allevatori Coldiretti presenti alla consultazione territoriale ed hanno voluto rinnovare il mandato, alla guida della sezione astigiana dell’Associazione regionale allevatori del Piemonte (Arap), al collega di Aramengo. Sempre per acclamazioni sono stati nominati i sei delegati che a luglio, oltre a Franco Serra, prenderanno parte all’assemblea ragionale elettiva. Sono quattro allevatori di razza bovina Piemontese: Andrea Rabino di Villafranca, Domenico Viarengo di Asti Fr. Variglie, Marco Gallia di Tonco, Gianfranco Lisa di Valfenera. Un’allevatore di razza Frisona: Franco Perucca di Dusino San Michele. E un allevatore di ovicaprini: Simone Grappiolo di Roccaverano.

“Coldiretti – sottolinea il presidente provinciale Marco Reggio – ha sempre creduto e crederà sempre nell’aggregazione dei produttori per l’autocontrollo delle filiere. Per chi pratica l’allevamento, l’associazione allevatori svolge una funzione molto importante avendo, con delega del Ministero della Salute, l’abilitazione alla compilazione dell’anagrafe zootecnica e della tenuta dei libri genealogici”.

L’Arap, attraverso le S.T.A. (Sezioni territoriali allevatori come quella di Asti), gestisce, come soggetto terzo e indipendente, tutte le attività tecniche a supporto dello sviluppo degli allevamenti associati con lo scopo di migliorare costantemente il livello qualitativo delle produzioni, ottimizzare il benessere degli animali e aiutare gli stessi allevatori nella razionalizzazione dei costi di produzione e aumentare la marginalità e la remunerazione del loro lavoro.

Gli allevatori dell’Astigiano iscritti all’Arap sono ben 428. Nell’ultimo triennio, l’Arap ha subìto una profonda ristrutturazione accorpando in un unico soggetto le varie sezioni territoriali piemontesi (dal 2018 anche quelle liguri) arrivando oggi a controllare ben 312.189 capi.

“Sono veramente onorato – ha dichiarato Franco Serra al momento della sua riconferma – della stima dimostratami dagli allevatori chiedendomi di proseguire quanto fatto insieme in questi anni. Con loro voglio anche ringraziare le istituzioni, tutti i Comuni, a cominciare da quello di Valfenera che ha rilanciato la fiera a livello interprovinciale e, ovviamente, la Regione Piemonte per aver promosso le rassegne zootecniche e appoggiato la promozione della carne di razza Piemontese che proprio nel nostro Monferrato vede la collaborazione di molte amministrazioni locali”.

 

GROSSETO, INCONTRO AL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA SUL SETTORE OVINO

Le delegazioni di Coldiretti Lazio e Toscana, quest’ultima rappresentata dal direttore della Federazione di Grosseto Paolo Giannini, hanno incontrato oggi presso il Ministero dell’Agricoltura Andrea Comacchio, Capo del Dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare. Al centro della discussione la valorizzazione del settore ovino, di grande importanza e tradizione in Toscana con oltre 1000 aziende presenti sul territorio.

Tanti i temi affrontati per rilanciare il comparto, a partire dalla diversificazione della produzione del pecorino in modo da rendere le aziende del centro Italia, e in particolare della nostra regione, competitive sul mercato. Tra le priorità esposte dalla delegazione di Coldiretti anche il riconoscimento della DOP cacio romano, la tracciabilità ed etichettatura di tutti i prodotti della filiera, una misura a sostegno per la funzione ambientale degli allevamenti ovicaprini e l’aggiornamento costante della BDN (Banca Dati Nazionale dell’anagrafe zootecnica) in modo di avere dati coerenti con la reale situazione sul territorio.

Un focus è stato dedicato ai danni da fauna selvatica (stimati in Toscana nel 2018, intorno ai 10 milioni di euro) e in particolare a quelli provocati dai lupi, che nel 2017 hanno visto richieste di risarcimento per 457mila euro, per i quali saranno previsti indennizzi al di fuori del regime de minimis. “È necessario che per far fronte alle esigenze degli allevatori in termini di prevenzione e completo risarcimento dei danni – afferma Paolo Giannini, direttore di Coldiretti Grosseto- vengano messe a disposizione anche risorse nazionali ed UE”.

 

NORD SARDEGNA, L’ACCADEMIA OLEARIA DI ALGHERO VINCE OZZU SARDU 2019

E’ l’Accademia olearia di Alghero a vincere la quarta edizione del concorso Ozzu sardu, promosso da Coldiretti Nord Sardegna con il patrocinio del Comune di Sassari e la collaborazione della Camera di Commercio del Nord Sardegna e Appos, l’organizzazione dei produttori degli olivicoltori.

L’azienda agricola algherese, che fa incetta di premi a tutti i livelli, si conferma una delle leader nel settore. E’ un azienda all’avanguardia che sta innovando sia nei metodi di trasformazione che nel chiudere la filiera trasformando quelli che sono degli scarti in risorsa. Certifica circa l’80% della produzione Dop (rappresenta circa il 60% della produzione Dop sarda).

L’accademia olearia si è aggiudicata il primo e secondo posto nella categoria oli extravergine di oliva riservata alle aziende agricole con, rispettivamente, il Gran riserva fruttato verde e con il monocultivar Bosana. A ritirare il premio è stato Alessandro Fois che conduce l’azienda insieme al padre Giuseppe e al fratello Antonello.

Al terzo posto si è classificata la cooperativa Valle del Cedrino con Costa degli olivi Dop Sardegna.

La categoria Hobbisti invece se l’è aggiudicata Gian Mario Fais di Usini, al secondo posto si è classificato l’olio extravergine di Giovanna Porcu di Alghero ed al terzo Michelino Cugurra di Florinas.

Le menzioni speciali sono andate invece all’azienda agricola Giuseppe Brozzu di Castelsardo per il Miglior olio biologico ed ancora alla Accademia olearia per il miglior olio monocultivar Bosana.

“Il concorso quest’anno ha risentito della pessima annata – ha spiegato Giuseppe Izza Capo Panel della Camera di Commercio Nord Sardegna -. Si sono iscritte al concorso 38 hobbisti e 21 aziende agricole. Le continue piogge della scorsa annata hanno danneggiato la produzione di olive. Anche in una annata cosi gli oli vincitori del concorso sono ottimi”.

“E’ un premio sul quale abbiamo creduto che cresce di anno in anno e che ormai ha un respiro regionale – ha detto il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti -. Anche in una annata cosi difficile in cui si è prodotto circa la metà dell’olio il concorso ha messo in mostra ottimi oli”.

“Il nostro punto di forza è la biodiversità – ha detto il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu -. Il settore olivicolo ha grosse potenzialità di crescita e appuntamenti come questi sono importanti perché creano aggregazione e scambio di informazioni”.  

 

TOSCANA, INCONTRO AL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA SUL SETTORE OVINO

Le delegazioni di Coldiretti Lazio e Toscana, quest’ultima rappresentata dal direttore della Federazione di Grosseto Paolo Giannini, hanno incontrato oggi presso il Ministero dell’Agricoltura Andrea Comacchio, Capo del Dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare. Al centro della discussione la valorizzazione del settore ovino, di grande importanza e tradizione in Toscana con oltre 1000 aziende presenti sul territorio.

Tanti i temi affrontati per rilanciare il comparto, a partire dalla diversificazione della produzione del pecorino in modo da rendere le aziende del centro Italia, e in particolare della nostra regione, competitive sul mercato. Tra le priorità esposte dalla delegazione di Coldiretti anche il riconoscimento della DOP cacio romano, la tracciabilità ed etichettatura di tutti i prodotti della filiera, una misura a sostegno per la funzione ambientale degli allevamenti ovicaprini e l’aggiornamento costante della BDN (Banca Dati Nazionale dell’anagrafe zootecnica) in modo di avere dati coerenti con la reale situazione sul territorio.

Un focus è stato dedicato ai danni da fauna selvatica (stimati in Toscana nel 2018, intorno ai 10 milioni di euro) e in particolare a quelli provocati dai lupi, che nel 2017 hanno visto richieste di risarcimento per 457mila euro, per i quali saranno previsti indennizzi al di fuori del regime de minimis. “È necessario che per far fronte alle esigenze degli allevatori in termini di prevenzione e completo risarcimento dei danni – sottolineano Fabrizio Filippi e Antonio De Concilio, presidente e direttore di Coldiretti Toscana- vengano messe a disposizione anche risorse nazionali ed UE”.

 

RIETI: DEFINITE DALLA REGIONE LE LINEE GUIDA PER POTER ESPIANTARE GLI OLIVI

La Regione Lazio, con determina dirigenziale, ha definito le procedure operative e pubblicato sul sito la modulistica da presentare per ottenere il rilascio dell’autorizzazione finalizzata all’espianto degli alberi d’olivo su tutto il territorio. La neve e il gelo siberiano del 27 e 28 febbraio 2018 hanno infatti provocato gravissimi danni alle piante, in particolare nella Sabina reatina e romana, in un’area d’eccellenza per il settore olivicolo laziale, quarto per produzione in Italia con circa 68mila aziende. Danni che hanno provocato una riduzione record della produzione nella scorsa campagna olearia che ha fatto registrare a Rieti, secondo il monitoraggio di Unaprol – Consorzio olivicolo italiano, una diminuzione del 58% con conseguenze drammatiche su tutta la filiera e sul tessuto economico e sociale del territorio.

“E’ un passo importante verso il ripristino del potenziale produttivo dopo una stagione disastrosa che ha messo in ginocchio gli olivicoltori – spiega Alan Risolo, presidente Coldiretti Rieti – Espiantare significa poter preparare la prossima stagione agronomica dopo il calo record di produzione e milioni di giornate lavorative perse. Coldiretti, attraverso numerosi incontri e riunioni, ha svolto un ruolo importante per la stesura di queste linee guida, collaborando attivamente con la Regione e presentando proposte concrete a sostegno degli olivicoltori, adesso serve subito il bando per l’indennizzo per le gelate e la compensazione del mancato reddito. Ora i tempi sono maturi affinché si possa determinare in maniera puntuale l’entità del danno sulle piante e procedere in maniera razionale alla sostituzione degli ulivi non produttivi”.

 

ANCONA, CANDIDATI SINDACO DI OSIMO SIGLANO PATTO TRA AGRICOLTORI E COMUNI

I candidati osimani dicono sì all’Agenda Programmatica di Coldiretti. Palazzo Campana ha ospitato questa mattina il faccia a faccia tra gli aspiranti primo cittadino del Comune di Osimo che si contenderanno la fascia tricolore alle urne del 26 maggio. Un incontro chiesto da Coldiretti per illustrare i punti dell’Agenda Programmatica, un documento nato dall’ascolto della base per allacciare una collaborazione concreta con le amministrazioni comunali. Varie le proposte del comparto che, ad Osimo, conta circa 600 imprese. Non una tribuna politica ma un modo per i candidati di esprimere la propria opinione davanti al pubblico, rispetto alle proposte avanzate.

“Solo se la campagna è viva, sana e valorizzata allora anche la sua città può essere altrettanto. Ci auguriamo che la condivisione delle nostre idee possa diventare una reale espressione di collaborazione tra l’istituzione pubblica e l’imprenditoria agricola per far crescere intelligentemente il nostro territorio” ha detto Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Ancona. Nel documento, tra i vari punti, si chiede una maggior sinergia dell’amministrazione comunale per l’erogazione di servizi come la gestione del verde e dei fossi ma anche lo spazzamento di strada dalla neve.

Oppure una collaborazione per dotare le mense centralizzate di cibo a filiera corta o cortissima, progetti di educazione ambientale e alimentare da portare avanti in collaborazione con le scuole e servizi dedicati a bambini, anziani e disagio sociale. Tutti i candidati sindaco hanno sottoscritto l’impegno con Coldiretti e si sono detti disponibili a dialogare con la categoria. Per Coldiretti Ancona un appuntamento importante, nel Comune più popoloso della provincia tra quelli chiamati al voto, ma non il solo. Prossime tappe il 20 maggio a San Marcello (ore 18.30, Museo dell’Olio) e il 21 maggio a Maiolati Spontini (ore 18.30, sede Avis di Moie).

 

ALESSANDRIA, NOCCIOLO E SOSTENIBILITÀ ALLA SAGRA DELLA NOCCIOLA DI LU

“Sicuramente la provincia di Alessandria non è la prima in fatto di quantità ma in fatto di qualità fa scuola e viene presa come esempio nel mondo quando si parla di settore corilicolo e di esempi di filiera virtuosi. La qualità della Tonda Gentile è assoluta, le sue caratteristiche ne fanno un prodotto di pregio apprezzato e ricercato, il nostro impegno deve essere quello di offrire l’eccellenza assoluta, dobbiamo continuare a lavorare e fare squadra in questa direzione per portare la terra monferrina ad essere conosciuta sempre di più, esattamente ciò che sta accadendo grazie all’accordo che abbiamo con Novi”.

E’ questo ciò che è emerso con orgoglio dalle parole del presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco, durante il convegno che si è svolto sabato scorso nell’ambito della 12^ Sagra della Nocciola a Lu, un ottimo bilancio nonostante la pioggia battente, per un appuntamento fisso, la terza settimana di maggio, che rappresenta un punto di riferimento nel calendario degli eventi a livello regionale per addetti ai lavori e appassionati del settore.

Una vetrina per il Monferrato dove, ogni anno, vengono analizzate e presentate le novità tecniche di rilievo che riguardano il settore corilicolo: dai trattamenti alla meccanizzazione, dall’innovazione in campo ai progetti per un prodotto trasformato in sintonia con le richieste del mercato.

Un’innovazione che si traduce in “buon prodotto”, “sperimentazione” e “tutela del territorio”: la giusta ricetta per offrire garanzie di prezzo e di collocazione del prodotto: non solo salvaguardia del prodotto Made in Italy ma anche tutela della sostenibilità ambientale.

Ad aprire i lavori il Commissario del Comune di Lu e Cuccaro Monferrato, Paolo Ponta, che ha sottolineato come la valorizzazione del territorio rappresenti la carta vincente per essere competitivi e affrontare le sfide future.

L’impegno di Coldiretti nel sostenere la corilicoltura è stato sottolineato dal direttore provinciale Roberto Rampazzo, “sulla vitalità imprenditoriale della terra monferrina, ricca di iniziative, che vede premiato questo suo coraggio grazie ad un continuo aumento delle superfici corilicole. Un territorio che manda segnali di estrema vitalità, di voglia di crescere, di saper guardare al futuro con fiducia e con la convinzione di riuscire a realizzare sempre nuovi progetti. Un esempio concreto il rinnovato accordo di filiera con il Gruppo Novi-Elah-Dufour per altri cinque anni” e dalla Cooperativa Monferrato Frutta che rappresenta l’anello di congiunzione per “migliorare le condizioni economiche dei soci per promuovere il perfezionamento della produzione agricola, e corilicola in particolare, organizzando in forma cooperativistica il rifornimento delle scorte, il miglioramento delle colture e delle vendite collettive dei prodotti agricoli, nonché attuando le iniziative necessarie per dare nuova centralità all’impresa e garantire giusto reddito al settore” ha concluso il direttore Rampazzo.

Una ricetta di sicuro successo che negli anni ha sempre visto in prima linea la Cooperativa Corilu, ottenendo, non solo sul territorio provinciale e regionale, ampi consensi, una storia iniziata oltre vent’anni fa, caratterizzata da un forte gioco di squadra, come ha precisato il Ferdinando Trisoglio.

“Il nocciolo nella crescita di una sostenibilità ambientale” è stato il titolo del convegno di Alberto Pansecchi, agronomo e responsabile corilicolo di Coldiretti Alessandria che ha puntato l’attenzione sull’importanza di riconoscere le giuste informazioni, come difendersi dalle fake news e tutelare il vero Made in Italy puntando l’attenzione sulle caratteristiche delle nocciole nella filiera agro-alimentare.

Per Giuseppe Concaro di Sata srl, “il grande lavoro svolto dai tecnici e dalle aziende di Coldiretti Alessandria in questi anni ha portato oltre che a evidenti innovazioni per tutta la corilicoltura piemontese anche, ed era ora, a importanti riconoscimenti a livello internazionale ma dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione sapendo che possiamo sempre migliorare partendo dalle differenze tra le piccole e le grandi realtà cooperative con i pregi e i difetti di entrambe le situazioni”.

Un motivo in più per sostenere la raccolta firme #stopciboanonimo e per sostenere i giovani imprenditori, protagonisti di un futuro che è già realtà.

“Premi Qualità Novi”: 1) Marco Scarrone di Cuccaro (partita di 3.670 kg. e resa alla sgusciatura di 50,40); 2) Fulvio Motta di Gabiano (partita di 9.430 Kg. e resa alla sgusciatura di 50,30); 3) Alessandro Martinotti di Cuccaro (partita di 9.050 Kg.e resa alla sgusciatura di 49,10)

 

VENEZIA, FESTA AL MERCATO AGRICOLO COPERTO DI MESTRE A UN ANNO DA APERTURA

Il mal tempo non ha fermato i festeggiamenti in programma per il primo anno di apertura del mercato agricolo coperto di Mestre inaugurato per l’appunto un anno fa il 19 maggio in via Palamidese 3-5 laterale di via Fapanni. Oggi, sin dalla mattina presto i locali del mercato sono stati presi d’assalto nonostante la pioggia incessante e i cittadini come d’abitudine hanno fatto la spesa dagli agricoltori. Sono arrivate anche molte persone nuove, richiamate dalla musica della street band Funkasin, quindici ragazzi con la passione della musica che hanno intrattenuto il pubblico da Piazza Ferretto a via Palamidese portando allegria con pezzi rock, jazz, funk.

Per i bambini invece c’erano dei laboratori per conoscere le verdure e la frutta di stagione, con due clown magici truccabimbi. Alle 12.00 il momento clou con il saluto da parte del Presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla, il direttore Giovanni Pasquali, con l’arrivo di Ermelinda Damiano, presidente del Consiglio del Comune di Venezia, l’assessore alle politiche sociali Simone Venturini che ha portato i saluti del Sindaco Luigi Brugnaro e l’assessore alla mobilità, Renato Boraso che hanno tagliato la torta realizzata dagli agrichef veneziani con tanto di degustazione a base di prodotti agricoli presenti al mercato.

“Crediamo sia una bella occasione per fare festa, il mercato agricolo piace ai mestrini che si sono dimostrati da subito incuriositi, fortunatamente la clientela è sempre stata in crescendo e solitamente chi viene per la prima volta poi ritorna, questo sicuramente grazie alla bontà e freschezza dei prodotti raccolti il giorno prima dalla campagna per l’ortofrutta, mentre per quanto riguarda gli altri prodotti puntiamo ugualmente sulla qualità, le nostre aziende non utilizzano conservanti né coloranti, i prodotti vengono trasformati in azienda e chiaramente questo aspetto conquista i palati della gente” ha affermato il direttore di Coldiretti Venezia  Giovanni Pasquali. Dall’8 Maggio il mercato è aperto anche un pomeriggio, il mercoledì dalle ore 15.30 alle ore 19.30 decisione presa per venire incontro alle esigenze dei clienti lavoratori in aggiunta al martedì, venerdì e sabato mattina dalle ore 8.00 alle ore 13.00. Il presidente Andrea Colla ha ringraziato le aziende agricole che credono in questo progetto e mettono passione e grande impegno per produrre qualità.

“L’attenzione alla salute, al benessere e alla qualità del cibo consumato sono fattori diventati prioritari per gli italiani, questo grazie anche alle numerose iniziative portate avanti dalla nostra Organizzazione sul tutto territorio nazionale rivolte ai più piccoli. L’educazione alla stagionalità e alla conoscenza del ricco patrimonio enogastronomico locale e regionale sono aspetti che vanno ad arricchire la cultura personale ma ci spronano anche all’utilizzo di cibi più freschi e a km zero e a guardare con più consapevolezza l’etichetta.” Ha sottolineato il presidente di Coldiretti Andrea Colla.  Aspetto legato all’educazione alimentare che piace molto anche all’assessore Simone Venturini che augurando lunga vita al mercato afferma “il mercato coperto di Campagna Amica insieme a quello agricolo settimanale ora in Riviera XX Settembre sono un punto di riferimento dei cittadini che attendono la campagna in città. Rappresentano inoltre un valore aggiunto tutte le iniziative rivolte ai più piccoli per indirizzarli ad apprezzare e conoscere i prodotti locali”.

Questa mattina al mercato si raccoglievano le firme per l’iniziativa europea dei cittadini Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo). Una petizione per chiedere alla Commissione di Bruxelles di agire sul fronte della trasparenza e dell’informazione al consumatore sulla provenienza di quello che mangia. “Ci proponiamo di coinvolgere quanti più cittadini possibile fino al raggiungimento di almeno un milione di firme entro il 1 Ottobre 2019: Coldiretti porta sul mercato il valore aggiunto della trasparenza chiedendo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti”, sottolinea Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Venezia.

La tendenza a ricercare la sicurezza e genuinità nel piatto porta comunque l’88% degli italiani a bocciare la frutta straniera e a ritenere importante scegliere nel carrello frutta e verdura Made in Italy secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, visto che l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Basti pensare che il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è stato pari al 4,7% rispetto alla media Ue dell’1,2% e ad appena lo 0,4% dell’Italia secondo le elaborazioni Coldiretti sulle analisi relative alla presenza di pesticidi rilevati sugli alimenti venduti in Europa effettuata dall’Efsa. In altre parole – precisa la Coldiretti – i prodotti extracomunitari sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte di quelli Made in Italy per quanto riguarda la presenza di residui chimici oltre i limiti.

La mattinata si è conclusa con il tutto esaurito da parte delle aziende agricole e tra l’entusiasmo degli ospiti che dopo la degustazione hanno avuto in omaggio una shopper utile per fare la spesa… al mercato agricolo di campagna amica.

 

MARCHE, PARCO DEL CONERO: SERVE COORDINAMENTO TRA AZIENDE AGRICOLE E PARCO

Il Parco del Conero deve passare da strumento di tutela a strumento di valorizzazione del territorio. Ne è convinta Coldiretti Marche nel commentare positivamente la nomina da parte della giunta regionale di Emilio D’Alessio a presidente dell’Ente Parco, dopo un anno e mezzo di commissariamento. Da parte sua Coldiretti Marche, attraverso il suo rappresentante in seno al direttivo, è pronta a collaborare per aumentare il confronto con tutti i portatori di interesse. “Come ad esempio – spiegano da Coldiretti Marche – l’accordo agro ambientale d’area grazie al quale, con l’Ente Parco a coordinare l’iniziativa, una cinquantina di aziende agricole si sono impegnate a mantenere la coltura biologica per i prossimi anni. Solo se tutti gli attori sapranno confrontarsi fra loro e fare rete riusciremo a portare avanti l’obiettivo di valorizzazione che ci siamo dati”.

 

ANCONA, CAMPAGNA CONQUISTA CUOCHI DI BORDO: GARA DI BONTÀ CON SAILING CHEF

Ben 11 equipaggi si sono sfidati oggi pomeriggio a Marinadorica in occasione della Sailing Chef, la regata enogastronomica organizzata all’interno di Tipicità in Blu. Le barche hanno fatto rifornimento di ingredienti grazie agli agricoltori di Campagna Amica che hanno fornito olio extravergine di oliva, ortaggi, farina, aceto, passata di pomodoro, formaggi, pane e pasta. Piatti preparati in mare e appuntamento al Triangolone di Marinadorica per affrontare la giuria di qualità. Tra i giurati anche Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Ancona. Una bella vetrina per Ancona ma anche per tutto il territorio che ha contribuito con le sue eccellenze dell’agroalimentare.

 

MODENA, CECILE KYENGE FIRMA LA PETIZIONE #STOPCIBOANOANONIMO

Cecile Kyenge, candidata modenese alle prossime elezioni europee ha firmato questa mattina nella sede di Coldiretti Modena, la petizione #stopciboanonimo promossa da Coldiretti per chiedere alla Commissione di Bruxelles di agire sul fronte della trasparenza e dell’informazione al consumatore sulla provenienza di quello che mangia.

L’incontro è stata l’occasione per il presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari, e il direttore, Giovanni Duò, di presentare all’Onorevole Kyenge “Il contratto di Coldiretti per il sistema agricolo e agroalimentare”, il documento predisposto della Coldiretti in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio, che sarà presentato a tutti i candidati delle forze politiche in lizza sul territorio nazionale.

“Difesa delle risorse per l’agricoltura, a partire dalla Pac; obbligo dell’origine in etichetta; eliminazione del codice doganale per identificare il made in Italy; revisione degli accordi di libero scambio; standard produttivi uguali per tutti sono i cinque impegni cardine del documento – ha detto il presidente Borsari – necessari alla tutela del sistema agricolo italiano. In questa senso chiediamo l’impegno dei futuri rappresentanti italiani al Parlamento Europeo.”

“Proprio per sostenere l’obbligo dell’origine in etichetta – ha detto Borsari – Coldiretti ha promosso un fronte europeo insieme ad altre nove organizzazioni nell’ottica di proteggere la salute dei cittadini contrastando la contraffazione e l’adulterazione di prodotti alimentari; prevenire le frodi alimentari che ogni anno sottraggono risorse e posti di lavoro, danneggiando la nostra economia; garantire i diritti dei consumatori assicurando informazioni accurate sul cibo per fare scelte consapevoli.”

L’iniziativa autorizzata dalla stessa Commissione con la Decisione (UE) 2018/1304 p gode del sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza al fianco della Coldiretti: dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Gaia (associazione degli agricoltori greci), da Campagna amica a Fondazione Univerde, fino a Green protein (ONG svedese). E’ possibile sostenere la raccolta di firme in ogni Mercato di Campagna Amica della provincia, negli uffici Coldiretti e on line sui siti www.coldiretti.it e www.eatoriginal.eu.

 

VICENZA, LA CREATIVITA’ DI 39 CLASSI PER SALVARE GLI ALBERI DELL’ALTOPIANO

“Voi bambini sarete l’anello di congiunzione tra l’albero e l’ambiente, perché con il progetto #adottaunalbero stiamo ponendo le basi per il futuro della vostra e delle future generazioni. E per farlo riteniamo indispensabile partire dalla città, per migliorare l’ambiente che ci appartiene. Ci diamo appuntamento, quindi, al più presto in Altopiano, per mettere a dimora i primi alberi”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, con al fianco la vicepresidente Cristina Zen, ha inaugurato “Campagna Amica primavera in città”, l’evento organizzato questo weekend da Coldiretti Vicenza, Terranostra, con il contributo della Camera di Commercio di Vicenza ed il patrocinio del Comune capoluogo.

Alla presenza dell’assessore alla Formazione del Comune di Vicenza, Cristina Tolio, sono state premiate, poi, le scuole della città che hanno partecipato al concorso cittadino #adottaunalbero. Hanno partecipato quattro Istituti comprensivi, nove scuole e tre paritarie, per un totale di 39 classi. I lavori eseguiti sono stati valutati da una commissione ad hoc composta dall’assessore alla Formazione Cristina Tolio, dal consigliere comunale Matteo Reginato, dalla dirigente dell’Assessorato alla Formazione Elena Munaretto, dalla vicepresidente di Coldiretti Vicenza Cristina Zen e dalla coordinatrice di Campagna Amica Vicenza Elisa Scalchi.

“Abbiamo deciso di premiare le tre scuole che si sono distinte per la capacità e chiarezza comunicativa – commenta l’assessore Tolio – ma non è stata fatta una graduatoria. Tutti i lavori presentati sono stati a dir poco sorprendenti, ma ne abbiamo premiati tre, oltre ad un quarto a cui è stata riconosciuta una menzione speciale per l’originalità”. Alle classi vincitrici è stata riconosciuta una giornata in Altopiano, alle altre classi una lezione sul valore degli alberi e l’importanza del progetto #adottaunalbero. Gli elaborati realizzati verranno esposti nell’ambito della manifestazione di questo weekend di Campagna Amica e nei negozi aderenti.

A conquistare il podio sono stati la classe terza della scuola primaria Cabianca dell’istituto comprensivo 10, la classe prima della scuola secondaria plesso Foscolo dell’istituto comprensivo 3 Scamozzi e le classi seconda e terza della scuola primaria Patronato Leone XIII, mentre una menzione speciale è stata riconosciuta alla scuola Cabianca per l’efficacia comunicativa del lavoro di plesso.

Primavera Campagna Amica in città, però, prosegue, così domenica 19 maggio, oltre al mercato coperto di Campagna Amica (dalle 9 alle 13), in Piazza San Lorenzo dalle 10 alle 13 saranno esposti gli elaborati del progetto #adottaunalbero eseguiti dalle scuole primarie e secondarie di primo grado del Comune di Vicenza. Dalle 10 alle 13 sarà la volta dei laboratori “Un angolo di Campagna Amica vicentina nel cuore della città” con un’area gioco sensoriale per bambini, i giochi di una volta per grandi e piccini, a cura de “Il mio piccolo mondo antico” con Giuseppe Bertuzzo. Alle 10.30 la “Ricarica salutare con il brunch energetico” a cura di Mifrulla e delle aziende del mercato coperto di Campagna Amica Vicenza, dalle 10.30 alle 13 lo Smart food: pillole di conoscenza sui benefici salutistici dei prodotti del territorio: consigli e laboratori pratici. Sarà prevista anche un’area pic-nic per una pausa agri-chic in centro storico. Sarà prevista anche un’area pic-nic per una pausa agri-chic in centro storico.

 

BRESCIA, A PUEGNAGO SI PARLA DI ENOTURISMO: SUL GARDA OLTRE 3.500 HA DI VIGNETI

Raccontare le eccellenze vitivinicole del Garda, attraverso i metodi di produzione, le cantine, i vigneti e l’accoglienza riservata ai tanti turisti che ogni anno visitano il territorio bresciano. Un’importante leva di competitività per l’agroalimentare made in Italy, finalmente supportata anche dal punto di vista normativo con il Decreto “Enoturismo” del marzo 2019. La novità nazionale è stata prontamente recepita da Regione Lombardia e da Coldiretti, in prima linea nell’incoraggiare attività di promozione agrituristica delle aziende vitivinicole.

Un risultato fondamentale per l’evoluzione della filiera agrituristica del lago di Garda – che conta oltre 3.500 ettari di vigneti -, sempre più impegnata nel trasmettere al mercato globale una forte identità territoriale, accompagnata dalla qualità di vino, olio, miele e formaggi amati in tutto il mondo. Nuove sfide e opportunità per le aziende bresciane emerse anche questa mattina dal convegno “Turismo e agricoltura sul lago di Garda”, promosso da Coldiretti Brescia a Villa Galnica di Puegnago del Garda. Un’occasione per fare il punto su strategie e necessità del settore alla presenza di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Lara Comi, eurodeputata al parlamento europeo, Silvano Zanelli, presidente AIPOL, Adelio Zeni, Sindaco del comune gardesano e tecnici del settore: Franceschino Risatti Sindaco del Comune di Limone sul Garda, Mauro Belloli Vice Direttore Coldiretti Brescia, Roberto Polsini responsabile fiscale Coldiretti Brescia e Michele Bungaro Capo del dipartimento per l’informazione e Osservatorio sui prezzi COI.

“Parlare di lago di Garda ed enoturismo significa approfondire un “matrimonio” molto riuscito – afferma Silvano Zanelli, presidente AIPOL -. Abbiamo a disposizione un magnifico territorio pronto ad accogliere una nuova categoria di viaggiatori che non si ferma alle acque del lago, avventurandosi anche nell’entroterra, alla ricerca di vino, olio e prodotti tipici di qualità. Un turismo consapevole che apprezza soprattutto le aziende e gli agriturismi a conduzione familiare, altra risorsa da valorizzare. L’agricoltura rappresenta quindi un’imprescindibile risorsa per la crescita e la promozione di tutto il territorio del Garda”.

Positivo anche il commento del presidente Prandini, in chiusura del convegno: “Diventa ogni giorno più importante valorizzare la qualità dei prodotti e la bellezza di questo territorio. Grazie alle recenti novità normative, abbiamo la possibilità proprio con l’enoturismo di aprire un virtuoso collegamento tra mondo vitivinicolo, strutture ricettive e offerta turistica, da dedicare agli ospiti internazionali che già accogliamo sul lago di Garda e che aumenteranno nei prossimi mesi. Una grande opportunità di crescita che vorremmo estendere a tutta la provincia di Brescia e ad altri settori produttivi, per creare nuovi punti di contatto tra consumatore, cittadino e turista, sempre nell’ottica di promuovere le nostre eccellenze agroalimentari”.

La location del convegno, Villa Galnica, nasce proprio con l’intento di valorizzare le eccellenze gardesane promuovendo le aziende vitivinicole e l’olivicoltura, nonché la capacità delle aziende agricole bresciane di offrire ai turisti esperienze polifunzionali e adatte a tutta la famiglia.

 

REGGIO EMILIA, CORDOGLIO COLDIRETTI PER LA SCOMPARSA DI ANGELO NAZZARI

Angelo Nazzari, originario di Cicognolo di Cremona, classe 1937, è deceduto domenica 19 maggio a causa di un incidente stradale. La Coldiretti di Reggio Emilia lo ricorda con affetto e stima. È stato alla guida dell’organizzazione reggiana per 35 anni, dal Novembre 1968 a Ottobre 2003.

“Un collega che ha lasciato la sua impronta nel mondo agricolo reggiano e non solo – commentano i vertici della Coldiretti DI Reggio Emilia Eugenio Torchio, vice delegato confederale, e Assuero Zampini, direttore. La scomparsa di Angelo Nazzari ci rattrista e ci addolora. È stato un attore importante della storia di Coldiretti, sempre in prima linea nelle battaglie sindacali”.

“Sempre presente ad ogni funerale, di soci, dipendenti, amici e conoscenti – ricordano i dipendenti anziani della federazione – perché per lui rappresentava l’ultimo saluto e riconoscimento per la vita vissuta. La sua presenza non era mai formale ma sentita e piena di attenzioni per lo scomparso e la sua famiglia”. Tutta la struttura e gli ex dipendenti esprimono cordoglio alla famiglia per la scomparsa di Angelo Nazzari che è stato per tutti un direttore che riconosceva la persona prima del ruolo.

Lo ricorda anche Giorgio Grenzi, attualmente Presidente dei Senior della Coldiretti nazionale e che ha assunto il ruolo di direttore nel 2003, succedendo a Nazzari alla guida della federazione di Reggio Emilia. ”Lo ricordo prima di tutto come un grande amico – dichiara Grenzi. Amava la sua famiglia e la Coldiretti. In oltre 40 anni di amicizia abbiamo collaborato per il bene degli agricoltori e delle imprese associate, sempre con un confronto sincero e rivolto al miglioramento. Nazzari era una persona che, con la sua ironia, riusciva a pacare gli animi e portare ottimismo tra le persone. I direttori che lo hanno incontrato gli hanno sempre riconosciuto una grande capacità di visione del futuro e lettura delle dinamiche economico sindacali. Lascia anche per questo una grande vuoto”.

 

PISA/LIVORNO, ELEZIONI AMMINISTRATIVE: LE PROPOSTE DI COLDIRETTI

In vista della prossima tornata elettorale per le amministrative, le federazioni provinciali di Coldiretti Pisa e Coldiretti Livorno sottopongono ai candidati un documento con le proprie proposte, in un’ottica di fattiva collaborazione e di buona prassi politica.

Il documento verte su dieci punti: si chiedono innanzitutto interventi per il sostegno attivo alla filiera corta, per la promozione delle produzioni locali e della relazione diretta tra produttori e consumatori. In particolare, con l’introduzione di meccanismi premiali per il cibo locale, quali accordi di filiera o bandi per le mense scolastiche, ospedaliere, residenziali, che prevedano da un lato un equo compenso per i produttori, sottraendo così il meccanismo da tentativi di speculazione, dall’altro l’approvvigionamento a km zero. Il secondo punto riguarda la gestione della fauna selvatica, con la richiesta di revisione delle aree vocate e non vocate al cinghiale e agli ungulati, di cui le amministrazioni locali devono farsi portavoce nei tavoli regionali.

Si solleva quindi il tema della tutela idraulica del territorio e si chiede ai Comuni di spingere per l’adozione di un piano di medio periodo per l’ammodernamento degli impianti, la disponibilità di aree allagabili, la funzionalità dei canali e la qualità delle acque circolanti. Strettamente connesso a questo aspetto è il quarto punto, relativo al consumo di suolo. Coldiretti chiede ai candidati di impegnarsi per introdurre strumenti urbanistici che privilegino le destinazioni d’uso agricole, con il conseguente recupero di terre abbandonate e la limitazione di nuove costruzioni.

La quinta proposta riguarda i rifiuti e la Tari. Si conferma la contrarietà a nuovi impianti sul territorio e si esortano le future amministrazioni a introdurre una migliore e più capillare raccolta differenziata. Esplicita è la richiesta di l’esenzione dal pagamento delle tariffe per lo smaltimento, per le aziende agricole e agrituristiche che tradizionalmente adottano misure di riciclo organico. Il documento affronta quindi il tema dell’energia, con la promozione della filiera del biometano, dell’agricoltura sociale, tema su cui i Comuni possono esprimere molto, e della destagionalizzazione dei flussi turistici. Il decimo punto è la richiesta di creazione di uno specifico assessorato all’agricoltura, per rimettere al centro dell’agenda politica e amministrativa dei comuni la questione agricola, a garanzia sia delle politiche di tutela ambientale che di sviluppo economico.

 

 

Appuntamenti

 

VICENZA: CITTÀ E CAMPAGNA. SOSTENIBILITÀ, COESIONE E BELLEZZA

Mercoledì 22 maggio

Ermete Realacci, Bruno Barel e Carmelo Troccoli saranno i protagonisti, il prossimo mercoledì 22 maggio alle 21 nel cortile della chiesa di Santa Corona a Vicenza, un’appassionante serata dedicata alla nostra terra, sul tema “Città e Campagna. Sostenibilità, coesione e bellezza”.

“Le immersioni, le interruzioni e i ritagli riassumono la città come orizzonte progettuale, oltre che fisico, naturale e sociale. È una costante contaminazione che mette a repentaglio gli equilibri. La conversazione parte dalla terra, su cui tutto poggia: da lì in avanti, l’emersione verso una necessaria bellezza come approdo” è l’incipit della serata coordinata dal giornalista vicentino Antonio Gregolin ed organizzata da Coldiretti e Campagna Amica, con il contributo della Camera di Commercio di Vicenza, nell’ambito del Festival Biblico.

L’impegno di Coldiretti Vicenza, però, non si ferma qui. Al Festival Biblico, infatti, l’Organizzazione più rappresentativa del mondo agricolo sarà anche protagonista nel weekend, sabato e domenica, al DaBar in Corte dei Bissari, con i produttori del Mercato coperto di Campagna Amica Vicenza, nonché l’agrichef Chiara Fanni.

“Parlare della nostra terra, del legame connaturato con la città – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – è per noi la cosa più naturale e spontanea. E poterlo fare con autorevoli relatori è un valore aggiunto non da poco. Il legame con la nostra terra si traduce anche nell’esigenza di rispettarla, quindi il tema della sostenibilità e della coesione sono strettamente correlati tra loro e con il concetto di bellezza. Quello con il Festival Biblico è per noi un connubio perfettamente calzante, perché condividiamo appieno il valori ed i principi che ne stanno alla base, i medesimi che hanno portato alla nascita di Coldiretti e Campagna Amica”.

 

TERAMO: DIOCESI E COLDIRETTI, PRIMO CORSO SULL’IMPRENDITORIALITA’ RURALE

Lunedì 27 maggio

“Dall’idea all’impresa agricola” è il titolo del corso sull’imprenditorialità rurale promosso dalla Diocesi di Teramo-Atri in collaborazione con Coldiretti Teramo per fornire ai giovani interessati gli strumenti basilari e le procedure principali per costituire una impresa agricola. Cinque incontri che, a partire dal 27 maggio nella sede della Caritas di Teramo, forniranno le prime informazioni sulle opportunità che l’agricoltura offre spaziando tra diverse tematiche. Dalle varie tipologie di impresa agricola alla organizzazione e alla gestione aziendale, dagli aspetti giuridici e tributari alle normative sui finanziamenti comunitari, dal marketing alla comunicazione d’impresa, fino a toccare con mano l’esperienza di un’azienda agricola locale.

“Un’iniziativa importante – dice Emanuela Ripani presidente di Coldiretti Teramo – per sensibilizzare le giovani generazioni su un settore caratterizzato oggi da un grande appeal diventando una valida occasione professionale per molti appassionati. L’agricoltura è tornata ad essere un settore strategico per la ripresa economica ed occupazionale e lo hanno capito per primi i giovani che stanno tornando prepotentemente nelle campagne. Ringraziamo per questo la Diocesi perché ha compreso l’importanza di questo cambiamento epocale e ha ideato questo ciclo di incontri di sensibilizzazione e promozione del settore agricolo”.

Coldiretti ricorda infatti che l’Italia è ai vertici dell’Unione Europea in termini di numero di giovani imprenditori con 56mila imprese agricole italiane condotte da under 35. Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70% delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

“Una opportunità resa possibile dalla legge di orientamento per l’agricoltura (la legge 228/2001) – dice Coldiretti Abruzzo – fortemente sostenuta da Coldiretti che ha rivoluzionato il lavoro nelle campagne allargando i confini dell’imprenditorialità agricola e aprendo a nuove opportunità occupazionali. Non è un caso se questo profondo mutamento culturale si sia tradotto anche nelle scelte relative al percorso scolastico. Negli ultimi sette anni, gli studenti italiani hanno preso d’assalto la facoltà di Agraria che fa registrare un aumento del 14,5% delle iscrizioni, in netta controtendenza, nello stesso periodo, al calo generale del 6,8% degli universitari che sono scesi costantemente negli anni fino ad arrivare ad appena 1,67 milioni nel 2017/18, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’Anvur, l’Istituto nazionale deputato alla valutazione della ricerca scientifica e dell’università italiana.

Il corso “dall’idea all’impresa agricola”, con inizio il 27 maggio alle ore 17.30, si svolgerà presso la sede della Caritas di Teramo, sita in Via Vittorio Veneto n.11. Nella prima giornata è prevista l’introduzione del vescovo S.E. Monsignor Lorenzo Leuzzi su “Il mondo rurale e la Dottrina sociale della Chiesa”, seguito dagli interventi di Don Igor Di Diomede, direttore della Caritas diocesana; Giuseppe Pergallini, Direttore Pastorale Sociale e Lavoro; Giulio Federici, Direttore Coldiretti Abruzzo; Emanuela Ripani, Presidente Coldiretti Teramo.  

Per le iscrizioni è possibile rivolgersi al Caritas Point in Piazza Orsini a Teramo, tel. 0861/248659, oppure compilare l’apposito format all’indirizzo e-mail indicato sul sito www.diocesiteramoatri.it

 

LOMBARDIA: VALTELLINA,VIGNETI TERRAZZATI CANDIDATI A PAESAGGIO RURALE STORICO

Martedì 21 maggio

I vigneti terrazzati del versante retico della Valtellina candidati al registro nazionale dei Paesaggi rurali storici. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione ProVinea, sarà illustrata per la prima volta domani martedì 21 maggio, alle ore 9, presso il Teatro Sociale di Sondrio, in occasione del convegno “Valtellina, un patrimonio chiamato territorio”.

All’evento parteciperanno Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo; Paolo Voltini Presidente di Coldiretti Lombardia; Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia; Massimo Sertori, Assessore alla Montagna di Regione Lombardia; Cristina Scarpellini Presidente ProVinea; Donatella Murtas, Coordinatrice nazionale dell’Alleanza mondiale per i paesaggi terrazzati; Mauro Agnoletti, Coordinatore scientifico del registro nazionale dei paesaggi rurali storici del Mipaaft; Dario Foppoli, esperto di terrazzamenti; Marco Scaramellini, Sindaco di Sondrio e Fabio Molinari, dirigente dell’Ambito scolastico territoriale. Modera l’incontro Daniela Cuzzolin Oberosler, giornalista RAI.

Il registro nazionale dei Paesaggi rurali storici raccoglie le pratiche agricole, le conoscenze tradizionali e i paesaggi con particolari caratteristiche da tutelare e conservare. In Valtellina si trova la più ampia area viticola terrazzata di montagna in Italia, con più di 2.500 chilometri lineari stimati di muretti a secco che si sviluppano sugli oltre 800 ettari di vigneti. Nel periodo di vendemmia i grappoli di uva vengono portati a spalla in appositi contenitori lungo i ripidi sentieri e le scalette in pietra a secco, trasferiti poi in cantina dove si trasformano in bottiglie di qualità: dalle due DOCG Sforzato di Valtellina e Valtellina Superiore, alla DOC Rosso di Valtellina, fino alla IGT Alpi Retiche.

 

PADOVA: ELEZIONI EUROPEE, ECCO IL “CONTRATTO” DELLA COLDIRETTI

Martedì 21 maggio

Faccia a faccia tra gli agricoltori padovani e i candidati alle elezioni europee in vista del voto del 26 maggio. Domani, martedì 21 maggio, alle 17 nella sede di Coldiretti Padova in via della Croce Rossa, i dirigenti della più grande organizzazione agricola incontrano i candidati padovani al Parlamento Europeo per un confronto diretto sul “contratto per l’Europa”, il documento messo a punto da Coldiretti in vista dell’appuntamento elettorale. “In Europa si fanno le scelte cruciali per il futuro del settore primario,con evidenti riflessi anche a livello locale –ricorda il presidente Massimo Bressan – per questo prestiamo molta attenzione al dibattito e ai lavori del Parlamento Europeo.

Insieme ai candidati padovani che hanno accettato l’invito al confronto affronteremo i dettagli del “contratto” di cui chiederemo conto agli eletti per i prossimi anni. Chiediamo ai futuri rappresentanti al Parlamento Europeo di impegnarsi a tutelare e proteggere il grande patrimonio italiano che in virtù della sua chiave distintiva ha un valore simbolico altissimo”. Sono cinque gli impegni cardine del documento: difesa delle risorse per l’agricoltura, a partire dalla Pac; obbligo dell’origine in etichetta; eliminazione del codice doganale per identificare il made in Italy; revisione degli accordi di libero scambio; standard produttivi uguali per tutti.

 

RAVENNA: IL MERCATO ESCLUSIVO DI C.A. DI FAENZA ANIMA I MARTEDI’ DI PIAZZA DUOMO

Da martedì 21 maggio fino a fine agosto 

Dal campo alla tavola passando per… piazza Duomo! Dopo la prima e positiva sperimentazione di fine estate 2018, gli agricoltori del territorio aderenti a Campagna Amica – il circuito fondato da Coldiretti per promuovere la cultura del cibo sano e locale – tornano stabilmente nel cuore di Faenza.

A partire dal prossimo 21 maggio, e sino alla fine di agosto, i produttori agricoli, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e con le attività aderenti al Consorzio Faenza C’entro, animeranno ogni martedì la primavera-estate manfreda allestendo il mercato esclusivo di Campagna Amica nell’area antistante il ‘Fontanone’ (ad eccezione dei quattro martedì d’estate di luglio quando il mercato si trasferirà in Corso Garibaldi).

In vendita, a partire dalle 17 del pomeriggio, l’eccellenza delle produzioni del territorio, rigorosamente di stagione e ad origine garantita: ortofrutta, salumi di mora, uova, vini autoctoni, formaggi freschi e stagionati, olio extravergine di oliva, miele biologico, farine, prodotti da forno, ma anche confetture, succhi di frutta, fiori e tanto altro…

L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa presso la Sala Gialla del Comune di Faenza. Sono intervenuti Domizio Piroddi, Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Faenza, Nicola Dalmonte, Presidente Coldiretti Ravenna, Sergio Scipi, presidente del Consorzio Faenza C’entro e Alessandra Ravagli, Presidente Agrimercato Ravenna.

“Un’opportunità importante per cittadini e turisti che dalla tarda primavera e per tutta l’estate – commenta il Presidente Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – potranno trovare e acquistare il vero km zero in pieno centro storico lanciando, di fatto, un segnale concreto di attenzione al proprio territorio e alla sostenibilità ambientale”.

“Fare la spesa dal contadino, infatti – aggiunge Alessandra Ravagli, presidente provinciale Agrimercato – significa portare in tavola prodotti genuini e certificati dall’agricoltore stesso, che oltre al duro lavoro ci mette anche la faccia, e quindi sostenere l’economia e l’occupazione locale”. Nell’ottica di promuovere la cultura del cibo sano e locale, nonché di favorire la sinergia tra le realtà economiche del territorio, a partire da giugno, durante le serate del mercato, saranno avviate specifiche collaborazioni con le attività del centro storico. Bar e locali, oltre ad ospitare ‘caffè concerto’, faranno da cornice ad iniziative dedicate alla tutela e valorizzazione delle nostre produzioni agricole (presentazioni di libri e attività di divulgazione) e presenteranno menù che includeranno aperitivi, frullati e piatti realizzati con i prodotti a km0 forniti dal Mercato di Campagna Amica.

I ‘martedì del mercato’, dunque, saranno sì una nuova opportunità di sbocco commerciale che viene offerta alle imprese agricole e a tutto il tessuto economico del centro città, ma anche occasioni per educare ad una alimentazione più sana e corretta. “Prima di tutto, quindi – conclude il Presidente Dalmonte – uno spazio di sviluppo dell’agricoltura di prossimità, quell’agricoltura pulita, distintiva, che da sempre è il tratto specifico di Campagna Amica”. Inoltre, durante i martedì, Coldiretti raccoglierà firme a sostegno della petizione “EatORIGINal – Unmask your food” per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti e quindi tutelare il vero Made in Italy agroalimentare. In occasione dell’inaugurazione del mercato, vista anche la vicina scadenza elettorale, sono stati invitati a firmare presso il gazebo istituzionale di Coldiretti i candidati ravennati alle Elezioni Europee. Si ricorda che è possibile aderire alla petizione anche online sul sito www.eatoriginal.eu

 

MANTOVA: L’AGRICOLTURA ITALIANA IN EUROPA: INCONTRO COI CANDIDATI ALLE ELEZIONI

Mercoledì 22 maggio

Mercoledì 22 maggio Coldiretti Mantova incontrerà i candidati alle elezioni europee, per un confronto sul tema “L’agricoltura italiana in Europa”. L’appuntamento è per le ore 11 nella sede centrale della Federazione provinciale di Coldiretti, in via Verri 33 a Mantova (località Boma). Con il presidente Paolo Carra e il direttore Erminia Comencini si confronteranno Alessandra Cappellari (Lega), Eleonora Evi (M5S), Pier Luigi Mottinelli (Pd, accompagnato da Antonella Forattini) e Carlo Fidanza (FdI). Sono invitati a partecipare tutti i consiglieri del sindacato di rappresentanza e gli associati a Coldiretti Mantova.

“Il tema dell’agricoltura è di vitale importanza non soltanto per le imprese agricole, ma per tutti i cittadini europei, che periodicamente vengono interpellati sulla riforma della Politica agricola comune e sulle opinioni intorno all’agroalimentare – ricorda Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova -. Non possiamo dimenticare che ancora oggi l’agricoltura europea rappresenta la prima voce di bilancio delle risorse comunitarie. L’attenzione al cibo, alla redditività delle imprese agricole, l’obiettivo di garantire prodotti agroalimentari sicuri e accessibili a tutti sono state alcune grandi intuizioni dell’Europa unita, fin dalla costituzione della Comunità europea e dall’istituzione della Pac. Oggi dobbiamo trovare soluzioni adatte all’attuale modello di agricoltura, più attenta all’ambiente, al paesaggio e alla sostenibilità, ma senza dimenticare il ruolo centrale che hanno gli agricoltori, gli allevatori e le filiere agroalimentari per il futuro dell’Europa. È per questo che riteniamo necessario un confronto con i candidati al Parlamento europeo, per spiegare la nostra idea di agricoltura e capire come intendono declinarla a Bruxelles”.

 

TRAPANI: COLDIRETTI CON DONNE IMPRESA E GIOVANI IMPRESA AL RED HEAD SICILY

Da venerdì 7 a domenica 9 luglio

Pomodori, fragole, peperoni, rape e tanto altro ancora. Al Red head Sicily, il raduno di grandi e piccoli con i capelli rossi, in programma a Favignana dal 7 al 9 giugno con Coldiretti Trapani ci sarà un vero e proprio concentrato di ortofrutta dal colore che contraddistingue l’iniziativa.

Lo stand Campagna Amica sarà all’interno del Villaggio “Rossi di primavera” che verrà allestito in piazza Camparia. La degustazione di pane, pomodoro e origano, a cura di Donne Impresa e Giovani Impresa, accompagnerà la “visita guidata” dei tanti prodotti di colore rosso che abbondano soprattutto tra maggio e giugno.

 

ALESSANDRIA: NEL CENTRO STORICO UN NUOVO SPAZIO PER LA SPESA A KM ZERO

Sabato 25 maggio

Sarà Alessandria ad ospitare il primo Mercato Coperto di Campagna Amica realizzato in Piemonte. Un nuovo spazio, luminoso, colorato ed accattivante in pieno centro storico, per una vera spesa a km0, direttamente creato e gestito dagli imprenditori agricoli del territorio, con produzioni a filiera corta, dal campo alla tavola. L’inaugurazione del nuovo Mercato Coperto agricolo è prevista per sabato 25 maggio alle ore 10, in via dei Guasco angolo via Savonarola ad Alessandria.

Per l’occasione saranno presenti rappresentanti delle istituzioni, consumatori e, ovviamente, gli agricoltori con i loro prodotti genuini e rigorosamente di stagione. Per tutti, simpatici omaggi e degustazioni promosse dagli agrichef di Campagna Amica. Il Mercato Coperto di Campagna Amica è un luogo fisico d’acquisto, ma anche uno spazio partecipato e di socializzazione dove è possibile instaurare un rapporto di fiducia con il produttore agricolo dal quale ricevere in tempo reale informazioni sulle produzioni, sulla salubrità e genuinità di ciò che si acquista e si mangia.

Vetrina privilegiata per le eccellenze enogastronomiche della provincia: dall’ortofrutta ai formaggi, dalla carne ai salumi al vino e al pane, ma anche miele, confetture, farine, prodotti da forno e tanto altro.

In occasione dell’inaugurazione proseguirà al nuovo Mercato anche la raccolta firme per la petizione “Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo). I cittadini potranno firmare per chiedere alla Commissione di Bruxelles di agire sul fronte della trasparenza e dell’informazione al consumatore sulla provenienza di quello che si mangia.

“Siamo orgogliosi di essere i primi in Piemonte. Con il Mercato Coperto vogliamo offrire un servizio in più che va ad affiancarsi ai due appuntamenti con Campagna Amica già presenti in città, il venerdì il piazza Libertà e il lunedì in corso Crimea. – affermano a pochi giorni dal taglio del nastro il presidente e il direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo – Una filiera che si accorcia sempre di più per garantire ai consumatori la possibilità di trovare direttamente in luogo al chiuso le produzioni fresche e di stagione del territorio e poter dialogare con i produttori”.

Una quindicina le postazioni in un locale che vuole mandare un messaggio etico e sociale anche attraverso gli arredi, interamente realizzati dal negozio Social Wood del carcere “Cantiello e Gaeta”. Per iniziare saranno due le giornate di apertura settimanale: ogni martedì e sabato dalle 8 alle 14.