Primo piano
MARCHE, BENE LE MISURE REGIONALI DI SOSTEGNO ALL’AGRICOLTURA
C’è soddisfazione in Coldiretti Marche per le misure attuate dalla Regione in aiuto ad agricoltori e allevatori delle Marche, da quella relativa al secondo anno di contributi per la coltivazione della barbabietola da zucchero, a quelle per le stalle da latte e per le strutture di ritiro degli animali da carne, nonché per il potenziamento dell’approvvigionamento idrico nelle aree interne. Sono molteplici, infatti, le misure adottate dalla regione per il perdurare dell’emergenza Covid, particolarmente acuita dall’innesco del conflitto ucraino, che sta mettendo le aziende in ginocchio per l’aumento dei costi delle materie prime, nonché per la loro reperibilità sui mercati, oggetto di vere e proprie speculazioni. “Siamo di fronte a due anni difficilissimi – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – che vanno prolungandosi ulteriormente a causa della guerra in atto; siamo riusciti a concertare con la regione una serie di interventi continui a sostegno del settore con oltre 15 bandi aperti per garantire liquidità alle imprese. Necessario ora – prosegue la presidente Gardoni – che anche il Governo accorci i tempi per intervenire sui costi energetici. Sicuramente questa situazione sta rimettendo in discussione i modelli produttivi e commerciali per come li abbiamo conosciuti finora e ciò significa che ora la Pac non è in linea con l’esigenza di autosufficienza alimentare e produttiva. Occorre che la Ue la modifichi per poter tornare a produrre meglio e di più”. “A livello nazionale – interviene il direttore di Coldiretti Marche, Alberto Frau – oltre a sbloccare i fondi per montare pannelli fotovoltaici sopra le stalle, è stato richiesto lo sblocco urgente di 100 milioni di euro di contributi entro marzo ad Agea e di consentire la coltivazione di terreni a riposo già dall’anno in corso per soddisfare le esigenze aziendali, nonché di incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario fino a 25 anni con garanzia 100% gratuita dell’Ismea. Tutte misure, queste, fondamentali per le imprese che, sino ad oggi, hanno potuto fortunatamente beneficiare dell’importante attività di aiuto messa in campo dalla Regione”.
Dal Territorio
LAZIO, UCRAINA: IN GAZZETTA UFFICIALE 1,2 MLD SALVA TAVOLA MADE IN ITALY
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, che stanzia 1,2 miliardi per investimenti nelle filiere Made in Italy come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia.
“Il decreto consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”. E’ quanto dichiara il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, nel ringraziare il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli in riferimento alla pubblicazione del provvedimento “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l’attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al PNRR” sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.61 del 14/03/2022
“Coldiretti, che lavora da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia – aggiunge Granieri – è pronta a presentare progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta”.
I contratti di filiera, partendo dalla produzione agricola, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, con un contributo dello Stato concesso per diverse tipologie di investimenti con un volume da 4 a 50 milioni di euro destinati a produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, per la promozione e la pubblicità di prodotti di qualità certificata o biologici, ricerca e sperimentazione.
“Un provvedimento necessario – prosegue Granieri – per ridurre la dipendenza dall’estero in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo”.
L’Italia produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
Una decisione coerente – sostiene la Coldiretti Lazio – con le conclusioni della riunione informale tra i Capi di Stato o di Governo a Versailles (FR) per affrontare la crisi in Ucraina dopo l’invasione della Russia, nelle quali, per sfuggire alle speculazioni in atto sul mercato internazionale, si pone l’obiettivo di “migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi, in particolare aumentando la produzione di proteine vegetali dell’UE con l’invito alla “Commissione a presentare quanto prima opzioni per affrontare l’aumento dei prezzi alimentari e la questione della sicurezza alimentare globale.”
“Per rispondere all’invito dei capi di Stato in Italia – continua Granieri – siamo pronti a coltivare da quest’anno un milione di ettari aggiuntivi di terreno per produrre 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione sulla base di contratti di filiera necessari per ridurre la dipendenza dall’estero”. E aggiunge commentando positivamente “l’impegno dell’Unione Europea a difendere la sovranità alimentare per rendere l’Europa più autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo, in un momento di grandi turbolenze, ma garantendo però elevanti standard di sicurezza alimentare sia nella produzione interna che in quella importata a garanzia delle imprese e dei consumatori europei.”
La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che “la globalizzazione spinta – prosegue Granieri – ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza” afferma Granieri nel chiedere “interventi urgenti e scelte strutturali”. La stessa politica agricola, Comune (Pac) e il Pnrr “oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e – sottolinea Granieri – vanno modificati. Per questo bisogna agire subito – dice – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti ed è quindi importante lo sblocco dei contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma occorre anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, ridurre le percentuali Iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”.
E poi investire “per aumentare produzione – conclude Granieri – e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.
TOSCANA, +4,6% PREZZI ALIMENTARI, OLIO DI SEMI (+19%), VERDURA (+17%) E PASTA (+12%)
In Toscana emergenza povertà assoluta per 121 mila toscani.
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce agricoltori che sono costretti a vendere sottocosto e i consumatori con ben 121 mila toscani che si vivono al di sotto della soglia di povertà e che hanno difficoltà nel fare la spesa. E’ quanto afferma Coldiretti Toscana in riferimento ai dati Istat sull’inflazione a febbraio che evidenziano un balzo del 45,9 % per l’energia che si riflette sui prezzi di molti prodotti alimentari.
Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti – non riescono, neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera. Per il balzo dei costi energetici – sottolinea Coldiretti – l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni e allevamenti.
L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”. In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è – rileva Coldiretti – l’olio di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e si registrano accaparramenti e scaffali vuoti. A seguire sul podio forti rincari fa registrare con un +17% la verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti dei prezzi significativi fanno segnare nell’ordine burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).
In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende – precisa la principale organizzazione agricola – all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.
Coldiretti Toscana rinnova l’appello ad “intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari. – rilancia il Presidente regionale, Fabrizio Filippi – Il nostro Paese deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.
La ricetta di Coldiretti per non far chiudere aziende, stalle e affondare pescherecci passa attraverso l’incentivazione delle operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali. E poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.
LA TOP TEN DEGLI AUMENTI NEL CARRELLO NELL’ULTIMO ANNO
- Olio di semi (girasole, mais, ecc.) +19%
- Verdura fresca +17%
- Pasta +12%
- Burro +11%
- Frutti di mare +10%
- Farina +9%
- Margarina +7%
- Frutta fresca +7%
- Pesce fresco +6%
- Carne di pollo +6%
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat inflazione a febbraio 2022
PUGLIA, INFLAZIONE: +4,6% PREZZI ALIMENTARI, LA TOP TEN AUMENTI
E’ deflazione nei campi e nelle stalle
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce gli agricoltori e gli allevatori costretti a vendere sottocosto e i consumatori con ben 210mila pugliesi che si trovano in condizioni di povertà. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, in riferimento ai dati Istat sull’inflazione a febbraio che evidenziano un balzo del 45,9 % per l’energia che si riflette sui prezzi di molti prodotti alimentari.
L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”. In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è – rileva la Coldiretti regionale – l’olio di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e si registrano accaparramenti e scaffali vuoti. A seguire sul podio forti rincari fa registrare con un +17% la verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti dei prezzi significativi fanno segnare nell’ordine burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).
Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti regionale – non riescono, neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera. Infatti è bene ricordare che un chilo di grano nonostante gli aumenti viene pagato agli agricoltori 31 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% e il problema vero è il costo dell’energia che è esploso ed ha colpito tutte le attività produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%. Il paradosso è ad esempio che si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto. Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette – sottolinea Coldiretti Puglia – sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.
Dall’inizio del conflitto – sottolinea la Coldiretti Puglia – si è verificato un balzo medio di almeno 1/3 i costi produzione dell’agricoltura a causa degli effetti diretti ed indiretti delle quotazioni energetiche. Nel sistema produttivo agricolo i consumi diretti di energia includono il gasolio per il funzionamento dei trattori, per il riscaldamento delle serre e per il trasporto mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano dall’energia necessaria per la produzione di prodotti fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica mentre il comparto alimentare richiede invece – insiste la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro.
In Puglia oltre l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – conclude la Coldiretti regionale – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni.
SICILIA, SCUOLA: A NICOSIA (EN) STUDENTI IN CAMPO CON DONNE IMPRESA
Esperienze in campo. Sono quelle che gli studenti delle classi terza, quarta e quinta del Liceo Psico-Pedagogico Scienze Umane “Fratelli Testa” di Nicosia (En) hanno avuto grazie al Progetto Coldiretti Donne Impresa.
In un appezzamento gli scolari hanno piantato ortive che saranno curate direttamente da loro con la guida di Giusi Fiumefreddo, presidente Coldiretti Enna, dell’imprenditrice Antonietta Domina del coordinamento provinciale Donne Impresa e del direttore della Federazione, Gerardo Forina Rampolla. La referente del progetto è la professoressa Serena Vanadia.
Quello di oggi è il primo passo di una serie di incontri che mirano a far conoscere ancora meglio il settore agricolo.
Lo scopo – sottolinea la presidente Giusi Fiumefreddo – è quello di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro e di realizzare momenti di alternanza con lo studio nell’ambito dei processi formativi. Un orientamento utile alla scelta di ciò che dovranno fare una volta finito il percorso scolastico.
SARDEGNA, UNA MERENDA PER DARE IL BENVENUTO A CHI SCAPPA DALLA GUERRA
Una merenda a chilometro zero per dare il benvenuto a chi scappa dalla distruzione e dalla violenza. Coldiretti, Campagna Amica con la collaborazione di Sogaer (società di gestione dell’aeroporto di Cagliari) hanno accolto in questo modo i bambini e le donne ucraine arrivati oggi a Cagliari. A loro è stato offerta una agribag contenente ricotta, pane, mandarini e pomodori ciliegini. “Un piccolo gesto per fare sentire la vicinanza ed il calore del mondo agricolo e della Sardegna a chi è stato costretto a lasciare i propri cari e la patria per la guerra” è il commento di Battista Cualbu presidente di Coldiretti Sardegna. Il cestino è stato consegnato all’arrivo in aeroporto grazie alla stretta collaborazione dei vertici della Sogaer che hanno sostenuto l’iniziativa. All’interno del sacchetto c’erano i prodotti delle aziende di Campagna Amica, tutti freschi e a km0: ricotta ovina, pane civraxiu, pomodori ciliegini e mandarini. Coldiretti con la comunità di Campagna Amica, da dieci giorni ha anche attivato in tutti i mercati contadini sardi la spesa sospesa, con agricoltori e clienti che acquistano prodotti sardi 100 per cento che vengono poi portati nelle strutture che stanno dando accoglienza i profughi. “Stiamo riscontrando come sempre grande sensibilità da parte dei sardi così come degli agricoltori – commenta il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – che stanno donando non solo cibo ma anche vicinanza e sostegno morale ad un popolo che sta subendo il dramma della guerra ed in molto casi è costretta ad abbandonare il proprio Paese”.
VALLE D’AOSTA, ETICHETTA NUTRI-SCORE
Consorzio produttori e Tutela della DOP Fontina prendono posizione
E’ un sostanziale plauso quello che Coldiretti Valle d’Aosta rivolge al Consorzio produttori e Tutela della DOP Fontina per essersi apertamente schierato contro l’etichetta “Nutri-score” francese e quella a semaforo inglese che si stanno diffondendo in diversi Paesi dell’Unione europea e che penalizzano le grandi produzioni di qualità Dop e Igp italiane.
“Da anni come Coldiretti sosteniamo che si tratti di sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta” sottolinea Alessio Nicoletta, Presidente di Coldiretti Vda.
“Il fatto che anche il Consorzio di Tutela della Fontina abbia preso una posizione netta contro un sistema che di fatto boccia quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp), che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare, tra cui la stessa Fontina, ci fa sentire meno soli in questa battaglia che la nostra associazione porta avanti da anni contro le grandi multinazionali della distribuzione alimentare” sottolinea Elio Gasco, Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta.
LOMBARDIA, ENERGIA, BENE AGRISOLARE SU TETTI 20MILA AZIENDE E STALLE
“L’annuncio dei bandi per accedere a 1,5 miliardi di finanziamenti per l’istallazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine, senza il consumo di suolo, è una prima importante risposta alla nostra mobilitazione a sostegno delle campagne, nell’interesse degli agricoltori e dei consumatori”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’apprezzare l’annuncio del Ministro delle Politiche Stefano Patuanelli della notifica alla Ue del decreto dei bandi per il progetto nell’ambito del PNRR. Un’opportunità – sottolinea Prandini – che consente l’installazione di pannelli fotovoltaici su una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 GW sulle coperture degli edifici agricoli e zootecnici ma senza consumare terreno fertile.
Il fotovoltaico sui tetti senza consumo di suolo – afferma la Coldiretti Lombardia – è la strada da percorrere per salvaguardare i suoli produttivi, dare un sostegno alle aziende agricole per attenuare i costi dell’energia e anche al Paese di beneficiare di una fonte energetica rinnovabile in una situazione di forti tensioni internazionali che mettono a rischio gli approvvigionamenti.
VERCELLI-BIELLA, IL DECRETO SALVA FILIERE MADE IN ITALY
Stanziati 1,2 miliardi per investimenti
E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, che stanzia 1,2 miliardi per investimenti nelle filiere Made in Italy, come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia. E’ quanto afferma Coldiretti in riferimento alla pubblicazione del provvedimento “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l’attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al PNRR” sulla Gazzetta Ufficiale.
“Il decreto – sottolineano Paolo Dellarole Presidente di Coldiretti Vercelli Biella e Francesca Toscani Direttore – consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Lavoriamo da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia e siamo pronti a presentare e a proseguire progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, fino all’ortofrutta. Un provvedimento necessario per ridurre la dipendenza dall’estero in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento”.
“La pandemia prima e la guerra poi – proseguono Dellarole e Toscani – hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza. La stessa politica agricola Comune (Pac) e il Pnrr oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e vanno modificati. Per questo bisogna agire subito facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti ed è quindi importante lo sblocco dei contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma occorre anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, ridurre le percentuali Iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”.
NOVARA-VCO: IN GAZZETTA UFFICIALE IL DECRETO SALVA FILIERE MADE IN ITALY
Stanziati 1,2 miliardi per investimenti, provvedimento necessario per ridurre dipendenza da estero
E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, che stanzia 1,2 miliardi per investimenti nelle filiere Made in Italy, come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia. E’ quanto afferma Coldiretti in riferimento alla pubblicazione del provvedimento “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l’attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al PNRR” sulla Gazzetta Ufficiale.
“Il decreto – sottolineano Sara Baudo Presidente di Coldiretti Novara-Vco e Francesca Toscani Direttore – consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Lavoriamo da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia e siamo pronti a presentare e a proseguire progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, fino all’ortofrutta. Un provvedimento necessario per ridurre la dipendenza dall’estero in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento”.
“La pandemia prima e la guerra poi – proseguono Baudo e Toscani – hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza. La stessa politica agricola Comune (Pac) e il Pnrr oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e vanno modificati. Per questo bisogna agire subito facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti ed è quindi importante lo sblocco dei contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma occorre anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, ridurre le percentuali Iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”.
CUNEO, PESTE SUINA AFRICANA: FINALMENTE AL VIA IL DEPOPOLAMENTO DEI CINGHIALI
Finalmente al via nuove, specifiche e straordinarie misure per il depopolamento dei cinghiali attraverso regole omogenee da applicare in tutta la Regione per arrivare ad abbattere 50.000 cinghiali e contrastare il diffondersi della Peste Suina Africana in Piemonte, dopo più di due mesi dal primo caso accertato. È il commento di Coldiretti Cuneo alla notizia della nuova Ordinanza firmata ieri sera dal Governatore Alberto Cirio.
“Grazie alle nostre sollecitazioni – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – e a un nostro costante lavoro di lungo periodo con gli Assessori alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, e all’Agricoltura, Marco Protopapa, si potranno ora attivare tutte quelle specifiche misure straordinarie per arrivare a potenziare le attività di contenimento con azioni straordinarie notturne mediante i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia, oltre a riconoscere la possibilità a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare gabbie per la cattura degli animali fino a rendere indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti”. “Adesso – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – occorre rendere operativa nel più breve tempo possibile l’Ordinanza per evitare di sprecare altro tempo e dare risposte concrete alle nostre imprese”.
Il provvedimento ha validità su tutto il territorio regionale, con scadenza il 30 giugno, e prevede – spiega Coldiretti Cuneo – che nella Zona infetta e nella Zona di sorveglianza attiva, nella quale sono ricompresi anche i Comuni cuneesi di Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Castelletto Uzzone e Cortemilia, le azioni di depopolamento dovranno essere attuate immediatamente e con la massima intensità possibile nei tre mesi successivi all’entrata in vigore dell’Ordinanza.
ASTI, PESTE SUINA AFRICANA: CON ORDINANZA AL VIA DEPOPOLAMENTO CINGHIALI
“Finalmente al via nuove, specifiche e straordinarie misure per il ?depopolamento dei cinghiali attraverso regole omogenee da applicare in tutta la Regione per arrivare ad abbattere 50 mila cinghiali, a seguito dello scoppio della Peste Suina Africana accaduto ormai più di due mesi fa”. È quanto commenta Coldiretti rispetto all’ordinanza firmata dal governatore, Alberto Cirio.
“Grazie alle sollecitazioni e al costante lavoro di lungo periodo di Coldiretti con gli assessori alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, e all’Agricoltura, Marco Protopapa, si potrà ora attivare tutte quelle specifiche misure straordinarie per arrivare a potenziare le attività di contenimento” – sottolineano Marco Reggio presidente Coldiretti Asti e Diego Furia direttore Coldiretti Asti.
Tutto questo sarà possibile con azioni notturne mediante i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia, oltre a riconoscere la possibilità a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare gabbie per la cattura degli animali fino a rendere indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti.
“Occorre, però, adesso rendere operativa, nel più breve tempo possibile, tale ordinanza per evitare di sprecare altro tempo e dare risposte concrete alle nostre imprese” concludono Reggio e Furia.
Il provvedimento ha validità su tutto il territorio regionale, con scadenza il 30 giugno e, nella zona infetta e nella zona di sorveglianza attiva, le azioni di depopolamento dovranno essere attuate immediatamente e con la massima intensità possibile nei tre mesi successivi all’entrata in vigore dell’ordinanza.
VICENZA, INFLAZIONE: COLDIRETTI, +4,6% PREZZI ALIMENTARI
Top ten aumenti: olio di semi (+19%), verdura (+17%) e pasta (+12%)
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce agricoltori che sono costretti a vendere sottocosto ed i consumatori con sempre più in difficoltà nel fare la spesa. È quanto afferma Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’inflazione a febbraio, che evidenziano un balzo del 45,9% per l’energia, che si riflette sui prezzi di molti prodotti alimentari.
“Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti Vicenza – non riescono neanche a coprire i costi di produzione, con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole, costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera. In concreto, l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni e allevamenti”.
L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”. In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è l’olio di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e si registrano accaparramenti e scaffali vuoti. A seguire sul podio forti rincari fa registrare con un +17% la verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti dei prezzi significativi fanno segnare nell’ordine burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).
“In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea Coldiretti Vicenza – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori, con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese”.
“Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari. L’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo – conclude Coldiretti Vicenza – recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni, sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi, che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna agire subito, facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali. E poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.
CUNEO, MADE IN ITALY A TAVOLA: PUBBLICATO IL DECRETO SALVA FILIERE
Investimenti in contratti di filiera per 1,2 miliardi di euro
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto che definisce criteri, modalità e procedure per l’attuazione dei contratti di filiera Made in Italy. È quanto afferma Coldiretti in riferimento al provvedimento che stanzia 1,2 miliardi di risorse del PNRR per investimenti nelle filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia.
“Il Decreto consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera – evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – per tutelare i consumatori e il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Lavoriamo da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia e siamo pronti a presentare e a proseguire progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca fino all’ortofrutta”.
Si tratta di un provvedimento necessario – spiega Coldiretti Cuneo – per ridurre la dipendenza dall’estero dell’Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
“La pandemia prima e la guerra poi – prosegue Moncalvo – hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza. La stessa Politica Agricola Comune (PAC) e il PNRR oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e vanno modificati”.
“Per questo bisogna agire subito – rilancia Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti ed è quindi importante lo sblocco dei contratti di filiera già stanziati nel PNRR, ma occorre anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, ridurre le percentuali IVA per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del Decreto sulle pratiche sleali”.
PARMA, L’AGRICOLTURA DI PRECISIONE SUI BANCHI DI SCUOLA
Nel quadro delle attività promosse da Coldiretti Donne Impresa Parma per le scuole iscritte al concorso “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare” si è tenuto un Focus on line con le classi IIIA e IIIC dell’Istituto Agrario Bocchialini di Parma sull’agricoltura di precisione.
Il Dott. Francesco Belletti, tecnico agronomo del Consorzio Agrario di Parma, ha relazionato sull’evoluzione dell’agricoltura sotto il profilo della meccanizzazione e dell’innovazione, e l’imprenditrice agricola Alessandra Cotti, componente del Forum Coldiretti Donne Impresa Parma, ha portato la sua testimonianza, spiegando i vantaggi che derivano dalle nuove tecnologie utilizzate in agricoltura, da lei direttamente sperimentate nella sua azienda agricola di Pilastro di Langhirano.
Al centro dell’incontro l’agricoltura di precisione 4.0; le nuove tecnologie applicate (droni, satelliti ecc.); tecniche utilizzate dal Consorzio per l’acquisizione delle informazioni aziendali e modalità di elaborazione dei dati e confronto /consulenza con l’impresa agricola; digitalizzazione.
Il Dott. Belletti ha inoltre illustrato, anche con l’ausilio di foto e filmati, il progetto Agroparma Precision, promosso dal Consorzio Agrario di Parma in collaborazione con IBF Bonifiche Ferraresi, mediante il quale si possono comprendere nel dettaglio le problematiche tipiche dei terreni e, insieme ai tecnici specializzati, cooperare per trovare le strategie di intervento migliori. Consente di mappare gli appezzamenti di terreno e supporta gli agricoltori nello svolgimento del loro lavoro in quanto i dati forniti dalla tecnologia consentono di fare scelte agronomiche mirate al fine di ridurre sprechi e costi.
L’agricoltura di precisione è uno strumento strategico per lo sviluppo dell’impresa agricola – ha evidenziato Alessandra Cotti – con vantaggi sia sotto il profilo di una sempre maggiore efficienza sia sotto il profilo della sostenibilità ambientale ed economica. Tra i risultati positivi derivanti dall’utilizzo delle nuove tecnologie, applicate in campo, l’avere un monitoraggio costante e continuo che ci aiuta a produrre meglio e a raggiungere la massima efficienza nelle produzioni”.
NOVARA-VCO, PESTE SUINA AFRICANA: ORDINANZA PER DEPOPOLAMENTO CINGHIALI
“Finalmente al via nuove, specifiche e straordinarie misure per il depopolamento dei cinghiali attraverso regole omogenee da applicare in tutta la Regione per arrivare ad abbattere 50 mila cinghiali, a seguito dello scoppio della Peste Suina Africana accaduto ormai più di due mesi fa”. Questo il commento di Sara Baudo, Presidente Coldiretti Novara-Vco, e Francesca Toscani, Direttore, in seguito all’ordinanza firmata dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
“Grazie alle nostre sollecitazioni – proseguono Baudo e Toscani – ed ad un nostro costante lavoro di lungo periodo con gli assessori alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, e all’Agricoltura, Marco Protopapa, si potrà ora attivare tutte quelle specifiche misure straordinarie per arrivare a potenziare le attività di contenimento con azioni straordinarie notturne mediante i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia, oltre a riconoscere la possibilità a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare gabbie per la cattura degli animali fino a rendere indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti. Occorre, però, adesso rendere operativa, nel più breve tempo possibile, tale ordinanza per evitare di sprecare altro tempo e dare risposte concrete alle nostre imprese”.
Il provvedimento ha validità su tutto il territorio regionale, con scadenza il 30 giugno e, nella zona infetta e nella zona di sorveglianza attiva, le azioni di depopolamento dovranno essere attuate immediatamente e con la massima intensità possibile nei tre mesi successivi all’entrata in vigore dell’ordinanza. I territori delle province di Novara e Vco, al momento, non hanno riscontrato alcun caso di Peste Suina ma il problema della proliferazione dei cinghiali è in continuo peggioramento con conseguenze tremende per l’agricoltura.
VERCELLI-BIELLA, PESTE SUINA AFRICANA: ORDINANZA PER DEPOPOLAMENTO CINGHIALI
“Finalmente al via nuove, specifiche e straordinarie misure per il depopolamento dei cinghiali attraverso regole omogenee da applicare in tutta la Regione per arrivare ad abbattere 50 mila cinghiali, a seguito dello scoppio della Peste Suina Africana accaduto ormai più di due mesi fa”. Questo il commento di Paolo Dellarole, Presidente Coldiretti Vercelli-Biella, e Francesca Toscani, Direttore, in seguito all’ordinanza firmata dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
“Grazie alle nostre sollecitazioni – proseguono Dellarole e Toscani – ed ad un nostro costante lavoro di lungo periodo con gli assessori alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, e all’Agricoltura, Marco Protopapa, si potrà ora attivare tutte quelle specifiche misure straordinarie per arrivare a potenziare le attività di contenimento con azioni straordinarie notturne mediante i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia, oltre a riconoscere la possibilità a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare gabbie per la cattura degli animali fino a rendere indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti. Occorre, però, adesso rendere operativa, nel più breve tempo possibile, tale ordinanza per evitare di sprecare altro tempo e dare risposte concrete alle nostre imprese”.
Il provvedimento ha validità su tutto il territorio regionale, con scadenza il 30 giugno e, nella zona infetta e nella zona di sorveglianza attiva, le azioni di depopolamento dovranno essere attuate immediatamente e con la massima intensità possibile nei tre mesi successivi all’entrata in vigore dell’ordinanza. I territori delle province di Vercelli e Biella, al momento, non hanno riscontrato alcun caso di Peste Suina ma il problema della proliferazione dei cinghiali è in continuo peggioramento con conseguenze tremende per l’agricoltura.
ROVIGO, FOTOVOLTAICO: ZAIA AFFRONTA LA QUESTIONE
“Apprendiamo con piacere le affermazioni del presidente Luca Zaia che ha ribadito la posizione della Regione sul tema del fotovoltaico”. Il Governatore, arrivato a Rovigo a inizio settimana per presentare il suo ultimo libro, si è esposto sul tema del fotovoltaico affermando pubblicamente che “i pannelli sulla campagna non li vuole nessuno”.
“È proprio in questo momento critico per il nostro territorio, alla luce della spasmodica ricerca di terreni per la costruzione di impianti fotovoltaici a terra di varie dimensioni – commenta il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan – che ci fa piacere leggere le parole del presidente Zaia. Proprio di recente sono stati presentati due progetti nei comuni di Badia Polesine e di Ceregnano che insisterebbero su aree agricole, quando la situazione internazionale ci fa capire quanto sia necessario valorizzare la tutta la superficie agricola a disposizione per l’autosufficienza alimentare”.
Nello stesso incontro, il Governatore Zaia ha affermato che la Regione non riuscirà a fermare la corsa al fotovoltaico in campagna, ma che creerà una regolamentazione “che metterà al riparo le campagne dei contadini veneti che sono in una condizione di costante preoccupazione”. “Sempre sul tema fotovoltaico sottolineiamo che manca sempre meno alla pubblicazione del bando del Pnrr che permetterà di accedere a finanziamenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle aziende agricole, in arrivo ci sono 1,5 miliari di euro e gli investimenti escluderanno totalmente il consumo di suolo. Ci auguriamo che i lavori di discussione del Pdl si svolgano celermente – prosegue Salvan – con l’intendo di dare finalmente delle regole a un settore che ora gode di una farwest normativo che favorisce soltanto la speculazione delle multinazionali. Ogni giorno di attesa è un giorno in più per ricevere proposte di impianti fotovoltaici a terra. Non siamo mai stati contro le energie rinnovabili – specifica Salvan – e la nostra visione non è assolutamente medioevale come ha sostenuto qualcuno; la nostra richiesta è sempre stata quella di ripensare la destinazione di questi impianti ed è in linea con la Regione. Ci sono innumerevoli aree dismesse, degradate, cementificate e non utilizzate, perché dobbiamo usare, consumare, depauperare proprio le zone agricole?”.
FORLI’, UCRAINA: IN G.U. 1,2 MLD SALVA TAVOLA MADE IN ITALY
“È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, che stanzia 1,2 miliardi per investimenti nelle filiere Made in Italy come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia”. Lo rende noto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ringraziare il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli in riferimento alla pubblicazione del provvedimento “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l’attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al PNRR” sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.61 del 14/03/2022
Il decreto – sottolinea Prandini – consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Coldiretti, che lavora da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia, è pronta – precisa Prandini – a presentare progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta. I contratti di filiera, partendo dalla produzione agricola – spiega Coldiretti -, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare con un contributo dello Stato concesso – continua Coldiretti – per diverse tipologie di investimenti con un volume da 4 a 50 milioni di euro destinati a produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, per la promozione e la pubblicità di prodotti di qualità certificata o biologici, ricerca e sperimentazione.
Un provvedimento necessario – spiega Guido Cardelli Masini Palazzi Presidente di Coldiretti Rimini – per ridurre la dipendenza dall’estero in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
Una decisione coerente – sostiene– con le conclusioni della riunione informale tra i Capi di Stato o di Governo a Versailles (FR) per affrontare la crisi in Ucraina dopo l’invasione della Russia nelle quali si pone per sfuggire alle speculazioni in atto sul mercato internazionale sono pone l’obiettivo di “migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi , in particolare aumentando la produzione di proteine vegetali dell’UE con l’invito alla “Commissione a presentare quanto prima opzioni per affrontare l’aumento dei prezzi alimentari e la questione della sicurezza alimentare globale.”
“Per rispondere all’invito dei capi di Stato in Italia siamo pronti a coltivare da quest’anno un milione di ettari aggiuntivi di terreno per produrre 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione sulla base di contratti di filiera necessari per ridurre la dipendenza dall’estero” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare positivamente “l’impegno dell’Unione Europea a difendere la sovranità alimentare per rendere l’Europa più autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo, in un momento di grandi turbolenze ma garantendo però elevanti standard di sicurezza alimentare sia nella produzione interna che in quella importata a garanzia delle imprese e dei consumatori europei.”
“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza” afferma Prandini nel chiedere “interventi urgenti e scelte strutturali”. La stessa politica agricola, Comune (Pac) e il Pnrr oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e – sottolinea Prandini – vanno modificati. “Per questo bisogna agire subito – continua Prandini – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti ed è quindi importante lo sblocco dei contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma occorre anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, ridurre le percentuali Iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali.
E poi investire – conclude Prandini – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.
“Si tratta di un provvedimento frutto anche della nostra mobilitazione a livello nazionale – ha detto il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna Nicola Bertinelli – e siamo in sintonia con le proposte dell’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi che nei giorni scorsi ha presentato un documento con il quale la Regione Emilia-Romagna chiede al Governo 10 priorità per affrontare le emergenze del settore agricoltura”. “Il nostro obiettivo – ha concluso Bertinelli – è continuare a lavorare di concerto con la Regione per formulare proposte per il rilancio delle filiere regionali”.
ASCOLI/FERMO, ACADEMY: LE NUOVE LEVE DELL’ASSOCIAZIONISMO AGRICOLO
I giovani agricoltori delle province di Ascoli e di Fermo di nuovo in presenza per confrontarsi sulle difficoltà del momento e per lanciare la prima Academy, una scuola politica, economica e sindacale dedicata alle nuove generazioni che hanno scelto il settore primario come traiettoria di futuro: servirà a formarli e permettere loro di contribuire allo sviluppo green del Paese. Un incontro molto partecipato, quello dei giorni scorsi a Ortezzano, alla presenza del presidente di Coldiretti Ascoli Fermo, Armando Marconi, del direttore Francesco Goffredo e del delegato provinciale di Giovani Impresa, Manuel Baldo. Dal 2016 a oggi circa 1000 giovani hanno partecipato ai bandi per il primo insediamento in agricoltura nelle Marche che, ad oggi, contano oltre 1500 aziende agricole con alla guida un imprenditore under 35. Rappresentano il 6% del totale delle imprese registrate e sono aumentate del 2,5% rispetto al 2020, secondo un’elaborazione di Coldiretti Marche su dati della Camera di Commercio regionale. Giovani protagonisti, insomma, di un modo nuovo di fare agricoltura. Spesso partendo da zero oppure ammodernando una vecchia attività prima gestita dai padri o dai nonni, i giovani sono orientati verso le nuove attività agricole nel segno della multifunzionalità: trasformazione e vendita diretta, agriturismi, agricoltura sociale. Usano le nuove tecnologie per ampliare il mercato oltre i confini locali e nella stessa coltura dei campi attraverso nuovi macchinari che razionalizzano al meglio le risorse come acqua, fertilizzanti, fitosanitari. Servirà loro, tuttavia, un sostegno concreto da parte delle Istituzioni visto il momento storico. “In un’economia di guerra – ha detto Baldo – l’autosufficienza e la sovranità alimentare sono la chiave”. Secondo il presidente Marconi e il direttore Goffredo “il futuro dell’Italia è nelle mani degli agricoltori e non è un caso se la Francia di Macron o la stessa Cina abbiamo annunciato investimenti nel settore primario. La pandemia e la crisi ucraina ci stanno dando un grande insegnamento. Produrre cibo è un tema strategico di sicurezza nazionale”.
SAVONA, SPOSTAMENTO LINEA FERROVIARIA
Coldiretti Savona ha richiesto un incontro di confronto con il Commissario straordinario, Dr. Vincenzo Macello, al fine di affrontare il problema dello spostamento della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, relativamente all’ultimo tratto ancora da completare tra Andora e Finale Ligure. Un’opera che preoccupa fortemente le imprese agricole della piana Ingauna, con circa 50 aziende che saranno costrette a chiudere lasciando a casa centinaia di operai agricoli e distruggendo l’operato di famiglie che da generazioni portano avanti tradizioni e cultura traendo sostentamento dalla terra e generando indotto per il territorio savonese. Tematiche che, ad oggi, sembrano non interessare nessuno, tanto che al momento nessuno di questi produttori è mai stato interpellato a riguardo. Preoccupa ancora di più il consumo di suolo agricolo, proprio in questo frangente in cui l’intera Europa sta ragionando su un percorso di crescita delle produzioni agroalimentari al fine di rendersi indipendenti dai paesi terzi.
Per dare spazio ai binari e alle aree di pertinenza si perderà circa il 10% del territorio agricolo riducendo, inoltre, anche la capacità di attrattiva turistica dell’area piuttosto che incrementarla, così come già dimostrato dai risultati ottenuto nel litorale imperiese dove ciò è già accaduto. Eppure, tali considerazioni non sembrano interessare alcun rappresentante politico del territorio, della regione e tantomeno i rappresentanti in parlamento. Vista la storicità del progetto, infine, quest’opera non porterà neppure alcun vantaggio alla commercializzazione delle merci, altro tema che pare non essere rilevante per chi ha preso la decisione di andare avanti con il progetto.
“A fronte di tutte queste problematiche Coldiretti, in attesa di essere uditi dalla III commissione del Consiglio regionale della Liguria il prossimo 24 marzo, ha richiesto un confronto urgente con il Commissario straordinario, dal momento che anche dopo gli incontri con gli amministratori locali sembra oramai abbastanza chiaro che parte loro non c’è alcun interesse a salvaguardare il mondo agricolo savonese. –spiegano Marcello Grenna Presidente Coldiretti Savona e Antonio Ciotta Direttore Provinciale- Anzi, leggendo gli ultimi interventi di alcuni esponenti della politica locale impegnata nelle istituzioni a diversi livelli territoriali e nazionali, adesso la strategia sembrerebbe quella di voler far tacere il grido di sofferenza del mondo agricolo pagando le imprese coinvolte, senza però che sia stato ancora stabilito con quali modalità e tempistiche. Un modo galante per far tacere le critiche all’opera mai digerita dal settore primario!”.
ALESSANDRIA, PESTE SUINA AFRICANA: AL VIA DEPOPOLAMENTO CINGHIALI
Regole omogenee in tutta la Regione. Saranno determinanti le azioni straordinarie notturne
“Finalmente al via nuove, specifiche e straordinarie misure per il depopolamento dei cinghiali attraverso regole omogenee da applicare in tutta la Regione per arrivare ad abbattere 50 mila cinghiali, a seguito dello scoppio della Peste Suina Africana accaduto ormai più di due mesi fa”.
Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco rispetto all’ordinanza firmata dal governatore, Alberto Cirio.
Grazie alle sollecitazioni ed ad un costante lavoro di lungo periodo di Coldiretti con gli assessori alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, e all’Agricoltura, Marco Protopapa, si potranno ora attivare tutte quelle specifiche misure straordinarie per arrivare a contenere il numero dei cinghiali.
“Sarà determinante potenziare le attività di contenimento con azioni straordinarie notturne mediante i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia, oltre a riconoscere la possibilità a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare gabbie per la cattura degli animali fino a rendere indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Occorre, però, adesso rendere operativa, nel più breve tempo possibile, tale ordinanza per evitare di sprecare altro tempo e dare risposte concrete alle nostre imprese”.
Il provvedimento ha validità su tutto il territorio regionale, con scadenza il 30 giugno e, nella zona infetta e nella zona di sorveglianza attiva, le azioni di depopolamento dovranno essere attuate immediatamente e con la massima intensità possibile nei tre mesi successivi all’entrata in vigore dell’ordinanza.
LIGURIA, INFLAZIONE: +4,6% PREZZI ALIMENTARI, TOP TEN AUMENTI
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce a valanga sulla filiera agroalimentare. Una situazione che colpisce duramente gli agricoltori, costretti a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera; dall’altro lato le conseguenze ricadono anche sui consumatori, con ben 5,6 milioni di italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta in difficoltà nel fare la spesa. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’inflazione a febbraio che evidenziano un balzo del 45,9 % per l’energia e che mostrano come l’agricoltura dovrà pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, mettendo a rischio coltivazioni e allevamenti.
In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è l’olio di semi, come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni; a seguire sul podio la verdura fresca con un +17% (anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre) e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti significativi dei prezzi anche per burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).
“In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada –spiegano Gianluca Boeri Presidente Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato Confederale- l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e dei consumatori. Occorre intervenire nell’immediato per contenere i costi e far sì che l’Italia diventi meno dipendente dalle importazioni, oggi sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato. E’ necessario lavorare ad accordi di filiera, prezzi equi e operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, prevedendo nuovi sostegni urgenti per le filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia”.
LA TOP TEN DEGLI AUMENTI NEL CARRELLO NELL’ULTIMO ANNO
- Olio di semi (girasole, mais, ecc.) +19%
- Verdura fresca +17%
- Pasta +12%
- Burro +11%
- Frutti di mare +10%
- Farina +9%
- Margarina +7%
- Frutta fresca +7%
- Pesce fresco +6%
- Carne di pollo +6%
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat inflazione a febbraio 2022?
COMO/LECCO, L’INFLAZIONE ALIMENTARE GLOBALE MINACCIA ANCHE IL LARIO
La minaccia di Putin di un’inflazione alimentare globale per effetto dello stop al commercio di fertilizzanti necessari in agricoltura per garantire la crescita delle colture, come ritorsione alle sanzioni degli Usa e dei leader Ue, riguarda direttamente l’Italia che ne importa per quasi 140 milioni di euro da Ucraina, Russia e Bielorussia, con riflessi diretti anche sul territorio lariano.
E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2021 dalla quale si evidenzia che le importazioni dirette di fertilizzanti dalla Russia sono state pari a 65 milioni, mentre quelle dalla Bielorussia a 20 milioni e ben 55 milioni di euro dall’Ucraina.
La Bielorussia è il secondo produttore mondiale di potassio ingrediente base di molti fertilizzanti mentre la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale, che vengono esportati in tutto il mondo, ma un grande produttore è anche l’Ucraina che ha dovuto fermare le spedizioni a causa della guerra.
Agli effetti negativi per lo stop delle consegne dai tre Paesi coinvolti direttamente si aggiungono le difficoltà dei grandi produttori come il colosso norvegese Yara che ha appena annunciato la temporanea riduzione della produzione in Europa.
L’Italia, infatti, importa complessivamente fertilizzanti chimici ed organici e chimici per un totale di 980 milioni di euro, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat nel 2021.
“Una situazione preoccupante per l’Italia che ha bisogno di aumentare la produzione agricola in un momento in cui si registrano i primi razionamenti sugli scaffali per olio di semi di girasole, farina e zucchero che rischiano di essere amplificati dalle difficoltà della logistica per il caro carburanti e gasolio” ha affermato il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi.
L’annuncio di Putin arriva, infatti, proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all’Italia per garantire la produzione di mais, girasole e soia per l’alimentazione degli animali mentre in autunno le concimazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione.
“Un appuntamento da affrontare con gli accordi di filiera proposti dalla Coldiretti all’industria mangimistica e alimentare per ridurre la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del bestiame il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 60% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali. Una risposta immediata può derivare dalla stessa capacità del settore agricolo di produrre energia con il biometano agricolo il cui processo di digestione anaerobica alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari che mette a disposizioni preziosi materiali fertilizzanti. Auspichiamo che il Ministero della Transizione Ecologica adegui al più presto la disciplina consentendo la equiparazione ai concimi di origine chimica nei piani di fertilizzazione per un libero utilizzo”.
La sostanza organica residua, il cosiddetto digestato, contiene elementi della fertilità, quali azoto, fosforo e potassio ideali per la fertilizzazione dei terreni grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi. Se gli obiettivi del Pnrr saranno rispettati si stima di produrre 130 milioni di tonnellate di fertilizzante organico in grado di ridurre del 30% le emissioni del settore.
Putin aveva già deciso di imporre il divieto all’esportazione fino ad aprile di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui insieme alla Russia ne produce circa il 20% del mondo e che rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione dei cereali: la conseguenza è una riduzione generale della disponibilità sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana.
Lo stop alle esportazioni russe di concimi rischia di aggravare la situazione di difficoltà in cui si trovano le aziende agricole che già devono affrontare rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas scatenata dal conflitto.
L’urea che è il fertilizzante più importante per l’agricoltura è balzata a quasi 1000 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di CAI, Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata.
SONDRIO, BOLLETTE IMPAZZITE, ECCO L’EFFETTO SUL CARRELLO DELLA SPESA
I rincari energetici di bollette, benzina e gasolio si scaricano sui prezzi del carrello della spesa con aumenti tendenziali che vanno dal 9% per la farina al 12% per la pasta, al 6% per il pesce all’11% per il burro, dal 7% per la frutta al 17% per la verdura fino al 20% per gli oli di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento all’ipotesi di un decreto taglia prezzi alo studio del governo per contenere i rincari con il petrolio in frenata, sulla base dei dati Istat a febbraio.
La situazione nelle zone di confine del Comasco è resa ancor più delicata dal fenomeno del “pendolarismo” della spesa svizzero, che già la scorsa settimana ha provocato, in diversi esercizi, scarsità delle scorte di diversi generi alimentari.
In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la Coldiretti provinciale – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende- precisa Coldiretti Sondrio – all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.
Per il balzo dei costi energetici – sottolinea la Coldiretti provinciale – l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti, e industria di trasformazione nazionale ma anche gli approvvigionamenti alimentari di 5,6 milioni di italiani che si trovano in una situazione di indigenza economica. Il caro energia – spiega la Coldiretti –ferma i trattori nelle campagne, spegne le serre di fiori e ortaggi e blocca i pescherecci italiani nei porti, aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari.
“Agricoltori e allevatori – rimarca il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini – sono costretti a lavorare in perdita con i costi superiori ai ricavi a causa dei rincari insostenibili dei prezzi per il gasolio necessario per le attività dei trattori e in stalla che, insieme agli alti costi e alle difficoltà di approvvigionamento delle materie necessarie all’attività agricola, stanno mettendo le imprese in grave difficoltà”.
Una emergenza – continua la Coldiretti valtellinese e chiavennasca – proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all’Italia per garantire la produzione di mais, girasole e soia per l’alimentazione degli animali mentre in autunno le lavorazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione, in una situazione sugli scaffali arrivano i primi razionamenti per le difficoltà all’importazione derivate dalla guerra in Ucraina.
“Bisogna intervenire per contenere il caro gasolio e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari” conclude Marchesini nel sottolineare che “l’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.
AUMENTO PREZZI ALIMENTARI AL CONSUMO
Pane + 5%
Farina + 9%
Pasta + 12%
Carne + 3%
Burro + 11%
Pesce fresco + 6%
Olio di girasole e altri + 19%
Frutta fresca + 7%
Verdura fresca +17%
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat febbraio 2022
VARESE, CON ENERGIA AL +45,9% ECCO LA TOP TEN DEI RINCARI ALIMENTARI
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce agricoltori che sono costretti a vendere sottocosto e i consumatori con ben 5,6 milioni di italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta in difficoltà nel fare la spesa. E’ quanto afferma Coldiretti Varese in riferimento ai dati Istat sull’inflazione a febbraio che evidenziano un balzo del 45,9 % per l’energia che si riflette sui prezzi di molti prodotti alimentari.
“Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia il presidente della Coldiretti provinciale, Fernando Fiori – non riescono, neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera. Per il balzo dei costi energetici l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni e allevamenti e l’intero comparto ortoflorovivaistico del Varesotto”.
L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”. In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è – rileva la Coldiretti provinciale – l’olio di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e si registrano accaparramenti e scaffali vuoti. A seguire sul podio forti rincari fa registrare con un +17% la verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti dei prezzi significativi fanno segnare nell’ordine burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).
In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la federazione Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.
“Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari” continua Fiori nel sottolineare che “l’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.
“Per questo bisogna agire subito – conclude il presidente Fiori – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali. E poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.
CREMONA, “EVVIVA LE API”, IL PRIMO INCONTRO TRA GLI ALUNNI E L’APICOLTRICE
Anche da dietro la mascherina, alunne e alunni della classe seconda della Scuola Primaria di Trescore Cremasco accolgono con un sorriso Daniela Antonioli, apicoltrice di Pieve San Giacomo. Si presentano con entusiasmo, subito raccontano le loro impressioni rispetto al video dedicato all’apicoltura, ricevuto da Coldiretti Cremona, visto ieri in classe. Hanno tante domande da rivolgere all’apicoltrice. Vogliono sapere tutto sull’opera dell’ape regina, sulla vita dei fuchi, sull’organizzazione dell’alveare, ma anche sulle differenze tra api, vespe, calabroni. Insieme all’apicoltrice Daniela riflettono sul grandissimo valore delle api, sentinelle dell’ambiente, alleate della natura e della vita. La soddisfazione nell’incontrarsi finalmente di persona – sia da parte degli alunni che da parte dell’apicoltrice – è palpabile. E così, stamattina, si è vissuta la prima lezione in presenza nell’ambito de “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, il progetto didattico di Coldiretti Cremona, rivolto alle Scuole primarie della provincia, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona, con Coldiretti Donne Impresa e Giovani Impresa in prima linea nell’impegno di promuovere sani stili di vita coniugati alla sostenibilità ambientale.
“Anche per noi questo è il primo incontro in presenza. Dopo tanto tempo, gli alunni erano veramente contenti nel poter incontrare un’apicoltrice, accogliendola in classe. I collegamenti via web sono stati utili, ma l’incontro di persona ha un valore aggiunto. Ed è un altro importante passo verso il ritorno alla normalità” sottolinea Barbara Zambelli, l’insegnante di scienze che ha aderito al progetto-scuola di Coldiretti Cremona.
Tra le varie opzioni, la classe ha scelto il percorso “Evviva le api”. “Il mondo delle api è affascinante, conquista i bambini. Ci offre anche l’occasione per ribadire che noi siamo dalla parte delle api, sappiamo quanto siano preziose e condividiamo l’impegno per la loro salvaguardia” riprende l’insegnante.
Nel dialogo tra la classe e l’apicoltrice il tempo letteralmente vola. C’è spazio per guardare insieme anche i disegni che bambine e bambini hanno dedicato al loro percorso. Mostrano le api al lavoro, la natura in fiore, la nostra campagna. “Quando sarà possibile, vi aspetto in Cascina Casella, la nostra azienda agricola. L’avete vista in video, anche sulle ali del drone, ma io vorrei che la visitaste di persona. Sarei felice di mostrarvi più da vicino le case delle api e anche il nostro laboratorio, dove nasce il miele” prosegue Daniela Antonioli, che ha portato con sé il miele che produce, consegnato all’insegnante, perché poi sia degustato dai bambini.
La foto di gruppo, tutti sulle scale, è dunque la promessa di un arrivederci. “Promettetemi di fare come le api. Tutti insieme, tutti in accordo, impegnati nel lavoro di squadra” così l’apicoltrice Daniela si congeda dalla classe.
“Grazie alla nostra “didattica agricola a distanza”, con video dedicati ai vari percorsi e con le web incursioni degli agricoltori, collegati online con le classi, siamo riusciti ad assicurare anche in tempi di emergenza sanitaria la possibilità di un incontro tra la scuola e l’agricoltura. L’augurio che tutti ci facciamo è che a questa prima lezione in presenza a Trescore Cremasco ne seguano tante altre, rendendo ancora più bello e più interessante, per gli alunni, l’incontro con la nostra agricoltura e i suoi frutti” sottolinea Paola Bono, Direttore di Coldiretti Cremona.
Il progetto “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare” nasce nell’ambito delle ore annue di Educazione Civica, sui temi specifici della sostenibilità, e dalla sinergia tra Coldiretti e il Ministero dell’Istruzione – evidenzia Coldiretti Cremona –. Tale collaborazione è stata formalizzata con il “Protocollo per la promozione delle competenze connesse alla sostenibilità nell’alimentazione, per lo sviluppo dell’economia circolare, della green economy e dell’agricoltura di precisione e digitale” firmato nel luglio 2019, sulla base della decennale esperienza della Coldiretti nella costruzione di reti positive con le scuole su tutto il territorio nazionale, a partire dal coinvolgimento diretto delle aziende agricole. Cinque i temi sviluppati per l’anno scolastico 2021-2022: “L’acqua amica della natura”, “Viene prima l’uovo… o la gallina?”, “Evviva le api”, “Una mucca per amica” e “Il cibo nell’arte”. Il progetto ha già ricevuto l’adesione di 85 classi, così da coinvolgere quest’anno oltre 1600 alunne e alunni.
FERRARA, ACCORDO TRA AVIS E CAMPAGNA AMICA PER SCONTI AI SOCI E INIZIATIVE
Prosegue la proficua collaborazione tra l’Associazione Volontari Italiani Sangue e Coldiretti con la sottoscrizione oggi, mercoledì 16 marzo, della convenzione tra AVIS Comunale di Ferrara e Agrimercato Ferrara, l’associazione per la gestione dei mercati di Campagna Amica.
L’accordo firmato dai rispettivi presidenti Sergio Mazzini e Luca Bellini, prevede uno sconto del 10% ai soci AVIS Ferrara che si recheranno a fare la spesa nei due mercati coperti della città, Agrimercato di Grisù in via Ortigara, 15 (il mercoledì dalle 8.00 alle 13.00) ed il Mercato Coperto di Via Montebello, 43 (il martedì, giovedì e sabato dalle 8.30 alle 13.30) a fronte di una spesa minima di 10 euro, semplicemente presentando la propria tessera di donatore di sangue.
“È un ulteriore tassello della nostra attività – commenta il presidente di Agrimercato, Luca Bellini – nei confronti dei cittadini e consumatori dal punto di vista sociale, con il riconoscimento del prezioso ruolo svolto dai donatori che potranno trovare il buon cibo di stagione presso i banchi dei nostri agricoltori con un piccolo ma significativo sconto e relazionarsi con gli stessi agricoltori per conoscere ancora meglio gli alimenti, che sono alla base anche della corretta alimentazione e stile di vita”.
Apprezzamento anche da parte del presidente di AVIS Comunale di Ferrara, Sergio Mazzini, presente con alcuni volontari e con il vice presidente vicario Andrea Tieghi alla firma dell’accordo e che hanno inaugurato l’esperienza con acquisti direttamente nel mercato di Grisù.
“Da molti anni – ha sottolineato Mazzini – collaboriamo con Coldiretti su diversi temi ed in diverse occasioni, con reciproca soddisfazione e condivisione. Questa ulteriore opportunità ci consente di riconoscere ai nostri donatori un incentivo ad acquistare i prodotti a km zero degli agricoltori di Coldiretti, sani e garantiti, ed all’Associazione di poter svolgere attività di promozione e animazione istituzionale all’interno dei mercati di Campagna Amica”.
MANTOVA, SUINI: PRODUTTORI SOTTO PRESSIONE
“Il settore suinicolo è vicino al collasso e temo chiusure o progressivi spostamenti verso le soccide. Con i rincari di materie prime ed energia temo che il comparto non riesca a reggere l’ondata. Già oggi i costi di produzione si aggirano mediamente intorno a 1,80-1,90 euro al chilogrammo e se le quotazioni non arriveranno molto rapidamente intorno ai 2 euro al chilo, dovremo fare i conti con aziende in default”.
Da Mantova, seconda provincia italiana per numero di animali allevati in Italia (730 allevamenti per 1.113.075 capi, alle spalle solamente di Brescia, che conta 2.246 allevamenti e 1.321.856 animali al 31 dicembre 2021, fonte: Teseo), si leva l’allarme di Thomas Ronconi, allevatore di Marmirolo iscritto a Coldiretti Mantova e presidente di Anas, l’Associazione nazionale di allevatori di suini.
“Il sistema suinicolo mantovano non può reggere – insiste Ronconi – e dobbiamo al più presto fermare la speculazione sulle materie prime, che ha mandato i costi di produzione alle stelle, unitamente al boom delle bollette energetiche”.
Il comparto suinicolo è sotto i riflettori anche dell’Unione europea, afferma Coldiretti Mantova. La guerra in Ucraina ha infatti aggravato la situazione del settore – ricorda Coldiretti – per il forte aumento dei mangimi e la necessità di trovare nuovi sbocchi per l’export Ue. L’attività è da tempo in affanno a causa di una serie di fattori, dall’effetto del Covid, che ha limitato i consumi fuori casa per le restrizioni, al rallentamento delle spedizioni in Cina fino alla peste suina. Per questi motivi la Commissione ha costituito un gruppo europeo di lavoro per affrontare i temi più caldi dall’ambiente ai costi, con una riunione plenaria calendarizzata per il prossimo 6 aprile e cinque incontri pianificati entro il 2022, ciascuno su un tema diverso.
Il primo appuntamento verterà sulle dinamiche socio-economiche del settore, che – come ricorda il documento della Commissione – è particolarmente rilevante, poiché la Ue è il secondo produttore mondiale di carne suina e il più grande esportatore di prodotti a base di carne di maiale.
Il mercato si sta muovendo seguendo una parabola al rialzo. “Siamo alle prese con incrementi sensibili – osserva Ronconi – perché la Germania ha ridotto le produzioni e, dunque, si ritrova con meno disponibilità di prodotto, mentre la Spagna ha ripreso ad esportare verso la Cina, dal momento che la politica di Pechino è orienta a rafforzare le scorte di carne suina”. Una strategia, quella cinese, che potrebbe essere ispirata dalla volontà di non intaccare le forti scorte di cereali e semi oleosi per scopi zootecnici, alla luce di incognite internazionali legate alla crisi ucraina. “È essenziale recuperare rapidamente sui listini e convocare al più presto un tavolo dove allevatori, trasformatori e distribuzione possano individuare strategie condivise e concrete”, dice il presidente di Anas.
Pur nella difficoltà contingente, il comparto suinicolo sta valutando di investire nel settore delle energie rinnovabili, così da abbattere i costi. “In molti stanno alla finestra in attesa di superare la crisi – conclude Ronconi -, ma c’è un forte interesse a spingere verso la sostenibilità ambientale ed economica attraverso pannelli fotovoltaici e impianti di biogas e biometano”.
VICENZA, L’AGRISOLARE SUI TETTI SALVA AZIENDE E STALLE
“L’annuncio dei bandi per accedere a 1,5 miliardi di finanziamenti per l’istallazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine, senza il consumo di suolo, è una prima importante risposta alla nostra mobilitazione a sostegno delle campagne, nell’interesse degli agricoltori e dei consumatori”. Sono le parole del presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nell’apprezzare l’annuncio del Ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, della notifica all’Ue del decreto dei bandi per il progetto nell’ambito del Pnrr.
“Un’opportunità – evidenzia Coldiretti Vicenza – che consente l’installazione di pannelli fotovoltaici su una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 GW sulle coperture degli edifici agricoli e zootecnici ma senza consumare terreno fertile. Un sostegno per le imprese agricole e zootecniche che possono avvantaggiarsi del contenimento dei costi energetici, ma anche per il Paese, che può beneficiare di una fonte energetica rinnovabile in una situazione di forti tensioni internazionali che mettono a rischio gli approvvigionamenti”.
ALESSANDRIA, UCRAINA: SENZA ACCORDO SUL PREZZO ADDIO PASTA AL POMODORO
“Senza accordo sul prezzo del pomodoro per pochi centesimi al chilo rischia tutta la produzione di salsa e passate Made in Italy proprio in un momento in cui con la guerra in Ucraina e l’esplosione dei costi delle materie prime e dell’energia l’Italia ha bisogno di mettere in campo tutte le sue risorse per garantire le produzioni alimentarie e le forniture di cibo alle famiglie italiane. La mancanza di un accordo non permette agli agricoltori di affrontare costi di produzione in ascesa vertiginosa con il rischio di una riduzione delle superfici dedicate a uno dei prodotti più diffusi in cucina per condire dalla pasta alla carne, dalla pizza alle bevande”.
E’ quanto afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco, in riferimento allo stallo delle trattative con le industrie per la pianificazione del raccolto del pomodoro.
Una situazione che mette a rischio le produzioni nazionali con l’Italia che è ai primi posti nel mondo per la produzione di polpe e trasformati e che nel 2021 ha coltivato oltre 71mila ettari a pomodoro fra nord e sud del Paese per un raccolto di oltre 6 miliardi di chili garantendo gli approvvigionamenti alle famiglie.
Sul territorio alessandrino sono oltre 2.300 gli ettari coltivati a pomodoro da industria, per una produzione totale di circa 1.700.000 quintali.
Il nulla di fatto nelle trattive con le industrie rischia quindi di favorire le importazioni dal resto del mondo già cresciute del 40% nell’ultimo anno, con l’invasione di pomodoro, fra salse e passate, da parte di Cina (+47%) e Stati Uniti (+59%) con una vera e propria esplosione degli arrivi dalla Turchia passati da 189mila chili a quasi 23 milioni di chili di derivati e trasformati.
Con il rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, si arriva al paradosso di pagare più la bottiglia del pomodoro in essa contenuto.
Ad esempio in una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce agricoltori che sono costretti a vendere sottocosto e i consumatori con ben 5,6 milioni di italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta in difficoltà nel fare la spesa.
“L’accordo sul prezzo agli agricoltori è quindi strategico perché chi sceglie di coltivare pomodoro deve ordinare le piantine per il raccolto estivo con il rischio che il balzo dei costi porti anche produttori storici a scegliere colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia, le cui quotazioni sono esplose con la guerra in Ucraina e le tensioni commerciali internazionali”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
LA TOP TEN DEGLI AUMENTI NEL CARRELLO NELL’ULTIMO ANNO
- olio di semi (girasole, mais, ecc.) +19%
- verdura fresca +17%
- pasta +12%
- burro +11%
- frutti di mare +10%
- farina +9%
- margarina +7%
- frutta fresca +7%
- pesce fresco +6%
- carne di pollo +6%
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat inflazione a febbraio 2022?
Appuntamenti
TOSCANA: NUOVA PAC E PNRR, GLI INTERVENTI PER I GIOVANI IMPRENDITORI
Ad arezzo la tappa del “newpac inform tour”
Dove va la nuova Politica Agricola Comune: se ne parla lunedì 21 marzo, dalle ore 9.30, ad Arezzo, all’Auditorium “Guido D’Arezzo” in via Spallanzani, 21 ad Arezzo in occasione della tappa toscana del NewPac Inform Tour promosso da Giovani Impresa Coldiretti.
Al focus, completamente dedicato alla nuova Pac, agli obiettivi e alle strategie di riferimento, trasmesso anche in diretta Facebook sulla pagina ufficiale @toscana.coldiretti, sarà aperto dai saluti del Presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi, e dal Presidente di Coldiretti Arezzo, Lidia Castellucci.
All’iniziativa parteciperanno in qualità di relatori: Stefano Ciliberti (Ricercatore Università di Perugia), Raffaele Borriello (Capo Area Legale Coldiretti Nazionale), Leonardo Bemoccoli (Azienda Agricola Bemoccoli), Lorenzo Belcapo (Responsabile Tecnico CAA Nazionale), Antonino Melara (Autorità Gestione Regione Toscana), Stefano Leporati (Segretario Nazionale Giovani Impresa) ed Alessandro Apolito (Capo Servizio Tecnico Gabinetto di Presidenza e Segreteria Generale Coldiretti).
Concludono i lavori Francesca Lombardi (Delegata Giovani Impresa Coldiretti Toscana) e Veronica Barbati (Delegato Nazionale Giovani Impresa Coldiretti).