COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 12 aprile 2022

11 Aprile 2022
News La Forza del Territorio del 12 aprile 2022

Primo piano

 

 

LOMBARDIA, VINITALY: LUGANA LOMBARDO GUIDA TOP TEN VENDITE

 

La spinta all’autosufficienza alimentare si allarga anche alle vigne e gli italiani riscoprono i vini autoctoni che occupano tutti i primi dieci posti delle bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in volume, con il Lugana lombardo che guida la classifica con un aumento delle vendite del 34% nell’ultimo anno, davanti all’Amarone (+32%) e al Valpolicella Ripasso (+26%) entrambi veneti. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in base all’analisi Coldiretti su dati Infoscan Census relativi all’anno terminante a gennaio 2022, diffusa in occasione dell’apertura del Vinitaly a Verona, con le bottiglie che hanno messo a segno le migliori performance in mostra a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato. Nella classifica dei primi dieci vini che nel periodo considerato in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale: al quarto e quinto posto ci sono il Nebbiolo piemontese (+22%) e il Vermentino della Sardegna (+22%), davanti alla Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+19%), al Sagrantino dell’Umbria (+16%), alla Passerina marchigiana (+14%), con Brunello di Montalcino della Toscana e Grillo di Sicilia a chiudere la top ten entrambi con una crescita del 13%.

Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti – dell’alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. In Lombardia, in particolare, il 90% del vino prodotto è a Denominazione di qualità, grazie a 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT. Anche per questo – precisa la Coldiretti regionale – i vini lombardi hanno sempre più successo anche all’estero. Nel 2021, sotto la spinta delle riaperture della ristorazione a livello internazionale, le esportazioni hanno raggiunto il valore di 285 milioni di euro con un +11.8% sul 2020 in base agli ultimi dati Istat.

L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano – conclude la Coldiretti – è l’attenzione verso il legame con il territorio, la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice. Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali, che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione.

 

LA TOP TEN DEI VINI PER CRESCITA NELL’ANNO DEL COVID

Vino                                         Regioni                  Variazione % in quantità

Lugana                                  Lombardia                             + 34%

Amarone                               Veneto                                   + 32%

Valpolicella Ripasso             Veneto                                   + 26%

Nebbiolo                                Piemonte                               + 22%

Vermentino                           Sardegna                              + 22%

Ribolla                                   Friuli Venezia Giulia              + 19%

Sagrantino di Montefalco     Umbria                                   + 16%

Passerina                              Marche                                  + 14%

Brunello di Montalcino          Toscana                                + 13%

Grillo                                      Sicilia                                     + 13%

Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Iri Infoscan Census nel 2021

 

 

Dal Territorio

 

 

PUGLIA, VINITALY: DA PARALOCCE A MODI DI DIRE; I VINI CON NOMI SINGOLARI

 

Dal detto ‘in vino veritas’ vengono fuori in Puglia nomi di vino bizzarri, parolacce o allusioni e modi di dire del tacco d’Italia, una carrellata di fantasia con un occhio all’attualità. È quanto rileva Coldiretti Puglia, in occasione dell’apertura del Vinitaly con la più grande esposizione dei colori del vino mai realizzata nell’esclusivo salone creato a ‘Casa Coldiretti’ di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).

Dal noto e intramontabile ‘Nero di Troia’, che nulla ha a che vedere con la femmina del maiale, il cui nome deriverebbe piuttosto dalla leggenda di Diomede, reduce dalla guerra di Troia che portò sul Gargano dei tralci di vite – spiega Coldiretti Puglia – si passa al ‘Marpione’, il vino furbo che fa a gara di astuzia con ‘La Gazza Ladra’. Dagli uccelli passeriformi si passa poi ai rapaci – aggiunge Coldiretti Puglia – con il ‘Grifone’, il vino dalla forte personalità come l’animale mitologico che trainava il carro di Dante Alighieri nel Purgatorio.

In epoca di virus e pandemia, c’è chi punta sull’etichetta ‘No Virus Please On The Dancefloor’, pretenziosa ma attuale, e per darsi forza nel periodo di difficoltà c’è chi investe su ‘Chakra’ enologici.

Tra i modi di dire spicca il ‘Cacc’e Mmitte’ che nel dialetto locale significa “togli e metti” – dice Coldiretti Puglia – con i proprietari di palmenti, tipiche masserie foggiane provviste di vasche per la pigiatura dell’uva che davano in affitto le attrezzature per la lavorazione. Pertanto, un affittuario toglieva il mosto appena prodotto dalle vasche del palmento (Cacce) per portarlo nelle proprie cantine, e un nuovo affittuario versava nelle vasche (Mmitte) la propria uva da pigiare,

E da quanto declamava Albio Tibullo che voleva ‘nel vino soffocare i dolori’ e al vino chiedeva di far ‘scendere negli occhi stanchi, consolatore, il sonno’ hanno preso spunto L’Onirico e l’Orfeo. Ma il vino fa anche strani scherzi, quando si trova il ‘Piano Chiuso’ e si è costretti ad un avventuroso ‘CalaMuri’.

Nomi bizzarri e ammiccanti, bottiglie ed etichette eleganti, qualità sempre più alta e ricercata hanno contribuito – insiste Coldiretti Puglia – alla popolarità internazionale di eccellenze varietali uniche quali Primitivo, Negroamaro, Susumaniello e Nero di Troia, con il successo di vini DOC quali il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, per citarne solo alcuni, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese – continua Coldiretti Puglia – il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione.

“Il successo dei vini di Puglia è il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del terroir e delle varietà autoctone, passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori pugliesi che hanno portato al boom dei vini pugliesi. La Puglia può ripartire dai punti di forza con il segmento del vino che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia agroalimentare”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Grande exploit, dunque, della Puglia dei rossi e dei vini rosati che rappresentano il 40% della produzione nazionale totale dei rosati – insiste Coldiretti Puglia – con oltre 1 milione di bottiglie l’anno, quando quasi 2 bottiglie su 4 di rosé ‘Made in Italy’ è pugliese.

Secondo uno studio della Coldiretti, la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura; 2) industria trasformazione; 3) commercio/ristorazione; 4) vetro per bicchieri e bottiglie; 5) lavorazione del sughero per tappi; 6) trasporti; 7) assicurazioni/credito/finanza; 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri; 9) vivaismo; 10) imballaggi come etichette e cartoni; 11) ricerca/formazione/divulgazione; 12) enoturismo; 13) cosmetica; 14) benessere/salute con l’enoterapia; 15) editoria; 16) pubblicità; 17) informatica; 18) bioenergie.

 

 

TOSCANA, DAL BAGNO DI FORESTA ALLA PRIMA FILIERA DELLA BIRRA COLTIVATA

Le imprese giovanili crescono (+0,5%) nonostante la pandemia

 

Dal bagno di foresta sulla montagna pistoiese alla prima filiera della birra toscana “coltivata” nella piana di Lucca passando per sostenibilità ed escursionismo live con la lappocam, il cocktail 100% made in Chianti e l’e-commerce glocal delle piante che dimostra come anche le piccole aziende agricole possono aprirsi al mondo e conquistarlo. Imprese giovanili che in Toscana, nonostante la pandemia, sono cresciute (+0,5%) così come certificato dai dati della Camera di Commercio di Firenze in controtendenza rispetto a tutto il comparto agricolo (-0,3%). Le aziende under 40 attive sono 2.780 con una incidenza percentuale del 7,1% sul totale delle imprese agricole.

Sono le cinque esperienze da Oscar Green premiate da Giovani Impresa Coldiretti in occasione dell’evento “L’agroalimentare in Europa al tempo della crisi” che si è tenuto venerdì 8 aprile nella suggestiva cornice della Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio a Firenze. All’iniziativa, alla presenza del giovani imprenditori arrivati da tutta la Toscana, hanno partecipato in qualità di relatori Roberto Nocentini (Presidente Coldiretti Firenze Prato), Cecilia Del Re (Assessore Comune di Firenze), Leonardo Bassilichi (Presidente della Camera di Commercio di Firenze), Michele Falce (Responsabile Area Produzione e Servizi Agricoli Novamont), Gianluca Lelli (CEO Consorzi Agrari d’Italia), Giuseppe Salvini (Segretario Generale Camera di Commercio di Firenze), Stefano Leporati (Segretario Nazionale Coldiretti Giovani Impresa), Francesca Lombardi (Delegata Regionale Giovani Impresa Coldiretti), Felice Adinolfi (Direttore Centro Studi Divulga), Dario Nardella (Sindaco del Comune di Firenze e Presidente di Eurocities), Stefania Saccardi (vice presidente della giunta regionale della Toscana), Angelo Frascarelli (Presidente Ismea), Veronica Barbati (Delegata Nazionale Giovani Impresa Coldiretti) e Fabrizio Filippi (Presidente Coldiretti Toscana). Coordina i lavori Angelo Corsetti (Direttore Coldiretti Toscana). 

Sessanta le aziende agricole under 40 che hanno partecipato all’edizione 2021 del concorso che punta a valorizzare il lavoro di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro l’Agricoltura. Molti dei quali lo hanno fatto proprio a ridosso, se non a cavallo, della pandemia. “Siamo di fronte ad idee ed esperienze concrete, calate a stretto contatto all’attività primaria che è quella agricola, che sono il risultato della capacità dei giovani di interpretare i nuovi bisogni dei consumatori e dei nuovi mercati sfruttando tecnologia e digitalizzazione senza perdere mai la bussola della sostenibilità, della qualità, della distintività dei territori in cui operano e vivono. – spiega Francesca Lombardi, Delegata Giovani Impresa Coldiretti Toscana – Significativa è la crescita delle imprese giovanili nella nostra regione nonostante il grave handicap della pandemia all’interno del quale molte sono addirittura nate, sfidando quindi una prospettiva di incertezza, altre invece hanno saputo reinventarsi sviluppando servizi, nuove interessanti filiere e nuove forme di turismo rurale. Quelle che erano condizioni sfavorevoli sono diventate un’opportunità da cui partire o ripartire non appena ci lasceremo alle spalle questo lungo periodo di difficoltà”.

Cinque, come anticipato i premi assegnati. L’azienda agricola “La Foresta del Teso” di Pistoia si è aggiudicata la categoria “Noi per il sociale” con l’esperienza del “campeggio sospeso” e del bagno della foresta. Con la riduzione delle limitazioni imposte dalla pandemia alla Foresta del Teso di Fabio Bizzarri, sull’Appennino Pistoiese, si montano le tende volanti, appese ai tronchi di pino. Nel campeggio sospeso ci si rilassa a contatto con la bellezza e i benefici del bosco. È il Forest Bathing, un’attività “connessa” dell’azienda agricola la Fattoria del Teso della rete Coldiretti, che produce lamponi, mirtilli ed altri piccoli frutti. La Foresta del Teso, inserita nel meraviglioso contesto dell’omonimo bosco sulla montagna pistoiese, è un vivaio nato dal recupero produttivo di un bene pubblico di proprietà della Regione Toscana. Tra le attività connesse messe a punto dall’azienda c’è il bagno di foresta, una vera e propria terapia che attraverso l’esposizione, o meglio, l’immersione nelle sostanze organiche volatili del bosco mira a rigenerare il corpo e la mente, stimolando le difese immunitarie e attenuando gli effetti negativi dello stress. È una nuova forma di ospitalità lenta che consente agli appassionati della montagna, e non solo, di dormire sulle tende appese da un tronco all’altro e di poter usufruire delle più semplice comodità come punto ristoro con prodotti aziendali (frutti di bosco, miele…) ed altre eccellenze della montagna pistoiese. 

Nella categoria “Sostenibilità e transizione ecologica” è stata premiata l’azienda agricola “La Lappola” di Arezzo. Dopo la Laurea Magistrale in Ecotossicologia e sostenibilità ambientale, Marco Batini ha rilevato l’azienda della nonna, inattiva da tempo, innovandola. Contestualmente è diventato guida ambientale escursionistica per ampliare l’offerta dei servizi e si è dedicato al recupero e al riuso di ogni singolo oggetto, nel segno del riciclo e della riduzione degli sprechi. In questo progetto si evidenzia la capacità del giovane imprenditore di aver trasformato  un’azienda tradizionale in una realtà innovativa che presta attenzione all’economia circolare, al risparmio di energia e alla tutela dell’ambiente ma anche all’intrattenimento e all’educazione attraverso il simpatico progetto della Lappocam, attivato durante la pandemia, che dà a tutti la possibilità di vivere in diretta restando a casa, con il solo semplice ausilio di un telefonino, momenti di campagna ed agricoltura. La sua azienda è un esempio di transizione ecologica ed originalità.  

Al “Chianti Mixology” è andata la categoria “Creatività” per aver sviluppato il progetto del cocktail 100% made in Chianti nato dall’idea di due giovani fratelli imprenditori, Matteo e Niccolò Camiciotti che hanno voluto dare gambe ad un loro sogno: creare un agribar all’interno della loro azienda sita a Panzano nel Chianti in cui poter somministrare cocktail preparati con basi alcoliche prodotte a km 0 e ortaggi e frutta di loro produzione. E ci sono riusciti. L’agribar con vista sulle colline del Chianti, aperto da circa un anno, ha riscosso subito uno straordinario successo in particolare tra i giovani diventando prestissimo un punto di riferimento per la movida “lenta” alternativa alla città e all’omologazione degli aperitivi.  

La “Ladre di Piante” di Silvia Agostini è stata invece premiata con la categoria “Impresa Digitale”. Dopo la laurea (triennale in scienze vivaistiche e specialistica in architetture del paesaggio, diploma al liceo linguistico) rimanendo senza riscontro l’invio di curriculum, Silvia decide di diventare un’imprenditrice agricola. Nonostante la sua famiglia sia già attiva nella produzione di piante ornamentali, Silvia ha voluto puntare su una innovazione fondamentale e non scontata nel 2013: la vendita al dettaglio su internet di piante. Ladre di piante nasce così, quasi per caso. E, inaspettatamente funziona, sin da subito le vendite sono state positive, soprattutto nei mesi primaverili. Oggi l’azienda, che ha un negozio fisico ed uno virtuale, dispone di più di 50 collezioni tra rampicanti, hydrangeae, graminaceae, perenni ed esotiche. Ogni pianta è stata appropriatamente selezionata ed etichettata. I fattori che hanno determinato questo successo sono la grande varietà di piante sul catalogo, la notorietà di Pistoia come “Valle delle Piante”, la promozione tramite riviste specializzate e la partecipazione a mostre ed eventi; tutti elementi che hanno permesso di mantenere ed aumentare i livelli delle vendite online anche con l’esplosione dell’e-commerce anche per il settore delle piante.

A vincere la categoria “Campagna Amica” è stata la società agricola Bafolo che sta sviluppando, nella piana di Lucca, la prima filiera specializzata della birra coltivata in Toscana. La Radical, una new entry nel panorama delle birre artigianali, nasce poco prima dello scoppio della pandemia dalla passione di tre amici per la birra, Gabriele Lorenzi, Nicola Baroncini e Marco Fornai. Già oggi è il più importante in Toscana, il secondo più grande impianto in Italia per la produzione di luppolo Made in Tuscany con 4 ettari di terreni coltivati e 4 ettari ad orzo distico da trasformare in malto tramite una malteria interna. E’ la prima azienda agricola italiana specializzata in prodotti per il mondo della birra. L’azienda, che si trova nel comune di Capannori, gestisce tutte le fasi produttive: dalla coltivazione all’essiccazione, dalla pellettatura al confezionamento. L’obiettivo dei tre giovani imprenditori agricoli è diventare un player di qualità, distintività e territorio fornendo materie prime al mondo della birra, al mondo del sidro e al mondo dell’idromele. 

 

 

PUGLIA, VENDITE PRIMITIVO +5,2% VOLUME E 11% VALORE

Uno dei vini più venduti in Italia 4,5 mln litri

 
La spinta all’autosufficienza alimentare si allarga anche alle vigne e gli italiani riscoprono i vini autoctoni con il Primitivo che segna un incremento dei consumi in volume del 5,2% e dell’11% in valore, uno dei vini più venduti in Italia con più di 4 milioni e mezzo di litri. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, su dati IRI sulla Distribuzione Moderna nel 2021 a livello nazionale, diffusa in occasione del Vinitaly con l’esposizione delle bottiglie che hanno messo a segno le migliori performance a ‘Casa Coldiretti’ di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).

Nel dettaglio regionale i vini più venduti nel 2021 nei punti vendita della Distribuzione Moderna in Puglia sono nell’ordine Primitivo (Puglia), Negroamaro (Puglia), Lambrusco (Emilia Romagna, Lombardia), Sangiovese (Toscana, Emilia Romagna, Puglia), Rosato del Salento (Puglia) – riferisce Coldiretti Puglia, sulla base della ricerca “IRI per Vinitaly” – con una crescita importante delle bottiglie a denominazione d’origine e le bollicine. 

L’ulteriore aumento delle vendite del Primitivo nel 2021 in Italia arriva dopo una crescita del 23,6% bancata nel 2020, un risultato sorprendente con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali – sottolinea la Coldiretti Puglia – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato.

Nel tempo della globalizzazione gli italiani dunque – precisa la Coldiretti regionale – bevono “patriottico” come dimostra il fatto che complessivamente l’ultimo anno fa segnare un incremento del 2,1% in valore delle vendite di vino nella Grande distribuzione, secondo l’analisi Coldiretti su dati Iri Infoscan Census, trainato soprattutto dagli spumanti che mettono a segno un balzo del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti regionale – della alta qualità offerta dalla Puglia grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. “Il vino testimonia un processo di rigenerazione realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo – dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Muraglia – di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali. Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato dagli attacchi dell’agropirateria che colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto. La rintracciabilità ed i marchi, peraltro, non sono meri principi teorici e filosofici, piuttosto valori economici che le imprese agricole e l’intero territorio di produzione devono saper difendere e promuovere”.

Si stima tra l’altro che il vino offra durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentocinquantamila italiani tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (vinacce e raspi).

 

 

MOLISE, STALLE A RISCHIO CHIUSURA CAUSA COSTI DI PRODUZIONE E CARENZA MANGIMI

 

In Molise gli allevatori stanno vendendo i bovini da latte per ridurre i costi di gestione. A denunciarlo è Coldiretti Molise che evidenzia come il numero di animali presenti nei circa 1500 allevamenti della regione, di cui circa l’80% zootecnici, finora sopravvissuti, è sceso del 50 % negli ultimi 5 anni. Oggi in Italia oltre 1 stalla su 10 versa in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e ciò a causa dell’aumento dei costi causati delle speculazioni in atto a seguito dell’emergenza Covid e della guerra in Ucraina.

Uno scenario a tinte fosche, questo descritto da Coldiretti Molise, causato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, come mais e soia, che stentano ad arrivare dall’estero, con il settore dei bovini da latte che ha subito incrementi di costi pari al 57% secondo il Crea che evidenzia il rischio concreto di chiusura per la maggioranza degli allevamenti, costretti a lavorare con prezzi alla stalla al di sotto dei costi di produzione.

“L’adeguamento dei compensi è dunque necessario per salvare le  stalle da latte sopravvissute al Covid e alle speculazioni causate dal conflitto in Ucraina – ribadisce Coldiretti Molise – a cui va garantita la stabilità vista la loro importanza per l’economia regionale ma anche per la rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”.

La carenza di mais e soia, con le speculazioni in atto che hanno fatto schizzare i prezzi delle scorte – denuncia ancora Coldiretti Molise – sta mettendo in ginocchio gli allevatori molisani, ma stanno mettendo in crisi anche i caseifici. Gli allevatori oggi devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Infatti, all’aumento dei costi di produzione non corrisponde la giusta remunerazione del latte, quando per poter pagare un caffè al bar – ricorda Coldiretti – gli allevatori molisani devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione.

“Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – spiega Coldiretti Molise – raggiunge circa 0,55 euro al litro alla stalla; un costo molto superiore rispetto al prezzo riconosciuto ad una larga fascia di allevatori. Per questo è urgente un vero e proprio “accordo etico” tra allevatori e trasformatori per una filiera integrata dalla stalla alla tavola e garantire la sopravvivenza della ‘Fattoria Molise’ che produce latte per fare formaggi stagionati eccellenti come anche mozzarelle e prodotti freschi.

Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende, stalle e sistema della trasformazione, con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. “Ma – conclude Coldiretti Molise – occorre anche investire per aumentare la coltivazione di produzioni per l’alimentazione degli animali e le rese dei terreni con un sistema efficiente di distribuzione delle risorse idriche gestito dai Consorzi di Bonifica, che in Molise vanno messi in condizione di operare, come pure la realizzazione di bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità”.

In ultimo, ma non per importanza, Coldiretti Molise torna a denunciare con forza l’esigenza di  contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo, in molte aree del nostro territorio, gli imprenditori all’abbandono delle attività sui terreni; una problematica, divenuta ormai emergenza, che si potrà risolvere solo con la modifica della Legge 157/92 sulla protezione della fauna selvatica ed il riconoscimento del cinghiale come specie “aliena”, dannosa per lo stesso ambiente oltre che per la sicurezza dei cittadini.

 

 

PUGLIA, CRESCE EXPORT VINI MADE IN PUGLIA; SERCONDA REGIONE PIÙ PRODUTTIVA

 

Cresce l’export dei vini pugliesi del +8% con la Puglia che si conferma la seconda regione d’Italia nella produzione di vino con quasi 9 milioni di ettolitri nell’ultima annata, sempre più graditi sui mercati nazionali ed esteri. È quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dei dati di Istat Coeweb, divulgati in occasione del Vinitaly 2022, vetrina per le produzioni enologiche di eccellenza che apre i battenti a Verona, con la Puglia che negli ultimi anni si è imposta anche con gli spumanti con 250mila bottiglie, di cui 172 mila DOP e IGP varietali.

La ripresa complessiva delle esportazioni è accompagnata dalla crescita dei consumi interni con un aumento degli acquisti domestici di vini e spumanti, dove spiccano le bottiglie che fanno registrare il maggior incremento dei consumi in valore del vino italiano, spingendolo verso il successo, troviamo difatti nelle prime quattro posizioni due vini pugliesi, il Primitivo pugliese (+23,6%) e il Negroamaro pugliese (+14,6%), al centro delle degustazioni in programma alla Kermesse veneta.

Nel tempo della globalizzazione – precisa Coldiretti Puglia – gli italiani bevono ‘patriottico’. Un’evoluzione positiva dovuta, oltre all’eccellenza del prodotto, anche dalla riapertura di ristoranti, trattorie, osterie, agriturismi, cantine e bar a cui si somma la ripresa delle esportazioni che hanno riattivato gli sbocchi di vendita del vino pugliese nel canale Ho.Re.Ca, nell’enoturismo e nell’export – sottolinea Coldiretti Puglia – per un valore che va oltre 1 miliardo di euro l’anno.

Ai tempi del Covid, insiste Coldiretti Puglia, è tra l’altro cresciuto tra i millenial il consumo di vino del 18% e del 25% di vino mixato con altre bevande, con il 12% dei giovani che dichiara di consumare più vino, grazie alla scoperta di prodotti d’eccellenza durante il lungo lockdown.

“L’internazionalizzazione è una scelta obbligata – afferma Gianni Cantele, responsabile della Consulta vitivinicola di Coldiretti Puglia – che deve cogliere questo momento di crisi per mettere a punto una strategia più incisiva di presenza sui mercati stranieri. Sono indispensabili la creazione di nuovi canali commerciali e una massiccia campagna di comunicazione superando l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo, valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate”.

Grande spazio negli ultimi anni alla new green economy molto sensibile alla sostenibilità ambientale – spiega Coldiretti Puglia – dagli occhialini utili ad ‘immergersi nelle Terre del Neagroamaro’ alla chiusura innovativa “carbon neutral”, riciclabile al 100% e realizzata con materiali rinnovabili d’origine vegetale, al vigneto ad alberello di uve Sauvignon in riva al mare, dal tappo in vetro fino al pesto dalle foglie di vite, sono solo alcune delle novità delle aziende. Capitolo a parte merita la diffusione del ‘Wine beauty’ dalla crema viso alla linfa di vite – ricorda Coldiretti Puglia – dallo scrub agli scarti di potatura al gel di uva rassodante, dalla crema anti-età al nettare di uve Primitivo.

Dai cosmetici green fino ai prodotti alimentari innovativi la new economy del vino dà lavoro a 1,3 milioni di persone grazie anche allo sviluppo delle attività connesse e di servizio, con un impatto importante sull’economia del sistema Paese. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti diffusa al Vinitaly special edition di Verona dove è stata allestita la prima esposizione sui nuovi esempi di business che conciliano la necessità delle imprese agricole di diversificare le attività e di ottimizzare la gestione delle risorse verso la transizione ecologica con le nuove tendenza di consumo e la voglia di naturalezza post pandemia.

Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo d’uva alimenta opportunità di lavoro in ben 20 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie, 19) laboratori di analisi, 20) sostanze enologiche.

L’esercito del vino – sottolinea la Coldiretti regionale – spazia, infatti, dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).

In linea con la spinta green, crescono in Puglia in 10 anni del 14% i vigneti biologici, con oltre 15mila ettari e una decisa spinta – conclude Coldiretti Puglia -alla transizione ecologica che ha portato le cantine pugliesi a prestare sempre maggiore attenzione all’ambiente.

 

 

LIGURIA, CHIARA BORTOLAS ALLA GUIDA DELLE DONNE

 

Chiara Bortolas, 42 anni, titolare di un’azienda che produce frutta e verdura sulle montagne bellunesi in Veneto è la nuova responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti, in rappresentanza di un esercito di 207mila imprese agricole a guida femminile in Italia. Bortolas ha un diploma di maturità classica e una laurea in Biologia molecolare conseguita presso l’Università di Padova, a seguito della quale ha fatto la ricercatrice presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e ha poi optato per le serre di ortaggi che vende direttamente nello spaccio aziendale e nei mercati.

“Faccio le mie congratulazioni a Chiara Bortolas che sicuramente saprà guidare al meglio il movimento di Donne Impresa. –afferma Anna Fazio vice responsabile Coldiretti Donne Impresa Liguria- Riuscire a coniugare in forma responsabile attività produttiva e servizi alla persona, visione imprenditoriale e progetti di filiera, ragioni private e bene comune è il progetto ambizioso che Coldiretti sta contribuendo a realizzare, mettendo a sistema le esperienze delle imprenditrici agricole sul territorio italiano. Nella loro azione imprenditoriale le imprenditrici agricole hanno dimostrato una grande capacità di coniugare la sfida del mercato con il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita e l’attenzione al sociale, assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità”.

“Importante anche la ‘quota giovane’ –spiegano Gianluca Boeri Presidente Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato Confederale– con il 25% delle aziende femminili guidate da ragazze under 35 che hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari utilizzando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università, per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo, o ancora per portare il vino Made in Italy in tutto il mondo. Grazie a questi strumenti le imprenditrici portano costante innovazione e costituiscono un tassello fondamentale della nostra associazione; per questo è necessario quanto mai sostenerle in questo periodo di difficoltà legate ai rincari e agli strascichi della pandemia”.

 

 

TRENTO, 1 ITALIANO SU 4 TORNA A VIAGGIARE A PASQUA

 

Quasi un italiano su quattro (23%) ha scelto di mettersi in viaggio per una vacanza approfittando delle festività di Pasqua ma anche del vicino ponte del 25 Aprile. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione della Bit, la Borsa Internazionale del Turismo a Milano, che evidenzia un ritorno dei turisti pasquali nel 2022 dopo due anni di “fermo” dovuto ai lockdown e alle misure di restrizione legate all’emergenza Covid che avevano di fatto quasi azzerato le presenze in alberghi e agriturismi, anche se non si è ancora tornati ai livelli pre-pandemia. Proprio la Pasqua rappresenta dunque – rileva Coldiretti – il primo banco di prova della ripresa del turismo in Italia.

Considerate le tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina, la meta preferita resta il Belpaese scelta dal 95% degli italiani, di cui uno su tre resterà addirittura all’interno della propria regione di residenza, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Solo una minoranza farà un viaggio in Europa, mentre in pochissimi si spingeranno oltre, tra America, Asia e Oceania. E segnali di ripresa arrivano anche dal turismo straniero, un comparto strategico per il settore, che i due anni di pandemia hanno gravemente penalizzato.

Ma i ponti di primavera e il bel tempo, uniti alle difficoltà economiche legate al caro prezzi, spingono anche scampagnate e picnic, con un milione di italiani che non vuole rinunciare a stare all’aria aperta senza pesare troppo sul bilancio familiare, secondo l’analisi Coldiretti. L’inizio della primavera – precisa la Coldiretti – è peraltro il momento migliore per assistere al risveglio della natura che riguarda piante, fiori e uccelli migratori, ma anche le attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie.

Una boccata d’ossigeno per le famiglie rispetto ai lunghi periodi di chiusura imposti dall’emergenza Covid, ma anche per le strutture di accoglienza a partire dagli agriturismi che hanno perso nel 2021 ben il 27% delle presenze rispetto a prima della pandemia nel 2019, soprattutto per effetto del crollo degli stranieri ma anche degli italiani, secondo l’analisi di Terranostra e Coldiretti. 

“Le strutture agrituristiche del Trentino Alto Adige – afferma il presidente regionale di Coldiretti Gianluca Barbacovi – sono già al lavoro sia per l’accoglienza degli ospiti che per quella di chi vuole trascorrere una giornata in campagna e in montagna, magari approfittando della cucina dei cuochi contadini e della gastronomia tradizionale. Se la tavola con la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere l’agriturismo è anche la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne e nelle valli trentine e altoatesine che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi adatti a tutti: dagli amanti della montagna a chi cerca un po’ di relax, dagli sportivi alle famiglie. L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale e può contare su 253mila posti letto e quasi 442 mila posti a tavola negli agriturismi presenti lungo tutta la Penisola dove si è verificata negli anni una profonda qualificazione dell’offerta”.

 

 

PUGLIA, VINITALY: È GUERRA IN CANTINA, +35% COSTI VINO

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti, in occasione dell’incontro sull’impatto del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole, organizzato all’Auditorium Verdi al Vinitaly di Verona, con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega la Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – conclude Coldiretti – sottolineando che tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.?

 

 

ABRUZZO, VINITALY: È GUERRA IN CANTINA, +35% COSTI VINO

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino abruzzese con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. È l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione dell’incontro sull’impatto del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole, organizzato all’Auditorium Verdi al Vinitaly di Verona, con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino italiano – e l’Abruzzo non fa eccezione – sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.

“Anche le aziende vitivinicole abruzzesi si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega la Coldiretti Abruzzo – arrivano oggi a pesare ingentemente sui bilanci. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Tutelare il vino abruzzese, e ovviamente tutto il prodotto made in italy in genere, significa tutelare un elemento di traino per tutta l’economia con ripercussioni importanti a cascata anche su altri settori tra cui quello turistico – dice Coldiretti Abruzzo – tuttavia, per difenderlo, oggi più che mai è necessario contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali e programmare il futuro anche in considerazione della forte penalizzazione che ha subito il settore vitivinicolo nel primo periodo della pandemia, le cui conseguenze si fanno ancora sentire”.

 

 

SICILIA, VINITALY: LA GUERRA ANCHE IN CANTINA, +35% COSTI PER PRODURRE IL VINO

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti al Vinitaly. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6.886 euro all’anno secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.
Le aziende vitivinicole si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega Coldiretti Sicilia – arrivano oggi a pesare,sui bilanci in modo pesante. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano ormai di settimana in settimana sottolinea Francesco Ferreri, presidente Coldiretti Sicilia – e ciò rende impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi – aggiunge.

Per la Sicilia – prosegue Francesco Ferreri – pesano i rincari per il trasporto su gomma: oltre il 25% a cui si somma la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni. 

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari – conclude il presidente Francesco Ferreri -.

 

 

VENETO, VINITALY: IL ‘VINO PER LE DONNE’ INIZIATIVA DELLE IMPRENDITRICI

Vitivinicolo settore rosa: in veneto + 5% di cantine femminili

 

Ogni donna ha il suo profumo preferito e anche il suo vino del cuore.  Ma qual è? Per sfatare i luoghi comuni ovvero che deve essere fresco, fruttato, bianco, rosato oppure leggero, le imprenditrici di Coldiretti Veneto hanno organizzato l’iniziativa ‘Il vino per le donne’ percorsi quotidiani di incontro con le cantine femminili presenti a Vinitaly. Secondo i dati di Unioncamere Veneto elaborati da Coldiretti negli ultimi cinque anni il numero di imprese femminili venete attive nel settore vitivinicolo è aumentato del 5,1%. Nel 2021 la consistenza femminile corrisponde al 24% del totale veneto. Facile dunque stabilire che il tocco femminile fa la sua parte sia nella produzione che nei consumi. Per scoprire come intercettare un pubblico esigente, sempre più preparato, Donne Impresa ha promosso dei tour degustativi a tappe tra gli stand del Vinitaly.

Una glacette porta ghiaccio studiata ad hoc è il simbolo identificativo dell’iniziativa. Le produttrici hanno disposto le bottiglie nate e pensate con etichette dedicate, che esprimono storia e legami famigliari oppure vigneti autoctoni salvati dall’estinzione. Rossi corposi, o bianchi vulcanici, frizzanti ancestrali o prodotti da vigne resistenti. Molte le adesioni, dotate di una t-shirt rosa con il porta bicchiere al collo i gruppi sono assistiti da sommelier e, in questi giorni, è possibile incontrarli nei vari padiglioni intenti a degustare e conoscere le storie personali di chi vinifica.

“Certo è difficile definire il vino perfetto per le donne ma sicuramente è possibile individuarlo attraverso le caratteristiche di ciascuna di loro – è quanto afferma Chiara Bortolas responsabile di Donne Impresa Coldiretti Veneto – in base a cosa cercano e vogliono in un determinato momento dal vino che scelgono e in riferimento a gusti ben precisi.  Un primo elemento è sicuramente la praticità quindi la scelta di un vino che si abbini al cibo che si sta gustando; il secondo è la curiosità legata al territorio che sia di carattere, fermo o frizzante l’importante è che racconti il luogo di produzione; terzo elemento la stagionalità legata alla scelta del momento quindi vini barricati soprattutto nella stagione autunno-invernale, leggeri profumati ed equilibrati per la primavera e l’estate”.

 

 

PIEMONTE, VINITALY: I RINCARI SI FANNO SENTIRE IN CANTINA CON +35% COSTI”

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione della 54° edizione di Vinitaly a Verona, con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere.

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. I prezzi degli ordini cambiano ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

“Una situazione difficile per il vino tricolore che è già stato colpito dalla crisi della ristorazione a causa del Covid e ora subisce anche gli aumenti legati ai trasporti, ai rincari dell’energia e degli imballaggi – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Per difendere il nostro patrimonio vitivinicolo è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro. Il comparto vitivinicolo piemontese è determinante per l’agroalimentare con 14 mila imprese, 43 mila ettari di superficie vitata, 42 Doc e 17 Docg e, nonostante la crisi pandemica, 1,2 miliardi il valore della vendita all’estero dei vini piemontesi con una variazione del +12,2% rispetto all’anno precedente. Tutelare il vino significa, quindi, tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.

 

 

TOSCANA, GIOVANI: LA PRIMA FILIERA DELLA BIRRA VINCE “OSCAR GREEN”

 

La prima filiera della birra toscana “coltivata” nella piana di Lucca vince l’Oscar Green dei Giovani di Coldiretti. La start-up il Bafolo si è aggiudicata la sezione “Campagna Amica” dell’importante concorso che punta a valorizzare il lavoro di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro l’Agricoltura. Molti dei quali lo hanno fatto proprio a ridosso, se non a cavallo, della pandemia. La società agricola Il Bafolo è una di queste: è nata una settimana prima del primo lockdown da una grande passione di tre amici, Gabriele Lorenzi, Nicola Baroncini e Marco Fornai. Imprese giovanili che anche in un clima di grande difficoltà sono riuscite a sbocciare contribuendo al buon risultato dell’agricoltura lucchese con + 0,6% di crescita. La start-up di Porcari ha ricevuto il premio nell’ambito dell’iniziativa “L’agroalimentare in Europa al tempo della crisi” che si è tenuto venerdì 8 aprile nella suggestiva cornice della Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio a Firenze dal Presidente regionale di Coldiretti, Fabrizio Filippi, dalla Delegata Nazionale di Giovani Impresa Coldiretti, Veronica Barbati e regionale, Francesca Lombardi.

“Siamo di fronte ad idee ed esperienze concrete, calate a stretto contatto all’attività primaria che è quella agricola, che sono il risultato della capacità dei giovani di interpretare i nuovi bisogni dei consumatori e dei nuovi mercati sfruttando tecnologia e digitalizzazione senza perdere mai la bussola della sostenibilità, della qualità, della distintività dei territori in cui operano e vivono. – spiega Luca Angelotti, Delegato Giovani Impresa Coldiretti Lucca – Significativa è la presenza delle imprese giovanili nella nostra provincia con oltre 200 attività nonostante il grave handicap della pandemia all’interno del quale molte sono addirittura nate, sfidando quindi una prospettiva di incertezza, altre invece hanno saputo reinventarsi sviluppando servizi, nuove interessanti filiere e nuove forme di turismo rurale. Quelle che erano condizioni sfavorevoli sono diventate un’opportunità da cui partire o ripartire non appena ci lasceremo alle spalle questo lungo periodo di difficoltà”.

Sessanta le aziende agricole under 40 che hanno partecipato all’edizione 2021 del concorso ma non c’è stato alcun dubbio sulla vittoria della categoria “Campagna Amica”. La Radical, una new entry nel panorama delle birre artigianali, nasce poco prima dello scoppio della pandemia. Già oggi è il più importante in Toscana, il secondo più grande impianto in Italia per la produzione di luppolo Made in Tuscany con 4 ettari di terreni coltivati e 4 ettari ad orzo distico da trasformare in malto tramite una malteria interna. E’ la prima azienda agricola italiana specializzata in prodotti per il mondo della birra. L’azienda, che si trova nel comune di Capannori, gestisce tutte le fasi produttive: dalla coltivazione all’essiccazione, dalla pellettatura al confezionamento. L’obiettivo dei tre giovani imprenditori agricoli è diventare un player di qualità, distintività e territorio fornendo materie prime al mondo della birra, al mondo del sidro e al mondo dell’idromele. “Siamo molto felici per questo riconoscimento – hanno raccontato Gabriele Lorenzi – che rappresenta un punto di partenza per il nostro progetto. Siamo un birrificio agricolo che chiude la filiera coltivando orzo e luppolo in autonomia. Questo ci permette di creare una birra del territorio legata al territorio in tutto il suo percorso. Vogliamo – spiega ancora – diventare un’azienda agricola specializzata nei prodotti per la birra ed un punto di riferimento per i birrifici che vogliono utilizzare materie prime agricole toscane dando una impronta anche di sostenibilità”.

 

 

VENEZIA, CHIARA BORTOLAS È LA NUOVA PRESIDENTE NAZIONALE DELLE DONNE

 

Una biologa bellunese che al laboratorio ha preferito i campi è da oggi alla guida di tutte le imprenditrici di Coldiretti.  Chiara Bortolas, 42 anni orticoltrice di montagna è la nuova responsabile nazionale di Donne Impresa: un esercito di 207mila imprese agricole a titolarità femminile in Italia. A distanza di 70 anni dalla fondazione del Movimento Femminile a cura della trentina Emma Schwarz, le redini delle agricoltrici italiane sono in mano ad una titolare di azienda che ha scelto la montagna come sfida imprenditoriale.  Chiara Bortolas dopo la laurea e un periodo da ricercatrice all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha optato per le serre di ortaggi che vende direttamente nello spaccio aziendale e nei mercati di Campagna Amica. Chiara Bortolas già presidente regionale, forte del 50% della rappresentanza delle imprese agricole rosa iscritte al registro camerale (14.815 realtà a titolarità femminile) arriva nella capitale con un bagaglio di progetti ormai consolidati sul territorio. L’attività delle coltivatrici venete si è contraddistinta per obiettivi raggiunti. Con il filone degli antichi mestieri sono state recuperate la bachicoltura e la pastorizia fino al rilancio della pesca con una scuola che qualifica i giovani pescatori. Iniziative che sono anche esperienze di dialogo politico e sindacale per la conquista di normative e riconoscimenti per il riscatto sociale del settore femminile agricolo. Fiore all’occhiello della attività di Donne Impresa è il progetto di educazione alla Campagna Amica rivolto alle nuove generazioni che coinvolge da Nord a Sud migliaia di studenti di tutte le scuole con lezioni teorico e pratiche dentro e fuori dalle aule. Mille e più orti scolastici sono ora coltivati dai bambini – spiega Chiara Bortolas – con le stesse mani che hanno digitato sugli smarth phone per un anno nei cortili delle ricreazioni all’aperto sono stati piantati semi per avere verdure e fiori. Le agricoltrici sono diventate delle “maestre” a fianco di docenti e genitori con reciproci scambi di saperi carichi di umanità”. “Lavoriamo per la pace, coltiviamo l’amore – ha detto Chiara Bortolas dedicando un pensiero alla comunità ucraina, tra l’altro la più presente in Italia e il cui peso femminile è rilevante e rappresenta il 78%. Sono le ragioni umanitarie e le richieste di asilo politico a guidare gli ingressi nel nostro Paese.  Questo particolare ci spinge ad avere ancora più attenzione per queste persone che ormai sono sorelle, amiche, assistenti parentali, insomma vere risorse per la collettività. Non solo colf o badanti, nel corso del 2020, complici le restrizioni legate all’emergenza sanitaria e il crollo della domanda in molti comparti dei servizi, si è registrata una temporanea crescita delle assunzioni anche in agricoltura. Le fattorie didattiche sono pronte ad accogliere i bambini, le famiglie e la campagna è il miglior spazio per trovare ristoro psico fisico”. Nella loro azione imprenditoriale – spiega Coldiretti – le agricoltrici italiane hanno dimostrato una grande capacità di coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità diventando protagoniste delle tante espressioni della multifunzionalità. Un trend favorito anche dall’ingresso di neo-imprenditrici che hanno seguito percorsi formativi in altri settori. “L’agricoltura non è il passato, ma il futuro dell’Italia – sottolinea Bortolas – grazie alle grandi opportunità offerte dall’economia solidale, dall’agriturismo, dalla filiera corta. Riuscire a coniugare attività produttiva, servizi alla persona, visione imprenditoriale, vita associativa, ragioni private e bene comune è un punto di forza. Il nostro contributo di partecipazione ai grandi progetti di Coldiretti è continuo ed attivo. A cominciare da quelli che con Filiera Italia per la prima volta vedono il mondo agricolo e l’industria agroalimentare italiana d’eccellenza insieme per difendere tutta la filiera agroalimentare nazionale. Obiettivo è quello di sostenere e valorizzare il Made in Italy dal campo alla tavola, con filiere che esprimano i valori comuni dell’identità territoriale e nazionale, della trasparenza e della sostenibilità, in una logica di consumo consapevole. È questo un programma – conclude Chiara Bortolas – che è coerente con lo stile con cui le donne guidano le loro imprese in linea con la modernità e le esigenze dei consumatori”.

 

 

CUNEO, DAL LATTE E DALLA FRUTTA DI FILIERA NASCE LO YOGURT LATTERIE INALPI

 

Si è svolta venerdì 8 aprile, nella suggestiva cornice di un frutteto in fiore ai piedi del castello di Lagnasco, presso l’azienda agricola Vagliano, la presentazione del nuovo progetto che Inalpi ha realizzato in collaborazione con Coldiretti Piemonte, “Dal latte e dalla frutta di filiera nasce lo yogurt Latterie Inalpi”.

L’incontro ha inteso illustrare il nuovo progetto con il quale Inalpi avvierà la produzione di Yogurt Bio con l’esclusivo utilizzo di frutta selezionata e proveniente da aziende del territorio. Un nuovo percorso nel quale Inalpi metterà a disposizione l’esperienza maturata nei 12 anni di filiera corta e controllata del latte – percorso compiuto con la collaborazione di Coldiretti – e che oggi fa dell’azienda di Moretta il principale player piemontese del mercato lattiero caseario piemontese.

“Il progetto che presentiamo oggi – spiega Ambrogio Invernizzi, presidente di Inalpi SpA – sorge sulla base della nostra recente storia. Abbiamo creato insieme a Coldiretti e a Compral Latte, e grazie all’impulso di Ferrero, un sistema virtuoso, che mette in primo piano la qualità del latte, che abbatte la contrattazione e soprattutto valorizza la materia prima e crea valore per il territorio nel quale operiamo. Due anni fa siamo entrati nel mercato dello yogurt rilanciando, con la nostra filosofia, un’azienda e da quel momento abbiamo pensato di poter costruire un nuovo percorso, nel quale vi sia alta qualità e trasparenza, facendo crescere una nuova realtà nell’ambito del comparto frutta. Vogliamo creare un nuovo cammino, che contribuisca a rendere sempre più forte e sostenibile questo territorio e sappiamo che la frase che meglio rappresenta il nostro modo di agire è quella che ci ricorda che per andare veloci si può andare da soli, ma per andare lontano bisogna andarci insieme”.

“Unire due produzioni simbolo del Made in Piemonte, come il latte e la frutta, per offrire ai consumatori uno yogurt di filiera, sinonimo di trasparenza, tracciabilità ed equa remunerazione dei produttori: questo l’obiettivo del nuovo progetto – dichiara Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte nonché Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – che vuole valorizzare, in un unico prodotto, il territorio piemontese. La frutticoltura, come è emerso durante il Fruit Logistica, la principale fiera internazionale di settore che si è appena chiusa a Berlino, sta subendo i rincari di energia, carburante, materie prime, fertilizzanti ed imballaggi arrivati addirittura al +72%, dovuti alla guerra ucraina e alle speculazioni di mercato. Dunque, ancora più alla luce di questa situazione, occorre lavorare ad accordi di filiera, come questo con l’azienda di Moretta, perché diventa fondamentale avere, come sul latte, anche per la frutta un prezzo indicizzato che non scenda mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.

“Dietro alle 280 aziende di Compral – sottolinea Raffaele Tortalla, presidente di Compral Latte – ci sono 1000 famiglie che grazie al progetto di filiera del latte, hanno avuto l’opportunità di costruire un futuro. Ma la cosa che più ci riempie di orgoglio e soddisfazione, è che abbiamo assistito all’ingresso di tantissimi giovani, che sono stati coinvolti nelle attività delle aziende agricole delle loro famiglie e che hanno visto questo progetto come credibile, innovativo e volto a costruire il domani”.

“InLab Solutions nasce nel 2019 e fra i diversi ambiti di attività ha anche quello di creare innovazione di prodotto. Il progetto che presentiamo oggi, sul quale InLab sta lavorando con entusiasmo, rappresenta un nuovo passo anche verso la sostenibilità, lavorando infatti frutta a Km zero. Ma la nostra attività è oggi concentrata sulla creazione di procedure di produzione che garantiscano il mantenimento dell’elevato livello di qualità della materia prima, la sua conservazione, la salvaguardia del gusto della buona frutta. Il passo successivo sarà la creazione di un processo industriale e poi quello di una linea di confezionamento” spiega Jean Pierre Studer, amministratore delegato di InLab Solutions.

“Il comparto frutticolo piemontese conta numeri importanti con un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro, una superficie di 18.479 ettari e 7.950 aziende – evidenzia Franco Ramello, responsabile economico di Coldiretti Cuneo e Piemonte – e l’export sta dando segnali positivi registrando un +8%. Dai mirtilli alle pesche, dalle mele ai kiwi, dalle ciliegie alle fragole: con la frutta piemontese si può spaziare per creare uno yogurt di alta qualità mettendo davvero nel vasetto la vera essenza delle nostre produzioni frutticole che, con questa progettualità, hanno modo di farsi conoscere ulteriormente dai consumatori attenti, sempre di più, alla qualità anche sulla scia della svolta salutistica a tavola che è avvenuta con il Covid”.

 

 

PADOVA, È GUERRA IN CANTINA, AUMENTANO DEL 35% I COSTI DEL VINO

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti oggi dell’incontro sull’impatto del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole, organizzato all’Auditorium Verdi al Vinitaly di Verona, con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6.886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.

“E’ un problema sentito da tutti i viticoltori, dai Colli Euganei alla pianura – afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, oggi presente al Vinitaly con una folta delegazione di imprenditori padovani del settore viticolo -. Le nostre 3.500 aziende sono impegnate su 8 mila ettari di vigneti nella produzione di poco inferiore al milione di quintali d’uva e ora si trovano ad affrontare i maggiori costi di produzione che pesano sui bilanci. Fortunatamente la qualità è ottima e la risposta del mercato, sia interno che estero, non manca, ma lo sforzo sostenuto dai nostri imprenditori quest’anno è notevole, senza contare l’incognita del clima che da un giorno all’altro potrebbe stravolgere la produzione. Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione, con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro, perché tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.?

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega la Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

 

 

NUORO-OGLIASTRA, INAUGURATA SEDE A TORTOLI’, PROSEGUE AZIONE RINNOVAMENTO

 

Prosegue il potenziamento e rinnovamento della Federazione provinciale di Coldiretti Nuoro Ogliastra che conta 101 Comuni (dal Sarcidano alla Baronia e Bosa, è la vecchia provincia di Nuoro), 68 presidenti di sezione.

Si tratta della Federazione provinciale sarda di Coldiretti più ampia, presidiata da 11 uffici zona ed un ufficio provinciale ma con recapito quasi settimanale in tutti i Comuni.

Un rinnovamento nei servizi, nel personale e nelle sedi, più accoglienti e centrali quello che si sta compiendo.

Ieri è stata inaugurata la nuova sede di Tortolì che fa parte dell’ufficio zonale di Lanusei.

“La nuova sede segue un processo di rinnovamento anche nelle strutture nell’ottica di una Organizzazione che risponde alle esigenze dei 6mila soci e dei tanti cittadini che sempre di più scelgono i servizi della Coldiretti” spiega il presidente provinciale Leonardo Salis.

Al taglio del nastro dell’ufficio centro dell’Ogliastra ed in particolare dei Comuni, oltre di Tortolì, anche di Lotzorai, Girasole, Baunei, Triei e Talana, erano presenti i presidenti di sezione, il giovane segretario di zona Riccardo Loddo, il presidente ed il direttore provinciali Leonardo Salis e Alessandro Serra oltre al parroco don Piero Crobeddu che ha dato la benedizione.

La nuova sede si trova in via Garibaldi (n. 31 angolo via Foddeddu, “ponte di Ferro”).

“Una sede centrale e facilmente accessibile sia da chi viene dalla bassa Ogliastra che dall’alta e Nuoro” spiega il segretario di zona Riccardo Loddo.

 

 

ALESSANDRIA, SEMINE: AL VIA NONOSTANTE SICCITÀ. È BOOM PER GIRASOLE, SOIA, MAIS

 

Al via le semine di primavera sul territorio alessandrino nonostante la difficile situazione causata dal perdurare della siccità, con gli agricoltori che spingono sulle produzioni di soia (+16%), mais (+1%) e girasole (+5%) per fare fronte al caro prezzi e garantire le forniture alimentari alle famiglie dopo gli sconvolgimenti dei mercati mondiali determinati dalla guerra in Ucraina.

E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti sull’ultimo “Short term outlook” della Commissione Ue sui mercati agricoli nel 2022 che evidenzia una ripresa delle coltivazioni nonostante l’impennata dei costi a causa dei rincari di sementi, fertilizzanti e gasolio necessari per le operazioni colturali con circa 1/3 delle aziende nazionali (30%) che si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo.

La semina è un momento importante per contrastare gli sconvolgimenti in atto sui mercati mondiali con l’aumento congiunturale record dei prezzi dei prodotti agricoli del 12,6 % rilevato dal paniere della Fao ma anche la preoccupante carenza di forniture provenienti da Russia e Ucraina dalle quale arrivavano complessivamente in Italia il 13% delle importazioni di mais e il 4,2% di quelle di grano e ben il 60% dell’olio di girasole, secondo il centro studi Divulga.

Bene questa inversione di tendenza anche in provincia di Alessandria dove il 2021(*), rispetto al 2020, ha fatto registrare una diminuzione delle superfici coltivate tranne per la soia: 3.397 ettari di orzo (5.046 nel 2020) per una produzione pari a 186.410 quintali, per il mais 16.521 ettari (18.689 nel 2020) per 2.065.125 quintali prodotti, per il girasole 3.968 ettari (5.910 nel 2020) per quintali 119.040 mentre, per la soia siamo a 4.007 ettari (3.407 nel 2020) per una produzione di 140.245 quintali.

Secondo le proiezioni della Ue, il raccolto italiano di soia destinata all’alimentazione degli animali, dovrebbe superare il milione di tonnellate su oltre 290mila ettari coltivati, quello di girasole sfiorerà le 300mila tonnellate su 122mila ettari mentre la produzione di mais sarà di oltre 6,1 milioni di tonnellate su più di 600mila ettari a livello nazionale, nonostante l’emergenza siccità.

“Un trend favorito anche dal via libera dell’Unione europea alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli in Italia e nell’Unione Europea – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Un trend che contribuisce a ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. L’Italia in particolare è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati”. 

Va peraltro segnalato che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno in Italia e secondo l’Istat si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo.

La guerra ha provocato uno shock dei mercati mondiali con Russia e Ucraina che rappresentano il 16% degli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) e il 65% delle vendite di olio di girasole (10 milioni di tonnellate) con un’impennata dei prezzi di materie prime ed energia che sta mettendo in difficoltà l’Unione europea. Uno tsunami che si è abbattuto anche sulle aziende agricole italiane con rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media, secondo lo studio del Crea dal quale si evidenzia che ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali sono proprio le coltivazioni di cereali come il mais.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi sia immediati per salvare le aziende che strutturali per programmare il futuro del sistema agricolo nazionale, mentre a livello comunitario servono più coraggio e risorse per migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Occorrono investimenti per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma bisogna anche sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici”.

 

 

PADOVA, SECONDO FINE SETTIMANA DI GRANDINE, DANNI A FRUTTA E VERDURA

 

La pioggia scarseggia, abbonda invece la grandine che per il secondo fine settimana consecutivo è caduta nella parte settentrionale della provincia. Nel primo pomeriggio di oggi una fitta grandinata ha interessato l’Alta Padovana fra Cittadella e Camposampiero fino alle porte del capoluogo ma non sono esclusi nel corso della serata altri fenomeni intensi. In alcune località sono caduti chicchi di grandine grossi come noci sui frutti e gli orti, su vigneti e campi di frumento e mais appena seminato. I tecnici della Coldiretti hanno già ricevuto le prime segnalazioni ed eseguiranno i sopralluoghi per quantificare i danni. Preoccupazione per i frutteti in fiore in particolare i ciliegi. Tra le fioriture in campo anche la colza diffusa tra i seminativi e in pieno periodo vegetativo. Le raffiche di vento hanno interessato le serre di ortaggi che proteggono fragole e altre primizie. 

Gli.agricoltori, ancora una volta, devono fare i conti con i cambiamenti climatici – commenta Coldiretti Padova – talmente imprevedibili che nessuna polizza può garantire la copertura.  Nonostante gli investimenti intrapresi dalle aziende agricole per evitare i danni dal maltempo nulla si può di fronte alle calamità atmosferiche che mettono a repentaglio il bilancio degli imprenditori agricoli, già compromesso dai forti aumenti dei costi di produzione delle materie prime. 

Continua a mancare invece, aggiunge Coldiretti Padova, la pioggia, ormai indispensabile. Finora la quantità d’acqua caduta è insufficiente per superare la situazione di grave siccità dopo quattro mesi a secco. La pioggia però, ricorda Coldiretti, per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti.

 

 

PIACENZA, È GUERRA IN CANTINA, +35% COSTI VINO

Nutrita delegazione piacentina a Verona

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. È l’allarme lanciato dal presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’incontro sull’impatto del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole, organizzato all’Auditorium Verdi al Vinitaly di Verona, con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. Nutrita la delegazione dei soci di Coldiretti Piacenza presenti all’incontro, guidati dal direttore Roberto Gallizioli. Anche nel Piacentino la situazione del settore è critica, con la viticoltura che nel nostro territorio vanta una forte tradizione, con circa 5.400 ettari coltivati da oltre 2mila aziende.

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega la Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.?

 

 

VENEZIA, RITORNA IL TURISMO. A PASQUA IL TUTTO ESAURITO

 

Quasi un italiano su quattro (23%) ha scelto di mettersi in viaggio per una vacanza approfittando delle festività di Pasqua ma anche del vicino ponte del 25 Aprile. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione della Bit, la Borsa Internazionale del Turismo a Milano, che evidenzia un ritorno dei turisti pasquali nel 2022 dopo due anni di “fermo” dovuto ai lockdown e alle misure di restrizione legate all’emergenza Covid che avevano di fatto quasi azzerato le presenze in alberghi e agriturismi, anche se non si è ancora tornati ai livelli pre-pandemia. Proprio la Pasqua rappresenta dunque – rileva Coldiretti – il primo banco di prova della ripresa del turismo in Italia.

Considerate le tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina, la meta preferita resta il Belpaese scelta dal 95% degli italiani, di cui uno su tre resterà addirittura all’interno della propria regione di residenza, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Solo una minoranza farà un viaggio in Europa, mentre in pochissimi si spingeranno oltre, tra America, Asia e Oceania. E segnali di ripresa arrivano anche dal turismo straniero, un comparto strategico per il settore, che i due anni di pandemia hanno gravemente penalizzato.

Ma i ponti di primavera e il bel tempo, uniti alle difficoltà economiche legate al caro prezzi, spingono anche scampagnate e picnic, con un milione di italiani che non vuole rinunciare a stare all’aria aperta senza pesare troppo sul bilancio familiare, secondo l’analisi Coldiretti. L’inizio della primavera – precisa la Coldiretti – è peraltro il momento migliore per assistere al risveglio della natura che riguarda piante, fiori e uccelli migratori, ma anche le attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie.

Una boccata d’ossigeno per le famiglie rispetto ai lunghi periodi di chiusura imposti dall’emergenza Covid, ma anche per le strutture di accoglienza a partire dagli agriturismi che hanno perso nel 2021 ben il 27% delle presenze rispetto a prima della pandemia nel 2019, soprattutto per effetto del crollo degli stranieri ma anche degli italiani, secondo l’analisi di Terranostra e Coldiretti.

“Da tre anni ormai, non capitava di dover rifiutare ospiti affezionati per il tutto esaurito nelle nostre strutture agrituristiche – afferma Tiziana Favaretto presidente di Terranostra Venezia, l’associazione che coordina gli agriturismo di Coldiretti- finalmente ritorniamo a lavorare a pieno ritmo, anche se la spada di Damocle del Covid che ci vede costretti a gestire cancellazioni improvvise, pesa molto sull’organizzazione del lavoro, dobbiamo infatti essere molto flessibili e pronti a variazioni di programma repentine.”

Se la tavola con la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere l’agriturismo – conclude la Coldiretti – è la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness.

L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale e può contare su 253mila posti letto e quasi 442 mila posti a tavola negli agriturismi presenti in Italia lungo tutta la Penisola dove – conclude la Coldiretti – si è verificata una profonda qualificazione dell’offerta.

 

 

FORLÌ, TUTTI I COLORI DEL VINO

In Italia la più grande varietà cromatica al mondo grazie a diversità terreni, clima e cultivar

 

L’Italia può contare sulla più grande varietà cromatica nei vini del mondo, dal giallo verdolino al giallo oro, dal “buccia di cipolla” al rosa chiaretto, fino al rosso mogano e al rosso aranciato mostrata per la prima volta al Vinitaly con la più grande esposizione dei colori del vino mai realizzata nell’esclusivo salone creato a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica.

Un viaggio esclusivo nella progressiva gradazione di colori dei grandi bianchi, rosati e rossi nazionali, con caratteristiche e consistenze curate dal sapiente lavoro di generazioni di viticoltori che garantiscono quelle proprietà uniche ed irripetibili dalla vigna alla tavola e che sono il frutto della combinazione della più ricca varietà di cultivar e delle differenti caratteristiche pedoclimatiche del territorio lungo tutta la Penisola. Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 608 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi (quasi il doppio) a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

Il risultato è una irripetibile “tavolozza dei colori” con le diverse sfumature dell’arcobaleno che parte – spiega Coldiretti – dal Giallo scarico tendente al verdolino che caratterizza il Soave Classico Doc al rubino dai riflessi violacei della Lacrima di Morro D’Alba Doc.

“La grande varietà cromatica dei vini italiano rappresenta la dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare comunque che “dinanzi agli effetti dei cambiamenti climatici è importante anche accelerare con lo sviluppo e la sperimentazione in campo delle varietà resistenti di nuova generazione ottenute con le Tecniche di evoluzione assistita ma per fare ciò serve un quadro normativo chiaro”.

A causa della guerra in Ucraina, infatti, sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega la Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

Al Vinitaly edizione 2022 sono presenti anche alcune importanti realtà della nostra provincia – racconta Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – cantine che per le loro caratteristiche richiamano attenzione da parte di tutto il territorio nazionale: Cantina Pertinello, Soc. Agr. Piccolo Brunelli & C., Azienda agricola Bissoni Raffaella, Società agricola Marta Valpiani, Tenuta Condè, Cantina Giovanna Madonia, Tenuta Casali, Società agricola Montaia.

 

 

ALESSANDRIA, È GUERRA IN CANTINA, PESANTE IMPATTO SU AZIENDE VITIVINICOLE

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino del territorio con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole.

E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione del Vinitaly a Verona dove sono molte le aziende vitivinicole della provincia di Alessandria che animano lo spazio fieristico per far conoscere e promuovere le eccellenze del territorio: vitigni e cultivar pregiate che incontrano il favore di pubblico e intenditori.

Un’impennata di costi che è stata messa nero su bianco con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere: secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6.886 euro.

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro.

“Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%. Ma i prezzi degli ordini cambiano ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi”.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.?

 

 

CUNEO, VINITALY: COSTI IN CANTINA + 35%

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. L’allarme, al Vinitaly di Verona, arriva da Coldiretti secondo cui le imprese del vino devono far fronte ad incrementi medi di 6.886 euro.

Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro – spiega la Coldiretti – costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% e per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti.

I prezzi degli ordini cambiano ormai di settimana in settimana – aggiunge Coldiretti – rendendo impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. A tutto ciò si sommano il rincaro del trasporto su gomma del 25% e la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%.

Sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo.

“Tutelare il vino – aggiunge il Direttore Fabiano Porcu – significa tutelare uno dei principali elemento di traino per il nostro sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.

 

 

SONDRIO, VINITALY: CON LA GUERRA, COSTI DI PRODUZIONE A +35%

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole lombarde e in Valtellina e Valchiavenna. E’ l’allarme rilanciato dal presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini in occasione di Vinitaly 2022 dove la federazione provinciale è stata presente oggi con la sua dirigenza e con le imprese vitivinicole. Qui, da poco, si è concluso il convegno “Emergenze e competitività del vino italiano”, con l’intervento del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini. Nella kermesse veronese, anche la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere.

Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – rimarca la federazione Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il nostro patrimonio vitivinicolo è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” ha sottolineato da Verona il presidente della Coldiretti Prandini nel sottolineare che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.

 

 

COMO-LECCO, VINITALY: CON LA GUERRA, COSTI DI PRODUZIONE A +35%

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole lombarde e lariane. E’ l’allarme rilanciato dal presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi in occasione di Vinitaly 2022 dove Coldiretti Como Lecco è stata presente oggi con la sua dirigenza e con le imprese vitivinicole. Qui, da poco, si è concluso il convegno “Emergenze e competitività del vino italiano”, con l’intervento del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini. Nella kermesse veronese, anche la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere.

Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – rimarca la federazione Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il nostro patrimonio vitivinicolo è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” ha sottolineato da Verona il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.

 

 

PADOVA, IL ‘VINO PER LE DONNE’ INIZIATIVA DELLE IMPRENDITRICI

 

Ogni donna ha il suo profumo preferito e anche il suo vino del cuore.  Ma qual è? Per sfatare i luoghi comuni ovvero che deve essere fresco, fruttato, bianco, rosato oppure leggero, le imprenditrici di Coldiretti Veneto hanno organizzato l’iniziativa ‘Il vino per le donne’ percorsi quotidiani di incontro con le cantine femminili presenti a Vinitaly. Secondo i dati di Unioncamere Veneto elaborati da Coldiretti negli ultimi cinque anni il numero di imprese femminili venete attive nel settore vitivinicolo è aumentato del 5,1%. Nel 2021 la consistenza femminile corrisponde al 24% del totale veneto. 

Anche Padova si difende bene con una presenta sempre più significativa di “donne del vino”, oltretutto assai qualificata e sempre più orientata sulla strada dell’innovazione e della qualità, interpretando al meglio le caratteristiche del territorio padovano vocato alla viticoltura. Tanto da intercettare subito dei riconoscimenti prestigiosi. E’ il caso della cantina “Maeli” di Elisa Dilavanzo a Baone, che al Vinitaly ha subito ottenuto due riconoscimenti prestigiosi dalle guide internazionali Gilbert & Gaillardm, che ha dedicato la copertina ai vini euganei con il titolo “Maeli, a dream called moscato bianco”, e 5StarWines – the Book.

?Facile dunque stabilire che il tocco femminile fa la sua parte sia nella produzione che nei consumi. Per scoprire come intercettare un pubblico esigente, sempre più preparato, Donne Impresa ha promosso dei tour degustativi a tappe tra gli stand del Vinitaly.

Una glacette porta ghiaccio studiata ad hoc è il simbolo identificativo dell’iniziativa. Le produttrici hanno disposto le bottiglie nate e pensate con etichette dedicate, che esprimono storia e legami famigliari oppure vigneti autoctoni salvati dall’estinzione. Rossi corposi, o bianchi vulcanici, frizzanti ancestrali o prodotti da vigne resistenti. Molte le adesioni, dotate di una t-shirt rosa con il motto “Pink for lady”, con il porta bicchiere al collo i gruppi sono assistiti da sommelier e, in questi giorni, è possibile incontrarli nei vari padiglioni intenti a degustare e conoscere le storie personali di chi vinifica. 
“Certo è difficile definire il vino perfetto per le donne ma sicuramente è possibile individuarlo attraverso le caratteristiche di ciascuna di loro – è quanto afferma Valentina Galesso, responsabile di Coldiretti Donne Impresa a padova – in base a cosa cercano e vogliono in un determinato momento dal vino che scelgono e in riferimento a gusti ben precisi.  Un primo elemento è sicuramente la praticità quindi la scelta di un vino che si abbini al cibo che si sta gustando; il secondo è la curiosità legata al territorio che sia di carattere, fermo o frizzante l’importante è che racconti il luogo di produzione; come terzo elemento la stagionalità legata alla scelta del momento quindi vini barricati soprattutto nella stagione autunno-invernale, leggeri profumati ed equilibrati per la primavera e l’estate”.

 

 

VARESE, VINITALY: CON LA GUERRA, COSTI DI PRODUZIONE A +35%

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole lombarde e del Varesotto. E’ l’allarme rilanciato dal presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori in occasione di Vinitaly 2022 dove Coldiretti Varese è stata presente oggi con la sua dirigenza e con le imprese vitivinicole. Qui, da poco, si è concluso il convegno “Emergenze e competitività del vino italiano”, con l’intervento del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini. Nella kermesse veronese, anche la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere.

Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – rimarca la federazione Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il nostro patrimonio vitivinicolo è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” ha sottolineato da Verona il presidente della Coldiretti Prandini nel sottolineare che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.

 

 

PARMA, LEZIONE SUI CEREALI AL MERCATO CAMPAGNA AMICA

 

Nell’ambito del progetto e relativo concorso “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, promosso da Coldiretti Donne Impresa e Coldidattica e rivolto al mondo della scuola si è tenuta, nel mercato di Campagna Amica di Barriera Repubblica a Parma, un’uscita didattica della classe terza I del Liceo Scientifico Marconi di Parma, iscritta al concorso.

Al centro della visita la conoscenza dei grani antichi e moderni, illustrati da Carlo Fornari del Consorzio Agrario di Parma, che, prendendo le mosse dall’esposizione di grani locali allestita nel Mercato, ha guidato i ragazzi in un percorso esplorativo sui Grani antichi teneri Verna e del Miracolo, sul Grano attuale tenero Giorgione, sul grano duro Cappelli e anche sul Farro e Grano Saraceno, mettendone in luce, per tutti, le particolarità e le proprietà nutrizionali. 

E’ stata anche l’occasione per una degustazione della Colomba Pasquale con Grano Giorgione, prodotta con grano 100% italiano, coltivato e macinato in Italia, frutto in particolare della collaborazione tra la Sis di Bologna per il seme e Coprob (Cooperativa produttori bieticoli) per lo zucchero.

Gli studenti hanno anche visitato i Gazebi di Campagna Amica, dove dalla viva voce dei produttori hanno conosciuto la storia, la stagionalità e i processi di lavorazione dei prodotti esposti.

La mattinata si è conclusa con la preparazione in diretta di un “Farrotto agli asparagi” cucinato dallo Chef Lilt Pier Pellegri. Un piatto ispirato dalla stagionalità e realizzato utilizzando come cereale il farro.

All’incontro erano presenti la Referente provinciale Coldiretti Parma per il progetto scuole Paola Ferrari e la Responsabile Provinciale Campagna Amica Maria Adelia Zana.

 

 

PAVIA, E’ GUERRA IN CANTINA, +35% COSTI VINO

 

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano, con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. E’ l’allarme lanciato dal presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’incontro sull’impatto del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole, organizzato all’Auditorium Verdi al Vinitaly di Verona, con la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. Al convegno ha partecipato anche una delegazione di Coldiretti Pavia, guidata dal Presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi e dal Direttore Antonio Tessari. Anche in Oltrepò Pavese, prima zona vitivinicola della Lombardia con 13 mila ettari coltivati e 1.500 aziende vitivinicole attive, la situazione del settore è critica.

Anche le aziende vitivinicole pavesi, infatti, si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega Coldiretti Pavia – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti Pavia – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua Coldiretti Pavia – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa. La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.

Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.

“Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – sottolinea il presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi, nel sottolineare anche che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare italiano non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.?