COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 1° marzo 2023

1 Marzo 2023
News La Forza del Territorio del 1° marzo 2023

Primo piano

 

TOSCANA

CON TAGLIO BOLLETTE (-46,3%) TORNA ANCHE FIDUCIA CONSUMATORI 

Il taglio del 46,3% delle bollette energetiche fa salire la fiducia dei consumatori toscani dopo mesi di tariffe folli con aumenti fino al 146,7% che hanno messo a rischio i bilanci delle famiglie. E’ quanto afferma Coldiretti Toscana in merito all’inflazione energetica nel mese di gennaio 2023 in regione che si è attestata al 73,5% al minimo da agosto 2022 anche se ancora lontano dal dato nazionale (67,3%). La riduzione dei prezzi di energia elettrica, gas ed altri combustibili è stata omogenea in tutte le province toscane.

Il calo delle bollette fa tirare un sospiro di sollievo in più di 1 casa su 3 (35%) dove per contenere il caro energia e ridurre i costi è stato tagliato l’utilizzo dei fornelli a gas secondo l’indagine Coldiretti/Censis o costringendo il 77% dei cittadini a ridurre la temperatura e le ore di utilizzo dei riscaldamenti in casa secondo un recente sondaggio condotto online. Il calo delle bollette del gas, contribuendo alla frenata dell’inflazione al minimo da ottobre in regione (10,1%) aiuta ora – continua Coldiretti Toscana – sia le famiglie che le imprese costrette a fare i conti con costi energetici fuori controllo. 

La spesa energetica ha infatti un doppio effetto negativo perché – sottolinea Coldiretti Toscana – riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare con l’inverno. Le aspettative – conclude Coldiretti Toscana – ora sono buone con la previsione di sensibili riduzioni per le tariffe del gas di febbraio e per quelle dell’elettricità del prossimo trimestre che potrebbero comportare risparmi in bolletta da quasi 600 euro annui a nucleo secondo il Codacons.

 Inflazione a gennaio 2023 in Toscana (rispetto a dicembre 2022)

Area

energia elettrica, gas e altri combustibili

TOSCANA

73,5% (-46,3%)

Lucca

74,1% (-46%)

Massa Carrara

75,6% (46%)

Pistoia

74,3% (-46%)

Firenze

73,4% (-46%)

Livorno

72,8% (-47%)

Pisa

73% (-46%)

Arezzo

72,9% (-47%)

Siena

74,2% (-45%)

Grosseto

72,7% (-47%)

ITALIA

67,3% (-50%)

 

Un anno di inflazione energetica in Toscana

Toscana

Gen 2022

Feb 2022

Mar 2022

Apr 2022

Mag 2022

Giu 2022

Lug 2022

Ago 2022

Set 2022

Ott 2022

Nov 2022

Dic 2022

Gen 2023

 

58,8%

71,1%

70,9%

64,8%

68%

72,2%

62,4%

83,7%

85%

146,7%

137,8%

136,6%

73,5%

 

 Dal Territorio

 

PUGLIA, SEMINE: STABILI LE SUPERFICI A GRANO DURO OLTRE 1,2MLN ETTARI

Nel 2022 è crollato il raccolto del grano (-26%) a causa di siccità e costi produzione in tilt

Nonostante lo scenario di incertezza a causa dei costi di produzione sempre più fluttuanti e del clima imprevedibile, sono stabili le semine di grano duro stimate su oltre 1,2 milioni di ettari in Puglia, la regione più cerealicola d’Italia. E’ quanto stima Coldiretti Puglia, sulla base di una verifica condotta nelle aree cerealicole della Puglia, dove le semine hanno registrato forti ritardi a causa dell’andamento climatico imprevedibile, tra caldo fuoristagione e improvvise quanto violente ondate di maltempo.

A causa della siccità e dei costi di produzione in tilt, è crollata la raccolta del grano in Puglia nel 2022 con una diminuzione del 26% rispetto all’anno precedente, quando ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti Puglia – sono state proprio le coltivazioni di cereali, dal grano all’avena, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. La crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo ed è costretta ad importare i 3/4 (73%) della soia, il 64% del grano tenero per biscotti e pane e il 44% del grano duro per la pasta.

La Puglia è il principale produttore italiano di grano, con 10milioni di quintali prodotti in media all’anno. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia, che nell’ultimo decennio – denuncia Coldiretti Puglia – hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente.

Intanto, si registra il balzo dell’export della pasta pugliese nel mondo con un aumento delle vendite all’estero del 42,6% nei primi 9 mesi del 2022 – insiste Coldiretti Puglia – proprio sotto la spinta dell’allarme globale provocato dalla guerra in Ucraina sulla certezza e salubrità del cibo che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese – aggiunge la Coldiretti regionale – che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.

Gli acquisti di pasta fatta al 100% di grano made in Italy – sottolinea la Coldiretti – sono cresciuti ad un ritmo di quasi 2 volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca anche per effetto dello smart working e del lungo lockdown per combattere l’emergenza covid che ha costretto i cittadini in casa. Il risultato è che già oggi un pacco di pasta su 5 venduto al supermercato – precisa Coldiretti – utilizza grano duro coltivato in Italia, con la Puglia leader nella produzione dove si stima per la campagna ancora in corso un calo del 45% a causa del clima pazzo per le gelate e la siccità, ma di qualità ottima.

Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia – potrebbero raddoppiare con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti.

Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma è necessario investire – aggiunge Coldiretti Puglia – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei, conclude Coldiretti nel sottolineare che nell’immediato occorre salvare le aziende agricole da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni.

 PRODUZIONE CEREALI PUGLIA

 

Anni

2020

2021

2022

 

produzione raccolta – quintali

produzione raccolta – quintali

produzione raccolta – quintali

Tipo di coltivazione

 

 

 

 

    frumento tenero

 

393800

225000

213000

    frumento duro

 

9500800

9318000

6877000

    orzo

 

537550

538300

354730

      avena

 

547655

550655

483175

    mais

 

49735

51000

44250

    sorgo

 

3800

3800

3800

*Elaborazione Coldiretti Puglia su fonte dati Istat

 

MARCHE, FINALMENTE UNA LEGGE SU OLEOTURISMO: “ASCOLTATE LE NOSTRE RICHIESTE”

Visite, passeggiate negli oliveti, corsi di degustazione e di abbinamento al cibo possono diventare attrattori turistici per un pubblico di viaggiatori sempre più portato alle esperienze e alle peculiarità dei territori. E così dopo la legge che regolamenta l’enoturismo ecco che le Marche si dotano anche di una normativa sull’oleoturismo. “Quanto deliberato dalla giunta regionale lunedì scorso – spiegano da Coldiretti – darà la possibilità alle aziende agricole del settore di incontrare un segmento di mercato crescente nei numeri, composto da quanti amano visitare frantoi, tuffarsi nei gusti e nelle tradizioni”. Un trionfo del gusto e delle varietà per chi visiterà le Marche. Le attività oleoturistiche accompagneranno i visitatori nei luoghi di produzione e di coltura, alla scoperta degli attrezzi tra storia e innovazione tecnologica, proponendo abbinamenti, degustazioni, attività didattiche e ricreative coinvolgendo prodotti trasformati dalla stessa azienda agricola o comunque della tradizione marchigiana. E ci sarà davvero l’imbarazzo della scelta se pensiamo all’ineguagliabile ricchezza della biodiversità nella nostra regione. Tra Coroncina, Mignola, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia e Sargano di Fermo, tutte certificate come Sigilli di Campagna Amica, ci sono anche Ascolana Tenera, Carboncella, Orbetana, Rosciola dei Colli Esini, più le importanti e diffuse nei secoli Frantoio e Leccino. Nelle Marche si contano circa 9.600 ettari (oltre il 35% bio) di oliveti e sono presenti 160 frantoi. La media produttiva degli ultimi anni è di circa 3mila tonnellate con una qualità ottimale e due denominazioni certificate: il Cartoceto Dop e il Marche Igp. Un settore che vale circa 15,6 milioni di euro di produzione con un export da 1,5 milioni di euro (soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone). La legge prevede inoltre l’istituzione di un’adeguata formazione per il personale e un apposito albo regionale degli operatori.

 

CAMPANIA, GIOVANI: ZOCCOLI NUOVO DELEGATO PROVINCIALE

Comitato con 14 under 30, in provincia oltre 2 mila giovani imprenditori

La federazione provinciale di Coldiretti Salerno apre il ciclo delle assemblee in Campania per il rinnovo dei rappresentanti del movimento giovanile dell’organizzazione. L’assemblea dei giovani agricoltori salernitani ha scelto questa mattina, nella sala riunioni di Corno d’Oro, il nuovo organismo provinciale: un comitato composto da quattordici imprenditori under 30. È stato eletto all’unanimità come nuovo delegato di Coldiretti Giovani Impresa Salerno il ventiquattrenne Francesco Zoccoli, produttore di quarta gamma nella piana del Sele. A celebrare il passaggio di consegne la delegata uscente Ida Corrado e la delegata regionale Claudia Sorbo.

Compongono il comitato provinciale giovanile di Salerno: Antonio Lupo (Sala Consilina), Raffaele Orefice (Pontecagnano Faiano), Loderico Sodano (Capaccio), Antonio Russo (Roccadaspide), Carmela Goffredo (Oliveto Citra), Arsenio Lombardi (Campagna), Gerardo Vicidomini (Nocera Inferiore), Umberto Mandile (Sarno), Anna Esposito (Eboli), Federico Guzzo (Sapri), Andreina Vecchio (Eboli- Altavilla), Sabatino Tambasco (Vallo della Lucania) e Nicole Lamberti (Cava de’ Tirreni).

La provincia di Salerno si conferma leader dell’agricoltura regionale, producendo circa la metà del pil agricolo della Campania. Sulle circa 18 mila imprese agricole registrate alla Camera di Commercio di Salerno, quelle guidate dai giovani under 30 sono oltre duemila, a dimostrazione di una grande vivacità generazionale. A guidare i fatturati è la quarta gamma, con la produzione di insalate e della rucola IGP, insieme a tutto il comparto ortofrutticolo. Altro comparto strategico è la zootecnia, con la produzione di mozzarella di bufala, insieme con la produzione di latte vaccino e con allevamenti di specie autoctone da carne e da latte. Il Salernitano, infine, è territorio di eccellenza per l’olio extra vergine di oliva, per la castanicoltura e per i cereali.

L’assemblea è stata aperta dal saluto della segretaria provinciale di Coldiretti Giovani Impresa Salerno, Chiara Marino, e dal direttore provinciale Enzo Tropiano. Sono intervenuti il segretario regionale di Giovani Impresa, Nicola De Ieso, il capoarea economica di Coldiretti Campania, Roberto Mazzei. Ha concluso i lavori, augurando buon lavoro alle nuove leve dell’organizzazione, il presidente di Coldiretti Salerno, Vito Busillo.

 

PUGLIA, TURISMO: BARI NELLA TOP TEN CITTÀ PIÙ RICERCATE ALL’ESTERO

Ritorno a radici salva anche piccoli borghi

E’ Bari a posizionarsi all’ottavo posto della top ten nazionale delle città più ricercate all’estero, mentre cresce l’interesse per i parchi e la natura, ma anche per i piccoli borghi che rappresentano un patrimonio di tradizioni, cultura ed enogastronomia sempre più richiesti dai turisti stranieri. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base del report di Terranostra, associazione agrituristica e ambientale di Coldiretti, che ha rielaborato i principali dati del Ministero del Turismo relativi alle tendenze di ricerca dal mondo per i viaggi in Italia tra il 15/01 e il 15/02 2023.

In cima ai Paesi esteri spicca la Germania con il 16,4% delle ricerche, il Regno Unito con il 14,1%, la Francia con il 12,8%, gli Stati Uniti con l’11,9% delle ricerche, il 9,7% dalla Spagna, il 4,1% dalla Polonia, il 3,2% dai Paesi Bassi, il 2,4% dall’Austria, il 2,2% dalla Svizzera e dal Canada con l’1,9% delle ricerche.

Il turismo in Puglia impatta per 6,5 miliardi sui consumi finali, pari al 12,3% sui consumi totali – insiste Coldiretti Puglia – una ricchezza straordinaria a cui contribuisce il turismo esperienziale negli agriturismi, come dimostrato dalla quota percentuale di soddisfazione nel rapporto con il territorio. Ai primi posti di gradimento c’è l’offerta di olio di qualità all’85%, di prodotti agroalimentari all’83, paesaggi e colori per il 75%, l’ospitalità al 72% e l’offerta vitivinicola al 70%,

La Puglia – sottolinea la Coldiretti regionale – è fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con oltre 3,8 milioni di pernottamenti di turisti stranieri. Ma c’è anche il turismo delle radici che salva le bellezze e l’economia dei piccoli borghi, da dove è partita l’emigrazione, con la Puglia che si rivela una delle mete più gettonate per le campagne e gli agriturismi di straordinaria bellezza, ma anche per i borghi con il 33% tra i più belli d’Italia, dove si conservano – spiega Coldiretti Puglia – le antiche tradizioni enogastronomiche rurali, incrementano la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali, dove Dop, Igp e i 311 prodotti pugliesi riconosciuti tradizionali dal Mipaaf vengono coltivati, allevati e trasformati, in quelli che rappresentano veri e propri presidi presìdi della biodiversità.

Il 92% delle produzioni tipiche nasce nei piccoli borghi con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio dell’enogastronomia sostenibile e a km zero conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

I piccoli comuni in Puglia sono 87, tra i più belli d’Italia, di cui 42 in provincia di Lecce, 38 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Taranto e 2 in provincia di Bari, con l’80% delle Dop e Igp e della miriade di produzioni locali tradizionali – aggiunge Coldiretti Puglia – che vengono coltivate, allevate e trasformate in aree sotto i 5mila abitanti e riguardando specialità come la carota giallo – viola di Tiggiano, il barattiere, le lenticchie di Altamura, i lampascioni, i funghi cardoncelli, la Cipolla di Zapponeta, Fava di Zollino, Patata di Zapponeta, Pisello nano di Zollino, Pomodoro di Morciano, Fava di Carpino, Cacioricotta caprino orsarese, Lardo di Faeto, Prosciutto di Faeto, Calzone di Ischitella, l’Arancia del Gargano, il Limone Femminello del Gargano e la Patata novella di Galatina, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. 

“L’interesse dei turisti per i piccoli centri è importante – dichiara Filippo De Miccolis, presidente di Terranostra Puglia – anche per la ricerca del buon cibo che aiuta a salvare una parte consistente del patrimonio agroalimentare Made in Italy. Un terzo della spesa di turisti italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche, con il presidio degli agricoltori nelle masserie che rappresenta una presenza fondamentale per tramandare le tradizioni, trasmettere i saperi e difendere il valore storico, ambientale e culturale dei territori”.

 

VENETO, CLIMA: DOPO SFERZATE VENTO LA PIOGGIA BAGNA I CAMPI

Colture già in stress idrico, -40% di precipitazioni al nord

Dopo le sferzate di vento arriva la pioggia ancora insufficiente per la sete dei campi veneti. Coldiretti segnala che le colture cerealicole autunno vernine sono già in stress idrico: l’ingiallimento fogliare è tipico di una siccità prolungata – dicono i tecnici regionali – che condiziona i lavori di semina e la programmazione agronomica delle aziende agricole del territorio mettendo a rischio la produzione agroalimentare regionale.

A livello nazionale sono circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo Tavolo sull’acqua a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ad essere assediate dalla siccità sono soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana – spiega Coldiretti – dove nasce quasi 1/3 del Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. A rischio è l’ambiente, l’economia, l’occupazione e la stessa sovranità alimentare in una situazione già difficile per gli effetti della guerra in Ucraina

Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8muila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

In una situazione in cui lo scorso anno secondo la Coldiretti sono caduti circa 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno lungo la Penisola, il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate, secondo l’ultima rilevazione della Coldiretti. Lo stato di magra del più grande fiume italiano – sostiene Coldiretti – è rappresentativo delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 36% del lago di Garda al 39% di quello Maggiore fino al 19% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.

Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura.”

 

PIEMONTE, SICCITÀ: PERSO 89% DI ACQUA PIOVANA SERVE PIANO INVASI

Nel 2022 -60% di pioggia, serve gestione oculata dei bacini idrici esistenti

Sono circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo Tavolo sull’acqua a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ad essere assediate dalla siccità sono soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.

In Piemonte, se nel 2022 si è registrato il 60% di pioggia in meno rispetto alla media, il 2023 non si presenta meglio e già si segnalano criticità in diverse aree. La mancanza di pioggia tra dicembre 2022 e gennaio 2023 non ha permesso di recuperare il deficit precedente tanto che il Lago Maggiore ha una percentuale di riempimento del 19% ed il fiume Po è a secco.

“Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare – fanno notare Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. A rischio è l’ambiente, l’economia, l’occupazione e la stessa sovranità alimentare in una situazione già difficile per gli effetti della guerra in Ucraina. Con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana, Coldiretti, a livello nazionale, ha elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura. A livello piemontese, invece, è necessario, per la campagna agricola che sta per avviarsi e che vede già un forte deficit idrico, gestire le riserve d’acqua in modo oculato, con responsabilità da parte di tutti i gestori dei bacini, dando priorità a garantire l’acqua potabile, quella per l’agricoltura e, in subordine, quella per la produzione di energia idroelettrica.

 

PADOVA, STAGIONALI: NEI CAMPI SERVONO ALMENO MILLE LAVORATORI

Con la ripresa delle attività in campagna, nella nostra provincia servono almeno mille lavoratori stagionali da impiegare nei diversi ambiti, dagli orti ai vigneti. Una richiesta di manodopera che si accompagna alla necessità di semplificare la burocratica per le aziende agricole alle prese, anche quest’anno, con costi in aumento per le materie prime e per gli effetti della siccità che richiede un maggiore ricorso all’irrigazione e a pratiche agronomiche in grado di salvare i raccolti. A questo si aggiunge la necessità di garantire l’adeguata sicurezza per tutti i lavoratori delle imprese agricole attraverso ulteriori investimenti.

Sono i temi trattati nel corso dell’affollato incontro organizzato da Coldiretti Padova a Due Carrare per fare al punto sulla manodopera in agricoltura, sul nuovo sistema di prestazioni occasionali, sugli interventi per la sicurezza e sulle prospettive della nuova politica agricola comunitaria per le aziende che intendono investire in innovazione e competitività. Particolarmente sentiti gli aspetti occupazionali e le ripercussioni che la gestione della manodopera ha sulle imprese agricole, argomento trattato da Romano Magrini, responsabile della Confederazione nazionale Coldiretti per le relazioni sindacali, il lavoro, l’immigrazione e la sicurezza.

L’esperto ha fatto il punto sulla normativa per il reclutamento di lavoratori stagionali e del nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto dal governo qualche mese fa. Una nuova disciplina che sostituisce i vecchi voucher introducendo un importante snellimento degli adempimenti e dei costi per l’impresa, garantendo la tutela dei diritti dei lavoratori nel pieno rispetto della disciplina della contrattazione collettiva di settore. La semplificazione burocratica permette di salvare i raccolti e garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per l’agricoltura. Potranno accedere al lavoro occasionale, ha spiegato Magrini, pensionati, studenti, disoccupati, percettori di Naspi, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno. Sarà a tutti gli effetti un rapporto di lavoro subordinato con l’unico limite determinato dalla durata della prestazione che non potrà superare, per singolo occupato, le 45 giornate di lavoro effettivo all’anno. Il salario sarà esente da imposizione fiscale, cumulabile con qualsiasi tipologia di trattamento pensionistico. Al lavoratore saranno inoltre garantite le stesse tutele (contrattuali, previdenziali, assistenziali, ecc.) previste per gli occupati a tempo determinato.

Magrini ha anche posto l’accento sulla legalità e sulla dignità nel lavoro nei campi, invitando gli imprenditori a fare sempre attenzione a chi si propone come intermediario per la fornitura di manodopera per non lasciare spazio a chi punta allo sfruttamento e a facili guadagni.

“In campagna c’è bisogno di braccia e di forza lavoro, ma non è così semplice trovarla. – ricorda Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – L’assenza di un sistema agile si è fatta sentire negli ultimi anni, con difficoltà da parte delle aziende agricole nel reperire la manodopera stagionale. Negli ultimi anni sono almeno un migliaio i lavoratori stagionali che mancano all’appello proprio per la mancanza di strumenti adeguati. Ora questo provvedimento riconosce le specificità del settore agricolo con la necessità di rispettare i cicli stagionali della produzione di fronte ai cambiamenti climatici per non perdere i raccolti rimediando alla carenza di manodopera resa più evidente dall’emergenza Covid che ha ostacolato gli ingressi alle frontiere dei lavoratori stranieri che rappresentano una componente importante per le attività agricole. Il Governo ha accolto le nostre sollecitazioni attraverso uno strumento flessibile, semplice ed economico per regolare i rapporti di lavoro occasionali”. All’incontro è intervenuto anche il sindaco di Due Carrare Davide Moro, sottolineando come l’agricoltura sia da sempre il perno dell’economia del territorio grazie alla presenza di numerose aziende impegnate in diversi settori produttivi, una risorsa da sostenere adeguatamente.

 

VERONA, SERVONO 4500 LAVORATORI EXTRA UE

Al via il nuovo sistema salva raccolta dopo i voucher

L’agricoltura veronese ha bisogno nel 2023 di almeno 4.500 lavoratori extracomunitari da impiegare nelle campagne. Lo stima Coldiretti Verona in relazione alle quote di ingresso del Decreto Flussi, per ottenere le quali le aziende agricole richiedenti dovranno effettuare un click day il prossimo 27 marzo. Il tema della difficoltà di reperimento della manodopera in agricoltura ha fatto da filo conduttore all’incontro “Lavoro in agricoltura: novità 2023” organizzato dalla Coldiretti scaligera nella sala convegni di Verona Mercato al quale hanno partecipato oltre 200 aziende agricole socie.

Il relatore, Romano Magrini, responsabile nazionale del lavoro e delle relazioni sindacali di Coldiretti, ha evidenziato: “L’ingresso dei flussi è solo una delle possibili risposte, ma serve anche rendere più rispondente agli effettivi bisogni delle aziende il meccanismo delle quote, rendere appetibile il lavoro in agricoltura ai giovani, effettuare percorsi di formazione per qualificazione o riqualificazione professionale, anche direttamente nei paesi di provenienza della manodopera mediante collaborazioni con il Ministero degli Esteri, migliorare sempre di più i canali già disponibili per l’incontro tra domanda e offerta, anche mediante app per il cellulare”. “La difficoltà di reperimento – ha aggiunto Magrini – non può in nessun caso giustificare il ricorso a contratti d’appalto con soggetti che non paghino correttamente i propri lavoratori”.

L’incontro è stata altresì l’occasione per illustrare la novità contrattuale che sostituisce i vecchi voucher. “Si tratta del nuovo sistema di prestazioni occasionali che semplifica la burocrazia, dà un supporto alla raccolta delle produzioni agricole veronesi e garantisce nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese – afferma il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini nel ricordare che “il nuovo sistema è stato introdotto nella Manovra dal Governo e sostenuto da Coldiretti”.

La nuova disciplina delle prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato in agricoltura porta un importante snellimento degli adempimenti e dei costi per l’impresa garantendo la tutela dei diritti dei lavoratori nel pieno rispetto della disciplina della contrattazione collettiva di settore.

“Potranno accedervi – ha spiegato Magrini – pensionati, studenti, disoccupati, percettori di Naspi, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno.  Sarà a tutti gli effetti un rapporto di lavoro subordinato agricolo con l’unico limite determinato dalla durata della prestazione che non potrà superare, per singolo occupato, le 45 giornate di lavoro effettivo all’anno. Il salario sarà esente da imposizione fiscale, cumulabile con qualsiasi tipologia di trattamento pensionistico. Al lavoratore saranno inoltre garantite le stesse tutele (contrattuali, previdenziali, assistenziali, ecc.) previste per gli occupati a tempo determinato. Anche l’azienda ne ha un beneficio, in quanto la contribuzione per queste giornate gode di uno sconto del 68% rispetto ai normali contributi Inps”.

Lo scorso anno in agricoltura – precisa la Coldiretti – hanno trovato opportunità di lavoro dipendente oltre 1 milione di persone, di cui quasi uno su tre (32%) ha meno di 35 anni. 

 

TORINO, SERVE L’ACQUA DEI BACINI IDROELETTRICI

Subito accordo con i gestori per soccorrere l’agricoltura

L’acqua raccolta dalle dighe idroelettriche deve servire anche al soccorso dell’agricoltura altrimenti la prossima estate si rischia il disastro. Per questo, Coldiretti Torino chiede che venga esteso a tutte le società di produzione idroelettrica che operano nelle vallate torinesi l’accordo tra IREN e Coldiretti Torino che, nell’estate 2022 ha permesso di soccorrere i consorzi irrigui concedendo acqua dalla diga di Ceresole.

«L’annata agraria è ormai alle porte – osserva con amarezza il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – La neve caduta in questi giorni non sarà sufficiente a risolvere la carenza idrica. Tutti gli indicatori suggeriscono che sarà un 2023 all’insegna mancanza d’acqua, eppure continuano a rimanere inascoltate le nostre richieste che sono dettata solo dal buonsenso».

Il settore idroelettrico è considerato il “terzo soggetto” nella scala di priorità dell’uso delle acque: al primo posto c’è l’idropotabile e al secondo c’è l’irrigazione agricola. Eppure, le concessioni nate anche un secolo fa seguono logiche oggi improponibili garantendo ai gestori idroelettrici un uso monopolistico dell’acqua, risorsa che viene spesso utilizzata a ciclo chiuso con scarsissimo rilascio. Nel 2022 il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge sulle concessioni idroelettriche. Una partita che vale 200 milioni di euro e che dà l’occasione alla Regione di attuare un vero uso plurimo delle acque e di disporre di risorse per interventi contro la siccità.

«Una concezione antiquata dell’uso della risorsa idrica che garantisce un’esclusività a un settore che se è stato cruciale per lo sviluppo industriale di Torino e delle nostre valli quando di acqua ce n’era per tutti, oggi dovrebbe venire incontro alle esigenze collettive con la cessione di piccole quantità in caso di emergenza».

«L’estate scorsa, la Regione aveva iniziato un’interlocuzione con i gestori idroelettrici ma poi non ha voluto proseguire. Non si può continuare a parlare di crisi idrica e non fare nulla per affrontarla. È venuto il momento di prendere in mano la situazione con un approccio non ideologico e non protezionistico ma squisitamente operativo».

Coldiretti Torino ricorda che manca ancora una progettazione di area vasta per fare fronte alla crisi climatica attraverso investimenti in piccoli invasi a servizio della rete irrigua, l’utilizzo agricolo delle acque depurate, l’ottimizzazione dell’attingimento da pozzi.

«Dobbiamo partire subito. Le progettazioni e gli iter autorizzativi sono lunghi. Nel frattempo, però, la Regione deve raggiungere un accordo con i gestori idroelettrici per scongiurare la catastrofe. Un accordo per permettere all’agricoltura di continuare a produrre cibo anche in questa era di crisi climatica».

Nelle vallate torinesi sono presenti una decina di invasi a scopo idroelettrico, alcuni di grandi dimensioni. Si tratta dei bacini di Pourrierers e Perosa in val Chisone; del bacino di Rochemolles (già utilizzato dall’acquedotto di valle della valle di Susa) e Moncenisio-Venaus; dei bacini Malciaussia, Lago della Rossa e Lago dietro la Torre in valle di Viù; dei bacini di Ceresole Reale-Serrù e di Teleccio in valle Orco; il bacino Gurzia o Vistrorio in val Chiusella.

In Italia sono circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia. Proprio oggi parte a Roma il primo Tavolo sull’acqua a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

 

RIMINI, QUASI IL 100% DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DICE NO AL CIBO SINTETICO

La provincia di Rimini dice no al cibo sintetico. Ad oggi, il 74% delle amministrazioni comunali, ha infatti deliberato la sua contrarietà alla commercializzazione in Italia.

Un risultato notevole – spiegano il Presidente Coldiretti Rimini Guido Cardelli Masini Palazzi e il Direttore Alessandro Corsini – che segna un punto importante in questa battaglia a favore del made in Italy e della sovranità alimentare. La forte presa di posizione di Coldiretti sta dando i suoi frutti.

Il cibo sintetico è un ragionamento – spiega Cardelli Masini Palazzi – che va oltre ogni logica naturale. Si tratta di ricchezze, di lobby che imperversano a Bruxelles e di un` Europa ostaggio delle multinazionali. Lo si evince dal via libera alle etichette allarmistiche sul vino, dagli attacchi alla zootecnia e, ultimo in ordine di tempo, dall’allarme degli insetti a tavola.

E’ un attacco mirato a distruggere un’intera economia reale – evidenzia il Direttore Corsini  –  che ricorda per quanto riguarda la carne da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.

Ma non c’è solo la bistecca in provetta – precisa Corsini – infatti la società Remilk vuole poi aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato in laboratorio senza mucche, in Germania si lavora a bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Usa si stanno buttando anche sul sushi in provetta.

Chi controllerà il cibo controllerà la libertà dei popoli e le democrazie dei paesi – evidenzia il Vice Direttore di Coldiretti Rimini Giorgio Ricci – in Italia esistono allevatori sottoposti a rigidi controlli sul benessere animale e sui prodotti utilizzati nelle diverse coltivazioni e quindi è evidente che l’agricoltura non è il problema per l’ambiente come vogliono far credere per sponsorizzare il cibo sintetico, il quale, ottenuto in laboratorio attraverso cellule staminali riprodotte in vitro (come nel caso della carne) o proteine vegetali (vedi il pesce sintetico vegetale) rappresenterebbe un durissimo colpo all’intero comparto agricolo alimentare del nostro paese.

Per Coldiretti – conclude il Presidente Cardelli Masini palazzi – alla base della sovranità alimentare vi è l’educazione alimentare fatta di qualità ed eccellenze del Territorio che vanno tutelate.

 

PISA, E’ STATO AMIANTO A CAUSARE TUMORE AL COLON DI 72ENNE OPERAIO IN PENSIONE

E’ stata l’esposizione all’amianto a causare il tumore al colon di un 72enne operaio in pensione che vinto una lunga battaglia con l’Inail iniziata nel 2018. L’uomo aveva lavorato fino al 2011, prima come manovale, poi come saldatore tubista. A renderlo noto è Epaca Pisa, l’ente di Patrocinio e Assistenza per i Cittadini e l’Agricoltura i Coldiretti che aveva presentato il 31 maggio del 2018 per conto del 72enne lucchese la richiesta di malattia professionale per tumore al colon retto determinato da esposizione all’amianto. Il patrocinato è stato assistito dal punto di vista legale dallo studio dell’avvocato Claudia Bacci. Alla pratica, rigettata in prima istanza dall’Inail, era stata presentata opposizione amministrativa e la conseguente causa civile depositata nel marzo 2020. La sentenza pronunciata dal Tribunale di Lucca lo scorso 24 febbraio 2023 ha dato ragione al 72enne lucchese a cui è stata riconosciuto l’indennizzo per malattia professionale da esposizione ad amianto conseguenze all’attività lavorativa. Una decisione che andrà a formare la cosiddetta giurisprudenza in materia e che potrà servire ad altre persone in casi analoghi.

Restando sul fronte malattie professionali sono in aumento le denunce in Toscana. Nei primi undici mesi del 2022 il numero di richieste è schizzato del 12,3%, il 23% in più se prendiamo come riferimento il solo mese di novembre secondo i dati Inail. Dal rapporto si rileva che gli uomini sono più colpiti (6.015) delle donne (2.451) e che le malattie più diffuse, tutte in forte crescita rispetto all’anno precedente, si confermano come nel 2021, quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, seguite da quelle del sistema nervoso e dell’orecchio. 

 

CUNEO, CINGHIALI: URGENTE L’INSEDIAMENTO DEI NUOVI COMITATI DI GESTIONE ATC E CA

Scaduta ieri, 28 febbraio 2023, la proroga di due mesi dei Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e dei Comprensori Alpini (CA) dopo la fine del mandato a dicembre 2022, Coldiretti Cuneo chiede l’urgente insediamento dei nuovi organi, formalizzando le nomine appena concluse in applicazione e nel rispetto dei criteri di incompatibilità introdotti nel 2018.

“I nuovi Comitati di Gestione – dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – raccoglieranno necessariamente la pesante eredità dell’anno passato contrassegnato dalla diffusione della Peste dei cinghiali e dal numero assolutamente insufficiente degli abbattimenti, appena 25.000 in Piemonte, cifra inconsistente se paragonata a stagioni precedenti come il 2020/2021 in cui erano stati 25.408 quando, però, non era ancora scoppiata la PSA, mentre l’obiettivo era di raggiungere quota 50.000 già nel 2022”.

“Serve un radicale cambio di passo – evidenzia il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – con l’insediamento immediato dei nuovi organi perché qualsiasi ritardo sarebbe un grave atto di irresponsabilità da parte dell’intera Giunta regionale nei confronti del comparto e della filiera suinicola cuneese e nazionale”.

Il rischio sempre più concreto è che la PSA, veicolata dalla proliferazione incontrollata dei cinghiali, arrivi anche in Provincia di Cuneo con conseguenze disastrose per gli allevamenti suinicoli e le filiere del Prosciutto di Parma e del San Daniele. Infatti, la filiera suinicola cuneese – ricorda Coldiretti Cuneo – con le sue 800 aziende conta quasi 900.000 capi destinati soprattutto ai circuiti tutelati delle principali DOP italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale.

 

VICENZA, AZIENDE AGRICOLE IN GINOCCHIO PER LA SICCITÀ

Occorre un Piano invasi per porre fine alla continua perdita di risorse

La siccità imperversa nel Vicentino, così come nel resto d’Italia, per effetto della caduta del 40% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo Tavolo sull’acqua a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Ad essere assediate dalla siccità sono soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana – spiega Coldiretti – dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. A rischio è l’ambiente, l’economia, l’occupazione e la stessa sovranità alimentare in una situazione già difficile per gli effetti della guerra in Ucraina”.

Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8muila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

In una situazione in cui lo scorso anno secondo la Coldiretti sono caduti circa 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno lungo la Penisola, il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate, secondo l’ultima rilevazione della Coldiretti. “Lo stato di magra del più grande fiume italiano – sostiene Coldiretti – è rappresentativo delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 36% del lago di Garda al 39% di quello Maggiore fino al 19% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico”.

Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura.”

 

CREMONA, SICCITÀ, IMPRESE AGRICOLE IN SOFFERENZA E PREOCCUPAZIONE

Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità, che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo Tavolo sull’acqua a Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ad essere assediate dalla siccità sono soprattutto le aree del Centro Nord, con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana – spiega Coldiretti – dove nascono quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento, che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. A rischio sono l’ambiente, l’economia, l’occupazione e la stessa sovranità alimentare in una situazione già difficile per gli effetti della guerra in Ucraina.

In una condizione in cui lo scorso anno secondo la Coldiretti sono caduti circa 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno lungo la Penisola, il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate, secondo l’ultima rilevazione della Coldiretti.

Le precipitazioni annunciate per i giorni scorsi purtroppo nel territorio cremonese non si sono presentate. Nelle campagne si teme il ripetersi di un’annata come la scorsa, nella quale la siccità ha causato danni gravissimi – evidenzia Coldiretti Cremona -. Lo stato di magra del nostro grande fiume, il  più grande fiume italiano, è purtroppo rappresentativo delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione, con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 36% del lago di Garda al 39% di quello Maggiore fino al 19% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.

Dalla disponibilità idrica – sottolinea Coldiretti – dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Grana Padano e Parmigiano Reggiano e i salumi più prestigiosi. Per quanto riguarda il riso, le previsioni di semina prevedono un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

 Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua – rimarca Coldiretti Cremona – ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali sono a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare”.

Con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana, Coldiretti a livello nazionale ha elaborato con Anbi il progetto laghetti, per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura.

 

VICENZA, L’AUMENTO DEI COSTI ENERGETICI PROVOCA IL CALO DELL’1,8% DEL PIL

Costi di produzione e clima pesano sui bilanci delle nostre imprese

In controtendenza rispetto all’andamento generale nel 2022 cala dell’1,8% su base annua il valore aggiunto dell’agricoltura, per effetto dell’aumento dei costi energetici e dell’impatto dei cambiamenti climatici, tra maltempo e siccità. È quanto afferma Coldiretti in riferimento ai dati Istat che stima complessivamente per l’economia italiana un aumento del Pil del 3,7% in volume nel 2022.

“A pesare – sottolinea Coldiretti Vicenza – è stato il taglio dei raccolti in molti settori per effetto del clima anomalo e l’aumento dei costi di produzione si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina, che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici”.

Il risultato è che sono calate le imprese in agricoltura nel 2022 con un saldo negativo di -3363 realtà proprio per effetto del mix micidiale dell’aumento dei costi e del cambiamento climatico che ha decimato i raccolti, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Movimprese elaborati da Unioncamere.

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa. Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Prandini – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.

 

Appuntamenti

 

SARDEGNA, BAMBINI A LEZIONE DI BUON CIBO NELLA GIORNATA MONDIALE DELL’OBESITÀ

Bambini a lezione di buon cibo e di stagionalità, per prevenire l’obesità. Domani a Sestu verrà celebrata la World Obesity Day, una giornata di educazione alimentare rivolta alle scuole dal titolo “Mangiare meglio per crescere bene”. Alle ore 9 nella sala consigliare del Municipio, con l’organizzazione del Comune in collaborazione con l’Arnas Brotzu, Coldiretti Sardegna e il Mercato Ortofrutticolo, per tutta la mattina ci saranno delle attività e laboratori che vedranno la partecipazione degli alunni delle scuole secondaria di primo grado e primaria, destinatari del messaggio che uno stile alimentare sano aiuta a ridurre il rischio di obesità e previene anche l’insorgere di altre malattie. Apriranno l’evento alle 9 la sindaca Paola Secci e il dottor Giovanni Fantola. A seguire il laboratorio a cura delle imprenditrici agricole di Coldiretti Donna Impresa Sardegna guidate dalla responsabile regionale Elisabetta Secci che verterà sull’importanza della stagionalità dei prodotti agricoli. Si passerà poi alla pratica con i piccoli che faranno una merenda rigorosamente di stagione. Spazio poi agli interventi di educazione alimentare a cura del dottor Stefano Pintus e della dottoressa Martina Pusceddu e infine si chiuderà la mattinata con la proiezione di un video didattico a cura di Coldiretti Donne Impresa.

“L’educazione alimentare, l’attenzione al buon cibo e alla stagionalità come prevenzione dell’obesità fin da piccoli, è uno dei temi cari di Coldiretti Donne Impresa – spiega Elisabetta Secci –. Ogni anno Coldiretti incontra oltre mezzo milione di bambini a livello nazionale, dei quali oltre 20 mila in Sardegna”.

Si stima che in Italia il 42% dei bambini tra i 5 e i 9 anni è obeso o in sovrappeso – secondo una analisi della Coldiretti sul Rapporto 2022 dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – con un risultato che è il peggiore dell’Unione Europea, dove la media è del 29,5%, e un impatto potenzialmente devastante sulla salute delle giovani generazioni.

   

PIACENZA, CAMPAGNA AMICA PROTAGONISTA A BUON VIVERE

Dal focus sulla sicurezza alimentare ai laboratori per bambini

Coldiretti Piacenza sarà grande protagonista questo fine settimana a Piacenza Expo, in occasione dell’apertura di Buon Vivere, la 15esima Mostra mercato di enogastronomia, che si svolge in contemporanea con Apimell e Seminat da venerdì 3 a domenica 5 marzo.

“Piazza Coldiretti” nel Padiglione 2 sarà teatro da venerdì a domenica di molti eventi, quali convegni, laboratori, show cooking e degustazioni tutti dedicati al buon cibo di qualità, in stretta collaborazione con gli esperti del settore e le aziende della rete di Campagna Amica.

Nella mattinata d’avvio dell’appuntamento fieristico, Coldiretti Piacenza organizza  un interessante approfondimento grazie all’intervento di Dennis Calanca, referente delle Politiche Economiche, Sviluppo Filiere e Sicurezza Alimentare di Coldiretti Emilia Romagna, che parlerà dell’etichettatura nutrizionale, illustrando in merito la posizione di Coldiretti, da anni impegnata nella battaglia per la trasparenza dell’origine al consumatore, ma anche le novità introdotte dal primo gennaio 2023 con l’obbligo dell’etichetta ambientale.

Nel corso della giornata di venerdì sono previsti inoltre i coordinamenti di Coldiretti Donne Impresa e di Coldiretti Giovani Impresa con gli interventi della responsabile Francesca Bertoli Merelli e del delegato Davide Minardi.  Interverranno inoltre il delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Andrea Degli Esposti e il segretario Sergio Tardani, che venerdì alle 14 parlerà della rete di Campagna Amica.

Tutto il finesettimana sarà inoltre arricchito da eventi a cura delle aziende di Campagna Amica presenti in piazza Coldiretti, con degustazioni.

Nello specifico, parteciperanno la società agricola Podere Paganini con vini e miele, Green Dog Brewery con le agri-birre, la società agricola La Pagliara che propone farine e vini, l’azienda agricola di montagna di Francesco Chinosi con patate, patatine fritte, farine e prodotti da forno, ma anche i gelati di Campagna Amica a cura di Mil Sabores e i tartufi toscani dell’azienda Agricola Simone Mori “Lunigiana Tartufo”.

Di particolare rilievo l’iniziativa organizzata alle 16 di sabato insieme all’associazione degli apicoltori piacentini Apap, con l’assaggiatore Marco Valentini che guiderà la degustazione di miele abbinata al gelato, al vino e ai formaggi della Latteria Sociale Stallone, Molino Fuoco e Cascina Bordonazza.

Appuntamento anche per i più piccoli, grazie alla presenza dei laboratori di MasterKids Italia nelle mattinate di sabato e domenica dalle 10 alle 12, con i piccoli cuochi che si cimenteranno nella preparazione dei pisarei e fasò e delle tagliatelle sabato e nei maltagliati agli aromi e gnocchetti rossi domenica.

Per informazioni e per prenotare la partecipazione del proprio bambino agli eventi è necessario contattare il 335-5330455.

A Buon Vivere proseguirà infine la raccolta firme della petizione per promuovere la legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione in Italia del cibo sintetico. Si tratta di un’iniziativa con la quale Coldiretti vuole fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del buon cibo Made in Italy, che già si trova a far fronte ai cambiamenti climatici con la siccità e ai rincari continui.