Lo scorso Marzo la Seminis- costola tedesca della Monsanto– aveva registrato alcune varietà, tra cui broccoli- derivate da incrocio genetico tradizionale di varietà tradizionali. Sollevando un forte dibattito anche a livello di Parlamento Europeo: si può accordare una proprietà intellettuale a ritrovati che di fatto appartengono alla collettività rurale che li ha tramandati?
Alcuni osservatori pretendono che tale prassi di registrazione sia in contrasato con le norme dell’European Patent Office. In teoria, la European Patent Convention (EPC) esclude dal 2010 la possibilità di brevettare metodi di selezione convenzionale. Ma non i “risultati” tecnologici. Ed è a questo cavillo che si sono aggrappati i grandi gruppi sementieri, spingendo per fare approvare nel corso del 2013 tutta una serie di nuove varietà vegetali (una dozzina) di interesse agricolo, tra cui cetrioli, meloni, broccoli, cipolle, lattuga. Già oggi i grandi gruppi sementieri detengono la proprietà intellettuale di oltre il 50% di alcune varietà commerciali (pomodoro, cavolfiore, peperoni).

La Germania
Ma la Germania, al centro di questa “battaglia”, ha preso posizione tramite i suoi organi politici. Il Parlamento tedesco infatti non intende piu’ concedere alcun diritto di proprieta’ su animali e piante riprodotti secondo il metodo convenzionale. Con grande soddisfazione del Ministero della ‘Agricoltura, Ignes Aigner, delle associazioni degli agricoltori (tra cui la Associazione degli orticoltori tedeschi (Bdp) e in genere, di larga parte della società civile, contraria per ragioni etiche ad una così massiccia appropriazione genetica.
Situazione Europea
Nei mesi scorsi (lo scorso 5 maggio) inoltre in Europa è stata pubblicata la bozza sulla normativa comunitaria circa il Materiale Riproduttivo Vegetale. Tale Regolamento –che è stato proposto per esigenze di semplificazione normativa e va a sostituire un gran numero di direttive specifiche che negli anni si sono accumulate in assenza di un disegno chiaro- ha però una visione di vantaggio per le grandi industrie sementiere. Diventa illegale riprodurre o commerciare ogni seme o albero non approvato e testato dalla Agenzia Europea per la Diversità Vegetale. La quale è tenuta a compilare un apposito catalogo, con una tassa annuale pagata all’Agenzia per il mantenimento sulla lista delle varietà (pena divieto utilizzo varietà). Il nuovo regolamento dovrebbe così impedire agli agricoltori di usare o vendere i semi di proprietà, in assenza di royalty pagata alle multinazionali.

Sebbene la bozza sia stata migliorata (in principio, non si poteva nemmeno scambiare gratis i propri semi con quelli del vicino, per fare un esempio), rimangono molti elementi critici. Certo oggi le imprese sotto i 10 dipendenti possono derogare dalla norma. Ma troppe restrizioni sono ancora presenti, sebbene la norma debba essere poi valutata dal Parlamento Europeo.
In base alla Direttiva 2009/145, poi dovrebbe essere previsto un accesso rapido e senza costi per le varietà cosiddette "tradizionali", recepita in Itaila dal D. lgs 267 del 2010.
Intanto l’Ufficio Europeo dei Brevetti (Ueb) continua a rilasciare diritti su animali (1000) e piante (2000), anche se sviluppati in modo tradizionale, ovvero senza innovazioni tecnologiche. Ma la mossa tedesca rischia di cambiare dal basso le regole del gioco: infatti nello UEB siedono i rappresentanti (espressi nel Consiglio di Amministrazione) degli Stati Membri. Più sensibili alle opinioni dei cittadini e alle rispettive richieste.
Il segnale forte che sta arrivando negli ultimi 2 anni sulla sicurezza alimentare e sulla sovranità alimentare è che gli Stati si stanno ribellando alla delega in bianco a poteri “euro burocratici”, per fare sentire forte la propria voce. In ambiti diversi, come la sicurezza alimentare, sta succedendo su dossier come aspartame o Bisfenolo A, ma anche con gli OGM. Settori in cui le autorità nazionali in via crescente intendono esercitare la propria sovranità, in modo chiaro davanti ai propri cittadini, prendendosi responsabilità precise e orientando le scelte degli anni a venire.