ARTICOLO | Archivio

Succo di arancia, ora verificare l’origine italiana

12 Settembre 2012
Succo di arancia, ora verificare l’origine italiana

Se l’aumento della frutta contenuta nella bibite “aranciata” è sicuramente una buona notizia, come già commentato positivamente, bisogna però mantenere alta l’attenzione,  e vigilare perché l’aumento da 12 al 20% di succo non significhi una pari e proporzionale aumento delle importazioni dal Brasile, dove è ammesso il carbendazim, un pesticida vietato in Europa. E semmai promuovere accordi con l’industria per garantire l’origine italiana delle arance, come già alcuni marchi fanno.

                         

Molti ricorderanno che a gennaio la Food and Drug Administration negli Stati Uniti aveva respinto diversi lotti di succo di arancia concentrato dal Brasile. Motivo: la presenza di carbendazim, un antifungino. Esistendo soglie tecniche diverse tra USA ed Europa, ora il succo di arancia rigettato dalle autorità USA potrebbe finire sulle tavole europee.

Ma recuperiamo il quadro complessivo della vicenda.

 A gennaio 2011, la FDA (in seguito ad una valutazione del rischio congiunta con l’Environmental Protection Agency, EPA) aveva notificato la presenza di alcuni lotti (11) di succo di arancia contaminati con carbendazim, un antifungino illegale in USA, utilizzato sulla pianta. Precisando che non avrebbe preso azioni sul succo già presente sul mercato, in ragione di rischi per la salute umana non immediati, si riservava comunque di impedire l’ingresso di nuovi lotti sul mercato, qualora provati positivi alla sostanza.

Ma in Europa il carbendazim è ammesso come residuo a livelli diversi da quegli USA, percui potremmo trovare nei nostri supermercati succo proibito negli USA. In particolare il succo brasiliano, concentrato, è quello più contaminato da carbendazim (rispetto al succo normale), ed è proprio quello che viaggia nei tratti intercontinentali (per esigenze di comodità e spazio). Sebbene l’impiego del fungicida sia vietato negli Stati Uniti, l’Environmental Protection Agency ha dichiarato che in concentrazioni al di sotto delle 80 parti per miliardo (ppb) non è pericoloso per la salute umana. Nonostante ciò l’ente dichiara che non sono ammesse concentrazioni oltre i 10 ppb. I produttori brasiliani della Brasilian Citrus Exporters Association chiedevano di aumentare il livello di tolleranza a 60 ppb e nello specifico, di distinguere tra succo concentrato che contiene concentrazioni maggiori del fitofarmaco e succo al 100%. A questo punto è probabile che dal Brasile (primo produttore al mondo di succo d’arancia) verrà esportato negli Stati Uniti solo succo non concentrato, che in genere rientra nei parametri, mentre ci sarà uno stop per quello da diluire. Diversi marchi statunitensi hanno già dichiarato di essere alla ricerca di nuovi produttori mentre è probabile un incremento dell’export brasiliano di succo concentrato verso l’Europa, che già oggi è il primo acquirente.

                                     

L’Unione Europea consente l’uso  di carbendazim solo per cereali, colza, barbabietola (da zucchero e da foraggio) e mais, ma vieta i trattamenti aerei e l’uso domestico. La concentrazione limite nei prodotti ammessa dall’UE è di 100 ppb (10 volte oltre quello USA).

Il rally della materia prima sul mercato globale ha visto nel 2012 un aumento del 24% in valore. Nello stesso tempo, la produzione brasiliana, da cui dipende il consumo globale, sembra almeno in parte fuorigioco proprio per i problemi di food safety, e la dipendenza senza ulteriori attori dell’offerta contribuisce a tenere elevato il prezzo. Ma anche problemi di food security, in ragione della capacità di soddisfare le aumentate richieste alimentari di consumatori di altri continenti. Circa poi la domanda gloabale in aumento, va tenuto conto che cinesi e indiani cominciano ad adottare sempre più modelli alimentari occidentali, tra cui la classica colazione con succo di arancia. Si stima che se la classe media della popolazione cinese ed indiana cominciasse ad aumentare i consumi di succo di arancia, oggi per lo più proveniente dal Brasile (30% produzione mondiale, di cui l’80% viene esportato), vi sarebbe una penuria a livello mondiale, sebbene la Cina abbia aumentato consistentemente la produzione e coltivazione di arance e oggi copre un 4% della produzione globale.  L’Italia copre la stessa percentuale di quantitativo prodotto sul mercato globale (4%).

Link

Carbendazim nelle arance brasiliane: dagli Usa stop alle importazioni, e in Europa?