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Salgono a nove i prodotti Dop e Igp cinesi

20 Novembre 2012
Salgono a nove i prodotti Dop e Igp cinesi

Con l’iscrizione del Pinggu Da Tao DOP, una varietà di pesca coltivata nelle montagne Yanshan in Cina,  salgono a  nove i prodotti cinesi iscritti nel registro europeo, che annovera 1.094 prodotti DOP e IGP (di cui 245 italiani)  e 38 STG (2 italiani), ed un decimo si aggiungerà tra non molto, il “Dongshan Bai Lu Sun”, un tipo di asparago, per il quale è stata presentata la domanda di registrazione.

I prodotti cinesi iscritti sono:

1.            Jinxiang Da Suan IGP (aglio);

2.            Guanxi Mi You DOP (tipo di agrume);

3.            Lixian Ma Shan Yao IGP (tubero detto igname);

4.            Longjing cha DOP (thé);

5.            Shaanxi ping guo DOP (mela);

6.            Longkou Fen Si IGP (vermicelli);

7.            Zhenjiang Xiang Cu (aceto);

8.            Yancheng Long Xia (gambero);

9.            Pinggu Da Tao (pesca).

Sebbene possa sembrare strano agli occhi di un consumatore europeo trovare il logo rossoblù della DOP o gialloblu della IGP su un prodotto non europeo, si tratta di una possibilità prevista dal regolamento n. 510 del 2006, su richiesta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), a condizione che siano rispettati tutti i requisiti previsti per questo tipo di riconoscimento (il legame storico e la specificità dell’ingrediente), e a patto che tali  denominazioni siano già protette nel proprio paese di origine.

Questa possibilità viene oggi riconfermata anche nel nuovo regolamento sui sistemi di qualità, approvato lo scorso 13 novembre, allo scopo di evitare di creare condizioni di concorrenza sleale per ogni produttore, anche di un paese terzo.  Di conseguenza, uguale sarà anche la tutela di cui  godranno su tutto il territorio europeo.

Il primo prodotto dei paesi terzi ad iscriversi nel registro europeo è stato il Caffè di Colombia IGP; per quanto riguarda la Cina, in particolare, è  stato firmato lo scorso un accordo tra UE e Cina con il quale i due  firmatari si impegnano a riconoscere reciprocamente 10 dei rispettivi  prodotti a denominazione di origine all’interno del proprio territorio,  proteggendoli quindi da eventuali usurpazioni.

L’aspetto positivo di questo accordo di mutuo riconoscimento tra UE e Cina è senz’altro la possibilità di proteggere i nostri prodotti DOP e IGP in questo importante mercato di sbocco che si sta aprendo alle esportazioni comunitarie.

Tuttavia, occorre che alla base delle aperture del mercato dell’UE verso i Paesi terzi ci sia una reale reciprocità di condizioni – sia per le esportazioni comunitarie che per la sicurezza alimentare dei prodotti importati – senza la quale si alimentano nuove asimmetrie sul piano della competitività.

Ad esempio, proprio la Cina, col suo immenso territorio, una ricchissima biodiversità ed una storia di 5000 anni, può trovare sul mercato europeo uno  sbocco notevole per i suoi prodotti tradizionali (veri o supposti tali, come nel caso del riconoscimento dell’aglio cinese IGP, contestato dai produttori italiani, spagnoli e francesi circa i requisiti di qualità, di legame con il territorio e di reputazione previsti dal Reg. Ue n.510/2006).

Se poi a ciò si aggiunge che il sistema dei controlli, secondo il regolamento europeo, si basa su un principio di “equivalenza”, il consumatore potrebbe essere attratto ad acquistare prodotti che hanno stesso logo di qualità europeo, ma che hanno origini e controlli diversi.

La Commissione e gli Stati membri dovranno porre la massima attenzione affinchè questi prodotti siano perfettamente riconoscibili dal consumatore attraverso una etichettatura chiara, non fuorviante, che non consenta alcun dubbio (o inganno) circa la sua reale provenienza.