Dal sito del RASFF della Commissione Europea non è possibile avere notizie più precise e dettagliate, ma quel che si può apprendere è sufficiente per farsi una idea: olio di oliva proveniente dall’Italia (ma da olive italiane? O frutto di una triangolazione commerciale) e rinvenuto in supermercati della Slovacchia ha evidenziato livelli eccessivi di idrocarburi (benzopirene). L’Italia è il primo importatore mondiale di olio che per il 74 per cento viene dalla Spagna, per il 15 per cento dalla Grecia e per il 7 per cento dalla Tunisia.

Le riflessioni che si possono avanzare riguardano due aspetti convergenti.
Il primo, la tracciabilità dell’olio e delle filiere, che nonostante il nuovo regolamento che dal 2009 (182/2009) prevede l’indicazione del paese o della macro-area di origine, sconta ancora alcune falle. La possibilità ad esempio di indicare semplicemente un olio come “da paesi della UE” o “da paesi extra europei” non aiuta né il consumatore a scegliere, né le autorità preposte ai controlli che effettuano le analisi nel supermercato ad indirizzare chiaramente e a restringere il momento ed il luogo geografico in cui si è verificarea una rottura della sicurezza alimentare.
Un secondo motivo, ancora più preoccupante per certi versi, riguarda la possibilità nella UE di continuare ad usare contenitori sia per uso alimentare che industriale. Sebbene si dichiari che gli oli ed i grassi vegetali debbano essere trasportati in contenitori differenti a seconda della destinazione, si ammette poi l’eccezione relativa alla possibilità di “operazioni di pulizia e lavaggio”.
La stessa regola vale sia per oli vegetali e grassi vegetali destinati a mangimi (alimentazione animale, come confermato anche dal recente reg. 225/2012) che destinati all’uomo.

L’arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto nel 2011 il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. E’ quanto emerge da una analisi presentata dalla Coldiretti nel corso dell ’iniziativa “Per il futuro dell’olio italiano” promossa insieme a Fondazione Symbola e Unaprol. Nel 2011 si è dunque verificato un ulteriore aumento del 3 per cento nelle importazioni di olio di oliva dall’estero che sono quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163 per cento), sommergendo di fatto la produzione nazionale, che sarebbe peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali.