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Più trasparenza sul TTIP: voci dalla società civile.

4 Marzo 2015
Più trasparenza sul TTIP: voci dalla società civile.

Non cessa l’ondata di critiche al Transatlantic Trande and Investment Partnership, meglio noto come TTIP- il più ampio negoziato bilaterale finora mai condotto tra Usa ed Europa. Se effettivamente il negoziato intende mettere la parola fine a molte dispute commerciali sorte nel corso degli anni, soprattutto in materia di norme tecniche non armonizzate, tanti sono i punti in sospeso, come abbiamo sottolineato diverse volte da queste colonne.

Il Parlamento europeo ha prodotto diverse interrogazioni scritte alla Commissione europea, proprio a cercare di chiarire la portata del TTIP e di cui abbiamo riportato i contenuti (vedi sezione "in evidenza"): ma è ora la volta della società civile.

Ieri, #TTIPTuesday, come è stato ribattezzato a livello europeo sui social network, 375 organizzazioni europee sia della società civile che del tessuto produttivo hanno inviato al Parlamento europeo una lettera aperta – peraltro rintracciabile qui– in cui si sottolineano alcuni aspetti caldi del negoziato.

Le critiche riguardano sia la forma– e le modalità secretate di svolgimento dei negoziati, insieme allo stabilimento di meccanismi extra-giudiziali critici (come l’ISDS, v. sotto)- sia la sostanza, ovvero gli standard di sicurezza che l’Europa ha faticosamente conquistato.

La lettera

“Vi scriviamo quale coalizione europea di 375 organizzazioni della società civile che condividono una forte preoccupazione per le diverse minacce poste da tale accordo. Rappresentiamo un vasto spettro di istanze di interesse pubblico quali la tutela dell’ambiente, la salute, i diritti civili, l’agricoltura, i diritti dei consumatori e la tutela degli standard alimentari e agricoli, il benessere animale, gli standard sociali e del lavoro, i diritti dei lavoratori, i diritti dei migranti, la lotta alla disoccupazione, le istanze dei giovani e delle donne, lo sviluppo, l’accesso pubblico all’informazione e i diritti digitali, i servizi pubblici di base inclusa l’istruzione, l’etica dei sistemi finanziari, e altri.” (…)

 Accogliamo con favore il fatto che il Parlamento Europeo si stia formando una propria opinione sul TTIP ed il ruolo che il Parlamento ha già svolto nell’organizzare pubblici dibattiti democratici sul tema. Facciamo appello a tutti i Membri del Parlamento Europeo affinché concordino una forte risoluzione che affermi chiaramente che il Parlamento Europeo respingerà qualunque futuro accordo commerciale o sugli investimenti che non sia al servizio dell’interesse pubblico e che minacci importanti diritti conquistati in un lungo processo di lotta democratica in UE, USA e nel resto del mondo. A tale scopo, vorremmo condividere con voi le nostre richieste chiave sui negoziati sul TTIP, che abbiamo sviluppato assieme ai nostri alleati negli Stati Uniti e che abbiamo comunicato inizialmente nel maggio 2014 in un documento congiunto della società civile:

1. Trasparenza subito: tutti i documenti relativi ai negoziati TTIP, incluse le bozze dei testi consolidati, devono essere resi pubblici per permettere un dibattito pubblico aperto e un esame critico sul TTIP.

 2. Un processo democratico che permetta un’analisi puntuale ed una valutazione dei testi negoziali e che assicuri che le politiche adottate siano nel pubblico interesse; che coinvolga il Parlamento Europeo e venga dibattuto nei parlamenti nazionali; e che includa le organizzazioni della società civile, i sindacati e i gruppi portatori dei diversi interessi (stakeholders).

3. No all’ISDS: qualunque disposizione che includa meccanismi di risoluzione di controversie investitore-stato (Investor State Dispute Settlement – ISDS) deve essere tenuta fuori per sempre dai negoziati né possono essere inclusi altri meccanismi (introdotti indirettamente attraverso accordi commerciali preesistenti o successivi) che garantiscano privilegi agli investitori esteri.

4. No ad un consiglio di cooperazione normativa (regulatory cooperation council): tutti i meccanismi di regolamentazione devono essere interamente nelle mani di organismi e processi controllati democraticamente.

5. No alla deregolamentazione di standard di salvaguardia e al servizio del pubblico interesse: gli standard UE devono essere rispettati non "armonizzati" al ribasso al livello del minimo comun denominatore. Essi comprendono gli standard sociali e lavorativi, la tutela dei consumatori e della salute, la cura dell’ambiente inclusa la rigenerazione delle nostre risorse naturali, il benessere animale, gli standard di sicurezza alimentare e le pratiche agricole ambientalmente sostenibili, accesso all’informazione ed etichettatura, cultura e medicina, regolamentazione del mercato finanziario così come la protezione dei dati, la neutralità della rete e altri diritti digitali. Il mutuo riconoscimento non è accettabile quando compromette standard concordati democraticamente o forti salvaguardie. Il principio di precauzione va applicato estesamente.

6. No a un’ulteriori deregolamentazione e privatizzazione dei servizi pubblici. Chiediamo un accesso garantito ad un’istruzione di qualità, assistenza sanitaria e altri servizi pubblici e il diritto a scegliere di promuovere appalti pubblici governativi per beni e servizi che sostengano il lavoro e l’economia locali, le risorse locali, l’imprenditorialità sociale, economie sostenibili, la considerazione per gli aspetti sociali e al servizio del pubblico interesse.

7. La promozione di pratiche agricole ambientalmente sostenibili e tutela dell’agricoltura locale a conduzione familiare.

8. Le autorità pubbliche devono mantenere il potere politico e le strutture necessarie per proteggere certi settori sensibili e salvaguardare standard importanti per la qualità della vita. Standard lavorativi ed ambientali concordati a livello internazionale devono essere rispettati e fatti applicare. Le continue violazioni degli standard del lavoro dovrebbero essere fronteggiati con l’imposizione di sanzioni pecuniarie.

9. No a restrizioni sugli standard internazionali ed Europei sui diritti umani.