E’ stata votata in COMENVI la Risoluzione del Parlamento europeo sull’indicazione del paese di origine delle carni sull’etichetta dei prodotti alimentari trasformati (2014/2875(RSP)) , proposta da Glenis Willmott, Julie Girling, Anneli Jäätteenmäki, Lynn Boylan, Keith Taylor, Piernicola Pedicini: gettando benzina sul fuoco di vari temi su cui l’esecutivo UE sta sperimentando uno stallo. I voti a favore sono stati 460, 204 i contrari e 33 astenuti. Se la miccia è costituita dall’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni trasformate usate come ingrediente, non ci si ferma qui: la risoluzione infatti sottolinea anche il bisogno di estendere il più possibile l’indicazione dell’origine in etichetta degli alimenti, cosa che i consumatori sembrano volere con forza. Si legge infatti: “(…) i suddetti requisiti applicabili alle carni bovine e ai prodotti a base di carni bovine non trasformati abbiano suscitato aspettative nei consumatori per quanto riguarda le informazioni sull’origine di altri tipi di carni fresche largamente consumate nell’Unione e delle carni utilizzate come ingredienti di alimenti trasformati”.
Intanto, si critica l’analisi dei costi che la CE aveva avanzato: sottolineando lo studio francese di una associazione dei consumatori che mostrava invece costi nell’ordine di qualche centesimo di euro, e non di percentuali a due cifre come preliminarmente indicato nella relazione di impatto della Commissione del dicembre 2013.
Al contempo, viene criticata la proposta generica- avanzata tra quelle in studio dalla Commissione- di indicare semplicemente “UE/ non UE” in etichetta: i consumatori sembrano volere il paese di origine come info di dettaglio da cui si sentono rassicurati.
Un 30-50% della carne viene venduta trasformata come ingrediente: serve allora davvero mettere in trasparenza la filiera. Ma- continua la Risoluzione- gli attuali sistemi di tracciabilità delle carni trasformate sono del tutto insufficienti a capire “da dove” viene la carne venduta.
Frodi
Il Parlamento inoltre, “recupera” alcuni spunti della relazione di Esther de Lange contro le frodi alimentari per la quale (entro la sua risoluzione del 14 gennaio 2014 sulla crisi alimentare, le frodi nella catena alimentare e il loro controllo(4)) l’origine in etichetta nella carne usata come ingrediente – sebbene non sia in assoluto un meccanismo per prevenire le frodi alimentarti- garantisca meglio i consumatori. Mettendo in luce cosa succede in filiere sempre più globali e lunghe.