Ritirata. Basta con le richieste di valutazione del rischio GM per il mercato europeo. E basta azione di lobby a livello di istituzioni europee. Queste le conclusioni cui è arrivata la Monsanto. La ditta di St Louis ha stabilito che non è commercialmente conveniente cercare di sfondare su un mercato ostico come quello europeo. E in un contesto agricolo che, per usare le parole di Marianne Fischer Boel (Ex Commissario UE all’Agricoltura), è “diverso da quello del resto del mondo”.
La notizia, filtrata da FoodNavigator, non coglie di sorpresa. Già altri colossi avevano deciso di abbandonare tale strategia di marketing, ed EuropaBio, associazione ombrello del GM agricolo globale, già un paio di anni fa, aveva chiarito che “gli OGM hanno dimostrato diversa ricezione in diverse parti del mondo”. In precedenza, BASF, Bayer CropScience e Syngenta avevano abbondonato ogni prospettiva di ritorno economico da OGM in Europa.
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Corte di Giustizia
Anacronistica appare –rispetto alla reale evoluzione di mercato- la richiesta che quindi è stata avanzata dalla Corte di Giustizia Europea in merito al caso Fidenato. Nel momento in cui la visione strategica e dall’alto dei grandi colossi GM li abbandona, la resistenza strenua da parte di singoli attori appare fuori tempo massimo. Anche perché le motivazioni reali (possibilità di contaminazione crociata) al di là dei formalismi burocratici portano a dimostrare una difficile se non impossibile coesistenza. Il caso Bablock del miele tedesco ce lo ricorda.
Monsanto ed EFSA
Pochi mesi fa (marzo 2013) Monsanto aveva sferrato un attacco frontale ad EFSA, rea -secondo l’accusa- di aver diffuso dati sulla valutazione del rischio del mais GM NK603 (quello criticato per cancerogenicità dal Prof. Seralinì) il 14 gennaio. E resi disponibili a qualsiasi cittadino europeo.
La minaccia di azione legale, peraltro plateale, segnalava apertamente il fatto che non erano più necessarie buone relazioni con EFSA. Ma era partita in ritardo, quasi 3 mesi dopo la pubblicazione on-line dei dati.
Monsanto non è la sola ad aver minacciato con forza EFSA. Anche Syngenta sul caso dei neo-nicotinoidi, aveva esercitato pressioni molto forti. O BASF in un’altra situazione. Mentre diversi attori nell’ambito della valutazione dei messaggi salutistici e nutrizionali avevano minacciato EFSA.
Ma la trasparenza dell’operato dell’Authority ed il pubblico scrutinio del maggior numero dei soggetti e cittadini possono essere di garanzia. Il 13 giugno EFSA, nell’ambito della Piattaforma delle Parti Interessate, discuterà prorpio di misure per la Trasparenza. Qualcosa che dovrebbe tutelare non solo i consumatori europei, ma la stessa authority, da ingerenze e tentativi di condizionamento anche forti.