E’ il 2010 l’anno della biodiversità secondo l’ONU: correva il 20 dicembre 2006, quando l’Assemblea Generale dell’ONU ha proclamato il 2010 “Anno Internazionale della Biodiversità”. Non a caso l’Eurobarometro ha dedicato espressamente uno dei suoi studi proprio alla percezione che i cittadini europei hanno in merito, con dei risultati stimolanti e niente affatto scontati, mettendo a confronto le opinioni degli europei sulla biodiversità nel 2007 e nel 2010 (anno del secondo report sul tema).
La biodiversità è un concetto tanto semplice da spiegare quanto difficile da mantenere e raggiungere oggi: essenzialmente, stando alla definizione (art. 2) della Convenzione sulla biodiversità, “ la variabilità tra gli organismi viventi di tutte le origini, includendo tra gli altri,quelli terrestri, marini, e altri sistemi acquatici e complessi ecologici di cui fanno parte. Ciò riguarda sia la diversità tra specie, entro le specie, e degli eco-sistemi in quanto tali.”
Sono stati intervistati complessivamente 27000 cittadini europei, circa 1000 per ogni Stato Membro, prevalentemente per telefono.
Circa 2 cittadini europei su 3 hanno familiarità con il termine “biodiversità”, il 38% ne conosce il significato (+3% rispetto al 2007), e un 28% sapevano riconoscere il termine ma non attribuirgli un significato. Germania e Austria sono i paesi in cui la consapevolezza è maggiore (intorno all’87%-88%). Rispetto al 2007, in 12 dei 27 paesi membri la proporzione dei rispondenti che non sapevano ricondurre il significato del termine è diminuita almeno del 5%.
Tuttavia, solo una minoranza dei cittadini europei si considera informata circa lo stato attuale della perdita della biodiversità (32%) e solo un 5% si dichiara informato davvero bene.
Tra quelle che vengono considerate come minacce alla biodiversità, figurano l’inquinamento dell’aria e dell’acqua (27% dei rispondenti). Per un altro quarto della popolazione, disastri ambientali causati dall’uomo sono una ulteriore causa della perdita di biodiversità.
Per circa il 19% della popolazione, l’agricoltura intensiva, la deforestazione e l’eccesso di sfruttamento della pesca marina, insieme alla destinazione d’uso dei suoli, rappresentano una minaccia seria alla biodiversità.
Oltre 8 cittadini su 10 considerano la perdita di biodiversità come un problema molto o piuttosto serio, a livello sia nazionale,
La percentuale dei rispondenti che considerano la biodiversità come un problema molto importante per i loro paese va dal 9% della Finlandia al 72% del Portogallo , con l’Italia al 57%. In Italia, il numero di coloro che considerano la perdita di biodiversità come un problema serio non solo per il proprio paese ma anche per l’Europa, è del 62%, la cifra pipù alto subito dopo il Portogallo (75%) e prima di Cipro (55%), Grecia e Romania (52%).
I cittadini italiani insomma si confermano un popolo “preoccupato” quando si tratta di cibo e di natura, come confermano anche altri risultati di precedenti Eurobarometri.
Quando si è passati dalla diagnosi alle soluzioni, la maggior parte dei cittadini (30%) ha inidividuato come motivo principale a protezione della biodiversità la assunzione di misure economiche per scoraggiare attività dannose per l’ambiente.
Ricordiamo che per la FAO la erosione genetica discende dalla vulnerabilità genetica.
La vulnerabilità genetica è la condizione per cui una coltura molto diffusa è suscettibile di essere attaccata da malattie, patogeni o rischi ambientali in ragione della sua natura peculiare, creando così il potenziale di una vasta perdita della coltura.
L’erosione genetica, per contro, è definita come la perdita di geni individuali, e la perdita di una particolare combinazione di geni come quelli che si sono sviluppati in nicchie ecologiche locali.
L’erosione genetica non implica necessariamente l’estinzione di specie, ma la perdita di variabilità e così di flessibilità in risposta a stress ambientali di vario genere. Vi sarebbero quindi due aspetti di “bio-diversità”: il primo relativo al numero totale di alleli (le varianti di sequenze geniche) presenti, ed il secondo, relativo alla frequenza dei differenti alleli.
In base ai dati FAO, i trend relativi alla erosione genetica o perdita di biodiversità sono di non facile interpretazione. Mentre alcuni paesi riportano esempi concreti, circa 60 paesi nel mondo riportano che la vulnerabilità genetica è rilevante e molti sottolineano il bisogno di un maggiore sviluppo di diversità genetica, contro il predominio delle monocolture agricole, in particolare per raccolti di tipo commerciale La Cina ha riportato casi in cui riso e mais sono rappresentati via via da un numero sempre minore di varietà, che così sono maggiormente vulnerabili da un punto di vista genetico
Un caso emblematico di effetti negative causati dall’erosione genetica è rappresentato dalla ruggine del grano, Ug99, alla quale sarebbero suscettibili la vasta maggioranza delle varietà di grano oggi coltivate.
Altri paesi, come Cuba, riportano per contro l’introduzione di un numero ampio di varietà che avrebbe aumentato l’uso di sistemi produttivi diversificati, che ridurrebbeo la vulnerabilità genetica.
Tra le cause maggiori di erosione genetica, viene riportato inoltre la sostituzione di varietà locali e autoctone con varietà globali; eccessivo sfruttamento del suolo; introduzione di sistemi agricoli industriali; eccesso di pascolo; interventi politici e gestionali inadatti, insieme a concause naturali come l’occorrenza di malattie, parassiti.
Da una analisi di 104 paesi condotta sempre da FAO, risulterebbe che la maggiore erosione genetica avverrebbe per cereali, seguiti da verdure, frutta e noci, nonché legumi.
Citando alcuni interessanti casi di studio, in Madagascar una varietà di riso, Rojomena, apprezzata per il gusto, è ora rara,mentre altre varietà sono scomparse (Botojingo and Java)
Alcuni tuberi parimenti sono scomparsi (Pelamainty de Taolagnaro) come certe varietà di caffè (5 specie, Coffea campaniensis,C. arnoldiana, C. rostandii, C. tricalysioides and C. humbertii) negli ultimi 20 anni. Tuberi selvatici pure sono considerati a forte rischio di scomparsa, così come in India, un grande numero di varietà di riso nella regione di Orissa, varietà del Kerala con proprietà medicamentose, ed un numero imprecisato di varietà di miglio non sono più coltivate nel Tamil Nadu. In Albania, tutte le varietà di grano originarie locali sono scomparse per sempre
Gli agricoltori come custodi della biodiversità
Un ruolo fondamentale nel custodire e tramandare la biodiversità è assegnato agli agricoltori: tale ruolo è espressamente riconosciuto dall’ ITPGRFA (The International Treaty on Plant Genetic Resources for Food and Agriculture della FAO). Gli agricoltori sono considerati custodi e sviluppatori della diversità genetica per il cibo e per l’agricoltura. All’articolo 9 del Trattato sui Diritti degli Agricoltori, si riconosce la responsabilità dei governi nazionali nel rendere effettivi tali diritti. Tra tali diritti, includono la protezione di conoscenze tradizionali,il diritto degli agricoltori di condividere in modo equo i benefici che derivino dal loro uso, il diritto a partecipare a processi decisionali a livello nazionale o in materie legate alla conservazione ed uso sostenibile delle risorse Genetiche delle Piante per Cibo e Agricoltura, e il diritto degli agricoltori di salvara, usare e scambiare semi e materiale genetico proveniente dalla propria azienda agricola, in accordo con le leggi nazionali.
La biodiversità avrebbe inoltre un ruolo fondamentale anche per la nutrizione umana, dal momento che diverse varietà della stessa specie animale o vegetale, così come diverse specie, garantiscono l’accesso ad un diverso pool di nutrienti e micronutrienti.
Per approfondimenti ecco i link utili: