I reati sono sempre gli stessi. Ricatti, violenza, estorsione, furti, contraffazione, truffa. E la mafia allunga le mani su tutta la filiera italiana, come denuncia il Rapporto Coldiretti/Eurispes “Agromafie”. Il volume di affari a scapito del made in Italy è di 14 miliardi nel 2013, +12% rispetto a due anni fa.

Gli agricoltori italiani nella morsa della criminalità
L’intercettazione criminosa di tutte le fasi della filiera agroalimentare italiana, arreca un danno inestimabile sia agli agricoltori che per i consumatori, come spiegato da Coldiretti/Eurispes. Secondo la DIA di Roma, oltre il 15% del fatturato agricolo è in mano alla criminalità organizzata. La mafia impone i prezzi d’acquisto per gli agricoltori, controlla la mano d’opera, impone costi di trasporto, logistici, o l’impiego di società proprie nei vari passaggi della filiera, fino ad arrivare ad infiltrarsi anche nella GDO. Il risultato è un progressivo rigonfiamento dei prezzi, affiancato e sostenuto da un monopolio praticamente incontrastato. Secondo un’indagine dell’Antitrust, i prezzi rincarano del 77% per la filiera corta, del 103% nel caso di un intermediario, del 290% nel caso di due intermediari, fino quasi al 300% per la filiera lunga. Da una parte l’attività criminosa causa un crollo dei guadagni per gli agricoltori, che non riescono neanche a sostenere le spese, dall’altra si verifica un aumento ingiustificato dei prezzi al consumo.

In Italia sono 5000 i locali come bar, ristoranti, pizzerie etc in mano alle associazioni mafiose, attività che oltre a garantire profitti, sono un solido investimento per il riciclaggio di denaro sporco.
Nel pool dei beni confiscati alla mafia, il 25% è terreno agricolo. Andando a guardare gli immobili il 5,2% delle aziende confiscate sono nel campo dell’agricoltura, silvicoltura e caccia, e l’1% nella pesca e acquacoltura., il 10% nel settore ristorazione e alberghiero e ben il 28% nel commercio all’ingrosso, agroalimentare compreso. Sicilia, Calabria e Campania le regioni più colpite. Le aree agricole sono assediate, come si legge dal rapporto. Si fa leva su un settore economico e sociale in parte isolato anche fisicamente che non può contare sulla pronta assistenza di presidi di polizia.
Il business che avvelena l’agricoltura
Ma i terreni agricoli controllati dalla mafia non servono solo per trarre diretto profitto. Secondo l’analisi Coldiretti/IXE’ la mafia si serve delle aree agricole per sostenere il business illegale dello smaltimento dei rifiuti, che genera un fatturato di ben 3,9 miliardi di euro. Liquami, fanghi industriali, sostanze tossiche inquinano le campagne che diventano vere e proprie discariche in cui si continua a coltivare per coprire le attività criminose, con rischi inestimabili per la salute dell’ambiente e dei cittadini. La regione più colpita è la Campania soprattutto tra le province di Napoli e Caserta in cui da anni bruciano i roghi tossici. Qui il 18% del terreno necessita una bonifica, ma il dramma, denuncia Coldiretti, riguarda ormai tutto il territorio nazionale. Dopo la Campania, seguono Sardegna, Lazio e Piemonte, e in totale in Italia un’area pari al Friuli Venezia Giulia è gravemente inquinata.

Gli italiani vittime delle frodi alimentari
Un “terreno fertile” per le attività criminose è costituito sicuramente dalla crisi economica. Dall’analisi Coldiretti delle attività dei Nas nel periodo 2007-2013, le frodi nell’agroalimentare hanno visto un incremento del 170% dei prodotti sequestrati per adulterazione, contraffazione, falsificazione. Nei primi 9 mesi del 2013 il valore dei beni sequestrati si attesta a 335 milioni di euro, includendo i prodotti primari (carne 24%, farine pane e pasta 16% , latte e derivati 9%, vino e alcolici 8%) ma che per il 20% coinvolge il settore ristorazione dove purtroppo per tagliare le spese, si impiegano ingredienti di bassa qualità, spesso adulterati o contraffatti.
Secondo le analisi Coldiretti/IXE’ nel 2013 1 italiano su 5 è stato vittima di frode alimentare. Il 34% dei cittadini si rivela molto più preoccupato del passato; per il 56% la paura è dovuta alle attività illecite che cercano di guadagnare con le frodi; il 44% teme che le aziende risparmino sugli ingredienti e il 33% è preoccupato perché è costretto a ripiegare su alimenti meno costosi. E secondo Coldiretti è proprio qui che spesso si nasconde l’illecito. Molti italiani sono oggi costretti a ridurre i budget per la spesa settimanale e i prodotti low cost sono quasi i soli che segnano un trend positivo nella grande distribuzione. Ma nel miraggio del risparmio quello che si scopre è che spesso dietro ci sono ingredienti modificati, di bassa qualità o vere e proprie attività criminose, come dimostrato dall’incremento del numero dei sequestri.
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