Nel 2009 la Commissione Europea pubblicò un regolamento, il 669/2009, per aumentare i controlli su alimenti e mangimi di origine vegetale. Se è un presupposto normativo infatti che il cibo debba essere sicuro per essere commercializzato, e che l’onere della prova ricade sul produttore-venditore (come da Regolamento 178/2002), negli anni si è avuto un forte aumento dei commerci internazionali e delle filiere lunghe, con una diminuzione della food security (o grado di auto-approvvigionamento alimentare) dell’Europa. Nello stesso tempo, il cambiamento climatico ha esasperato alcuni problemi (micotossine nella frutta secca ad esempio).

Il regolamento 669, in vigore dal gennaio 2010- doveva essere una risposta: prevedendo
– Controlli intensificati sui campioni considerati “a rischio”, in accordo con l’articolo 15(5) del regolamento quadro- 882/2004 -sui controlli ufficiali. I mangimi e alimenti considerati a rischio aumentato (e che necessitano quindi di un campionamento più “stretto”) sono inclusi nell’Allegato I del regolamento e prevedono la designazione del prodotto e della provenienza.
I mangimi e alimenti inclusi lo sono in seguito a decisione della Commissione Europea, e in risposta a segnalazioni del sistema di allerta rapido sui mangimi e alimenti (RASFF), su indicazioni del FVO (Food Veterinary Office) della Commissione o di EFSA (Autorità Europea sulla sicurezza alimentare).
Le importazioni così classificate sono soggette a obbligo di notifica prima di entrare nel paese importatore, sono soggette al 100% di controlli documentali e ad un campionamento fisico –analisi di laboratorio nel 10%, 20%, 50% dei casi a seconda della storia pregressa di sicurezza. I risultati sono rivisti ogni quattro mesi, per decidere se mantenere i prodotti nell’Allegato oppure derubricarli ad alimenti da includere negli ordinari controlli.
– Nel caso i livelli di non conformità rimangano elevati, le importazioni sono vincolate alla presentazione di certificati adeguati preposti dalle autorità sanitarie del paese di uscita dei prodotti, e relativi sia ad aspetti documentali che analitici
– Quando anche per lungo tempo la conformità non venga ricondotta a norma, si può infine optare per la sospensione assoluta delle importazioni dal paese critico.
Ora nel rapporto che contiene i dati consolidati del 2012, la Commissione Europea sottolinea come il sistema rafforzato di controlli abbia dato buona prova.

Risultati
Prodotti promossi
Alcuni prodotti sono stati derubricati dall’Allegato I del reg. 669: additivi e premiscele dall’India, che avevano dimostrato elevata presenza di piombo e cadmio; peperoncino dal Perù (per aflatossine) e peperoni chili da tutti i paesi terzi – che avevano dimostrato presenza dei coloranti tossici della famiglia “Sudan Rosso”. I controlli sono risultati più bassi anche per la Repubblica Dominicana (circa frutta e verdura), India (Spezie seccate) e Thailandia (erbe e spezie).
Prodotti bocciati
Cattive notizie invece per i broccoli cinesi (residui di pesticidi), e noce moscata dall’Indonesia. Ancora, elevati livelli di non conformità sono stati rinvenuti – in assenza di miglioramenti- per Ghana e India (arachidi), per India (foglie di erba aromatica dell’albero Murraya koenigii e Okra) e semi di anguria dalla Nigeria.
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Risultati 2012 – Non conformità-
– Aflatossine nelle nocciole deall’Azerbaijan: 11, 1%
– Aflatossine nelle arachidi dal Brasile: 6,4%
– Aflatossine nelle arachidi dal Ghana: 100%
– Aflatossine nelle arachidi dall’India: 44,1%
– Aflatossine nelle spezie essiccate dall’India: 4,5%
– Aflatossine nelle spezie essiccate dall’Indonesia: 2,7%
– Aflatossine nel Melon Engusi dalla Nigeria: 88,9%
– Aflatossine e Ocratossina A nel Capsicum dal Perù: 2,7%
– Aflatossine nelle arachidi e derivati dal SudAfrica: 8,7
– Ocratossina A nella uva secca dall’Uzbekistan: 7%
– Piombo e Cadmio in additivi mangimistici e premiscele dall’India: 1,8%
– Alluminio negli spaghetti (noodle) essiccati dalla Cina: 3,9%
– Sudan Rosso in peperoncini Chilli da Paesi Terzi: 1,6%
– Pesticidi in broccoli dalla Cina: 62,5%
– Residui di pesticidi nelle foglie di tè dalla Cina: 11, 9%
– Residui di pesticidi in “pomelo” dalla Cina: 9,1%
– Residui di pesticidi in frutta e verdura dalla Repubblica Dominicana: 5,1%
– Residui di pesticidi in peperoni dall’Egitto: 9,3%
– Residui di pesticidi in frutta e verdura dall’Egitto: 4,3%
– Residui di pesticidi nelle foglie della pianta “Curry” Murraya koenigii): 35,4%
– Residui di pesticidi nella pianta Okra dall’India: 22,8%
– Residui di pesticidi nel chili dalla Thailandia: 7,5%
– Residui di pesticidi in erbe e spezie dalla Thailandia: 4,6%
– Residui di pesticidi in verdure dalla Thailandia: 3,2%
– Residui di pesticidi in verdura dalla Turchia: 1,8%
– Salmonella in erbe e spezie dalla Thailandia: 5,1%
Anno 2012 per Quadrimestre