E’ il regno dell’”unknown unknown”: spesso nelle frodi alimentari che si stanno delineando su scala globale, non si sa nulla. Né l’ingrediente sostitutivo usato per ragioni di lucro economico. Né il quando o il dove tale sostituzione fraudolenta avverrà. Un terno al lotto insomma.
E per questo, occorre vigilare: le frodi alimentari di nuova concezione pongono sfide inedite in termini di sicurezza alimentare, siccome spesso vengono usate sostanze poco note e studiate anche nei loro ignoti effetti tossicologici. Così nuove, che non solo sono difficili da rinvenire in laboratorio – i criminali conoscono come funzionano e “cosa cercano” i laboratori preposti ai controlli ufficiali-. Ma che una volta casomai rinvenute, poco si sa poi sul loro comportamento entro l’organismo umano.
Un nuovo articolo pubblicato su Food policy mette in luce tali ed altri aspetti critici circa il mondo, sempre più studiato ma ancora relativamente “nuovo”, delle frodi alimentari contemporanee.

Oltre la “food defense”
Il bioterrorismo, a differenza delle frodi, aveva come scopo quello di “uscire allo scoperto”, rivendicando i propri effetti negativi. Per contro, le frodi sono più insidiose, in quanto pretendono di rimanere nell’ombra. Più vi rimangono, più i profitti a lungo termine dei criminali ne trarranno vantaggio. Questa diversa concezione retrostante pone nuove sfide, e richiede nuovi strumenti a contrasto. La “food defense” usata contro il terrorismo insomma potrebbe rivelarsi del tutto inadeguata. Serve quindi sempre più approfondire la vera natura delle “Economically Motivated Adulterations” (EMA), provando a ragionare come i criminali- e cercando di capire dove si annidano fonti inespresse di indebito vantaggio economico.
I limiti degli audit e dei controlli
Le attività di controllo routinarie, sia con certificazioni di parte terza sia nei controlli ufficiali, presentano certamente un territorio adeguato per poter contrastare le frodi. Tuttavia- a detta degli autori- un limite evidente dei controlli documentali e cartacei è dovuto alla standardizzazione dei controlli, con una vera e propria “evaluation myopia”. E’ relativamente infatti facile aggirare i controlli, una volta sapendo su cosa vertono – e cosa di conseguenza lasciano “invisibile”.

Un approccio proattivo
Tra le proposte avanzate dagli autori, riconoscendo il lavoro svolto da alcune autorità- quella di avanzare verso una ricognizione dell’integrità dell’alimento– tramite tecniche di spettrografia o isotopi radioattivi- prima che focalizzarsi alla ricerca di ingredienti sub-standard sostitutivi- che sarebbe come andare a cercare un ago nel pagliaio. Infatti, l’uso di analisi puramente chimiche è limitato dall’impossibilità di analizzare tutte le sostanze.
Inoltre, occorre fare leva su esperti, come quelli costituiti intorno ad Efsa negli Emerging Risks (in particolare la rete EREN, con i rappresentanti delle autorità nazionali) – rafforzando attività di horizon scanning e di expert advisory.

Fattori facilitanti
Al momento di provare a prevedere l’emergere di frodi alimentari, gli autori consigliano di visualizzare i seguenti elementi, quali: le motivazioni retrostanti; la capacità di riuscire a identificare un adulterante; l’abilità dei frodatori di bypassare gli esistenti metodi analitici; la serietà dei controlli di mercato e ufficiali, sia al punto di produzione che di consumo; fattori economici di filiera (pressione sui prezzi alimentari, equilibrio della domanda e offerta…..); la complessità della filiera alimentare; l’entità dei flussi commerciali oltre i confini (cross border).
Database
In ultimo, circa i trend riferiti alle frodi alimentari, diventa fondamentale capire cosa si sta muovendo nell’ambiente. I database sulle frodi consentono quindi di capire quali alimenti sono i più frodati, e quali sono le frodi più ricorrenti. In tal senso, iniziative come quella USA dell’Università del Michigan – di cui avevamo scritto- sono lodevoli. La Commissione europea del resto sta promuovendo, su richiesta anche delle parti interessate, un vero e proprio database sulle frodi- di pari passo con un "team anti-frodi".
Manning, L. Mei Soon, J. (2014) Developing systems to control food adulteration Food Policy 49, 23–32