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Etichette con semaforo: la Francia fa dietrofront?

16 Novembre 2015
Etichette con semaforo: la Francia fa dietrofront?

E’ un piccolo segnale, ma qualcosa sembra muoversi: i francesi infatti, dopo aver dato l’idea di dover capitolare sulle etichette “discriminanti” per alimenti “veri” e non semplicemente riformulati, stanno tornando sui propri passi.

Infatti, in seguito alla definitiva approvazione -oltre un anno fa- dello schema inglese di etichettatura sugli alimenti preconfezionati con i colori “ a semaforo” per evidenziare il rispetto di presunte soglie di sale, grassi e zuccheri, anche i francesi sembravano voler adottare un approccio simile.

 Mediterranean Food Producers See Red Over U.K. "Traffic Light" Nutrition Labels

Sebbene infatti le autorità inglesi riconoscessero i limiti di un approccio ultra-semplificato, con barriere fittizie tra alimenti buoni e invece cattivi, l’urgenza della situazione anglosassone li ha spunti-complici obesità e malattie cardiovascolari- ad una rapida azione, incoraggiati anche dai consulenti della British heart Association (tra cui Mike Rayner).

Morti per malattie cardiovascolari – Il Regno Unito presenta tassi più elevati delle regioni mediterranee

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I francesi sono ben presto entrati nel vivo del dibattito. Se dopo vari studi interni (dell’Haute Conseil de la Santè Publique) le autorità francesi sembravano propendere per una etichetta con ben 5 gradazioni di colore, su una progressione più sfumata e meno discriminatoria, ben presto sono venuti dubbi su una comprensibilità da parte dei consumatori di tante colorazioni.

 

Caleidoscopio…al posto del semaforo

Vi sono tuttavia alcuni aspetti positivi nella scelta francese. Le sfumature intermedie dal giallo al rosso infatti rendono meno problematico e stigmatizzante la condanna a certi alimenti. Si apprende così che ad esempio molti formaggi, per i quali verranno considerati anche nutrienti positivi come calcio e proteine, passerebbero dal rosso (come da schema inglese) al rosa.

Un secondo aspetto positivo riguarda la preferenza dei consumatori-sembrerebbe che questi preferiscano sfumature diverse e in grado di suggerire una visione meno manichea degli alimenti. In ogni caso, le associazioni dei consumatori sembrano propendere per questa scelta.

Ma ancora dubbi…

Tali preferenze però non sarebbero state testate… nella vita reale, ribatte l’industria. Se certamente più rispettoso nei confronti della natura profonda degli alimenti, infatti, i 5 colori rischiano di appesantire la comunicazione in etichetta, dando messaggi poco chiari e di non immediata comprensibilità da parte dei consumatori che vanno a fare la spesa. Proprio per questo la Grande Distribuzione francese ha provato a mettere le mani avanti suggerendo uno schema alternativo anche a quello … a 5 colori.

Il “SENS”-così si chiama lo schema di etichettatura nutrizionale semplificato- introduce…. 4 colori. I maggiori retailer suggeriscono una sua maggiore facilità d’uso, ma quel che è certo che in questo dibattito di policy i cittadini sembano capirci poco, se non che ci sono tanti interessi contrastanti…tranne i loro.

Certo uno degli aspetti positivi del SENS riguarda la raccomandazione di abbinare la frequenza di consumo al colore –un rosso non diventa un divieto ma semmai un cibo da non consumare tutti i giorni- con indicate le volte alla settimana in cui è possibile ingerirlo. Un messaggio abbastanza in linea con l’idea della Dieta Mediterranea e più incentrato sulle giuste frequenze e proporzioni più che non su divieti assoluti o “cartellini rossi”.

 

Se ANSES- l’Autorità indipendente francese incaricata per la sicurezza alimentare- aveva giudicato “tecnicamente fattibile” il sistema con i 5 colori, entro il prossimo 16 novembre il Parlamento francese dovrà varare una legge che contempli la possibilità- entro il suo articolato- di introdurre informazioni nutrizionali tramite simboli come appunto sono i semafori.

E l’Europa?

Intanto in Europa le cose si stanno muovendo in due direzioni.

Da un lato la procedura di infrazione iniziata dalla Commissione europea contro gli inglesi proprio per la presunta discriminatorietà delle etichette con semaforo. Tale procedura, vedrà tempi lunghi- verosimilmente ancora qualche anno. Mentre la Commissione Europea dovrà valutare, entro il 2017, e a norma del regolamento 1169, gli schemi di informazione nutrizionale volontaria posti in essere a livello nazionale, nel loro impatto e capacità di migliorare i consumi, e nel caso, per operazioni di ricezione delle best practices a livello UE.

Ma vi è un secondo aspetto passato appena in silenzio. Entro infatti la valutazione REFIT circa la validità del regolamento 1924/2006 sui messaggi nutrizionali e salutistici in etichetta, la Commissione … ha aperto alla consultazione con i pubblici esterni. Peccato che in tale documento propedeutico alla consultazione si dia una lettura completamente infondata dal punto di vista giuridico dei “profili nutrizionali” contenuti all’articolo 4 del regolamento stesso. La direzione “spuria” che prende la Commissione infatti considera i profili nutrizionali come “soglie” di sale, zucchero e grassi saturi- ma da nessuna parte nel reg. 1924 viene data questa definizione.

I sospetti, più che fondati, vanno allora a recuperare un recente documento … della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) –sezione Europa-. In cui, sotto gli influssi degli stessi consulenti inglesi che hanno portato alla creazione della etichetta a semaforo inglese- si propende per far sì che gli Stati della zona europea possano volontariamente utilizzare etichette a semaforo, con una valutazione su come utilizzarle.

Sebbene da un punto di vista nominale il documento sia indirizzato alla restrizione del marketing per bambini, non è difficile scorgervi un termine di confronto ed una linea di indirizzo anche per altre iniziative pubbliche di comunicazione ai consumatori.