Dopo anni che abbiamo ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Immateriale dell’Umanità da parte dell’UNESCO, occorre interrogarsi: esiste ancora la dieta mediterranea? E se sì, cosa si deve intendere? Intorno a questa domanda, solo all’apparenza banale, si è riunita lo scorso 14 Maggio, a EXPO- una kermesse di eminenti studiosi della Dieta Mediterranea: a partire da Antonia Trichopoulou, che con il suo “Mediterranean Diet Score” (MDS) è probabilmente la ricercatrice vivente che meglio di ogni altro ha verificato la relazione positiva tra Dieta Mediterranea e salute- fino a Luis Serra Majem, della Università della Gran Canaria, che tra i suoi lavori più recenti ha valutato l’aderenza al modello mediterraneo in Spagna.
L’incontro, carico di contenuti, ha visto l’introduzione di Sandro Dernini, Coordinatore del Forum sulle Culture Alimentari Mediterranee, la presenza di Luigi Nicolais, Presidente del NR, Federico Testa, del’Enea.

Luigi Petrillo, del Ministero delle Politiche Agricole, ha rimarcato il ruolo del valore immateriale della diete mediterranea, il suo carico di convivialità e di condivisione, vero e proprio ponte tra popoli- che va ben oltre il valore nutrizionale, pure importante. La necessità di allargare il network tra culture, e tra comunità “emblematiche” ma non esclusivamente depositarie- della dieta.
E quel che emerge all’unisono, tra i relatori, è che la Dieta Mediterranea non è privazione- o uno stretto regime- ma semmai una possibilità in più per stare bene mangiando con gusto
Moderazione, frugalità, stagionalità e freschezza sono quindi gli “ingredienti invisibili” della dieta, al di là delle pur corrette proporzioni tra alimenti, da rispettare.
Mentre Antonia Trichopoulou, dell’Università di Atene, ha sottolineato le opportunità promozionali per le piccole e medie imprese agroalimentari, in particolare sui prodotti tradizionali. Analizzando i quali alla luce del regolamento europeo sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche, si scopre che… in media almeno 5 health claims pienamente approvati da Efsa sono utilizzabili per ogni prodotto tradizionale greco. Il legame col territorio diventa quindi un aspetto fondamentale
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Alexander Meybeck della FAO ha quindi evidenziato i motivi di interesse dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la Dieta Mediterranea: un caso di studio interessante, in quanto sostenibile sia nutrizionalmente, che a livello ambientale (oltre che sociale ed economico). Ma vi è un altro motivo: la Dieta Mediterranea è riuscita a unire in modo multidisciplinare e transnazionale una comunità di ricerca ed una serie di stakeholder di assoluto interesse.
Ma occorre non perdersi lungo la strada, e portare la educazione scolastica sul cibo a essere qualcosa di strutturale e definitivo, non solo alcune lezioni “spot”. Coinvolgere i genitori diventa allora la sfida.
Intanto il prossimo settembre, vi sarà una settimana dedicata alla Dieta Mediterranea: tutti i padiglioni svilupperanno una qualche attività a sostegno del regime alimentare di casa nostra. E il 18 settembre, sarà festeggiata la giornata mondiale della Dieta Mediterranea.