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Emoticons in etichetta meglio delle tabelle nutrizionali

14 Aprile 2015
Emoticons in etichetta meglio delle tabelle nutrizionali

La ricerca parte da presupposti cognitivo-comportamentali e dal “nudging”: una faccina arrabbiata comunica bene il disvalore del cibo in termini nutrizionali. Meglio di una faccina sorridente. E ancora meglio delle tante tabelle nutrizionali che ormai- con l’entrata in vigore del regolamento 1169/2011- sono un requisito da rispettare –anche se la data ultima di applicazione rimane il 13 dicembre 2016.

Questi i risultati di uno studio, condotto da un team guidato da Milica Vasilijevic, e che è stato pubblicato su Appetite: la ricerca in particolare ha analizzato la reazione a diversi stimoli visivi, chiedendo poi ai consumatori di valutarli nei loro effetti.

Le faccine –o emoticons– sono poi state testate su 995 soggetti. Con 3 emoticon dalle seguenti espressioni: sorridente contro accigliato vs no emoticon combinati con 3 diversi colori di fondo- verde, rosso e bianco, a loro volta combinati con 2 opzioni di cibo: barretta di cioccolato e barretta di cereali. I partecipanti all’esperimento hanno poi valutato il livello di desiderabilità, salubrità, bontà, e il contenuto calorico dello snack.

 Come atteso, la comunicazione non verbale riesce a impattare meglio e più in profondità rispetto a quella verbale (o scritta, nelle tabelle –per intenderci).

Questo per vari motivi. Intanto le persone possono avere gap conoscitivi circa i corretti valori nutrizionali da assumere- o semplicemente, difficoltà ad interpretarli. Due ordini di analfabetismo diversi: il primo di tipo propriamente educativo-le persone non hanno semplicemente le sufficienti conoscenze o sensibilità educativa per leggere e correttamente interpretare le etichette nutrizionali. Il secondo, di tipo “processuale”, o cognitivo: le persone, benché dotate in astratto delle conoscenze nutrizionali, non riescono a metterle dentro un contesto dietetico complessivo –su base giornaliera, ad esempio- in grado di meglio orientare i propri comportamenti alimentari.

Le esperienze

Intanto in Europa, il Regno Unito ma anche la Francia stanno procedendo nella direzione di consentire schemi di valutazione –o rating- nutrizionale complessivo degli alimenti, sia per l’etichettatura che per la pubblicità (ad esempio e soprattutto, quella rivolta ai bambini – fascia sensibile da proteggere). Gli schemi più adottati vanno ora nella direzione del “semaforo”; ovvero di diversi nutrienti colorati con verde, rosso o giallo a segnalarne un valore ideale, elevato o invece accettabile.  Già diversi studi segnalano come gli alimenti verdi sembrino più sani mentre il rosso suggerisce pericolo. Uno studio della Cornell University aveva dimostrato come basti colorare di rosso le patatine fritte per diminuirne il consumo nei soggetti ad esse esposti!

 

Lo schema del semaforo è stato criticato, anche per la possibile sovrapposizione con i “profili nutrizionali”, promessi dalla normativa europea nel 2006 (art.4 del reg. 1924/2006), e che dovrebbero svolgere un ruolo per certi versi simile (dare una valutazione complessiva al cibo) ma ancora…. non adottati. Mentre gli Stati membri stanno andando ognuno per la propria strada.

C’è da pensare che lo studio pubblicato su Appetite verrà in ogni caso considerato dalla Commissione Europea: all’art. 35 (par. 5) del reg. 1169/2011 infatti, si precisa che:

“Entro il 13 dicembre 2017, alla luce dell’esperienza acquisita, la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull’uso di forme di espressione e presentazione supplementari, sul loro effetto sul mercato interno e sull’opportunità di armonizzare ulteriormente tali forme di espressione e presentazione. A tal fine gli Stati membri forniscono alla Commissione le pertinenti informazioni sull’uso di tali forme di espressione e presentazione supplementari sul mercato nel proprio territorio. La Commissione può corredare tale relazione di proposte di modifica delle pertinenti disposizioni dell’Unione.”

Lo studio