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Emergenze alimentari, tra Sindrome emolitico uremica ed Epatite

4 Settembre 2013
Emergenze alimentari, tra Sindrome emolitico uremica ed Epatite

Anguria e latte sembrano crudo scagionati come agente, ma al centro dell’interesse un caseificio in cui è stato rinvenuta Escherichia Coli, il patogeno “colpevole”: e intanto 18 sono le persone che sono state ricoverare in Puglia. Sebbene le indagini stiano continuando, con i controlli a tappeto dei NAS, sono già state sequestrate quantità significative di prodotti caseari, pari a 8 tonnellate di latticini e 130 tonnellate di altri alimenti, oltre a 42000 litri di latte fresco congelato presso Foggia, Bari e Taranto. Proprio i latticini sembrano infatti la causa, con tutte le persone ricoverate che hanno dichiarato di averne consumati. Tra i ricoverati, ben 16 sono bambini di età tra gli 1 ed i 6 anni. Proprio il target di età più sensibile alla Sindrome Emolitico Uremica, riconoscibile da sintomi come diarrea, vomito, dolori addominali e sangue nelle feci, dovuti alla vero-citotossina (VTEC). E un caseificio è stato sequestrato presso Monopoli, in pessime condizioni igieniche. E completa assenza delle basilari procedure di autocontrollo

Escherichia coli, sigilli al caseificio sequestratie 8 tonnellate di formaggi

Le acque di balneazione inizialmente considerate al centro di una possibile contaminazione, sono state poi escluse. Le autorità sanitarie locali raccomandano a coloro che manifestano sangue nelle feci di riferirlo al medico: con particolare attenzione al pubblico più coinvolto (la SEU colpisce per il 90% persone al di sotto dei 6 anni di età). L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato alcune risposte a quesiti frequenti su Sindrome Emolitico Uremica, al fine di prevenire la contaminazione e la diffusione della malattia. Mentre il Ministero della Salute, proprio ad Agosto 2013, ha pubblicato sul proprio sito alcuni spunti per ricordare il corretto uso e consumo del latte crudo. Che reca obbligo di bollitura.

Frutti di bosco ed epatite A

L’altro dossier sul tavolo in questi giorni, riguarda poi un focolaio di lungo corso, e sul quale già l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare aveva lanciato un allarme a ottobre del 2012, prevedendo una prosecuzione dei casi di Epatite A. I frutti di bosco congelati di importazione sono parsi ben presto la causa delle infezioni, con i conseguenti ritiri di diverse partite di frutti di bosco congelati. La novità oggi, a parte i 3 nuovi lotti ritirati dal mercato e relativi comunque alle stesse aziende a suo tempo individuate come critiche-, sembra riguardare il percorso di diffusione: che partirebbe da ribes rossi. Il Ministero della Salute sta lavorando per verificare questa ipotesi, e in data 2 settembre ha dato un aggiornamento della situazione. Dopo aver sentito la task force dedicata allo scopo, composta da esperti dello stesso  Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (IZSLERL), Centro di referenza nazionale dei rischi emergenti in sicurezza alimentare.

Messaggi utili per i produttori

Lo scorso 29 luglio sono state fornite- con Nota prot. n. 32593– ,ulteriori indicazioni per il controllo ufficiale in frontiera e sul territorio. Tali indicazioni sono utili anche ad orientare l’attività di autocontrollo, responsabilità dell’operatore del settore alimentare.

Messaggi utili per i consumatori

Il ministero della Salute non raccomanda cautela ed una misura precauzionale di massima: “Considerato che, al momento, non è possibile escludere che vi siano in commercio altri mix di frutti di bosco contaminati surgelati/congelati, diversi da quelli oggetto di allerta, sulla base del principio di precauzione si raccomanda di impiegare questi prodotti sempre previa cottura, ad esempio, facendoli bollire per almeno 2 minuti.”

E http://www.sicurezzaalimentare.it/ aveva steso un decalogo di raccomandazioni per limitare i rischi di contrarre l’Epatite A con i frutti di bosco congelati.

Per un aggiornamento sulla situazione, vai al link dedicato del Ministero della Salute e all’ Aggiornamento EFSA-ECDC a luglio 2013