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Controlli Carne equina, i risultati europei

18 Aprile 2013
Controlli Carne equina, i risultati europei

La Commissione Europea ha pubblicato i risultati sui controlli coordinati iniziati il mese scorso a seguito dello scandalo sulla carne di cavallo.

In totale sono stati eseguiti 7259 test in 27 stati membri di cui ben 4144 hanno testato la presenza di DNA equino e 3115 di fenilbutazone. 193 test sono risultati positivi per presenza di carne di cavallo (4,66%) e 16 hanno mostrato tracce del farmaco  (0,51%).

Ulteriormente sono giunte in commissione 7951 test eseguiti dagli operatori del settore (produttori, distributori etc). Di questi 110 hanno rivelato la presenza di carne di cavallo (1,38%).

Con l’obiettivo di contrastare questa attività fraudolenta,  tra le proposte europee per le prossime attività di contrasto ci sono il rafforzamento dei controlli ufficiali, e l’inasprimento delle sanzioni pecuniarie.

Per l’Italia sebbene dei 361 campioni analizzati nessuno sia risultato positivo al fenilbutazione, 14 sono risultati con tracce di DNA equino.

Guadagniamo così un posto tra i principali stati EU con numero elevato di campioni risultati positivi alla carne di cavallo (3,87%). Ad accompagnarci ci sono la Germania (3,30%), la Francia (13,3%), la Grecia (12,5%): anche se rispetto alle altre l’Italia è l’unica  in cui i campioni non conformi sono risultati solo nella categoria di prodotti preconfezionati. Sintomo che sono proprio le “filiere lunghe” ad avere fallito nel fornire sufficienti garanzie ai consumatori.

Contemporaneamente viene confermata la gravità della situazione anche dai risultati nazionali pubblicati dal Ministero della Salute- test diversi ma complementari a quelli europei. Dai controlli dei Nas è infatti emerso che su 454 campioni ben 33 non dichiaravano carne equina, presente nel prodotto in quantità superiore all’1%. Mentre anche in questo caso nessuna traccia di fenilbutazone.

Opinabile l’eccessiva tranquillità con cui di Efsa ed Ema hanno accolto i risultati e hanno concluso che i rischi per il consumatore sono bassi in ragione all’esigua esposizione e alla bassa evidenza di effetti tossici del farmaco.

Il pugno di ferro però è d’obbligo perché si parla di una catena di eventi fraudolenti di portata notevole. E una volta entrati nel cono d’ombra dell’illegalità, tracciare in modo netto i confini tra frode commerciale e problemi di sicurezza alimentare può non essere così facile. Un fenomeno esteso che sta attanagliando l’economia del settore e riducendo la fiducia dei consumatori. Lo scandalo horsemeat -secondo i dati Coldiretti- in Italia ha fatto crollare gli acquisti di ragu’ e piatti pronti a base di carne anche del 30 per cento nel mese successivo ai primi ritiri e sequestri avvenuti in Italia a metà febbraio, con 6 italiani su 10 che non si fidano piu’ del cibo che portano in tavola.

Occorre identificare immediatamente le cause e i colpevoli per eliminare tutti i prodotti noti a rischio e nel frattempo le autorità dovrebbero impegnarsi per scoraggiare fenomeni simili, insistendo ad esempio sull’etichettatura e l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza e il percorso degli alimenti.