Calano i volumi (-1,4%), un po’ meno i valori (-1,1%) della spesa alimentare: segno che si sta raschiando ancora il barile. Con i prezzi alimentari in crescita dello 0,4%, non si è riusciti a tagliare di più insomma, e si è speso quindi qualcosa in più.
Ma la flessione ha tagliato i prezzi pagati agli agricoltori fino al 50% per la frutta e verdura estiva rispetto allo scorso anno mettendo a rischio 10 milioni di giornate di lavoro, e senza un beneficio effettivo per i consumatori.
I risultati delle elaborazioni dei dati del Panel famiglie Gfk-Eurisko relativi ai primi sei mesi del 2014 rivelano una contrazione più pesante per il segmento dei generi alimentari (-1,1%), rispetto a quello delle bevande alcoliche e analcoliche (-0,8%); situazione invertita dal lato dei volumi, con un calo maggiore per le bevande (-2,1%) che per gli alimenti (-0,9%).
Ma osservando la variazione del 2013 sul 2012, cosa emerge, al di là dell’analisi semestrale?

Carne
La carne cala come valore (-0,8%) ma anche in volumi (-2%) nell’ultimo anno ma con un riposizionamento verso prodotti di minor costo; rispetto alla analisi semestrale, da gennaio a giugno si è avuto un recupero lieve delle quantità acquistate (+0,3%), ma non del valore (-0,6%). Il che è coerente con le analisi economiche: se in un primo momento i consumatori dovendo riposizionare la propria spesa tendono a spendere di più, acquistando di meno (quantità), nel lungo periodo invece si adeguano alla disponibilità economica, mutando le proprie scelte, e così facendo, spendono di meno per acquistare un po’ di più.
Stessa lettura per i derivati della carne, che crescono in volume (+1,4%) e calano in calore (-1,8%) negli ultimi sei mesi. Come in tutti i periodi di crisi, continua l’impennata della carne avicola, e calano i trasformati di bovina trasformata.
Ortofrutta
La spesa scende le 3,6%, in ragione di un calo dei prezzi all’origine che si ripercuote negativamente sugli agricoltori, e meno in quantità (-1,3%). Idem per l’ortofrutta (calo in valore -2,4%, in quantità -1,7%). In ragione di prezzi più bassi rispetto all’ultimo anno, i consumatori ne acquistano di più. La categoria conferma insomma una propria elasticità della domanda rispetto ai prezzi.
Latticini
Il latte diminuisce la sua presenza nel carrello della spesa, insieme ai suoi derivati. Il calo in valore del latte è addirittura pari al 6,2% (e solo di 1,4% in quantità) mentre per formaggi e latticini la forbice è minore.
Riassortimento del paniere anche per i cereali nel corso dell’ultimo anno, che pure evidenziano un calo del potere di acquisto (-4,7% in valore e solo -0,4% in quantità, con rimbalzino negli ultimi sei mesi). I prodotti ittici ed il pescato poi vedono continuare una flessione nel corso del 2013, tanto in valore quanto in volume, con effetti sicuramente negativi per il mantenimento della “dieta mediterranea”. In ogni caso, anche qui il consumatore si fa furbo e acquista prodotti meno cari (-12,7 in valore, e “solo” -2,6% in quantità), e pure qui si avverte un piccolo assestamento negli ultimi sei mesi rispetto all’anno scorso con un aumento dello 0,3% in valore e dell’1,4% in quantità.
Finalmente, una buona notizia per l’olio extravergine confezionato, che vede una crescita (rispetto a prezzi di vendita insostenibili e a “rischio frodi”) de 4,8% in valore e del 3,3% in quantità.