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Bisfenolo A: ancora critiche per l’Efsa

7 Novembre 2013
Bisfenolo A: ancora critiche per l’Efsa

L’approccio utilizzato dall’Efsa per la valutazione del Bisfenolo A non è stato scientifico. A sostenerlo è un rapporto presentato questa settimana al Parlamento europeo. Secondo Paul Whaley, autore del rapporto sarebbe necessaria una revisione sistematica in quanto nel parere pubblicato dall’Authority alimentare europea nel 2010 e nella più recente bozza di valutazione del 2013 vi sarebbero forti divergenze scientifiche.

                             

Whaley accademico della Lancaster University sostiene che il modo con il quale l’Efsa sceglie gli studi su cui basare i propri pareri è incoerente, così come il metodo con il quale viene valutata la validità dei dati utilizzati.

Whaley ritiene che l’Authority dovrebbe  pubblicare un protocollo prima di procedere alla valutazione del rischio di sostanze come il Bpa e che dovrebbe adottare maggiore chiarezza riguardo alle questioni che sta trattando.

In una intervista rilasciata a Eu Food Policy dichiarato di aver analizzato insieme al suo team di ricercatori i due pareri dell’Efsa su questo materiale di contatto con gli alimenti per valutare se la metodologia seguita per la valutazione del rischio sia supportata da solidi fondamenti scientifici.  E la risposta è stata negativa.

                         

Il rapporto non contiene nessuna conclusione in merito alla sicurezza del Bisfenolo A, ma si concentra esclusivamente sui metodi utilizzati dall’EFSA. Il documento sottolinea che un metodo più sicuro potrebbe essere quello di seguire le Cochrane Reviews (revisioni sistematiche di ricerca primaria in materia di salute umana e politica sanitaria, riconosciute a livello internazionale come il più alto standard basato sulle evidenze) utilizzate in medicina. In questo caso le dichiarazioni di interesse sono davvero complete perché coprono non solo interessi finanziari e professionali ma tutta la storia editoriale e i contributi specifici presenti.

Le dichiarazioni di interesse dell’Efsa invece non sono specifiche per un particolare parere, ma spetta piuttosto a coloro che hanno il compito di verificarle la lettura e l’interpretazione di documenti spesso lunghi per poi valutare l’esistenza o meno di conflitti. Inoltre, il contributo specifico di ogni membro del gruppo di lavoro non viene indicato.

A finire sotto la lente di ingrandimento è stato per primo il parere pubblicato nel 2010: il rapporto  elenca cinque studi ritenuti più pertinenti ma che non sono stati inclusi. Allo stesso tempo studi che non soddisfano i criteri di inclusione sono stati invece inclusi nel parere.

Ma anche per il progetto di valutazione del 2013 la cui consultazione pubblica è terminata lo scorso settembre non sono stati utilizzati alcuni studi (il rapporto ne elenca 7) ritenuti pertinenti. Inoltre, gli autori del rapporto sottolineano come i membri scientifici del gruppo CEF in alcuni casi non siano stati coerenti nei criteri di selezione. Un esempio: generalmente vengono utilizzati solo dati Ue, ma in questo caso è stata fatta un’eccezione utilizzando alcuni dati provenienti dal Giappone senza però specificare il motivo per cui tali dati erano ritenuti appropriati.

 

Alcuni europarlamentari con a capo la liberale francese Corinne Lepage chiedono al più presto un dibattito al Parlamento europeo sui metodi di valutazione del rischio adottati dall’Efsa.

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