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Bandire il pesticida tossico: dall’Italia

22 Luglio 2014
Bandire il pesticida tossico: dall’Italia

La sostanza matrina, altamente tossica, sarebbe vietata addirittura nel paese produttore, la Cina, mentre ingannerebbe molti agricoltori, in quanto venduta come “naturale”. Ma è stata rinvenuta in quella che Repubblica non esita a definire una “colossale frode” nei confronti degli agricoltori.  Ben 65 tonnellate di fertilizzanti, oltretutto venduti in prodotti bio. Mentre dal Parlamento e da twitter, Colomba Mongiello, la pasionaria dell’agrofood italiano, lancia strali:

“Il sequestro di fertilizzanti naturali a base di matrina operato dalla GdF non può essere trattato come un qualunque fatto di cronaca nera. C’è bisogno di un intervento rapidissimo del governo per vietare l’importazione e l’uso di questi prodotti, paradossalmente vietati nel Paese produttore, la Cina”. E ancora: “La messa al bando è ancora più necessaria, considerando che la sua qualifica di naturale trae in inganno tutti gli agricoltori, che in assoluta buona fede vogliono evitare i prodotti chimici e finiscono per l’aggravare la situazione.”

                        

Il lasciapassare “Bio”, e la natura incerta del “naturale”

Proprio la definizione “bio” sull’etichetta dei composti fertilizzanti ha permesso di evitare i controlli di routine ai fitosanitari, anche se si trattava di una vera e propria frode.

 

Non a caso il meccanismo “lasciapassare” deve aver ricordato la storia della bella mela rossa di Biancaneve: apparentemente sana e naturale, ma poi avvelenata. E l’operazione ha preso il nome di “mela Stregata”, dopo l’altra nota operazione della Gdf, “Gatto con gli Stivali”, nell’aprile 2013; o ancora, il traffico di granaglie “finte bio”, sventato a gennaio 2014.

 

Se gli agricoltori sono i primi frodati (il traffico illecito avrebbe fruttato 3,5 milioni di euro), la mancanza di linee guida italiane circa cosa possa essere definito naturale e cosa no, anche circa le sostanze attive, è problematico.

Francia, USA e Gran Bretagna hanno invece regolato l’utilizzo di tale menzione, sebbene riferita al food. Insomma, un vuoto da colmare.

 

Oltre ad una riflessione più generale, ovvero, il naturale può anche essere velenoso. La sostanza infatti, un alcaloide neurotossico, si estrae dalle radici di una leguminosa, la Sophora Flavescens: ma non è ammessa in Europa, e non risulta commercializzabile. Solo pochi paesi la utilizzano come pesticida.

                      

 

La provenienza

Si è scoperto che i pesticidi, spacciati peraltro come fertilizzanti, ma con nessun potere fertilizzante- provengono da Cina e India e poi distribuiti in Puglia, Sardegna (dove sono partite le indagini con 10 tonnellate sequestrate), ma anche altre regioni italiane.

Non si tratta in ogni caso di episodi isolati, ma- in base alle ricostruzioni fatte- di un vero e proprio sistema strutturato.

 

Inoltre, il problema dei fitosanitari contraffatti è un fenomeno globale: filiere lunghe poco controllabili, costi crescenti degli input agricoli, necessità di ricorrere a mix di prodotto e dosaggi, acquisti on line, diversi standard normativi sulle sostanze ammesse o proibite nelle diverse parti del mondo: sono tutti aspetti che aumentano i rischi di prodotti non genuini, al punto tale che la stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sta da qualche anno seguendo il tema con attenzione

Cosa fare?

Gli agricoltori (biologici e non) al fine di evitare inganni, possono adottare alcune semplici prassi di condotta:

          Acquistare solo prodotti perfettamente confezionati ed integri, non sfusi, con possibilità di controllare l’etichetta del prodotto e le condizioni d’uso;

          Rifornirsi solo da distributori riconosciuti ed autorizzati;

          Rifiutare l’utilizzo di prodotti venduti come “equivalenti” ma “non di marca”, laddove questo si traduca nell’assenza di riferimenti più precisi al produttore ed eventualmente distributore;

          In caso di dubbi sulla legittimità del prodotto, contattare le autorità preposte per controlli;

                         

I miglioramenti attesi

Il decreto legislativo 14 agosto 2012 n. 150, in attuazione della direttiva 2009/128/ (sull’uso sostenibile dei fitosanitari) ha ulteriormente migliorato le condizioni di impiego e la sicurezza d’uso dei fitosanitari, prevedendo:

 

          Un obbligo formativo e di costante aggiornamento degli utilizzatori professionali, dei distributori e dei consulenti sull’impiego dei fitofarmaci, dal 26 novembre 2013, con responsabilità delle Regioni;

          La modifica del rilascio dell’autorizzazione all’acquisto e conseguente uso dei prodotti fitosanitari (il patentino), dal 26 novembre 2015. Tale autorizzazione avrà validità di 5 anni.

          L’obbligo di un certificato di abilitazione alla vendita dei fitofarmaci o, comunque, per svolgere un’attività di consulenza, dal 26 novembre 2015; tale certificato avrà validità di 5 anni.

          I controlli delle attrezzature per l’applicazione dei fitofarmaci a partire dal 2016;

 

Italia leader nei residui

Per l’ultimo anno disponibile, in base al rapporto Efsa sui residui dei fitosanitari, l’Italia migliora ancora: i residui chimici oltre il limite calano da un già basso 0,3 per cento ad addirittura uno 0,2%. Tali risultati sono 9 volte inferiori a quelli della media europea, che peggiora, passando dall’1,6% di irregolarità dello scorso anno all’1,9% e addirittura oltre di 32 volte inferiori a quelli extracomunitari (6,5 per cento di irregolarità).