Se si abolirà il 3×2 sarà comunque un 2×1 almeno, cioè due piccioni con una fava: questo devono aver pensato alla Camera dei Lord inglese: sconti e promozioni infatti non solo incentivano lo spreco alimentare (o un consumo eccessivo di alimenti, con obesità e sovrappeso in crescita verticale) ma deprimono i redditi dei partner di filiera. Come gli agricoltori in primis. In UK vengono buttate ogni anni oltre 90mila tonnellate di cibo, come rivela il rapporto europeo per la prevenzione degli sprechi alimentari, “Counting the Cost of Food Waste: EU Food Waste Prevention”.
Ma non è la sola proposta dei Lord. Infatti, andrebbero limitate anche altre iniziative come il reso dell’invenduto, o la cancellazione retroattiva di ordini, prassi molto diffusa – sebbene giudicata apertamente abusiva da parte del Grocery Supply Code of Practices,(GSCOP) il codice britannico che cerca da alcuni anni di regolare i difficili rapporti di filiera (e rinnovato nel 2013).
La cancellazione degli ordini in particolare è un fenomeno odioso, che – sugli ortofrutticoli freschi finisce per aumentare notevolmente gli sprechi in carico al produttore.
Approccio UK dal 2001 ad oggi… siamo al capolinea?
Il GSCOP si applica ai retailer con oltre un miliardo di sterline di forniture fatturate da società operanti nei confini del Regno Unito e vincola a principi di buone prassi commerciali negli accordi, accordi scritti, divieto di cambiamenti retroattivi nei contratti, di delisting dei fornitori non giustificato, di richiesta di copertura dei costi di marketing, di copertura dei costi sprechi prevendita, di copertura dei costi promozionali, e introduce la figura di Adjudicator per gli arbitraggi tra le parti. In Inghilterra esiste infatti dall’anno scorso la figura dell’Adjudicator, mediatore che svolge una autorità morale.
Con varie vicende, è dal 2001 (con alcune novità introdotte nel 2010 e poi nel 2013) che in Inghilterra si cerca pragmaticamente un approccio volontario tra privati. Ma se oggi un ramo del Parlamento inglese si sente in dovere di avanzare una proposta di legge, c’è da chiedersi se davvero si sia al capolinea dell’approccio volontario finora seguito: con un abbandono della strada strettamente legata al diritto contrattuale che da oltre 10 anni non sembra produrre i risultati adeguati. La Camera dei Lord sollecita allora… addirittura la Commissione europea nel proporre un piano di 5 anni, a partire dai prossimi 6 mesi.
In Europa …
A livello europeo, la Lista delle Prassi Contrattuali Sleali -sebbene sia stata redatta in forma volontaria tra privati, ha il patrocinio morale della Commissione europea, che ha dedicato un Libro Verde e una analisi di impatto al proposito (primavera 2013). Ma si è ancora in alto mare, nonostante la richiesta perentoria degli agricoltori di avere la Commissione europea come parte attiva del processo. Gli agricoltori europei con Coldiretti avevano inoltre chiesto un quadro giuridico in assenza del quale- come sembra testimoniare una volta di più l’esperienza inglese- accordi meramente volontari e tra privati rischiano di non portare a nulla di fatti. Ora, non si sa se la Commissione intenda legiferare- e se sì, con quale strumento giuridico, direttiva o regolamento. Ma come testimonia l’esperienza inglese, qualcosa bisogna pur fare.

Irlanda
Proprio l’Irlanda ha da poco introdotto una nuova normativa Competition & Consumer protection Bill 2014-, che intende affrontare i problemi di asimmetrie lungo la filiera alimentare. Tra i problemi da risolvere inoltre: definizione unilaterale dei contratti, fornitori caricati di costi e rischi per spreco e invenduto; o per le promozioni.
Sebbene il Governo abbia dichiarato che non intende legiferare sui prezzi-cosa che invece è prevista dalla Francia- introduce alcuni vincoli come:
– Forma scritta dei contratti;
– Durata dei contratti e irrigidimento delle clausole per uscirvi;
– Definizione chiara dei termini di pagamento e delle promozioni;
– Pagamenti per spreco possono essere caricati solo in circostanze eccezionali;
– I retailer devono produrre un rapporto annuale per dimostrare di seguire tali regole;
Viene inoltre stabilita una Commissione per la Concorrenza e la Protezione dei Consumatori (CCPC), per far valere le regole e investigare le infrazioni. Che potranno essere multate fino a 100mila euro o due anni di prigione.
Oltre a tali previsioni, vale la regola molto brit del naming and shaming, ovvero, dello sbugiardare su mezzi stampa e media chi infrange le regole. E i singoli consumatori potranno inoltre sollecitare la Commissione.
Competition and Consumer Protection Bill 2014
www.djei.ie/publications/commerce/2014/compconprotbill2014.pdf
Competition and Consumer Protection Bill 2014 Explanatory Memorandum
www.djei.ie/publications/commerce/2014/compconprotbill2014memo.pdf
Competition and Consumer Protection Bill 2014 Regulatory Impact Analysis
www.djei.ie/publications/commerce/2014/compconprotbill2014ria.pdf