La trasparenza e la tracciabilità sulla vendita delle olive è necessaria per difendere agricoltori e consumatori. Così Coldiretti e Unaprol sulla proroga dell’entrata in vigore del Decreto ministeriale del 18 settembre 2024, che impone l’obbligo di registrare sul portale SIAN la consegna delle olive da parte degli olivicoltori ai commercianti e da questi ai frantoi, che non mette in discussione un principio che è saldo.
La norma, proseguono Coldiretti e Unaprol, resta pienamente in vigore e sarà possibile aprire un confronto tecnico sul numero di ore, dove siamo pronti a trovare una soluzione condivisa in tempi rapidi. Ma ciò che non è negoziabile è il fondamento di questa misura: contrastare ogni forma di “olio di carta” e impedire qualunque manovra che possa danneggiare la reputazione e la qualità del vero Made in Italy.
La cronaca di questi giorni ci dà purtroppo ragione, sottolineano: assistiamo sempre più spesso a triangolazioni fraudolente tra Spagna e altri Paesi extra europei che minano alla base la credibilità del comparto olivicolo, come dimostra l’inchiesta su un traffico finanziario da oltre 180 milioni di euro tra Spagna e Tunisia, con speculazioni sui prezzi dell’olio. È per questo che serve un cambio di passo e la norma deve andare esattamente in questa direzione.
Non si tratta di burocrazia, ma di trasparenza, legalità e tutela dei produttori onesti. Basta con le olive senza nome e senza provenienza. Coldiretti chiede tracciabilità reale, responsabilità di filiera e valorizzazione dell’olio italiano.
Proprio in questi giorni, secondo l’analisi congiunta di Unaprol, Coldiretti e Fondazione Foa Italia, si stima una produzione nazionale che dovrebbe attestarsi intorno alle 300mila tonnellate, con un aumento del 30% rispetto allo scorso anno. Una previsione che potrà essere confermata o meno solo a fine campagna, in base all’andamento climatico delle prossime settimane.
Numeri importanti, che meritano una difesa altrettanto importante. Perché il valore dell’olio italiano non si misura solo in produzione, ma nella trasparenza del sistema che lo produce.