La principale forma tramite cui sono vendute le carni…in molti paesi europei e non solo, è ovviamente quella sfusa, su richiesta, dal dettagliante. E gli obblighi informativi presenti possono così essere aggirati, se ne esistono.
L’Irlanda per tale ragione sta introducendo una nuova normativa che preveda l’indicazione obbligatoria dell’origine sulle carni fresche di pollame e agnello. La norma riguarda in particolare le carni sfuse e non preconfezionate, quelle insomma per cui è più facile nascondere informazioni essenziali ai consumatori.
Se circa il manzo la normativa era già presente in tutta Europa, per il maiale (regolamento 1337/2013, in vigore da aprile 2015) gli obblighi riguardavano solo il paese di allevamento e di macellazione, ma non quello di nascita- ora previsto dalla bozza irlandese.
Le autorità irlandesi si rifanno all’articolo 44 del regolamento 1169/2011, laddove si precisa che misure nazionali per indicare il paese di origine o il luogo di provenienza possano essere adottate in cibi sfusi destinati al consumatore finale o ad altri operatori della filiera alimentare.
L’iniziativa irlandese si va ad aggiungere alle tante altre notifiche alla Commissione su progetti analoghi, come quelli italiano e francese (latte), ma anche finlandese, greco, portoghese e lituano. Mentre gli agricoltori inglesi della National Farmers Union lo scorso settembre hanno inviato una richiesta esplicita al Governo per consentire ugualmente l’origine in etichetta su latticini e carne.
Dopo il via libera dell’esecutivo europeo per una prova di due anni in Francia su tale proposta di etichetta, anche Italia e Lituania su origine latticini hanno avuto il via libera della Commissione europea, mentre Grecia, Finlandia e Portogallo sono sulla stessa strada.
In modo del tutto interessante la bozza dichiara che non vi saranno ripercussioni né limitazioni per il commercio internazionale- sia a livello tecnico che sanitario.