COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 7 aprile 2021

7 Aprile 2021
News La Forza del Territorio del 7 aprile 2021

Primo piano

 

LOMBARDIA

FRUTTA E VERDURA AL GELO: CORSA PER PROTEGGERE PRODUZIONI

In Valtellina per salvare i meli in fioritura nebulizzato un velo protettivo d’acqua

Il maltempo con freddo e gelo si abbatte sui frutteti e sui campi coltivati della Lombardia, con gli agricoltori che corrono a salvare le produzioni dalle mele in montagna agli ortaggi della pianura padana. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Lombardia sugli effetti del ritorno di temperature artiche, dopo un periodo di clima mite che ha favorito il risveglio della vegetazione ora più vulnerabile agli sbalzi termici.

Durante il riposo invernale – sottolinea la Coldiretti – le piante sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero anche di diversi gradi, ma diventano particolarmente sensibili una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove gemme e foglioline. In queste condizioni – continua la Coldiretti Lombardia – un repentino abbassamento delle temperature rischia di compromettere la produzione dei frutti e il raccolto finale. 

In Valtellina – spiega la Coldiretti regionale – durante la notte e nelle ore più fredde per salvare i meli in fioritura dalla primavera sottozero è stato nebulizzato un sottile velo protettivo di acqua che con lo sbalzo termico conserva il calore della pianta e protegge le parti più esposte, impedendo che vengano danneggiate da temperature ancora più basse. 

Il ritorno del grande freddo preoccupa gli agricoltori anche in pianura – sottolinea la Coldiretti – dove stanno arrivando ai nostri tecnici le prime segnalazioni di danni. “La brinata è durata diverse ore – testimonia Andrea Costa, frutticoltore mantovano – con punte fino ai tre gradi sotto zero. A essere colpite sono tutte le varietà di pere, con le piante che ormai hanno completato le fioriture e sono quindi a rischio di perdere il frutto”.

Problemi anche per le coltivazioni in pieno campo: “Il freddo anomalo di questi giorni sta ritardando la stagione – spiega Giorgio Perego, agricoltore di Cernusco sul Naviglio (Milano) -. Abbiamo preparato il terreno ma non abbiamo potuto ancora trapiantare le piantine cresciute in serra, come ad esempio i cetrioli. Non siamo ancora riusciti a piantare nemmeno le zucchine. La combinazione tra freddo, vento e mancanza d’acqua sta facendo slittare tutta la produzione”. Lo sbalzo termico – prosegue la Coldiretti regionale – ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.

Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e al moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che hanno fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

Dal Territorio

 

SICILIA, UN’ALTRA STAGIONE NERA PER GLI AGRITURISMI SICILIANI

La pandemia affossa gli oltre 750 agriturismi siciliani anche in primavera, una stagione in cui la natura siciliana rappresenta il clou dell’anno e in cui le gite fuori porta, scampagnate e soggiorni, sono la scelta preferita dalle famiglie. Lo afferma Coldiretti Sicilia nel sottolineare che dall’inizio del Covid a livello nazionale il comparto dell’agriturismo ha perso 1,2 miliardi di fatturato e anche nell’Isola le perdite sono ingenti.   Gli agriturismi siciliani – sottolinea ancora – situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

La situazione sta diventando insostenibile – commenta ancora Coldiretti Sicilia – perché si stanno vanificano investimenti e sforzi che le aziende sostengono ogni anno per mantenere alto lo standard qualitativo che fanno degli agriturismi siciliani la meta preferita di francesi, tedeschi ma anche tanti italiani. Ritornare ad un’attenta normalità è indispensabile per proseguire il potenziamento delle aree che garantiscono la ricettività proprio grazie a queste strutture.

 

UMBRIA, DL SOSTEGNI: SUBITO RISORSE A FILIERE IN CRISI

È importante aver ottenuto il taglio del costo del lavoro ma occorre rafforzare le misure di sostegno all’agricoltura nei settori che hanno avuto perdite più rilevanti come quello dell’allevamento, dell’agriturismo, del vino e della birra ma anche promuovere l’economia circolare a favore del biogas. È quanto ha chiesto Coldiretti all’audizione sul Dl Sostegni alla Commissione Bilancio del Senato proprio in occasione della diffusione dei dati Istat dai quali emerge che più di quattro aziende agricole su dieci (40,8%) non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno economico. La Coldiretti ha chiesto anche la proroga della sospensione delle rate di mutui bancari ed ha formulato al Ministero delle Politiche Agricole una proposta per il riparto del fondo filiere, a favore dei settori più danneggiati.

Da un’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi al periodo compreso tra il 2020 e il 2021, su quasi una azienda agricola su cinque (18%) pesa la riduzione della domanda di prodotti provocata soprattutto dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte dei bar, ristoranti e pizzerie costretti alla chiusura.

Tra le preoccupazioni – spiega Albano Agabiti presidente Coldiretti Umbria – emerge anche l’impatto dell’aumento dei costi di produzione (7,5%) che riguarda le materie prime, dai prodotti energetici agli alimenti per il bestiame, mentre il 6,9% segnala la mancanza di liquidità per fare fronte alle spese correnti. Uno scenario preoccupate con il 9,5% delle aziende agricole che ritiene che non sia possibile tornare alla situazione antecedente all’emergenza Covid. Nonostante le difficoltà provocate dalla pandemia – aggiunge Agabiti – le nostre imprese hanno continuato a lavorare per garantire la continuità delle forniture alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati e consentire quindi alle famiglie di fare la spesa. L’emergenza globale, ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza, ma le aziende agricole e i tanti comparti in difficoltà vanno sostenuti.

È necessario – ribadisce Mario Rossi direttore Coldiretti Umbria – cercare di far ripartire tutti i settori il prima possibile, in totale sicurezza, dalla vendita di prodotti alla ristorazione e ricettività, ma, allo stesso tempo, è fondamentale sostenere con misure adeguate le imprese agricole del nostro territorio, ed insieme ad esse l’intera economia regionale e l’occupazione. Con le difficoltà dell’horeca, le limitazioni agli spostamenti e la mancanza dei turisti, dopo un anno di pandemia i bilanci aziendali sono in affanno: serve quindi – conclude Rossi – una veloce iniezione di liquidità che possa essere d’aiuto a tutta la filiera agroalimentare, accompagnata anche da incentivi per rilanciare il turismo enogastronomico che in questi mesi dovrebbe vivere le sue stagioni di punta.

 

PUGLIA, COVID: 1 AZIENDA AGRICOLA SU 5 IN CRISI PER STOP RISTORANTI

Su quasi una azienda agricola su cinque (18%) pesa la riduzione della domanda di prodotti provocata soprattutto dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte dei 20mila bar, ristoranti e pizzerie costretti alla chiusura in Puglia. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al periodo compreso tra il 2020 e il 2021.

“E’ importante aver ottenuto il taglio del costo del lavoro, ma occorre rafforzare le misure di sostegno all’agricoltura nei settori che hanno avuto perdite più rilevanti come quello dell’allevamento, dell’agriturismo, del vino e del florovivaismo ma anche promuovere l’economia circolare a favore del biogas”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. La Coldiretti ha chiesto anche la proroga della sospensione delle rate di mutui bancari ed ha formulato al Ministero delle Politiche Agricole una proposta per il riparto del fondo filiere, a favore dei settori più danneggiati.

Tra le preoccupazioni – sottolinea la Coldiretti regionale – emerge anche l’impatto dell’aumento dei costi di produzione (7,5%) che riguarda le materie prime, dai prodotti energetici agli alimenti per il bestiame, mentre il 6,9% segnala la mancanza di liquidità per fare fronte alle spese correnti. Uno scenario preoccupate con il 9,5% delle aziende agricole che ritiene che non sia possibile tornare alla situazione antecedente all’emergenza Covid.

Nonostante le difficoltà durante la pandemia – precisa Coldiretti Puglia – più di quattro aziende agricole su dieci (40,8%) non hanno ricevuto secondo l’Istat alcun tipo di sostegno economico statale, europeo o altre forme di aiuto.

Le aziende agricole – continua Coldiretti Puglia – non hanno comunque mai smesso di lavorare per garantire la continuità delle forniture alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati e consentire quindi alle famiglie di fare la spesa, con quasi 100mila aziende agricole e stalle che garantiscono l’approvvigionamento alimentare in Puglia con responsabilità e dedizione, oltre all’impegno per la tutela del paesaggio, lo sviluppo economico del Paese, la sicurezza e la salute delle persone attraverso la produzione di cibo.

“Stiamo vivendo una situazione emergenziale straordinaria sia sul fronte sanitario che economico – insiste il presidente Muraglia – con l’intera filiera alimentare impegnata in prima linea a garantire il cibo necessario alle famiglie pugliesi, uno sforzo importante anche di responsabilità che rende merito ad un sistema agricolo e agroalimentare evidentemente robusto che sta tenendo testa con fatica alla crisi, ma che va supportato con adeguate misure di sostegno e incentivanti”.

L’agroalimentare può offrire 100mila posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni in Puglia con una decisa svolta dell’agricoltura – conclude Coldiretti Puglia – verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale, ma anche un nuovo welfare in campagna, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza #Next Generation Italia, con l’opportunità storica del Recovery Plan per cui Coldiretti ha elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili.

 

EMILIA ROMAGNA, MALTEMPO: GELO TAGLIA RACCOLTI. ROMAGNA IN GINOCCHIO

Il crollo delle temperature, sottozero anche questa notte, mette a rischio i raccolti di tutta l’Emilia-Romagna, dopo un periodo di temperature miti che aveva favorito il risveglio della vegetazione, ora più sensibile al grande freddo che si è abbattuto in varie zone della regione con bufere di vento e neve anche a bassa quota. È quanto emerge da un primo monitoraggio di Coldiretti regionale sugli effetti del maltempo sulle coltivazioni agricole.

La nottata di gelo diffuso in Romagna – fa sapere Coldiretti regionale – ha compromesso gravemente l’albicocco, con perdite superiori al 50% dei raccolti, ma sono presenti danni anche su pesche e nettarine. Colpiti duramente anche germogli e gemme del kiwi (appena risalirà la temperatura sarà possibile valutare l’entità dei danni e se ci siano possibilità di ripresa vegetativa). Dalle prime segnalazione raccolte i territori più duramente colpiti sono il forlivese e il ravennate dove si registrano danni anche sulla vite, che saranno quantificati nei prossimi giorni.

Danni anche in provincia di Ferrara con le gelate che hanno colpito alberi da frutta in piena fioritura come peschi, meli, peri e ciliegi. In pericolo anche le bietole appena seminate, i primi pomodori trapiantati e le colture orticole.Nel piacentino – comunica Coldiretti regionale – il gelo ha fatto tabula rasa nei prati di erba medica e ha danneggiato gravemente le piantine di pomodori già trapiantate. Lo stesso vale per i germogli sulle viti, in particolar modo le uve bianche della Val Tidone, perché più avanti nella maturazione.

Nel bolognese, dopo i danni subiti nelle scorse settimane da peschi e albicocchi, il timore – fa sapere Coldiretti Emilia Romagna – è rivolto ora agli alberi di pere e mele, fioriti a cavallo di Pasqua grazie alle temperature quasi estive. Se giovedì notte, come previsto, si dovesse scendere a – 3 gradi oltre il 50% del raccolto sarebbe in grave pericolo.

La provincia di Modena – comunica Coldiretti regionale – fa registrare danni su vigneti, in particolare le varietà più precoci come il Grasparossa con danni sulle gemme del 100%. Nella zona di Vignola albicocche colpite al 100%, ciliegie dal 30 al 50%, lo stesso vale per le susine.

Critica la situazione delle pere anche in previsione del gelo che potrebbe riproporsi.

L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – precisa Coldiretti – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.

Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. Coldiretti si è prontamente attivata per segnalare alla Regione Emilia Romagna la grave situazione in cui si trovano le aziende e nei prossimi giorni verrà effettuato un monitoraggio sul territorio per quantificare i danni subiti.

 

CAMPANIA, COVID: CRACK DA 35 MILIONI PER 700 AGRITURISMI

Le chiusure affossano i 700 agriturismi della Campania con la primavera che è la stagione preferita dagli italiani per gite fuori porta e scampagnate. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti nel sottolineare che dall’inizio della pandemia l’agriturismo nazionale ha perso 1,2 miliardi di fatturato, 35 milioni di euro in Campania. L’arrivo della bella stagione – sottolinea la Coldiretti – è particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – precisa Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

In Campania l’offerta agrituristica – prima delle prescrizioni anticovid – poteva contare su circa 24 mila coperti per la ristorazione/degustazione e circa 5 mila posti letto al coperto, a cui vanno aggiunte le quasi 700 piazzole per il camping. In provincia di Salerno gli agriturismi dispongono di 7.500 coperti e i 1.900 posti letto. Nel Sannio si superano i 5.000 coperti e si sfiorano i 1.000 posti letto. Poi Napoli con i quasi 3.900 coperti e 740 letti. Nelle province di Avellino e Caserta con circa 3.700 coperti e 690 letti ciascuna.

“I nostri agriturismi hanno dato una spinta determinante alla crescita del turismo nelle zone rurali – sottolinea Manuel Lombardi, presidente di Terranostra Campania, associazione di Coldiretti che promuove gli agriturismi della rete Campagna Amica – contribuendo a presidiare e tutelare il territorio come custodi del patrimonio agroalimentare, del paesaggio e delle strutture rurali. L’agriturismo autentico contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle campagne e garantisce il rispetto delle distanze sociali, evitando l’affollamento. Nei nostri agriturismi le distanze si misurano in ettari e non in metri.”

 

PIEMONTE, MALTEMPO: TEMPERATURE SOTTO ZERO METTONO A DURA PROVA COLTURE

Il crollo delle temperature sottozero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo periodo di alte temperature che hanno favorito il risveglio della vegetazione che è ora più sensibile al grande freddo con bufere di vento e neve anche a bassa quota. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti del maltempo sulle coltivazioni agricole. Le piante durante il riposo invernale sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline.

In Piemonte si sono registrate temperature sotto zero soprattutto nel nord Piemonte dove ha anche nevischiato tra le province di Novara e Vercelli come pure nel monregalese, in provincia di Cuneo, e nella provincia di Alessandria con gelate in particolare nell’acquese e nel novese. Nella pianura del torinese questa notte, per la prima volta, le temperature sono andate sotto lo zero, era già successo nel pinerolese nelle scorse settimane, ma le colture non erano ancora fiorite, provocando lievi danni a kiwi, pesche e albicocche. Il gelo ha segnato, tra le orticole, gli asparagi di Santena e del Pianalto di Poirino.

“Si attende un ulteriore abbassamento delle temperature questa notte e per una stima dei danni attendibile dobbiamo aspettare qualche giorno – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale -. Con il caldo dei giorni scorsi le piante hanno anticipato la fioritura ed il freddo improvviso è dannoso, oltre che per le orticole e le piante da frutto, anche per il comparto apistico. Il grano, invece, sta patendo maggiormente la siccità.  L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici – concludono Moncalvo e Rivarossa – con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.

 

TRENTINO ALTO ADIGE: BASSE TEMPERATURE: IMPIANTI ANTIBRINA E MONITORAGGIO

Il crollo delle temperature sottozero rappresenta un forte rischio per il settore agricolo e Coldiretti Trentino Alto Adige tiene alta l’attenzione a tutela delle proprie aziende.

“Da giorni stiamo tenendo monitorata la situazione –afferma il presidente Gianluca Barbacovi- e nella scora notte le temperature si sono abbassate sotto lo zero in tutta la regione. In alcune zone sono stati attivati i sistemi antibrina, mentre in altre il freddo è stato affrontato attraverso l’utilizzo di fiammelle in grado di alzare la temperatura circostante. Sotto monitoraggio gli impianti di drupacee come ciliegie e albicocche che sono più sensibili al freddo ed hanno uno stadio fenologico avanzato. L’attenzione è massima poiché siamo proprio in fioritura. Attenzione anche per i meleti. Importante sarà tenere alta l’attenzione sulla prossima notte poiché se dovesse persistere questa condizione climatica ci sarebbe anche il problema della lunga durata del fenomeno con il rischio di danni maggiori. Siamo attivi su tutto il territorio per tenere sotto controllo la situazione”.

La Coldiretti sottolinea come le piante durante il riposo invernale siano in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline.

Il brusco abbassamento delle temperature con l’arrivo del gelo in pianura può compromette la produzione di frutta fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibile al gelo.

A livello nazionale la Coldiretti afferma che siamo di fronte in tutta Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – precisa la Coldiretti – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.

 

VENETO, MALTEMPO: COLTURE IN PIENO CAMPO E FRUTTETI SOTTO ZERO

Riscaldamento a manetta nelle serre di ortaggi, attivati gli impianti antibrina nei frutteti, gli agricoltori corrono ai ripari per il crollo delle temperature arrivate sotto lo zero durante la notte. Gli interventi riguardano tutto il territorio regionale – spiega Coldiretti Veneto –  e interessano anche le grandi colture come l’orzo il frumento e pure le barbabietole le cui piantine che con le gelate notturne rischiano di essere compromesse nello sviluppo vegetativo.

La settimana scorsa gli operatori agricoli avevano già distribuito i tubi dell’irrigazione di soccorso a terra – ricorda Coldiretti Veneto –  ora devono pensare a come proteggere le varietà precoci tipo susine, pesco, albicocche, ciliegie e anche il kiwi. Occorre salvare le fioriture e quindi il futuro raccolto anche dalle sferzate di vento gelido. Tutti questi sfasamenti stagionali – ricorda Coldiretti Veneto – hanno un costo per i produttori costretti ad un surplus di gasolio oltre che a strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta.

La situazione interessa tutta Italia – dice Coldiretti – siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

ABRUZZO, CAMBIO VERTICI: A PESCARA E TERAMO ARRIVA DANILO MERZ

Cambio ai vertici di Coldiretti Abruzzo: Danilo Merz è il nuovo direttore regionale, succedendo a Giulio Federici, direttore dal 2016. Trentino, classe 1960, Danilo Merz arriva dalla Direzione regionale del Friuli Venezia Giulia (in cui, oltre ad essere direttore regionale, aveva anche l’incarico di direttore della federazione provinciale di Coldiretti Udine), con una esperienza di 40 anni nella principale associazione di rappresentanza agricola. E’ il primo direttore del “nord” a ricoprire questo incarico in Abruzzo.

Il passaggio di consegne è avvenuto alla presenza dei dirigenti nazionali di Coldiretti nel corso dell’ultimo consiglio direttivo della Federazione regionale alla presenza del presidente di Coldiretti Abruzzo Silvano Di Primio e di tutto il consiglio direttivo che ha ringraziato il direttore Federici per il lavoro svolto dando il benvenuto al nuovo direttore. Merz, sposato con due figlie, è stato nominato anche direttore delle federazioni provinciali di Pescara e Teramo.

“E’ un incarico di grande responsabilità in una regione a forte vocazione agricola in un momento storico molto complesso a causa dell’emergenza sanitaria – ha detto Merz presentandosi ai consiglieri di federazione – In generale l’obiettivo è quello di affrontare le difficoltà e le problematiche dei diversi settori, dalla zootecnia alla cerealicoltura, dall’ortofrutta alla viticoltura alla olivicoltura, continuando sulla strada del progetto filiera agricola italiana e sul rafforzamento del progetto di filiera corta con i mercati di Campagna Amica. Determinante in tal senso sarà anche il ruolo del Programma di sviluppo rurale e l’affiancamento delle aziende con una specifica consulenza. Il rapporto con le istituzioni sarà inoltre importante per affrontare l’esigenza sempre più sentita dello snellimento della burocrazia, che spesso per le aziende agricole costituisce un grave svantaggio competitivo. Sono molte le sfide che ci attendono, ma so che opererò in una buona struttura con una classe dirigente preparata».

 

PISTOIA, MALTEMPO E COLTURE A RISCHIO: DAI POMODORI ALLE PHOTINIE AI VIGNETI

Anche le piante ornamentali soffrono le gelate notturne. Pomodori, zucchine, peperoni piantati in campo o in serre non riscaldate sono compromessi, ma anche photinie, evonimi, allori ed altre piante che avevano già vegetato vedono compromessa la loro bellezza (e vendibilità) a causa delle basse temperatura che danneggiano le loro foglie. A rischio anche le infiorescenze nelle vigne a Sangiovese, con conseguente perdita di produzione di uva nei filari colpiti.

 “Il crollo delle temperature sottozero in primavera –spiega Coldiretti Pistoia- impensierisce i nostri imprenditori agricoli. Tra i produttori di ortaggi non ha avuto conseguenze solo chi ha serre riscaldate, che però vede aumentare i costi per il gasolio. Stanotte, con temperature attese a Pistoia di meno 3 gradi, i danni potrebbero essere importanti anche per le piante ornamentali, con tante varietà già pronte alla vendita la cui immissione sul mercato dovrà essere rimandata a quando ricresceranno nuove foglie.

Non mancano timori anche in vigna. Le infiorescenze nei vitigni di sangiovese sono già cresciute: temperature sottozero e assenza di vento potrebbero ‘bruciarle’, azzerando la produzione di uva”.

Il crollo delle temperature sottozero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo periodo di alte temperature che hanno favorito il risveglio della vegetazione. Le piante durante il riposo invernale – sottolinea la Coldiretti – sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. Il brusco abbassamento delle temperature anche con l’arrivo del gelo in pianura – continua la Coldiretti – compromette nella nostra provincia la produzione di ortaggi coltivati come lattughe, bietole, cavoli, spinaci, fave e piselli. Fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, anche la vite. A rischio – precisa la Coldiretti – le coltivazioni più precoci di mais, che potrebbero dover essere riseminate, ma anche cespugli e piante ornamentali nei vivai, dove le gelate possono pregiudicare l’armonia e la simmetria delle chiome ottenute con anni di sapienti potature.

L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – precisa la Coldiretti – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.

Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

AREZZO, UNGULATI: E’ EMERGENZA NEL TERRITORIO, SERVONO AZIONI CONCRETE

“Lo avevamo sollecitato a tutti i sindaci della provincia di Arezzo attraverso una comunicazione dello scorso settembre, invitando i primi cittadini a richiedere alla Regione Toscana, in riferimento all’art. 3 Legge Regionale 70, l’attivazione di interventi di contenimento in presenza di ungulati in ambito urbano che costituiscono pericolo potenziale per la pubblica incolumità e per la sicurezza della circolazione stradale”. Così la Coldiretti aretina in merito alla notizia sull’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Arezzo dell’atto di indirizzo per l’attivazione di un tavolo di lavoro congiunto tra categorie, associazioni e istituzioni al fine di individuare le aree pubbliche e private della città in stato di abbandono e da riqualificare anche attraverso l’emissione di ordinanze nei confronti dei proprietari.

“Avevamo fatto presente alle amministrazioni comunali – spiega l’associazione – come la situazione che coinvolge il nostro territorio sia veramente arrivata al collasso. La nostra nota, che faceva seguito ad un’altra serie di comunicazioni precedenti sul tema, sottolineava la grande difficoltà che hanno le aziende agricole, ad operare nel lavoro quotidiano messo a dura prova dagli ingenti danni che gli animali provocano alle colture, parimenti avevamo chiesto attraverso la stessa, di valutare l’opportunità di emettere ordinanze di sfalcio delle aree rurali incolte e prospicenti ai centri abitati, diventate dei veri e propri ricoveri per gli ungulati. Diamo quindi la nostra completa disponibilità a collaborare ad un tavolo di lavoro congiunto così come espresso dal Consiglio comunale di Arezzo, impegno necessario volto alla tutela e alla salvaguardia delle imprese agricole e verso l’interesse della salute e della sicurezza dei cittadini”.

 

VICENZA, LE COLLINE VICENTINE DEL PROSECCO A BRENDOLA COLPITE DAL GELO

Le colline vicentine del Prosecco a Brendola colpite dal gelo. Alle 5.05 di questa mattina la temperatura è scesa sotto lo zero e la prossima notte sarà ancora peggio.

La situazione non ha riguardato soltanto l’Ovest Vicentino, ma anche altri territori della provincia di Vicenza, dove le colture sono state messe a dura prova. E, nei prossimi giorni, le previsioni meteorologiche non accennano al miglioramento.

Il clima è davvero pazzo, come si addice al periodo. Riscaldamento a manetta nelle serre di ortaggi, attivati gli impianti antibrina nei frutteti, gli agricoltori corrono ai ripari per il crollo delle temperature arrivate sotto lo zero durante la notte. E pensare che, solo la scorsa settimana scorsa gli operatori agricoli avevano distribuito i tubi dell’irrigazione di soccorso a terra, mentre oggi si trovano a pensare a come proteggere le varietà precoci di susine, pesche, albicocche, ciliegie e kiwi.

“Occorre salvare le fioriture e quindi il futuro raccolto anche dalle sferzate di vento gelido. Tutti questi sfasamenti stagionali – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – hanno un costo per i produttori costretti ad un surplus di gasolio, oltre che a strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta”.

La situazione interessa tutta Italia. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione ed il moltiplicarsi di eventi estremi, con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

PADOVA, EMERGENZA GELO DAI COLLI ALLA BASSA: FALO’ TRA I CILIEGI

E’ di nuovo emergenza gelo in campagna per il brusco abbassamento delle temperature. Come previsto, afferma Coldiretti Padova, la notte appena trascorsa la temperatura è scesa sotto zero in buona parte della provincia e anche per la prossima notte è annunciato un ulteriore abbassamento di qualche grado. Questo ha portato alla formazione di brina sulle coltivazioni in pieno campo, dai frutteti ai seminativi, con il rischio che le gelate possano compromettere la germogliazione o la fioritura in corso. Le eventuali conseguenze, spiegano i tecnici di Coldiretti Padova, si potranno notare solo fra qualche giorno ma intanto gli agricoltori cerano di correre ai ripari. Sul versante sud dei Colli Euganei, a Calaone di Baone, sono comparsi anche dei piccoli fuochi notturni per difendere i ciliegi in fiore. Nel corso della notte alcuni agricoltori della zona hanno bruciato della paglia vicino alle piante per evitare un eccessivo abbassamento della temperatura nel frutteto e preservare la fioritura. In altre aziende frutticole invece sono entrati in funzione, come due settimane fa, gli impianti anti brina che attraverso getti d’acqua nebulizzati formano sulle piante un sottile strato di ghiaccio che, ricoprendo fiori e germogli, blocca la temperatura intorno allo 0, impedendo così bruschi cali che potrebbero essere dannosi nelle zone più esposte alle gelate.

“Speriamo che questa nuova ondata di freddo duri il meno possibile – afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – perché altrimenti rischiano coltivazioni come i frutteti in fiore in tutta la provincia, ma anche le barbabietole e il mais, dove è stato seminato da poco. Abbiamo già le nostre preoccupazioni per la siccità, vista la scarsità di piogge anche di questi giorni. La settimana scorsa gli operatori agricoli avevano già distribuito i tubi dell’irrigazione di soccorso a terra ora devono pensare a come proteggere le varietà precoci tipo susine, pesco, albicocche, ciliegie e anche il kiwi. Occorre salvare le fioriture e quindi il futuro raccolto anche dalle sferzate di vento gelido. Tutti questi sfasamenti stagionali hanno un costo per i produttori costretti ad un surplus di gasolio oltre che a strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta.”.

Occhi puntati sulle coltivazioni più esposte da parte dei tecnici di Coldiretti Padova e del Condifesa Padova, il consorzio che si occupa delle assicurazioni per i prodotti e le attività agricole. “Questi inverni miti – spiega il presidente Ettore Menozzi Piacentini – portano ad un risveglio vegetativo anticipato particolarmente sensibile a bruschi abbassamenti delle temperature, e i ritorni di freddo primaverili ormai piuttosto frequenti nei mesi di marzo e aprile possono compromettere gravemente le produzioni frutticole e viticole, oltre che i seminativi”.

 

VENETO, FOTOVOLTAICO A TERRA: COLDIRETTI SCRIVE AL PRESIDENTE LUCA ZAIA

I tempi stringono e la scadenza del 12 aprile è vicina. Quel giorno, infatti, la Regione del Veneto deve pronunciarsi definitivamente sull’impianto fotovoltaico a terra di Loreo in provincia di Rovigo. Il progetto in questione ha già avuto il via libera dalla conferenza dei servizi e attende, appunto, l’ultima autorizzazione. E’ questa la ragione per cui Coldiretti Veneto ha scritto al Presidente Luca Zaia al fine di chiedere un incontro chiarificatore sulla vicenda che sta interessando non solo gli operatori agricoli ma tutta l’opinione pubblica. Non sappiamo quale fine abbiano fatto le nostre osservazioni, se sono state considerate all’interno della Conferenza dei Servizi e del comitato tecnico, non abbiamo avuto alcun riscontro. Per questo – informa Coldiretti Veneto – ci apprestiamo anche ad inviare ai dirigenti competenti della Regione Veneto una richiesta formale di chiarimento valutando anche una riconvocazione della Conferenza dei Servizi.  Sarebbe necessario infatti un supplemento di tempo per rivalutare il progetto, nel rispetto dell’autonomia degli enti che si sono già espressi e tenendo conto anche delle osservazioni che Coldiretti ha presentato.  Riflettere qualche giorno in più rispetto alla data prevista– commenta Coldiretti Veneto –  potrebbe servire a prendere in considerazione i tanti aspetti problematici emersi. La preoccupazione è diffusa sul territorio e oggi anche chi ha dovuto esprimere un parere, come la stessa Sovraintendenza, ribadisce: “Siamo molto preoccupati dal proliferare di questi parchi”.

Quello di Loreo è un impianto – ricorda Coldiretti Veneto – di oltre 50 ettari di terreni coltivati, sono comunque in itinere altre installazioni di pannelli solari che interessano più di 200 ettari sparsi su territorio regionale, ma altri ne stanno arrivando. Con l’OK a Loreo si aprirà un’autostrada per il SI a tutti gli altri e da quanto sappiamo sono molte le province coinvolte. Una ferita per l’agricoltura, l’ambiente, il paesaggio e uno schiaffo morale alle imprese agricole che sui campi investono per coltivare o allevare in particolare i giovani costretti anche a rinunciare al loro sogno imprenditoriale per mancanza di terreni.

Coldiretti è convinta – scrive nella lettera inviata – che si debbano sviluppare energie rinnovabili, e sono tante le modalità per sostenere questo percorso virtuoso senza consumare suolo agricolo, ma sugli impianti fotovoltaici occorre procedere con l’utilizzo dei tetti. In caso di moduli solari a terra si devono individuare i siti degradati e dismessi. Le aree agricole vanno lasciate agli imprenditori per la realizzazione di micro impianti agrovoltaici in questo caso sono i produttori agricoli i protagonisti e non le grandi società camuffate dalla vocazione green per scopi da business energetico.

Coldiretti Veneto si appella alla sensibilità del Governatore sottolineando anche la documentazione redatta da esperti comprovante le motivazioni per impedire questo scempio ambientale. Purtroppo il dossier è stato ignorato agli uffici pubblici preposti e l’unica speranza – conclude Coldiretti – è riposta nelle mani di Luca Zaia.

 

BRESCIA, MALTEMPO: SOS GELO NELLE CAMPAGNE E NEI VIGNETI BRESCIANI

L’anomalo crollo delle temperature registrato all’alba di questa mattina in tutto il territorio provinciale, e le previsioni di ulteriori eventi nelle prossime ore, preoccupano i viticoltori e gli agricoltori bresciani. E’ quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti Brescia sugli effetti del ritorno del maltempo, con freddo e gelo, dopo un periodo di clima mite che ha favorito il risveglio della vegetazione.

Durante il riposo invernale – sottolinea Coldiretti Brescia – le piante sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero anche di diversi gradi, ma diventano particolarmente sensibili in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove gemme e foglioline. In queste condizioni, gli sbalzi termici rischiano di compromettere la produzione dei frutti e il raccolto finale. 

Particolarmente delicata, dalle prime segnalazioni raccolte dai tecnici di Coldiretti, la situazione dei vigneti: “E’ difficile stimare i danni in questa fase – precisa Simone Frusca, responsabile ufficio tecnico di Coldiretti Brescia – perché l’evidenza e la risposta della pianta saranno riscontrabili più avanti, con il procedere dello sviluppo vegetativo e l’innalzamento delle temperature. Viviamo con apprensione questi giorni, affinché non si ripeta un altro evento tragico come quello vissuto ad aprile 2017”.

Con questa primavera sotto zero, il territorio bresciano si trova ancora una volta ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici – conclude Coldiretti Brescia – e la tendenza alla tropicalizzazione e al moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali, manifestazioni violente, precipitazioni brevi e intense e repentini cambi di temperatura. A livello nazionale, Coldiretti stima perdite per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture delle campagne a causa di maltempo, allagamenti, frane e smottamenti.

 

SONDRIO, VALTELLINA: IL GELO PER SALVARE LE MELE DAL GELO

Getti d’acqua accesi durante la notte e nelle ore più fredde nei meleti della Valtellina per salvare le piante in fioritura dalla primavera sottozero. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Sondrio sugli effetti del ritorno del freddo artico anche in regione, dopo un lungo periodo con temperature miti che hanno favorito il risveglio della vegetazione ora più vulnerabile agli sbalzi termici.

Il maltempo con freddo e gelo si abbatte sui frutteti e sui campi coltivati della valle, con gli agricoltori che corrono a salvare le produzioni dalle mele in montagna: durante la notte e nelle ore più fredde, per salvare i meli in fioritura dalla primavera sottozero è stato nebulizzato un sottile velo protettivo di acqua che con lo sbalzo termico conserva il calore della pianta e protegge le parti più esposte, impedendo che vengano danneggiate da temperature ancora più basse.

Durante il riposo invernale – sottolinea la Coldiretti provinciale – le piante sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero anche di diversi gradi, ma diventano particolarmente sensibili una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. In queste condizioni un repentino abbassamento delle temperature rischia di compromettere la produzione dei frutti e il raccolto finale.

Con l’irrigazione accesa nelle ore più fredde – spiega Coldiretti Sondrio – le gemme e i fiori delle piante di melo vengono quindi messi al sicuro da un sottile velo ghiacciato, che li preserva dalle gelate. L’acqua, infatti, solidificandosi “cede calore” e mantiene la vegetazione intorno agli zero gradi, impedendo che venga danneggiata da temperature più basse.

Il ritorno del grande freddo preoccupa anche i viticoltori: in generale, tutte le colture sono in fase avanzata rispetto alla stagione, in particolare dopo le temperature alte della scorsa settimana.

Tuttavia è presto per tracciare una stima dei danni, che potrebbero tuttavia toccare diverse centinaia di migliaia di euro, in particolare in quelle zone produttive dove i meleti non sono dotati di impianti antibrina. Molto dipenderà anche dall’andamento delle temperature e dell’escursione termica che si andrà a verificare nelle prossime ore e nei prossimi giorni: i nostri tecnici sono al lavoro per monitorare la situazione.                                                                                                                      

Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

MASSA CARRARA, SMART WORKING IN AGRITURISMO TRA RELAX, NATURA E TIPICITA’

Le stime di Coldiretti: 1 su 5 ha già avviato percorso. Le strutture si adattano alla pandemia per recuperare fatturato e rilanciarsi.

Un po’ lavoro, un po’ vacanza. Lavorare da remoto con lo sguardo su borghi e boschi non è solo una nuova tendenza dettata dalla pandemia, è prima di tutto una necessità per preservare l’efficienza del corpo, la lucidità della mente e nutrire l’anima con messaggi di speranza e bellezza. Lo smart working in Toscana si fa in mezzo alla natura.

Secondo una stima di Coldiretti Massa Carrara un agriturismo su cinque si sta riorganizzando per proporre in modo strutturale la possibilità di lavorare in “smart working” ed aggirare così gli effetti a medio lungo termine della pandemia. C’è chi però è già partito tracciando un nuovo percorso per il settore. C’è chi si sta organizzando e chi ci sta pensando. “Gli agriturismi registrano perdite record del 90%. – analizza Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara – Il settore è in grande difficoltà ma non per questo si è arreso o sta aspettando inerme di tornare alla normalità. C’è chi, in questa incertezza mondiale, ha provato ad intercettare nuovi bisogni per trasformarli in opportunità orientandosi nell’ospitalità dei lavoratori da remoto. La pandemia ci ha costretto a reinventarci. Credo che il lavoro da remoto in agriturismo abbia le potenzialità per essere una nuova forma di turismo. Non solo quindi legato a questo periodo”. La Ferrari è titolare di un agriturismo a Pontremoli: “sto adeguando la mia struttura – confessa – anche per questa nuova attività. Ci credo”.

Ad aprire la strada in Toscana è stato l’agriturismo “Montagna Verde” di Apella nel Comune di Licciana Nardi. E’ la prima struttura a proporre il natural smartworking. Il piccolo borgo ai piedi dell’Appennino con i suoi castagneti e la sua vita all’aria aperta è diventato un ufficio diffuso. “Cogliamo le tendenza dei nostri tempi. – spiega Barbara Maffei, titolare dell’agriturismo – Lo smart working consente di lavorare anche in un contesto diverso da quello di casa con tutti i comfort dell’ufficio e della vacanza. Nel tempo libero gli ospiti, da soli o con la propria famiglia, possono fare passeggiate, escursioni a piedi o a cavallo, fare degustazioni e visite guidate. Questa nuova forma di turismo ha un futuro soprattutto nei periodi di bassa stagione”.

 

PUGLIA, XYLELLA: PRIMI ADULTI DI SPUTACCHINA A LECCE

Il rilevamento dei primi adulti di Philaenus spumarius, l’insetto vettore della Xylella la ‘sputacchina’, a Casarano in provincia di Lecce impone una stretta sul piano di azione per arrestare la diffusione della malattia. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sottolineando l’importanza del monitoraggio volontario capillare attraverso l’appello lanciato da Infoxylella al ‘Citizen Science’ per rilevare i potenziali vettori contaminati, l’unica soluzione con il coinvolgimento di tutti agricoltori e tecnici per ridurre la velocità di avanzamento della infezione.

“La sputacchina percorre in una stagione fino a 400 metri autonomamente con i propri arti posteriori, mentre è ancora da accertare la distanza percorsa dagli insetti, spesso anche di svariati chilometri, che restano attaccati ad auto e camion, a dimostrazione di quanto il rischio che l’infezione continui a ‘camminare’ ad una velocità impressionante sia tangibile e grave. La sputacchina nasce sana e si infetta acquisendo il batterio della Xylella fastidiosa esclusivamente nutrendosi da pianta infetta, rimane infetta per tutta la sua vita sino alla morte”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Negli anni scorsi, nella stessa località l’osservazione del primo adulto è stata effettuata rispettivamente l’11 aprile nel 2017, il 17 aprile nel 2018 ed il 22 marzo nel 2020, con i cambiamenti, la tropicalizzazione e il global warming – aggiunge Coldiretti puglia – che incidono sugli stadi di vita della sputacchina.

“I risultati dello studio condotto dagli enti di ricerca impongono una seria riflessione circa il nuovo regolamento comunitario approvato il 14 agosto scorso che ha ridotto a 50 metri, dai 100 metri inizialmente previsti, l’area buffer soggetta a taglio obbligatorio intorno alle piante infette per sottrarle all’azione di diffusione degli insetti vettori, come la cicalina sputacchina. Se la sputacchina cammina fino a 400 metri in una stagione, l’area buffer di 50 metri risulta decisamente insufficiente a contenere il rischio contagio”, insiste il presidente Muraglia.

Lo studio è basato su 7 esperimenti realizzati nel corso di due anni, di cui 3 in prato in Piemonte e 4 in oliveto in Puglia, consistiti nella cattura di migliaia di sputacchine, seguita dalla loro marcatura con una proteina, l’albumina (indispensabile per la loro successiva identificazione), il rilascio e successive prove di ricattura a distanze predeterminate dai punti di rilascio. La distanza media percorsa in un giorno dal punto di rilascio è risultata di 26 metri nell’oliveto e di 35 metri su prato, mentre nei due mesi di maggiore abbondanza della popolazione il 50% delle sputacchine rimane entro 200 metri dal punto iniziale, ma la percentuale sale al 98% entro i 400 metri.

“Negli anni Coldiretti Puglia ha chiamato alle armi anche ANAS, Demanio, Sindaci e Assessori dei Comuni delle aree di contenimento e cuscinetto – conclude il presidente Muraglia – perché nelle zone delimitate infetta, cuscinetto e di contenimento sono obbligatorie le pratiche di prevenzione fitosanitaria per la lotta all’insetto vettore, la sputacchina, mentre nella zona indenne sono fortemente raccomandate. La prevenzione non può essere obbligatoria e a carico dei soli agricoltori, rimasti soli dal 2014 a creare un fronte contro l’avanzata della Xylella”,

Uno scenario ‘senza difesa’, soprattutto nell’attuale contesto pugliese dove è determinante l’attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile. Lotta al vettore anche finanziata, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali – aggiunge Coldiretti Puglia – considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non va messo in alcun modo in discussione – dice Coldiretti Puglia – anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all’insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi ancora oggi si basano principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche.

La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l’intero territorio regionale e le prescrizioni della normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena – incalza Coldiretti Puglia – impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.

La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l’Italia potesse conoscere – conclude Coldiretti Puglia – che ha già colpito il 40% della regione, con un danno al patrimonio olivetato che ha superato 1,6 miliardi di euro.

 

MANTOVA, MALTEMPO: SOS GELO NELLE CAMPAGNE

L’anomalo crollo delle temperature registrato all’alba di questa mattina in tutto il territorio provinciale, e le previsioni di ulteriori eventi nelle prossime ore, preoccupano gli agricoltori mantovani, colpiti dalle gelate notturne, che in alcuni casi hanno provocato danni, in particolare sulle pere.

Lo testimonia Andrea Costa, frutticoltore e presidente di zona di Coldiretti a Sermide e Felonica, alle prese con il gelo notturno sui peri. “La brinata è durata diverse ore – testimonia Costa – con punte fino ai tre gradi sotto zero. A essere colpite sono tutte le varietà di pere, con le piante che ormai hanno completato le fioriture e sono quindi a rischio di perdere il frutto”. Il secondo episodio in pochi giorni, che la prima volta aveva messo a dura prova gli impianti di fragole (con danni superiori all’80% per le gelate) e i meloni da poco trapiantati sotto tunnel.

Amalia Ganda, coltivatrice di frutta a Rivarolo Mantovano, attenderà alcuni giorni “per verificare le conseguenze delle gelate sugli alberi di mele e albicocche, in fase di fioritura”.

Particolarmente delicata, dalle prime segnalazioni raccolte dai tecnici di Coldiretti, la situazione dei vigneti. A Moglia le temperature per diverse ore al di sotto dello zero hanno bruciato alcune viti di Lambrusco (nella foto), compromettendo parte della produzione futura. È difficile stimare i danni in questa fase – precisa Coldiretti Mantova – perché l’evidenza e la risposta della pianta saranno riscontrabili più avanti, con il procedere dello sviluppo vegetativo e l’innalzamento delle temperature.

Durante il riposo invernale – sottolinea Coldiretti Mantova – le piante sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero anche di diversi gradi, ma diventano particolarmente sensibili in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove gemme e foglioline. In queste condizioni, gli sbalzi termici rischiano di compromettere la produzione dei frutti e il raccolto finale.

Con questa primavera sotto zero, una porzione di territorio si trova ancora una volta ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici – spiega Coldiretti Mantova – e la tendenza alla tropicalizzazione e al moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali, manifestazioni violente, precipitazioni brevi e intense e repentini cambi di temperatura. A livello nazionale, Coldiretti stima perdite per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture delle campagne a causa di maltempo, allagamenti, frane e smottamenti.

Il contrasto alla siccità. Accanto al fenomeno delle gelate notturne di questi ultimi giorni, gli agricoltori della provincia sono alle prese con la siccità. Le poche gocce cadute in queste ultime ore sono insufficienti a raggiungere le falde e a restituire vigore a colture in sofferenza come i cereali autunno vernini, ai nuovi impianti di erba medica, ai vigneti e ai frutteti, questi ultimi colpiti dal ritorno del gelo artico.

Il fiume Po, ha ricordato nei giorni scorso Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale delle bonifiche italiane, in questa fase ha un regime che “può definirsi torrentizio, molto diverso rispetto ai grandi fiumi europei”. Lo ha confermato la “magra invernale”, che quest’anno si è manifestata tardivamente, lasciando allo scoperto grandi spiagge nel letto del fiume.

Per la gestione smart delle risorse idriche gli agricoltori mantovani hanno investito oltre 2 milioni di euro negli ultimi 12 mesi. È quanto afferma Coldiretti Mantova sulla base dei risultati legati ai bandi regionali sull’innovazione e sulle azioni messe in campo per contrastare i principali fenomeni legati ai cambiamenti climatici, coi quali devono fare i conti anche le aziende agricole del territorio.

Siccità, piogge tropicali, gelate fuori stagioni, innalzamenti improvvisi delle temperature con “estati” anticipate all’inizio della primavera – rileva Coldiretti Mantova – hanno conseguenze anche sulle coltivazioni in campo.

Gli investimenti. Sara Cappellari, allevatrice di Medole con 400 bovine a indirizzo lattiero, sta ultimando la realizzazione di un impianto hi-tech per l’irrigazione e la fert-irrigazione attraverso un sistema pivot, alimentato da energia fotovoltaica. “Un investimento – racconta – di circa 200mila euro, in parte finanziati da Regione Lombardia attraverso il Programma di sviluppo rurale, che ci permetterà di ottimizzare le risorse idriche e di tagliare completamente l’uso del gasolio agricolo, essendo la struttura connessa alle energie verdi prodotte in azienda”. Paolo Garonzi, agricoltore con otto ettari a pesche e kiwi a Roverbella, investirà circa 40mila euro in un impianto irrigazione e fertirrigazione con micro-irrigatori, ala gocciolante e impianto “micro-jet”, così da razionalizzare l’utilizzo delle acque e proteggere il frutteto in caso di gelate.

 

ROVIGO, I BAMBINI DISEGNANO L’OBBROBRIO DEL FOTOVOLTAICO

Hanno suonato, oggi, al campanello dell’associazione Coldiretti un gruppo di mamme: nelle loro mani un plico di disegni fatti dai loro bambini colpiti dalle ultime notizie sulla possibilità di veder sorgere pannelli solari vicino alle loro case.

Dopo il picnic a lutto di Pasquetta accompagnato da sit-in, dopo lo striscione appeso fuori dalla sede provinciale di Coldiretti Rovigo, è arrivata oggi, il pacchetto di disegni che testimonia l’appoggio anche da fuori alla battaglia dell’associazione. Prontamente questi sono stati raccolti ed esposti dentro gli uffici: Coldiretti è pronta ad allestire una mostra.

“Siamo colpiti da quanto è successo oggi – afferma Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Rovigo – un’azione inaspettata, ma che ci fa grande piacere. A questo punto, mamme, ci trovate nei mercati domani a Occhiobello, venerdì a Villadose e sabato in Tassina a Rovigo, raccogliamo volentieri i disegni dei vostri bambini, sarebbe davvero bello poi metterli tutti in mostra”.

“E fuori dalle nostre mura prosegue anche il tam tam sui social – commenta Carlo Salvan – dove mostriamo cosa stiamo facendo: non se ne parla di stare con le mani in mano e non se ne parla di stare in silenzio e a quanto pare non siamo gli unici a cui non piacciono progetti di consumo del suolo come questi. Anche le coscienze dei cittadini si stanno smuovendo”.

“Dopo la dimostrazione fatta a Loreo avevamo già anticipato che la protesta si sarebbe spostata in città. I cittadini devono sapere che proprio nelle prossime ore sarà presentato pubblicamente un altro progetto di fotovoltaico alle porte di Rovigo. Possono esserci tutti gli avvisi pubblici del mondo, ma la verità è che quasi sempre, fino alla fine, la comunità non è mai interamente a conoscenza di quello che accade. Insomma, come è successo a Loreo: se non avessimo acceso noi i riflettori sulla questione, tutto si sarebbe svolto in sordina”.

Dopo gli oltre i 60 ettari di parco fotovoltaico che potrebbe interessare il comune di Loreo, nel Parco del Delta, lo stesso destino potrebbe toccare altri campi fertili, con un progetto di altri 66 ettari di fotovoltaico previsti attorno alla città di Rovigo. Questo significa togliere un pezzo di verde a tutte le famiglie non solo ai giovani agricoltori, che si vedono sottrarre suolo per coltivare o allevare. La nostra è una protesta civica che vuole coinvolgere tutti i fruitori della bellezza del paesaggio rurale, essendo quello polesano uno dei pochi rimasti in Veneto. “C’è un’intera provincia che ignora quanto sta accadendo – spiega Carlo Salvan – Tappezzeremo il centro storico di striscioni, faremo volantini, protesteremo se necessario davanti alle sedi del potere, non abbiamo intenzione di fermarci e allo stesso tempo stiamo monitorando la situazione”.

 

VARESE, RAFFORZARE LE MISURE DI SOSTEGNO NEI SETTORI PIÙ IN CRISI                                                                                                          

E’ importante aver ottenuto il taglio del costo del lavoro ma occorre rafforzare le misure di sostegno all’agricoltura nei settori che hanno avuto perdite più rilevanti, ma anche promuovere l’economia circolare. E’ quanto ha chiesto Coldiretti all’audizione sul Dl Sostegni alla Commissione Bilancio del Senato proprio in occasione della diffusione dei dati Istat dai quali emerge che più di quattro aziende agricole su dieci (40,8%) non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno economico. La Coldiretti ha chiesto anche la proroga della sospensione delle rate di mutui bancari ed ha formulato al Ministero delle Politiche Agricole una proposta per il riparto del fondo filiere, a favore dei settori più danneggiati.

Su quasi una azienda agricola su cinque (18%) pesa la riduzione della domanda di prodotti provocata soprattutto dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte dei bar, ristoranti, agriturismi e pizzerie costretti alla chiusura. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al periodo compreso tra il 2020 e il 2021. Tra le preoccupazioni – sottolinea la Coldiretti – emerge anche l’impatto dell’aumento dei costi di produzione (7,5%) che riguarda le materie prime, dai prodotti energetici agli alimenti per il bestiame, mentre il 6,9% segnala la mancanza di liquidità per fare fronte alle spese correnti. Uno scenario preoccupate con il 9,5% delle aziende agricole che ritiene che non sia possibile tornare alla situazione antecedente all’emergenza Covid.

“Nonostante le difficoltà durante la pandemia – fa notare Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese – le nostre imprese non hanno comunque mai smesso di lavorare per garantire la continuità delle forniture alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati e consentire quindi alle famiglie di fare la spesa. L’emergenza globale provocata dal Covid ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza e ora, per cogliere l’opportunità storica del Recovery Plan, abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni . È necessario cercare di far ripartire tutti i settori il prima possibile, in totale sicurezza, ma, allo stesso tempo, è fondamentale sostenere con misure adeguate le imprese agricole del nostro territorio, ed insieme ad esse l’intera economia regionale e l’occupazione”.

 

CUNEO, MALTEMPO: COLTURE IN SOFFERENZA TRA GELO E SICCITÀ

È andata meno peggio di quello che si temeva: la notte scorsa il parziale annuvolamento che ha coperto il cielo della Granda ha “limitato” i danni alla produzione frutticola e la maggior parte delle colture appena entrate in una delle fasi più sensibili dell’anno. Le temperature sono scese fino a -3° con cospicue brinate miste tra avvezione e irraggiamento e piccole nevicate sono state segnalate nel Monregalese. È quanto hanno segnalato i tecnici dell’agenzia 4A di Coldiretti impegnati, in queste ore, nel monitoraggio della situazione a fianco degli agricoltori per consigliare possibili soluzioni per proteggersi dalle brinate. Le piante durante il riposo invernale sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. L’allerta brina passa ora alle prime ore di domani, quando sono previste nuovamente temperature sottozero se non addirittura inferiori.

“Si attende un ulteriore abbassamento delle temperature questa notte e – precisa Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – per una stima dei danni attendibile dobbiamo aspettare qualche giorno. Con il caldo dei giorni scorsi le piante hanno anticipato la fioritura ed il freddo improvviso è dannoso, oltre che per le orticole e le piante da frutto, anche per il comparto apistico. L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.”

Il grano, invece, sta patendo maggiormente la siccità dopo un mese come marzo che è stato tra i quattro più secchi degli ultimi 70 anni.

“Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici – chiosa Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – questa tendenza alla tropicalizzazione e al moltiplicarsi di eventi estremi ha fatto registrare in Italia negli ultimi dieci anni oltre 14 miliardi di euro, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.”

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

PESARO URBINO, TEMPERATURE GIÙ E NEVE: RACCOLTI A RISCHIO

Due mesi di siccità e ora una primavera imbiancata dalla neve e dal gelo. Il crollo delle temperature sotto zero mette a rischio i raccolti della provincia di Pesaro Urbino. Colture di ortaggi e frutta che, nonostante la scarsità di precipitazioni degli ultimi mesi, avevano giovato delle alte temperature ora si ritrovano a fare i conti con il gelo. Dal Montefeltro alla costa è piovuto, rispetto alla media storica, la metà nel mese di febbraio e un terzo nel mese di marzo. “Le piante durante il riposo invernale – sottolinea Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Pesaro Urbino – sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”. Gli uffici di zona di Coldiretti Pesaro Urbino stanno monitorando il territorio per avere contezza della situazione. Una valutazione di eventuali danni sarà possibile solo nelle prossime settimane.

 

MODENA, GELO: LA CONTA DEI DANNI IN CAMPAGNA

Il crollo delle temperature, andate sotto lo zero nella notte appena trascorsa dopo un periodo di temperature miti che aveva favorito il risveglio della vegetazione, ha messo a dura prova le coltivazioni agricole modenesi. E’ quanto riferisce Coldiretti Modena nel commentare l’ondata di gelo che si è abbattuto sulla provincia e in varie zone della regione con bufere di vento e neve anche a bassa quota.

La nottata di gelo – fa sapere Coldiretti Modena – ha lasciato gravi strascichi sui vigneti della zona di Sassuolo, in particolare sulle varietà più precoci come il Grasparossa, con danni sulle gemme fino al 100%. A Vignola a fare le spese della gelata sono state le ciliegie e le susine con danni variabili dal 30 al 50% mentre per le albicocche si arriva in certi casi a perdite del 100%. Nella bassa modenese e nel carpigiano critica anche la situazione delle pere i cui frutti che si trovano in una fase particolarmente delicata di sviluppo e per le quali si teme soprattutto una nuova notte di gelo che, stante le previsioni, dovrebbe proporsi già nei prossimi giorni. Non sono mancati infine gli effetti disastrosi sulle coltivazioni orticole come nella bassa pianura tra Cavezzo e Camposanto dove il gelo ha “bruciato” otto ettari di pomodoro.

L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – precisa Coldiretti – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.

Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. Coldiretti si è prontamente attivata per segnalare alla Regione Emilia Romagna la grave situazione in cui si trovano le aziende e nei prossimi giorni verrà effettuato un monitoraggio sul territorio per quantificare i danni subiti.

 

VERONA, MALTEMPO: IL GELO METTE A RISCHIO L’ORTOFRUTTA VERONESE

Il crollo delle temperature mette a rischio le colture veronesi che in questo periodo sono già in piena fioritura come peschi, susini e ciliegi o gli albicocchi con i primi frutti appena nati. La situazione metereologica – evidenzia Coldiretti Verona – può compromettere le piante di kiwi che hanno già le nuove gemme, i meli e i peri all’inizio della vegetazione. La preoccupazione degli agricoltori è anche per le orticole in pieno campo per le quali il gelo può compromettere le produzioni o quelle in serra per un rallentamento del ciclo vegetativo.

Sono quindi stati attivati il riscaldamento nelle serre e gli impianti antibrina nei frutteti.

Tutti questi sfasamenti stagionali – ricorda Coldiretti Verona – hanno un costo per i produttori i quali, oltre ad affrontare ulteriori oneri per il riscaldamento, devono necessariamente utilizzare strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta.

Ad aumentare le preoccupazioni degli agricoltori è anche la siccità poiché da più di cinquanta giorni non piove in maniera significativa nella provincia Veronese e quindi sono a rischio le semine imminenti come mais, patate e le altre principali colture a seminativo. Diventa quindi essenziale intervenire con l’irrigazione di soccorso che fa aumentare i costi delle produzioni.

Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

VICENZA, CAMBIO DELLA GUARDIA: ALLA DIREZIONE ARRIVA SIMONE CIAMPOLI

“L’accoglienza che il Consiglio mi ha riservato mi ha fatto fin da subito comprendere che Vicenza è una grande città, generosa e con distintività che rispecchiano i valori in cui noi di Coldiretti crediamo fermamente”. Con queste parole il neodirettore di Coldiretti Vicenza, Simone Ciampoli, ha salutato il Consiglio che ha ratificato la sua nomina.

Ciampoli, 50 anni, sposato con due figli, è fiorentino d’origine e vanta una carriera decisamente importante, che ha preso il via a soli 26 anni, quando gli è stata affidata la guida della Coldiretti di Agrigento. Sono seguiti incarichi di prestigio, sia a livello provinciale, che regionale, fino all’ultimo delle province di Firenze, Pistoia e Prato.

“Proseguirò con il lavoro intrapreso dai miei precedenti colleghi – spiega Ciampoli, che prende il posto a Vicenza di Cesare Magalini, che ha assunto la Direzione del Friuli Venezia Giulia – anche perché, indubbiamente, in questo periodo abbiamo tutti bisogno di stabilità, di riprenderci una normalità che da troppo tempo è stata sottratta a ciascuna persona e, naturalmente, a tutte le nostre imprese. Il disagio sociale ha coinvolto tutti”.

Un approccio che risponde a pieno anche all’orientamento della Presidenza. “Senza dubbio ci vuole attenzione e pacatezza in ogni scelta, in questo momento particolare. I direttori di Coldiretti hanno sempre dimostrato questo atteggiamento – sottolinea il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – e con Simone Ciampoli riteniamo di poter ulteriormente crescere, anche grazie al lavoro fatto dal precedente direttore, Cesare Magalini, che ha dovuto affrontare il duro momento della pandemia. L’esperienza di Ciampoli sarà preziosa e consentirà a Vicenza di garantire lo sviluppo delle proprie imprese e proseguire nei progetti intrapresi”.

Servono idee chiare, per rimuovere gli ostacoli e le difficoltà che ci sono in campo e sviluppare progetti concreti. Non lascia spazio a dubbi il direttore Ciampoli. “I fondi riconosciuti dal Recovery Plan all’Agricoltura sono preziosi – aggiunge Ciampoli – e proprio per questo bisognerà lavorare e mettere a punto progetti precisi e concreti per l’utilizzo dei fondi per dar seguito a reali esigenze delle imprese”.

L’Agricoltura al primo posto, perché garantisce la vita. “Non lo diciamo noi di Coldiretti, non lo dicono gli imprenditori agricoli, ma è stata la pandemia a rivelare quanto è fondamentale che le imprese agricole non si fermino. Nel periodo di picco della pandemia – conclude Ciampoli – se l’Agricoltura avesse incrociato le braccia sarebbe stata una disfatta, invece nessuno si è tirato indietro. Ogni agricoltore ha lavorato duro, affrontando rischi altissimi, ma non ha rinunciato a garantire ai cittadini consumatori il frutto prezioso del suo quotidiano lavoro. Valore del cibo, km0 e solidarietà sono alcuni dei filoni d’impegno di Coldiretti che si sono dimostrati delle priorità per la società. All’agricoltura, proprio per questo, dovrà essere riconosciuta la giusta considerazione”.

 

VENETO, BATTAGLIA DI GRANDI E PICCINI CONTRO IL FOTOVOLTAICO A TERRA

La fantasia dei più piccoli, ma neppure tutti i colori possibili riescono a tradurre in bellezza l’obbrobrio del mega parco fotovoltaico in programma nella campagna di Loreo in provincia di Rovigo. Lo si può dedurre dai disegni che alcune mamme hanno consegnato alla sede provinciale della Coldiretti proprio oggi in occasione della riapertura delle scuole. Cosa immaginano figli e nipoti di questa storia si può vedere dai primi bozzetti portati al personale dell’associazione che in questi giorni sta animando i social e il territorio con la protesta legata al tema dei pannelli solari a terra. “Dopo il picnic a lutto di Pasquetta accompagnato da sit-in, gli striscioni in città, la testimonianza delle madri rodigine è significativa – dice Chiara Bortolas presidente di Donne Impresa Coldiretti Veneto – non è la prima volta che iniziative di forte impatto sociale vengano colte dal mondo femminile. Per questo come agricoltorici lanciamo l’appello a mandare altre rappresentazioni di questo progetto cosi da raccogliere il contributo di grandi e piccini ad una battaglia sacrosanta per il bene del territorio”.

“Ai grandi chiediamo di unirci a noi – spiega Chiara Bortolas – per la costituzione di un comitato civico. L’appello è rivolto in particolar modo alle madri, alle donne che come noi imprenditrici agricole hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni. Altre distese di pannelli minacciano il territorio regionale: negli uffici della Regione ancora richieste di installazioni sono in fase di valutazione: si tratta di ulteriori 200 ettari oltre ai 671 già consumati per fare posto ai parchi solari su suolo agricolo – dice Chiara Bortolas – non è questo che i nostri avi hanno pensato per noi e non è ciò che vogliamo per il futuro di chi verrà dopo. Ogni famiglia di agricoltori opera col buon senso, sviluppa progetti rispettosi della natura, in equilibrio con il paesaggio. Gli occhi dei bimbi ci guardano con l’innocenza non possiamo tradire cosi il sogno di un mondo migliore per loro”. 

 

COMO-LECCO, GELO E SICCITÀ: MISCELA PERICOLOSA

Da un lato il crollo delle temperature sottozero in primavera, che mette in difficoltà gli alberi da frutto in fase vegetativa avanzata dopo il caldo dei giorni scorsi; dall’altro la siccità che colpisce le due province di Como e Lecco, mettendo a rischio le semine di mais in Alta Brianza e lo sviluppo dei prati a fieno, con gravi ripercussioni sul prosieguo della stagione.

“Stanotte la colonnina di mercurio è andata sottozero in diverse zone delle due province lariane, cosa tutt’altro che consueta in stagione” osserva il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi. “Ad aggravare la situazione, anche la forte escursione termica rispetto a un periodo di temperature miti, se non calde, registrate fino a pochi giorni fa. Un sobbalzo che può avere conseguenze molto gravi sugli alberi da frutta in fioritura. Ma, allo stesso tempo, il territorio soffre la sete dopo un’assenza di piogge: i giorni di pioggia, peraltro contenuta, nell’ultimo mese, sono stati solamente tre”.

Il lungo periodo di alte temperature ha infatti favorito il risveglio della vegetazione che è ora più sensibile al grande freddo. Le piante durante il riposo invernale – sottolinea la Coldiretti – sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di diversi di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline.

Il brusco abbassamento delle temperature anche con l’arrivo del gelo in pianura – continua la Coldiretti – può compromettere la produzione di fragole e quella di ciliegi (il gelo notturno della scorsa notte ha causato la caduta di molti fiori di ciliegio non ancora allegati), albicocchi, peschi e mandorli ma anche meli e peri già fioriti o in fiore ma ad essere colpiti sono anche gli ortaggi coltivati come lattughe, asparagi, bietole, cavoli, spinaci, e piselli. Fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, anche la vite e l’ulivo.

A rischio – precisa la Coldiretti – le coltivazioni più precoci di mais, che potrebbero dover essere riseminate, ma anche cespugli e piante ornamentali nei vivai, dove le gelate possono pregiudicare l’armonia e la simmetria delle chiome ottenute con anni di sapienti potature.

L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – precisa la Coldiretti – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre.

Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.

 

PADOVA, CON LE SCUOLE RIAPRONO ANCHE LE FATTORIE DIDATTICHE

Insieme alle scuole da oggi possono riaprire anche le fattorie didattiche regolarmente iscritte all’albo della Regione del Veneto. Lo conferma la Faq aggiornata del Governo che autorizza lo svolgimento in presenza di “attività educative per l’infanzia (servizi integrativi quali spazi gioco, centri per bambini e famiglie) nelle zone arancioni, dal 7 al 30 aprile”.

Nella nostra provincia, ricorda Coldiretti Padova, le fattorie che svolgono attività didattica sono circa una trentina e lo scorso anno si sono rivelate strategiche per il supporto offerto alle famiglie durante il periodo estivo, con l’organizzazione di attività all’aperto, e per le scuole con un’ampia offerta di lezioni, anche direttamente in classe, come nella tradizione delle fattorie di Campagna Amica Coldiretti.

A questo proposito la riapertura della scuole permette di riprendere anche le visite a scuola da parte delle imprenditrici agricole titolari di fattorie didattiche. E ‘ il caso della scuola primaria di Boara Pisani che domani, giovedì 8 aprile, ospiterà il laboratorio sulla creazione e la cura di un piccolo orto domestico, il tutto nel pieno rispetto delle norme anti Covid. A ciascun alunno verrà donata una piantina in vasetto per il proprio angolo verde domestico. L’attività sarà tenuta da Giovanna Barutto della fattoria didattica “Pane e Bellezza” di Anguillara Veneta e da Irene Bozzolan di “La Chiocciola del Venda” di Vo’.

“Si tratta – dice Valentina Galesso di Donne Impresa Coldiretti Padova – di un valido supporto all’attività di formazione degli studenti che nelle aziende agricole preposte a questo servizio possono svolgere lezioni di storia, scienze e geografia trascorrendo del tempo all’aria aperta, a contatto con la natura, gli animali rispettando i regolamenti previsti dalle ordinanze e adottati dalle singole realtà agricole. All’aperto si riducono i rischi di contagio – aggiunge Galesso – ma soprattutto ai ragazzi viene restituita quella possibilità motoria che con i ripetuti lock down è stata trascurata. Come imprenditrici agricole siamo convinte che la scuola pubblica debba reinventarsi puntando su ‘outdoor education’ e su un rapporto più stretto con il territorio. La nostra è un’offerta di collaborazione sviluppata in tanti anni di promozione del Progetto di Educazione alla Campagna Amica che da quest’anno prevede anche la sezione civica. Proprio questa disponibilità si sta rivelando strategica con la pandemia che ha costretto gli istituti scolastici alla chiusura e alla formazione a distanza”.

 

SIENA, PASQUA IN ROSSO E NON PER LA ZONA: 4 MLN DI EURO DI DANNI PER AGRITURISMI

Non c’è pace né soluzione per le imprese della provincia di Siena, così come per quelle di tutta Italia, a causa del covid. C’è una forte crisi economica che sta diventando incontenibile. “Nel fine settimana lungo delle festività di Pasqua, abbiamo stimato intorno ai 4 milioni di euro i danni per i nostri 1500 agriturismo” commenta amaramente Coldiretti Siena, che vanta uno dei territori a più ampia vocazione agrituristica, il territorio più apprezzato del mondo.

“Oltre ai mancati guadagni per le strutture agrituristiche, va calcolato poi tutto l’indotto, e qui le grosse mancanze sono dovuter anche alla chiusura dei ristoranti, in particolare il mercato del vino ha subìto danni ingenti proprio per questo motivo” sottolinea ancora Coldiretti” e i numeri sono disatrosi, da profondo rosso e non per il colore dovuto all’emergenza sanitaria, bensì per la crisi economica che attanaglia i nostri imprenditori agricoli”.

 

TREVISO, IL GELO METTE IN GINOCCHIO ALCUNE COLTURE TREVIGIANE

Al posto delle punte degli asparagi il ghiaccio. Questo l’amaro destino di alcuni dei prodotti trevigiani più rinomati, gli asparagi bianchi di Cimadolmo Igp e quelli bianchi e verdi di Badoere Igp che già stavano affrontando il problema dettato dal periodo siccitoso. Ma anche danni ingenti ad altre colture e soprattutto a rischio la ripresa vegetativa della vite. Le gelate di queste notti (stanotte la temperatura è scesa fino a meno quattro) hanno garantito un duro risveglio ai produttori che si sono visti danneggiare i raccolti anche dei prossimi giorni. Il ghiaccio come detto non ha risparmiato gli asparagi coltivati a campo aperto, ma anche ad esempio le produzioni di kiwi da Povegliano a Ponzano Veneto, o la vite coltivata in varie aree trevigiane, da quella castellana a quella opitergina, che ha visto bruciati i germogli e messo a dura prova le piante. Se dovessero perdurare queste gelate primaverili i danni potrebbero diventare di centinaia di migliaia di euro.  

“Il clima ormai non ci risparmia e in ogni stagione ci propone anomalie che creano non pochi danni alle imprese agricole ed agli stessi consumatori – spiega Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – Le nostre aziende non possono non considerare ormai un costo fisso quello per assicurarsi, mentre ai consumatori dico solo di leggere attentamente le etichette per non incappare in prodotti che sostituiscono i prodotti nostrani di dubbia provenienza con un punto interrogativo sui metodi di produzioni che in certi paesi sono lontani dall’assicurare garanzie di salubrità. 

La settimana scorsa gli operatori agricoli avevano già distribuito i tubi dell’irrigazione di soccorso a terra – ricorda Coldiretti Treviso – ora devono pensare a come proteggere le varietà precoci tipo susine, pesco, albicocche, ciliegie e anche come detto kiwi e vite. Occorre salvare le fioriture. Tutti questi sfasamenti stagionali hanno un costo per i produttori costretti ad un surplus di gasolio oltre che a strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta.

 

Appuntamenti

 

BASILICATA: AL MERCATO DI COLDIRETTI A MATERA AGRIGELATO GRATIS

Sabato 10 aprile

L’agrigelato al latte d’asina sarà il protagonista di questo sabato al mercato “Campagna Amica” di Coldiretti a Matera.  Il “gelato amico” prodotto con latte d’asina freschissimo, senza artifici per aumentare qualità del gusto o quantità, è la prelibatezza che questa sarà possibile gustare. Il latte utilizzato è fornito dall’azienda agricola Lamacarvotta, specializzata nell’allevamento degli asini martinesi, che produce latte di asina da cui si ottengono yogurt, gelato, biscotti e cosmetici. A preparare questa delizia sarà la pasticceria gelateria Carlucci, che realizza un prodotto finale di alta qualità, dove nulla è lasciato al caso, e che tutti in questa giornata potranno degustare gratuitamente.  “Il latte di asina è un alimento sano e naturale noto sin dall’antichità e con caratteristiche chimico fisiche simili al latte materno – spiega Coldiretti Basilicata – le sue preziose caratteristiche nutrizionali lo rendono adatto per l’alimentazione umana dall’infanzia alla terza età. Le proprietà del latte sono esaltate dalla presenza di composti chimici indispensabili all’organismo umano quali proteine, (lattoferrina, battericida e fungicida), acidi grassi polinsaturi, (omega 3 e omega 6), vitamine, sali minerali, (potassio,calcio,fosforo), lattosio, lisozima, (sostanza battericida di natura proteica), che lo rendono un alimento raro e unico nel suo genere”. L’invito è per sabato dalle ore 10 alle ore 13 per venire a conoscere una nuova azienda del mercato agricolo con i suoi prodotti derivati dal latte d’asina tra cui spicca il gelato fiordilatte al latte d’asina.