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“Non è possibile adottare misure di emergenza su Mon810”, afferma EFSA

5 Agosto 2014
“Non è possibile adottare misure di emergenza su Mon810”, afferma EFSA

Le misure di emergenza di cui all’articolo 34 del reg. (CE) 1829/2003 (in ragione di un grave rischio per la salute umana, per gli animali o per l’ambiente), invocate dal governo francese, sono state sparate…a salve. Ed il mais Mon 810 della Monsanto, potrebbe non trovare ostacoli invalicabili nel rilascio per la commercializzazione in Francia.

E’ quanto si apprende in seguito alla pubblicazione di un parere da parte di EFSA; che valutando i nuovi dati ed evidenze disponibili, ha concluso che non vi sono nuovi elementi utili al fine di riaprire la propria precedente valutazione sulla sicurezza del mais OMG Mon810.

Di conseguenza, le precedenti valutazioni di Efsa circa la sicurezza alimentare ed ambientale del mais in causa, nonché le raccomandazioni di gestione del rischio, rimangono perfettamente valide, afferma il panel dell’Authority. Che continua: “le pubblicazioni scientifiche poste all’attenzione di Efsa da parte delle autorità francesi o sono già state considerate in passato, nella precedente valutazione del rischio, oppure non conferiscono nuovi elementi in grado di portare ad una diversa valutazione del rischio”.

La scienza insomma, non sembra stavolta aiutare chi ha deciso di mettere fuori gioco gli OGM. Ma è davvero così?

I punti chiave

I punti su cui Efsa ha ribattuto in modo dettagliato sono 2: acquisizione di resistenza da parte degli insetti, con calo della suscettibilità alla tossina Bt; ed effetti negativi su organismi non target. Vediamoli.

Acquisizione di resistenza da parte degli insetti

 Sebbene le autorità francesi avvallino l’ipotesi di organismi che hanno acquisito resistenza ai biocidi contenuti nel MON810, Efsa dichiara che in Europa non vi sono notizie di resistenza acquisita. Per contro, al di fuori dell’Europa, in un paio di occasioni vi sono stati fenomeni di acquisizione di resistenza di lepidotteri.

Oltre 10 anni di valutazione in Europa e Usa non avrebbero fatto emergere- stando ad Efsa- prove di resistenza da parte di insetti. E corrette gestioni delle zone rifugio sarebbero adeguate per ritardare- si legge nel parere di Efsa- l’emergere della resistenza. Al momento insomma non vi sono segnali, nemmeno a livello incipiente (“early warning”). Un apparente minore suscettibilità alla tossina Bt si sarebbe verificato, stando ad Efsa, in ragione di ceppi diversi usati nelle prove in laboratorio, e che non consentono un confronto adeguato.

Effetti negativi su organismi (invertebrati) non target

Ematotossicità- in base a studi proposti dalle autorità francesi (Mezzomo et al. 2013), vi sarebbero effetti tossici (con modifiche del plasma, sia come piastrine che come contenuto di globuli bianchi) riferibili alla tossina “Cry” del Mon 810, tipica delle piante Bt. Ma Efsa ribatte che lo studio presentato ha una serie di limiti (tra cui: basso numero di ratti usati, mancato utilizzo dei protocolli metodologici OCSE…), che impediscono di isolare i fattori e quindi attribuire la causa del diverso computo di cellule ematiche- comunque piccolo- alla presenza dell’evento genetico Cry.

Ancora, gli studi proposti dalle autorità francesi puntano a sottolineare come la tossina Cry possa danneggiare l’attività enzimatica dei ragni, e da qui, li trasformi di fatto in bersaglio non target. Ma Efsa sottolinea che tutti gli studi finora considerati non portino a conclusioni di questo tipo e che non vi sono dati sugli effetti avversi nei ragni della tossina Cry. La proteina Cry presente nelle piante porta in genere gli insetti lepidotteri a smettere di nutrirsi e in due/tre giorni muoiono.

Circa le misure digestione per proteggere l’ambiente o l’insufficiente dettaglio delle misure di gestione per proteggere l’ambiente, Efsa dichiara che non sono forniti dati nuovi rispetto alle raccomandazioni dell’Authority stessa. Ma su tale punto, la risposta sembra appena vaga.

 

Luci ed ombre

Tutto a posto quindi? Non sembra proprio: non più tardi di un mese fa, la stessa Efsa ha criticato anche pesantemente il piano di monitoraggio ambientale della Monsanto…. sul MON810. Sottolineando semmai che non sarebbe in grado di far emergere tutti i dati necessari per una congrua valutazione della sicurezza ambientale dello stesso.

mon810 Germany bans Monsanto’s genetically modified corn

Già gli anni scorsi l’Authority di Parma aveva criticato il piano di monitoraggio del mais MON810, sostenendo che non permettesse di registrare adeguatamente eventuali problemi. Ma le cose non sono cambiate, e Monsanto (Annual post-market environmental monitoring –PMEM 2012): con conseguenti critiche provenienti dal panel OGM dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Proprio nei giorni scorsi infatti l’EFSA ha chiarito che in Spagna – unico paese di fatto a coltivare il Mon 810 – andrebbero meglio predisposti piani per la valutazione riferita a organismi “non target”: e si legge che “il panel OGM di EFSA ripete con forza le sue precedenti raccomandazioni per il miglioramento della metodologia di valutazione”.

Gli ultimi due punti su cui Efsa non risponde e relativi alla gestione e al monitoraggio ambientale –proprio quelli sollevati dalle autorità francesi-, sembrano quindi particolarmente critici.

 Nel 2011 in ogni caso l’Authority aveva sottolineato come sia il mais Bt11 sia il MON810 (entrambi dotati della stessa tossina Cry1Ab) dovessero prevedere misure rafforzate di gestione e sorveglianza, in ragione di acquisizione di resistenza da parte di parassiti e mortalità di lepidotteri sensibili.

Ma l’Efsa non era stata l’unica voce: nel 2013, il CRA aveva pubblicato il dossier “Rassegna delle evidenze scientifiche posteriori al 2009 sugli impatti della coltivazione del mais MON810”, che sottolineava gli effetti avversi su organismi non bersaglio e la persistenza nell’ambiente della tossina Bt, concludendo che “ il MON810 avrà un impatto sugli imenotteri parassitoidi specialisti di O. Nublialis e potrebbe modifica le popolazioni di lepidotteri non bersaglio”, ma anche “potrebbe favorire lo sviluppo di parassiti secondarti, potenzialmente dannosi per le altre colture”.

Conclusioni analoghe erano state raggiunte dall’ISPRA, in data 30 aprile 2013: che aveva sottolineato, oltre ai rischi per le popolazioni di lepidotteri non target, l’impossibilità di escludere un impatto negativo sugli organismi acquatici sensibili alle tossine Cry1Ab.

Anche per l’Istituto Federale di Tecnologia di Zurigo, la stessa tossina, in base a prove di laboratorio, aumentava la mortalità della coccinella in larva, e che di conseguenza il MON810 doveva essere sottoposto ad una nuova, più rigorosa valutazione del rischio.

Ma ora, arriva lo stop alla Francia. Mentre sugli OGM, ci si è attrezzati a livello europeo. E la Presidenza italiana dell’Unione, il prossimo autunno, dovrà provare a convincere gli Stati membri della UE che potrà essere possibile accordo: basi politiche, sociali ed economiche – non più solo riferite a “misure di emergenza”, insomma, per vietare la coltivazione degli OGM.